ELEMENTI DI CORROSIONE - Itischool
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ELEMENTI DI CORROSIONE AMBIENTI CORROSIVI Un manufatto metallico può essere utilizzato in ambienti con comportamenti differenziati dal punto di vista dell'attacco corrosivo, suddivisibili nel seguente modo: • atmosfera • acque dolci (con diverso grado di durezza); • acqua marina; • soluzioni particolari (acidi organici e inorganici, sostanze basiche, alimenti). Relazione tra deposizione dei cloruri e distanza dal mare. I cosiddetti acciai inossidabili non sono utilizzabili in atmosfere marine e, in generale, negli ambienti ricchi di cloruri. Questi ultimi, infatti, attaccano chimicamente lo strato di passivazione superficiale, composto da ossidi di croma, consentendo la progressiva corrosione degli strati sottostanti.
Questi diagrammi consentono di visualizzare i • campi di immunità (parte inferiore del diagramma, dove è stabile la specie metallica), • campi di stabilità degli ossidi (si registrano i fenomeni di passività) • campi di stabilità degli ioni metallici e delle forme complesse (in un ambiente fortemente acido o alcalino occorre prevedere un attacco corrosivo). I diagrammi di Pourbaix non consentono di prevedere l'effettivo andamento della velocità di corrosione. Diagrammi di Pourbaix per alcune specie metalliche pure
Le forme di corrosione — Corrosione generalizzata: interessa tutta o gran parte della superficie metallica, provocando riduzione di spessore, più o meno rapida — Corrosione localizzata: interessa zone limitate della superficie metallica, produce cavità di forme diverse che penetrano in profondità nel materiale, con possibile perforazione.
— Corrosione selettiva: agisce solo su determinate parti del materiale, che si distinguono per composizione o per struttura cristallina; può attaccare : singoli cristalli o i bordi tra un cristallo e l'altro.
MECCANISMI CORROSIVI La corrosione chimica avviene per combinazione diretta del metallo con una o più sostanze chimiche, formando strati di ossidi aderenti alla superfìcie del metallo oppure cavità. Anche se il metallo cede elettroni alla sostanza chimica reagente, il processo non è accompagnato da un passaggio di corrente elettrica, la quale si verifica quando il metallo viene a contatto con uno dei seguenti elementi: • un reagente chimico (acido, base, sale); • un agente atmosferico (ossigeno, anidride carbonica, vapore, umidità); • un agente chimico disciolto nell'acqua o nell'aria.
Corrosione elettrochimica In presenza di liquido elettrolita, tra due diversi metalli (a contatto oppure no) si sviluppa una differenza di potenziale che provoca migrazione di ioni dal metallo con potenziale minore verso il metallo con potenziale maggiore (corrosione elettrochimica). Così come in una pila galvanica, nascono le seguenti reazioni chimiche: anodiche (di ossidazione), che tendono a distruggere il metallo, il quale si discioglie sottoforma di ioni oppure ritorna allo stato combinato di ossido catodiche (di riduzione), in cui gli elettroni abbandonano il metallo che fungi da anodo e, seguendo percorsi esterni alla soluzione elettrolitica, giungono al catodo, che li "acquista" rimanendo inalterato.
Potenziali elettrochimici standard
Corrosione per contatto galvanico La corrosione galvanica si manifesta nel contatto tra due metalli diversi (per esempio, ferro-zinco), tra un metallo e un suo composto (ferro- magnetite, per l'appunto) oppure tra il metallo base e altre impurezze metalliche con diverso potenziale elettrochimico. Per l'anodo (Fe) si ha: Per il catodo (Cu) si ha Gli ioni idrossido reagiscono con gli ioni ferrosi, formando idrossido di ferro che è poco solubile: L'idrossido che si è formato, in presenza di acqua e ossigeno, produce la ruggine (ossido di ferro idrato):
Corrosione per aerazione differenziale Zona corrosa (anodo) L’ossigeno va in soluzione nell’acqua e forma gruppi OH- che tendono a «strappare» ioni Fe+ dal metallo solido. Rimangono nel metallo elettroni che vanno a ridurre la parte metallica meno umida. Zona corrosa
Corrosione interstiziale La corrosione interstiziale si manifesta in corrispondenza di fessure molto piccole (0,02+0,1 mm) comprese tra due zone metalliche, oppure tra una metallica e l'altra non metallica. Il liquido elettrolita presente nella fessura non si rinnova (stagnazione), abbattendo localmente la percentuale di ossigeno (anodo). Nelle zone circostanti, invece, arrivano nuovo liquido e ossigeno (catodo) rendendo costantemente attiva la pila, con un meccanismo simile a quello della aerazione differenziale.
Corrosione intergranulare La corrosione intergranulare è molto insidiosa, perché può provocare sgretolamento del pezzo senza che sia possibile notarne l'avanzamento. L'attacco corrosivo si manifesta localmente nei giunti di cristallizzazione (bordi dei grani), in presenza di disomogeneità strutturali o di composizione chimica (inclusioni) rispetto ai grani adiacenti. Il processo di saldatura, per esempio, durante la fase di riscaldamento o di raffreddamento, potrebbe generare precipitati metallici (carburi) che andranno: a depositarsi lungo i bordi dei grani cristallini. Un caso tipico è la corrosione intergranulare degli acciai inossidabili austenitici, se riscaldati in una fascia di temperatura compresa tra 400 e 900 °C (trattamento di sensibilizzazione. La presenza del cromo disciolto nell'austenite (per definizione >12%) crea precipitati sotto forma di carburi di cromo; quest'ultimo migra dall'interno verso l'esterno del grano, trascinando con sé il carbonio per formare raggruppamene di carburi di cromo lungo i bordi del grano.
Si potranno verificare le seguenti forme di danneggiamento: • corrosione intergranulare dell'acciaio lungo il bordo cristallino (formazione della regione anodica); • riduzione della percentuale di cromo nel grano e perdita della capacità di passivazione; • decarburazione del grano cristallino e perdita delle proprietà meccaniche dell'acciaio. È possibile evitare le suddette cause di danneggiamento applicando procedure o interventi specifici, secondo la natura del materiale metallico: scegliendo un acciaio inossidabile con basse percentuali di carbonio; impiegando elementi stabilizzanti (Ti, Nb, V, Ta); effettuando un trattamento termico di solubilizzazione che preveda il riscaldamento dell'acciaio fino a -1000 °C, per riportare i carburi segregati in soluzione, e la successiva rapida sottrazione di calore per impedire la riprecipitazione dei carburi al bordo dei grani.
Corrosione per vaiolatura La corrosione per vaiolatura è una modalità di attacco corrosivo che si presenta sotto forma di cavità (pit) molto piccole (0,1+2 mm), denominate crateri, caverne, ulcere, punte di spillo. Le leghe sensibili a questo tipo di attacco sono acciai inossidabili e ottoni. Risulta particolarmente pericoloso per la formazione di microcavità che possono costituire innesco di cricche a fatica meccanica. Si crea una cella ad aerazione differenziale, in cui la composizione chimica locale evolve notevolmente, in modo peggiorativo, durante l'attacco.
Corrosione sotto sforzo (tensocorrosione) La corrosione sotto sforzo si manifesta quando su un componente metallico agiscono contemporaneamente uno sforzo meccanico di trazione e un attacco chimico di tipo corrosivo. L'evoluzione della cricca può essere suddivisa in tre diversi stadi di propagazione di seguito elencati. Innesco: ha luogo in corrispondenza di rotture locali del film protettivo; Propagazione Rottura di schianto: avviene quando lo sforzo applicato raggiunge un valore critico, con una rottura che risulta duttile o fragile in funzione della tenacità del metallo. Gli interventi protettivi consistono nell'evitare le Velocità di propagazione della tensioni non previste, nel creare cricca. uno stato di compressione superficiale (pallinatura), nel trattamento termico di distensione, nel migliorare la finitura superficiale e nel proteggere con rivestimenti di metallo puro (per esempio zinco).
Corrosione per fatica In presenza di un ambiente chimicamente aggressivo, le curve di fatica di un acciaio evidenziano la scomparsa del limite di fatica
METODI CINETICI DI PROTEZIONE DALLA CORROSIONE Inibitori Un inibitore di corrosione è un composto chimico (ammine, fosfati, benzoati) che, aggiunto in piccole concentrazioni, rallenta in modo considerevole la velocità di corrosione dei metalli (90-^95%). La maggior parte degli inibitori sfrutta il meccanismo di passivazione, per cui viene creato uno strato di pellicola inerte alla corrosione; solitamente ossido del metallo stesso
Rivestimenti I rivestimenti metallici sono ottenuti per: • elettrolisi (Zn, Ni, Cr, Cu, Cd); • immersione (Zn, Sn, Al); • diffusione di un elemento di lega (Zn, Al); • placcatura, su prodotti piani durante la laminazione a caldo (saldatura per diffusione); sono placcati anche su acciaio al carbonio (acciai inossidabili, ottone, nickel, cupro-nickel, rame). I rivestimenti non metallici sono costituiti da: • pitture, vernici contenenti eventualmente inibitori di corrosione; • smalti, vetri; • materie plastiche, gomme; • fosfatazione (immersione in acido fosforico per creare una base alla successiva verniciatura); • ossidazione anodica (Al) oppure chimica (Mg).
Preparazione della superficie Sgrassaggio, per eliminare oli, grassi, polvere e vernici: si possono utilizzare solventi organici miscelati con sostanze tensioattive ed emulsionati con acqua (trielina, percloroetilene, tricloroetano), oppure detergenti costituiti da soluzioni alcaline calde (70+80 °C), applicati a spruzzo o per immersione. Decapaggio chimico, per eliminare gli ossidi: si utilizzano prevalente-! mente soluzioni acquose acide (acido cloridrico, nitrico, solforico, fluoridrico! con possibile sviluppo di idrogeno che, assorbito dal metallo, lo infragilisce Pulitura meccanica: le impurità vengono asportate per azione abrasiva mediante sabbiatura (lancio con aria compressa di graniglia di ghisa o di acciaio, diametro medio 0,5+2 mm), smerigliatura (tele abrasive), spazzolatura (spazzole cilindriche rotanti), rotofinitura o vibrofinitura (usata pei minuteria posta in contenitori rotanti o vibranti).
Zincatura La diffusa applicazione dello zinco sulle superfìci metalliche (zincatura), soprattutto ferrose, è giustificata dai molteplici vantaggi che ne derivano: • elevata aderenza; • elevata impermeabilità; • resistenza all'abrasione; • resistenza alla corrosione chimica; • tenacità; • flessibilità. Se zinco e acciaio entrano in contatto in presenza di un elettrolita, scorrerà un flusso di elettroni, dall'acciaio verso lo zinco. Quest'ultimo diverrà zona anodica, corrodendosi lentamente al posto del ferro (rivestimento anodico sacrificale), perché lo precede nella scala dei potenziali elettrochimici
Zincatura elettrolitica L'anodo è costituito da barre, o sfere, di zinco purissimo (-100%), mentre il catodo è formato dai pezzi da rivestire Con il passaggio di corrente si formano ioni di zinco (Zn++) che vengono attratti dal catodo e si depositano uniformemente sull'intera superficie, per uno spessore variabile tra 5+25 mm/1000
Zincatura a caldo a) pulizia superficiale b) lavaggio c) Flussaggio d) essiccazione e preriscaldamento e) zincatura per immersione in zinco fuso (-450 °C) f) raffreddamento in aria o in acqua; g) pulitura, controlli e collaudi. Pitture ricche di zinco Sono pitture costituite da zinco (93%) e da un legante chimico (7%) quale clorocaucciù, resina epossidica, polistirene, silicato di sodio, litio oppure potassio.
Zincatura a spruzzo Si effettua con spruzzatori, a forma di pistola, che funzionano ad aria compressa e possono essere caricati del metallo rivestente, sotto forma di filo, nastro, polvere o pezzi. Con l'ausilio di una fiamma a gas, gli spruzzatori fondono lo zinco e, successivamente, lo polverizzano Sherardizzazione Con la sherardizzazione si possono rivestire manufatti di ferro con uno strato uniforme di zinco, generalmente 5+30 mm/1000, a temperature inferiori a quella di fusione dello zinco stesso. Si sottopongono gli oggetti a rotazione, con polvere di zinco (grigio di zinco) e qualche coadiuvante, entro un cilindro chiuso girevole, scaldato all'esterno a circa 320-400 °C. L'operazione dura 1+10 ore, a seconda degli oggetti, che comunemente sono di piccole dimensioni e di forma varia.
Zincatura laminare a freddo Il prodotto è costituito da fogli di lamine di zinco di basso spessore, spalmate con uno speciale adesivo, in grado di fornire l'elettroconduttività necessaria a garantire la protezione catodica
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