Al via le riprese del docufilm "Arianna"
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Al via le riprese del docufilm “Arianna” di Monica De Santis La città di Salerno continua ad essere scelta come location per film, fiction, documentari e cortometraggi. Mentre negli scorsi giorni nelle sale cinematografiche di tutt’Italia grazie al film di Sergio Rubini si è potuto ammirare un bellissimo Teatro Verdi, da ieri sono state avviate in città le riprese della Docufiction “Arianna” prodotta dalla Conform S.c.a.r.l. nell’ambito del progetto “Vasari – Valorizzazione Smart del patrimonio Artistico delle città Italiane”, a valere sull’Avviso del Miur n. 1735/2017 per la presentazione di progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nelle 12 Aree di specializzazione individuate dal Pnr 2015-2020, partner del raggruppamento formato da Santer Reply S.p.a. (Capofila), Università degli Studi di Salerno, Università degli Studi di Milano, Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica – Cini (Università degli Studi dell’Aquila; Università degli Studi di Palermo; Università degli Studi del Sannio di Benevento; Politecnico di Bari), Università degli Studi del Molise, @Cult S.r.l., Officine Rambaldi S.r.l., Illogic S.r.l., Heritage S.r.l., Risorse S.r.l., WebGenesys S.r.l.; Es S.r.l. Progetti e Sistemi. La docufiction “Arianna” è uno dei prodotti previsti per la diffusione dei risultati e l’ampliamento del relativo impatto sui territori di riferimento della partnership. La docufiction, per la regia di Mario Parruccini, fornirà una rappresentazione delle tecnologie ampia e diversificata come applicata alla città di Salerno, nelle sue diverse location individuate. In particolare, è basata sulla storia di due dottorande dell’Università di Salerno, alle prese con le ultime attività pratiche da svolgere prima di discutere la tesi, con il testing di un’App per la valorizzazione del patrimonio
culturale attraverso l’utilizzo della Realtà Aumentata, che permette ad un visitatore di interagire con luoghi o beni, potendo sia ascoltare file audio per approfondire le relative conoscenze artistiche, archeologiche, religiose, storiche e della tradizione, che consultare video, foto, oggetti in 3D, tour virtuali e documenti in formato pdf. La storia sarà arricchita dalla partecipazione nelle diverse scene del nonno di una delle due protagoniste che, coinvolto nel testing, permetterà di toccare il tema del “digital divide” esistente per l’accesso e l’effettivo utilizzo delle tecnologie dell’informazione, focalizzando l’attenzione sulla variabile legata alla differenza di età. La figura del nonno sarà importante nella dinamica della storia perché rappresenterà anche il personaggio chiave del videogame, dal titolo “Nonn- Avventura: alla scoperta delle “diavolerie tecnologiche”, a cui sarà affidato il ruolo di guidare lo spettatore nel game e quindi giocare con le diverse funzioni previste per fargli scoprire le tecnologie utilizzate negli altri dimostratori di Palermo, Matera, Bari e l’Aquila. Partono le iscrizioni al Picentia Short Film Festival Lanciato ufficialmente il bando del Picentia Short Film Festival, kermesse internazionale del corto, che annuncia, pertanto, la sua sesta edizione. Dal 15 dicembre al 17 luglio i filmmaker da tutto il mondo potranno iscriversi alla fase di preselezione della kermesse attraverso la piattaforma internazionale FilmFreeWay. Nove in tutto le sezioni di concorso previste: Comedy & Comic, Drama & amp; Social, Horror& amp; Thriller, Past & amp; Future, Docs & amp;Discovery, Music Videos, Green & Nature, Animation,
Universe (categoria annuale sul tema). Tante le novità di questa edizione, a partire dall’organigramma del festival, che vede figurare la Vitruvio Entertainment come co-produttore della kermesse. La direzione artistica è affidata al giovane e brillante Luca Capacchione, affiancato da un comitato esecutivo selezionato, volto a garantire gli standard più alti. Il comitato è composto da Ivano Cavaliere, Edoardo Annuzniata, Luigi Di Domenico, Davide Bottiglieri, Luigi Risi, Marco Picardo, Nicola D’Ambrosio e Dino Foglia. Lunedì incontro con i registi del film Diabolik Una giornata all’insegna del cinema e del fumetto. A 60 anni dalla sua uscita in edicola, il celebre personaggio, più che di un fumetto simbolo della cultura “pulp” e popolare in Italia e all’estero, Diabolik – Il Re del Terrore torna sul grande schermo grazie alla regia dei Manetti Bros. Sul film, in programmazione da ieri al Cinema Teatro Charlot, struttura gestita da Cultura & Spettacolo, si discuterà lunedì 20 dicembre a partire dalle 16.30. All’incontro, realizzato con il patrocinio del Comune di Pellezzano e organizzato in collaborazione con Dlivemedia a cura di Roberto Vargiu, parteciperanno i registi della pellicola Antonio e Marco Manetti e uno dei disegnatori del “genio del male” Riccardo Nunziati che sarà impegnato anche in una performance creativa live dello stesso Diabolik. Modera il blogger Pino Cuozzo.
Nerve – film che anticipa il fenomeno Blue Whale Venerdì 17 dicembre, alle ore 20, al Piccolo Teatro del Giullare a Salerno riprendono le proiezioni del Tam Tam Digifest. Il tema di questa edizione è THE ALTER NET- riprendiamoci la Rete. Il film di questa settimana è “Nerve” diretto da Henry Joost e Ariel Schulman. Il lavoro è tratto dall’omonimo romanzo di Jeanne Ryan pubblicato nel 2012 e che in qualche modo ha anticipato il preoccupante fenomeno del Blue Whale, il gioco on line che induce ragazzi adolescenti a partecipare a sfide che mettono in pericolo la loro stessa vita. La pellicola vede la protagonista Emma Roberts, la nipotina di Julia Roberts, cimentarsi con una sfida online in cui chi partecipa è chiamato a portare a termine delle prove particolari, delle vere e proprie missioni via via sempre più pericolose ed estreme, che mettono a rischio le loro stesse vite. Un thriller più che mai attuale, capace di unire intrattenimento a riflessioni e brividi. La proiezione si terrà alle ore 20 nella sala del Piccolo Teatro del Giullare, in via Matteo Incagliati 2 a Salerno. Il prezzo del biglietto è di 5 euro Il Festival è realizzato dalla Cooperativa Tam Tam in collaborazione con Compagnia del Giullare, Compagnia della Citta e l’associazione Ali della Mente, Associazione Articolo 21, Associazione Gea, associazione Pupille e Papillee e con il contributo della Film Commission Regione Campania e dell’assessorato Turismo e Spettacolo della Regione Campania
Salerno diventa set per il film “Simone” di Monica De Santis Sono iniziate nei giorni scorsi le riprese di “Simone” il primo film scritto e diretto dal giovane videomaker salernitano Valerio Lorito. Diplomato in regia presso l’Accademia del Cinema Renoir, che è un progetto dell’associazione culturale Road To Pictures Film APS, che da anni promuove e organizza corsi, workshop, seminari e tanto altro, Lorito, già videomaker e fotografo conosciuto nel panorama salernitano, vive e lavora tra Roma e Salerno, città che ha scelto come sfondo per la sua prima opera da regista. Il film, il cui titolo, come abbiamo detto è “Simone” è una storia trasversale, che tocca e coinvolge più generazioni, tra genitori, figli, ed insegnanti. Al centro del racconto c’è dunque, Simone, un adolescente che vive un profondo disagio, che lo spingerà a chiudersi fuori dal mondo e ad isolarsi da tutto e da tutti. Per scrivere la sceneggiatura, Lorito si è ispirato al fenomeno degli Hikikomori, termine di origine giapponese che significa letteralmente “stare in disparte”, “staccarsi”. Gli Hikikomori sono giovani che scelgono di rinchiudersi, letteralmente, in uno spazio che ritengono sicuro, come la propria camera, abusando della tecnologia come unica finestra sul mondo, rinunciando, così, ad avere una vita sociale. Sono ragazzi e ragazzi che hanno scelto di scappare fisicamente dalla vita sociale di persona, spesso cercando livelli finali di isolamento e confinamento. Tali scelte sono causate da fattori personali e sociali di varia natura. Tra questi la grande pressione della società giapponese verso l’autorealizzazione e il successo personale, cui l’individuo viene sottoposto fin dall’adolescenza. Il termine hikikomori si riferisce sia al fenomeno sociale in generale, sia a coloro che appartengono a questo gruppo sociale. Il fenomeno,
inizialmente diffuso sono in Asia, coinvolge, ad oggi, un gran numero di giovani anche in Europa ed in Italia. Le ragioni che spingono gli adolescenti ad adottare questo stile di vita possono essere varie: l’ansia e la pressione sociale o un disagio personale, che si fatica a razionalizzare. Dunque il fenomeno dello hikikomori può essere considerato come una volontaria esclusione sociale, una ribellione della gioventù giapponese alla cultura tradizionale e all’intero apparato sociale da parte di adolescenti che vivono reclusi nella loro casa o nella loro stanza senza alcun contatto con l’esterno, né con i familiari o amici. Lo stile di vita degli hikikomori è spesso caratterizzato da un ritmo circadiano sonno-veglia invertito, con le ore notturne solitamente dedicate a componenti tipiche della cultura popolare giapponese, come la passione per il mondo manga e, soprattutto, la sostituzione dei rapporti sociali diretti con quelli mediati via Internet. In Italia si stima che un individuo ogni 250 sia soggetto a comportamenti a rischio di reclusione sociale; altre stime parlano invece di un individuo su 200. Nel 2013, secondo la Società Italiana di Psichiatria, circa 3 milioni di italiani tra i 15 e i 40 anni soffrivano di questa patologia. Tuttavia il disturbo è spesso associato o confuso con la cultura nerd e geek, o più frequentemente con una semplice dipendenza da Internet (le cui stime parlano di 240 000 adolescenti italiani che trascorrono più di tre ore al giorno tra Internet e videogiochi), limitando il fenomeno a una conseguenza del progresso della società e non a una chiara scelta volontaria del soggetto. “Simone” racconta un piccolo spaccato di questa realtà, in una storia che si propone come monito, per il dialogo tra diverse generazioni. Il personaggio di Simone è interpretato da Francesco Del Gaudio, giovane attore partenopeo che ha recentemente conquistato un grande successo di critica anche a teatro, con lo spettacolo “Viviani per strada”, di Nello Mascia. Ad affiancare Del Gaudio, ci sono Antonella Valitutti attrice teatrale e doppiatrice salernitana, ha all’attivo, tra le altre, una partecipazione a “Gli anni più belli”, per la regia di Gabriele Muccino e
Gianluca Musiu, volto della televisione italiana, ha recitato, tra gli altri, in Un posto al Sole. Nel cast, anche Anna Nisivoccia e Roberto Lombardi. Il film ha il Patrocinato dal Comune di Salerno, “Simone” è prodotto da Circuito Totale ed Hobos Factory. Una produzione tutta salernitana diretta da Dario Renda, con assistente di produzione Serena De Rosa, aiuto regia Giulia Rosco, DOP Aldo Galelli, assistente camera e backstage Enzo Rampolla, segretaria di edizione Chiara Fiore, operatore ciak Caterina De Nicolellis, trucco e costumi Antonio Verone, scenografia Marcello De Martino, fonico Ferdinando Farro, runner Pasquale Lorito, montaggio Luigi Marmo, e con le musiche originali del maestro Mario Spinelli. Tutti i vincitori del Coffi- CortoGlobo Proiettare la realtà non è solo un gioco di parole, ma un modo per investire nel futuro. Sulla base di questa convinzione lo scorso 8 dicembre è partita la XVI edizione del «Coffi – CortOglobo Film Festival Italia», in versione streaming sul portale www.coffifestival.it. Ora trova la sua conclusione con i nomi dei 4 vincitori nelle rispettive categorie: Sguardi d’Autore, Nuovi Percorsi, Animazione, Documentari. A scegliere i lavori migliori è stata una giuria tecnica composta da: Mimmo Calopresti, regista di grandi produzioni cinematografiche (“Come si fa a non amare Pier Paolo Pasolini”, “Volevo solo vivere”, “La maglietta rossa”, “La seconda volta”, “La parola amore esiste”) nonché presidente della giuria tecnica Coffi; il regista, sceneggiatore e scrittore Aurelio Grimaldi (“Mery per sempre” e “Ragazzi Fuori” come sceneggiatore, mentre tra i film diretti “Le buttane”, “Iris”, “Nerolio”, “Il delitto Mattarella”); il
regista Giorgio Verdelli (“Pino Daniele-Il tempo resterà”, “Paolo Conte. Via con me”, “Ezio Bosso. Le cose che restano”); il regista Francesco Prisco (“Nottetempo”, “Bob & Marys criminali a domicilio”); Maurizio Gemma, direttore della Film Commission Regione Campania. Dopo un acceso dibattito tra i giurati, i vincitori della XVI edizione del Coffi – CortOglobo Film Festival Italia sono per Sguardi D’Autore: Coriandoli (regia di Maddalena Stornaiuolo) Napoli. Scampia. Vele. Una bambina legge, chiusa fuori, nel proprio balcone. Un ragazzino l’osserva. I due si incontrano, è la festa di Carnevale. Un luna park fa da sfondo al party. Variegata gioventù si sfrena tra i palazzoni di cemento. Totoriello e Speranzella, Cenerentola e Hulk, dieci anni a testa, seduti su una panchina di periferia. Perché leggi sempre al balcone? domanda lui. La risposta è il canto di una sirena crocifissa. La risposta è un coltello che taglia i capitoni. Il vomito di una figlia di un fine pena mai. “Bimba Sperduta” nella stazione dei treni persi, una Cenerentola senza fatina, senza bibidi bobidi bu. Speranzella a cui hanno rubato la felicità. Speranzella figlia di una puttana che per dispetto vola come una farfalla. Per Nuovi Percorsi: The Devil’s Avocado (regia di Edoardo De Luca) Sai quanti chilometri devono percorrere i tuoi avocado per raggiungere la tua tavola? Il tuo impatto ambientale durante l’acquisto? O anche quanta acqua è necessaria per un toast all’avocado? Ci siamo resi conto che tendiamo a occuparci dei problemi finché sono coperti dai media; poi li dimentichiamo. Questo film affronta un problema etico cruciale che è vicino a tutti noi, in modo comico. Per Animazione: A man walks into a bank (regia di James Whitelaw) Quando il tempo cambia, ciò che era strano, illegale o sbagliato una volta, è normale, accettabile, legale e giusto in un altro tempo. Per Documentari: Zaytun – Fuori Campo (regia di Costantin Rusu) Shatila è un campo profughi palestinese di Beirut dove vivono, in un chilometro quadrato, oltre ventimila persone cui la legge libanese nega il diritto a svolgere lavori qualificati. In questo contesto alcune adolescenti si sono riunite in una squadra di basket, affrontando il tabù dell’emancipazione
femminile e lottando per poter competere nei tornei ufficiali. Menzione per Migliore Regia a Porappé (regia di Jesús Martínez) e per l’idea più originale a 652 miles = 0 (regia di Giulio Gobetti) Al Delle Arti per tre giorni il film sui De Filippo di Rosa Pia Greco Sarà in sala, in tutt’Italia, il 13, 14 e 15 dicembre, distribuito da 01 Distribution, “I fratelli de Filippo”, l’attesissimo film diretto da Sergio Rubini che e si sofferma sull’infanzia e la giovinezza di Eduardo, Titina e Peppino. A Salerno il film, considerato da molti l’evento dell’anno, sarà proiettato al Cinema Teatro Delle Arti di via G. Grimaldi, alle ore 18 e alle 21. Rubini che è sempre stato un fan dei De Filippo e in particolar modo di Eduardo, che ebbe la fortuna di vedere, al Teatro Piccinni di Bari negli anni ’60, in “Sabato, domenica e lunedì”, porterà lo spettatore con questo suo lavoro, nel mondo dei giovani Eduardo, Titina e Peppino De Filippo, raccontati dall’infanzia fino a alla formazione della compagnia del Teatro Umoristico I De Filippo Sinossi ufficiale del film È l’inizio del Novecento, i tre fratelli Peppino, Titina ed Eduardo, vivono con la bella e giovane madre, Luisa De Filippo. In famiglia un padre non c’è, o meglio si nasconde nei panni dello “zio” Eduardo Scarpetta, il più famoso, ricco e acclamato attore e drammaturgo del suo tempo. Scarpetta, pur non riconoscendo i tre figli naturali, li ha introdotti fin da bambini nel mondo del teatro. Alla morte del grande attore, i figli legittimi si spartiscono la sua eredità, mentre a Titina, Eduardo e Peppino non spetta nulla. Ai tre giovani,
però, “zio” Scarpetta ha trasmesso un dono speciale, il suo grande talento, che invece non è toccato al figlio legittimo Vincenzo, anche lui attore e drammaturgo, diventato titolare della compagnia paterna. Il riscatto dalla dolorosa storia familiare passa per la formazione del trio De Filippo, sogno accarezzato per anni da Eduardo e dai suoi fratelli e finalmente realizzato, superando difficoltà e conflitti. Quella dei De Filippo è la storia di una ferita familiare che si trasforma in arte. E di tre giovani, che, unendo le forze, danno vita a un modo del tutto nuovo di raccontare la realtà con uno sguardo che arriva fino al futuro. Nel film recitano Mario Autore (Eduardo), Domenico Pinelli (Peppino) e Anna Ferraioli Ravel (Titina), Giancarlo Giannini Eduardo Scarpetta, Biagio Izzo è invece Vincenzo Scarpetta I fratelli De Filippo è un progetto a cui Rubini tiene particolarmente e ha cui ha dedicato 7 anni della sua vita. Partito come serie televisiva e poi diventato un film, lo ha portato a concentrarsi sui rapporti tra fratelli e sulla loro infelicità all’interno della famiglia di Eduardo Scarpetta, un padre che mai li riconobbe. In un’intervista rilasciata ad un sito cinematografico Rubini ha spiegato… “”Sono stato portato da bambino, negli anni ’60, da mio padre, al Teatro Piccinni di Bari a vedere Eduardo, lo spettacolo era Sabato, domenica e lunedì, quindi per me Eduardo coincide con il teatro e il teatro coincide con Eduardo. Mio papà aveva una compagnia filodrammatica, in cui ho debuttato facendo Nennillo in Natale in casa Cupiello. Poi ho conosciuto Peppino. Andai a vederlo in due spettacoli e gli portai la tessera di socio onorario della mia compagnia. Eravamo un gruppo di ragazzini e ci recammo nel suo camerino. Ci chiese: ‘Cosa fate?’, e noi: ‘Natale in casa Cupiello’, allora lui ci disse che l’aveva scritto lui quel testo, che le battute più belle erano le sue. E noi ci domandammo: ‘Ma come mai questo perde tempo a parlare male del fratello a noi che siamo dei ragazzi?’. In quel momento capii che c’era una ferita aperta. Tempo dopo scoprii che a Palazzo Scarpetta, alle 3 di ogni pomeriggio, un cameriere entrava con un vassoio e portava da mangiare ai De
Filippo. Questo buffo particolare mi ha sempre incuriosito, così mi sono appassionato al trio. Eduardo è stato uno dei padri fondatori del Neorealismo. Perfino nella poetica di registi americani come Neil Shephard e David Mamet, o dello stesso Scorsese, ci sono riferimenti a Eduardo. Napoli Milionaria ha debuttato nel marzo del ’45 a Napoli, quando Roma non era ancora stata ancora liberata. Eduardo dapprima ha pensato di aver trovato un padre in Luigi Pirandello, ma poi lo ha tradito. Ha compreso che doveva filtrare tutto ciò che aveva imparato fuori da Napoli per poi ripartire dalla sua famiglia. Come Ulisse ha avuto bisogno di fare un grande viaggio, ha sposato un’americana. Alla fine è tornato a casa. E’ uno dei padri del ‘900 e noi siamo ancora nel suo solco. Quando parliamo di realismo parliamo ancora della lezione di Eduardo”. Coffi-Corto, si assegnano i premi agli autori Giornata finale per la XVI edizione del «Coffi – CortOglobo Film Festival Italia» domenica 12 dicembre. Si parte alle 19.00 con i libri e la sezione Coffi-Book. Protagonisti saranno due autori, entrambi in forza alla casa editrice Neo Edizioni. Giampaolo G. Rugo con il suo libro “Acari”: sceneggiatore di “Governance” in onda su Prime Video, Rugo ha vinto il Globo d’oro ed è stato finalista ai David di Donatello; Pippo Zarrella invece presenterà “Nero chiaro quasi bianco”; della sua scrittura Maurizio de Giovanni ha detto: «Come non innamorarsi dell’avvocato Oreste Ferrajoli, e della scrittura acida, corrosiva e divertentissima di Pippo Zarrella? Segnatevi questo nome, perché ne sentiremo parlare». Saranno in dialogo con il fondatore della casa editrice Neo
Edizioni, Francesco Coscioni. Alle 20.00, Coffi-Movie, il regista Mimmo Calopresti presenta il suo documentario “La maglietta rossa” in cui racconta la finale di Coppa Davis tra Italia e Cile del 18 dicembre 1976, quando Adriano Panatta scese in campo per affrontare il doppio con Paolo Bertolucci, indossando una maglietta rossa nel Cile del dittatore Pinochet. Immagini di archivio e filmati amatoriali mostrano la storica finale raccontando il violento Cile di quegli anni. «Adriano Panatta mi raccontò tutto, di quella volta che indossarono la maglietta rossa. A quel tempo non c’era molta comunicazione. La finale di Coppa Davis non è stata neanche mandata in diretta televisiva – racconta Calopresti – Nessuno sapeva quel che era accaduto. Solo un operatore aveva girato quelle scene. Adriano voleva dire a tutti che con quel regime non aveva niente a che fare. Il suo fu un gesto simbolico per mettere in imbarazzo Pinochet. Fu un altro momento importantissimo del nostro paese. Anche il tennis faceva parte del grande movimento di trasformazione e di cambiamento. Il documentario, d’altronde, è uno strumento che racconta la realtà, le persone e le loro vite. Il documentario racconta la storia delle vite, i momenti storici e il modo in cui si inseriscono nell’esistenza di ognuno di noi». Alle 20.30 Coffi-Jury, dove il regista Mimmo Calopresti introduce i componenti della giuria tecnica che presiede. Alle 21.00, Coffi-Awards: la premiazione dei vincitori della XVI Edizione di Coffi-CortOglobo Film Festival Italia, con tutte le dirette tra la giuria e i primi classificati delle sezioni di Animazione, Documentari, Nuovi Percorsi e Sguardi d’Autore. Chiusura alle 22.30 con Coffi Greetings: saluti e considerazioni finali del direttore artistico Andrea Recussi. Il Coffi in breve. Nato nel 2004 ad Angri, il Coffi Festival si è svolto nelle ultime edizioni a Vietri sul Mare, oltre ad avere una versione parallela anche in Germania (www.coffi-festival.de), dal 2011 al 2017, realizzata in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Berlino. L’Associazione ‘O Globo Onlus di Angri, organizzatrice di Coffi – CortOglobo Film Festival Italia, è una realtà che
opera dal 1997 sul territorio nazionale ed europeo. Oltre 8mila pellicole selezionate, 450 corti mostrati, 600 artisti ospitati, 90 scuole presenti e 35mila persone accorse, dal 2004, rappresentano i numeri in continua crescita della manifestazione. Il CoffiI Festival è diventato negli anni una vetrina onnicomprensiva in cui, intorno alla rassegna di corti, ruotano eventi, incontri, concerti e workshop tenuti dalle maggiori rappresentanze dell’arte non solo cinematografica. Al Coffi-Cortoglobo omaggio a Bosso Penultima serata per la XVI edizione del «COFFI – Cortoglobo Film Festival Italia» che si tiene dall’8 al 12 dicembre 2021 in versione streaming sul portale www.coffifestival.it La giornata di oggi si apre dalle ore 10.00, con il Coffi-School, premiazione del vincitore per la categoria Spazio Scuola. Alle 19.30, Coffi-Contest, premiazione del vincitore del contest Sottobicchieri d’autore, con la partecipazione della Scuola Italiana di Comix di Napoli: l’iniziativa è dedicata ai film cult che hanno fatto la storia del Cinema. Alle 20.00 per Coffi-Guest, dialogo con Franco Rina, direttore e fondatore del CinemadaMare Film Festival. Quindi presentazione e proiezione de “Il confino è un bosco” di Giorgio Milocco, vincitore del premio Epeo d’Oro, come miglior film della Main Competition di CinemadaMare 2021, il più grande raduno internazionale di giovani film-maker. La pellicola racconta la storia di un uomo alle soglie della terza età, che vive lontano dalla sua terra d’origine ed è tormentato dal senso di colpa. Alle 20.30 Coffi-Movie, presentazione e proiezione del documentario “Ezio Bosso. Le cose che restano” del regista
Giorgio Verdelli. Un documentario, che ha emozionato e commosso la Mostra del Cinema di Venezia e che ripercorre la vita e la carriera del direttore d’orchestra, compositore e pianista italiano Ezio Bosso. L’artista viene raccontato con le sue stesse parole, tratte dalle interviste e dalle testimonianze di chi ha avuto l’onore di conoscerlo e viverlo. Un uomo e un artista che ha avuto la forza di andare avanti, grazie soprattutto alla passione all’amore per la sua arte.«L’idea non è nata da me, ma da Nicola Giuliano, produttore de “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino – spiega Giorgio Verdelli, autore del documentario – Conobbi Bosso perché aveva lavorato al film “Il ragazzo invisibile” diretto da Gabriele Salvatores. Lo avevo conosciuto e intervistato nel mio docufilm su Pino Daniele che presentai poi a Vietri sul Mare. Ezio era un grande conversatore. Mi resi subito conto della complessità della sua persona. Questo è un film motivazionale, non è il solito documentario musicale. Si racconta la musica, ma anche la persona, con la sua caratura artistica, quasi filosofica. Tutti lo conoscono da Sanremo in poi. Ma c’è tutto un percorso e noi abbiamo raccontato il prima, quando era un musicista di colonne sonore, contrabbassista. Abbiamo materiale inedito, cose che molti non sapevano. Abbiamo iniziato a fare una ricerca di materiali con la famiglia. Non volevo neanche mandare il lavoro a Venezia perché eravamo in ritardo. Nicola ha insistito e ha avuto ragione. La gente deve aspettarsi un romanzo di formazione, il percorso di una persona che cresce anche dolorosamente. Sembra strano, ma in qualche modo la malattia lo ha perfezionato nella musica. Nel doc, siamo partiti da Salvatores. C’è molto della Campania. Lui amava Napoli. Suoi amici erano Silvio Orlando, Enzo Decaro. Ha suonato anche al Teatro Verdi di Salerno che ha molto amato. L’apertura e chiusura del film sono state realizzate al Macellum di Pozzuoli dove gli venne consegnato il Premio Civitas».La quarta serata del Coffi si chiude alle 21.00: Coffi-Finals con presentazione e proiezione dei corti Finalisti della categoria Sguardi d’Autore.
Su Netflix il film “Blue Lips” co-diretto da Antonello Novellino Sbarca su Netflix il film “Blue Lips” co-diretto da Antonello Novellino. Da oggi il film sarà presente sulla piattaforma! Un film internazionale con sei personaggi provenienti da diverse parti del mondo, tra cui l’Italia. Un intreccio di vite di uomini e donne di varie età, in momenti cruciali della loro vita. Un film da vedere, da non perdere per l’intreccio della trama, per la buona saldatura narrativa della sceneggiatura che nonostante sia scritta da più autori nel miracolo del montaggio risulta lineare, comprensibile alla portata di tutti, il filo drammatico delle varie vite è alleggerito da ironia risulta in questo senso illuminante quella di Kant che nella “Critica del giudizio” afferma: “in tutto ciòche eccita un riso vivace, scuotente, ci deve essere qualcosa di contraddittorio… Il riso e ̀ un affetto che scaturisce dall’ improvvisa risoluzione in nulla di un’aspettativa tesa”, a significare la centralità della violazione delle regole logiche per produrre uno scoppio di riso. Antonello Novellino di Salerno, ma da anni vive a Madrid, con una splendida carriera alle spalle e un lungo percorso nel suo futuro da qualche anno è soprattutto produttore di progetti , di film, di serie Tv, distribuite sulle varie piattaforme, grazie al suo lavoro viaggia tantissimo conoscendo così il mondo.
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