PIANO ITTICO PROVINCIALE PER LA PESCA E LA GESTIONE DELLE ACQUE INTERNE - Approvato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 9 dell'8.01.2013
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Piano Ittico Provinciale PIANO ITTICO PROVINCIALE PER LA PESCA E LA GESTIONE DELLE ACQUE INTERNE Approvato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 9 dell’8.01.2013 1
Piano Ittico Provinciale Autori Vito Mazzarone, Responsabile Ufficio Difesa Fauna della Provincia di Pisa Annamaria Nocita, Museo Storia Naturale – Sezione di Zoologia “La Specola” – Università degli Studi di Firenze – Via Romana 17, 50121 Firenze Roberto Bonaretti, Studio Tecnico Agronomico Dott. Roberto Bonaretti - Via A. Tealdi, 34 – 56124 Pisa Fabio Fichera, U.O. Difesa Fauna della Provincia di Pisa 2
Piano Ittico Provinciale La Provincia di Pisa si è dotata con la Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 9 dell’ 8 gennaio 2013 del Piano Ittico Provinciale per la Pesca e la Gestione delle acque interne, frutto della sinergia di diverse forze che hanno contribuito alla conoscenza del territorio pisano e realizzato un documento che individua in modo preciso sia i punti di forza sia le fragilità del contesto ambientale e sociale nel quale si inserisce il patrimonio ittiofaunistico. Il Piano Ittico Provinciale è previsto dall’art. 9 della Legge della Regione Toscana del 3 gennaio 2005 n. 7 e il suo scopo è di regolamentare la pesca e la gestione delle acque interne del territorio provinciale, ma per la sua redazione, soprattutto per evitare errori gestionali, è indispensabile una visione ampia e accurata di un mondo complesso, seppure estremamente interessante e vivace. Nel Piano Ittico Provinciale, oltre alla individuazione in modo oggettivo e permanente della linea di passaggio tra le acque interne e quelle marine, secondo le indicazioni ricevute dalla Regione, è stato delimitato il reticolo idrografico di pertinenza delle acque interne pisane, definendo la lunghezza, denominazione e caratteristiche biologiche di tutti i corsi d’acqua provinciali. L’operazione, che potrebbe sembrare a prima vista del tutto meccanica, parte da presupposti normativi, da considerazioni ambientali, che vedono coinvolte caratteristiche orografiche, geologiche, meteorologiche ed antropiche e sfocia in una risposta gestionale che considera le intrinseche potenzialità delle acque pubbliche in termini di utilizzo a scopo alieutico e per la pesca professionale e soprattutto per la preservazione della fauna ittica autoctona e dell’ambiente fluviale. In questa fase, tra le vulnerabilità emerse, la sempre maggiore carenza di acqua nei fiumi – figlia dei cambiamenti climatici e degli eccessivi attingimenti – è stata quella che ha comportato il maggior lavoro di revisione della gestione rispetto agli anni passati. In particolare l’avanzamento del cuneo salino è stato evidenziato nelle zone di pianura soprattutto in termini di aumento di specie che prediligono le acque salmastre ed ha comportato la necessità di una completa rideterminazione delle vocazioni ittiche: 1988 km di cui oltre il 9 % ad acque salmastre, quasi il doppio rispetto al passato. La ridotta portata ha anche prodotto la contrazione dello sviluppo delle acque vocate a Salmonidi: il risultato è che l’85 % dei corsi d’acqua della nostra Provincia risulta attualmente a Ciprinidi. Come ovunque in Italia e nel resto d’Europa, proprio nelle acque a Ciprinidi si trova la maggior concentrazione di specie ittiche aliene. Gli effetti devastanti delle pratiche di ripopolamento a scopo alieutico, molto in voga alcuni anni or sono, sono sotto gli occhi di tutti, con oltre il 46% di specie ittiche aliene sul territorio nazionale e ben il 60% nella sola Provincia di Pisa: da qui la necessità di ridimensionare notevolmente la pratica del ripopolamento, limitandolo a casi straordinari e con modalità controllate. Alcuni progetti già in corso di rimozione delle specie aliene dovrebbero quanto meno limitare l’impatto delle specie maggiormente invasive sulle specie autoctone e di pregio, affiancati alla ampia divulgazione dei risultati per sensibilizzare la popolazione. Diversi sono gli interventi previsti in favore della fauna ittica; in primis quelli che tutelano il maggior patrimonio ittico della Provincia di Pisa: la fauna ittica migratrice. Nel corso degli ultimi anni è stato possibile far emergere una realtà pressoché unica nel panorama toscano, con ben tre specie (lampreda di mare, cheppia, anguilla) che spendono una significativa parte del loro ciclo biologico nel Serchio. A loro sono dedicati progetti e interventi di salvaguardia appositamente creati. Inoltre alcune pratiche quali quella dei lavori in alveo hanno subito una più accurata ridefinizione, nell’ottica di offrire un minore impatto sia sull’ambiente sia sulla fauna acquatica. La stessa preoccupazione di fondo ha guidato le modifiche che hanno interessato i limiti di cattura del pescato e la definizione di una chiara procedura autorizzativa per gli impianti a rete fissa (retoni o bilance) e la programmazione della loro presenza. Giacomo Sanavio, Assessore alla Difesa Fauna 3
Piano Ittico Provinciale PREMESSA ....................................................................................................................6 OBIETTIVI DEL PIANO ITTICO.......................................................................................8 AMBITO DI APPLICAZIONE ............................................................................................8 ASSETTO DELLE ACQUE PUBBLICHE ............................................................................10 CARATTERISTICHE AMBIENTALI GENERALI .................................................................10 BACINI IDROGRAFICI..................................................................................................10 Bacino del Fiume Serchio ......................................................................................11 Bacino del Fiume Arno ..........................................................................................12 Bacino del Fiume Cecina .......................................................................................14 Bacino del Cornia..................................................................................................16 Bacino del Fine .....................................................................................................17 CRITERI DI CLASSIFICAZIONE.....................................................................................18 DETERMINAZIONE DEI PUNTI PIÙ FORANEI O DI FOCE ...............................................19 LA GESTIONE E TUTELA DELLA FAUNA ITTICA.............................................................24 INDIRIZZI GENERALI PER I RIPOPOLAMENTI ITTICI ....................................................25 Ripopolamenti a Salmonidi............................................................................................. 26 Ripopolamenti a Ciprinidi e ad Esocidi ........................................................................... 27 INTERVENTI DI TUTELA DELLE SPECIE AUTOCTONE ....................................................30 Le specie migratrici e la loro gestione ...........................................................................30 Lampreda di mare (Petromyzon marinus)...............................................................30 Cheppia ...............................................................................................................31 Anguilla................................................................................................................32 I progetti in favore dell’Anguilla e delle specie eurialine .................................................35 I progetti in favore dei Ciprinidi e degli Esocidi ..............................................................37 Luccio ..................................................................................................................37 Tinca ...................................................................................................................37 INTERVENTI SULLE SPECIE ALLOCTONE ......................................................................38 Quadro Normativo ................................................................................................38 Linee d’intervento.................................................................................................39 ISTITUTI ITTICI..........................................................................................................41 LE “ZONE A REGOLAMENTO SPECIFICO” (ZRS) ............................................................41 ZRS Monti Pisani - Torrente Zambra di Calci ...........................................................43 LE “ZONE DI FREGA” (ZF)............................................................................................45 LE “ZONE DI PROTEZIONE” (ZP)..................................................................................47 I DIVIETI DI PESCA NELLE AREE PROTETTE ................................................................50 CAMPI GARA...............................................................................................................52 DIRITTI ESCLUSIVI DI PESCA......................................................................................63 INTERVENTI SUI CORPI IDRICI E SALVAGUARDIA DELLA FAUNA ITTICA E DEI SISTEMI BIOLOGICI DEI CORPI IDRICI .....................................................................................64 LINEE DI GESTIONE PER GLI INTERVENTI DI MODIFICA DEI CORPI IDRICI ..................64 DISPOSIZIONI PER L’ESECUZIONE DEI LAVORI IN ALVEO ............................................67 OBBLIGHI ITTIOGENICI ..............................................................................................67 Calcolo degli Obblighi ittiogenici ............................................................................68 Interventi in alveo soggetti all’Obbligo Ittiogenico e procedure di calcolo .................69 Periodi di esecuzione ............................................................................................70 NORME PER LA GESTIONE DEI CORPI ITTICI E DELLA FAUNA ITTICA ALL’INTERNO DEI SIC, SIR, ZPS, E AREE PROTETTE ................................................................................74 4
Piano Ittico Provinciale PESCA DILETTANTISTICA............................................................................................76 LIMITI DI CATTURA E DIVIETI TEMPORANEI DI PESCA ................................................76 PESCA DA NATANTE....................................................................................................78 IMPIANTI FISSI DI PESCA (RETONI O BILANCE)...........................................................80 LE ASSOCIAZIONI DI PESCATORI ................................................................................84 PESCA PROFESSIONALE, IMPIANTI DI PISCICOLTURA, INVASI E IMPIANTI DI PESCA A PAGAMENTO...............................................................................................................86 PESCATORE PROFESSIONALE E ATTIVITÀ DI PESCA.....................................................86 CORPI IDRICI PER LA PESCA PROFESSIONALE .............................................................88 CRITERI PER IL RILASCIO DI AUTORIZZAZIONI PER PISCICOLTURA.............................88 INVASI E IMPIANTI DI PESCA A PAGAMENTO...............................................................90 PRELIEVI A FINI DI STUDIO ........................................................................................92 BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................93 LEGISLAZIONE E NORMATIVA DI RIFERIMENTO IN EUROPA E IN ITALIA ......................95 LEGISLAZIONE E NORMATIVA DI RIFERIMENTO IN TOSCANA.......................................95 ALLEGATI ...................................................................................................................96 5
Piano Ittico Provinciale PREMESSA Il presente Piano Ittico Provinciale (di seguito indicato con l’acronimo PIP) deriva in gran parte dalle informazioni raccolte sulle acque interne della Provincia di Pisa in una serie di lavori e rilievi effettuati negli ultimi anni, che hanno permesso di delineare un quadro generale sullo status dei corsi e bacini d’acqua, della Fauna Ittica e delle caratteristiche di sfruttamento antropico su tali risorse. In particolare il PIP deriva soprattutto dalle informazioni desunte dalle seguenti indagini: - “Studio sulle caratteristiche idriche e sulle risorse ittiche della Provincia di Pisa finalizzato alla definizione del Piano Ittico Provinciale” (citato nel testo come Relazione del PIP e formato dai volumi: I° Materiali e Metodi, II° Stazioni di Campionamento, III° Strutture Ittiofaunistiche, IV° Gestione della Fauna Ittica e della Pesca), che costituisce parte propedeutica alla realizzazione del Piano; ad esso si rimanda per ogni approfondimento. Tale studio biennale è stato svolto dall’Università degli Studi di Siena, per conto dall’Arci Pesca Provinciale alla quale la Provincia aveva dato incarico di svolgimento, finanziando il relativo progetto; - “Studio per la realizzazione della Carta Ittica della Provincia di Pisa”, svolto dal Museo di Storia Naturale, Università degli Studi di Firenze, per conto delle Associazioni Piscatorie pisane, su progetto finanziato dalla Provincia; - “Studio sui pesci migratori della Provincia di Pisa”, svolto dal Museo di Storia Naturale, Università degli Studi di Firenze e dallo Studio Bonaretti, per conto delle Associazioni Piscatorie pisane, su progetto finanziato dalla Provincia. Rispetto alla prima bozza di Piano Ittico Provinciale, presentata dall’Arcipesca Provinciale, è seguita la necessaria fase di revisione tecnico-amministrativa e scientifica coordinata dall’Ufficio Difesa Fauna della Provincia. Il nuovo testo è stato infine oggetto di discussione e modifiche attraverso le consultazioni avute con i diversi soggetti istituzionali, con le associazioni e con gli ulteriori soggetti portatori di interesse sulla gestione e pianificazione della fauna ittica e degli ambienti ospiti. 6
Piano Ittico Provinciale Le consultazioni hanno permesso di passare dai criteri gestionali iniziali proposti dai tecnici, basati essenzialmente su criteri bioecologici, alla realizzazione di un testo e di “regole di gestione” maggiormente calate sulla realtà sociale ed economica del territorio provinciale. Il Piano definitivo, si propone di rispondere in modo quanto più esaustivo possibile sia agli obblighi dettati dalle normative vigenti (in particolare dalla legge Regionale 7/2005, dal Regolamento di Attuazione del 22/8/2005 e dal Piano Ittico Regionale), sia obiettivi gestionali e di salvaguardia delle risorse ittiche e degli ambienti ospiti,in connessione con le altre norme ed atti di pianificazione di riferimento. 7
Piano Ittico Provinciale OBIETTIVI DEL PIANO ITTICO Obiettivo generale del PIP è quindi quello di normare la gestione del patrimonio biologico delle acque interne e dare i necessari indirizzi per la conservazione ed il miglioramento degli habitat acquatici, anche attivando le necessarie interazioni con Enti e Dipartimenti che operano per la gestione delle risorse idriche sul territorio provinciale. Considerata la rilevante presenza nelle acque interne provinciali di specie ittiche alloctone, che causano o possono causare danni alla comunità ittica originaria, il Piano sarà finalizzato alla salvaguardia delle entità autoctone, alla attuazione del divieto di immissione ulteriore di alloctoni e potrà prevedere specifiche azioni di controllo specie non autoctone a cominciare da quelle maggiormente invasive e dannose. Un obiettivo gestionale e di indirizzo è rappresentato anche dalla conservazione e/o il ripristino delle condizioni di naturalità degli argini compatibilmente alle necessità legate alla sicurezza idraulica. A tal fine la Provincia, attraverso il coinvolgimento dei Servizi “Politiche Rurali” e “Difesa del Suolo” identifica le azioni da attuarsi attraverso gli Enti di gestione dei bacini idraulici, i Consorzi di Bonifica, e gli altri soggetti,in particolare inerenti i criteri di intervento per la realizzazione di nuove arginature, la manutenzione di quelle esistenti, la realizzazione e manutenzione delle opere idrauliche e comunque delle operazioni che possano avere impatto sulle acque pubbliche e sulla comunità biotica ad esse afferenti. Tenendo conto dell’importanza delle specie migratrici eurialine che ritrovano nelle foci dei Fiumi Arno e Serchio, alcune delle principali vie di accesso ai siti delle acque dolci dell’intera Toscana, un obiettivo strategico è inoltre rappresentato dalla necessità di consentire il ripristino del continuum fluviale, ossia della libera circolazione delle popolazioni ittiche all’interno dei corsi d’acqua. A tal fine saranno favorite le opere finalizzate al recupero della piena funzionalità ecologica della rete idrica provinciale. AMBITO DI APPLICAZIONE Il Piano Ittico Provinciale (PIP) della Provincia di Pisa, è previsto dall’art. 9 della Legge della Regione Toscana del 3 gennaio 2005 n. 7 e recepisce quanto previsto dal PRAF 2012- 2015, con lo scopo di regolamentare la pesca e la gestione delle acque interne del territorio provinciale. 8
Piano Ittico Provinciale Il PIP si applica su tutto il territorio provinciale, tranne che in quello ricadente nel Parco di San Rossore –Migliarino – Massaciuccoli, all’interno del quale si applicano le competenze derivate dalla normativa di istituzione dell’area protetta e quella generale di riferimento. Considerato tuttavia l’evidente relazione esistente tra le azioni condotte nelle acque pubbliche comuni, tra loro collegate, l’applicazione del PIP provinciale si ripropone di ricercare la formazione, anche attraverso specifici protocolli, di azioni comuni tra Provincia ed Ente Parco. Ai fini della redazione di particolari Piani di Gestione o di regolamentazione della gestione ittica o inerente la pesca sportiva nei Parchi Provinciali o nelle Riserve Naturali, e nelle aree protette di cui alla L.R. 49/95, in mancanza di norme e regolamenti specifici più stringenti, il PIP rappresenta comunque il riferimento per la gestione dei corsi d’acqua e dei bacini ricadenti nel loro perimetro. 9
Piano Ittico Provinciale ASSETTO DELLE ACQUE PUBBLICHE CARATTERISTICHE AMBIENTALI GENERALI La rete idrologica ed ecologica della provincia di Pisa, per le sue intrinseche caratteristiche orografiche, geologiche, meteorologiche ed antropiche risulta estremamente varia, ma comunemente vulnerabile a causa di alcuni fattori principali, tra cui la scarsa presenza di risorse idriche nei corpi d’acqua utili alla fauna ittica, specie nel periodo estivo. L’abbondanza delle acque e la stessa sussistenza di alcuni corsi d’acqua, e quindi il mantenimento di caratteristiche minime di deflusso vitale per le comunità ittiche sono infatti spesso legate alla stagionalità degli eventi meteorologici. A tale principale fattore si associa la diffusa captazione di sorgenti superficiali o gli emungimenti delle derivazioni e pozzi superficiali che incidono sul mantenimento di portate congrue. Al mantenimento di una fauna ittica strutturata e differenziata in specie e classi di età contribuisce un altro fattore negativo, legato agli effetti di un frequente scadimento qualitativo delle acque dovuto all’afflusso di sostanze inquinanti di natura civile, agricola ed industriale. Il problema degli inquinanti viene amplificato nei periodi di scarsa portata, a seguito della loro minore diluizione. La diffusa realizzazione di opere di sistemazione degli alvei e di difesa spondale, effettuate con scopi di bonifica, di irrigazione e soprattutto di regimazione delle acque ai fini protettivi e produttivi attraverso la creazione di sbarramenti ha contribuito alla snaturalizzazione dei corsi d’acqua, alla perdita di particolari habitat necessari per lo svolgimento delle attività sia riproduttive sia trofiche dell’ittiofauna (zone di riproduzione, aree di rifugio o di alimentazione) ed in particolare ha prodotto l’interruzione fisica della mobilità di talune specie. BACINI IDROGRAFICI I paragrafi che seguono introducono le caratteristiche più significative dei bacini idrografici della Provincia di Pisa (da “Gestione della Fauna Ittica, Presupposti ecologici e popolazionistici” di Auteri et al., 1988), oltre che dei maggiori corsi d’acqua tra quelli campionati. 10
Piano Ittico Provinciale Bacino del Fiume Serchio All’interno di questo bacino si distinguono tre aree: la conca di origine glaciale situata in Garfagnana; la valle del Lima, in ambiente appenninico, posta a sud dell’Abetone; la piana di Lucca che il Serchio attraversa prima di sboccare nel Mare Ligure, nei pressi di Pisa. Il bacino idrografico ricopre una superficie totale di 1.565 km2 e ha una quota media di 717 m e punte di 2053 m. Pur essendo sei volte più piccolo del bacino dell’Arno presenta portate considerevoli. Infatti, i valori di portata registrati per alcuni decenni sono stati: massima 2200 m³/s (a Lucca il 9.11.1982), media 46,0 m³/s, minima 6,50 m³/s, (http://www.autorita.bacinoserchio.it). Ciò è dovuto al continuo rifornimento da parte delle numerose e costanti sorgive dei terreni calcarei della Alpi Apuane. Il bacino del fiume Serchio è stato individuato come "bacino pilota" a livello nazionale con Decreto Interministeriale del luglio 1989 e fa riferimento all’Autorità di Bacino del Fiume Serchio. Fiume Serchio Le origini del Fiume Serchio sono da considerarsi site in Garfagnana: in particolare esso nasce dalla confluenza di due rami, uno che proviene dalle Apuane, il Serchio di Gramolazzo, e l’altro dall’Appennino, il Serchio di Soraggio. Le prime sorgenti di questo corso si trovano a circa 1125 m di quota che è lungo circa 90 km. Il principale affluente del Serchio è il Torrente Lima, in sinistra idrografica, che origina da corsi che raccolgono prevalentemente le acque di scorrimento superficiale, mentre in destra orografica vi sono corsi di origine carsica. Gli sbarramenti di maggiore importanza sono a Ponte Cosi, dove è sito un lago artificiale, un altro a Castelnuovo Garfagnana e l’ultimo a Borgo a Mozzano. Sfocia in mare in corrispondenza del confine tra la tenuta di S. Rossore e la pineta di Migliarino della Macchia di Migliarino. Il tratto di Fiume Serchio che scorre in Provincia di Pisa, attraversa i comuni di San Giuliano Terme e di Vecchiano e non riceve immissioni significative. Al contrario, esiste invece l’importante derivazione, proprio a monte della Steccaia di Ripafratta, del Canale Demaniale di Ripafratta, detto anche Canale Macinante) che mette in connessione il bacino del Fiume Serchio con quello dell’Arno. A causa di questa derivazione, oltre che dei notevoli emungimenti a carico del corpo idrico, la portata registrata a Borgo a Mozzano è superiore a quella registrata a Ripafratta. 11
Piano Ittico Provinciale In origine il Fiume Serchio aveva un suo sbocco nel Fiume Arno, tra Cascina e Pontedera, ma il suo sovralluvionamento presso Bientina e i continui straripamenti a Lucca, indussero alla sua deviazione attraverso il varco di Ripafratta. Il canale di Ripafratta fu costruito tra il 1564 e il 1566. Bacino del Fiume Arno Il bacino imbrifero si estende su una superficie di 8.228 km2, dei quali il 55,3% è a quota inferiore a 300 m.s.m., il 30,4% a quote comprese tra 300 e 600 m.s.m., il 9,8% a quote comprese tra 600 e 900 m di quota e il 4,5 a quota superiori a 900 m.s.m. Le maggiori altitudini si riscontrano nel gruppo montuoso del Falterona e del Pratomagno, rispettivamente con le vette di Monte Falco (1.657 m.) e del Poggio Uomo di Sasso (1.537 m) (http://www.adbarno.it). Le formazioni geologiche sono in prevalenza impermeabili costituite da argille, marne, scisti argillosi, calcari marmosi e arenarie compatte. La parte prevalentemente permeabile del bacino non supera il 5% dell'intera superficie. La copertura alluvionale, quasi ovunque di spessore modesto, è presente sul 23% della superficie. I deflussi stagionali seguono l’andamento delle precipitazioni atmosferiche. Fiume Arno Il Fiume Arno nasce sul Monte Falterona alla quota di 1385 m, a Capo d’Arno, e sfocia nel Mar Tirreno a Marina di Pisa dopo un percorso di 241 km durante i quali attraversa le Province di Arezzo, Firenze e Pisa. All’altezza di Fucecchio, entra nella Provincia di Pisa, e viene interessato dalla confluenza con il torrente Egola. Segue poi l’immissione del Chiecina e di altri corsi minori. A monte di Pontedera riceve il Canale di Usciana, unico emissario del Padule di Fucecchio, mentre a valle del medesimo abitato riceve le acque del fiume Era, proveniente dalla zona di Volterra. Ancora a Pontedera ha origine il Canale Emissario che attingendo acqua all’Arno alimenta il Fosso Reale (o Scolmatore), allo stesso modo dell’emissario del Padule di Bientina che passa sotto all’Arno all’altezza di San Giovanni alla Vena. Lo Scolmatore sbocca poi nel Mar Ligure tra Pisa e Livorno. In Provincia di Pisa attraversa i comuni di Calcinaia, Castelfranco di Sotto, Montopoli in Val D’Arno, Pisa, Pontedera, San Giuliano Terme, San Miniato, Santa Croce sull’Arno, Santa Maria a Monte, Vicopisano. 12
Piano Ittico Provinciale I valori di portata registrati per alcuni decenni sono stati: max. 1320 m³/s, med. 56,0 m³/s, min. 0,56 m³/s. In particolare nei pressi di Pisa, si hanno portate medie, durante le magre estive, di 4-6 m3/s corrispondenti a circa 1/10 della portata media annua. Canale Emissario di Bientina Si tratta del Canale emissario dell’ormai bonificato Padule di Bientina e scorre in gran parte sul vecchio tracciato del Canale Imperiale, esistente fin dal 18° secolo. È lungo 38 km e in Provincia di Pisa attraversa i comuni di Buti (dove segna il confine con Bientina), Calcinaia, Cascina, Pisa, Pontedera e Vicopisano. Attraverso un’opera ottocentesca di notevole importanza per il miglioramento delle condizioni della zona del Bientina (la Botte di Bientina), il Canale Emissario sottopassa il Fiume Arno (e quindi di fatto non è più suo tributario), e prosegue fino ad arrivare in Provincia di Livorno, dove attraversa i comuni di Collesalvetti e Livorno. Fiume Era Il Fiume Era si origina dalla confluenza di due torrenti: il Torrente Era Viva, le cui sorgenti sono nel bosco delle Volpaie, lungo 7 km ed il Torrente Era Morta che nasce nelle vicinanze di Spicchiaiola ed è lungo 6 km. L’Era è l’ultimo degli affluenti di sinistra dell’Arno e scorre tutto in Provincia di Pisa attraversando i comuni di Volterra, Terricciola, Pontedera, Ponsacco, Peccioli, Lajatico, Capannoli, in terreni intensamente coltivati. La massima altitudine si ha sul Monte Vitalba con un’altezza di 675 m s.l.m. seguito dal Poggio Mela (655), dal Monte Vaso (634 m), dal Cornocchio (629 m) e dal Poggio Faete (628 m). Il corso è caratterizzato da forti siccità estive. Il paesaggio circostante è collinare, di modesta altitudine. Torrente Sterza Il torrente Sterza, affluente di sinistra del Fiume Era, nasce dalle pendici del Monte Vitalba, 675 m di quota, ed è lungo 18 km. Il corso d’acqua scorre in un’ampia vallata dove tratti di macchia mediterranea sono interrotti da prati e coltivi. Attraversa i comuni di Castellina Marittima, Chianni, Lajatico, Riparbella e Terricciola. 13
Piano Ittico Provinciale Torrente Roglio Il torrente Roglio nasce nelle immediate vicinanze del paese di San Vivaldo a 404 m di quota e confluisce, dopo un percorso di 28 km nell’Era a monte di Ponsacco. Attraversa i comuni di Capannoli, Palaia, Peccioli e Pontedera. Torrente Strolla Affluente di destra del fiume Era, prende origine dalla Riserva Naturale di Montenero. L’intero corso, di circa 6 km, attraversa il comune di Volterra. Torrente Egola L’Egola nasce in Provincia di Firenze e scorre per soli 15 km in Provincia di Pisa Confluisce nel Fiume Arno all’altezza di San Miniato. I Bacini idrografici di seguito descritti, quello del Fiume Cecina, del Cornia e del Fine fanno riferimento all’Autorità di Bacino Toscana Costa. Quest’ultimo copre un territorio di 2716 km2 compreso tra il bacino del Fiume Arno a Nord e a Est, del Fiume Bruna a Sud ed il Mar Ligure ad Ovest, con una fascia costiera estesa per circa 135 km. Rientrano inoltre nel territorio Toscana Costa anche le Isole dell’Arcipelago Toscano (http://www.regione.toscana.it). Bacino del Fiume Cecina Il bacino imbrifero del Fiume Cecina è situato nella parte centro–occidentale della Toscana, nei classici ambienti collinari del preappennino. La superficie misura 905 km2, ed interessa le province di Siena, Grosseto, Pisa e Livorno. Le quote più elevate, di poco superiori ai 1000 metri, sono rappresentate dal poggio di Montieri, dove nasce il torrente Pavone, e le Cornate di Gerfalco, dove prende origine il Cecina con alcuni suoi affluenti (Rimaggio) e alcuni affluenti del Pavone (Rescone, Salicastro). 14
Piano Ittico Provinciale I corsi d’acqua di maggiore interesse del bacino, ricadenti in provincia di Pisa sono, oltre al Cecina, anche il Pavone, il Trossa, La Sterza, il Possera, con i loro affluenti più significativi (Rescone, Rivivo, Ritasso). La vegetazione prevalente è la tipica macchia mediterranea, intervallata da coltivazioni che divengono progressivamente predominanti spostandosi verso valle. Il sottosuolo è molto ricco di minerali che talvolta vengono direttamente portati in superficie, disciolti nelle acque delle sorgenti termali o minerali. Al ponte di Monterufoli dopo 58 km di corso principale è situata l’unica stazione di misura della portata. La portata massima registrata è di 1030 m3/sec e quella minima di 0,01 m3/sec. Il Cecina presenta frequentemente fenomeni di stress idrico e in regime di magra è il fiume toscano con la portata più ridotta. Fiume Cecina Il Fiume Cecina ha origine tra il Poggio di Montineri e le Cornate di Gerfalco. Il suo corso è lungo circa 80 km e per buona parte del suo percorso scorre in una valle fiancheggiata dai classici ambienti della collina Toscana, scarsamente antropizzati fino alla parte medio terminale del percorso stesso. Già dai primi anni Ottanta è iniziato il processo di risanamento del Fiume Cecina eliminando l’immissione nel torrente Possera dei reflui provenienti dalle attività industriali situate lungo l’asta e contenenti boro ed arsenico. Torrente Pavone È l’affluente con portata più significativa del Fiume Cecina, nel quale si immette, in sinistra idrografica, dopo 25 km di percorso. Attraversa una valle scarsamente antropizzata e riceve le acque principalmente da affluenti della propria riva destra che si originano dalle Cornate di Gerfalco e dal Bosco della Carlina (Riponti, Meluzzo, Salicastro, Rescone). Torrente Trossa Il Torrente Trossa, affluente di sinistra del fiume Cecina, nasce dalle colline intorno al centro abitato di Serrazzano, a un’ altitudine di circa 500 m e raccoglie le acque di numerosi piccoli torrenti, per lo più stagionali, prima di confluire nel Cecina presso Ponteginori, dopo un percorso di 17 km. 15
Piano Ittico Provinciale Torrente Sterza Il corso d’acqua, di una lunghezza pari a 27 km, è affluente di sinistra del Fiume Cecina; mostra nella parte più alta un’ ottima qualità non solo delle acque ma dell’ambiente fluviale in genere, per lo più nei tratti inclusi o adiacenti alla Riserva Naturale di Monterufoli- Caselli. Uno dei suoi affluenti di maggior interesse ambientale è il Botro Rivivo. Lo Sterza è costeggiato per gran parte del suo corso dalla strada provinciale SP 18 che collega Canneto con Casino di Terra. Torrente Ritasso Affluente di destra della Sterza, è uno dei più suggestivi torrenti all’interno alla Riserva di Monterufoli-Caselli. La sua lunghezza è pari a 9 km; lungo il suo percorso tocca i comuni di Monteverdi, Pomarance e Montecatini Val di Cecina. Bacino del Cornia Il bacino del fiume Cornia è ubicato nell’area Sud-occidentale delle Colline Metallifere e scendendo da esse si dirige in un’area pianeggiante. Il bacino ha una estensione di 355 km², interessando le province di Grosseto, Livorno e Pisa e per lunghi tratti fa da confine tra le stesse. L’altitudine massima dei rilievi circostanti raggiunge i 916 m s.l.m. con il Poggio Montioni, ma l’altitudine media è di 252 m. Fiume Cornia Il Fiume Cornia nasce dall’Aia dei Diavoli a 875 m di quota, e ha un carattere spiccatamente torrentizio con piene autunnali e secche spinte durante la bella stagione. L’asta principale ha una lunghezza di circa 50 km, compreso il tratto artificiale fino alla foce, a Bocche di Cornia nel Golfo di Follonica. Gli affluenti principali di destra sono il Torrente Massera e il Torrente Riomerdancio. L’alveo del Cornia, nel corso inferiore, presenta caratteristiche particolari di permeabilità per cui nel periodo tardo primaverile ed estivo le acque superficiali si arrestano all’altezza di Suvereto. La bassa Val di Cornia, fino a qualche decina di anni fa, era interessata da paludi che sono state bonificate per realizzare insediamenti industriali. In Provincia di Pisa attraversa i comuni di Castelnuovo Val di Cecina, Monteverdi Marittimo e Pomarance. 16
Piano Ittico Provinciale Bacino del Fine Fiume Fine Il fiume Fine è l’unico corso degno di nota da un punto di vista ittiofaunistico, insieme al Torrente Marmolaio, di questo piccolo bacino idrografico (168 km2); il fiume proviene dal Poggio alle Nebbie, nelle Colline pisane e, dopo un percorso di circa 30 km, sfocia nel Mar Ligure poco più a sud del paese di Rosignano Solvay, in località Pietrabianca, in Provincia di Livorno, e dà origine al Lago di Santa Luce. In territorio pisano il fiume attraversa il comune di Santa Luce. 17
Piano Ittico Provinciale CRITERI DI CLASSIFICAZIONE I corpi idrici regionali sono suddivisi nelle seguenti zone ittiche, ai sensi dell’art. 10 della LRT 7/2005: - Zona a salmonidi; - Zona a ciprinidi; - Zona di foce o ad acque salmastre, ovvero specchi lacustri naturali o artificiali di rilevante superficie. I toponimi fino ad oggi utilizzati, identificativi del corpi idrici, facevano riferimento a cartografie e classificazioni risalenti ad oltre 30 anni orsono, non sempre sono sovrapponibili agli attuali toponimi ufficiali riscontabili sul Sistema Informativo Regionale Ambientale della Toscana (S.I.R.A). Con il presente Piano si è pertanto provveduto anche a revisionare l’elenco ufficiale dei corsi d’acqua di interesse alieutico esistenti nel territorio provinciale e a proporre una nuova classificazione, rispondente agli obiettivi gestionali del Piano Ittico. La nuova classificazione delle acque della Provincia di Pisa è stata effettuata sulla base dei campionamenti e dei monitoraggi effettuati durante le indagini svolte negli studi citati in premessa e in particolare dagli studi effettuati dall’Università di Siena e dai risultati della Carta Ittica provinciale e propedeutici alla redazione delle norme del presente Piano. Per ogni corso d’acqua campionato sono stati valutati i valori di pendenza dell’alveo, la temperatura dell’acqua, gli indici biologici e di funzionalità fluviale. Per ogni corso d’acqua devono intendersi i relativi affluenti anche se non espressamente citati. L’elenco ufficiale dei corsi d’acqua della Provincia di Pisa relativo al presente documento, così come desunto dal Decreto dirigenziale della Regione Toscana n. 6304 del 21 dicembre 2006, fatte le necessarie integrazioni, è riportato in Allegato. In esso è pure riportata la cartografia delle vocazioni ittiche. Rispetto alle indicazioni fornite dai dati più recenti, la 18
Piano Ittico Provinciale classificazione suddetta consente di riassumere, per la Provincia di Pisa, il seguente sviluppo complessivo delle tratte a diversa vocazione. Ripartizione e sviluppo delle acque provinciali in funzione della vocazione ittica vocazione Km % Acque a Salmonidi 100,1 5,04 Acque a Ciprinidi 1699 85,48 Acque Salmastre 188,7 9,49 Totale 1988 100 DETERMINAZIONE DEI PUNTI PIÙ FORANEI O DI FOCE Secondo la Legge e l’uso corrente si definisce come confine tra le acque interne e le acque marine, la linea che congiunge i punti più esterni (più foranei) delle rive del corso d’acqua nella foce, in sostanza posti lungo la linea di costa in destra e sinistra idrografica. Tuttavia sussistono di norma e anche nella realtà provinciale, situazioni che per forma degli argini e dei canali finali (spesso artificialmente costituiti) o per i continui mutamenti del profilo della linea di costa, dovuti alle mareggiate, o per la stagionalità delle portate, necessitano di una preordinata e fissa individuazione dei punti più foranei. Tale necessità di individuare in modo oggettivo e permanente la linea di passaggio tra le acque interne e quelle marine, ovvero tra le acque di competenza di questo Piano e quelle di competenza di altri atti e norme, ha portato alla determinazione, in accordo con la Regione Toscana, con le Province limitrofe (per i corsi d’acqua di confine) e attraverso una specifica indagine condotta in collaborazione con l’ARPAT, dei seguenti punti di foce dei corsi d’acqua provinciali che, al momento di stesura del Piano, risultano sfocianti in mare. A corredo si espongono sia le descrizioni fisiche dei punti per ciascuna sponda, sia le coordinate Gauss-Boaga (Tabella 1), sia l’immagine cartografica. 19
Piano Ittico Provinciale proiezione Gauss-Boaga COMUNE NOME riva destra riva sinistra X y x Y Pisa Fiume Arno 1603065 4837195 1603048 4837080 Pisa Fiume Morto Nuovo 1602703 4843181 1602692 4843164 Vecchiano Fiume Serchio 1602164 4848430 1602109 4848260 Vecchiano Fosso della Bufalina 1601477 4851678 1601477 4851661 Pisa/Livorno Scolmatore dell'Arno 1604876 4826271 1604945 4826121 Tab. 1: punti foranei dei fiumi della Provincia di Pisa Fig. 1: punti foranei del Fiume Arno 20
Piano Ittico Provinciale Fig. 2: punti foranei del Fiume Morto Nuovo 21
Piano Ittico Provinciale Fig. 3: punti foranei del Fiume Serchio Fig. 4: punti foranei del Fosso della Bufalina 22
Piano Ittico Provinciale Fig. 5: punti foranei del Canale Scolmatore dell’Arno 23
Piano Ittico Provinciale LA GESTIONE E TUTELA DELLA FAUNA ITTICA Al pari degli obiettivi posti dalla Provincia di Pisa per la gestione ambientale e di altre componenti faunistiche, la gestione della fauna ittica dovrà essere impostata verso il raggiungimento di equilibri fondati sulla gestione conservativa e sostenibile delle risorse rinnovabili rappresentate dalle componenti biotiche naturali autoctone. A tale riguardo il Piano persegue lo scopo di salvaguardare e ripristinare le comunità ittiche originarie attraverso azioni che consentano, nell’arco di validità del Piano, di ricostituire le condizioni tali da svincolare la gestione dai ripopolamenti ittici. Nel periodo di validità del Piano la Provincia autorizzerà esclusivamente interventi di immissione/reintroduzione delle entità faunistiche autoctone. Tali interventi dovranno garantire comunque, mediante una accurata selezione del materiale di semina e della sua origine, l’introduzione accidentale di specie alloctone. Fermo restando il divieto assoluto di immissione di specie alloctone, è fatto obbligo, per chiunque, di ottenere specifica autorizzazione dal competente ufficio provinciale per operare immissioni di specie ittiche o comunque di componenti faunistiche in grado di interferire con le comunità biotiche delle acque pubbliche. La realizzazione pratica degli interventi di immissione può essere delegata, mediante specifica autorizzazione, dalla Provincia ad altri soggetti, quali le Associazioni dei pescatori sportivi o altri enti e associazioni. Tali immissioni dovranno primariamente interessare le specie autoctone di cui gli studi effettuati abbiano evidenziato situazioni di declino numerico e/o distributivo. È infatti noto che tra le cause che maggiormente hanno inciso sul declino di numerose specie autoctone, le tre principali sono l’alterazione degli habitat, l’inquinamento delle acque e, appunto, l’introduzione di specie aliene (Gherardi et al, 2008; Nocita e Zerunian, 2007) Rispetto al passato, nel periodo di attuazione del Piano, gli interventi di immissione, se proposti da soggetti diversi dalla Provincia, dovranno essere preceduti da una adeguata relazione tecnica che giustifichi la reale necessità di immissione in relazione allo status della popolazione nelle acque interessate all’immissione e che valuti se il materiale di provenienza sia in regola con le norme di carattere igienico-sanitarie che disciplinano le immissioni di materiale ittico con particolare riferimento al Decreto legislativo 148/2008. Risulta inoltre indispensabile una indicazione dei sistemi di monitoraggio successivi agli interventi. 24
Piano Ittico Provinciale INDIRIZZI GENERALI PER I RIPOPOLAMENTI ITTICI Il ripopolamento ittico ha spesso finalità alieutiche e si esprime solitamente in immissione da parte di soggetti autorizzati di animali passati all’esame di esperti in medicina veterinaria che attestano l’indennità da alcune malattie comuni dei pesci. Questa pratica è stata molto utilizzata nei decenni passati e i primi ripopolamenti in Toscana sono probabilmente da far risalire alla fine dell’Ottocento: essa è frutto soprattutto della sempre crescente necessità di pescosità, al fine di garantire buoni risultati nel corso delle competizioni sportive e in generale nella pesca dilettantistica. Se ciò, a stretto rigor di logica, non pone alcun problema, occorre sottolineare che gran parte delle introduzioni di specie ittiche aliene hanno trovato la loro porta di ingresso preferenziale proprio attraverso l’analisi troppo superficiale del materiale ittico immesso, con conseguente travaso nei nostri corsi d’acqua di specie non desiderate. A questo occorre aggiungere un altro fenomeno, ossia le immissioni non autorizzate che oltre a permettere l’ingresso o l’espansione dell’areale di una specie aliena nel nostro territorio, spesso funge da veicolo anche per patologie di cui sono portatori soggetti immessi senza le regolari e dovute analisi da parte delle competenti autorità veterinarie. Gli effetti devastanti di queste pratiche, perpetrate per anni, sono sotto gli occhi di tutti, con oltre il 46% di specie ittiche aliene sul territorio nazionale (Gherardi et al., 2008) e ben il 60% nella sola Provincia di Pisa (Nocita et al., 2010). Questa situazione impone una rigorosa gestione dei ripopolamenti ittici che, si ritiene, debbano essere concepiti esclusivamente come un evento finalizzato alla ricostituzione delle popolazioni naturali. Su tali basi e in relazione anche al vigente Piano Regionale Agricolo Forestale (pubblicato sul BURT dell’8 febbraio 2012; di seguito indicato con PRAF), è imposto il divieto di immissione della Carpa erbivora in tutte le acque provinciali, a causa del suo impatto sulle macrofite acquatiche e per la sua capacità di accelerare i processi di eutrofizzazione dei bacini. Per tutte le immissioni a scopo di ripopolamento che interessino le Riserve Naturali Provinciali, le aree protette di cui alla L.R. 49/95, i Siti di Importanza Comunitaria e Siti di Importanza Regionale dovrà essere realizzata preventiva valutazione di incidenza ai sensi della L.R. 56/2000 che verifichi l’impatto sulle comunità ittiche endemiche, su quelle di interesse conservazionistico e sulle specie di Anfibi indicate nella Direttiva Habitat. 25
Piano Ittico Provinciale È sempre consentita l’istituzione di Zona di Protezione nelle aree interessate dai ripopolamenti allo scopo di migliorarne l’efficacia. Ripopolamenti a Salmonidi Nel corso degli rilievi effettuati nel territorio pisano durante la preparazione della Carta Ittica Provinciale, è stato notato che la zona a Salmonidi appare sopravvalutata. Il Piano Ittico Regionale (2007-2012) fa giustamente riferimento a una Zona a Salmonidi Superiore e a una Inferiore, considerando la prima come la parte di un corso d’acqua montano dove la Trota fario è in grado di riprodursi e quella Inferiore dove la medesima specie è in grado di sopravvivere, trovando un ambiente idoneo sia da un punto trofico sia da quello delle caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua e in particolare della temperatura, che non può essere troppo elevata in estate. Come premesso, in provincia di Pisa non è stata riscontrata la chiara e inconfutabile evidenza che la Trota fario abbia popolazioni che si autosostengono, pur non escludendo a priori l’evento riproduttivo, più volte segnalato soprattutto nell’area di Calci (Bacino del Fiume Arno), grazie al ritrovamento di avannotti. Poiché invece è certa la presenza di popolazioni autoctone di Ciprinidi Reofili (Barbi e Rovelle) nelle zone classificate a Salmonidi, è indispensabile trovare un compromesso tra le esigenze della pesca sportiva e il rispetto delle popolazioni di fauna ittica locali, data la ormai nota predazione della Trota nei confronti degli stadi giovanili di altre specie, sia Pesci sia Anfibi. Anche per gli altri bacini idrografici, oltre che per quello del Fiume Arno, rimangono ferme le medesime considerazioni di carattere ecologico: il Torrente Trossa e il Possera, che ricadono nel Bacino del Fiume Cecina, presentano consistenti popolazioni di Ciprinidi Reofili. Per le ragioni sopra esposte, anche per i Salmonidi i ripopolamenti verranno condotti in aree di limitata estensione, con le stesse valutazioni preliminari dette in precedenza e tenendo conto delle esigenze di conservazione della fauna predata. Nelle semine dovrà inoltre essere rispettata la normativa sanitaria vigente, in particolare utilizzando esclusivamente materiale indenne, secondo quanto previsto dal Decreto legislativo n. 148 del 4 agosto 2008. Tale obbligo finché sussiste ha implicita la possibilità di preordinare le considerazioni sanitarie a quelle ecologiche, rischiando un impoverimento delle caratteristiche genetiche delle popolazioni. Le norme suddette rendono inoltre assai difficoltoso l’auto-produzione di materiale di origine locale, mediante incubatoi di valle e 26
Piano Ittico Provinciale piccoli allevamenti. In tale situazione, sino a quando non si registrino variazioni nella normativa di riferimento, si propende per il futuro che l’origine del materiale di immissione, salvo che per l’area posta a nord del Fiume Arno, ed in considerazione dell’avvenuto ritrovamento di individui riferibili alla trota macrostigma nella porzione meridionale della provincia, dovrà riferirsi a tale entità genetica. Riguardo alle modalità di ripopolamento, legate tempistica e allo stadio vitale utilizzato (uova embrionate, avannotti, trotelle o soggetti adulti), sarà cura della Provincia, in collaborazione con gli operatori, scegliere le soluzioni più idonee a garantire il minore impatto sull’ambiente, oltre che alla miglior riuscita dell’operazione, valutando le caratteristiche dell’ambiente in termini di quota, granulometria del fondo, portata del corso d’acqua, distanza dalla sorgente e possibilità di irradiamento naturale degli animali utilizzati per il ripopolamento. Si propone al contempo che la realizzazione delle semine di materiale negli stadi giovanili, sia attuata nei tratti iniziali dei corsi d’acqua idonei, accompagnando l’immissione con l’eventuale istituzione di zone di divieto di pesca. Ripopolamenti a Ciprinidi e ad Esocidi Nelle acque classificate “Zona a Ciprinidi” e nelle acque lacustri sono possibili i ripopolamenti con Ciprinidi ed Esocidi appartenenti a specie autoctone del Distretto Tosco- Laziale, riportate nella Tabella 2 e contrassegnate con “A”. Come nel caso dei Salmonidi, i ripopolamenti verranno effettuati in osservanza a quanto previsto dal Decreto legislativo n. 148 del 4 agosto 2008 e tali operazioni avranno carattere comunque di straordinarietà e ad essi verranno comunque preferite opere di miglioramento ambientale (quali per esempio quelle di eliminazione di interruzioni del continuum fluviale o di eradicazione/contenimento delle popolazioni di alloctoni) che influenzano indirettamente e positivamente lo stato delle specie ittiche autoctone. Nella fase di attuazione del presente Piano, le immissioni del suddetto materiale potranno avere lo scopo di compensare parzialmente la biomassa di individui di specie alloctone asportata mediante varie attività, incluse le gare di pesca. Nella scelta del materiale da semina andrà in ogni modo privilegiato quello avente caratteristiche genetiche uguali o simili a quello autoctono, anche autoprodotto o derivante da specifici interventi di pesca e recupero effettuati entro lo stesso corso d’acqua o affluenti, e comunque proveniente dallo stesso Distretto zoogeografico. 27
Piano Ittico Provinciale CLASSE, ORDINE, Famiglia, Genere e Specie nome comune origine PETROMYZONTIDA PETROMYZONTIFORMES Petromyzontidae Petromyzon marinus Linnaeus, 1758 Lampreda di mare A ACTINOTPERYGII ANGUILLIFORMES Anguillidae Anguilla anguilla (Linnaeus, 1758) Anguilla A CLUPEIFORMES Clupeidae Alosa fallax (Lacépède, 1803) Cheppia o Alosa A Engraulidae Engraulis encrasicolus (Linnaeus, 1758) Acciuga A CYPRINIFORMES Cyprinidae Alburnus alburnus (Linnaeus, 1758) Alborella T Abramis brama (Linnaeus, 1758) Abramide E Barbus barbus (Linnaeus, 1758) Barbo europeo E Barbus caninus Bonaparte, 1839 Barbo canino T Barbus plebejus Bonaparte, 1839 Barbo padano T Barbus tyberinus Bonaparte, 1839 Barbo tiberino A Blicca bjoerkna (Linnaeus, 1758) Blicca E Carassius auratus (Linnaeus, 1758) Carassio dorato E Carassius carassius (Linnaeus, 1758) Carassio comune E Chondrostoma genei (Bonaparte, 1839) Lasca T Chondrostoma soetta Bonaparte, 1840 Savetta T Cyprinus carpio Linnaeus, 1758 Carpa E Gobio gobio (Linnaeus, 1758) Gobione T Squalius cephalus (Linnaeus, 1758) Cavedano A Squalius lucumonis Bianco, 1983 Cavedano etrusco A Pachychilon pictum (Heckel & Kner, 1858) Leucisco d’Albania E Pseudorasbora parva (Temminck & Schlegel, Pseudorasbora 1846) E Rhodeus sericeus (Pallas, 1776) Rodeo E Rutilus erythrophthalmus Zerunian, 1982 Triotto T Rutilus rubilio (Bonaparte, 1837) Rovella A Rutilus rutilus (Linnaeus, 1758) Rutilo E Scardinius erythrophthalmus (Linnaeus, 1758) Scardola A Telestes muticellus (Bonaparte, 1837) Vairone A Cobitidae Cobitis taenia Linnaeus, 1758 Cobite T SILURIFORMES Siluridae Silurus glanis Linnaeus, 1758 Siluro E 28
Piano Ittico Provinciale Ictaluridae Pesce gatto punteggiato o Ictalurus punctatus (Rafinesque, 1818) Clarias E ESOCIFORMES Esocidae Esox lucius Linnaeus, 1758 Luccio A SALMONIFORMES Salmonidae Salmo trutta Linnaeus, 1758 Trota A Salmo (trutta) macrostigma (Duméril, 1858) Trota macrostigma A MUGILIFORMES Mugilidae Mugil cephalus Linnaeus, 1758 Muggine o Cefalo A Liza ramada (Risso, 1827) Muggine calamita A ATHERINIFORMES Atherinidae Atherina boyeri Risso, 1810 Latterino A PERCIFORMES Centrarchidae Lepomis gibbosus (Linnaeus, 1758) Persico sole E Micropterus salmoides Lacépède, 1802 Persico trota E Gobiidae Padogobius bonelli (Bonaparte, 1846) Ghiozzo padano T Padogobius nigricans (Canestrini, 1867) Ghiozzo dell’Arno A Knipowitschia panizzae (Verga, 1841) Ghiozzetto di laguna T Moronidae Dicentrarchus labrax (Linnaeus, 1758) Spigola o Cefalo A Percidae Sander lucioperca (Linnaeus, 1758) Sandra o Lucioperca E Perca fluviatilis Linnaeus, 1758 Persico reale E CYPRINODONTIFORMES Poeciliidae Gambusia holbrooki Girard, 1859 Gambusia E Tabella 2, Le specie ittiche della provincia di Pisa. Legenda: A = specie autoctona; T = sp. transfaunata; E = sp. esotica Tra le specie alloctone non ittiche che comunque sono state rinvenute nei corsi d’acqua/bacini provinciali meritano di essere evidenziate le Tartarughe carnivore nord- americane, T. guance rosse (Trachemis scripta…elegans) e T. orecchie gialle (T. scripta scripta), il Gambero della Lousiana (Procambarus clarckii), la Nutria (Myocastor coypus), entità che sono state immesse in modo accidentale negli ultimi anni ma che possono 29
Piano Ittico Provinciale (specie le prime tre, che si possono cibare di uova e stadi giovanili dei pesci) causare ingenti danni alla riproduzione delle specie di pregio autoctone o naturalizzate. INTERVENTI DI TUTELA DELLE SPECIE AUTOCTONE Sulla base delle indagini eseguite nel corso delle campagne di monitoraggio finalizzate alla redazione della Carta Ittica Provinciale (Nocita et al., 2011) sono state rilevate 45 specie ittiche (vedi Tabella 2). Di queste, 18 (pari al 40 %) sono autoctone del distretto ittiofaunistico tosco-laziale a cui appartiene il territorio della Provincia di Pisa, 10 (22,22 %) sono transfaunate dal distretto ittiofaunistico padano-veneto, e 17 (37,78 %) sono esotiche ossia alloctone in quanto provenienti da aree al di fuori del territorio nazionale. In totale gli alloctoni (specie transfaunate e esotiche insieme) sono oltre la metà di tutte le specie rilevate nei corsi d’acqua provinciali. Le specie migratrici e la loro gestione Vi sono tre specie diadrome che compiono parte del loro ciclo biologico nelle acque interne della Provincia di Pisa: la Lampreda di mare, la Cheppia e l’Anguilla. Lampreda di mare (Petromyzon marinus) La specie è migratrice anadroma, è distribuita in tutta Europa sia nell’area mediterranea sia in quella atlantica e in Italia appare in forte declino da qualche decennio pur non essendo ormai oggetto di consumo alimentare dell’uomo e da parte dell’uomo. Durante la loro vita in mare, questa specie diventa parassita di altri pesci o mammiferi acquatici, attaccandosi al loro corpo e succhiandone i liquidi corporei. Tra il 2009 e il 2010 è stata accertata la presenza della Lampreda di Mare nel tratto pisano del Fiume Serchio. Inizialmente furono trovati esemplari adulti in frega presso la località di Ripafratta, poi sono stati catturati diversi ammoceti appartenenti alla specie lungo il corso dello stesso fiume. La specie è inserita nell’Allegato A (Habitat naturali e seminaturali e specie animali e vegetali di interesse regionale, la cui conservazione può richiedere la designazione di SIR) e nell’Allegato B della Legge Regionale Toscana 56/2000. La sua sola presenza quindi può 30
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