Al via le riprese del docufilm "Arianna"

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Al   via  le   riprese                                 del
docufilm “Arianna”
di Monica De Santis

La città di Salerno continua ad essere scelta come location
per film, fiction, documentari e cortometraggi. Mentre negli
scorsi giorni nelle sale cinematografiche di tutt’Italia
grazie al film di Sergio Rubini si è potuto ammirare un
bellissimo Teatro Verdi, da ieri sono state avviate in città
le riprese della Docufiction “Arianna” prodotta dalla Conform
S.c.a.r.l. nell’ambito del progetto “Vasari – Valorizzazione
Smart del patrimonio Artistico delle città Italiane”, a valere
sull’Avviso del Miur n. 1735/2017 per la presentazione di
progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nelle
12 Aree di specializzazione individuate dal Pnr 2015-2020,
partner del raggruppamento formato da Santer Reply S.p.a.
(Capofila), Università degli Studi di Salerno, Università
degli Studi di Milano, Consorzio Interuniversitario Nazionale
per l’Informatica – Cini (Università degli Studi dell’Aquila;
Università degli Studi di Palermo; Università degli Studi del
Sannio di Benevento; Politecnico di Bari), Università degli
Studi del Molise, @Cult S.r.l., Officine Rambaldi S.r.l.,
Illogic S.r.l., Heritage S.r.l., Risorse S.r.l., WebGenesys
S.r.l.; Es S.r.l. Progetti e Sistemi. La docufiction “Arianna”
è uno dei prodotti previsti per la diffusione dei risultati e
l’ampliamento del relativo impatto sui territori di
riferimento della partnership. La docufiction, per la regia di
Mario Parruccini, fornirà una rappresentazione delle
tecnologie ampia e diversificata come applicata alla città di
Salerno, nelle sue diverse location individuate. In
particolare, è basata sulla storia di due dottorande
dell’Università di Salerno, alle prese con le ultime attività
pratiche da svolgere prima di discutere la tesi, con il
testing di un’App per la valorizzazione del patrimonio
culturale attraverso l’utilizzo della Realtà Aumentata, che
permette ad un visitatore di interagire con luoghi o beni,
potendo sia ascoltare file audio per approfondire le relative
conoscenze artistiche, archeologiche, religiose, storiche e
della tradizione, che consultare video, foto, oggetti in 3D,
tour virtuali e documenti in formato pdf. La storia sarà
arricchita dalla partecipazione nelle diverse scene del nonno
di una delle due protagoniste che, coinvolto nel testing,
permetterà di toccare il tema del “digital divide” esistente
per l’accesso e l’effettivo utilizzo delle tecnologie
dell’informazione, focalizzando l’attenzione sulla variabile
legata alla differenza di età. La figura del nonno sarà
importante nella dinamica della storia perché rappresenterà
anche il personaggio chiave del videogame, dal titolo “Nonn-
Avventura: alla scoperta delle “diavolerie tecnologiche”, a
cui sarà affidato il ruolo di guidare lo spettatore nel game e
quindi giocare con le diverse funzioni previste per fargli
scoprire le tecnologie utilizzate negli altri dimostratori di
Palermo, Matera, Bari e l’Aquila.

Partono le iscrizioni al
Picentia Short Film Festival
Lanciato ufficialmente il bando del Picentia Short Film
Festival, kermesse internazionale del corto, che annuncia,
pertanto, la sua sesta edizione. Dal 15 dicembre al 17 luglio
i filmmaker da tutto il mondo potranno iscriversi alla fase di
preselezione della kermesse attraverso la piattaforma
internazionale FilmFreeWay. Nove in tutto le sezioni di
concorso previste: Comedy & Comic, Drama & amp; Social,
Horror& amp; Thriller, Past & amp; Future, Docs &
amp;Discovery, Music Videos, Green & Nature, Animation,
Universe (categoria annuale sul tema). Tante le novità di
questa edizione, a partire dall’organigramma del festival, che
vede figurare la Vitruvio Entertainment come co-produttore
della kermesse. La direzione artistica è affidata al giovane e
brillante Luca Capacchione, affiancato da un comitato
esecutivo selezionato, volto a garantire gli standard più
alti. Il comitato è composto da Ivano Cavaliere, Edoardo
Annuzniata, Luigi Di Domenico, Davide Bottiglieri, Luigi Risi,
Marco Picardo, Nicola D’Ambrosio e Dino Foglia.

Lunedì incontro con i registi
del film Diabolik
Una giornata all’insegna del cinema e del fumetto. A 60 anni
dalla sua uscita in edicola, il celebre personaggio, più che
di un fumetto simbolo della cultura “pulp” e popolare in
Italia e all’estero, Diabolik – Il Re del Terrore torna sul
grande schermo grazie alla regia dei Manetti Bros. Sul film,
in programmazione da ieri al Cinema Teatro Charlot, struttura
gestita da Cultura & Spettacolo, si discuterà lunedì 20
dicembre a partire dalle 16.30. All’incontro, realizzato con
il patrocinio del Comune di Pellezzano e organizzato in
collaborazione con Dlivemedia a cura di Roberto Vargiu,
parteciperanno i registi della pellicola Antonio e Marco
Manetti e uno dei disegnatori del “genio del male” Riccardo
Nunziati che sarà impegnato anche in una performance creativa
live dello stesso Diabolik. Modera il blogger Pino Cuozzo.
Nerve – film che anticipa il
fenomeno Blue Whale
Venerdì 17 dicembre, alle ore 20, al Piccolo Teatro del
Giullare a Salerno riprendono le proiezioni del Tam Tam
Digifest. Il tema di questa edizione è THE ALTER NET-
riprendiamoci la Rete. Il film di questa settimana è “Nerve”
diretto da Henry Joost e Ariel Schulman. Il lavoro è tratto
dall’omonimo romanzo di Jeanne Ryan pubblicato nel 2012 e che
in qualche modo ha anticipato il preoccupante fenomeno del
Blue Whale, il gioco on line che induce ragazzi adolescenti a
partecipare a sfide che mettono in pericolo la loro stessa
vita. La pellicola vede la protagonista Emma Roberts, la
nipotina di Julia Roberts, cimentarsi con una sfida online in
cui chi partecipa è chiamato a portare a termine delle prove
particolari, delle vere e proprie missioni via via sempre più
pericolose ed estreme, che mettono a rischio le loro stesse
vite. Un thriller più che mai attuale, capace di unire
intrattenimento a riflessioni e brividi. La proiezione si
terrà alle ore 20 nella sala del Piccolo Teatro del Giullare,
in via Matteo Incagliati 2 a Salerno. Il prezzo del biglietto
è di 5 euro Il Festival è realizzato dalla Cooperativa Tam Tam
in collaborazione con Compagnia del Giullare, Compagnia della
Citta e l’associazione Ali della Mente, Associazione Articolo
21, Associazione Gea, associazione Pupille e Papillee e con il
contributo della Film Commission Regione Campania e
dell’assessorato Turismo e Spettacolo della Regione Campania
Salerno diventa set per il
film “Simone”
di Monica De Santis

Sono iniziate nei giorni scorsi le riprese di “Simone” il
primo film scritto e diretto dal giovane videomaker
salernitano Valerio Lorito. Diplomato in regia presso
l’Accademia del Cinema Renoir, che è un progetto
dell’associazione culturale Road To Pictures Film APS, che da
anni promuove e organizza corsi, workshop, seminari e tanto
altro, Lorito, già videomaker e fotografo conosciuto nel
panorama salernitano, vive e lavora tra Roma e Salerno, città
che ha scelto come sfondo per la sua prima opera da regista.
Il film, il cui titolo, come abbiamo detto è “Simone” è una
storia trasversale, che tocca e coinvolge più generazioni, tra
genitori, figli, ed insegnanti. Al centro del racconto c’è
dunque, Simone, un adolescente che vive un profondo disagio,
che lo spingerà a chiudersi fuori dal mondo e ad isolarsi da
tutto e da tutti. Per scrivere la sceneggiatura, Lorito si è
ispirato al fenomeno degli Hikikomori, termine di origine
giapponese che significa letteralmente “stare in disparte”,
“staccarsi”. Gli Hikikomori sono giovani che scelgono di
rinchiudersi, letteralmente, in uno spazio che ritengono
sicuro, come la propria camera, abusando della tecnologia come
unica finestra sul mondo, rinunciando, così, ad avere una vita
sociale. Sono ragazzi e ragazzi che hanno scelto di scappare
fisicamente dalla vita sociale di persona, spesso cercando
livelli finali di isolamento e confinamento. Tali scelte sono
causate da fattori personali e sociali di varia natura. Tra
questi la grande pressione della società giapponese verso
l’autorealizzazione e il successo personale, cui l’individuo
viene sottoposto fin dall’adolescenza. Il termine hikikomori
si riferisce sia al fenomeno sociale in generale, sia a coloro
che appartengono a questo gruppo sociale. Il fenomeno,
inizialmente diffuso sono in Asia, coinvolge, ad oggi, un gran
numero di giovani anche in Europa ed in Italia. Le ragioni che
spingono gli adolescenti ad adottare questo stile di vita
possono essere varie: l’ansia e la pressione sociale o un
disagio personale, che si fatica a razionalizzare. Dunque il
fenomeno dello hikikomori può essere considerato come una
volontaria esclusione sociale, una ribellione della gioventù
giapponese alla cultura tradizionale e all’intero apparato
sociale da parte di adolescenti che vivono reclusi nella loro
casa o nella loro stanza senza alcun contatto con l’esterno,
né con i familiari o amici. Lo stile di vita degli hikikomori
è spesso caratterizzato da un ritmo circadiano sonno-veglia
invertito, con le ore notturne solitamente dedicate a
componenti tipiche della cultura popolare giapponese, come la
passione per il mondo manga e, soprattutto, la sostituzione
dei rapporti sociali diretti con quelli mediati via Internet.
In Italia si stima che un individuo ogni 250 sia soggetto a
comportamenti a rischio di reclusione sociale; altre stime
parlano invece di un individuo su 200. Nel 2013, secondo la
Società Italiana di Psichiatria, circa 3 milioni di italiani
tra i 15 e i 40 anni soffrivano di questa patologia. Tuttavia
il disturbo è spesso associato o confuso con la cultura nerd e
geek, o più frequentemente con una semplice dipendenza da
Internet (le cui stime parlano di 240 000 adolescenti italiani
che trascorrono più di tre ore al giorno tra Internet e
videogiochi), limitando il fenomeno a una conseguenza del
progresso della società e non a una chiara scelta volontaria
del soggetto. “Simone” racconta un piccolo spaccato di questa
realtà, in una storia che si propone come monito, per il
dialogo tra diverse generazioni. Il personaggio di Simone è
interpretato da Francesco Del Gaudio, giovane attore
partenopeo che ha recentemente conquistato un grande successo
di critica anche a teatro, con lo spettacolo “Viviani per
strada”, di Nello Mascia. Ad affiancare Del Gaudio, ci sono
Antonella Valitutti attrice teatrale e doppiatrice
salernitana, ha all’attivo, tra le altre, una partecipazione a
“Gli anni più belli”, per la regia di Gabriele Muccino e
Gianluca Musiu, volto della televisione italiana, ha recitato,
tra gli altri, in Un posto al Sole. Nel cast, anche Anna
Nisivoccia e Roberto Lombardi. Il film ha il Patrocinato dal
Comune di Salerno, “Simone” è prodotto da Circuito Totale ed
Hobos Factory. Una produzione tutta salernitana diretta da
Dario Renda, con assistente di produzione Serena De Rosa,
aiuto regia Giulia Rosco, DOP Aldo Galelli, assistente camera
e backstage Enzo Rampolla, segretaria di edizione Chiara
Fiore, operatore ciak Caterina De Nicolellis, trucco e costumi
Antonio Verone, scenografia Marcello De Martino, fonico
Ferdinando Farro, runner Pasquale Lorito, montaggio Luigi
Marmo, e con le musiche originali del maestro Mario Spinelli.

Tutti i vincitori del Coffi-
CortoGlobo
Proiettare la realtà non è solo un gioco di parole, ma un modo
per investire nel futuro. Sulla base di questa convinzione lo
scorso 8 dicembre è partita la XVI edizione del «Coffi –
CortOglobo Film Festival Italia», in versione streaming sul
portale www.coffifestival.it. Ora trova la sua conclusione con
i nomi dei 4 vincitori nelle rispettive categorie: Sguardi
d’Autore, Nuovi Percorsi, Animazione, Documentari. A scegliere
i lavori migliori è stata una giuria tecnica composta da:
Mimmo    Calopresti,    regista    di   grandi    produzioni
cinematografiche (“Come si fa a non amare Pier Paolo
Pasolini”, “Volevo solo vivere”, “La maglietta rossa”, “La
seconda volta”, “La parola amore esiste”) nonché presidente
della giuria tecnica Coffi; il regista, sceneggiatore e
scrittore Aurelio Grimaldi (“Mery per sempre” e “Ragazzi
Fuori” come sceneggiatore, mentre tra i film diretti “Le
buttane”, “Iris”, “Nerolio”, “Il delitto Mattarella”); il
regista Giorgio Verdelli (“Pino Daniele-Il tempo resterà”,
“Paolo Conte. Via con me”, “Ezio Bosso. Le cose che restano”);
il regista Francesco Prisco (“Nottetempo”, “Bob & Marys
criminali a domicilio”); Maurizio Gemma, direttore della Film
Commission Regione Campania. Dopo un acceso dibattito tra i
giurati, i vincitori della XVI edizione del Coffi – CortOglobo
Film Festival Italia sono per Sguardi D’Autore: Coriandoli
(regia di Maddalena Stornaiuolo) Napoli. Scampia. Vele. Una
bambina legge, chiusa fuori, nel proprio balcone. Un ragazzino
l’osserva. I due si incontrano, è la festa di Carnevale. Un
luna park fa da sfondo al party. Variegata gioventù si sfrena
tra i palazzoni di cemento. Totoriello e Speranzella,
Cenerentola e Hulk, dieci anni a testa, seduti su una panchina
di periferia. Perché leggi sempre al balcone? domanda lui. La
risposta è il canto di una sirena crocifissa. La risposta è un
coltello che taglia i capitoni. Il vomito di una figlia di un
fine pena mai. “Bimba Sperduta” nella stazione dei treni
persi, una Cenerentola senza fatina, senza bibidi bobidi bu.
Speranzella a cui hanno rubato la felicità. Speranzella figlia
di una puttana che per dispetto vola come una farfalla. Per
Nuovi Percorsi: The Devil’s Avocado (regia di Edoardo De Luca)
Sai quanti chilometri devono percorrere i tuoi avocado per
raggiungere la tua tavola? Il tuo impatto ambientale durante
l’acquisto? O anche quanta acqua è necessaria per un toast
all’avocado? Ci siamo resi conto che tendiamo a occuparci dei
problemi finché sono coperti dai media; poi li dimentichiamo.
Questo film affronta un problema etico cruciale che è vicino a
tutti noi, in modo comico. Per Animazione: A man walks into a
bank (regia di James Whitelaw) Quando il tempo cambia, ciò che
era strano, illegale o sbagliato una volta, è normale,
accettabile, legale e giusto in un altro tempo. Per
Documentari: Zaytun – Fuori Campo (regia di Costantin Rusu)
Shatila è un campo profughi palestinese di Beirut dove vivono,
in un chilometro quadrato, oltre ventimila persone cui la
legge libanese nega il diritto a svolgere lavori qualificati.
In questo contesto alcune adolescenti si sono riunite in una
squadra di basket, affrontando il tabù dell’emancipazione
femminile e lottando per poter competere nei tornei ufficiali.
Menzione per Migliore Regia a Porappé (regia di Jesús
Martínez) e per l’idea più originale a 652 miles = 0 (regia di
Giulio Gobetti)

Al Delle Arti per tre giorni
il film sui De Filippo
di Rosa Pia Greco

Sarà in sala, in tutt’Italia, il 13, 14 e 15 dicembre,
distribuito da 01 Distribution, “I fratelli de Filippo”,
l’attesissimo film diretto da Sergio Rubini che e si sofferma
sull’infanzia e la giovinezza di Eduardo, Titina e Peppino. A
Salerno il film, considerato da molti l’evento dell’anno, sarà
proiettato al Cinema Teatro Delle Arti di via G. Grimaldi,
alle ore 18 e alle 21. Rubini che è sempre stato un fan dei De
Filippo e in particolar modo di Eduardo, che ebbe la fortuna
di vedere, al Teatro Piccinni di Bari negli anni ’60, in
“Sabato, domenica e lunedì”, porterà lo spettatore con questo
suo lavoro, nel mondo dei giovani Eduardo, Titina e Peppino De
Filippo, raccontati dall’infanzia fino a alla formazione della
compagnia del Teatro Umoristico I De Filippo Sinossi ufficiale
del film È l’inizio del Novecento, i tre fratelli Peppino,
Titina ed Eduardo, vivono con la bella e giovane madre, Luisa
De Filippo. In famiglia un padre non c’è, o meglio si nasconde
nei panni dello “zio” Eduardo Scarpetta, il più famoso, ricco
e acclamato attore e drammaturgo del suo tempo. Scarpetta, pur
non riconoscendo i tre figli naturali, li ha introdotti fin da
bambini nel mondo del teatro. Alla morte del grande attore, i
figli legittimi si spartiscono la sua eredità, mentre a
Titina, Eduardo e Peppino non spetta nulla. Ai tre giovani,
però, “zio” Scarpetta ha trasmesso un dono speciale, il suo
grande talento, che invece non è toccato al figlio legittimo
Vincenzo, anche lui attore e drammaturgo, diventato titolare
della compagnia paterna. Il riscatto dalla dolorosa storia
familiare passa per la formazione del trio De Filippo, sogno
accarezzato per anni da Eduardo e dai suoi fratelli e
finalmente realizzato, superando difficoltà e conflitti.
Quella dei De Filippo è la storia di una ferita familiare che
si trasforma in arte. E di tre giovani, che, unendo le forze,
danno vita a un modo del tutto nuovo di raccontare la realtà
con uno sguardo che arriva fino al futuro. Nel film recitano
Mario Autore (Eduardo), Domenico Pinelli (Peppino) e Anna
Ferraioli Ravel (Titina), Giancarlo Giannini Eduardo
Scarpetta, Biagio Izzo è invece Vincenzo Scarpetta I fratelli
De Filippo è un progetto a cui Rubini tiene particolarmente e
ha cui ha dedicato 7 anni della sua vita. Partito come serie
televisiva e poi diventato un film, lo ha portato a
concentrarsi sui rapporti tra fratelli e sulla loro infelicità
all’interno della famiglia di Eduardo Scarpetta, un padre che
mai li riconobbe. In un’intervista rilasciata ad un sito
cinematografico Rubini ha spiegato… “”Sono stato portato da
bambino, negli anni ’60, da mio padre, al Teatro Piccinni di
Bari a vedere Eduardo, lo spettacolo era Sabato, domenica e
lunedì, quindi per me Eduardo coincide con il teatro e il
teatro coincide con Eduardo. Mio papà aveva una compagnia
filodrammatica, in cui ho debuttato facendo Nennillo in Natale
in casa Cupiello. Poi ho conosciuto Peppino. Andai a vederlo
in due spettacoli e gli portai la tessera di socio onorario
della mia compagnia. Eravamo un gruppo di ragazzini e ci
recammo nel suo camerino. Ci chiese: ‘Cosa fate?’, e noi:
‘Natale in casa Cupiello’, allora lui ci disse che l’aveva
scritto lui quel testo, che le battute più belle erano le sue.
E noi ci domandammo: ‘Ma come mai questo perde tempo a parlare
male del fratello a noi che siamo dei ragazzi?’. In quel
momento capii che c’era una ferita aperta. Tempo dopo scoprii
che a Palazzo Scarpetta, alle 3 di ogni pomeriggio, un
cameriere entrava con un vassoio e portava da mangiare ai De
Filippo. Questo buffo particolare mi ha sempre incuriosito,
così mi sono appassionato al trio. Eduardo è stato uno dei
padri fondatori del Neorealismo. Perfino nella poetica di
registi americani come Neil Shephard e David Mamet, o dello
stesso Scorsese, ci sono riferimenti a Eduardo. Napoli
Milionaria ha debuttato nel marzo del ’45 a Napoli, quando
Roma non era ancora stata ancora liberata. Eduardo dapprima ha
pensato di aver trovato un padre in Luigi Pirandello, ma poi
lo ha tradito. Ha compreso che doveva filtrare tutto ciò che
aveva imparato fuori da Napoli per poi ripartire dalla sua
famiglia. Come Ulisse ha avuto bisogno di fare un grande
viaggio, ha sposato un’americana. Alla fine è tornato a casa.
E’ uno dei padri del ‘900 e noi siamo ancora nel suo solco.
Quando parliamo di realismo parliamo ancora della lezione di
Eduardo”.

Coffi-Corto, si assegnano i
premi agli autori
Giornata finale per la XVI edizione del «Coffi – CortOglobo
Film Festival Italia» domenica 12 dicembre. Si parte alle
19.00 con i libri e la sezione Coffi-Book. Protagonisti
saranno due autori, entrambi in forza alla casa editrice Neo
Edizioni. Giampaolo G. Rugo con il suo libro “Acari”:
sceneggiatore di “Governance” in onda su Prime Video, Rugo ha
vinto il Globo d’oro ed è stato finalista ai David di
Donatello; Pippo Zarrella invece presenterà “Nero chiaro quasi
bianco”; della sua scrittura Maurizio de Giovanni ha detto:
«Come non innamorarsi dell’avvocato Oreste Ferrajoli, e della
scrittura acida, corrosiva e divertentissima di Pippo
Zarrella? Segnatevi questo nome, perché ne sentiremo parlare».
Saranno in dialogo con il fondatore della casa editrice Neo
Edizioni, Francesco Coscioni. Alle 20.00, Coffi-Movie, il
regista Mimmo Calopresti presenta il suo documentario “La
maglietta rossa” in cui racconta la finale di Coppa Davis tra
Italia e Cile del 18 dicembre 1976, quando Adriano Panatta
scese in campo per affrontare il doppio con Paolo Bertolucci,
indossando una maglietta rossa nel Cile del dittatore
Pinochet. Immagini di archivio e filmati amatoriali mostrano
la storica finale raccontando il violento Cile di quegli anni.
«Adriano Panatta mi raccontò tutto, di quella volta che
indossarono la maglietta rossa. A quel tempo non c’era molta
comunicazione. La finale di Coppa Davis non è stata neanche
mandata in diretta televisiva – racconta Calopresti – Nessuno
sapeva quel che era accaduto. Solo un operatore aveva girato
quelle scene. Adriano voleva dire a tutti che con quel regime
non aveva niente a che fare. Il suo fu un gesto simbolico per
mettere in imbarazzo Pinochet. Fu un altro momento
importantissimo del nostro paese. Anche il tennis faceva parte
del grande movimento di trasformazione e di cambiamento. Il
documentario, d’altronde, è uno strumento che racconta la
realtà, le persone e le loro vite. Il documentario racconta la
storia delle vite, i momenti storici e il modo in cui si
inseriscono nell’esistenza di ognuno di noi». Alle 20.30
Coffi-Jury, dove il regista Mimmo Calopresti introduce i
componenti della giuria tecnica che presiede. Alle 21.00,
Coffi-Awards: la premiazione dei vincitori della XVI Edizione
di Coffi-CortOglobo Film Festival Italia, con tutte le dirette
tra la giuria e i primi classificati delle sezioni di
Animazione, Documentari, Nuovi Percorsi e Sguardi d’Autore.
Chiusura alle 22.30 con Coffi Greetings: saluti e
considerazioni finali del direttore artistico Andrea Recussi.
Il Coffi in breve. Nato nel 2004 ad Angri, il Coffi Festival
si è svolto nelle ultime edizioni a Vietri sul Mare, oltre ad
avere una versione parallela anche in Germania
(www.coffi-festival.de), dal 2011 al 2017, realizzata in
collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Berlino.
L’Associazione ‘O Globo Onlus di Angri, organizzatrice di
Coffi – CortOglobo Film Festival Italia, è una realtà che
opera dal 1997 sul territorio nazionale ed europeo. Oltre
8mila pellicole selezionate, 450 corti mostrati, 600 artisti
ospitati, 90 scuole presenti e 35mila persone accorse, dal
2004, rappresentano i numeri in continua crescita della
manifestazione. Il CoffiI Festival è diventato negli anni una
vetrina onnicomprensiva in cui, intorno alla rassegna di
corti, ruotano eventi, incontri, concerti e workshop tenuti
dalle maggiori rappresentanze dell’arte non solo
cinematografica.

Al Coffi-Cortoglobo omaggio a
Bosso
Penultima serata per la XVI edizione del «COFFI – Cortoglobo
Film Festival Italia» che si tiene dall’8 al 12 dicembre 2021
in versione streaming sul portale www.coffifestival.it La
giornata di oggi si apre dalle ore 10.00, con il Coffi-School,
premiazione del vincitore per la categoria Spazio Scuola. Alle
19.30, Coffi-Contest, premiazione del vincitore del contest
Sottobicchieri d’autore, con la partecipazione della Scuola
Italiana di Comix di Napoli: l’iniziativa è dedicata ai film
cult che hanno fatto la storia del Cinema. Alle 20.00 per
Coffi-Guest, dialogo con Franco Rina, direttore e fondatore
del CinemadaMare Film Festival. Quindi presentazione e
proiezione de “Il confino è un bosco” di Giorgio Milocco,
vincitore del premio Epeo d’Oro, come miglior film della Main
Competition di CinemadaMare 2021, il più grande raduno
internazionale di giovani film-maker. La pellicola racconta la
storia di un uomo alle soglie della terza età, che vive
lontano dalla sua terra d’origine ed è tormentato dal senso di
colpa. Alle 20.30 Coffi-Movie, presentazione e proiezione del
documentario “Ezio Bosso. Le cose che restano” del regista
Giorgio Verdelli. Un documentario, che ha emozionato e
commosso la Mostra del Cinema di Venezia e che ripercorre la
vita e la carriera del direttore d’orchestra, compositore e
pianista italiano Ezio Bosso. L’artista viene raccontato con
le sue stesse parole, tratte dalle interviste e dalle
testimonianze di chi ha avuto l’onore di conoscerlo e viverlo.
Un uomo e un artista che ha avuto la forza di andare avanti,
grazie soprattutto alla passione all’amore per la sua
arte.«L’idea non è nata da me, ma da Nicola Giuliano,
produttore de “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino –
spiega Giorgio Verdelli, autore del documentario – Conobbi
Bosso perché aveva lavorato al film “Il ragazzo invisibile”
diretto da Gabriele Salvatores. Lo avevo conosciuto e
intervistato nel mio docufilm su Pino Daniele che presentai
poi a Vietri sul Mare. Ezio era un grande conversatore. Mi
resi subito conto della complessità della sua persona. Questo
è un film motivazionale, non è il solito documentario
musicale. Si racconta la musica, ma anche la persona, con la
sua caratura artistica, quasi filosofica. Tutti lo conoscono
da Sanremo in poi. Ma c’è tutto un percorso e noi abbiamo
raccontato il prima, quando era un musicista di colonne
sonore, contrabbassista. Abbiamo materiale inedito, cose che
molti non sapevano. Abbiamo iniziato a fare una ricerca di
materiali con la famiglia. Non volevo neanche mandare il
lavoro a Venezia perché eravamo in ritardo. Nicola ha
insistito e ha avuto ragione. La gente deve aspettarsi un
romanzo di formazione, il percorso di una persona che cresce
anche dolorosamente. Sembra strano, ma in qualche modo la
malattia lo ha perfezionato nella musica. Nel doc, siamo
partiti da Salvatores. C’è molto della Campania. Lui amava
Napoli. Suoi amici erano Silvio Orlando, Enzo Decaro. Ha
suonato anche al Teatro Verdi di Salerno che ha molto amato.
L’apertura e chiusura del film sono state realizzate al
Macellum di Pozzuoli dove gli venne consegnato il Premio
Civitas».La quarta serata del Coffi si chiude alle 21.00:
Coffi-Finals con presentazione e proiezione dei corti
Finalisti della categoria Sguardi d’Autore.
Su Netflix il film “Blue
Lips” co-diretto da Antonello
Novellino
Sbarca su Netflix il film “Blue Lips” co-diretto da Antonello
Novellino. Da oggi il film sarà presente sulla piattaforma! Un
film internazionale con sei personaggi provenienti da diverse
parti del mondo, tra cui l’Italia. Un intreccio di vite di
uomini e donne di varie età, in momenti cruciali della loro
vita. Un film da vedere, da non perdere per l’intreccio della
trama, per la buona saldatura narrativa della sceneggiatura
che nonostante sia scritta da più autori nel miracolo del
montaggio risulta lineare, comprensibile alla portata di
tutti, il filo drammatico delle varie vite è alleggerito da
ironia risulta in questo senso illuminante quella di Kant che
nella “Critica del giudizio” afferma: “in tutto ciòche eccita
un riso vivace, scuotente, ci deve essere qualcosa di
contraddittorio… Il riso e ̀ un affetto che scaturisce dall’
improvvisa risoluzione in nulla di un’aspettativa tesa”, a
significare la centralità della violazione delle regole
logiche per produrre uno scoppio di riso. Antonello Novellino
di Salerno, ma da anni vive a Madrid, con una splendida
carriera alle spalle e un lungo percorso nel suo futuro da
qualche anno è soprattutto produttore di progetti , di film,
di serie Tv, distribuite sulle varie piattaforme, grazie al
suo lavoro viaggia tantissimo conoscendo così il mondo.
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