Alleanza mediterranea 11 4 - Azione nonviolenta
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Redazione via Spagna 8 - 37123 Verona - € 3,00 Aprile 2011 - Anno 48 n. 568 Rivista mensile fondata da Aldo Capitini nel 1964 4 11 Alleanza mediterranea
Direzione, Redazione, Amministrazione Via Spagna, 8 - 37123 Verona (Italy) Tel. (++39) 045 8009803 Fax (++39) 045 8009212 E-mail: redazione@nonviolenti.org www.nonviolenti.org Editore Movimento Nonviolento (Associazione di Promozione Sociale) Codice fiscale 93100500235 Rivista mensile del Movimento Nonviolento Partita Iva 02878130232 di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Direttore Mao Valpiana Amministrazione Piercarlo Racca sommario Hanno collaborato alla redazione di questo numero: Elena Buccoliero, Enrico Pompeo, Sergio Albesano, Paolo Predieri, Maria G. Di Rienzo, Ilaria Nannetti, Caterina Bianciardi, Enrico Peyretti, Christoph Baker, Gabriella Numero 4 - Aprile 2011 Falcicchio, Francesco Spagnolo, Roberto Rossi, Mauro Biani (disegni), Martina Lucia Lanza, Luca Giusti. 3 Digiuno: un’azione nonviolenta per opporsi alla guerra e al nucleare Impaginazione e stampa 4 La prima fondamentale direttrice d’azione (su carta riciclata) a cura di Scripta s.c. del Movimento Nonviolento è l’opposizione integrale via Albere 18 - 37138 Verona alla guerra tel. 045 8102065 - fax 045 8102064 idea@scriptanet.net - www.scriptanet.net 7 Per una Alleanza Mediterranea... 10 Il “Macchiavelli della nonviolenza” Direttore responsabile Pietro Pinna e l’accusa di collaborazione con la CIA Martina Lucia Lanza Abbonamento annuo € 32,00 da versare sul conto corrente postale 10250363 15 Possiamo modificare il corso della storia intestato ad Azione Nonviolenta, oppure per bonifico bancario 16 Da Sharp a Capitini utilizzare il Codice IBAN: IT 34 O 07601 11700 000010250363. Nella causale specificare “Abbonamento ad AN”. Nonviolenza e tecniche di difesa nonviolenta Enrico Peyretti Iscrizioni al Movimento Nonviolento 18 “Insegnare il potere della gente“ Per iscriversi o versare contributi al Movimento Nonviolento utilizzare il conto corrente postale 18745455 intestato a Tunisia, Egitto, Libia secondo Gene Sharp Movimento Nonviolento – oppure per bonifico bancario Jesse Walzer utilizzare il Codice IBAN: IT 35 U 07601 11700 000018745455. Nella causale specificare “Contributo di adesione al MN” 22 Osservatorio internazionale - Una campagna mondiale per l’Acqua bene comune ISSN: 1125-7229 23 Mafie e antimafie - Quel che era cosa loro Associato all’USPI, Unione Stampa Periodica Italiana diventa cosa nostra Iscrizione Registro Nazionale della Stampa n. 3091 24 Per esempio - Cento mattoni di speranza vol. 31 foglio 721 del 4/4/1991 Registrazione del Tribunale di Verona n. 818 del 7/71988 nella violenta Colombia Spedizione in abbonamento postale. Poste Italiane s.p.a. – 25 Religioni e nonviolenza - Uscire dall’inferno DL 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA. Tassa pagata/Taxe perçue. per risalire in una terra di pace Pubblicazione mensile, aprile 2011, 26 Educazione - Noi e loro: spunti per un’educazione anno 48 n. 568, fascicolo 409 nonviolenta con i viventi (prima parte) Un numero arretrato € 4,00 27 Servizio civile - Parità di cittadinanza attiva comprese le spese di spedizione. per giovani italiani e stranieri Chiuso in tipografia il 30 marzo 2011 28 Musica - Acqua che disseta, acqua da cantare Tiratura in 1700 copie. 30 Cinema - Sogni proibiti e fantastici contro sogni omogeneizzati In copertina: disegno di Adriano Parracciani
guerra in Libia Digiuno: un'azione nonviolenta per opporsi alla guerra e al nucleare Libia e Giappone, militare e nucleare, sono Sappiamo bene che la guerra non si ferma due facce della stessa moneta. con i digiuni. Vogliamo però richiamare l’at- Si fa la guerra, contro l’umanità e contro la na- tenzione sulla necessità di prevenire la pros- tura, per il potere energetico, per lo sviluppo sima, contrastando eserciti e armi che la ren- infinito dei consumi. Quello che sta accadendo, deranno possibile, e lavorando per costruire in Giappone come in Libia, è un segnale di al- gli strumenti utili per veri interventi umani- larme che dobbiamo cogliere. Tutti dicono che tari di pace. le cose vanno sempre peggio, che così non si può andare avanti. Ci vuole un cambiamento. Domenica e lunedì 27 e 28 marzo, in molte Pace tra le persone e con la natura, di questo città d’Italia (Verona, Trento, Venezia, Ferra- ha bisogno il mondo. ra, Livorno, Genova, Brescia, Torino, Gubbio, Oristano, Cagliari, ecc.) gli amici e le amiche Noi del Movimento Nonviolento vogliamo della nonviolenza sono rimasti senza cibo e iniziare con un’assunzione di responsabilità. senza parole per: Mettiamo in campo un’iniziativa simbolica, ma concreta. - opporsi alla guerra (e alla sua preparazione) Un digiuno del cibo e della parola, un’azio- - opporsi al nucleare (votare SÌ al referen- ne semplice ma incisiva – se non altro su noi dum) stessi – per riflettere sulla necessità di rifiu- - sostenere i Corpi Civili di Pace (veri stru- tare la violenza per scegliere la strada della menti di intervento umanitario) nonviolenza. - sostenere le energie rinnovabili (sole, ven- to, acqua sono doni gratuiti della natura) Rinunciare a mangiare è anche un modo - proporre una seria riflessione sulla non- per condividere le tante sofferenza e la fame violenza, che è la forza della verità. che porta la guerra. Rimanere in silenzio è anche un modo per evidenziare quanta vio- Movimento Nonviolento lenza c’è nella parole di menzogna (la prima vittima della guerra è la verità): “operazione umanitaria” per nascondere che è una guerra; I nominativi e il calendario sono stati diffusi “nucleare sicuro e pulito” per nascondere i ri- tramite il nostro sito www.nonviolenti.org e schi e i costi dell’energia atomica. nella pagina facebook del Movimento Non- violento. Abbiamo iniziato con un digiuno collettivo di 48 ore, sapendo che la nonviolenza è con- A chi pensa invece che questa proposta sia tagiosa e altre azioni nonviolente seguiranno un’ingenuità, o che non serva a niente, pro- nei giorni successivi. Vogliamo con questo poniamo di provare, per un giorno solo, e ca- dare l’avvio ad un modo nuovo di “stare in pirà quanto costa fatica e quanto fa bene la piazza” e di concepire la politica. nonviolenza. anniversario 3
La prima fondamentale direttrice d'azione del Movimento Nonviolento è l'opposizione integrale alla guerra “Noi dobbiamo dire no alla guerra ed essere mobilitarsi per impedire che a Bengasi po- duri come pietre” tesse avvenire un massacro (nel 1996 l’Eu- (Aldo Capitini) ropa si macchiò di “omissione di soccorso” quando non fece nulla per impedire il geno- “Meglio un anno di negoziati che un giorno cidio a Srebrenica). di guerra” L’obiettivo delle due risoluzioni dell’Onu (Alexander Langer) (n. 1970 e 1973) sulla crisi libica è quello di proteggere i civili, gli insediamenti urbani e garantire assistenza umanitaria. L’uso del- la forza viene invocato per limitare i danni che già sono in corso sul campo, affermando il chiaro rifiuto dell’opzione di occupazione militare straniera, la priorità del cessate il fuoco e della soluzione politica, il rafforza- mento dell’embargo militare e commerciale, il riconoscimento del ruolo prioritario della Unione Africana, della Lega Araba, della Con- ferenza Islamica. Ci sono però due cattive notizie. La prima è il ritardo spaventoso (e l’ambiguità) con cui si è mossa la diplomazia degli stati, e la secon- da è che l’Onu non dispone di una forza di polizia internazionale permanente ma deve affidarsi, di volta in volta, agli eserciti degli stati membri (articoli 43-49 della Carta della Nazioni Unite, in questo caso Francia, Inghil- terra, Stati Uniti). Quando la parola passa dalla diplomazia alle armi, succede che le operazioni milita- ri si trasformano subito in guerra. È quello che sta accadendo in Libia. Gli strumenti utilizzati (bombardieri, caccia, tornado, mis- sili, incrociatori, portaerei, sommergibili, ecc.) sono quelli tradizionali della guerra, gli Sul perché condanniamo l’intervento, non fir- unici disponibili, pronti, efficienti. Come nei miamo appelli, cerchiamo di capire e lavoriamo Balcani, come in Iraq, come in Afganistan, per fare della Marcia Perugia-Assisi un’occa- viene messa in campo solo l’opzione militare, sione di crescita nonviolenta per tutto il movi- l’unica che è stata adeguatamente preparata mento pacifista. e finanziata. Una cosa è certa: non sarà con Difendere le vittime inermi è doveroso. Quan- un’altra guerra che la democrazia potrà af- do qualcuno interviene per tutelare i diritti fermarsi nel mondo arabo. umani e salvare una vita, è una buona noti- zia. Da quando il samaritano ha soccorso il poveretto incappato nei briganti sulla strada Appelli che cadono nel vuoto di Gerico, è sempre stato così. Subito dopo l’annuncio del primo raid aereo, 4 Era dovere della comunità internazionale hanno iniziato a circolare in “rete” gli appel- anniversario
guerra in Libia li pacifisti. Ci sono quelli “senza se e senza ma” che dicono: “non ci può essere guerra in nome dei diritti umani”; e quelli “realisti” che dicono: “l’uso della forza serve ad impedire ulteriori massacri”. Noi non firmiamo appelli che non contempli- no una precedente opzione per la nonviolen- za costruttiva, né convochiamo mobilitazioni che si limitino a proteste e condanne di ciò che è già avvenuto. Non basta mettere a ver- bale il nostro “no” alla guerra. Certo, meglio che niente, ma bisogna aggiungere una pa- rola in più: quando la guerra inizia nessu- no riesce a fermarla; bisogna prevenirla una guerra, affinché non avvenga. Lo si può fare solo non collaborando in nessun modo alla sua preparazione. Quando la prima bomba è stata sganciata, ormai lo sappiamo bene, a nulla serve dire “basta”, essa cadrà e molte altre ne seguiran- lenza sono sempre stati favorevoli al Diritto e no. La guerra, una volta accettata, conduce a alla Polizia, due istituzioni che servono a ga- tali delitti e tali stragi che è assurdo pensare rantire i deboli dai soprusi dei violenti. È per di farla e contenerla. Come in un terremoto, questo che da anni sono impegnati, a partire l’unica possibilità – se non si sono adottate dalle iniziative europee di Alexander Langer, serie misure antisismiche – è il “si salvi chi per lo studio, la ricerca, la sperimentazione e può”. Poi, i sopravvissuti dovranno pensare l’istituzione di Corpi Civili di Pace. Gli amici alla prevenzione per rendere innocuo il ter- della nonviolenza chiedono la diminuzione remoto successivo. Ma troppo spesso capita dei bilanci militari e il sostegno finanziario che, passata la prima paura, se ne dimentica- alla creazione di una polizia internazionale, no e anche il prossimo terremoto li coglierà anche armata, che intervenga nei conflitti a impreparati. tutela della parti lese, per disarmare l’ag- Il limite di molti appelli è quello di rivolgersi gressore e ristabilire pace e diritto. Contem- ai governi e alle istituzioni per chiedere a loro poraneamente al sostegno di questi progetti, di fare la pace. C’è un’inscindibile correlazio- gli amici della nonviolenza sono contro la ne fra mezzi e fini: come possiamo aspettarci preparazione della guerra (qualsiasi guerra: scelte di pace da governi (compreso quello di attacco, di difesa, umanitaria, chirurgica o italiano) che mantengono gli eserciti e le loro preventiva), contro il commercio delle armi, strutture, che finanziano missioni militari, contro gli eserciti nazionali, contro i bilanci che aumentano le spese belliche, che accet- militari e lo fanno anche con le varie forme tano il traffico legale e illegale di armi? Chie- di obiezione di coscienza. La proposta poli- diamo ai governi di ridurre le spese militari, tica dei nonviolenti è quella di uno stato che e regolarmente, finanziaria dopo finanziaria, rinunci al proprio esercito nazionale, e si queste spese aumentano esponenzialmente. impegni a fornire mezzi, finanziamenti e per- Insistere in quest’errore di ingenuità diventa sonale per la polizia internazionale di cui si una colpa. La pace non verrà dai governi che dovrà dotare l’Onu. utilizzano lo strumento militare, ma potrà La diplomazia la fanno i governi, ma la non- venire solo dai popoli che rifiuteranno di col- violenza la fanno i popoli. laborare con essi. È a noi stessi, dunque, che dobbiamo rivolge- Le responsabilità di Gheddafi e dell’Europa re gli appelli per la pace. Dobbiamo perciò perseguire con sempre maggiore decisione la strada della distanza Distinguere la violenza dalla forza da qualsiasi regime che violi i diritti uma- Per uscire dall’apparente contraddizione fra ni e democratici, denunciando con forza le chi è sempre, e comunque, contro la guerra e responsabilità dei nostri governi e del loro chi è favorevole, a volte, ad azioni anche arma- servilismo davanti a un personaggio come te, bisogna saper vedere la differenza che c’è Gheddafi (e al suo gas e petrolio) che per tra la violenza e la forza; tra la polizia inter- oltre 40 anni ha occupato la scena con po- nazionale e l’esercito. Gli amici della nonvio- litiche che hanno sponsorizzato ogni tipo di ››› 5 anniversario
››› violazione di qualsivoglia diritto, ha nutri- quella pensata ed organizzata da Aldo Capiti- to le guerre e le destabilizzazioni che hanno ni. All’indomani della Marcia del 24 settembre martoriato un buon numero di paesi africa- 1961 lo stesso Capitini volle dare vita al “Mo- ni dal Ciad, al Niger, al Burkina Faso, alle vimento Nonviolento per la pace”, per avere a sanguinarie guerre di Liberia, Sierra Leone disposizione uno strumento utile al prosegui- e del Darfur, finanziando le milizie armate. I mento delle istanze emerse dalla Marcia stessa mercenari al soldo di Gheddafi sono il frutto e al lavoro “per l’esclusione della violenza in- delle diaspore di oltre 40 anni di destabiliz- dividuale e di gruppo in ogni settore della vita zazione, sono persone che non hanno nulla sociale, al livello locale, nazionale e internazio- da perdere. Lo sbocco per tanti giovani del nale”. Al primo punto del programma del Movi- continente africano, ovvero l’emigrazione, è mento, Capitini indicò “l’opposizione integrale stata messo dall’Europa sotto la custodia in- alla guerra”. Dopo cinquant’anni il cammino teressata di Gheddafi e della sua polizia che deve ripassare da lì. Per questo abbiamo as- taglieggia, stupra, ricatta, vende e rivende i sunto l’impegno, come Movimento Nonvio- poveracci che speravano di trovare una via lento, di promuovere questa Marcia, che deve di salvezza al di là del Mediterraneo. Sono essere l’occasione per “mostrare che la non- migliaia e migliaia i profughi dimenticati del violenza è attiva e in avanti, è critica dei mali Bangladesh che fuggono dalla Libia verso la esistenti, tende a suscitare larghe solidarietà Tunisia, nella speranza di un viaggio della e decise noncollaborazioni, è chiara e raziona- disperazione verso casa. le nel disegnare le linee di ciò che si deve fare Per questi disperati i governi europei non nell’attuale difficile momento”. E poi “pronto, si sono mossi. Così come è passata del tut- dopo la Marcia, a lavorare ad un Movimento to inosservata la feroce repressione da parte nonviolento per la pace”. Sono parole di Capi- delle forze armate saudite del movimento che tini di straordinaria attualità, pronunciate nel chiedeva libertà e democrazia nel Bahrain 1961 (mentre la guerra infiammava il Vietnam (arcipelago del Golfo persico fra l’Arabia e il Congo), valide per il 2011 (mentre la guerra Saudita e il Qatar). infiamma l’Afganistan e la Libia). L’appuntamento è per il prossimo 25 settem- bre alla Marcia Perugia-Assisi per la pace e Per la pace e la fratellanza fra i popoli la fratellanza fra i popoli. Vogliamo che sia Agitarsi, lamentarsi, angosciarsi, non serve. La “un’assemblea itinerante”, il momento con- prima risposta, immediata, che possiamo dare clusivo di una discussione/mobilitazione che è quella di offrire soccorso concreto alle vitti- avviamo da subito. Un passo che ciascuno me, e poi di un rafforzato impegno per soste- può fare contro la guerra e per la nonviolenza. nere la nonviolenza organizzata. Fra sei mesi si svolgerà la Marcia Perugia-Assisi, nel cin- Movimento Nonviolento 6 quantesimo anniversario della prima edizione, www.nonviolenti.org anniversario
guerra in Libia Per una Alleanza Mediterranea... Una riflessione-proposta del Movimento Nonviolento su ciò che sta avvenendo in Tunisia, Egitto, Libia, ci può aiutare a capire cosa possiamo fare noi per non essere solo spettatori passivi e a completamento di questo pensiero aperto, un articolo di Alexander Langer, scritto più di quindici anni fa... Di là del canale di Sicilia, soffia il vento del Mentre la sponda sud del mare bianco (come cambiamento. Da alcune settimane, giova- gli Arabi chiamano il Mediterraneo) si libera, ni e meno giovani sono scesi per strada in vediamo la stanca sponda nord preoccuparsi nome della libertà che non hanno conosciuto principalmente dei propri interessi messi in ancora. Molti sono morti, assassinati dai di- pericolo dal rovesciamento dello status quo. fensori dello status quo, dei privilegi e del- Per anni, la realpolitik europea e nord ameri- la corruzione che sono la norma e la regola cana ha rafforzato senza farsi troppi scrupo- di dittature e dispotismi vigenti da decen- li, il dominio di rais e oppressori. Il riforni- ni. Ma l’onda è più forte della diga, e quello mento di petrolio e di gas, la vendita di armi che sembrava impossibile si sta avverando: i e il mercato del cemento sono stati i motori vecchi detentori del potere sono costretti alla delle relazioni con i regimi in atto, e non ci si fuga e alla capitolazione. è molto preoccupato della sorte di intere po- polazioni costrette a subire il prezzo dell’in- È netta l’impressione che il pendolo della tolleranza e della repressione. storia stia portando un vero e profondo cam- biamento nel Maghreb e nel Mashrek, anche Oggi appare in tutta la sua crudezza la man- se è ancora troppo fresco il sangue versato canza di una vera politica mediterranea per potere decifrare in modo chiaro i con- dell’Unione Europea e dei singoli stati euro- torni di un nuovo ordine politico e sociale in pei, e preoccupano non poco le affermazioni questi paesi. E la stessa storia insegna che i di un possibile intervento anche militare da privilegiati di un ordine ingiusto non molla- parte degli USA e dei paesi europei per “ga- no così facilmente il potere, mentre ci sono rantire la sicurezza” dei propri connazionali forze in agguato per riempire quello che può o per assicurare la continuità dell’approvvi- apparire come un vuoto politico, all’indoma- gionamento energetico, tanto cruciale per il ni della rivolta e della ribellione. modo insostenibile di vivere delle vecchie e opulenti popolazioni del mondo “ricco”. In- Quale che sia il destino di questo movimen- vocare un intervento muscolare nei paesi to, è innegabile che la sete di libertà, di giu- del Mediterraneo meridionale evoca i recenti stizia e di democrazia di milioni di persone orrori ed errori delle guerre in Iraq e in Af- ha prevalso sulla sopraffazione in atto da ghanistan. E avrebbe sicuramente come con- troppo tempo. Il grido di rivolta corre ve- seguenza di dirottare l’insurrezione verso un loce da un cellulare all’altro, da facebook a ennesimo conflitto del mondo arabo contro twitter, nella piazza virtuale di internet che l’occidente. diventa piazza reale, annunciando l’alba di una emancipazione rivendicata anche con la Anni fa, il re Hassan II aveva chiesto di fare morte che mieta vittime innocenti e inermi. È entrare il Marocco nell’Unione Europea. difficile pensare che tutto potrebbe tornare All’epoca ci furono risate per questa bou- come prima, anche se il Mediterraneo è la pa- tade politica, ma forse sarebbe stato più tria del pessimismo, avendo già conosciuto saggio prendere sul serio questa domanda. troppe volte nella propria storia il dominio Oggi, la distanza fra una sponda e l’altra del della repressione e dell’ingiustizia, indifesa mare nostrum si è ingrandita, e appare dif- del potere e dei privilegi di tiranni e dittatori. ficile un riavvicinamento in tempi brevi. Ma sarebbe intelligente cominciare almeno ad ››› 7 anniversario
››› immaginare una alleanza mediterranea, che P.S. Ci sembra utile riproporre, a completa- garantirebbe a tutti i popoli di questo mare mento di questo nostro pensiero aperto, un di vivere in una grande spazio geo-politico, articolo di Alexander Langer, scritto più di economico, culturale e ambientale condiviso quindici anni fa, che già individuava i pri- e soprattutto in una area di pace. Già oggi, mi segnali di un risveglio del Mediterraneo. migliaia e migliaia di migranti attraversa- Le voci profetiche sono spesso inascoltate, no il mare da sud a nord, mentre pensionati ma indicano la strada che la storia percorre. europei volano da nord a sud per godersi la vecchiaia nel Maghreb. Ci sono dei movimen- ti della storia che nessuna becera politica xe- Fratellanza euromediterranea nofoba potrà mai arrestare. di Alexander Langer* Allora, invece che preoccuparsi di ondate di Tutti abbiamo passato alcuni anni in cui l’Eu- rifugiati o di penuria di petrolio, faremmo ropa occidentale ha dovuto – non senza fati- bene, noi europei, ad ispirarci al vento fre- ca – riscoprire la sua “altra faccia della luna”, sco del cambiamento che soffia attraverso il cioè i propri concittadini europei dell’Est. Mediterraneo e il mondo Arabo, per riscopri- Caduti i muri e le cortine, una reciproca am- re insieme alle popolazioni rivoltose, il buon putazione durata almeno mezzo secolo si sta vecchio gusto della libertà, che non può esse- lentamente ed assai contraddittoriamente re solo una parola in un testo costituzionale, rimarginando. Non si sono ammazzati vitelli ma deve essere una forza vibrante che attra- grassi per il fratello ritrovato, piuttosto si è versa tutta la società. vista la penosa reazione di chi rifà i conti di un’eredità ritenuta già assegnata in esclusi- Sembra una utopia? Certo che lo è! Ma ricor- va ed ora, invece, da spartire. diamoci che il Mediterraneo è la culla ance- strale di tante utopie che hanno cambiato il Oggi un’altra fratellanza affievolita o for- mondo. se dimenticata è da riscoprire: quella euro- mediterranea. In anni passati in Italia si è assistiti ad un curioso dibattito geopolitico: Movimento Nonviolento chi voleva “entrare in Europa”, reclamava www.nonviolenti.org spesso la necessità di staccarsi dal Medi- terraneo, “dall’Africa”, come talvolta si di- Verona, 10 marzo 2011 ceva in senso spregiativo. Anche nel resto 8 anniversario
guerra in Libia d’Europa, l’attenzione al Mediterraneo negli europei e mediterranei. Non c’è nessun’al- ultimi anni ha subito alterne vicende, e si è tra area del mondo in cui in uno spazio così ulteriormente resa precaria dalla guerra del concentrato si trova un’eredità così comune e Golfo in poi, dove si è invece consolidata una così diversificata insieme: al crocevia tra i tre sorta di egemonia dell’asse USA-Stati petro- continenti (Europa, Asia, Africa) e le tre gran- liferi del Golfo (con l’Arabia Saudita in testa), di religioni monoteiste (Ebraismo, Cristia- con una forte influenza nel Mediterraneo che nesimo, Islam), in una cornice ambientale e si è manifestata anche nella politica della monumentale con caratteristiche fortemente spesa pubblica. Su ogni ECU investito dalla comuni ed oggi gravemente minacciata. Comunità europea, se ne sono investiti dieci da parte degli USA ed altrettanti da parte dei Ecco perchè riteniamo che sia tempo di af- petrolieri arabi. L’assenza di una comune po- frontare anche dal basso la costruzione di litica mediterranea la si è vista non solo in- una nuova fratellanza euromediterranea, e di torno alla guerra del Golfo: ancor più pesan- accompagnare criticamente ed attivamente il te la marginalità dell’Europa nel ritrovare la processo che si svolge al livello delle istitu- pace tra israeliani ed arabi, nel dialogo con i zioni e dei governi. Una parte del volontariato paesi “difficili” (come Libia, Siria, ecc.), in al- europeo impegnato per la pace, per la coope- cune ingiustizie ormai da troppo tempo sop- razione, per l’ambiente, per la giustizia tra portate (la divisione di Cipro, per esempio), nord e sud, per uno sviluppo umano e sociale nella ricerca di un nuovo ordine post-guerra- sostenibile, già opera in questa dimensione. fredda anche nel Mediterraneo. La proposta, Ma se vogliamo davvero ravvivare e rinnovare avanzata fin dai primi anni ‘90, di organizza- il patrimonio comune che lega comunità, po- re per quest’area una sorta di “Helsinki del poli, cittadini, eco-sistemi, economie e società Mediterraneo”, cioè un quadro complessivo mediterranee, ed intrecciarle con quell’altro di accordi per la cooperazione e la sicurez- grande processo di integrazione che oggi fati- za, è stata lasciata cadere; gli stessi governi cosamente avviene tra l’Occidente e l’Oriente che l’avevano caldeggiata (Spagna, Italia, poi del continente europeo, bisognerà sviluppare anche Francia e Grecia), l’hanno messa nel una nuova sensibilità, e cogliere le molte oc- dimenticatoio. casioni di azione ed inter-azione. Oggi i governi si preoccupano di certi cam- panelli d’allarme, e tendono ad affrontarli, *Bolzano/Bozen-Bruxelles/Brussel, Maggio ma troppo spesso in modo solo repressivo: 1995 – editoriale per Verdeuropa. immigrazione incontrollata, tensioni sociali e “rivolte del pane”, la crescita dell’integra- lismo islamico, i rischi del traffico illegale di droga e di armi... insomma, i pericoli più che le opportunità. La Conferenza inter-governa- tiva euromediterranea, indetta dall’Unione europea per il prossimo novembre 1995 sotto presidenza spagnola, si prefigge – assai posi- tivamente – un nuovo partenariato eurome- diterraneo, ma rischia di limitarsi a puntare al controllo di alcuni di questi fenomeni ri- tenuti minacciosi, attraverso accordi di co- operazione e di finanziamento, senza osare un disegno più ambizioso: un partenariato che porti ad una vera e propria Comunità eu- romediterranea, a fianco ed intrecciata con l’Unione europea. D’altra parte forse non si può chiedere ai go- verni quanto dai cittadini e dalla società ci- vile non è ancora sufficientemente sentito e condiviso. È questa oggi una sfida ed una possibilità di grande rilievo per i cittadini ed i gruppi 9 anniversario
Il “Machiavelli della nonviolenza” e l’accusa di collaborazione con la CIA dalla CIA. Egli sostiene che solo la tecnica a cura di Martina Lucia Lanza sia cambiata: la CIA non si muoverebbe più come in piena guerra fredda, non sovvenzio- Gene Sharp è l’autore dell’importante e mo- nerebbe più sanguinosi golpe compiuti ma- numentale opera “Politica dell’azione non- gari per mano di militari. Ora le modalità violenta” (Edizioni Gruppo Abele, in tre vo- imperialiste degli Stati Uniti hanno tecniche lumi 1. Potere e lotta 2. Le tecniche 3. La di- meno cruente: addestrerebbero e finanzie- namica; richiedere alla nostra Redazione al rebbero opposizioni civili nonviolente a go- prezzo di 40,00 euro comprensivi delle spese verni a loro indigesti. di spedizione). E fin qui la sua tesi può reggere. Quel che Il suo nome, ben noto al Movimento Nonvio- non è condivisibile è l’accusa mossa a Gene lento e agli amici della nonviolenza, è venuto Sharp, studioso di Gandhi e della nonviolen- alla ribalta delle cronache assieme alle vi- za come tecnica di opposizione anche politi- cende che stanno scuotendo in questi mesi ca, di essere una specie di agente della CIA, tutto il Maghreb, e dal 19 marzo, con i raid se non addirittura nel libro paga, e quindi la aerei sotto l’egida delle Nazioni Unite, tutto mente che guida direttamente queste rivolu- il mondo. zioni dal basso. Apostrofato come “ispiratore di rivolte” o A questa accusa di Meyssan, Sharp risponde “eroe delle rivolte mediorientali”, Sharp è con due lettere aperte, scritte nel 2007, e ri- stato “ripescato”, a partire da inizio febbraio, volte una al suo accusatore e l’altra a Hugo da diverse testate statunitensi: National Ca- Chavez, presidente del Venezuela, indignato tholic Reporter, The Daily Beast e anche dal con Sharp in seguito alle rivelazioni riporta- New York Times. te sempre nell’articolo di Meyssan. La rispo- Quest’ondata mediatica è approdata anche sta può sembrare tardiva, infatti dall’uscita sulla stampa italiana, attraverso le parole di dell’articolo erano passati due anni. La verità Christian Rocca per Il Sole 24 ore, con l’arti- è che al momento della sua uscita l’articolo colo “Dietro le rivolte in Medio Oriente (come era passato inosservato, per poi essere “tardi- per la Serbia nel 2000) c’è un signore di 83 vamente scoperto” in quanto Chavez ne diede anni che sta a Boston”(15 febbraio), e qualche una lettura in pubblico il 3 giugno 2007. settimana più tardi, nel numero 11/16 marzo Il nostro racconto continua con la lettera aper- del settimanale Internazionale, è stato tra- ta, sempre del 2007, firmata da numerosi in- dotto l’articolo di Sheryl Gay Stolberg per tellettuali statunitensi di sinistra in difesa di il New York Times del 17 febbraio dal titolo Gene Sharp. Primo firmatario è Stephen Zunes, “Gene Sharp. Ispiratore di rivolte”. professore di scienze politiche dell’universi- Quel che trapela da questi scritti, oltre al tà di San Francisco e mediorentalista. Mentre ruolo svolto dalle teorie di Sharp nel guida- tra le firme illustri figurano Noam Chomsky e re in modo nonviolento le nuove generazioni membri della Fellowship of Reconciliation e contro diversi regimi politici, è l’eco di una della War Resisters International. controversia scoppiata qualche anno fa, sem- L’ultima tappa della storia è l’articolo di rispo- pre nel mondo dei media. sta del giornalista francese edito il 25 agosto Ed è quest’ultima vicenda che qui ci accin- 2008 dal titolo “Impérialistes de droite et im- giamo a raccontare. périalistes de gauche”( Imperialisti di destra e imperialisti di sinistra). In questo suo scritto Questa è la storia dell’accusa mossa contro egli contrattacca gli argomenti utilizzati da Gene Sharp dal giornalista francese Thierry Stephen Zunes per difendere l’operato di Sharp. Meyssan. All’interno di questa vicenda, la teoria so- La vicenda parte da un articolo di Meyssan, stenuta da Meyssan ha avuto grande eco me- edito nel gennaio 2005, in cui il reporter ac- diatica grazie ad un documentario del 2005 cusa Gene Sharp di essere la mente e la mano della regista francese ed esperta di cultura 10 delle “rivoluzioni colorate” sovvenzionate e geopolitica russa Manon Loizeau. Tale do- anniversario
Gene Sharp cumentario, intitolato “Etats-Unis à la con- rali, non questioni politiche. Comunque, pre- quête de l’Est” (Gli Stati Uniti alla conquista dicare aveva conseguenze politiche; quello che dell’Est), ha fatto il giro del mondo, ed è stato poteva essere considerato uno scopo poteva es- trasmesso anche in Italia il 3 giugno 2007, sere percepito come un mezzo. La disobbedien- dalla trasmissione di Rai3 Report, con il ti- za civile può essere allora considerata come tolo “Revolution.com”. una tecnica d’azione politica, perfino militare” Ripercorriamo quindi in ordine cronologico gli episodi sopraelencati. “Nel 1989, quando l’Albert Einstein Institute divenne ben conosciuto, Gene Sharp iniziò a consigliare i movimenti anticomunisti. Par- 2005: L’ARTICOLO DI T. MEYSSAN tecipò alla costituzione dell’Alleanza Demo- E IL DOCUMENTARIO DI LOIZEAU cratica della Birmania e del Partito Demo- cratico Progressista di Taiwan. Unificò anche “Colpi di stato morbidi. L’Istituto Albert l’opposizione tibetana sotto il Dalai Lama e Einstein: la non violenza secondo la CIA” di tentò di formare un gruppo dissidente all’in- Thierry Meyssan terno dell’OLP, cosicché i terroristi palestine- si avrebbero fermato il terrorismo”. [Titolo originale: Coups d'État soft. L'Albert Einstein Institution: la non-violence version “Il professor Thomas Schelling,1 ben noto CIA, pubblicato il 4 gennaio 2005 sul sito in- economista e consulente della CIA, entrò ternet di “Reseau Voltaire” (www.voltairenet. a far parte del consiglio amministrativo org), rete internazionale della stampa non al- dell’Istituto [NdR l’Albert Einstein Institute] lineata specializzata in relazioni internazio- il cui bilancio ufficiale era ancora costante nali, creata dallo stesso Meyssan] sebbene fosse finanziato anche dall’Interna- tional Republican Institute (IRI), una delle Nel 2005, il politologo e giornalista france- quattro sezioni del National Endowment for se Thierry Meyssan edita un articolo che ri- Democracy (NED/CIA)”2 porta una cronistoria dei presunti interventi “Nell’ottobre del 1990, Gene Sharp e la sua di Sharp, sostenuto dalla CIA, per istruire e squadra andarono in Svezia ed addestraro- addestrare le opposizioni di società civile in no diversi politici lituani nell’organizzazio- Paesi chiave per la geopolitica statunitense. ne della resistenza popolare contro l’Armata Meyssan sostiene che l’Albert Einstein In- Rossa. Mesi più tardi, nel maggio del 1991, stitute, l’istituto di studi sulla nonviolenza quando scoppiò la crisi e Gorbatchov schierò creato nel 1983 dallo stesso Sharp, altro non le sue forze speciali, Gene Sharp era il consi- sia che una copertura, un istituto apparente- gliere del partito separatista Sajudis (Grup- mente non-governativo e sostenuto da dona- po iniziativa Perestroika) […] Nel giugno del zioni private, ma che in verità è la base d’ap- 1992, il ministro della difesa della Lituania poggio per gli interventi che Sharp, assistito indipendente, Audrius Butkevicius, ospitò da due ex-militari, ha svolto in chiave anti- un simposio per ringraziare il ruolo chiave comunista in Paesi come Birmania, Tibet, Li- dell’Istituto Albert Einstein durante il pro- tuania, Serbia e Venezuela. cesso di indipendenza dei paesi baltici” Una sorta di evoluzione dei metodi violenti utilizzati dalla CIA dagli anni della guerra “Nel 1998, quando gli USA iniziarono il loro fredda, non più golpe militari ma rivoluzioni riarmo,3 l’Istituto Albert Einstein divenne colorante e nonviolente. Riportiamo alcune frasi significative estra- 1 Nel marzo 2004, Thomas Schelling è stato uno degli polate dall’articolo [NdR: le note a piè di estensori del Copenhagen Consensus. Sponsorizzato pagina sono dello stesso Meyssan e non di dall’Economist, questo documento metteva in discus- Azione nonviolenta]: sione il Programma del Millennio dell’ONU ed il Proto- collo di Kyoto. Schelling formulò un modello teorico il “Sconosciuto al pubblico, Gene Sharp ha formu- quale suggeriva che la crescita economica è il modo lato una teoria sulla non violenza come arma migliore per combattere il riscaldamento del globo perché, in futuro, dovrebbe garantire lo sviluppo delle politica. Ha dapprima aiutato la NATO e poi tecniche necessarie a risolvere il problema la CIA ad addestrare i leader dei colpi di sta- to morbidi degli ultimi 15 anni. Dagli anni ‘50, 2 Thierry Meyssan : «The Networks of “Democratic” Inter- Gene Sharp ha studiato la teoria della disobbe- ference», Voltaire (testo in francese), 21 novembre 2004 dienza civile di Henry D. Thoreau e Mohandas 3 Nel 1998 e nonostante la mancanza di nemici, il Con- K. Gandhi. Per questi autori, l’obbedienza e la gresso costrinse il presidente Clinton ad attuare una disobbedienza erano questioni religiose e mo- politica di riarmo ››› 11 anniversario
parte di una strategia espansionista. Esso di associazioni filantropiche statunitensi che fornì ideologia e tecnica a Otpor («Resisten- operano dal Kyrgyzstan all’Ucraina. za»), un gruppo di giovani oppositori di Slo- Attraverso associazioni come la Freedom bodan Milosevic. […] Quindi, Otpor divenne House Association e l’Open Society Fonda- rapidamente una preferenza per rovesciare tion, il governo degli Stati Uniti elargisce Milosevic che era molto popolare per avere milioni di dollari affinché questi nascenti resistito alla NATO. Il colonnello Helvey4 ad- gruppi di opposizione arrivino in modo non- destrò i capi di Otpor con dei seminari ospi- violento a rovesciare gli attuali regimi. Ov- tati all’hotel Hilton di Budapest. Il denaro viamente queste elargizioni non cadono alla non era un problema per rovesciare l’ultimo cieca, ma sono ben indirizzate verso paesi governo comunista d’Europa” strategici, dove gli USA hanno un particolare interesse geopolitico. “Quando nell’aprile del 2002 il colpo di stato Gli intervistati mostrano che alla base del- organizzato dalla CIA contro il Venezuela fal- la istruzione politica ci sono principalmente lì, il Dipartimento di Stato contò di nuovo su due strumenti: il primo è un filmato intitola- l’Albert Einstein Institute che consigliò gli to “Come rovesciare un dittatore” che mostra imprenditori venezuelani durante l’organiz- le rivolte guidate dal gruppo Otpor in Serbia. zazione del referendum di revoca5 contro il Il secondo strumento, ritenuto molto impor- presidente Hugo Chávez. tante dagli intervistati, ma di cui i medesimi Gene Sharp e la sua squadra guidarono i non riportano nè titolo nè l’autore, è un ma- capi del Súmate6 durante le dimostrazioni nuale di 190 pagine stampato segretamente dell’agosto 2004. Come fatto precedentemen- anche in Kyrgyzstan. te, l’unica cosa che dovevano fare era mettere Un’intervistata kirghiza ritiene l’opuscolo in discussione i risultati elettorali e preten- “un’arma potentissima! Spiega come si fa dere le dimissioni del presidente. Riuscirono a rovesciare un regime dittatoriale senza a portare in strada la borghesia ma il gover- violenza. Serbi, georgiani e ucraini, l’hanno no popolare di Chavez era troppo forte.” utilizzato per organizzare le loro rivoluzioni! “Ma perché Albert Einstein? È un nome che Spiega quali sono le debolezze di una ditta- non desta sospetti. Il primo libro di Gene tura, come si fa a organizzare una rivoluzio- Sharp sui metodi di Gandhi iniziava con ne non violenta, e soprattutto la strategia una prefazione firmata da Albert Einstein, migliore per prendere il potere”. sebbene il libro fosse stato scritto nel 1960, Sarà poi la voce narrante a dare spiegazio- cinque anni dopo la morte del genio. Perciò, ni sul manuale, per poi recarsi a Boston ad Albert Einstein non scrisse nulla per l’opera intervistare il suo autore che ovviamente è di Sharp. Tutto ciò che fece Sharp fu di ripro- Gene Sharp, mentre il testo in questione è durre un articolo sulla non violenza scritto “Dalla dittatura alla democrazia”. dallo scienziato” Si tratta di un’intervista di pochi minuti te- nuta all’Albert Einstein Institute di cui ri- portiamo tutta la narrazione7: “Etats-Unis à la conquête de l’Est” di Manon Loizeau NARRATORE: Andiamo a Boston. Vogliamo trovare l’autore dell’opuscolo che entusia- Il documentario francese mostra l’educazio- sma tanto questi rivoluzionari. Lavora qui, ne alle tecniche nonviolente di protesta po- alla Fondazione Einstein, da lui fondata nel litica di giovani oppositori della società ci- 1983. Gene Sharp è un docente universitario vile di diversi paesi euroasiatici, nonchè le che da quarant’anni scrive testi sulla rivolu- modalità di finanziamento di questi da parte zione non violenta. L’opuscolo è nato 15 anni fa e da quando i rivoluzionari serbi ne hanno fatto la loro bibbia è stato tradotto in un’in- 4 Un ufficiale di fanteria statunitense in pensione colla- finità di lingue. […] boratore dell’Albert Einstein Institute 5 NdR la Costituzione venezuelana permette che tra- GENE SHARP: I serbi tentavano deliberata- scorsa la metà del mandato presidenziale sia possibile raccogliere le firme per un referendum che confermi o 7 Il testo in italiano del documentario è reperibile meno il perdurare in carica del presidente eletto nell’archivio puntate della trasmissione Report ( www. 6 NdR Movimento della società civile venezuelana che report.rai.it) cercando nel motore di ricerca il nome ha organizzato il referendum di revoca dell’autrice del documentario, Manon Loizeau 12 anniversario
Gene Sharp mente di mitigare gli animi dei militari e in “Come politica dell’Istituto Albert Einstein, un certo senso anche della polizia. In questo non abbiamo mai detto a persone di fronte modo, al momento della resistenza la repres- a conflitti in altri paesi cosa dovessero fare. sione non sarebbe stata tanto brutale. Un paio Possiamo fornire conoscenza e comprendere di anni prima che Milosevic venisse destituito, quando richiesto. Noi enfatizziamo l’impor- questi ragazzi e ragazze di 14, 15 anni manda- tanza di studi accurati, pensiero indipenden- vano alla polizia pacchetti regalo con piccole te e auto-determinazione. Non conosciamo cose... magari cibo o qualsiasi gentilezza po- altri paesi in profondità e quindi, offrendo tesse servire a fiaccare il morale di chi stava dettagliati consigli, potremmo fare gravi erro- dalla parte di Milosevic. E poi hanno fatto di ri. Quel che la gente in altri paesi decide di tutto per prendere contatti con gli alti ufficiali fare è sua responsabilità e prerogativa. della polizia, così durante le contestazioni li In questo lavoro educativo e consultivo non ab- avrebbero lasciati avvicinare. biamo mai avuto il supporto di alcuna agenzia del Governo degli Stati Uniti e non abbiamo te- Sostiene poi la documentarista che l’uomo nuto corsi in alcuna ambasciata USA.” che lavora nell’ombra fin dai tempi della ri- voluzione serba non è Sharp, ma un ufficiale Di grande levatura sono le parole finali di fanteria in pensione di nome Bob Helvey. della lettera aperta: Ha addestrato gli oppositori del regime bir- mano e conosce i metodi migliori per inde- “Non conosco la sua motivazione per attacca- bolire un esercito e gettare un governo nello re me e L’Istituto Albert Einstein. […] Riportan- scompiglio. Anche di Helvey ne è riportata do false notizie nei suoi commenti, lei perde una breve intervista: di credibilità. Se offre correzioni a errori nei prossimi scritti la sua statura crescerà. Con ROBERT HELVEY: Il principio di base è in- dispiacere, Gene Sharp” debolire quei pilastri che sostengono il regi- me autoritario e portarli dalla propria parte. Di tenore simile è la lettera aperta rivolta al L’obiettivo non è distruggerli, ma farli muo- presidente Chavez, e intitolata “Informazioni vere sulla base del principio che un domani imprecise”. Sharp si mostra rammaricato per per loro ci sarà sempre posto in un governo le informazioni pervenute al leader venezue- democratico. lano e accenna allo scritto di un giornalista francese, senza fornire il nome di Meyssan, che può essere la fonte delle sue asserzioni. 2007: LE DUE LETTERE APERTE DI SHARP Dopo essersi difeso nuovamente nei confron- E LA LETTERA APERTA ti di quanto esternato da Meyssan, Sharp DEGLI INTELLETTUALI STATUNITENSI consiglia a Chavez, qualora temesse un col- po di stato in Venezuela, di leggere gli studi Come si diceva, Sharp risponse solo nel 2007 fatti sul tema dall’Albert Einstein Institute, perché l’articolo balzava alle cronache dopo nonché si augura che Chavez riesca a trovare la lettura fattane durante un discorso da il tempo per documentarsi sull’azione non- parte del presidente venezuelano. violenta come metodo per sviluppare una so- Nella sua lettera aperta al giornalista fran- cietà più giusta. Si offre inoltre disponibile cese, intitolata “Correzioni”, Sharp ritiene per qualsiasi chiarimento o materiale di cui che l’articolo di Meyssan “ contiene così tan- potesse avere bisogno. te imprecisioni che mi sembra difficile che qualcuno possa dar molto credito ai suoi Infine, la lettera aperta scritta da studiosi contenuti[…]. Tuttavia mi sento costretto a americani, e diffusa dal Professor Stephen Zu- evidenziare alcuni degli errori che lei ha pre- nes, difende Sharp negando che i suoi scritti sentato”. Controbatte quindi a tutta la croni- siano un mezzo per l’imperialismo americano, storia riportata nell’articolo di Meyssan che “ma bensì hanno ispirato generazioni di pa- vedrebbe Sharp muoversi in tutti gli angoli cifisti, lavoratori, femministe e attivisti per i di mondo e pronto a rovesciare dittatori che diritti umani, l’ambiente e la giustizia sociale agli USA non piacciono. negli Stati Uniti e in tutto il mondo“. La tesi Sharp, oltre a vedere errori nell’articolo, vede esposta nella lettera aperta è la seguente: anche diverse falsità riassumibili in queste sue parole: “Diversamente dai colpi di stato o altri sforzi spalleggiati dagli Stati Uniti per cambiare un 13 anniversario
regime, è virtualmente impossibile per una lotta perialismo USA. D’altra parte, è il nostro raz- nonviolenta avere successo laddove la leader- zismo e l’arroganza occidentale, che ci rende ship del movimento e la sua agenda non abbia incapaci di riconoscere la capacità dei popoli alle spalle la maggioranza della popolazione. del terzo mondo nel condurre azioni politiche e Le sollevazioni popolari nonviolente che spo- che immagineremmo una manipolazione die- destarono i corrotti e anti-democratici regimi tro ogni evento. Non una possibilità!” di Serbia, Georgia e Ucraina negli ultimi anni […] furono il risultato di azioni indipenden- Termina il suo articolo con un colpo di fioret- ti delle popolazioni di quei paesi che lottava- to molto preciso: no per i loro diritti. Come risultato, né Gene “La petizione di Stephen Zunes ci comunica Sharp né nessun altro individuo, organizza- una cosa: alcune figure intellettuali della si- zione o governo straniero, merita la gloria o la nistra statunitense si spacciano per anti-im- colpa delle loro vittorie” perialiste, ma difendono il sistema quando lo sporco lavoro è fatto con discrezione. A questo proposito, non è indifferente che il sig. Zunes 2008: l’articolo di risposta di Meyssan ed i suoi assistenti difendano i miti dell’impe- “Una petizione degli intellettuali USA contro ro, gli pseudo-“valori americani” e il fantasma Eva Golinger e Thierry Meyssan del complotto islamico mondiale” Imperialisti di destra ed imperialisti di sini- stra” di Thierry Meyssan Conclusioni Ad oggi sembra prossimo all’uscita un film L’articolo apparso il 25 agosto 2008, sempre dedicato all’opera di Sharp e alle rivolte, in sul sito internet della Rete Voltaire, vede un parte nonviolente, che hanno avuto luogo Meyssan sul piede di guerra. nelle strade egiziane, tunisine, iraniane, ser- Egli ripercorre le varie tappe della vicenda e be e ovunque nel mondo. non ritiene utile discutere nuovamente la que- Il film avrà come titolo “How to start a revo- stione sul ruolo dell’Albert Eistein institute lution” e il suo trailer, reperibile solo in in- nelle rivoluzioni colorate. Egli preferisce con- glese, indica che il film: “Is the story of the centrarsi sul significato e le motivazioni della power of people to change their world, the petizione iniziata dal professore Zunes. modern revolution and the man behind it all” Queste le parole di Meyssan: (È la storia del potere delle persone di cam- “Per difendere l’Albert Einstein Institution, Ste- biare il loro mondo, la moderna rivoluzione phen Zunes cancella via tutte le informazioni e l’uomo dietro a tutto questo ). disponibili sul cursus dei suoi responsabili e le Proprio di questo è stato accusato Sharp: di loro attività che sono state rivelate da Eva Go- essere dietro tutto. Di prendere soldi dalla linger8 e da me stesso. Oppone allora la credi- CIA, di essere la mano lunga dell’imperiali- bilità di Gene Sharp, guru di numerosi ecologi, smo americano, di muoversi per tutto il mon- femministe e sindicalisti, alla nostra. Mi quali- do, nonostante la sua veneranda età, fomen- fica, a torto, come “marxista”, per spaventare il tando le folle alla rivolta se pur nonviolenta. borghese statunitense, afferma che i miei “er- Gene Sharp, nel teorizzare e pubblicare da rori” e quelli della dott.ssa Golinger sarebbero più di 30 anni opere sulla nonviolenza e su imputabili, allo stesso tempo, ad un effetto otti- come rovesciare pacificamente una dittatura co ed al nostro pensiero “razzista”. Da un lato, non può essere responsabile dell’uso che al- perché l’amministrazione Bush raccomanda tri fanno dei suoi scritti. aggressivamente dei “cambiamenti di regime”, Ma se veramente gli attivisti, a partire da che i nostri spiriti deboli sospetterebbero dei quelli di Otpor nel 2000, hanno studiato e di- militanti dei diritti dell’uomo, che desiderano vulgato gli scritti di Sharp, e se i giovani stu- sovvertire le dittature, di essere agenti dell’im- denti dell’Università de Il Cairo hanno letto, diffuso e utilizzato l’opera “Dalla dittatura alla democrazia” per organizzare l’opposizio- 8 Avvocato di origini venezuelane e naturalizzata new- yorchese. Ha scritto diversi articoli contro la lettera ne a Mubarak, si può sostenere che la non- aperta di Zunes e L’Albert Einstein Institute, tra i quali violenza continua tutt’oggi a trovare terreno “US Continues Destabilisation Push in Venezuela”, Gre- fertile in cui piantare i suoi semi di speranza. en Left Weekly, July 2nd 2007 E di questo non possiamo che essere felici. 14 anniversario
Gene Sharp Possiamo modificare il corso della storia Ripubblichiamo una nostra intervista, realizzata da Mao Valpiana, apparsa sul numero di gennaio 1986 di Azione nonviolenta Gene Sharp, nei tuoi libri hai parlato della causa della povertà del Terzo Mondo è dovu- nonviolenza come metodo politico, hai cer- ta al fatto che i governi di quei paesi spen- cato di trasformarla da idealismo in scienza dono enormi somme del loro bilancio nazio- politica. Il Movimento Nonviolento, in Italia, nale per acquistare dall’Europa, dagli Usa e è tuttora fedele alla visione di Aldo Capitini, dall’Urss, forniture militari. Non ci si deve per il quale la nonviolenza è amore, parte- meravigliare che accada ciò, perché i gover- cipazione all’esistenza di ogni forma di vita. nanti di questi Paesi sono istruiti dall’Euro- Tu pensi che questa visione sia superata? pa e gli europei fanno lo stesso. Non penso affatto che chi crede nella nonvio- Per questo motivo una seria analisi per indi- lenza come scelta etica, debba abbandonare i viduare mezzi alternativi per la difesa euro- suoi convincimenti, infatti questo approccio pea può aiutare anche i Paesi del Terzo Mon- alla nonviolenza ha senz’altro dei lati positi- do a prendere in considerazione una politica vi. Però questo non basta, occorre qualcosa militare diversa. I settori d’impegno sono di più; la capacità di usare praticamente le tanti, è bene quindi che ognuno scelga quelli tecniche nonviolente, in modo tale che anche su cui concentrare la propria attenzione. chi non accetta i presupposti etici della non- violenza possa servirsene. Qual è il tuo punto di vista riguardo al di- Nel passato la lotta nonviolenta è stata pra- sarmo unilaterale? Lo ritieni praticabile ticata soprattutto da chi non aveva una base all’interno di una strategia di difesa civile? etica ed anche oggi, a maggior ragione data la Se per disarmo unilaterale si intende la ri- sempre minor importanza che viene attribu- duzione generalizzata o l’abbandono degli ita alla scelta etica, è così. Credo che sia po- armamenti militari, la mia analisi mi porta liticamente molto importante che le persone a credere che ciò non potrà mai avvenire. che sostengono di credere nella produttività La convinzione che questo debba avvenire, della violenza possano avere l’opportunità di è un’altra questione. In generale la gente e usare tecniche nonviolente. sempre più governi, non vogliono rinunciare Credo che i singoli e i gruppi che hanno scel- al proprio potere di difesa. Direi che il disar- to la nonviolenza su base etica dovrebbero mo multilaterale “per negoziati” è ugualmen- effettuare un salto di qualità dal punto di te impossibile, perché ognuno vuole che sia vista concettuale e, pur mantenendo le loro l’altra parte a rinunciare ai propri armamen- convinzioni, impegnarsi affinché la nonvio- ti migliori. Comunque credo potrebbe essere lenza come tecnica sia adottata da masse di un mezzo pratico attuabile, da quei Paesi che persone, anche se queste non ne condividono hanno per obiettivo la difesa nonviolenta, le basi etiche. per cominciare ad aggiungere le componenti Solo così si potrà influire sugli eventi e aiuta- della resistenza nonviolenta alla loro difesa re a modificare il corso della storia. militare; in seguito queste componenti po- tranno espandersi gradualmente. Riguardo alla tua concezione di difesa civi- Così la società sarebbe meglio preparata ed le, hai focalizzato la tua attenzione sui rap- addestrata anche ad altri tipi di difesa e ac- porti Est-Ovest. Non pensi che attualmen- quisterebbe più fiducia in se stessa: potrebbe te siano le relazioni tra il Nord e il Sud del anche ridurre il proprio armamento e credo mondo a condizionare la politica? che alla fine potrebbe giungere anche a sba- Non credo che si possa dire che un aspetto razzarsene. sia più importante dell’altro. Io credo che Credo che l’unico modo per liberarci dal si- gente diversa sceglie diverse priorità: alcuni stema militare sia quello di perfezionare un possono lavorare ai problemi relativi al rap- modo sostitutivo di difesa che non sia mili- porto Nord-Sud, altri possono lavorare per la tare. Esistono molti casi nella storia in cui la sicurezza della difesa o per sventare la guer- gente ha abbandonato la violenza per usare ra nucleare. Credo che ci siano importan- forme di lotta nonviolenta, questo secondo ti interrelazioni tra i due aspetti. La prima me offre maggiori prospettive. 15 anniversario
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