Anatomia botanica - Musei Civici Reggio Emilia

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anatomia
botanica
BOtanica

direzione Elisabetta Farioli
testi Silvia Chicchi
progetto grafico Studio Camuffo - Venezia
impaginazione Andrea Viani, Chiara Ferretti
coordinamento redazionale Georgia Cantoni
sala re

La Sala Re ospita le principali raccolte botaniche
conservate nei Musei Civici di Reggio Emilia.
Sono presenti erbari risalenti alla seconda metà
del XVII secolo come l’“Erborario Naturale del
Santo Spirito di Reggio”, ricco di annotazioni sul-
le proprietà terapeutiche delle essenze, e l’erba-
rio attribuito al botanico Giacomo Zanoni (1615-
1682), nativo di Montecchio”.
Alla fine del ‘700 e i primi anni dell’800 risalgo-
no l’erbario di Filippo Re e l’erbario di Giovanni
Fabriani, suo collaboratore, mentre più recen-
ti sono l’erbario Bertolini, realizzato tra la fine
dell’ottocento e gli inizi del novecento, l’erbario
di Antonio Cremona Casoli (1870-1949), ricco di
annotazioni sulle stazioni di raccolta e sui nomi
dialettali delle specie, e l’erbario del botanico
Carlo Casali(ca. 1870-1930).
Di recente acquisizione l’erbario di flora reggiana
di Giuseppe Branchetti (2005), la raccolta di fun-
ghi ipogei di Amer Montecchi (2006) e quella di
funghi epigei di Mauro Comuzzi (2015-2018).

Di grande valenza didattica ed espositiva sono i
pregevoli modelli ottocenteschi di funghi, in ges-
so e cera, e di fiori, frutti e semi delle principali
famiglie di Angiosperme.
l’ERBORARIO NATURALE DEL SANTO SPIRITO DI
REGGIO

La più antica raccolta botanica conservata nei          Pagina dall’Erborario
Musei Civici di Reggio Emilia è un volume rilega-       Naturale del Santo Spirito
to che porta l’iscrizione “Erborario Naturale del       di Reggio con esemplari di
                                                        Assenzio (Absintio ortense,
Santo Spirito di Reggio”, che si può far risalire       Absintio Marino) e residui
alla metà del XVII secolo.                              di Abrotano (Artemisia
Malgrado il precario stato di conservazione delle       abrotanum)
essenze, l’erbario, costituito da un volume unico
rilegato, dimostra un’accurata preparazione, con
le erbe fissate ai fogli per mezzo di sottili strisce
di tessuto colorato, i nomi vergati con elaborata
grafia, i bordi delle pagine colorati. Accanto ad
alcune essenze sono indicate le proprietà tera-
peutiche, in accordo con lo scopo principalmente
officinale sostenuto dalle raccolte erbariologiche
dell’epoca.
i complementi poetici dell’ERBORARIO
NATURALE DEL SANTO SPIRITO DI REGGIO

Nelle ultime pagine del volume, forse aggiunta        Pagina dall’Erborario
in un secondo momento all’erbario, è presente         Naturale del Santo Spirito
                                                      di Reggio con l’intestazione
una interessante silloge di poesie di diversi au-     della silloge di poesie sulla
tori sopra il fiore della granadiglia, ovvero della   passiflora.
Passione del Nostro Signore Gesù Christo (cioè la
passiflora).

Poesie di diversi Autori sopra il Fiore della
Granadiglia
Ovvero della Passione del Signor Giesù
Christo
Spiegato e Lodato dal Signor Simone Parlasca.
Et hora datte in luce da Domenico Lazarini
Padoano.
Cirurgo Occulista Professore de Semplici & c.

Dell’Eccellentissimo Signor Dottore
Claudio Achilino

Fassi colà ne gl’Indiani Regni,
Mercé d’un fiore, religioso Aprile
Mira, che spiega su’la foglia umile
De i tormenti di Dio scolpiti i segni;

Bel Libro di natura a i sacri ingegni,
De Sacri Libri emulator gentile;
Tu ne’ tuoi fogli in odorato stile
Le pene altrui, la mia salute insegni.

Se sia giamai, che de gli odor su l’ali,
Da’ tuoi sanguigni, e tormentosi innesti
Dolor mi giunga de’ passati mali.

O me felice à l’hor, che da funesti
Caratteri trarrò sensi vitali,
E da terreno fior frutti celesti.
Del Sig. Conte Ridolfo Campeggi                     Dell’ Invescato Selvaggio

In questo vago Fiore Alma smarrita                  Quel dì, che su’ l Calvario il Redentore
Deh vedi pur con disusati modi                      Per dar salute à noi morte sofferse
La Colonna, le Spine, il Sangue, i Chiodi,          Dal vivo sangue, ond’ei la terra asperse
Onde con l’altrui morte hai tu la vita.             Nacque (pens’io) questo mirabil Fiore

Colle Gemme lucenti ci par t’addita,                O’ come suo talhor fervido umore
Dele piaghe che in Dio contempli e godi;            Prodar frà dure selci erbe diverse
E che al malvagio Rè de l’empie frodi               Dal sepolcro ond’ uscì, poiché s’aperse
Giù nel fuoco tuonar la destra ardita.              Spuntò (cred’io) dal suo mortal sudore

Misera te, poi che’l mondan veneno                  O’ da piante del Ciel, da gli Orti suoi
Stolta prendesti e per follia maggiore              Cadde il seme divino, ò Christo istesso
Hor giochi, e ridi, ed hai la Morte in seno.        Quando apparve Ortolan piantollo à noi

E quel che non cercarti haver nel core              E qual si mira di sue pene impresso,
Per memoria devota (ah piangi almeno)               Tal da sé lo ritrasse, à fin che poi
Con grave scorno tuo dispiega un Fiore.             La sua pietà si rimirasse in esso.

Del Sig. Dottor Giacomo Filippo Calvi, il flebile   Del Signor Paolo Emilio Balzani
Academico Selvaggio
                                                    Da questo Fior, che la spinosa fronte
Se da la man, che da l’eterno giro                  Erge lucente in si pomposa guisa,
Regge il sonoro fren del mondo errante              Et hà nel sen la vital morte invisa,
Nel suo primiero volontario istante                 E le piaghe di Christo altere e conte.
Fatto non fosse, ciò che scopro, e miro;
                                                    Da questo, l’alma mia, le voglie pronte
Stupirei ch’in sé un Fior del gran martiro          Devrebbe haver’ in sua ragione assisa,
De l’alto Figlio avesse specie tante.               E restando da un Fior vinta, e conguisa
Tolto là dove, al Sole ancor lattante.              Pianger l’error’, e dar’ un bacio à l’onte.
Non scopre il Cielo il mattutin Zaffiro.
                                                    Dunque rifaccio la fiorita stella
Ma s’ella il tutto può non è stupore;               Aperta a l’Indo, e ch’ m’infiora il core
S’anco a quel, che capir non potea il tutto         Di sempre haver impression sì bella.
Die’ picciol ventre il natural vigore:
                                                    E godo l’aura di facondo Fiore,
Ben deve il core in se stretto, e ridutto           Che parla in odorifera favella,
Fatto emulo pietoso à si bel Fiore,                 Quasi lingua di Dio, lingua d’Amore.
S’ei serba i segni in sen, darn’egli il frutto.
l’ERBARIO di giacomo zanoni

A Giacomo Zanoni (1615-1682), originario di Mon-        Pagina dall’erbario di
tecchio (RE), direttore per quarant’anni dell’Orto      Giacomo Zanoni con
                                                        esemplare di Calendula
Botanico di Bologna e autore di una importante
“Istoria Botanica”, sono attribuite due raccolte
diverse, entrambe provenienti dalla farmacia di
Montecchio un tempo appartenuta agli Zanoni.
La prima è una raccolta in dodici fascicoli, due dei
quali contrassegnati dalla dicitura “Herborarium
Zanonium (anno I, 1673 e anno II, 1674)”. È un er-
bario ‘povero’, forse uno strumento di lavoro, più
che una raccolta strutturata; in essi le erbe, libe-
re o fissate ai fogli da fascette di carta apposte
in un successivo momento, sono in cattivo stato
di conservazione. Ad un primo esame appare che
solo alcuni di questi fascicoli sono stati compi-
lati direttamente dallo Zanoni, gli altri recano un
etichettatura eseguita da mani diverse in tempi
successivi, come dimostra la citazione di autori
posteriori allo Zanoni.
La seconda raccolta di fogli attribuita a Zanoni è
molto diversa. Si presenta in ottimo stato di con-
servazione, e realizzata con tecnica differente:
le piante, pregevolmente disposte, sono diretta-
mente incollate al supporto cartaceo ed accom-
pagnate da una elegante etichettatura, in cui
compare il solo nome volgare delle essenze.

In nessuna delle due raccolte può in ogni caso
essere identificato l’erbario principale dello Za-
noni. Infatti nel 1684, due anni dopo la sua mor-
te, il botanico palermitano Boccone scriveva che,
oltre all’orto pubblico, Zanoni si occupava di un
proprio giardino e di un proprio museo di Storia
Naturale, di cui faceva parte un erbario costituito
“d’innumerabili piante, da lui con certo suo glu-
tine gentilmente incollate sopra finissima carta,
miniato de’ colori lor propri, e vieppiù vistose ren-
dute con ornamenti dorati” (Boccone Oss. Nat.
1684).
L’ERBARIO DI FILIPPO RE
Vetrine 1-4

Nato a Reggio Emilia nel 1763, Filippo Re si ap-        Pagina dall’erbario di
plica allo studio della fisiologia vegetale, con-       Filippo Re con esemplare
                                                        di Ambretta (Scabiosa
ducendo esperienze sulla alimentazione delle            arvensis)
piante e contribuendo con i suoi studi alla rina-
scita e riforma dell’agricoltura reggiana. Insegna
botanica e agronomia al Liceo di Reggio Emilia,
poi, per volere di Napoleone Bonaparte, diviene
professore di Agraria all’Università di Bologna,
della quale è anche Rettore negli anni 1805 e
1806. Accetta in seguito la cattedra di Botanica
e Agraria presso l’Università di Modena. E’ Diret-
tore dell’Orto Botanico di Modena, a cui dà nuovo
impulso, dal 1814 al 1817. Muore a Reggio Emilia
nel 1817, nel corso di una epidemia di tifo.

La sua raccolta erbariologica, disposta in 158 te-
che, consta di circa 7214 fogli, in rappresentanza
di circa 5200 specie. Esse sono ordinate, secon-
do lo schema linneano, in Classi (contraddistinte
dalla morfologia degli organi sessuali maschili) e
in Ordini (secondo le particolarità di quelli fem-
minili). Alcuni fogli recano ancora la più arcaica
denominazione polinominale. Vi sono rappresen-
tate sia specie rinvenibili nel territorio reggiano
che specie esotiche di varia provenienza. Solo
raramente risultano indicate le località di prove-
nienza e le date di raccolta dei reperti. Lo stato di
conservazione è buono per la maggior parte degli
esemplari.
l’ERBARIO di giovanni fabriani

Giovanni Fabriani (morto nel 1843) fu collabora-       Pagina dall’erbario di
                                                       Giovanni Fabriani
tore di Filippo Re nella realizzazione della sua po-
derosa raccolta erbariologica, ma oltre all’opera
prestata all’illustre maestro, il botanico allestì
una propria collezione di minore consistenza. Le
notizie sulla sua attività scientifica sono piutto-
sto scarse, egli ricoprì la carica di professore di
botanica nel Regio Liceo e per qualche tempo fu
Prefetto all’Orto Botanico di Modena, anterior-
mente al 1808. Carlo Casali, estensore del ca-
talogo dell’erbario di Filippo Re (1928), pubblicò
anche quello dell’erbario di Fabriani, annotando-
vi tuttavia solo una piccola parte delle specie pre-
senti in questa seconda raccolta, in particolare
quelle che non erano state comprese nell’elen-
co dell’erbario di Filippo Re. Paragonando le due
collezioni, il lavoro di Fabriani risulta meno accu-
rato e, poiché i campioni vegetali non sono quasi
mai fissati alle cartelle appaiono nettamente più
deteriorati.
l’ERBARIO di ingenuo bertolini

Ingenuo Bertolini (1841–1917), farmacista capo          Pagina dall’erbario di
dell’Ospedale di Reggio Emilia e botanico, che          Ingenuo Bertolini con
                                                        esemplare di Clematide
visse tra Reggio Emilia e S. Polo (RE), realizzò un     (Clematis Grandiflora)
interessante erbario comprendente oltre 500 fo-
gli, sui quali sono fissate una o più piante, classi-
ficate con il nome volgare e il termine scientifico
corrispondente, spesso accompagnate dall’indi-
cazione della località e della data di raccolta. E’
il primo erbario in cui sono localizzate precisa-
mente le specie tipiche della Val d’Enza, trascu-
rate dalle precedenti flore regionali.
l’ERBARIO di antonio cremona casoli

Antonio Cremona Casoli (1870-1949), discen-            Pagina dall’erbario di
dente della famiglia Re, fu allievo del Delpino e      Antonio Cremona Casoli con
                                                       esemplari di Fanciullaccia
collaboratore del botanico reggiano Carlo Casali
                                                       (Nigella damascena) e di
per la redazione dei suoi contributi relativi alla     Elleboro verde (Helleborus
Flora nel Reggiano. Pubblicò numerosi saggi, in        viridis)
particolare a carattere divulgativo, ad esempio
sulle denominazioni reggiane delle piante. La
sua raccolta erbariologica contiene circa 500
campioni, corredati di informazioni interessanti
per l’analisi floristica, come le date e le stazioni
di raccolta. Nel catalogo, redatto da lui stesso,
utilizza la ripartizione in Famiglie secondo il me-
todo di De Candolle.

I fogli di erbario sono corredati dalle numerose
informazioni che il conte Cremona Casoli era so-
lito annotare a lato degli esemplari.
l’ERBARIO di giuseppe branchetti

L’erbario di Giuseppe Branchetti è stato donato       Pagina dall’erbario di
dall’autore ai Musei di Reggio Emilia nel maggio      Giuseppe Branchetti con
                                                      esemplare di Vilucchio
2005.                                                 bianco (Calystegia sepium)
Giuseppe Branchetti descrive così la raccolta:
“Il catalogo della presente comprende l’elenco di
piante vascolari raccolte nel territorio della pro-
vincia di Reggio Emilia nel periodo 1980-2004.
Tale elenco consta di 1149 cartelle d’erbario, che
corrispondono ad altrettanti taxa, quasi tutti di
rango specifico. Non sono comprese le specie
protette dalla Legge regionale n. 2/77 (...). Le
piante utilizzate sono autoctone o spontaneiz-
zate, tranne poche essenze arboree utilizzate in
rimboschimenti. Luoghi e data sono indicati con
cura. L’erbario in oggetto è formato di esemplari
raccolti e preparati dallo scrivente. L’ambizioso
scopo è stato quello di catalogare e documentare
con exicata la più alta percentuale possibile del
patrimonio di piante vascolari della nostra pro-
vincia. Sarà sempre un’opera incompleta. Ma ol-
tre 20 anni di questa esperienza e i risultati con-
seguiti mi lasciano convinto della scelta fatta”.
L’erbario rappresenta così circa l’80% delle spe-
cie attualmente riscontrate in provincia di Reggio
Emilia, escludendo le specie protette.
l’ERBARIO DI FUNGHI IPOGEI DI AMER MONTECCHi           l’ERBARIO DI FUNGHI epiGEI DEL TERRITORIO
                                                       REGGIANO
Il 13 Maggio 2006 un erbario di funghi ipogei é
stato donato ai Musei Civici da Amer Montecchi.        Nel 2015, in occasione dei 40 anni della propria
Sotto la definizione di “funghi ipogei” sono raccol-   attività, il Gruppo Micologico e Naturalistico
ti quei funghi con carpofori formati sottoterra o      “Renzo Franchi” di Reggio Emilia (Associazione
semiaffioranti, i più noti rappresentanti dei quali    Micologica Bresadola), ha deciso di donare ai
sono indubbiamente i tartufi. L’erbario di questi      Musei Civici un erbario di essiccata dei funghi
esemplari, analogamente a quanto avviene per           epigei della provincia di Reggio. All’iniziale nu-
i funghi epigei, viene realizzato conservando, es-     cleo di 100 campioni si sono aggiunti negli anni
siccati in bustine, campioni delle diverse specie.     successivi altri contributi. Il numero complessivo
Essi risultano particolarmente utili agli studiosi     è attualmente (2018) di 350 esemplari, in rap-
del settore perchè attraverso l’esame al micro-        presentanza di altrettante specie del territorio
scopio delle spore è possibile operare confronti       provinciale. Ogni campione è corredato da una
ed effettuare determinazioni.                          scheda digitalizzata, comprendente la fotografia
Amer Montecchi, scandianese, attivo Socio              del carpoforo e delle spore e la descrizione del-
dell’Associazione Micologica Bresadola, ha ap-         le caratteristiche diagnostiche utili alla deter-
profondito nel corso di anni di studio e ricerca       minazione. Le schede sono consultabili sul sito
la conoscenza dei funghi ipogei, tanto da esse-        dei Musei. Sia la preparazione dell’erbario che le
re conosciuto e considerato, non solo in campo         schede sono stati curati, per il Gruppo Micologi-
nazionale, come uno fra i più esperti e preparati      co, da Mauro Comuzzi.
micologi del settore. Le sue raccolte e i contat-
ti con colleghi italiani e stranieri gli hanno con-
sentito di realizzare una ricca raccolta di specie,
vero punto di riferimento per gli specialisti. Tra
le ben 179 specie descritte nel volume compare
anche il Tuber regianum, specie così denomina-
ta dallo stesso Montecchi, in collaborazione con
Giacomo Lazzari, in onore della provincia di Reg-
gio Emilia in cui per la prima volta è stata da loro
identificata.
ANATOMIA
sala assalini

La sala di anatomia e teratologia dei Musei, nata
come Gabinetto di anatomia di supporto allo stu-
dio delle scienze naturali per le scuole cittadine,
è intitolata a Paolo Assalini (1759-1846), emi-
nente chirurgo italiano del XIX secolo. Medico
primario a Reggio Emilia, costretto a fuggire dalla
città in seguito al duello con un collega, Assalini-
divenne medico militare al seguito di Napoleone
Bonaparte e partecipò a numerose campagne di
guerra. La sua produzione scientifica e il suo la-
voro furono tali da valergli le più alte onorificenze
e la nomea di “chirurgo dell’Imperatore”.
La sala ospita scheletri, modelli e preparati che
illustrano l’anatomia umana e animale. Sono
inoltre presenti esemplari teratologici volti ad
esplicare diversi casi di malformazioni anatomi-
che.

Tre sono i percorsi offerti dalla sala. Il primo ri-
guarda l’anatomia comparata, la disciplina che
studia la forma degli animali, paragonandoli tra
loro. Dal confronto fra differenti animali si posso-
no rilevare gli adattamenti, il grado di somiglian-
za e quindi di parentela dei diversi organismi, lo
sviluppo e l’evoluzione delle varie strutture. Il se-
condo percorso concerne la teratologia (dal greco
téras = prodigio, mostro), scienza che si occupa
delle malformazioni corporee e delle loro cause.
L’ultimo tratta l’anatomia del corpo umano.
L’attuale percorso di visita si sviluppa in senso
antiorario, dalla vetrina 10 alla vetrina 1.
anATOMIA COMPARATA
invertebrati, SVILUPPO EMBRIONALE
Vetrina n° 10

Il percorso inizia presentando, nella parte infe-
riore della vetrina, alcune forme di Invertebrati.
Questi organismi, mancando di uno scheletro
interno (endoscheletro), affidano le funzioni di
sostegno e protezione ad uno scheletro esterno
(esoscheletro) di varia forma e natura (coralli,
chiocciole, insetti) oppure da un “endoscheletro”
limitato ad alcune regioni corporee, come accade
nei Poriferi (spugne), nei Cefalopodi (seppie, pol-
pi) e negli Echinodermi.
Negli Urocordati (salpa) e Cefalocordati (anfios-
so) è presente una struttura interna, la corda: un
cordone rigido ed elastico che si sviluppa nella
parte dorsale del corpo con funzione di soste-
gno. Anche i Vertebrati sono Cordati, la corda è
sostituita, durante lo sviluppo embrionale, dalla
colonna vertebrale.

Negli scaffali centrali è documentato lo svilup-
po dell’embrione in alcune specie animali. Nella
maggior parte dei Pesci, Anfibi, Rettili e in tutti
gli Uccelli tale sviluppo avviene all’interno di un
uovo deposto nell’ambiente esterno (oviparità).
In alcune lucertole e serpenti (Rettili) e in certi
Pesci, sviluppo e “schiusa” dell’uovo avvengono
all’interno dell’apparato riproduttore della ma-
dre (ovoviviparità). Nella maggior parte dei Mam-
miferi, nei Rettili Viperidi e in molti Elasmobran-
chi (soprattutto squali) è il corpo della femmina
a fornire protezione meccanica e nutrimento al
piccolo grazie ad intime connessioni tra i due (vi-
viparità).

Nei Vertebrati, le varie specializzazioni, hanno
permesso l’adattamento ai diversi ambienti e le
molteplici fortune evolutive, come mostrato da
alcuni esempi nello scaffale in alto.
anATOMIA COMPARATA
lo scheletro
Vetrina n° 9

Il corpo dei Vertebrati è sorretto dallo scheletro;
nei Pesci, Anfibi, Rettili e nei Mammiferi esso è
interno. Nei Cheloni (tartarughe, testuggini) allo
scheletro interno si aggiunge il dermascheletro
costituito da piastre ossee superficiali che si for-
mano nello spessore della cute.
Caratteristica dello scheletro dei Vertebrati è la
presenza di vertebre articolate tra loro a formare
la colonna vertebrale. Nei Pesci vertebre e coste
costituiscono la cosiddetta “lisca”. Nella maggior
parte dei Vertebrati terrestri le coste si articola-
no anteriormente con lo sterno e formano la gab-
bia toracica. Negli Uccelli, lo sterno presenta una
cresta, la carena, dove si inserisce la muscolatu-
ra per il volo. Negli Ofidi (serpenti) lo sterno è as-
sente e le coste sono libere, mentre nei Cheloni
esse si saldano alle piastre ossee del carapace.

Gli arti possono mancare (Ofidi) o essere modi-
ficati in base al tipo di movimento dell’animale.
Negli animali saltatori (rana) le ossa dell’arto po-
steriore sono più lunghe; in animali che scavano
(talpa) l’estremità dell’arto anteriore oltre ad es-
sere allargata a paletta è sostenuta dall’osso fal-
ciforme. Negli Uccelli e nei Chirotteri (pipistrel-
lo) l’arto anteriore è atto al volo: nei primi l’ala è
sorretta dall’intero arto, nei secondi sono solo le
quattro dita a sorreggere la membrana del pata-
gio.
Numerosi scheletri, tra cui cavallo, tigre, pelli-
cano, babbuino e altri, sono presenti nella sala,
unitamente ad una teca di preparati tassidermi-
co-osteologici a supporto dell’illustrazione com-
parata di diverse classi animali.
anATOMIA COMPARATA
cranio, denti, corna
Vetrina n° 8

Nella cavità boccale di molti Vertebrati si trovano
delle strutture mineralizzate, dure, atte a tratte-
nere e masticare l’alimento: i denti, il cui costi-
tuente fondamentale è la dentina o avorio. Negli
Uccelli i denti mancano e la presa dell’alimento
avviene grazie al becco rivestito da un astuccio
corneo (ranfoteca).

I denti si distinguono per numero e forma: denti
numerosi (polidontia) e uguali (omodontia), con
funzione di presa e non di masticazione, sono
presenti nella maggior parte dei Vertebrati e nei
Cetacei Odontoceti (Mammiferi); pochi denti e
con forme diverse (oligodontia-eterodontia) si
riscontrano in molti Mammiferi. Il tipo di accre-
scimento differenzia i denti in brachiodonti e
ipsodonti. I primi, ad accrescimento limitato nel
tempo, si trovano nella maggior parte dei Ver-
tebrati; gli altri, la cui crescita può continuare
per tutta la vita, sono presenti negli erbivori. In
tal caso la crescita è compensata dall’abrasione
esercitata dal tipo di alimento: i molari e premo-
lari degli Ungulati (cavallo, bue, pecora, capra) e
gli incisivi dei Roditori si usurano continuamente.
Se non sono usati, questi denti raggiungono lun-
ghezze spropositate come i denti incisivi supe-
riori dell’elefante (le zanne), i canini del maschio
dei Suiformi (maiale, facocero), gli incisivi e i ca-
nini dell’ippopotamo.
anATOMIA COMPARATA
gli organi interni
Vetrina n° 7

Modificazioni peculiari degli organi interni han-
no permesso ai Vertebrati di occupare nicchie
ecologiche differenti. Le lamprede, prive di ma-
scelle articolate (Agnati), da larve filtrano l’ali-
mento attraverso fessure faringee, mentre allo
stadio adulto sono parassite dei Pesci. Negli altri
Vertebrati, la presenza di mascelle mobili (Gna-
tostomi) e varie specializzazioni dell’apparato
digerente hanno facilitato la conquista di nuovi
regimi alimentari. Alcuni Pesci erbivori, come la
carpa, hanno denti faringei atti a triturare gli ali-
menti. Negli Uccelli granivori, l’esofago presenta
il gozzo: un serbatoio per l’alimento che, nei Co-
lombiformi, secerne una sostanza grassa nota
come “latte dei piccioni”. Nei Bovidi, lo stomaco
permette la ruminazione: il contenuto di rumine
e reticolo (concamerazioni dello stomaco) è ri-
gurgitato e rimasticato meglio, anche se a volte
rimane del materiale indigerito (egagropila).

La conquista dei vari ambienti è resa possibi-
le anche grazie a modificazioni di altri apparati.
Negli Uccelli e nei Mammiferi la separazione del
cuore in atri e ventricoli si completa, ottimizzan-
do la circolazione; inoltre, in questi due gruppi il
cervello mostra uno sviluppo e un peso propor-
zionali a quelli del corpo. Uccelli e Mammiferi
sono Vertebrati in grado di produrre calore (en-
dotermi) e mantenere costante la temperatura
corporea (omeotermi): essi sono presenti anche
negli ambienti polari.
Tra gli apparati riproduttivi, l’originale “pene di
bue” disseccato, visibile nella parte inferiore del-
la vetrina.
teratologia
Vetrine n° 6-5-4

I preparati teratologici, contenuti nelle vetrine
6-5-4, comprendono esemplari di Vertebrati con
malformazioni del corpo dipendenti in alcuni casi
da alterazioni cromosomiche, in altri da agenti
esterni che influenzano lo sviluppo embrionale.
Oltre ad alcuni esemplari affetti da varie pato-
logie come l’assenza di arti e l’idrocefalia, sono
presenti casi di “gemelli congiunti”: feti di cane,
gatto, vitelli, maiali e agnelli che alla nascita ri-
sultano uniti.

All’interno del percorso è compresa anche l’illu-
strazione di reperti peculiari, quali le uova “mo-
struose” di vari uccelli o le più pittoresche “uova
storiche” che riporterebbero sul guscio tracce di
eventi naturali occorsi al momento della deposi-
zione.
A questo tipo di preparati si ricollega il “pezzo di-
lardo ridotto allo stato ligneo” collocato sopra la
porta della sala.
ANATOMIA UMANA
Gli organi interni e gli organi di senso
Vetrina n° 3

Il percorso di anatomia umana è ricco di modelli
anatomici scomponibili usati per finalità didatti-
che: il busto con cuore, polmoni e visceri, il cer-
vello umano, gli organi della riproduzione e gli
organi di senso.
I cinque sensi comunemente conosciuti: tatto,
gusto, olfatto, vista e udito permettono all’uomo
di percepire i segnali dell’ambiente circostante.
Gli strumenti adibiti alla ricezione di tali stimo-
li sono, rispettivamente, l’epidermide con le sue
specializzazioni, gli organi del gusto e dell’olfatto
e l’occhio. I segnali sono poi convogliati, tramite
nervi, al cervello e riconosciuti in aree specifiche
del medesimo.
L’orecchio, oltre ad essere adibito a ricevere i
suoni (organo dell’udito), è anche sede dell’ap-
parato dell’equilibrio: raccoglie ed invia al cer-
velletto informazioni riguardanti la posizione e
gli spostamenti della testa nello spazio.

Oltre al cervello, anche il midollo spinale appar-
tiene al sistema nervoso centrale. Dal midollo
spinale originano e partono i nervi spinali che
constano di una parte sensitiva ed una motoria:
captano gli stimoli e assicurano i movimenti delle
varie parti del corpo.

Nella vetrina sono inoltre presenti tre teste in
cera, tra cui una pregevole rappresentazione
dell’anatomia della testa umana privata della
pelle (cosiddetto “spellato”), e una piccola testa
in ceramica riportante una “mappa frenologica”.
ANATOMIA UMANA
EMBRIOLOGIA E TERATOLoGia
Vetrina n° 2

A partire dal XVIII secolo, con lo sviluppo delle
scienze mediche, iniziano a sorgere Musei ana-
tomici come luoghi di documentazione e studio
dell’anatomia umana, normale e patologica. In-
dispensabili strumenti di conoscenza per chi si
avvicinava allo studio della medicina, essi diven-
tano nello stesso tempo depositari di una ricca
casistica di malformazioni, le cui cause, all’epo-
ca erano ancora sconosciute.
Nel corso dell’Ottocento anche i Musei di Reggio
Emilia si dotano di un Gabinetto di anatomia. In
esso, oltre ai numerosi modelli e preparati didat-
tici, confluiscono quindi preparazioni eseguite
da chirurghi locali così come rari casi di malfor-
mazioni.
Nella vetrina sono accolti preparati a secco di
organi e tessuti umani, alcuni dei quali molto pe-
culiari, come “la cuffia di cui nacque coperto Do-
menico Pacchioni” o lo studio anatomico dell’ap-
parato circolatorio e nervoso di fanciullo. E’ qui
illustrato anche lo sviluppo dell’embrione umano,
spiegato, oltre che dai reperti, anche dalle tavole
del “Trattato di embriologia” del Velpeau, medi-
co chirurgo francese del XIX secolo. Molte delle
preparazioni a secco qui esposte (cuori, visceri,
studio anatomico di fanciullo) sono state esegui-
te dal professor Bernardo Minghetti, attivo nella
prima metà dell’ottocento. Altri preparati, in par-
ticolare i feti affetti da malformazioni, venivano
consegnati ai musei per scopi di studio.
In altri casi ancora le donazioni sono rappresen-
tate da reperti curiosi per origine e storia: un cra-
nio iperostosico riesumato nel cimitero di Baiso
o il lembo di “pelle barbuta” strappato a morsi
durante una lite tra galeotti.
ANATOMIA UMANA
lo scheletro
Vetrina n° 1

Nello scheletro del neonato le estremità delle
ossa lunghe, come il femore e la tibia, o le ossa
corte del polso, sono ancora cartilaginee. Le fon-
tanelle del cranio, di cui l’anteriore è la più nota,
sono ancora aperte.

Le differenze maggiori tra lo scheletro dell’uomo
e quello della donna riguardano le ossa del baci-
no, che nella donna presenta:
a) apertura superiore più ampia di quella del ma-
schio;
b) angolo compreso tra le ossa del pube più gran-
de;
c) osso sacro pianeggiante superiormente e in-
curvato in basso.
Il cranio è costituto dalle ossa della faccia, di cui
fa parte anche l’osso joide, e dalle ossa che deli-
mitano la cavità che accoglie l’encefalo.

Le ossa possono essere distinte in piatte, corte e
lunghe. Quelle del cranio e le scapole sono ossa
piatte: lo spessore è inferiore alla lunghezza e
alla larghezza. Anche le costole sono ossa piat-
te per la loro costituzione interna. Le ossa corte,
come la patella del ginocchio e le vertebre, hanno
spessore uguale alla lunghezza e alla larghezza.
Nelle ossa lunghe (femore e fibula) sulle altre di-
mensioni prevale la lunghezza.

Nella sala sono presenti anche due schele-
tri umani provenineti dalle raccolte di studio
dell’Ospedale psichiatrico San Lazzaro. Si tratta
di un individuo di eccezionale statura, il “gigan-
te”, mancante del cranio, e di un individuo affetto
da nanismo armonico, il “nano”.
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