Anatomia botanica - Musei Civici Reggio Emilia
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anatomia botanica
BOtanica direzione Elisabetta Farioli testi Silvia Chicchi progetto grafico Studio Camuffo - Venezia impaginazione Andrea Viani, Chiara Ferretti coordinamento redazionale Georgia Cantoni
sala re La Sala Re ospita le principali raccolte botaniche conservate nei Musei Civici di Reggio Emilia. Sono presenti erbari risalenti alla seconda metà del XVII secolo come l’“Erborario Naturale del Santo Spirito di Reggio”, ricco di annotazioni sul- le proprietà terapeutiche delle essenze, e l’erba- rio attribuito al botanico Giacomo Zanoni (1615- 1682), nativo di Montecchio”. Alla fine del ‘700 e i primi anni dell’800 risalgo- no l’erbario di Filippo Re e l’erbario di Giovanni Fabriani, suo collaboratore, mentre più recen- ti sono l’erbario Bertolini, realizzato tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento, l’erbario di Antonio Cremona Casoli (1870-1949), ricco di annotazioni sulle stazioni di raccolta e sui nomi dialettali delle specie, e l’erbario del botanico Carlo Casali(ca. 1870-1930). Di recente acquisizione l’erbario di flora reggiana di Giuseppe Branchetti (2005), la raccolta di fun- ghi ipogei di Amer Montecchi (2006) e quella di funghi epigei di Mauro Comuzzi (2015-2018). Di grande valenza didattica ed espositiva sono i pregevoli modelli ottocenteschi di funghi, in ges- so e cera, e di fiori, frutti e semi delle principali famiglie di Angiosperme.
l’ERBORARIO NATURALE DEL SANTO SPIRITO DI REGGIO La più antica raccolta botanica conservata nei Pagina dall’Erborario Musei Civici di Reggio Emilia è un volume rilega- Naturale del Santo Spirito to che porta l’iscrizione “Erborario Naturale del di Reggio con esemplari di Assenzio (Absintio ortense, Santo Spirito di Reggio”, che si può far risalire Absintio Marino) e residui alla metà del XVII secolo. di Abrotano (Artemisia Malgrado il precario stato di conservazione delle abrotanum) essenze, l’erbario, costituito da un volume unico rilegato, dimostra un’accurata preparazione, con le erbe fissate ai fogli per mezzo di sottili strisce di tessuto colorato, i nomi vergati con elaborata grafia, i bordi delle pagine colorati. Accanto ad alcune essenze sono indicate le proprietà tera- peutiche, in accordo con lo scopo principalmente officinale sostenuto dalle raccolte erbariologiche dell’epoca.
i complementi poetici dell’ERBORARIO NATURALE DEL SANTO SPIRITO DI REGGIO Nelle ultime pagine del volume, forse aggiunta Pagina dall’Erborario in un secondo momento all’erbario, è presente Naturale del Santo Spirito di Reggio con l’intestazione una interessante silloge di poesie di diversi au- della silloge di poesie sulla tori sopra il fiore della granadiglia, ovvero della passiflora. Passione del Nostro Signore Gesù Christo (cioè la passiflora). Poesie di diversi Autori sopra il Fiore della Granadiglia Ovvero della Passione del Signor Giesù Christo Spiegato e Lodato dal Signor Simone Parlasca. Et hora datte in luce da Domenico Lazarini Padoano. Cirurgo Occulista Professore de Semplici & c. Dell’Eccellentissimo Signor Dottore Claudio Achilino Fassi colà ne gl’Indiani Regni, Mercé d’un fiore, religioso Aprile Mira, che spiega su’la foglia umile De i tormenti di Dio scolpiti i segni; Bel Libro di natura a i sacri ingegni, De Sacri Libri emulator gentile; Tu ne’ tuoi fogli in odorato stile Le pene altrui, la mia salute insegni. Se sia giamai, che de gli odor su l’ali, Da’ tuoi sanguigni, e tormentosi innesti Dolor mi giunga de’ passati mali. O me felice à l’hor, che da funesti Caratteri trarrò sensi vitali, E da terreno fior frutti celesti.
Del Sig. Conte Ridolfo Campeggi Dell’ Invescato Selvaggio In questo vago Fiore Alma smarrita Quel dì, che su’ l Calvario il Redentore Deh vedi pur con disusati modi Per dar salute à noi morte sofferse La Colonna, le Spine, il Sangue, i Chiodi, Dal vivo sangue, ond’ei la terra asperse Onde con l’altrui morte hai tu la vita. Nacque (pens’io) questo mirabil Fiore Colle Gemme lucenti ci par t’addita, O’ come suo talhor fervido umore Dele piaghe che in Dio contempli e godi; Prodar frà dure selci erbe diverse E che al malvagio Rè de l’empie frodi Dal sepolcro ond’ uscì, poiché s’aperse Giù nel fuoco tuonar la destra ardita. Spuntò (cred’io) dal suo mortal sudore Misera te, poi che’l mondan veneno O’ da piante del Ciel, da gli Orti suoi Stolta prendesti e per follia maggiore Cadde il seme divino, ò Christo istesso Hor giochi, e ridi, ed hai la Morte in seno. Quando apparve Ortolan piantollo à noi E quel che non cercarti haver nel core E qual si mira di sue pene impresso, Per memoria devota (ah piangi almeno) Tal da sé lo ritrasse, à fin che poi Con grave scorno tuo dispiega un Fiore. La sua pietà si rimirasse in esso. Del Sig. Dottor Giacomo Filippo Calvi, il flebile Del Signor Paolo Emilio Balzani Academico Selvaggio Da questo Fior, che la spinosa fronte Se da la man, che da l’eterno giro Erge lucente in si pomposa guisa, Regge il sonoro fren del mondo errante Et hà nel sen la vital morte invisa, Nel suo primiero volontario istante E le piaghe di Christo altere e conte. Fatto non fosse, ciò che scopro, e miro; Da questo, l’alma mia, le voglie pronte Stupirei ch’in sé un Fior del gran martiro Devrebbe haver’ in sua ragione assisa, De l’alto Figlio avesse specie tante. E restando da un Fior vinta, e conguisa Tolto là dove, al Sole ancor lattante. Pianger l’error’, e dar’ un bacio à l’onte. Non scopre il Cielo il mattutin Zaffiro. Dunque rifaccio la fiorita stella Ma s’ella il tutto può non è stupore; Aperta a l’Indo, e ch’ m’infiora il core S’anco a quel, che capir non potea il tutto Di sempre haver impression sì bella. Die’ picciol ventre il natural vigore: E godo l’aura di facondo Fiore, Ben deve il core in se stretto, e ridutto Che parla in odorifera favella, Fatto emulo pietoso à si bel Fiore, Quasi lingua di Dio, lingua d’Amore. S’ei serba i segni in sen, darn’egli il frutto.
l’ERBARIO di giacomo zanoni A Giacomo Zanoni (1615-1682), originario di Mon- Pagina dall’erbario di tecchio (RE), direttore per quarant’anni dell’Orto Giacomo Zanoni con esemplare di Calendula Botanico di Bologna e autore di una importante “Istoria Botanica”, sono attribuite due raccolte diverse, entrambe provenienti dalla farmacia di Montecchio un tempo appartenuta agli Zanoni. La prima è una raccolta in dodici fascicoli, due dei quali contrassegnati dalla dicitura “Herborarium Zanonium (anno I, 1673 e anno II, 1674)”. È un er- bario ‘povero’, forse uno strumento di lavoro, più che una raccolta strutturata; in essi le erbe, libe- re o fissate ai fogli da fascette di carta apposte in un successivo momento, sono in cattivo stato di conservazione. Ad un primo esame appare che solo alcuni di questi fascicoli sono stati compi- lati direttamente dallo Zanoni, gli altri recano un etichettatura eseguita da mani diverse in tempi successivi, come dimostra la citazione di autori posteriori allo Zanoni. La seconda raccolta di fogli attribuita a Zanoni è molto diversa. Si presenta in ottimo stato di con- servazione, e realizzata con tecnica differente: le piante, pregevolmente disposte, sono diretta- mente incollate al supporto cartaceo ed accom- pagnate da una elegante etichettatura, in cui compare il solo nome volgare delle essenze. In nessuna delle due raccolte può in ogni caso essere identificato l’erbario principale dello Za- noni. Infatti nel 1684, due anni dopo la sua mor- te, il botanico palermitano Boccone scriveva che, oltre all’orto pubblico, Zanoni si occupava di un proprio giardino e di un proprio museo di Storia Naturale, di cui faceva parte un erbario costituito “d’innumerabili piante, da lui con certo suo glu- tine gentilmente incollate sopra finissima carta, miniato de’ colori lor propri, e vieppiù vistose ren- dute con ornamenti dorati” (Boccone Oss. Nat. 1684).
L’ERBARIO DI FILIPPO RE Vetrine 1-4 Nato a Reggio Emilia nel 1763, Filippo Re si ap- Pagina dall’erbario di plica allo studio della fisiologia vegetale, con- Filippo Re con esemplare di Ambretta (Scabiosa ducendo esperienze sulla alimentazione delle arvensis) piante e contribuendo con i suoi studi alla rina- scita e riforma dell’agricoltura reggiana. Insegna botanica e agronomia al Liceo di Reggio Emilia, poi, per volere di Napoleone Bonaparte, diviene professore di Agraria all’Università di Bologna, della quale è anche Rettore negli anni 1805 e 1806. Accetta in seguito la cattedra di Botanica e Agraria presso l’Università di Modena. E’ Diret- tore dell’Orto Botanico di Modena, a cui dà nuovo impulso, dal 1814 al 1817. Muore a Reggio Emilia nel 1817, nel corso di una epidemia di tifo. La sua raccolta erbariologica, disposta in 158 te- che, consta di circa 7214 fogli, in rappresentanza di circa 5200 specie. Esse sono ordinate, secon- do lo schema linneano, in Classi (contraddistinte dalla morfologia degli organi sessuali maschili) e in Ordini (secondo le particolarità di quelli fem- minili). Alcuni fogli recano ancora la più arcaica denominazione polinominale. Vi sono rappresen- tate sia specie rinvenibili nel territorio reggiano che specie esotiche di varia provenienza. Solo raramente risultano indicate le località di prove- nienza e le date di raccolta dei reperti. Lo stato di conservazione è buono per la maggior parte degli esemplari.
l’ERBARIO di giovanni fabriani Giovanni Fabriani (morto nel 1843) fu collabora- Pagina dall’erbario di Giovanni Fabriani tore di Filippo Re nella realizzazione della sua po- derosa raccolta erbariologica, ma oltre all’opera prestata all’illustre maestro, il botanico allestì una propria collezione di minore consistenza. Le notizie sulla sua attività scientifica sono piutto- sto scarse, egli ricoprì la carica di professore di botanica nel Regio Liceo e per qualche tempo fu Prefetto all’Orto Botanico di Modena, anterior- mente al 1808. Carlo Casali, estensore del ca- talogo dell’erbario di Filippo Re (1928), pubblicò anche quello dell’erbario di Fabriani, annotando- vi tuttavia solo una piccola parte delle specie pre- senti in questa seconda raccolta, in particolare quelle che non erano state comprese nell’elen- co dell’erbario di Filippo Re. Paragonando le due collezioni, il lavoro di Fabriani risulta meno accu- rato e, poiché i campioni vegetali non sono quasi mai fissati alle cartelle appaiono nettamente più deteriorati.
l’ERBARIO di ingenuo bertolini Ingenuo Bertolini (1841–1917), farmacista capo Pagina dall’erbario di dell’Ospedale di Reggio Emilia e botanico, che Ingenuo Bertolini con esemplare di Clematide visse tra Reggio Emilia e S. Polo (RE), realizzò un (Clematis Grandiflora) interessante erbario comprendente oltre 500 fo- gli, sui quali sono fissate una o più piante, classi- ficate con il nome volgare e il termine scientifico corrispondente, spesso accompagnate dall’indi- cazione della località e della data di raccolta. E’ il primo erbario in cui sono localizzate precisa- mente le specie tipiche della Val d’Enza, trascu- rate dalle precedenti flore regionali.
l’ERBARIO di antonio cremona casoli Antonio Cremona Casoli (1870-1949), discen- Pagina dall’erbario di dente della famiglia Re, fu allievo del Delpino e Antonio Cremona Casoli con esemplari di Fanciullaccia collaboratore del botanico reggiano Carlo Casali (Nigella damascena) e di per la redazione dei suoi contributi relativi alla Elleboro verde (Helleborus Flora nel Reggiano. Pubblicò numerosi saggi, in viridis) particolare a carattere divulgativo, ad esempio sulle denominazioni reggiane delle piante. La sua raccolta erbariologica contiene circa 500 campioni, corredati di informazioni interessanti per l’analisi floristica, come le date e le stazioni di raccolta. Nel catalogo, redatto da lui stesso, utilizza la ripartizione in Famiglie secondo il me- todo di De Candolle. I fogli di erbario sono corredati dalle numerose informazioni che il conte Cremona Casoli era so- lito annotare a lato degli esemplari.
l’ERBARIO di giuseppe branchetti L’erbario di Giuseppe Branchetti è stato donato Pagina dall’erbario di dall’autore ai Musei di Reggio Emilia nel maggio Giuseppe Branchetti con esemplare di Vilucchio 2005. bianco (Calystegia sepium) Giuseppe Branchetti descrive così la raccolta: “Il catalogo della presente comprende l’elenco di piante vascolari raccolte nel territorio della pro- vincia di Reggio Emilia nel periodo 1980-2004. Tale elenco consta di 1149 cartelle d’erbario, che corrispondono ad altrettanti taxa, quasi tutti di rango specifico. Non sono comprese le specie protette dalla Legge regionale n. 2/77 (...). Le piante utilizzate sono autoctone o spontaneiz- zate, tranne poche essenze arboree utilizzate in rimboschimenti. Luoghi e data sono indicati con cura. L’erbario in oggetto è formato di esemplari raccolti e preparati dallo scrivente. L’ambizioso scopo è stato quello di catalogare e documentare con exicata la più alta percentuale possibile del patrimonio di piante vascolari della nostra pro- vincia. Sarà sempre un’opera incompleta. Ma ol- tre 20 anni di questa esperienza e i risultati con- seguiti mi lasciano convinto della scelta fatta”. L’erbario rappresenta così circa l’80% delle spe- cie attualmente riscontrate in provincia di Reggio Emilia, escludendo le specie protette.
l’ERBARIO DI FUNGHI IPOGEI DI AMER MONTECCHi l’ERBARIO DI FUNGHI epiGEI DEL TERRITORIO REGGIANO Il 13 Maggio 2006 un erbario di funghi ipogei é stato donato ai Musei Civici da Amer Montecchi. Nel 2015, in occasione dei 40 anni della propria Sotto la definizione di “funghi ipogei” sono raccol- attività, il Gruppo Micologico e Naturalistico ti quei funghi con carpofori formati sottoterra o “Renzo Franchi” di Reggio Emilia (Associazione semiaffioranti, i più noti rappresentanti dei quali Micologica Bresadola), ha deciso di donare ai sono indubbiamente i tartufi. L’erbario di questi Musei Civici un erbario di essiccata dei funghi esemplari, analogamente a quanto avviene per epigei della provincia di Reggio. All’iniziale nu- i funghi epigei, viene realizzato conservando, es- cleo di 100 campioni si sono aggiunti negli anni siccati in bustine, campioni delle diverse specie. successivi altri contributi. Il numero complessivo Essi risultano particolarmente utili agli studiosi è attualmente (2018) di 350 esemplari, in rap- del settore perchè attraverso l’esame al micro- presentanza di altrettante specie del territorio scopio delle spore è possibile operare confronti provinciale. Ogni campione è corredato da una ed effettuare determinazioni. scheda digitalizzata, comprendente la fotografia Amer Montecchi, scandianese, attivo Socio del carpoforo e delle spore e la descrizione del- dell’Associazione Micologica Bresadola, ha ap- le caratteristiche diagnostiche utili alla deter- profondito nel corso di anni di studio e ricerca minazione. Le schede sono consultabili sul sito la conoscenza dei funghi ipogei, tanto da esse- dei Musei. Sia la preparazione dell’erbario che le re conosciuto e considerato, non solo in campo schede sono stati curati, per il Gruppo Micologi- nazionale, come uno fra i più esperti e preparati co, da Mauro Comuzzi. micologi del settore. Le sue raccolte e i contat- ti con colleghi italiani e stranieri gli hanno con- sentito di realizzare una ricca raccolta di specie, vero punto di riferimento per gli specialisti. Tra le ben 179 specie descritte nel volume compare anche il Tuber regianum, specie così denomina- ta dallo stesso Montecchi, in collaborazione con Giacomo Lazzari, in onore della provincia di Reg- gio Emilia in cui per la prima volta è stata da loro identificata.
ANATOMIA
sala assalini La sala di anatomia e teratologia dei Musei, nata come Gabinetto di anatomia di supporto allo stu- dio delle scienze naturali per le scuole cittadine, è intitolata a Paolo Assalini (1759-1846), emi- nente chirurgo italiano del XIX secolo. Medico primario a Reggio Emilia, costretto a fuggire dalla città in seguito al duello con un collega, Assalini- divenne medico militare al seguito di Napoleone Bonaparte e partecipò a numerose campagne di guerra. La sua produzione scientifica e il suo la- voro furono tali da valergli le più alte onorificenze e la nomea di “chirurgo dell’Imperatore”. La sala ospita scheletri, modelli e preparati che illustrano l’anatomia umana e animale. Sono inoltre presenti esemplari teratologici volti ad esplicare diversi casi di malformazioni anatomi- che. Tre sono i percorsi offerti dalla sala. Il primo ri- guarda l’anatomia comparata, la disciplina che studia la forma degli animali, paragonandoli tra loro. Dal confronto fra differenti animali si posso- no rilevare gli adattamenti, il grado di somiglian- za e quindi di parentela dei diversi organismi, lo sviluppo e l’evoluzione delle varie strutture. Il se- condo percorso concerne la teratologia (dal greco téras = prodigio, mostro), scienza che si occupa delle malformazioni corporee e delle loro cause. L’ultimo tratta l’anatomia del corpo umano. L’attuale percorso di visita si sviluppa in senso antiorario, dalla vetrina 10 alla vetrina 1.
anATOMIA COMPARATA invertebrati, SVILUPPO EMBRIONALE Vetrina n° 10 Il percorso inizia presentando, nella parte infe- riore della vetrina, alcune forme di Invertebrati. Questi organismi, mancando di uno scheletro interno (endoscheletro), affidano le funzioni di sostegno e protezione ad uno scheletro esterno (esoscheletro) di varia forma e natura (coralli, chiocciole, insetti) oppure da un “endoscheletro” limitato ad alcune regioni corporee, come accade nei Poriferi (spugne), nei Cefalopodi (seppie, pol- pi) e negli Echinodermi. Negli Urocordati (salpa) e Cefalocordati (anfios- so) è presente una struttura interna, la corda: un cordone rigido ed elastico che si sviluppa nella parte dorsale del corpo con funzione di soste- gno. Anche i Vertebrati sono Cordati, la corda è sostituita, durante lo sviluppo embrionale, dalla colonna vertebrale. Negli scaffali centrali è documentato lo svilup- po dell’embrione in alcune specie animali. Nella maggior parte dei Pesci, Anfibi, Rettili e in tutti gli Uccelli tale sviluppo avviene all’interno di un uovo deposto nell’ambiente esterno (oviparità). In alcune lucertole e serpenti (Rettili) e in certi Pesci, sviluppo e “schiusa” dell’uovo avvengono all’interno dell’apparato riproduttore della ma- dre (ovoviviparità). Nella maggior parte dei Mam- miferi, nei Rettili Viperidi e in molti Elasmobran- chi (soprattutto squali) è il corpo della femmina a fornire protezione meccanica e nutrimento al piccolo grazie ad intime connessioni tra i due (vi- viparità). Nei Vertebrati, le varie specializzazioni, hanno permesso l’adattamento ai diversi ambienti e le molteplici fortune evolutive, come mostrato da alcuni esempi nello scaffale in alto.
anATOMIA COMPARATA lo scheletro Vetrina n° 9 Il corpo dei Vertebrati è sorretto dallo scheletro; nei Pesci, Anfibi, Rettili e nei Mammiferi esso è interno. Nei Cheloni (tartarughe, testuggini) allo scheletro interno si aggiunge il dermascheletro costituito da piastre ossee superficiali che si for- mano nello spessore della cute. Caratteristica dello scheletro dei Vertebrati è la presenza di vertebre articolate tra loro a formare la colonna vertebrale. Nei Pesci vertebre e coste costituiscono la cosiddetta “lisca”. Nella maggior parte dei Vertebrati terrestri le coste si articola- no anteriormente con lo sterno e formano la gab- bia toracica. Negli Uccelli, lo sterno presenta una cresta, la carena, dove si inserisce la muscolatu- ra per il volo. Negli Ofidi (serpenti) lo sterno è as- sente e le coste sono libere, mentre nei Cheloni esse si saldano alle piastre ossee del carapace. Gli arti possono mancare (Ofidi) o essere modi- ficati in base al tipo di movimento dell’animale. Negli animali saltatori (rana) le ossa dell’arto po- steriore sono più lunghe; in animali che scavano (talpa) l’estremità dell’arto anteriore oltre ad es- sere allargata a paletta è sostenuta dall’osso fal- ciforme. Negli Uccelli e nei Chirotteri (pipistrel- lo) l’arto anteriore è atto al volo: nei primi l’ala è sorretta dall’intero arto, nei secondi sono solo le quattro dita a sorreggere la membrana del pata- gio. Numerosi scheletri, tra cui cavallo, tigre, pelli- cano, babbuino e altri, sono presenti nella sala, unitamente ad una teca di preparati tassidermi- co-osteologici a supporto dell’illustrazione com- parata di diverse classi animali.
anATOMIA COMPARATA cranio, denti, corna Vetrina n° 8 Nella cavità boccale di molti Vertebrati si trovano delle strutture mineralizzate, dure, atte a tratte- nere e masticare l’alimento: i denti, il cui costi- tuente fondamentale è la dentina o avorio. Negli Uccelli i denti mancano e la presa dell’alimento avviene grazie al becco rivestito da un astuccio corneo (ranfoteca). I denti si distinguono per numero e forma: denti numerosi (polidontia) e uguali (omodontia), con funzione di presa e non di masticazione, sono presenti nella maggior parte dei Vertebrati e nei Cetacei Odontoceti (Mammiferi); pochi denti e con forme diverse (oligodontia-eterodontia) si riscontrano in molti Mammiferi. Il tipo di accre- scimento differenzia i denti in brachiodonti e ipsodonti. I primi, ad accrescimento limitato nel tempo, si trovano nella maggior parte dei Ver- tebrati; gli altri, la cui crescita può continuare per tutta la vita, sono presenti negli erbivori. In tal caso la crescita è compensata dall’abrasione esercitata dal tipo di alimento: i molari e premo- lari degli Ungulati (cavallo, bue, pecora, capra) e gli incisivi dei Roditori si usurano continuamente. Se non sono usati, questi denti raggiungono lun- ghezze spropositate come i denti incisivi supe- riori dell’elefante (le zanne), i canini del maschio dei Suiformi (maiale, facocero), gli incisivi e i ca- nini dell’ippopotamo.
anATOMIA COMPARATA gli organi interni Vetrina n° 7 Modificazioni peculiari degli organi interni han- no permesso ai Vertebrati di occupare nicchie ecologiche differenti. Le lamprede, prive di ma- scelle articolate (Agnati), da larve filtrano l’ali- mento attraverso fessure faringee, mentre allo stadio adulto sono parassite dei Pesci. Negli altri Vertebrati, la presenza di mascelle mobili (Gna- tostomi) e varie specializzazioni dell’apparato digerente hanno facilitato la conquista di nuovi regimi alimentari. Alcuni Pesci erbivori, come la carpa, hanno denti faringei atti a triturare gli ali- menti. Negli Uccelli granivori, l’esofago presenta il gozzo: un serbatoio per l’alimento che, nei Co- lombiformi, secerne una sostanza grassa nota come “latte dei piccioni”. Nei Bovidi, lo stomaco permette la ruminazione: il contenuto di rumine e reticolo (concamerazioni dello stomaco) è ri- gurgitato e rimasticato meglio, anche se a volte rimane del materiale indigerito (egagropila). La conquista dei vari ambienti è resa possibi- le anche grazie a modificazioni di altri apparati. Negli Uccelli e nei Mammiferi la separazione del cuore in atri e ventricoli si completa, ottimizzan- do la circolazione; inoltre, in questi due gruppi il cervello mostra uno sviluppo e un peso propor- zionali a quelli del corpo. Uccelli e Mammiferi sono Vertebrati in grado di produrre calore (en- dotermi) e mantenere costante la temperatura corporea (omeotermi): essi sono presenti anche negli ambienti polari. Tra gli apparati riproduttivi, l’originale “pene di bue” disseccato, visibile nella parte inferiore del- la vetrina.
teratologia Vetrine n° 6-5-4 I preparati teratologici, contenuti nelle vetrine 6-5-4, comprendono esemplari di Vertebrati con malformazioni del corpo dipendenti in alcuni casi da alterazioni cromosomiche, in altri da agenti esterni che influenzano lo sviluppo embrionale. Oltre ad alcuni esemplari affetti da varie pato- logie come l’assenza di arti e l’idrocefalia, sono presenti casi di “gemelli congiunti”: feti di cane, gatto, vitelli, maiali e agnelli che alla nascita ri- sultano uniti. All’interno del percorso è compresa anche l’illu- strazione di reperti peculiari, quali le uova “mo- struose” di vari uccelli o le più pittoresche “uova storiche” che riporterebbero sul guscio tracce di eventi naturali occorsi al momento della deposi- zione. A questo tipo di preparati si ricollega il “pezzo di- lardo ridotto allo stato ligneo” collocato sopra la porta della sala.
ANATOMIA UMANA Gli organi interni e gli organi di senso Vetrina n° 3 Il percorso di anatomia umana è ricco di modelli anatomici scomponibili usati per finalità didatti- che: il busto con cuore, polmoni e visceri, il cer- vello umano, gli organi della riproduzione e gli organi di senso. I cinque sensi comunemente conosciuti: tatto, gusto, olfatto, vista e udito permettono all’uomo di percepire i segnali dell’ambiente circostante. Gli strumenti adibiti alla ricezione di tali stimo- li sono, rispettivamente, l’epidermide con le sue specializzazioni, gli organi del gusto e dell’olfatto e l’occhio. I segnali sono poi convogliati, tramite nervi, al cervello e riconosciuti in aree specifiche del medesimo. L’orecchio, oltre ad essere adibito a ricevere i suoni (organo dell’udito), è anche sede dell’ap- parato dell’equilibrio: raccoglie ed invia al cer- velletto informazioni riguardanti la posizione e gli spostamenti della testa nello spazio. Oltre al cervello, anche il midollo spinale appar- tiene al sistema nervoso centrale. Dal midollo spinale originano e partono i nervi spinali che constano di una parte sensitiva ed una motoria: captano gli stimoli e assicurano i movimenti delle varie parti del corpo. Nella vetrina sono inoltre presenti tre teste in cera, tra cui una pregevole rappresentazione dell’anatomia della testa umana privata della pelle (cosiddetto “spellato”), e una piccola testa in ceramica riportante una “mappa frenologica”.
ANATOMIA UMANA EMBRIOLOGIA E TERATOLoGia Vetrina n° 2 A partire dal XVIII secolo, con lo sviluppo delle scienze mediche, iniziano a sorgere Musei ana- tomici come luoghi di documentazione e studio dell’anatomia umana, normale e patologica. In- dispensabili strumenti di conoscenza per chi si avvicinava allo studio della medicina, essi diven- tano nello stesso tempo depositari di una ricca casistica di malformazioni, le cui cause, all’epo- ca erano ancora sconosciute. Nel corso dell’Ottocento anche i Musei di Reggio Emilia si dotano di un Gabinetto di anatomia. In esso, oltre ai numerosi modelli e preparati didat- tici, confluiscono quindi preparazioni eseguite da chirurghi locali così come rari casi di malfor- mazioni. Nella vetrina sono accolti preparati a secco di organi e tessuti umani, alcuni dei quali molto pe- culiari, come “la cuffia di cui nacque coperto Do- menico Pacchioni” o lo studio anatomico dell’ap- parato circolatorio e nervoso di fanciullo. E’ qui illustrato anche lo sviluppo dell’embrione umano, spiegato, oltre che dai reperti, anche dalle tavole del “Trattato di embriologia” del Velpeau, medi- co chirurgo francese del XIX secolo. Molte delle preparazioni a secco qui esposte (cuori, visceri, studio anatomico di fanciullo) sono state esegui- te dal professor Bernardo Minghetti, attivo nella prima metà dell’ottocento. Altri preparati, in par- ticolare i feti affetti da malformazioni, venivano consegnati ai musei per scopi di studio. In altri casi ancora le donazioni sono rappresen- tate da reperti curiosi per origine e storia: un cra- nio iperostosico riesumato nel cimitero di Baiso o il lembo di “pelle barbuta” strappato a morsi durante una lite tra galeotti.
ANATOMIA UMANA lo scheletro Vetrina n° 1 Nello scheletro del neonato le estremità delle ossa lunghe, come il femore e la tibia, o le ossa corte del polso, sono ancora cartilaginee. Le fon- tanelle del cranio, di cui l’anteriore è la più nota, sono ancora aperte. Le differenze maggiori tra lo scheletro dell’uomo e quello della donna riguardano le ossa del baci- no, che nella donna presenta: a) apertura superiore più ampia di quella del ma- schio; b) angolo compreso tra le ossa del pube più gran- de; c) osso sacro pianeggiante superiormente e in- curvato in basso. Il cranio è costituto dalle ossa della faccia, di cui fa parte anche l’osso joide, e dalle ossa che deli- mitano la cavità che accoglie l’encefalo. Le ossa possono essere distinte in piatte, corte e lunghe. Quelle del cranio e le scapole sono ossa piatte: lo spessore è inferiore alla lunghezza e alla larghezza. Anche le costole sono ossa piat- te per la loro costituzione interna. Le ossa corte, come la patella del ginocchio e le vertebre, hanno spessore uguale alla lunghezza e alla larghezza. Nelle ossa lunghe (femore e fibula) sulle altre di- mensioni prevale la lunghezza. Nella sala sono presenti anche due schele- tri umani provenineti dalle raccolte di studio dell’Ospedale psichiatrico San Lazzaro. Si tratta di un individuo di eccezionale statura, il “gigan- te”, mancante del cranio, e di un individuo affetto da nanismo armonico, il “nano”.
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