Atlante delle razze autoctone - Bovini, Equini, Ovicaprini, Suini allevati in Italia - Edagricole

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Atlante delle razze autoctone - Bovini, Equini, Ovicaprini, Suini allevati in Italia - Edagricole
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                     Atlante delle razze autoctone
                       Bovini, Equini, Ovicaprini, Suini allevati in Italia

                                                         Daniele Bigi e Alessio Zanon
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             1a edizione: novembre 2008
             2a edizione: gennaio 2020

             In copertina: Asino Romagnolo (A. Zanon, RARE); Scrofa Casertana (V. Peretti, RARE);
             Cavallo Salernitano (V. Peretti, RARE); Vacca Piemontese con vitello (R. Fortina, RARE);
             Capra Alpina Comune (L. Brambilla, RARE).

             © Copyright 2020 by “Edagricole – Edizioni Agricole di New Business Media S.r.l.”,
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             Progetto grafico interno: Lizart comunicazione visiva

             Layout di copertina: Davide Conti

             Realizzazione grafica: Emmegi Group, via F. Confalonieri, 36 – 20124 Milano

             Impianti e stampa: Rotolito Spa, via Sondrio, 3 – 20096 Pioltello (MI)
             Finito di stampare nel gennaio 2020

             ISBN-978-88-506-5561-8
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             Presentazione

             Per la sua storia, il suo clima e la sua cultura, l’Italia è uno dei Paesi più ricchi al    zazione delle Linee Guida ministeriali per la salvaguardia e la valorizzazione del ger-
             mondo di razze animali; con il loro allevamento sono stati modellati ambienti e pae-        moplasma animale autoctono, le numerose attività di studio svolte dagli Istituti di
             saggi rurali unici, si sono sviluppate tradizioni e culture locali, e sono nati prodotti    ricerca e i tanti interventi di conservazione e valorizzazione delle razze locali finan-
             ed eccellenze alimentari che hanno regalato al nostro Paese fama e notorietà rico-          ziati dalle Regioni. A questo risultato hanno contribuito in modo significativo anche
             nosciute a livello mondiale.                                                                la consapevolezza degli allevatori del proprio ruolo di “custodi” di un patrimonio
             Se la salvaguardia delle razze animali oggi è una delle sfide più impegnative lancia-       zootecnico unico e irripetibile, e l’accresciuta sensibilità dei consumatori nei con-
             te dalla comunità scientifica a livello mondiale, per l’Italia essa assume un significa-    fronti dei prodotti delle razze autoctone. Consapevolezza e sensibilità che sono il
             to particolare ed estremamente importante non solo dal punto di vista economico,            risultato di un’attività di educazione svolta da diversi Enti, Istituti, Società e
             ma anche – e soprattutto – sociale, culturale e ambientale. Conservare la diversità         Associazioni tra cui RARE, la prima in Italia ad occuparsi di razze autoctone a rischio
             genetica è un prerequisto fondamentale non solo per garantire la sicurezza alimen-          di estinzione, e di cui gli Autori dell’Atlante sono soci fondatori. Questo Atlante, che
             tare di una popolazione mondiale in continua crescita, ma anche per ridurre la              fornisce tutte le informazioni necessarie per conoscere e riconoscere le quasi 200
             povertà e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. Secondo la FAO, nel            razze di bovini, ovini, caprini, suini, asini e cavalli selezionate e allevate in Italia, è
             mondo sono allevate 38 specie animali e più di 8.700 razze diverse di uccelli e mam-        corredato da numerosissimi riferimenti bibliografici che consentono approfondi-
             miferi; ma questo enorme patrimonio è continuamente minacciato: si stima che il             menti non solo sulle razze descritte, ma anche sulle loro tecniche di allevamento, sui
             ritmo di estinzione sia di due razze ogni mese. In Italia, come ci ricorda questa           loro prodotti e sulle associazioni che si occupano della loro tutela e valorizzazione.
             nuova e aggiornata edizione dell’Atlante, la situazione è fortunatamente in leggera
             controtendenza. Grazie a studi e ricerche che hanno consentito di definire meglio           È senz’altro la più completa e aggiornata pubblicazione sulle razze autoctone oggi
             alcune differenze tra le popolazioni allevate, nuove razze si sono aggiunte al già ric-     disponibile in Italia, scritta con rigore scientifico ma al tempo stesso accessibile
             chissimo patrimonio zootecnico del nostro Paese. E nonostante il persistere di alcu-        anche a coloro che per la prima volta si avvicinano al mondo della biodiversità ani-
             ne situazioni di criticità, la consistenza numerica della maggior parte delle popola-       male in agricoltura.
             zioni autoctone italiane è stabile o addirittura in leggero aumento, a testimonianza
             del fatto che dal 2008 – anno di pubblicazione del primo Atlante – molte delle ini-                                                                              Riccardo Fortina
             ziative di salvaguardia intraprese hanno dato i risultati sperati. Tra queste, la realiz-                                                               Presidente Onorario RARE

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             Introduzione

             La prima edizione di questo libro era nata dalla constatazione che in Italia non esi-       per le capre c’è una generalizzata diminuzione numerica. Però, in alcuni casi, si regi-
             steva un testo recente sulla biodiversità zootecnica. Erano infatti passati 25 anni         strano ampie oscillazioni numeriche, che evidenziano una certa approssimazione
             dalla pubblicazione degli Atlanti prodotti dal Consiglio Nazionale delle Ricerche           della azioni di censimento; al Sud, in alcuni casi, emergono grosse popolazioni
             (CNR) sulle popolazioni bovine, ovine e caprine, e più di una decina dalla pubblica-        prima non censite o ritenute ridotte a pochi capi.
             zione di quello sulle popolazioni equine e asinine. Al pari di una numerosissima pro-
             duzione scientifica, tali pubblicazioni erano indirizzate ad un pubblico di addetti ai      Oltre a questa breve introduzione, per ognuna delle sei specie trattate è presente un
             lavori ed ebbero una diffusione molto limitata, circoscritta alle Università e agli Enti    capitolo introduttivo dedicato, che affronta la storia evolutiva della specie e traccia
             di ricerca.                                                                                 un quadro della diffusione delle razze nel nostro Paese.
             L’idea del libro era quella di mettere a disposizione di un pubblico ampio un’opera
             che contribuisse a diffondere e ad accrescere la consapevolezza del ruolo insostitui-       E L’UOMO INCONTRÒ GLI ANIMALI
             bile svolto dall’allevamento delle razze autoctone in Italia nel mantenimento della         La domesticazione degli animali è iniziata circa 12.000 anni fa, all’inizio del
             biodiversità agraria, degli equilibri ecologici, delle tradizioni, delle economie di nic-   Neolitico, parallelamente alla coltivazione delle prime piante. Il controllo delle risor-
             chia basate sui prodotti tipici da esse derivati.                                           se alimentari, determinato dal diffondersi dall’agricoltura e dall’allevamento degli
             A distanza di dieci anni la situazione non è cambiata, questa seconda edizione man-         animali, ha rappresentato indubbiamente una delle maggiori spinte evolutive nella
             tiene gli stessi presupposti, portando però nuove informazioni, che riguardano in           storia dell’uomo e ha contribuito in modo determinante alla nascita delle principa-
             primo luogo nuove razze, una decina, che sono state individuate in questo ultimo            li civiltà. L’aumento della disponibilità di risorse alimentari ha supportato la cresci-
             periodo. Inoltre, grazie al completo aggiornamento delle consistenze numeriche              ta della popolazione umana e la sua capacità di espansione in nuovi ambienti. Dopo
             delle diverse razze, offre l’occasione per una valutazione sul loro stato attuale e sulla   i primi eventi di domesticazione, i processi di migrazione, mutazione, deriva gene-
             loro evoluzione nell’arco dell’ultimo decennio.                                             tica, selezione naturale e artificiale, contribuirono, nel corso dei millenni, alla for-
             Per quanto riguarda la specie bovina, sono state introdotte due nuove schede, rela-         mazione di una eccezionale variabilità delle caratteristiche morfologiche e produt-
             tive alla Bruna Originale e alla Alifana. Per i bovini, in generale, si riscontra un calo   tive degli animali domestici, determinando la notevole varietà di razze che caratte-
             degli animali iscritti al registro anagrafico, che diventa preoccupante nelle popola-       rizzano la biodiversità zootecnica. Gli animali si sono adattati ai nuovi ambienti, che
             zioni reliquia soprattutto per la ridottissima presenza di tori. Il rapporto maschi/fem-    l’uomo ha scelto per l’allevamento e nello stesso tempo si è verificata un’evoluzio-
             mine è sempre molto sbilanciato è non è mai previsto un congelamento periodico              ne culturale, sociale ed economica, favorita dalle nuove possibilità che l’agricoltu-
             del seme di nuovi tori.                                                                     ra forniva. Ultimamente si preferisce considerare il processo di domesticazione
             Anche per i cavalli sono state inserite due nuove schede, il Cavallo Appenninico e il       come una forma di mutualismo che ha agito modificando il modo di vivere e i
             Cavallo Romano della Maremma Laziale, iscritti recentemente al Registro anagrafi-           genomi di uomini e animali. Un interessante esempio di tale processo di coevolu-
             co. Al contrario dei bovini, i cavalli, per quasi tutte le razze, mostrano un aumento,      zione è la domesticazione dei bovini da latte e l’impiego del latte e dei suoi deriva-
             in diversi casi molto marcato, dei capi iscritti. Questo andamento è ancora più             ti per l’alimentazione umana. Nei mammiferi adulti il latte ha normalmente un
             accentuato per le razze asinine a testimonianza di un accresciuto interesse, in Italia,     modesto valore alimentare poiché la produzione dell’enzima lattasi, necessario per
             per l’allevamento di questi animali. Tre sono le nuove razze di asini inserite,             la trasformazione del lattosio in galattosio e glucosio, cessa normalmente dopo lo
             Calabrese, Viterbese e Asino dei Monti Lepini                                               svezzamento. Attualmente circa il 30% della popolazione umana adulta è tolleran-
             Riguardo alle pecore si registra una forte diminuzione dei capi iscritti al registro ana-   te al lattosio; questa caratteristica è diffusa soprattutto in Europa dove il latte è
             grafico ed ai libri genealogici, che conferma la profonda crisi che l’allevamento           un’importante fonte di proteine, calcio e vitamina D. Il corredo genetico ancestrale
             ovino sta attraversando. In alcuni casi le difficoltà riguardano anche l’assenza di tec-    dell’uomo determina l’eliminazione del latte dalla dieta nell’età adulta, ma una
             nici sul territorio per la registrazione degli animali; la recente ristrutturazione         recente mutazione nel gene lattasi è stata favorita, mantenuta e diffusa, tramite
             dell’Associazione Italiana Allevatori, che è delegata a tale attività, con la soppressio-   selezione naturale, nelle popolazioni umane che allevavano bovini (Toro e Maki-
             ne di diverse sedi periferiche e anche di qualche sede regionale, è probabilmente la        Tanila, 2007).
             maggiore causa di tale disservizio. Anche per le pecore compaiono due nuove razze,          Delle 50.000 specie di Mammiferi e Uccelli sinora conosciute, solamente 40 sono
             la Pecora dell’Amiata e la Pecora Quadricorna e due sono anche le nuove razze di            state sottoposte a domesticazione da parte dell’uomo; ciò sta ad indicare una atten-
             capre inserite, la Capra Grigia delle Valli di Lanzo e la Capra della Valnerina. Anche      ta opera di selezione nei confronti di quelle che presentavano le caratteristiche

                                                                                                                                                                                                V
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             INTRODUZIONE
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             migliori sul piano etologico e produttivo. A questa limitata differenziazione è corri-        VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI ESTINZIONE
             sposta la ricerca di una elevata variabilità delle caratteristiche degli animali all’inter-   La FAO classifica il rischio di estinzione per una razza in vari livelli (FAO/UNEP,
             no di ogni specie addomesticata. La selezione operata dagli allevatori ha consentito          2000):
             la creazione di un elevatissimo numero di razze con caratteristiche differenti, in
             grado di rispondere ad esigenze produttive diverse, capaci di adattarsi a particolari         Estinta: quando non sono più presenti riproduttori maschi o femmine. Tuttavia, se
             condizioni ambientali.                                                                        il materiale genetico è stato sottoposto a crioconservazione, resta aperta la possibi-
             Nell’ultimo rapporto della FAO (FAO, 2007) sono ben 7.616 le razze censite nel                lità di ricreare la razza.
             mondo, appartenenti a 34 diverse specie (18 mammiferi e 16 volatili). Tale valore
             non è però definitivo: se è vero che esistono popolazioni non ancora individuate né           Critica: quando la popolazione è composta da un numero di femmine in riproduzio-
             censite in aree remote del Pianeta, bisogna considerare che di quelle note, 690 sono          ne inferiore o uguale a 100 o quando il numero totale dei riproduttori maschi sia
             classificate come estinte (510 nell’area europea-caucasica), mentre 1.491 (circa il           inferiore o uguale a 5; oppure quando la numerosità totale della popolazione è infe-
             20%) sono considerate a rischio di estinzione. Inoltre, per molte razze (il 30%               riore o uguale a 120, con una tendenza alla diminuzione e con una percentuale di
             circa), allevate soprattutto in America Latina e in Africa, non esistono dati riguardo        femmine accoppiate con maschi della stessa razza inferiore all’80%.
             la loro consistenza. L’Europa e il Caucaso sono le aree con la maggiore proporzio-            Critica - conservata: per quelle popolazioni animali in condizioni critiche per le quali
             ne di razze a rischio di estinzione (il 28% dei mammiferi e il 49% dei volatili). Queste      sono stati adottati programmi attivi di conservazione o che sono oggetto di pro-
             due aree geografiche, insieme al Nord America, sono caratterizzate dalla maggiore             grammi di conservazione da parte di compagnie commerciali o istituzioni di ricerca.
             concentrazione di allevamenti intensivi specializzati, nei quali la produzione è soste-
             nuta da poche razze a vasta diffusione. La sostituzione delle razze autoctone con             Minacciata: quando il numero totale di femmine in riproduzione è superiore a 100
             poche razze a diffusione internazionale è uno dei fattori che ha influito maggiormen-         e inferiore o uguale a 1.000 oppure il numero totale di riproduttori maschi è supe-
             te sulla erosione della biodiversità zootecnica.                                              riore a 5 e inferiore o uguale a 20; oppure quando la numerosità complessiva della
                                                                                                           popolazione è superiore a 1000 e inferiore o uguale a 1.200, con una tendenza alla
             COSA SI INTENDE PER RAZZA
                                                                                                           diminuzione con una percentuale di femmine accoppiate con maschi della stessa
             Il grande numero di razze che costituiscono la biodiversità zootecnica pone il pro-
                                                                                                           razza inferiore all’80%.
             blema della definizione del concetto di razza. Occorre ricordare che fu solo nella
             seconda metà del diciottesimo secolo che l’inglese Robert Bakewell iniziò a raggrup-
                                                                                                           Minacciata - conservata: per quelle popolazioni animali minacciate per le quali sono
             pare animali simili da un punto di vista morfologico in popolazioni e diede inizio alla
                                                                                                           stati adottati programmi attivi di conservazione oppure che sono oggetto di program-
             riproduzione degli animali basata sui dati genealogici; questo nuovo approccio
                                                                                                           mi di conservazione da parte di compagnie commerciali o istituzioni di ricerca.
             determinò poi, nei secoli successivi, la nascita e il consolidamento dei moderni
             metodi di selezione e miglioramento genetico degli animali domestici.
                                                                                                           Non a rischio: se il numero totale di femmine in riproduzione è maggiore di 1.000
             Attualmente il concetto di razza non è univoco e universalmente condiviso e ne esi-
                                                                                                           e quello dei riproduttori maschi è maggiore di 20; oppure se la popolazione totale
             stono infatti diverse definizioni. Quella adottata dalla FAO identifica come razza un
                                                                                                           supera i 1.200 soggetti, con una tendenza alla crescita.
             gruppo di animali domestici con caratteri esterni definibili e identificabili, che ne
             consentono l’identificazione da un altro gruppo della stessa specie, oppure un grup-
             po di animali fenotipicamente identificabile e sufficientemente differenziato geogra-
                                                                                                           PERCHÉ CONSERVARE LA BIODIVERSITÀ ZOOTECNICA
             ficamente e/o culturalmente da un altro, in modo da farne accettare l’identità sepa-
                                                                                                           I motivi principali che portano a ritenere essenziale la conservazione della biodiversi-
             rata (FAO, 1999). Secondo altre definizioni, una razza è un complesso di individui
             della stessa specie, che si distinguono per caratteristiche somatiche e funzionali            tà animale sono molteplici. Il mantenimento della variabilità genetica all’interno di una
             proprie, trasmissibili ai discendenti per ereditarietà (Borgioli, 1985), o anche un           specie è una risorsa indispensabile per attuare l’attività di selezione e miglioramento
             gruppo di individui di una specie che mostri maggiori relazioni genetiche all’interno         genetico in una popolazione animale, che può riguardare i caratteri produttivi (quan-
             del gruppo rispetto ai membri appartenenti a gruppi simili (Hart e Clark, 1993). Se           titativi e qualitativi), quelli riproduttivi, come anche la capacità di adattamento e la
             poi usciamo dall’ambito zootecnico, le definizioni di razza sono molto diverse e              resistenza alle malattie. Considerando che la selezione per migliorare i caratteri pro-
             generalmente non considerano il fenotipo o il genotipo degli animali. Con questo              duttivi, come ad esempio la produzione di latte, può determinare un peggioramento
             approccio, una razza è tale se lo dicono i suoi allevatori, oppure se essa costituisce        dei caratteri riproduttivi e di adattamento, il mantenimento della variabilità genetica in
             un elemento imprescindibile del paesaggio, della storia, della società e della cultura        una specie, determinata anche dalla presenza di un elevato numero di razze, fra loro
             di un determinato territorio.                                                                 diverse, può permettere di mantenere nella specie tutti i caratteri positivi.
             Restando in ambito zootecnico, si parla anche di razze primitive o tradizionali, popo-        Partendo da tali considerazioni Oldenbroek (2007) individua alcuni vantaggi princi-
             lazioni derivanti dalle specie selvatiche per selezione ambientale, costituite da ani-        pali derivanti dalla conservazione della biodiversità zootecnica. In primo luogo, la
             mali rimasti ai primi livelli di post-domesticazione, caratterizzati quindi da una gran-      variabilità genetica può essere considerata come risorsa a cui ricorrere nel caso di
             de variabilità morfologica; razze secondarie o standardizzate, derivanti dalle prece-         cambiamenti improvvisi dovuti, ad esempio, al diffondersi di nuove malattie, che
             denti per selezione di alcuni tipi o caratteri, che sono state ottenute in epoca più          potrebbero colpire le popolazioni animali attualmente più diffuse. La globalizzazione
             recente, con un grado di variabilità più ridotto a causa dell’isolamento riproduttivo         che porta ad intensi scambi commerciali tra le diverse aree del mondo potrebbe
             a cui sono state sottoposte; razze sintetiche, derivate dalla combinazione di razze           favorire tali fenomeni e la presenza di razze o di individui resistenti a tali malattie
             secondarie o di razze primitive e secondarie e dalla selezione dei soggetti da questi         risulterebbe in tali circostanze fondamentale.
             derivati, con grandissime potenzialità produttive ma scarsa variabilità; razze mende-         Inoltre, la ricerca genetica in zootecnia, indirizzata all’individuazione di geni con
             liane, selezionate a partire da un solo gene mutato.                                          influenza sulle principali caratteristiche produttive e riproduttive, trova maggiori
             Esistono molte altre definizioni di razza e il problema di trovarne una che sia univer-       opportunità di successo se viene garantita una elevata variabilità genetica nella spe-
             salmente condivisa rimane aperto.                                                             cie e in particolar modo la presenza di razze diverse con caratteristiche estreme per

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Atlante delle razze autoctone - Bovini, Equini, Ovicaprini, Suini allevati in Italia - Edagricole
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                                                                                                                                                                               INTRODUZIONE
                  L'estratto contiene pagine non in sequenza

             i caratteri oggetto di studio. Infatti, tali ricerche si basano frequentemente su espe-     ta dall’affermarsi in Europa e nel resto del mondo di poche razze sottoposte ad
             rimenti che prevedono l’incrocio tra razze molto diverse. Ad esempio, importanti            intensa selezione. La FAO nel 1975 pubblicava lo studio pilota “Conservation of
             geni che determinano la prolificità nei suini sono stati individuati tramite studi che      Animal Genetic Resources” (Lauvergne, 1975), che sollecitava diversi Paesi ad
             prevedevano programmi di incrocio tra razze cinesi iper-prolifiche e razze europee.         approfondire le ricerche e i progetti per la salvaguardia e la valorizzazione delle risor-
             Occorre anche considerare che l’allevamento di razze autoctone in aree caratterizza-        se genetiche animali ancora presenti nelle diverse realtà agro-zootecniche. La stes-
             te da condizioni ambientali difficili svolge un ruolo spesso insostituibile.                sa organizzazione fu promotrice a Roma, nel 1980, del primo incontro tecnico sulle
             L’adattamento secolare delle razze autoctone a particolari ambienti, inadatti per le        risorse genetiche e nel 1985 propose una strategia globale per la gestione delle
             razze maggiormente specializzate, offre l’opportunità di usufruire di risorse alimen-       risorse genetiche animali. Nel 1992 la FAO avviò un programma per stimolare l’im-
             tari altrimenti inutilizzate. Questa situazione riguarda particolarmente i Paesi in via     pegno delle diverse nazioni per iniziative di conservazione della biodiversità zootec-
             di sviluppo, ma si riferisce anche a particolari aree dei Paesi industrializzati, come      nica. Grazie a tale programma furono costituiti in molti Paesi dei Centri nazionali
             ad esempio le Alpi, dove le particolari condizioni territoriali hanno favorito la con-      (National Focal Points), con il compito di stimolo e coordinamento delle attività volte
             servazione di numerose razze autoctone.                                                     alla tutela delle razze autoctone, oltre che di messa punto di protocolli tecnici e di
             Non vanno infine trascurati gli aspetti storici e culturali, che sono legati all’alleva-    linee guida per la conservazione della biodiversità zootecnica.
             mento delle razze locali. In molti casi queste rappresentano il risultato di un lungo       Occorre anche ricordare l’adozione da parte della maggior parte dei Paesi della
             processo di domesticazione e sono indissolubilmente legate all’evoluzione dell’uo-          “Convenzione sulla diversità biologica” (CBD), scaturita dalla conferenza mondiale
             mo in un determinato territorio. Possono essere considerate a tutti gli effetti ele-        delle Nazioni Unite su sviluppo e ambiente, svoltasi a Rio de Janeiro del 1992, che
             menti fondamentali della storia e della cultura delle popolazioni rurali.                   attribuì all’agricoltura un ruolo fondamentale nella conservazione della biodiversità
             Infine, l’allevamento degli animali assume, in determinate circostanze, anche un valo-      del Pianeta.
             re ecologico per quelle situazioni dove l’agricoltura e l’allevamento contribuiscono al     Nel 1998 la FAO fu incaricata di coordinare la stesura di un rapporto sullo stato delle
             mantenimento del territorio e diventano elementi caratterizzanti del paesaggio.             risorse genetiche animali nel mondo; durante gli anni 2002-2005 furono raccolte le
                                                                                                         relazioni di 169 diversi Paesi e il risultato conclusivo è stato pubblicato nel 2007 tra-
             METODI DI CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ ZOOTECNICA                                       mite il rapporto “The state of the world’s animal genetic resources for food and agri-
             Secondo le indicazioni riportate dalla FAO i metodi di conservazione sono tre:              colture” (FAO, 2007a). Partendo dai dati prodotti da questo studio, nel settembre
                                                                                                         2007, ad Interlaken, fu organizzata, con la partecipazione di oltre 100 nazioni, la
             In situ: viene definito tale quando la razza è allevata nel proprio ambiente d’origine      prima Conferenza tecnica sulle risorse genetiche animali, che ha permesso di stabi-
             ed è utilizzata dagli allevatori, nell’ecosistema agrario, secondo le pratiche di alleva-   lire un piano di azione globale per la conservazione di tali risorse (FAO, 2007b).
             mento diffuse in quel particolare territorio. Questo metodo consente alla razza di          Oltre alle istituzioni governative esistono anche organizzazioni e associazioni non
             adattarsi e di evolversi in armonia con le modificazioni ambientali e crea le migliori      governative (NGOs) che svolgono un ruolo importante nella tutela e conservazione
             condizioni per un suo utilizzo e per la sua conservazione. Quando la popolazione            della biodiversità zootecnica. A livello mondiale opera ad esempio l’associazione
             presenta una consistenza molto ridotta, aumenta il rischio di consanguineità e in           Rare Breeds International (RBI) mentre in Europa sono da ricordare la European
             questo caso deve essere data la massima attenzione agli schemi di accoppiamento.            Association of Animal Production (EAAP) e la fondazione Safeguard for Agricultural
                                                                                                         Varieties in Europe (SAVE Foudation); quest’ultima è una “associazione ombrello”
             Ex situ in vivo: questo sistema prevede il mantenimento della popolazione animale           alla quale aderiscono numerose associazioni di vari Paesi europei, impegnate per la
             in condizioni diverse da quelle normalmente previste secondo le normali pratiche di         difesa della biodiversità in agricoltura.
             allevamento; gli animali possono essere allevati in tali situazioni sia nell’area di ori-
             gine che al di fuori di questa. Il caso estremo è il mantenimento degli animali negli       In Italia
             zoo che non offre alcuna possibilità di evoluzione della razza in funzione del cambia-      L’Italia è uno dei paesi europei più ricchi di biodiversità zootecnica. La presenza di
             mento delle condizioni ambientali. Possono esserci anche condizioni intermedie che          situazioni ambientali molto diverse ha favorito, nel corso dei secoli, la selezione di
             prevedono l’allevamento di piccoli gruppi di animali in stazioni sperimentali, in fat-      un elevato numero di razze. Nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa, è
             torie didattiche o all’interno di aree protette.                                            soprattutto a partire dagli anni Cinquanta che l’allevamento degli animali zootecnici
                                                                                                         ha tendenzialmente abbandonato gli indirizzi poli-produttivi a favore di quelli mono-
             Ex situ tramite crio-conservazione: questo metodo di conservazione prevede il               attitudinali. Ciò ha comportato l’esclusione, in maniera sempre più marcata, delle
             congelamento di gameti (spermatozoi o ovuli) oppure di embrioni in azoto liquido.           razze a più attitudini, portando così a una progressiva diminuzione della consisten-
             Gli spermatozoi congelati possono essere utilizzati con successo per fecondare fem-         za numerica delle popolazioni che presentavano tali caratteristiche. Inoltre, la pro-
             mine riproduttrici tramite le consolidate e diffuse tecniche di fecondazione artificia-     gressiva diffusione dell’allevamento intensivo ha favorito le razze più selezionate, di
             le. Gli embrioni possono essere impiantati con buone percentuali di successo e dare         importazione, determinando l’abbandono delle razze autoctone che male si adatta-
             origine a prole vitale nella maggior parte delle specie. È possibile congelare anche        vano a questa nuova forma di allevamento. Molte di queste si sono estinte, altre
             cellule somatiche, il cui DNA può essere utilizzato per la clonazione degli animali,        hanno rischiato o tuttora rischiano l’estinzione (Fortina, 1999).
             tramite le tecniche di trasferimento di nucleare. Tuttavia, quest’ultimo sistema pre-       L’Italia ha mobilitato diverse risorse scientifiche all’invito della FAO: dal 1976 al 1981
             senta ancora notevoli difficoltà applicative.                                               è stato condotto il progetto finalizzato del CNR “Difesa delle risorse genetiche delle
             Una combinazione delle diverse tecniche di conservazione può essere talvolta utile          popolazioni animali”, e successivamente sono stati condotti numerosi studi e pro-
             per creare le migliori condizioni di conservazione di una razza.                            grammi operativi regionali e nazionali su argomenti ad esso collegati. Da tali studi
                                                                                                         sono scaturiti i primi censimenti ufficiali delle popolazioni di animali domestici alle-
             LE INIZIATIVE PER LA DIFESA DELLA BIODIVERSITÀ ZOOTECNICA                                   vate nel nostro Paese, riportati in alcune pubblicazioni del Consiglio Nazionale delle
             Nel Mondo                                                                                   Ricerche, prodotte negli anni Ottanta e Novanta. Nel 1983 furono pubblicati l’”Atlante
             Nel 1972 la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente svoltasi a Stoccolma rico-         etnografico delle popolazioni ovine e caprine allevate in Italia” (CNR, 1983a) e
             nobbe ufficialmente il problema della perdita di biodiversità in zootecnia, determina-      l’”Atlante etnografico delle popolazioni bovine allevate in Italia” (CNR, 1983b); risale

                                                                                                                                                                                               VII
Atlante delle razze autoctone - Bovini, Equini, Ovicaprini, Suini allevati in Italia - Edagricole
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             INTRODUZIONE
                    L'estratto contiene pagine non in sequenza

             al 1997 la pubblicazione dell’”Atlante etnografico delle popolazioni equine e asinine         Oltre all’attività di conservazione e di studio della biodiversità zootecnica gestita a
             allevate in Italia” (CNR, 1997). Per ogni popolazione animale erano riportati dati sulla      livello istituzionale da Stato, Regioni, Enti locali e Università, in Italia è stata fondata
             consistenza, sulla zona di allevamento, sulle principali caratteristiche morfologiche,        nel 2002 l’Associazione Razze Autoctone a Rischio di Estinzione (RARE), con lo scopo
             sull’impiego produttivo. Complessivamente furono raccolte in questi tre volumi le             di coordinare e promuovere iniziative di conservazione delle razze autoctone italiane,
             schede descrittive di 123 diverse razze: 28 bovine, 51 ovine, 22 caprine, 17 equine e         basate sulla valorizzazione del loro ruolo scientifico, culturale, sociale ed ambientale.
             5 asinine. I risultati di tali ricerche mostravano in modo chiaro come la maggior parte       Tale Associazione ha dato vita a diverse iniziative di tutela e valorizzazione di razze
             delle popolazioni animali autoctone italiane fosse a rischio di estinzione.                   autoctone in Italia, raccogliendo il sostegno di allevatori, docenti universitari, esperti
             In base al programma FAO per la gestione delle risorse genetiche animali (Global              di zootecnia. Inoltre, RARE aderisce a livello europeo all’associazione SAVE.
             Strategy for the Management of Farm Animal Genetic Resources), adottato nel
             1992, anche in Italia fu costituito un Centro di riferimento nazionale con il compito         COME UTILIZZARE QUESTO LIBRO
             di coordinare le attività di conservazione, avvalendosi di tutte le organizzazioni,           La suddivisione del testo in schede consente di accedere in modo semplice e agile
             governative e non governative, presenti sul territorio. Nel 1994 il Governo italiano          alle informazioni. Le schede delle razze, inserite in ordine alfabetico, sono raggrup-
             accreditò il ConSDABI, presso la FAO, come National Focal Point (NFP) italiano.               pate per specie. Sono trattate tutte le razze autoctone, bovine, equine, asinine, ovine,
             In Italia ed in altri Paesi della Comunità Europea furono successivamente avviati             caprine e suine allevate in Italia. Oltre alle razze autoctone sono state inserite anche
             programmi di conservazione, in larga misura attuati tramite l’applicazione del                poche razze a diffusione internazionale; alcune hanno un’importanza particolare per-
             Regolamento dell’Unione Europea 2078/92/CEE. Erano previsti incentivi per gli alle-           ché utilizzate per il miglioramento genetico delle razze autoctone (è il caso degli
             vatori che si impegnavano ad allevare in purezza e per cinque anni, soggetti di razze         equini), altre, per la loro grande diffusione nel nostro Paese, hanno determinato la
             autoctone considerate in pericolo. Nel corso del quinquennio di attuazione di tale            parziale o totale sostituzione di molte razze autoctone e sono state anche utilizzate
             Regolamento, poche Regioni attivarono tale misura: il Piemonte, la Lombardia, la              in passato per la produzione di meticci che hanno assunto una certa importanza nel
             Toscana, l’Emilia-Romagna, il Veneto e il Trentino Alto-Adige. Nei successivi Piani di        panorama zootecnico nazionale (ciò riguarda prevalentemente le specie bovina e
             sviluppo rurale regionali (PSR), relativi al periodo 2000-2006, che recepivano il             suina).
             Regolamento Europeo n.1257/99, vennero riprese le misure agro-ambientali, com-                In ogni scheda si trovano notizie sull’origine della razza e sulla sua diffusione e con-
             presa quella relativa all’allevamento di razze autoctone a rischio. Le Regioni, che           sistenza. Sono poi descritte le caratteristiche morfologiche, produttive e riprodutti-
             avevano già in precedenza attivato gli aiuti per l’allevamento delle razze a rischio,         ve. Vengono date anche informazioni sul sistema di allevamento utilizzato, e per
             confermarono la misura estendendola anche ad altre razze autoctone. Inoltre, nuove            ogni razza è riportato un giudizio sulle sue prospettive future. In ogni scheda è inse-
             amministrazioni regionali avviarono la misura in modo tale che le Regioni interes-            rita una cartina geografica che indica la zona di attuale diffusione della razza.
             sate passarono da 6 a 12 e le razze proposte per il finanziamento passarono da 38             Fondamentale per un’opera di questo tipo è la parte fotografica e ogni scheda è cor-
             a 85. I PSR relativi al periodo 2007-2013, che in base al Regolamento Comunitario             redata di una o più foto che consentono di interpretare meglio quanto riportato nella
             n. 1698/2005 avevano recepito ed attivato la misura per la tutela della biodiversità,         descrizione morfologica. Non mancano appositi box con indicazioni sulle produzio-
             riguardavano quasi tutte le Regioni italiane (Errante, 2007), e tale coinvolgimento è         ni tipiche legate alle diverse razze. Anche se a tale riguardo esistono numerosissi-
             proseguito nei PSR attualmente in vigore (2014-2020), testimoniando l’accresciuta             me pubblicazioni, questo aspetto è stato inserito perché è parte integrante di un
             sensibilità in Italia per la tutela e la valorizzazione della biodiversità zootecnica. Tale   importante (ma spesso dimenticato) trinomio che comprende “area di allevamento,
             sensibilità è testimoniata anche dalla recente pubblicazione, nel 2013, delle “Linee          razza autoctona e produzione locale” e che, almeno in Italia, costituisce un vero e
             guida per la conservazione e la caratterizzazione della biodiversità vegetale, anima-         proprio sistema culturale da difendere con tenacia. Infine, per ogni razza è stato
             le e microbica di interesse per l’agricoltura”, a cura del Ministero delle Politiche          inserito un box che riporta gli indirizzi e i numeri di telefono di associazioni, orga-
             Agricole Alimentari e Forestali. In particolare, la parte che si occupa della biodiver-       nizzazioni o singole persone che si occupano della razza e possono fungere da refe-
             sità zootecnica, cerca di fare chiarezza riguardo alle migliori strategie di conserva-        renti per chi volesse ottenere maggiori informazioni.
             zione e alla loro applicazione.                                                                                                                         Daniele Bigi e Alessio Zanon

                INTRODUZIONE GENERALE – BIBLIOGRAFIA
                BORGIOLI ELVIO, Genetica e miglioramento degli animali domestici, Edagricole, 1985.
                CNR, Atlante etnografico delle popolazioni Bovine allevate in Italia, 1983a.
                CNR, Atlante etnografico delle popolazioni ovine e caprine allevate in Italia, 1983b.
                CNR, Atlante etnografico delle popolazioni equine e asinine italiane, a cura di Gustavo Gandini e Giuseppe Rognoni, Città Studi Edizioni, 1997.
                ERRANTE JOSEPHINE, “Ecco i Programmi di sviluppo rurale 2007-2013 per le razze animali a rischio”, Vita in Campagna, pp. 49-52, 2, 2008.
                FAO, The global strategy for the management of farm animal genetic resources, Executive Brief. 1999.
                FAO/UNEP, World watch list for domestic animal diversity, B.D. Scherf (Ed.) 3a ed., 2000.
                FAO, The state of the world’s animal genetic resources for food and agriculture, 2007a.
                FAO, Global plan of action for animal genetic resources and the Interlaken declaration, 2007b.
                FORTINA RICCARDO, “Alla riconquista delle razze perdute. “L’Arca”, National Geographic, 3, 2, 1999.
                HARTL DANIEL E CLARK ANDREW G., Principles of population genetics (second edition). Sinauer Associated Inc., 1989
                LAUVERGNE, J.J., Consultation PNUE and FAO, “Conservation of Animal Genetic Resources”, Pilot Study 1975, Project No. 0604-73/002, 1975.
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                TORO MIGUEL E MAKI TANILA ASKO, “Genomic reveals domestication history and facilitates breed development”, in Utilization and conservation of farm animal genetic
                resources, Wageningen Academic Publishers, 2007.

             VIII
Atlante delle razze autoctone - Bovini, Equini, Ovicaprini, Suini allevati in Italia - Edagricole
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                  L'estratto contiene pagine non in sequenza

             Indice

             Presentazione                                                         III   Valdostana Pezzata Nera                                     90
             Introduzione                                                           V    Valdostana Pezzata Rossa                                    92

                                                                                         Bovini Bufalini (a cura di Alessio Zanon)
             BOVINI                                                                      Introduzione                                                94
                                                                                         Bufala mediterranea italiana                                96
             Bovini (a cura di Alessio Zanon)
             Introduzione                                                           2
             Agerolese                                                              6    EQUINI
             Bruna                                                                  9
             Bruna Alpina Originale (Original Braunvieh)                           12    Cavalli (a cura di Daniele Bigi)
             Burlina (Binda, Boccarda, Pezzata degli altipiani)                    14    Introduzione                                                 98
             Cabannina                                                             16    Anglo-Arabo Sardo                                           100
             Calvana                                                               18    Bardigiano                                                  102
             Chianina                                                              20    Cavallino della Giara (Pony della Giara)                    104
             Cinisara                                                              23    Cavallino di Monterufoli
             Frisona Italiana                                                      26    (Pony di Monterufoli, Monterufolino)                        106
             Garfagnina (Nostrana, Modenese di monte, Montanara,                         Cavallo Agricolo Italiano da Tiro Pesante Rapido (T.P.R.)   108
             Grigia appenninica – Langhiranese grigia)                             28    Cavallo Appenninico                                         111
             Grigio Alpina                                                         31    Cavallo del Catria                                          113
             Marchigiana                                                           34    Cavallo del Delta                                           115
             Maremmana                                                             37    Cavallo del Ventasso                                        117
             Modenese (Bianca della Val Padana)                                    40    Cavallo Pentro                                              119
             Modicana (Olivastra Modicana)                                         43    Cavallo Romano della Maremma Laziale                        121
             Mucca pisana (Mucco nero Pisano)                                      45    Haflinger (Avelignese)                                      123
             Pasturina                                                             48    Lipizzano                                                   125
             Pezzata Rossa d’Oropa                                                 50    Maremmano                                                   127
             Pezzata Rossa Italiana                                                52    Murgese                                                     129
             Piemontese                                                            55    Napoletano                                                  131
             Pinzgau                                                               58    Norico (Pinzgauer)                                          133
             Podolica                                                              60    Persano                                                     135
             Pontremolese (Bettolese – Bardigiana – Valtarese)                     63    Pony di Esperia (Cavallino di Esperia)                      137
             Pustertaler (Barà)                                                    66    Purosangue Arabo                                            139
             Reggiana (Formentina, Fromentina)                                     68    Purosangue Inglese                                          141
             Rendena                                                               71    Purosangue Orientale                                        143
             Romagnola                                                             74    Salernitano                                                 145
             Sarda                                                                 77    Sanfratellano                                               147
             Sardo Bruna (Melina)                                                  79    Sarcidano                                                   149
             Sardo-Modicana                                                        81    Sella Italiano                                              151
             Siciliana (Rossa Siciliana, Mezzalina, Montanina, Montanara sicula)   83    Siciliano                                                   153
             Tortonese (Ottonese, Varzese)                                         85    Tolfetano                                                   155
             Valdostana Castana                                                    88    Trottatore Italiano                                         157

                                                                                                                                                      IX
Atlante delle razze autoctone - Bovini, Equini, Ovicaprini, Suini allevati in Italia - Edagricole
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                  L'estratto contiene pagine non in sequenza

             Asini (a cura di Daniele Bigi)                          Frabosana (Roaschina)                                     234
             Introduzione                                      160   Garessina                                                 236
             Amiata                                            162   Garfagnina Bianca                                         238
             Asinara                                           164   Gentile di Puglia                                         240
             Asino Calabrese                                   167   Istriana (Carsolina)                                      242
             Grigio Siciliano (Asino Ferrante)                 169   Juraschaf (Pecora del Giura)                              244
             Martina Franca                                    171   Lamon (Lamonese, Feltrina)                                246
             Asino dei Monti Lepini                            174   Laticauda                                                 248
             Pantesco (Asino di Pantelleria)                   176   Leccese (Moscia Leccese)                                  250
             Ragusano                                          178   Livo                                                      252
             Romagnolo                                         180   Marrana                                                   254
             Sardo                                             182   Massese                                                   256
             Asino Viterbese (Asino di Allumiere)              184   Matesina                                                  258
                                                                     Merinizzata Italiana                                      260
                                                                     Modenese                                                  262
             OVICAPRINI                                              Nostrana                                                  264
                                                                     Noticiana                                                 266
             Ovini (a cura di Daniele Bigi)                          Pagliarola                                                268
             Introduzione                                      186   Pecora Nera di Arbus                                      270
             Alpagota                                          189   Pinzirita                                                 272
             Altamurana                                        192   Plezzana                                                  274
             Amiata                                            194   Pomarancina                                               276
             Appenninica                                       196   Pusterese                                                 278
             Bagnolese                                         198   Quadricorna                                               280
             Barbaresca Siciliana                              200   Rosset                                                    282
             Bergamasca                                        202   Saltasassi                                                284
             Biellese                                          204   Sambucana (Demontina)                                     286
             Brentegana                                        206   Sarda                                                     288
             Brianzola                                         208   Savoiarda                                                 290
             Brigasca                                          210   Schnalserschaf (Ultnerschaf, Val Senales, Val d’Ultimo)   292
             Brogna                                            212   Schwarzbraunes Bergschaf (Pecora nero-bruna)              294
             Ciavenasca                                        214   Schwarznasenschaf                                         296
             Ciuta                                             216   Sciara (Moscia Calabrese)                                 298
             Comisana                                          218   Sopravvissana                                             300
             Cornella Bianca                                   220   Tacola                                                    302
             Cornigliese                                       222   Tiroler Bergschaf (Pecora Alpina Tirolese)                304
             Delle Langhe                                      224   Tiroler Steinschaf (Pecora della Roccia Tirolese)         306
             Di Benevento (Quadrella)                          226   Trimeticcia di Segezia                                    308
             Di Corteno                                        228   Turchessa (Turchesca)                                     310
             Fabrianese                                        230   Valle del Belice                                          312
             Finarda                                           232   Varesina                                                  314

             X
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                                                                                                                                                   INDICE
                  L'estratto contiene pagine non in sequenza

             Vicentina (Foza, Fodata)                                        316   Orobica (Valgerola)                                               399
             Villnösser Schaf (Fiemmese, Tingola)                            318   Passeirer Gebirgsziege (Capra Passiria)                           402
             Vissana                                                         320   Pedula                                                            404
             Zerasca                                                         322   Roccaverano                                                       406
             Zucca Modenese                                                  324   Rossa mediterranea (Derivata di Siria)                            408
                                                                                   Rustica di Calabria                                               410
             Caprini (a cura di Alessio Zanon)                                     Saanen (Gessenay)                                                 412
             Introduzione                                                    326   Sarda                                                             414
             Alpina Comune                                                   330   Sempione                                                          416
             Argentata dell’Etna                                             332   Toggenburg                                                        418
             Aspromonte                                                      334   Valdostana                                                        420
             Bionda dell’Adamello                                            337   Valfortorina (Bastarda di Benevento)                              422
             Bormina (Frisa rossa)                                           340   Vallesana (Vallese)                                               424
             Camosciata delle Alpi                                           342   Verzaschese (Nera di Verzasca)                                    426
             Capestrina                                                      344
             Capra bianca di Monte San Biagio (Monticellana, c. Aurunci)     346   Razze caprine minori
             Capra Grigia delle Valli di Lanzo o Fiurinà                     348   Capra delle Tremiti                                               430
             Capra de L’Aquila                                               350   Capra di Tavolara                                                 432
             Capra di Campobasso (Grigia molisana, di Montefalcone)          352   Foggiana                                                          434
             Capra di Livo (Lariana)                                         354   Pezzata Rossa                                                     436
             Capra di Montecristo                                            356   Pomellata                                                         438
             Capra di Potenza (Grigia lucana)                                358   Sarda Primitiva                                                   440
             Capra di Teramo                                                 360   Screziata                                                         442
             Capra pezzata Mòchena (Pletzet Goes Van Der Bernstol)           362
             Capra Valnerina (Rigatina, Facciuta Bianca, dalla Mascherina,
             Capra di Fematre, Capra del Monte Bove)                         364   SUINI
             Ciavenasca                                                      366
             Cilentana fulva                                                 368   Suini (a cura di Daniele Bigi)
             Cilentana grigia                                                370   Introduzione                                                      444
             Cilentana nera                                                  372   Apulo-Calabrese (Calabrese, Nero di Calabria, Nero Calabrese)     447
             Grigia Ciociara                                                 374   Casertana (Di Teano, Pelatella)                                   449
             Frisa valtellinese (Frontalasca)                                376   Cinta Senese                                                      452
             Fulva del Lazio (Rossa)                                         378   Duroc                                                             455
             Garfagnina (Controneria)                                        380   Landrace Italiana                                                 457
             Garganica                                                       382   Large White Italiana                                              459
             Girgentana (Nturcina)                                           384   Mora Romagnola                                                    461
             Istriana                                                        387   Nero di Parma                                                     463
             Jonica                                                          389   Nero Siciliano                                                    465
             Maltese (Malteza)                                               391   Sarda                                                             468
             Messinese                                                       393
             Napoletana                                                      395   BIBLIOGRAFIA                                                      471
             Nicastrese                                                      397   REFERENZE ICONOGRAFICHE                                           477

                                                                                                                                                       XI
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             Razze autoctone italiane
                  L'estratto contiene pagine non in sequenza

           B                  ovini                                                                      IDENTIFICAZIONE SISTEMATICA
                                                                                                         > DOMINIO: Eukaryota                       > SOTTOCLASSE: Theria
                                                                                                         > REGNO: Animalia                          > INFRACLASSE: Placentalia
                                                                                                         > SOTTOREGNO: Eumetazoa                    > SUPERORDINE: Cetartiodactyla
                                                                                                         > SUPERPHYLUM: Deuterostomia               > ORDINE: Artiodactyla
                                                                                                         > PHYLUM: Chordata                         > SOTTORDINE: Ruminantia
                                                                                                         > SUBPHYLUM: Vertebrata                    > FAMIGLIA: Bovidae
                                                                                                         > SUPERCLASSE: Tetrapoda                   > SOTTOFAMIGLIA: Bovinae
                                                                                                         > CLASSE: Mammalia                         > GENERE: Bos (Linneo)

             A CURA DI ALESSIO ZANON

                                                                                                      nelle palafitte e nelle torbiere dell’Europa centrale due forme ben distinte, l’una di
                                                                                                      piccola statura che denominò brachyceros, ed un’altra assai sviluppata che egli pure
                 Nella classificazione originaria di Linneo il genere era suddiviso in
                                                                                                      chiamò primigenius.
                 numerose specie: Gaur - Bos (Bibos) gaurus, Gayal - Bos (Bibos)                      Egli rinvenne resti del Bos primigenius (uro) durante la sua campagna di scavi sui
                 gaurus frontalis, Banteg - Bos (Bibos) javanicus, Kouprey - Bos                      resti palafitticoli svizzeri (1862) associati ad ossa diverse appartenenti ad un bovi-
                 (Novibos) sauveli, Yack Bos grunniens mutus, tuttora oggetto di                      no a corna brevi e con ossa esili, dalla lunga fronte, che egli chiamò Bos taurus bra-
                 revisioni sistematiche sostanziali.                                                  chyceros o Bos longifrons.
                 Oltre a queste specie tipiche dell’Asia se ne riconoscevano altre 3:                 Il Bos primigenius aveva statura di circa 2 metri, la fronte alquanto più lunga che
                 Bos taurus, Bos indicus e Bos primigenius. Gli zebù (Bos indicus)                    larga, generalmente piana, di rado leggermente incavata fra le basi delle corna, la
                 erano pertanto rappresentati come una specie indipendente rispet-                    superficie occipitale ad angolo retto colla fronte, l’orlo del sincipite posteriormente
                 to alla vacca “comune” o “europea”, così come l’estinto uro (Bos                     sorpassante alquanto l’impianto delle corna o nel mezzo un po’ incavato formando
                 primigenius). Attualmente, la posizione più condivisa tende invece                   una linea ondulata, le arcate orbitali poco sporgenti. Le cavicchie delle corna emer-
                                                                                                      gevano con larga base dalla fronte dirette all’esterno poi in avanti ed in alto con punta
                 a considerare le tre diverse specie come appartenenti ad una unica
                                                                                                      all’indietro, sezione delle corna rotondeggiante con 13-18 cm di circonferenza, e 25-
                 con l’uro quale progenitore selvatico, classificando le tre sottospe-
                                                                                                      30 cm circa di lunghezza. La faccia era piuttosto lunga e stretta, la dentatura forte.
                 cie in: Bos primigenius primigenius (uro), Bos primigenius taurus                    Il “Torfrind” (B. longifrons), così detto dal tipo di terreno in cui vennero rinvenuti i
                 (bovino domestico europeo) e Bos primigenius indicus (zebù). Una                     resti (torbiere), si dimostrò poi in seguito diffuso in tutta Europa grazie ad ulteriori
                 denominazione alternativa utilizza invece il nome Bos taurus come                    scavi.
                 nome principale della specie, e classifica l’uro come Bos taurus pri-                Tutto ciò fa pensare che l’Europa sia stata un centro di intensa attività per quanto
                 migenius e lo zebù come Bos taurus indicus.                                          riguarda la domesticazione degli animali. Non è da escludere però l’ipotesi che le
                                                                                                      mandrie domestiche abbiano seguito i popoli pastori del Neolitico nelle loro migra-
                                                                                                      zioni dall’Asia minore, e ancor più anticamente, dall’Asia centrale o dall’India verso
                                                                                                      l’Europa (Marcuzzi G., Vannozzi A., 1981).
                                                                                                      Rispetto a queste scoperte, nel Neolitico sembravano presenti in Europa due tipi di
                                                                                                      bovini nettamente differenziati tra di loro: uno di grande corporatura con corna a
             ORIGINE DEL BOVINO DOMESTICO                                                             lira, selvaggio ma addomesticabile e l’altro di taglia minore, con corna più piccole e
             Dopo il Paleolitico, in cui l’unico animale domestico pare fosse il cane, si osserva,    fronte più larga, con tutta probabilità già allo stato domestico (bovino delle torbiere
             con l’inizio del Neolitico in Europa, una primitiva forma di allevamento del bestiame.   o Bos longifrons).
             I bovini si dimostrano subito animali assai preziosi fornendo latte, lavoro, carne,      Tuttavia, nel 1963, Zeuner e, nel 1969, Caroline Gregson avanzarono decisi dubbi
             cuoio e fertilizzante sotto forma di letame.                                             rispetto a questa teoria sostenendo che la differenza di dimensioni tra il cranio
             Dove sia nata la più antica forma di allevamento del bovino è ancora un argomento        dell’Uro (Bos primigenius) e quello del Bos longifrons fosse da attribuire non ad un
             molto dibattuto. Alcuni studiosi sono propensi a considerare l’Asia occidentale, altri   dimorfismo tra specie diverse, come si era supposto fino ad allora, ma piuttosto al
             indicano come più probabile il bacino indiano, sostenendo che i bovini abbiano           dimorfismo sessuale spiccato fra animali della stessa specie.
             seguito le grandi migrazioni del Neolitico e dell’Età del Bronzo, estendendosi poi in    Nonostante questi dubbi la maggior parte degli autori tende ancora oggi ad accetta-
             Cina, nel Nord-Africa e infine in Europa.                                                re come esistenti due diverse forme primordiali di bovino. Ad ulteriore prova di ciò,
             Secondo Moret, il genere Bos propriamente detto, comparve per la prima volta in          in alcuni scavi archeologici (strati neolitici di Saint Aubon sul lago di Biel) sono state
             India nel Pliocene con una specie detta Bos planifrons. Nel Quaternario il genere si     infatti ritrovate solo ossa di Bos longifrons.
             diffuse quindi in Africa, in Asia ed in Europa come Bos primigenius.                     In altri centri, come a Seematte-Gilfingen sul lago di Zurigo, sono stati ritrovati addi-
             Difficile dire come fosse la primitiva forma bovina. Il Bojanus nel 1827 lo chiamò       rittura reperti di tre tipi distinti di bovino: primigenius, longifrons ed un tipo inter-
             Bos primigenius od Uro e di esso si occupò anche il classificatore Cuvier.               medio che rappresenterebbe secondo gli studiosi un incrocio fra le due forme pri-
             Il Rutimeyer, in base a lunghi studi sui bovini domestici antichi, ebbe a riscontrare    mitive.

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                  L'estratto contiene pagine non in sequenza

             Altri tipi quali il Bos trochoceros classificato da Bojanus, il planifrons e l’acutifrons    in Germania, ne sopravvivevano ancora dei capi almeno fino all’epoca di Carlo
             di Lydekker trovati nell’Himalaia, il nomadicus (riconosciuto come progenitore delle         Magno.
             razze zebuine, Bos indicus) di Falconer e Cantley scoperto nell’India orientale, il          L’uro cominciò a scomparire molto rapidamente dal tardo Medio Evo. A parte la cac-
             mauritanicus di Thomas, l’opisthonomus di Pomel rinvenuto in Algeria, ecc., non              cia spietata riservatagli, una delle cause preponderanti fu la distruzione del suo habi-
             sarebbero che varietà successive del primigenius.                                            tat dovuta all’eccessivo disboscamento operato nel tredicesimo secolo. Man mano
             Il tipo frontosus, sollevò per anni numerose perplessità. Riscontrato inizialmente in        che nell’Europa centrale aumentava la presenza umana e si allargavano le coltivazio-
             Scandinavia, era più piccolo del primigenius ma maggiore del brachyceros, con                ni, l’uro si ritirava nelle ultime grandi foreste. A quell’epoca il B. primigenius era sicu-
             fronte convessa, sincipite robusto, sopraelevato ed arcuato, corna dirette verso             ramente ancora presente in Francia, Germania, Svezia, Polonia e Russia. La concen-
             l’esterno ed in basso a sezione ovale, orbite grosse, faccia larga. Il frontosus migrò       trazione più elevata si ritrovava in Europa Orientale, in Polonia e in Prussia Orientale.
             dalla Scandinavia in Inghilterra e poi in Svizzera, secondo taluni nell’epoca del ferro,     In Polonia, la caccia all’uro era tradizionalmente riservata a monarchi e imperatori,
             secondo altri coi Burgundi nel IV secolo d. C. (oggi è universalmente accettato che          poi fu proibita e ne venne comandata la protezione (Principe Boleslao di Moscovia,
             il frontosus sia di derivazione primigenius ).                                               1298, Principe Ziemovit di Masovia, 1359, ed altri). Nel 1400 l’uro è ancora presen-
             Ultima forma rilevata è il Bos acheratos, così detto da Arenander, privo di corna ma         te in Prussia orientale. Il barone Herberstein nel XV secolo scrive: «Gli Uri vivono in
             con rilevato cercine frontale. La fronte in questi bovini era lunga e larga con orbite       Masovia dove vengono chiamati Thur, e dai Tedeschi Urox. Sono selvaggi simili in
             assai sporgenti, la statura era piccola. In Svizzera, tra i resti fossili dell’inizio del-   tutto ai buoi domestici, ma diversi da questi nel colore del mantello che è nero con
             l’epoca dei metalli si rinvengono crani di bovini acorni ed Erodoto, in tempi più vici-      una striscia bianca lungo la schiena».
             ni a noi, ricorda che bovini acorni erano ancora presenti in Scizia ed in Egitto.            Nel 1501 Massimiliano I trova cinque uri vivi a Norimberga. Nel 1549 in Lituania vive
             Da raffigurazioni e testi antichi si può riscontrare la presenza dell’uro (Bos primige-      ancora l’uro assieme a bisonti e cavalli selvatici.
             nius) nell’antica Assiria, in Libano e forse in Palestina, dove esisteva un bovino sel-      Nel XVI secolo il B. primigenius resisteva solo nella foresta di Jaktorov presso
             vatico chiamato reem (Deut., 33, 17; Salmi, 22, 22) che poteva essere l’uro oppure           Varsavia, dove, sotto protezione ufficiale, era sorvegliato dagli abitanti dei paesi cir-
             il bisonte. In Mesopotamia l’uro sopravvisse fino al 500 a. C.                               costanti. Rapporti sulla consistenza dell’uro nella foresta di Jaktorov, stesi da uffi-
             Avvicinandosi ad epoche di testimonianze storiche scritte, si iniziano ad avere              ciali del re tra il 1510 ed il 1630 e pubblicati dal Prof. Lukaszewicz (1952), offrono
             descrizioni dell’aspetto dell’uro. Aristotele ne cita la notevole altezza e le corna molto   dati interessanti, non solo in riferimento all’estinzione finale, ma anche alla biologia
             lunghe e ricurve in avanti, tanto lunghe che descrivendole, dice che i bovini sono           ed alle condizioni ecologiche in cui questo animale è venuto via via a trovarsi.
             costretti a pascolare andando all’indietro per non conficcarle nel terreno, particola-       Nel 1557 erano rimasti cinquanta capi, nel 1562 trentotto, undici dei quali tori. In
             re confermato anche da Erodoto (Marcuzzi G., Vannozzi A., 1981).                             tutto questo lasso di tempo la caccia era vietata, ma senza dubbio il continuo disbo-
             Così riferisce Erodoto «E a distanza di altri dieci giorni di marcia da Augila c’è un’al-    scamento ed il pascolo del bestiame domestico nella foresta fu disastroso per la
             tra collina di sale, e acqua, e, come sulle altre, molte palme fruttifere. Vi abita intor-   popolazione dei B. primigenius. Nel 1559 numerosi decreti comandavano la sua
             no un popolo che porta il nome di Garamanti, gente robustissima. Stendono uno                protezione, ma ormai erano rimasti in Jaktorov solamente ventiquattro capi. Nel
             strato di terra sul sale e vi seminano. E da qui la via più breve per il paese dei           1602 una epidemia li uccise tutti, tranne quattro, di cui una sola femmina. Nel 1630
             Lotofagi, dal quale ci sono trenta giorni di marcia per arrivare a questo popolo, ove        gli ufficiali del re dichiarano non esistere più primigenius in Jaktorov, ma è noto che
             si trovano i buoi che pascolano arretrando. Hanno le corna ricurve in avanti sicché          l’ultimo animale (una femmina) morì nel 1627.
             pascolano camminando all’indietro; né potrebbero farlo avanzando, perché le corna            L’aspetto più moderno dell’uro ci viene solo da un quadro antico (1500) denomina-
             urterebbero col suolo. E solo per questo, oltre che per lo spessore e la morbidezza          to “Augsburger Urbild” ritrovato dallo zoologo inglese M. Smith presso un antiqua-
             della pelle, differiscono dagli altri buoi».                                                 rio di Augsburg, poi scomparso dopo che ne fu pubblicata una copia nel 1827. Il
             In questo contesto, si cita anche la razza chiamata “molosso” dalle enormi corna,            dipinto portava in un angolo la parola “Thur”, nome polacco dell’uro (Marcuzzi G.,
             presente in Macedonia lungo il fiume Vardar all’epoca di Erodoto, che secondo                Vannozzi A., 1981).
             Keller era probabilmente un uro migliorato con l’allevamento.
             L’uro era assai diffuso in tutta l’Europa nei tempi antichi: il B. primigenius fu forse      Il tentativo di ricostruzione
             la più importante preda dell’uomo del Paleolitico.                                           Come si è fatto in Polonia per ricostruire il bisonte europeo, si tentò di ricostruire
             In Italia, se ne trovano tracce nell’interglaciale riss-wurm di Romagnano; nel wur-          l’uro tramite l’incrocio di soggetti che presentavano caratteri recessivi. Due zoologi
             miano della Grotta Maggiore di S. Bernardino sui Berici, dove si ha il Bos primige-          tedeschi, Lutz ed Heinz Heck nel 1921, indipendentemente l’uno dall’altro, partirono
             nius accanto al Bison priscus (bisonte europeo primitivo), entrambi però mal deter-          dal presupposto che alcune razze portassero caratteri recessivi dovuti ad una non
             minabili; nel Gravettiano di Levanzo (Egadi: Bos sp.) e nell’Epigravettiano della            compiuta selezione e tentarono quindi degli incroci allo scopo di metterli in eviden-
             Grotta delle Mura presso Monopoli (Bari) (fase finale del Wurm). L’uro era certa-            za per poterli poi ricombinare.
             mente assente in Sardegna, dove sembra sia stato introdotto nel Neolitico, assieme           Heinz Heck dirigeva lo Zoo di Monaco. Partendo da esemplari di razza Highland
             alla capra e al maiale (Marcuzzi G., Vannozzi A., 1981).                                     scozzese, di Frisona, Bruna Alpina e di razza Corsa, ottenne alla fine due animali,
             Al tempo dei Romani, la sua presenza era ormai ben più rara a causa della caccia             maschio e femmina, simili esteriormente a quelli delle grotte di Lascaux.
             spietata che gli veniva riservata.                                                           Riprodottisi tra di loro, nel 1951 si contavano circa quaranta “uro ricostruiti”.
             Giulio Cesare così lo descrive: «Gli Uri sono grandi poco meno degli elefanti, simili        Lutz Heck, direttore dello Zoo di Berlino, usò invece esemplari di razza Camargue e
             al toro per forme e colore, molto robusti e veloci, aggressivi verso l’uomo e le fiere       spagnola da corrida e di razze primitive inglesi. A quanto si dice (dato che la mag-
             che scorgono. Sono uccisi facendoli cadere in apposite buche. Non si addomestica-            gior parte degli animali è rimasta uccisa nei bombardamenti di Berlino) i risultati
             no e non si abituano a vivere cogli uomini neppure presi da piccoli. La grandezza            furono molto buoni e gli ultimi sopravvissuti vivrebbero, secondo lo Zeuner, nella
             della figura e la bellezza delle corna differisce molto da quella dei nostri buoi, que-      foresta di Bialowiecza in Polonia (attualmente numerosi uro ricostituiti sono accolti
             ste sono assai ricercate e, ornate d’argento, sono usate come tazze nei banchetti            presso numerosi giardini zoologici e fanno capo ad un proprio registro anagrafico)
             importanti».                                                                                 insieme agli ultimi bisonti europei.
             L’uro resisterà nella pianura padana fino all’inizio del I secolo d.C. (Virgilio) mentre     Questi esperimenti, secondo alcuni studiosi, sono prove a favore dell’uro come

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