Piano triennale della prevenzione della corruzione Aggiornamento 2019-2021 - Asl2

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Piano triennale della prevenzione della corruzione Aggiornamento 2019-2021 - Asl2
Allegato “A” alla deliberazione n.   del

Piano redatto ai sensi della Legge n.

                    190/2012 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della

ER

                       Piano redatto ai sensi della Legge n.190/2012
     “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità
                             nella pubblica amministrazione”

        Piano triennale della prevenzione
                                 della corruzione
                 Aggiornamento 2019-2021
Piano triennale della prevenzione della corruzione Aggiornamento 2019-2021 - Asl2
1. Premesse e processo di adozione

In attuazione della Convenzione dell’ONU contro la corruzione, ratificata dallo Stato italiano con
Legge n. 116 del 3/8/2009, è stata adottata la Legge n. 190 del 6.11.2012 “Disposizioni per la
prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione” che ha
introdotto numerosi strumenti per la prevenzione e la repressione del fenomeno corruttivo ed ha
individuato i soggetti preposti a mettere in atto iniziative in materia.
La normativa prevede la predisposizione di un piano nazionale anticorruzione, attraverso il quale siano
individuate le strategie prioritarie per la prevenzione e il contrasto della corruzione nella pubblica
amministrazione a livello nazionale e nell’ambito del quale debbono essere previste le linee guida cui
ciascuna pubblica amministrazione deve attenersi nell’adottare il proprio piano triennale di prevenzione
della corruzione.
Il piano triennale di prevenzione della corruzione deve essere adottato dalle pubbliche amministrazioni,
in base all’art. 1, co.8, legge n. 190/2012, entro il 31 gennaio di ogni anno.
Il presente piano costituisce aggiornamento del piano triennale 2018-2020 adottato con deliberazione n.
48 del 30/01/2018, secondo le vigenti disposizioni normative ed in esso sono indicati i progetti e le
iniziative che l’Azienda intende perseguire per il periodo 2019-2021.
Nel corso dell’aggiornamento del piano si è proceduto in base alla più ampia condivisione e
collaborazione con i Responsabili delle diverse aree di rischio-strutture e titolari degli uffici coinvolti.
Supporto teorico/pratico comune di stimolo è stato sicuramente il momento formativo organizzato nel
corso del 2018, propedeutico alla definizione del catalogo dei processi e delle misure di prevenzione
relative ai rischi specifici.

Si procede all’adozione del presente piano con deliberazione del Direttore Generale, su proposta del
dirigente Responsabile per la prevenzione della corruzione e della trasparenza.
E’ prevista la diffusione del piano a tutte le strutture aziendali e la sua pubblicazione nel sito
istituzionale a cura della S.C. URP e Relazioni Esterne.

2. Normativa di riferimento

   -   Delibera ANAC n. 1074 del 21 novembre 2018 “Approvazione definitiva dell’aggiornamento
       2018 al Piano Nazionale Anticorruzione”
   -   Allegato n. 2 alla delibera Anac n. 1074/2018 Riferimenti normativi sul ruolo e sulle funzioni del
       Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (RPCT)
   -   Delibera ANAC n. 840 del 2 ottobre 2018 “Richieste di parere all’ANAC sulla corretta
       interpretazione dei compiti del Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della
       Trasparenza (RPCT) …”
   -   LEGGE 30 novembre 2017, n. 179 - Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati
       o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell'ambito di un rapporto di lavoro pubblico o
       privato
   -   Delibera ANAC n. 1208 del 22 novembre 2017 approvazione definitiva dell’Aggiornamento 2017
       al Piano Nazionale Anticorruzione 2016
   -   Delibera ANAC n. 1309 del 28/12/2016 “Linee guida recanti indicazioni operative ai fini della
       definizione delle esclusioni e dei limiti all’accesso civico di cui all’art.5 comma2 del
       D.Lgs.33/2013”
   -   Piano Nazionale Anticorruzione 2016, determina ANAC n. 831 del 03/08/2016
   -   D.Lgs. n. 97 del 25/05/2016 “Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di
       prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, correttivo della L.190 del 6/11/2012 e del

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D.Lgs. n.33 del 14/03/2013”
-   Determinazione ANAC n.12 del 28/10/2015 “Aggiornamento del Piano Nazionale
    Anticorruzione”;
-   Determinazione ANAC n.6 del 28/04/2015 “Linee guida in materia di tutela del dipendente
    pubblico che segnala illeciti”;
-   Deliberazione ANAC 149/2014 “Interpretazione D.Lgs39/2013 nel settore sanitario”;
-   Delibera CIVIT n. 72/2013 Approvazione del Piano Nazionale Anticorruzione;
-   Intesa tra Governo, Regioni ed Enti Locali per l’attuazione dell’ art. 1, commi 60 e 61, della legge
    6 novembre 2012,n. 190;
-   D.P.R. 18 aprile 2013,n. 62 “Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti
    pubblici, a norma dell’art. 54 del D.Lgs. 30 marzo 2001, n.165”;
-   Decreto Legislativo 8 aprile 2013, n. 39 “Disposizioni in materia di inconferibilità e
    incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in
    controllo pubblico”;
-   Decreto Legislativo 14 marzo 2013, n. 33 “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di
    pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”;
-   Linee di indirizzo del 13 marzo 2013 del “Comitato Interministeriale per la prevenzione e il
    contrasto della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione” per la
    predisposizione del Piano Nazionale Anticorruzione;
-   Circolare n.1 del 25/1/2013 della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento
    della Funzione Pubblica;
-   D.P.C.M. 16/1/2013 contenente le linee di indirizzo del Comitato interministeriale per la
    predisposizione, da parte del Dipartimento della funzione pubblica, del Piano nazionale
    anticorruzione di cui alla legge 6 novembre 2012, n.190;
-   Legge 17 dicembre 2012, n. 221 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18
    ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese;
-   Legge 6 novembre 2012, n.190 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della
    corruzione e dell' illegalità nella pubblica amministrazione”;
-   Legge 28 giugno 2012, n. 110 Ratifica ed esecuzione della Convenzione penale sulla
    corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999;
-   Schema di DPR recante: “Codice di comportamento dei dipendenti pubblici, ai sensi
    dell’articolo 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165, come sostituito dall’articolo 44,
    della legge 6 novembre 2012 n. 190”;
-   D.L. 18-10-2012 n. 179 “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese” Art. 34-bis.
    “Autorità nazionale anticorruzione”;
-   D.L 6 luglio 2012, n. 95 “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con
    invarianza dei servizi ai cittadini ((nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del
    settore bancario))”. Decreto-Legge convertito con modificazioni dalla L. 7 agosto 2012, n. 135;
-   Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 "Attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in
    materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle
    pubbliche amministrazioni”;
-   Legge 3 agosto 2009, n. 116 "Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell'Organizzazione
    delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata dalla Assemblea generale dell'ONU il 31

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ottobre 2003 con risoluzione n. 58/4, firmata dallo Stato italiano il 9 dicembre 2003, nonché
       norme di adeguamento interno e modifiche al codice penale e al codice di procedura penale";
   -   Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165 “Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle
       dipendenze delle amministrazioni pubbliche”;
   -   Codice Penale Italiano articoli dal 318 a 322.

3. Strategia di prevenzione e obiettivi del P.T.P.C.

Il presente aggiornamento si pone in continuità con l’aggiornamento del PNA (delibera ANAC n. 1074
del 21/11/2018) e nel rispetto dei contenuti e suggerimenti indicati nella determinazione ANAC
n.12/2015 con la funzione di fornire una valutazione del diverso livello di esposizione delle aree di
attività (intese come complessi settoriali di processi/procedimenti) al rischio di corruzione e stabilire gli
interventi organizzativi volti a prevenire il medesimo rischio e individuare le strategie prioritarie per la
prevenzione ed il contrasto della corruzione.

Ai fini di una migliore impostazione e realizzazione del processo di gestione del rischio, sono da tenere
in considerazione i seguenti principi/obiettivi cui si ispira:
    - mira a realizzare l’interesse pubblico alla prevenzione e alla trasparenza,
    - è parte integrante del processo decisionale e deve interessare tutti i livelli organizzativi,
    - tende ad assicurare l’integrazione con altri processi di programmazione e gestione, in particolare
        con il ciclo della performance e i controlli interni,
    - è un processo di miglioramento continuo e graduale,
    - implica l’assunzione di responsabilità, in particolare per gli organi di indirizzo, i dirigenti e il
        RPCT,
    - tiene conto dello specifico contesto interno/esterno, è trasparente e inclusivo, è ispirato al
        criterio della prudenza,
    - implica valutazioni sulle eventuali disfunzioni a livello organizzativo,
    - non consiste in un’attività di tipo ispettivo o con finalità repressive.

Il P.T.P.C. è un programma di attività, con indicazione delle aree di rischio e dei rischi specifici, delle
misure da implementare per la prevenzione in relazione al livello di pericolosità dei rischi specifici, dei
responsabili per l’applicazione di ciascuna misura e dei tempi.
Per rischio si intende l’effetto dell’incertezza sul corretto perseguimento dell’interesse pubblico e,
quindi, sull’obiettivo istituzionale dell’ente, dovuto alla possibilità che si verifichi un dato evento.
Per evento si intende il verificarsi o il modificarsi di un insieme di circostanze che si frappongono o si
oppongono al perseguimento dell’obiettivo istituzionale dell’ente.
Per gestione del rischio si intende l’insieme delle attività coordinate per guidare e tenere sotto controllo
l’amministrazione con riferimento al rischio.

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I principi fondamentali consigliati per una corretta gestione del rischio sono desunti dai Principi e linee
guida UNI ISO 31000:2010. La gestione del rischio:
             − crea e protegge il valore.
             − è parte integrante di tutti i processi dell’organizzazione.
             − è parte del processo decisionale.
             − tratta esplicitamente l’incertezza.
             − è sistematica, strutturata e tempestiva.
             − si basa sulle migliori informazioni disponibili.
             − è “su misura”.
             − tiene conto dei fattori umani e culturali.
             − è trasparente e inclusiva.
             − è dinamica.
             − favorisce il miglioramento continuo dell’organizzazione.

GRUPPO REGIONALE
A maggio 2016 l’Assessorato regionale alla salute ha avviato un percorso di promozione dell’etica
pubblica e di sostegno alle iniziative di trasparenza al fine di promuovere l’integrità del Sistema
Sanitario regionale. Il percorso ha previsto un momento di confronto tra le Aziende sanitarie regionali
sulla normativa per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza e sulla sua applicazione nella
pratica quotidiana nella nostra regione con l’obiettivo di tracciare un primo quadro della situazione
regionale e di identificare le buone pratiche di sostegno all’integrità del nostro SSR.

Anche nel 2018 il Gruppo di Lavoro, composto dai Responsabili della Prevenzione delle corruzione e
della Trasparenza delle Aziende sanitarie liguri, ha operato con l’obiettivo di predisporre un Rapporto
preliminare sull’applicazione della normativa anticorruzione nella nostra Regione, focalizzato non tanto
sull’interpretazione, quanto sull’applicazione pratica, gli effetti, le difficoltà ma anche le opportunità.

Il lavoro di confronto e di condivisione delle esperienze ha rappresentato per i Responsabili Prevenzione
Corruzione e Trasparenza sia un’occasione di riflessione sui propri singoli Piani Triennali adottati, sia
un’opportunità per condividere indicazioni metodologiche e strumenti operativi più specifici che meglio
possano orientare nell’analisi dei processi e nella revisione dei sistemi di gestione, controllo e
monitoraggio interni.
L’iniziativa ha offerto anche l’opportunità di proporre e condividere un percorso comune di formazione,
di aggiornamento, di approfondimento e di analisi per assicurare l’applicazione omogenea e coerente a

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livello regionale di una normativa di portata fondamentale per il settore socio-sanitario.
Il Gruppo di Lavoro rappresenta un network permanente tra i Responsabili prevenzione corruzione e
trasparenza delle Aziende sanitarie liguri (RPCT) e consente un costante confronto tra le diverse
esperienze.

                        Attività svolte nel 2018 dal Gruppo di Lavoro regionale

1. Introduzione

Sulla base dell’esperienza realizzata e valutata positivamente nei due anni precedenti, e
proseguendo lungo le linee di attività già avviate a livello regionale sul fronte dell’approccio al
tema dell’illegalità in termini proattivi, fondati non tanto sul rispetto formale delle procedure ma
sull’applicazione “sostanziale e coerente” della normativa (opportunità di cambiamento culturale
nella lotta alla corruzione e per la trasparenza) l’attività del Gruppo di Lavoro a suo tempo
designato a livello regionale è proseguita anche per l’anno 2018.

L’iniziativa, avviata nel maggio 2016, ha offerto l’opportunità di condividere con tutti gli
operatori individuati come Responsabili Designati (sia anticorruzione che trasparenza) un
percorso comune di formazione, di aggiornamento, di coordinamento tra le proprie attività,
nonché di ulteriore approfondimento e di analisi per assicurare l’applicazione omogenea e
coerente a livello regionale di una normativa di portata fondamentale per il settore socio-sanitario.

Anche per il 2018 l'iniziativa si è quindi proposta di offrire alle Istituzioni regionali alcuni
strumenti per mantenere alta l’attenzione sui temi strategici direttamente correlati all’integrità del
sistema sanitario, esercitando la propria funzione di indirizzo, coordinamento e controllo
nell’applicazione concreta di niziative finalizzate alla prevenzione di illeciti e ad assicurare la
massima trasparenza sul funzionamento e sulle attività delle Aziende sanitarie del Sistema Socio
Sanitario ligure.

       2. Il percorso realizzato ad oggi

In breve sintesi, il percorso realizzato dal Gruppo di Lavoro fino ad oggi ha visto la
concretizzazione delle seguenti attività ed iniziative:

1) maggio – dicembre 2016:
   analisi ed esame generale ed analitico delle principali aree di rischio (secondo le indicazioni
   ANAC) con predisposizione del primo rapporto preliminare sull’applicazione della normativa
   anticorruzione in Regione Liguria (dicembre 2016) e la stesura di “raccomandazioni” per le
   Istituzioni regionali e per le Direzioni aziendali;

2) maggio – dicembre 2017:
   A. approfondimento in materia di libera professione i. m. con redazione di un documento di
      analisi che, partendo dall'esame della normativa (nazionale e regionale) vigente e dalla
      comparazione dei regolamenti adottati dalle singole aziende, ha evidenziato i possibili
      ambiti di miglioramento realizzabili nell’area in questione, anche in termini di riduzione
      delle liste di attesa;

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B. Condivisione e deliberazione da parte di Alisa della modulistica comune individuata dal
       Gruppo di Lavoro per assicurare ai cittadini un’uniformità e coerenza di approccio alle
       tematiche connesse con la normativa in questione in tutto il territorio regionale.
    C. progettazione e strutturazione dei corsi di formazione con contenuti, modalità e
       organizzazione proposte dal Gruppo di Lavoro sia per gli RPCT e i Responsabili delle aree
       a maggiore rischio, sia "di base" per tutto il personale dipendente del SSR, come supporto
       culturale e universale.

3) Attività realizzate nel 2018 (maggio – dicembre)

I temi e le problematiche assegnate al Gruppo di Lavoro per il 2018 sono state le seguenti:

    I. Organizzazione e coordinamento con i Colleghi delle Aziende sanitarie liguri responsabili
       della formazione e dei Servizi informatici per l’avvio e la somministrazione del Corso
       FAD (sulla base del programma formativo elaborato nel 2017)

   II. Regolamentazione uniforme per l’invio e la gestione delle segnalazioni di
       “whistleblowing” (anche alla luce delle recenti disposizioni e degli aggiornamenti
       ANAC);

  III. Gestione dei contratti pubblici;

  IV. Rotazione degli incarichi;

   V. Regolamentazione delle attività di controllo sulle procedure di accreditamento dei
      soggetti erogatori;

Le attività relative al V e ultimo tema sono state successivamente interrotte per evitare
sovrapposizioni con il lavoro di uno specifico Gruppo di Lavoro costituito da Alisa, con il quale è
stato comunque mantenuto un coordinamento informativo.

L’attività del Gruppo di Lavoro (oltre al coordinamento operativo e organizzativo per l’avvio del
Corso FAD) si è quindi concentrata come analisi sulle altre tematiche che sono state approfondite
e per le quali è stato predisposto per ciascuna di esse un documento di lavoro che è rappresentato
come parte integrante nel presente Rapporto.

3. Organizzazione delle attività e metodologia di lavoro

Il Gruppo di Lavoro ha operato confrontandosi, condividendo esperienze, problematiche
riscontrate in fase di applicazione delle norme e soluzioni operative ed organizzative realizzate,
avendo come impostazione di fondo quella di ricercare e assicurare l’applicazione della normativa
con una modalità coerente, uniforme e condivisa a livello regionale.

Sulla base dei pareri favorevoli e condivisi, basati sull’esperienza di tutti i partecipanti, la
metodologia di lavoro ha ricalcato quella seguita negli anni precedenti, con approfondimenti
affidati a sottogruppi ma con successiva condivisione da parte di tutti i componenti del gruppo di
lavoro al completo e basata sui seguenti elementi:

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•   Stessa organizzazione e metodologia dell’esperienza degli anni precedenti
   •   Coinvolgimento di tutti i Responsabili Designati regionali (anticorruzione e trasparenza)
   •   Coordinamento da parte di una figura RPCT con ruolo e compiti di regia e di conduzione
       delle attività
   •   Supervisione e guida da parte di Alisa
   •   Con «partecipazione “proattiva e concreta” basata sulla suddivisione dei compiti condivisa

4. Piano e riunioni di lavoro 2018

Per l’anno 2018 è stato predisposto un piano e programma di lavoro predefinito e condiviso come
qui di seguito riportato:

Per la realizzazione delle attività programmate sono stati realizzati incontri da parte del Gruppo di
Lavoro. Gli incontri sono stati suddivisi in due tipologie: alcune riunioni si sono svolte
separatamente per i tre sottogruppi che sono stati costituiti sui diversi temi da trattare ed altre
riunioni si sono svolte in plenaria, con la partecipazione attiva dei componenti.

Nel timing sopra riportato sono indicate le riunioni del Gruppo di Lavoro in plenaria che si sono
svolte rispettivamente nelle seguenti date: 9 aprile - 14 maggio – 18 giugno - 9 luglio - 1 ottobre -
5 novembre – 16 novembre - 6 dicembre, come risulta dai rispettivi fogli firma allegati.

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L’approccio metodologico a ciascun tema ha seguito la seguente impostazione:

a) analisi delle previsioni della normativa vigente,
b) ricognizione dell'esistente nelle varie realtà sanitarie liguri,
c) individuazione delle criticità/aree di possibile miglioramento,
d) proposte operative da adottare in tutte le Aziende.

Come ulteriore elemento di continuità è stato proseguito e implementato il network permanente
tra i Responsabili delle diverse Aziende sanitarie, con scambio di esperienze, aggiornamenti,
confronti e consultazioni su temi dominanti e con la ricerca/proposta di individuare
comportamenti uniformi in coordinamento con Alisa, coerenti su tutto il territorio regionale.

5. Attività formative

L’obiettivo ricevuto come mandata dalle Istituzioni regionali è stato quello di creare “un sistema
di valori prevalenti”, improntato sui tre pilastri della buona pratica in sanità: Etica, Legalità,
Trasparenza.

Il Gruppo di Lavoro ha predisposto l’attivazione di un programma di formazione regionale rivolto
sia ai RPCT, sia a tutti gli operatori del Sistema sociosanitario ligure, come ribadito anche
dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) nel Piano Nazionale Anticorruzione 2016, che
conferisce un ruolo fondamentale alla formazione delle figure professionali chiamate nelle
amministrazioni pubbliche ad implementare adeguati sistemi di prevenzione e contrasto dei
fenomeni corruttivi.

E’ stato quindi elaborato dal Gruppo di lavoro un progetto formativo che si sviluppa attraverso un
percorso articolato su due livelli di intervento:

1.   Un evento formativo residenziale, rivolto ai Responsabili della Prevenzione Corruzione e
     Trasparenza, ai Direttori / Dirigenti /Responsabili delle Strutture afferenti alle Aree di
     Rischio Generali e Speciali per la Sanità (Staff Direzioni Sanitarie, Attività libero-
     professionale, Gestione del Personale, Gestione Rischio clinico…) che sono stati individuati
     dalle Direzioni sulla base delle indicazioni dei rispettivi Piani per la prevenzione della
     corruzione e della trasparenza, finalizzato al consolidamento delle competenze tecniche e
     all’adozione di un linguaggio comune e coordinato tra le diverse famiglie di professionisti.

     Tale formazione riveste un ruolo peculiare e prioritario per la figura del Responsabile
     Prevenzione della Corruzione e Trasparenza e per tutte le figure di supporto.

     Conseguentemente, in coerenza con quanto stabilito nella deliberazione n. 166 dell’1/12/2017
     “Indicazioni alle Aziende del Servizio Sanitario della Liguria per la realizzazione di percorsi
     formativi di interesse regionale” e nella deliberazione n. 6 del 15.01.2018 “Indirizzi operativi

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per le attività sanitarie e sociosanitarie per l’anno 2018” è stato realizzato un corso di
     formazione residenziale presso tutte le Aziende sanitarie ed Enti del Servizio sanitario
     regionale, con le seguenti finalità:

     -   consolidare le conoscenze specifiche per implementare il processo di gestione del rischio
         di comportamento illecito in ambito sanitario;
     -   adottare un linguaggio comune attraverso l’applicazione/adozione di tecniche del risk
         management all’area della prevenzione del rischio corruzione;
     -   utilizzare strumenti e modalità finalizzati alla mappatura dei processi, all’identificazione
         dei processi a rischio (compresa la relativa valutazione) e all’individuazione dei possibili
         correttivi e/o misure di prevenzione più idonei;
     -    identificare sistemi di controllo e monitoraggio dell’effettiva attuazione delle misure e
         della valutazione della loro efficacia sviluppando sistemi di raccordo costante con il
         sistema della performance.

     La metodologia didattica si è ispirata ai canoni dell’apprendimento esperienziale, con la
     finalità di massimizzare il trasferimento delle buone pratiche acquisite in aula, all’interno
     delle singole realtà organizzative. Ciò al fine di favorire l’implementazione di un progetto
     comune di riorganizzazione, finalizzato, non solo alla efficienza ed efficacia del sistema, ma
     alla garanzia dei principi di legalità ed etica del lavoro.

     Il percorso formativo è stato articolato in

         •   lezioni interattive con confronto tra i partecipanti e l’Esperto, finalizzate a
             condividere il quadro normativo e metodologico;
         •   laboratorio pratico e simulazioni con l’obiettivo di sperimentare concretamente
             l’applicazione di strumenti e metodologie (costruzione della “cassetta degli attrezzi”)
             come specificato nel programma allegato.

   Il corso, è stato tenuto dal Prof. Federico Ceschel, Docente presso Scuola Nazionale
   dell'Amministrazione - Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è stato articolato in tre edizioni
   suddivise in relazione alle Aziende sanitarie dell’Area Ponente, dell’Area genovese e dell’Area
   Levante ed hanno partecipato circa 150 persone.

2. Un Corso FAD a livello regionale per un’erogazione capillare dell’intervento formativo,
   improntato sui contenuti normativi basilari ed indirizzato alla più ampia platea di destinatari
   (tutti i dipendenti delle Aziende sanitarie liguri), stimabile in circa 15.000 persone, per lo
   sviluppo di una cultura “diffusa” sui valori di legalità ed etica del lavoro.

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Il Corso FAD riveste particolare importanza in quanto ha lo scopo di informare e formare tutti gli
operatori sulla recente evoluzione normativa in tema di prevenzione della corruzione trasparenza
e integrità e sui contenuti dei codici etici e di comportamento aziendali.

E’ rivolto a tutti i dipendenti (indipendentemente dal livello di rischio di corruzione a cui è
esposta l’area lavorativa in cui operano) i quali devono acquisire le conoscenze di base della
materia in quanto la lotta alla corruzione, alla cattiva amministrazione ed allo spreco delle risorse
pubbliche deve essere condotta da tutti e tutti, all’interno dell’ente, sono chiamati a rispettare i
piani ed i programmi strategici predisposti ed adottati per la tutela della legalità.

L’obiettivo, dunque, è quello di sensibilizzare tutti su questi temi, in considerazione
dell’importanza che il problema della corruzione continua a rivestire nel nostro Paese.

I contenuti del corso sono stati condivisi, rivisti e validati dal GdL e comprendono una sintetica
carrellata sulle origini della L. n. 190/2012, sui principali contenuti del Piano Anticorruzione
nazionale, sulle misure di prevenzione, sulla normativa della trasparenza e sui codici di
comportamento.

Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche, il corso sarà erogato su piattaforma open-source
messa a disposizione da Asl 3.
Su tale piattaforma i partecipanti saranno suddivisi per singole aziende, in modo tale che ciascuna
ASL/AO potrà verificare/monitorare le iscrizioni e procedere alla successiva rendicontazione.
E’ previsto l’accreditamento ECM e pertanto saranno erogati i crediti formativi al personale
sanitario

Il corso verrà erogato da gennaio 2019 e il termine per completare il corso sarà di sei mesi a
partire dal primo accesso.

Il Gruppo ha presentato all’Assessore e a tutti i Direttori delle Aziende sanitarie in data 6 dicembre 2018
una relazione dei lavori svolti nel corso del 2018 relativi agli aspetti sopra specificati ed ha proposto le
linee operative per l’anno 2019 che prevedono in particolare l’adozione di linee comuni per tutte le
Aziende nella predisposizione e gestione dei Piani ed in particolare la realizzazione di una mappatura-
catalogo dei rischi completo delle misure di mitigazione ed i criteri per il loro monitoraggio.

4. Definizione di corruzione

Il concetto di corruzione che viene individuato nella normativa anticorruzione ha un’accezione ampia:
esso è comprensivo delle varie situazioni in cui, nel corso dell'attività dell'amministrazione pubblica si
riscontri l'abuso, da parte di un soggetto, del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati.
In sintesi: assunzione di decisioni devianti dalla cura dell’interesse generale a causa di condizionamento
improprio da parte di interessi particolari.
Il concetto di corruzione, nella fattispecie, amplia i confini della definizione imponendo una rigorosa ed
attenta applicazione delle procedure di verifica in particolare all'interno delle Aziende Sanitarie Locali,
la cui "mission" è prioritariamente la cura del malato e la tutela della sua dignità.

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5. Soggetti interni che concorrono alla prevenzione della corruzione

Il PTPC si basa sul coinvolgimento e la piena consapevolezza dei soggetti interni circa gli obiettivi e le
misure di prevenzione sia nella fase di individuazione, sia in quella di attuazione. Particolare attenzione
va posta per assicurare la massima partecipazione e collaborazione dei Direttori e di tutto il personale
coinvolto nella stesura del PTPC al fine di garantire il contributo conoscitivo ed assicurare la
responsabilità per gli atti compiuti a supporto degli organi di indirizzo.
I soggetti che concorrono alla prevenzione della corruzione nell’ambito dell’A.S.L. n.2 savonese sono:

   -   il Direttore Generale quale autorità di indirizzo politico dell’Azienda;
   -   il Responsabile della prevenzione della corruzione e della Trasparenza;
   -   i Referenti per la prevenzione della corruzione per l’area di rispettiva competenza;
   -   tutti i dirigenti per l’area di rispettiva competenza;
   -   il Nucleo Interno di Valutazione (nelle funzioni di O.I.V.) e gli altri organismi di controllo
       interno;
   -   l’Ufficio Procedimenti Disciplinari, U.P.D.;
   -   il Responsabile aziendale Protezione Dati (RPD);
   -   tutti i Dipendenti dell’amministrazione;
   -   i Collaboratori a qualsiasi titolo dell’Azienda.

5.1 Il Direttore Generale

Il Direttore Generale:
    a) designa il Responsabile della Prevenzione della corruzione e della Trasparenza;
    b) adotta il P.T.P.C. e i suoi aggiornamenti e ne dispone la pubblicazione nel sito aziendale e
        l’eventuale trasmissione ad autorità competenti ai sensi della normativa;
    c) adotta tutti gli atti di indirizzo di carattere generale, che siano direttamente o indirettamente
        finalizzati alla prevenzione della corruzione.

5.2 Il Responsabile della prevenzione della corruzione

Dal 1 luglio 2017 è stato nominato, tramite selezione interna e secondo i requisiti soggettivi previsti
dalla normativa, quale Responsabile della prevenzione della corruzione e Responsabile della
Trasparenza per l’ASL 2 Savonese, il dott. Antonello Mazzone con deliberazione n.447 del 04/07/2017,
Direttore della S.C. URP e Relazioni Esterne. La nomina è stata comunicata alla Autorità Nazionale
Anticorruzione secondo le modalità previste dalla stessa.
L'incarico di Responsabile della prevenzione della corruzione si configura come incarico aggiuntivo a
quello già ordinariamente svolto e coincide di norma con la durata dell’incarico dirigenziale affidato al
Dirigente individuato. L'Azienda assicura al Responsabile della prevenzione della corruzione lo
svolgimento di adeguati percorsi formativi e di aggiornamento. L'Azienda assicura al Responsabile della
prevenzione della corruzione, appropriate risorse umane, strumentali e finanziarie, nei limiti della
disponibilità di bilancio. L’Azienda valuta inoltre ogni misura che possa supportare lo svolgimento delle

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sue funzioni, assicurandogli autonomia e poteri di impulso. Potranno essere adottate modifiche
organizzative, nel rispetto dell’invarianza finanziaria, in modo da garantire la massima indipendenza del
ruolo anche mediante la disponibilità di risorse adeguate.
Le funzioni di Responsabile della prevenzione della corruzione possono essergli revocate in ogni caso
con provvedimento motivato da comunicarsi all'Autorità nazionale anticorruzione che, entro trenta
giorni, può formulare una richiesta di riesame qualora rilevi che la revoca sia correlata alle attività svolte
dal Responsabile in materia di prevenzione della corruzione.

Compiti

Il Responsabile della prevenzione della corruzione: a) elabora la proposta di piano della prevenzione
della corruzione; b) definisce procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti destinati ad
operare in settori particolarmente esposti alla corruzione; c) verifica l'efficace attuazione del piano e la
sua idoneità; d) propone modifiche al piano in caso di accertamento di significative violazioni o di
mutamenti dell'organizzazione; e) verifica, d'intesa con il dirigente competente, l'effettiva rotazione
degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attività nel cui ambito è più elevato il rischio
che siano commessi reati di corruzione; f) individua il personale da inserire nei percorsi di formazione
sui temi dell'etica pubblica e della legalità.

Il Responsabile della prevenzione della corruzione, entro il 15 dicembre di ogni anno salvo diversa
disposizione dell’A.N.A.C., pubblica sul sito web dell'amministrazione una relazione recante i risultati
dell'attività svolta e la trasmette al Direttore Generale. Riferisce inoltre sull'attività qualora lo ritenga
opportuno e nei casi in cui il Direttore Generale lo richieda.

Il Responsabile della prevenzione della corruzione, nel caso in cui, nello svolgimento della sua attività,
riscontri dei fatti che possono presentare una rilevanza disciplinare deve darne tempestiva informazione
affinché possa essere avviata con tempestività l'azione disciplinare.

Nel caso riscontri dei fatti suscettibili di dar luogo a responsabilità amministrativa deve presentare
tempestiva denuncia alla competente Procura della Corte dei Conti per le eventuali iniziative in ordine
all'accertamento del danno erariale.
In ipotesi riscontri dei fatti che rappresentano notizia di reato deve presentare denuncia alla competente
Procura della Repubblica e deve darne tempestiva informazione all'Autorità Nazionale Anticorruzione.
Ai sensi D.Lgs. 39/2013, tenuto conto della delibera A.N.A.C. n. 149 del 22 dicembre 2014
“Interpretazione e applicazione del decreto n. 39/2013 nel settore sanitario” il Responsabile della
prevenzione della corruzione cura, anche attraverso le disposizioni del P.T.P.C., che
nell'amministrazione siano rispettate le disposizioni definite di inconferibilità e di incompatibilità di
incarichi, da intendersi applicate, secondo quanto disposto dalla normativa.

Ai sensi dell’art. 15 del D.P.R. 16 aprile 2013, n. 62, il Responsabile della prevenzione della corruzione
cura la diffusione della conoscenza dei codici di comportamento nell'amministrazione, il monitoraggio
annuale sulla loro attuazione, la pubblicazione sul sito istituzionale. Ai fini dello svolgimento delle
attività previste dall’art.15 del D.P.R.16 aprile 2013, n.62, l'Ufficio Procedimenti Disciplinari e il
Direttore della S.C. Organizzazione, gestione e formazione Personale, operano in raccordo con il
Responsabile della prevenzione della corruzione.

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Responsabilità

I compiti attribuiti al Responsabile della prevenzione della corruzione non sono delegabili, se non in
caso di straordinarie e motivate necessità, riconducibili a situazioni eccezionali, mantenendosi
comunque ferma nel delegante la responsabilità non solo in vigilando ma anche in eligendo.
In caso di commissione, all'interno dell'amministrazione, di un reato di corruzione accertato con
sentenza passata in giudicato, il Responsabile della prevenzione della corruzione risponde ai sensi
dell'articolo 21 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, e successive modificazioni, nonché sul
piano disciplinare, oltre che per il danno erariale e all'immagine della pubblica amministrazione, salvo
che provi tutte le seguenti circostanze:
  -   di avere predisposto, prima della commissione del fatto, il piano di cui all’art.1 comma 5 della
      legge n. 190/2012 e di aver osservato le prescrizioni di cui all’art. 1 commi 9 e 10 della stessa
      legge;

  -   di aver vigilato sul funzionamento e sull'osservanza del piano.
La sanzione disciplinare a carico del Responsabile della prevenzione della corruzione non può essere
inferiore alla sospensione dal servizio con privazione della retribuzione da un minimo di un mese ad un
massimo di sei mesi.
In caso di ripetute violazioni delle misure di prevenzione previste dal piano, il Responsabile della
prevenzione della corruzione risponde ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo 30 marzo 2001,
n.165, e successive modificazioni, nonché, per omesso controllo, sul piano disciplinare.
La mancata predisposizione del piano e la mancata adozione delle procedure per la selezione e la
formazione dei dipendenti destinati ad operare in settori particolarmente esposti al rischio della
corruzione, da parte del Responsabile della prevenzione della corruzione, costituiscono elementi di
valutazione della responsabilità dirigenziale.

5.3 Il Responsabile della Trasparenza

Il Responsabile della Trasparenza, nell’ambito dell’ASL 2 Savonese, è stato individuato con
deliberazione n.447 del 04/07/2017 nella persona del dott. Antonello Mazzone, Direttore della S.C.
Relazioni Esterne – URP, che ricopre anche il ruolo di Responsabile della Prevenzione della corruzione.
La trasparenza, come previsto dalla normativa, costituisce una misura fondamentale e obbligatoria per il
conseguimento degli obiettivi di prevenzione della corruzione e rappresenta una specifica sezione del
PTPC (determinazione ANAC n. 12/2015 – D.Lgs. 97/2016)
Compiti
Ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 43 del D.Lgs. 33/2013 il Responsabile della Trasparenza svolge
stabilmente un'attività di controllo sull'adempimento da parte dell'amministrazione degli obblighi di
pubblicazione previsti dalla normativa vigente, assicurando la completezza, la chiarezza e
l'aggiornamento delle informazioni pubblicate, nonché segnalando alla Direzione generale, al Nucleo di
Valutazione (nello svolgimento dei propri compiti di O.I.V.), all'Autorità nazionale anticorruzione e, nei
casi più gravi, all'ufficio di disciplina i casi di mancato o ritardato adempimento degli obblighi di
pubblicazione.
Il Responsabile provvede all'aggiornamento del Programma triennale per la trasparenza e l'integrità,
all'interno del quale sono indicate le strutture responsabili dell’adempimento di pubblicazione,

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prevedendo momenti di monitoraggio sull'attuazione degli obblighi di trasparenza ed eventuali ulteriori
misure ed iniziative di promozione della trasparenza.
Il Responsabile, inoltre, controlla e assicura la regolare attuazione dell'accesso civico sulla base di
quanto stabilito dal D.Lgs. 33/2013 come modificato dal D.Lgs.97/2016.
Responsabilità
Ai sensi dell’art.46 D.Lgs. 33/2013, l'inadempimento agli obblighi di pubblicazione previsti dalla
normativa vigente o la mancata predisposizione del Programma triennale per la trasparenza e l'integrità
costituiscono elemento di valutazione della responsabilità dirigenziale, eventuale causa di responsabilità
per danno all'immagine dell'amministrazione e sono comunque valutati ai fini della corresponsione della
retribuzione di risultato e del trattamento accessorio collegato alla performance individuale dei
responsabili.
Il Responsabile peraltro non risponde dell'inadempimento degli obblighi di pubblicazione se prova che
tale inadempimento è dipeso da causa a lui non imputabile.

5.4 I Referenti del Responsabile della prevenzione della corruzione

L’Azienda, in considerazione del carattere complesso della sua organizzazione amministrativa e
sanitaria, tenendo conto anche dell'articolazione per centri di responsabilità, individua quali Referenti
del Responsabile della prevenzione della corruzione, che costituiscono punto di riferimento per la
raccolta delle informazioni e le segnalazioni al Responsabile della prevenzione della corruzione i
Direttori di Struttura Complessa ed i Responsabili di Struttura Semplice Dipartimentale aziendali.
L’ASL 2 individua annualmente un collegamento tra gli adempimenti normativamente richiesti e gli
obiettivi assegnati ai dirigenti in sede di negoziazione di budget (sistema della performance).

Possono, altresì, essere individuati quali Referenti del Responsabile della prevenzione della corruzione,
in aggiunta a quelli precedentemente indicati, dirigenti in possesso di specifica professionalità o
funzionari preposti ad uffici/competenze di particolari aree di rischio.

Compiti
I Referenti del Responsabile per la prevenzione della corruzione, al fine di assicurare, in modo diffuso e
capillare, azione coordinata, attività di controllo, di prevenzione e di contrasto della corruzione e
dell'illegalità nella Azienda, cooperano con il Responsabile della prevenzione della corruzione a definire
procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti destinati ad operare in settori
particolarmente esposti alla corruzione.
I Referenti del Responsabile per la prevenzione della corruzione concorrono inoltre con il Responsabile
della prevenzione della corruzione a:
  -   individuare le attività nell'ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione attraverso la
      mappatura dei processi, la definizione delle misure di prevenzione e l’attuazione e il monitoraggio
      delle stesse;
  -   assicurare, con particolare riguardo alle attività sopra individuate, obblighi di informazione nei
      confronti del Responsabile della prevenzione della corruzione, chiamato a vigilare sul
      funzionamento e sull'osservanza del piano anticorruzione, relazionando con cadenza annuale circa
      l’attività svolta;

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-   monitorare il rispetto dei termini, previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei
       procedimenti;
   -   monitorare i rapporti tra l'amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che
       sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici
       di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità sussistenti tra i
       titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i dipendenti
       dell'amministrazione;
   -   individuare specifici obblighi di trasparenza ulteriori rispetto a quelli previsti da disposizioni di
       legge.
Collaborano con il Responsabile della prevenzione della corruzione anche:
   -   alla verifica dell'efficace attuazione del piano e della sua idoneità, nonché a proporre la modifica
       dello stesso quando sono accertate significative violazioni delle prescrizioni, ovvero quando
       intervengono mutamenti nell'organizzazione o nell'attività dell'amministrazione;

   -   alla verifica ed effettiva attuazione della rotazione negli incarichi all’interno dei Servizi cui sono
       preposti per le attività nel cui ambito è più elevato il rischio di fenomeni corruttivi;

   -   ad individuare il personale da inserire nei programmi di formazione sui temi dell’etica pubblica e
       della legalità,in quanto chiamati ad operare nei settori nei quali è più elevato il rischio che siano
       commessi reati di corruzione;

   -   ad assicurare, in un contesto unitario, organico e coerente, la esatta e puntuale osservanza delle
       prescrizioni in materia di trasparenza dell'attività amministrativa.

5.5 I Dirigenti per l’area di rispettiva competenza
Compiti
Tutti i dirigenti dell’Azienda, per l’area di rispettiva competenza: a) svolgono attività informativa nei
confronti del Responsabile della prevenzione della corruzione, dei Referenti e dell’autorità giudiziaria;
b) partecipano al processo di gestione del rischio; c) propongono le misure di prevenzione della
corruzione; d) assicurano l’osservanza del Codice di comportamento e verificano le ipotesi di
violazione; e) esercitano, se competenti ai sensi della delibera del Direttore Generale n. 949 del
17/12/2018, il potere disciplinare in qualità di Dirigente responsabile; f) osservano le misure contenute
nel P.T.P.C.; g) garantiscono il tempestivo e regolare flusso delle informazioni da pubblicare ai fini del
rispetto dei termini stabiliti dalla legge, con diretta responsabilità in caso di omissione o incompletezza
dei dati.

5.5 bis Responsabile Anagrafe per la Stazione Appaltante R.A.S.A.
Con deliberazione 1186 del 17/12/2013 si è proceduto alla nomina del Responsabile dell’anagrafe per la
stazione appaltante dell’ASL2 per l’incarico di cui allr.33 ter, comma1 del D. Lgs. n.179/12 convertito
con legge n.221/12, individuato nell’Arch. Cesare Branchetti, la cui nomina risulta debitamente
trasmessa, in allora, all’AVCP e presente nella procedura Simog.

5.5 ter S.C. CCD – programmazione delle performance
Il presente documento trova coordinamento ed integrazione con il Piano delle performance, come
indicato al punto 4 “Mission e azioni di piano anno 2019” delle Linee di indirizzo obiettivi di budget e
piano annuale delle performance organizzative anno 2019. L’Azienda consolida il collegamento tra il

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piano delle performance e il PTPC come indicato dalla normativa in particolare per quanto riguarda le
Strutture ad alto rischio, seguendo l’esperienza positiva effettuata in precedenza.

5.6 Il Nucleo di Valutazione Aziendale (nelle funzioni di O.I.V.) e gli altri organismi
      di controllo interno
Il Nucleo di Valutazione Aziendale (nelle funzioni di O.I.V.) ridefinito con deliberazione n. 163 del
13/03/2018 e gli altri organismi di controllo interno dell’Azienda:
 a. partecipano al processo di gestione del rischio;
 b. considerano i rischi e le azioni inerenti la prevenzione della corruzione nello svolgimento dei
    compiti ad essi attribuiti;
 c. svolgono compiti propri connessi all’attività anticorruzione e al settore della trasparenza circa
    l’attestazione dell’assolvimento degli obblighi di pubblicazione;
 d. verificano la coerenza tra gli obiettivi di performance, organizzativa e individuale, e l’attuazione
    delle misure di prevenzione della corruzione;
 e. esprimono parere obbligatorio sul Codice di comportamento adottato dall’Azienda.

5.7 L’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari (U.P.D.)
L’Ufficio Procedimenti Disciplinari (U.P.D.) svolge i procedimenti disciplinari nell’ambito della propria
competenza ai sensi della delibera del Direttore Generale n. 949 del 17/12/2018 e collabora con il RPC
all’aggiornamento del Codice di comportamento e alla redazione della Relazione annuale.

5.7 bis Responsabile aziendale Protezione Dati (R.P.D.)
A seguito dell’entrata in vigore il 25 maggio 2018 del Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento
Europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016 “Relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo
al trattamento dei dati personali …” viene adeguato il codice in materia di protezione dei dati personali.
Viene tra l’altro prevista la figura del RPD che non deve coincidere con il RPCT come previsto dal
PNA dove è indicato il rapporto di collaborazione interna da costituirsi tra le due figure attinente i
profili relativi alla protezione dei dati personali.
E’ stato nominato RPD aziendale la dott.ssa Antonella Calò, Responsabile S.S. Privacy, con delibera n.
257 del 24/04/2018.

5.8 Tutti i dipendenti dell’Azienda
Compiti

Tutti i dipendenti dell’Azienda partecipano al processo di gestione del rischio ed osservano le misure di
prevenzione contenute nel P.T.P.C. ,
In particolare, i dipendenti rispettano le prescrizioni contenute nel Codice di comportamento, prestano la
loro collaborazione al Responsabile della prevenzione della corruzione e segnalano eventuali situazioni
di illecito nell'amministrazione di cui siano venuti a conoscenza.
Responsabilità
Le misure di prevenzione e contrasto alla corruzione adottate dall’Azienda ed elencate nel P.T.P.C.
devono essere rispettate da tutti i dipendenti e, dunque, sia dal personale del comparto che dalla
dirigenza (art. 8 Codice di comportamento generale). La violazione delle misure di prevenzione previste
dal piano costituisce illecito disciplinare (art.1, comma 14, L. 190/2012).

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5.9 I collaboratori a qualsiasi titolo dell’Azienda

I collaboratori a qualsiasi titolo dell’Azienda osservano le misure contenute nel P.T.P.C. e segnalano le
situazioni di illecito. Anche il loro coinvolgimento è decisivo per la qualità del piano e delle relative
misure, così come un’ampia condivisione dell’obiettivo di fondo della lotta alla corruzione e dei valori
che sono alla base del Codice di comportamento al quale devono comunque attenersi.

6.    Strumenti di raccordo e coordinamento tra i Soggetti coinvolti nella
     Strategia di prevenzione

Il meccanismo normativo in tema di prevenzione degli illeciti e dei fenomeni corruttivi impone, come
premesso, un pieno coinvolgimento di tutti i soggetti che gravitano nell’ambito dell’organizzazione
aziendale: Responsabili di tutte le articolazioni aziendali, centrali e periferiche, anche in qualità di
Referenti del Responsabile della prevenzione della corruzione; Responsabile della prevenzione della
corruzione; Responsabile della trasparenza; tutti i dirigenti, i dipendenti e i collaboratori a qualsiasi
titolo dell’Azienda.
Ne deriva che lo scambio informativo e le azioni poste in essere debbono attuarsi attraverso un sistema
di circolo virtuoso sempre più focalizzato sulle specifiche caratteristiche organizzative dell’Azienda e
con livelli di approfondimento sempre più affinati, in analogia ai processi di gestione del rischio clinico
e di risk management.
Quindi il modello operativo deve essere il seguente: 1) i Responsabili di tutte le articolazioni aziendali,
anche in qualità di Referenti del Responsabile della prevenzione della corruzione, assicurano in via
ordinaria il controllo di regolarità dei procedimenti e delle attività ascrivibili alla competenza delle
strutture cui sono preposti; 2) il Responsabile della prevenzione della corruzione sovraintende alle
strategie di contrasto della corruzione e dell’illegalità; 3) il Responsabile della trasparenza sovraintende
alle strategie volte a garantire la piena trasparenza dell’azione amministrativa; 4) tutti i dirigenti e
dipendenti, ma anche i collaboratori a qualsiasi titolo con l’ASL partecipano al processo di gestione del
rischio, osservano le misure contenute nel P.T.P.C., segnalano le situazioni di illecito e di conflitto di
interessi.

7. Analisi del contesto
Prima di avviare un processo di gestione del rischio è importante, per capire l'ambiente esterno in cui
l’organizzazione opera, prendere in considerazione il contesto sociale, politico, economico, finanziario,
competitivo, normativo, culturale.
Le opinioni e le percezioni degli stakeholder devono essere considerate unitamente a una valutazione
dei punti di forza, di debolezza, opportunità e minacce.
Anche il contesto interno e operativo è un fattore decisivo per una corretta valutazione del rischio. Ciò
include la comprensione degli obiettivi a livello organizzativo, dei sistemi, processi, risorse, indicatori
chiave di performance, e altri driver.

Analisi contesto esterno
La provincia di Savona, dai dati del rapporto annuale di Eurostat emerge come la provincia con l’età
media degli abitanti più alta d’Italia: dove il 28,1% della popolazione è over 65 anni.
La Regione Liguria risulta quella con il tasso di crescita naturale in negativo più alto tra tutte le regioni
italiane, così come l’indice di vecchiaia. (fonte ISTAT – NoiItalia2016). Sempre a livello regionale, nel
2015 la Liguria presenta il valore più alto dell'indice di vecchiaia e di quello di dipendenza.

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Nella popolazione residente sul territorio dell’ASL2, 2 soggetti su 5 presentano l’eccesso di peso, circa
1 su 10 è obeso; solo1 su 10 consuma almeno 5 porzioni di frutta/verdura consigliate e solo 1 su 3 è
fisicamente attivo. Circa 3 persone su 10 sono sedentarie. Fra queste, 3 su 10 sono fumatori, 3 su 10
sono in sovrappeso, mentre 4 su 10 sono portatori di diverse patologie (per esempio, ipertensione
arteriosa, depressione). I fumatori rappresentano ¼ della popolazione, di cui 1 su 4 fuma almeno 19
sigarette al giorno (forte fumatore). L’alcol è consumato, in generale, dai 2/3 della popolazione e
almeno 2 soggetti su 10 sono consumatori a maggior rischio. L’eccesso ponderale e la sedentarietà
prevalgono nei maschi, di 50-69 anni, con istruzione media ed economicamente svantaggiati.
L’abitudine al fumo prevale nei giovani (18-24 anni), di sesso maschile, con istruzione media e molti
problemi economici.

Il consumo di alcol a maggior rischio prevale nei giovani fra i 18 e 34 anni, di sesso maschile, con
istruzione media-superiore e molte difficoltà economiche. Per quanto concerne in maniera specifica il
binge, il fenomeno prevale nei giovani (18-34 anni), maschi, più istruiti e senza particolari difficoltà
economiche.
Per quanto concerne l’attenzione dei sanitari verso gli stili di vita dei propri assistiti, solo pochi
intervistati, che hanno avuto contatti con il proprio medico o altri operatori sanitari nei 12 mesi
precedenti all’intervista, hanno riferito di essere stati interpellati sulle loro abitudini e ancora meno
intervistati hanno riferito di aver ricevuto i consigli di correggerle. A grandi linee, la maggior parte dei
valori riportati sono vicini alle medie regionali e quelle nazionali ad eccezione della percentuale dei
consumatori di alcol a maggior rischio (22%), che supera sia la media nazionale sia quella regionale
(17-18%). (estratto dal documento Report PASSI ASL 2 2015-2016 Sistema di Sorveglianza Nazionale)

Il territorio, suddiviso in 69 Amministrazioni comunali, si estende per una superficie di 1.545 km2 ,
con una densità di circa 186 abitanti/km2 che nel periodo estivo si intensifica notevolmente per ragioni
turistiche.
Rappresenta una terra di confine e di passaggio verso la Francia e tramite lo sbocco sul mare da e verso
i paesi del mediterraneo.
Secondo i dati ISTAT la Liguria è tra le tre regioni italiane insieme a Sicilia e Sardegna che assorbono
quasi la metà del movimento di merci in navigazione di cabotaggio.

Savona è fra le province italiane che hanno maggiormente risentito della crisi economica e numerose
sono le criticità economico-industriali presenti nel territorio, malgrado da fonte ISTAT la Liguria risulti
tra le regioni con il più basso indice di disoccupati di lunga durata.
Preoccupante fenomeno è costituito dal numero degli iscritti ai Centri territoriali per l’impiego (Savona,
Albenga, Carcare) che ha toccato, a fine agosto 2014 le 25.165 unità, che costituiscono un sensibile
peggioramento rispetto alle 17.267 unità dell’anno 2010. Le fasce d’età più consistenti sono quelle dei
quarantenni (6.723) e dei trentenni (6.060); complessivamente le donne sono 13.147 e gli uomini
12.018.
Sempre a livello regionale, la Liguria risulta quarta regione per 30-34enni con istruzione universitaria e
nella media nazionale per numero di giovani che non lavorano e non studiano, ma sotto la media
nazionale per spesa pubblica per istruzione e formazione

La Prefettura di Savona ha provveduto in ottemperanza alla normativa nazionale a predisporre l’Elenco
dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa,
operanti nei settori esposti maggiormente a rischio (c.d. “White List”) Tale elenco, non costituisce
soltanto una metodologia procedimentale che garantisce risparmio di tempi burocratici, ma uno
strumento d’elezione per la tutela dell’economia legale nei confronti delle infiltrazioni della criminalità
organizzata.

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