FONDI STRUTTURALI 2021-2027
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FONDI STRUTTURALI 2021-2027 Lucio Scognamiglio Presidente Eurosportello Confesercenti scognamiglio@eurosportello.eu 1. Il quadro generale La Commissione europea ha presentato il 2 maggio 2018 il nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2027. La proposta di bilancio, che alloca le necessarie risorse finanziarie per conseguire le priorità politiche dell’UE, è oggetto di una roadmap finalizzata al raggiungimento di un accordo tra i Capi di Governo degli Stati membri entro il 2019. − Il bilancio proposto rimane ridotto (il limite superiore di spesa dei vari programmi è previsto in 1.135 miliardi di euro, a prezzi 2018, pari all’1,11% del PIL dell’UE a 27, sostanzialmente stabile rispetto al settennio precedente), ma continua lo spostamento verso progetti “comuni” (innovazione, investimenti infrastrutturali e politiche di sicurezza e gestione dei fenomeni migratori) con ridimensionamento delle politiche tradizionali (la politica di coesione e la PAC a prezzi costanti subirebbero un decurtamento di risorse pari rispettivamente al 7 e al 12 per cento). (NB: Per l’Italia è una sfida importante: sia le nostre imprese, in prevalenza piccole e poco innovative, che le nostre amministrazioni pubbliche sono in genere meno capaci di proporre progetti innovativi laddove i fondi europei sono distribuiti a mezzo di bandi.) − Si mira a semplificazione e aumento trasparenza struttura del bilancio (con minore frammentazione dei programmi e delle fonti di finanziamento), riduzione oneri amministrativi per i beneficiari e per le autorità di gestione (con norme più coerenti e omogenee tra programmi) e accrescimento flessibilità (sia all’interno dei singoli programmi sia tra programmi) a fronte di eventi imprevisti e nuove emergenze. − La Commissione propone di: 1. ampliare la propria quota di gettito dei dazi doganali, dimezzando (al 10 per cento) la quota trattenuta dagli Stati membri a titolo di spese di riscossione; 2. semplificare i contributi nazionali basate sull’IVA e sul reddito nazionale, eliminando progressivamente tutte le correzioni e le riduzioni forfettarie di cui beneficiano alcuni Stati membri; 3. istituire tre nuove risorse proprie. In particolare, confluirebbero nel bilancio della UE: una quota pari al 20 per cento delle entrate provenienti dal sistema di scambio delle quote di emissioni nocive; un’entrata pari al 3 per cento della base imponibile armonizzata delle imposte sulle società (in corso di definizione); un’imposta sugli imballaggi in plastica non riciclati, pari a 0,8 euro per kg. 1
Il Bilancio contiene anche le dotazioni finanziarie a sostegno delle politiche di coesione da realizzare attraverso i fondi strutturali. Al fine di favorire l’attuazione delle riforme necessarie al corretto utilizzo dei fondi assegnati ai singoli Stati membri (“condizioni abilitanti" che gli Stati membri devono soddisfare per poter ricevere il finanziamento), il Bilancio presentato dalla Commissione prevede un programma di sostegno alla Riforme con una dotazione complessiva di 25 miliardi. Riconoscendo che l’attuazione delle riforme rimane di competenza nazionale, l’iniziativa della Commissione trova giustificazione nel fatto che la crisi ha dimostrato come le mancate riforme in un paese possa avere ricadute negative sugli altri, soprattutto all’interno dell’area dell’euro, e nella constatazione che le raccomandazioni rivolte ai singoli paesi dal 2011, nell’ambito del cd Semestre europeo, vengono spesso disattese. 2. Le politiche di coesione Le politiche di coesione vengono attuate attraverso i 7 Fondi strutturali e di investimento europei che non sono gestiti direttamente dalla Commissione europea, bensì attuati in partenariato con gli Stati membri che compartecipano finanziariamente in misura variabile, nel quadro delle priorità definite dalla Commissione europea: − FC: Fondo di coesione − FEAMP: Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca − FESR: Fondo europeo di sviluppo regionale − FSE+: Fondo sociale europeo Plus − AMIF: Fondo Asilo e migrazione − BMVI: Strumento per la gestione delle frontiere e i visti − ISF: Fondo per la Sicurezza interna Un programma è costituito da priorità. Ciascuna priorità corrisponde a un unico obiettivo strategico che consiste di uno o più obiettivi specifici. Più priorità possono corrispondere allo stesso obiettivo strategico. Secondo le attuali proposte di regolamento, le politiche di coesione dovrebbero continuare a interessare potenzialmente tutte le regioni europee, anche quelle all’interno di paesi più ricchi, con una suddivisione dei territori, come nel corrente ciclo, in tre fasce, “meno sviluppati”, “in transizione” e “più sviluppati”. L’allocazione dei fondi tra le regioni continuerebbe a essere largamente basata sul PIL pro capite (81 per cento del peso), ma verrebbero aggiunti nuovi criteri, legati in particolare al mercato del lavoro (disoccupazione, disoccupazione giovanile, livello di istruzione; peso: 15 per cento), all’accoglienza di migranti (3 per cento) e all’emissione di gas serra (1 per cento). − Le risorse comunitarie dei fondi FESR e FSE a disposizione dell’Italia per il ciclo 2021- 2027 ammonterebbero a 38,6 miliardi (a prezzi del 2018), un dato in crescita del 6 per cento rispetto al precedente ciclo. Nella proposta post-2020, la riduzione relativa del Fondo di Coesione a favore degli altri fondi strutturali (FESR e FSE+) nonché l’utilizzo di ulteriori criteri oltre al PIL pro capite (in particolare il tasso di disoccupazione, molto elevato nel Mezzogiorno), avvantaggerà le regioni italiane rispetto a molte regioni dell’Est Europa. 2
− Rispetto al ciclo precedente, l’Italia registra inoltre il declassamento di alcune regioni, in particolare Molise e Sardegna da regioni “in transizione” a “meno sviluppate”, e Umbria e Marche da regioni “più sviluppate” a “in transizione”. I primi tre casi sono imputabili a una performance economica relativamente peggiore rispetto alla media europea. Nel caso delle Marche vi influisce anche il previsto ampliamento della fascia delle regioni “in transizione”, che interesserebbe quelle il cui PIL pro capite è compreso tra il 75 e il 100 per cento della media dell’UE27 (fino al 90 nel ciclo 2014-2020). − Il tasso di co-finanziamento degli Stati membri verrebbe aumentato e riportato ai livelli precedenti la crisi. Seppur ridotta nel ciclo 2014-2020, la quota di co-finanziamento nazionale in Italia era già più elevata della media europea. − Le priorità di investimento dei diversi Fondi verrebbero accorpate e si ridurrebbero dagli attuali 11 Obiettivi tematici della programmazione 2014-2020 a 5 Obiettivi strategici definiti anche come Obiettivi di Policy (OP) articolati in Obiettivi Specifici (OS): OP 1) "un'Europa più intelligente attraverso la promozione di una trasformazione economica intelligente e innovativa", provvedendo a: I. rafforzare le capacità di ricerca e di innovazione e l'introduzione di tecnologie avanzate; II. permettere ai cittadini, alle imprese e alle amministrazioni pubbliche di cogliere i vantaggi della digitalizzazione; III. rafforzare la crescita e la competitività delle PMI; IV. sviluppare le competenze per la specializzazione intelligente, la transizione industriale e l'imprenditorialità; OP 2) "un'Europa più verde e a basse emissioni di carbonio attraverso la promozione di una transizione verso un'energia pulita ed equa, di investimenti verdi e blu, dell'economia circolare, dell'adattamento ai cambiamenti climatici e della gestione e prevenzione dei rischi", provvedendo a: I. promuovere misure di efficienza energetica; II. promuovere le energie rinnovabili; III. sviluppare sistemi, reti e impianti di stoccaggio energetici intelligenti a livello locale; IV. promuovere l'adattamento ai cambiamenti climatici, la prevenzione dei rischi e la resilienza alle catastrofi; V. promuovere la gestione sostenibile dell'acqua; VI. promuovere la transizione verso un'economia circolare; VII. rafforzare la biodiversità, le infrastrutture verdi nell'ambiente urbano e ridurre l'inquinamento; 3
OP 3) "un'Europa più connessa attraverso il rafforzamento della mobilità e della connettività regionale alle TIC", provvedendo a: I. rafforzare la connettività digitale; II. sviluppare una rete TEN-T intermodale, sicura, intelligente, resiliente ai cambiamenti climatici e sostenibile; III. sviluppare una mobilità locale, regionale e nazionale, intelligente, intermodale, resiliente ai cambiamenti climatici e sostenibile, migliorando l'accesso alla rete TEN-T e la mobilità transfrontaliera; IV. promuovere la mobilità urbana multimodale sostenibile; OP 4) "un'Europa più sociale attraverso l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali", provvedendo a: I. rafforzare l'efficacia dei mercati del lavoro e l'accesso a un'occupazione di qualità, mediante lo sviluppo dell'innovazione e delle infrastrutture sociali; II. migliorare l'accesso a servizi di qualità e inclusivi nel campo dell'istruzione, della formazione e dell'apprendimento permanente, mediante lo sviluppo di infrastrutture; III. aumentare l'integrazione socioeconomica delle comunità emarginate, dei migranti e dei gruppi svantaggiati, mediante misure integrate riguardanti alloggi e servizi sociali; IV. garantire la parità di accesso all'assistenza sanitaria mediante lo sviluppo di infrastrutture, compresa l'assistenza sanitaria di base; OP 5) "un'Europa più vicina ai cittadini attraverso la promozione dello sviluppo sostenibile e integrato delle zone urbane, rurali e costiere e delle iniziative locali" provvedendo a: I. promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale integrato, il patrimonio culturale e la sicurezza nelle aree urbane; II. promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale integrato a livello locale, il patrimonio culturale e la sicurezza, anche per le aree rurali e costiere, tra l'altro mediante iniziative di sviluppo locale di tipo partecipativo. (NB: - Per maggiori dettagli riguardanti il funzionamento del FESR e del Fondo di Coesione: https://eur-lex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:8d2f7140-6375- 11e8-ab9c-01aa75ed71a1.0018.03/DOC_1&format=PDF - Per maggiori dettagli riguardanti gli indicatori comuni di output e di risultato per il FESR e il Fondo di coesione https://eur- lex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:8d2f7140-6375-11e8-ab9c- 01aa75ed71a1.0018.03/DOC_2&format=PDF - Per un quadro sinottico complessivo https://eur- lex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:8d2f7140-6375-11e8-ab9c- 01aa75ed71a1.0018.03/DOC_3&format=PDF) − I primi due obiettivi raccoglierebbero tra il 65-85 per cento delle risorse del FESR. La distribuzione esatta delle risorse tra gli obiettivi, seppur vincolata dai regolamenti 4
europei, rimane comunque una prerogativa degli Stati e delle Regioni, decisa attraverso il cd. Accordo di partenariato. − Nella proposta di regolamento sulle disposizioni comuni per sette fondi UE (FESR, FC, FSE+, FEAMP, AMIF, ISF, BMVI) sono previsti vari interventi per la semplificazione delle procedure e la riduzione dei controlli (sulla base del principio del cd. Audit unico), al fine di evitare duplicazioni e oneri eccessivi per i beneficiari dei progetti. Si ridurrebbe così la complessità amministrativa dei programmi, elemento che nel caso italiano è considerato da tutti gli operatori coinvolti come uno degli ostacoli più rilevanti. Il contrasto all’altrettanto diffuso rischio di corruzione andrà affidato ad altri strumenti meno burocratici. − Sempre a fini di maggior flessibilità e semplificazione, i programmi acquisirebbero una durata quinquennale, al termine dei quali si terrebbe una valutazione intermedia (mid- term review) e una riprogrammazione per gli ultimi due anni. Per l’Italia, dove alla fine del quinto anno dell’attuale ciclo di programmazione la spesa effettuata ammontava al 22,9 per cento della dotazione disponibile, la quota di risorse da ri-programmare potrebbe essere significativa. − È previsto infine un maggior legame tra la politica di coesione e le raccomandazioni formulate ai paesi membri nell’ambito del Semestre europeo, sia nella fase di programmazione iniziale sia nella riprogrammazione successiva alla mid-term review. − Dal 2019, i negoziati sulla futura politica di coesione (Accordo di Partenariato) sono collegati ai risultati delle verifiche effettuate dalla Commissione per ciascun Paese nell’ambito del Semestre Europeo. La Commissione nel Country Report 2019 ha individuato per l’Italia le seguenti priorità d’investimento (Allegato D): 1. Promuovere la diffusione di tecnologie avanzate e della digitalizzazione per promuovere la crescita della produttività e la competitività delle imprese. 2. Promuovere l'efficienza energetica, una gestione sostenibile delle acque e dei rifiuti e la transizione verso l’economia circolare. 3. Migliorare la connettività digitale attraverso reti a banda larga ad altissima capacità e la rete di trasporto ferroviario con investimenti nelle tratte regionali e completando la rete transeuropea. 4. Migliorare l’inclusione sociale ed economica, la capacità di assistenza sanitarie e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro 5. Migliorare la capacità delle istituzioni e dei servizi del mercato del lavoro e combattere il lavoro sommerso 6. Attuare strategie territoriali in sinergia con gli altri obiettivi politici per promuovere lo sviluppo economico e sociale delle zone periferiche e/o più povere. Promuovere il patrimonio culturale e dare sostegno alle imprese nel settore culturale e creativo. − Sarebbero mantenute sia le condizionalità ex-ante, rinominate condizioni abilitanti e ridotte in numero a circa 20 (la metà rispetto al ciclo 2014-2020), sia le misure volte a 5
vincolare l’erogazione dei fondi al rispetto delle regole della governance economica europea (cd. condizionalità macroeconomica), che prevedono la possibilità di sospendere gli impegni o i pagamenti a uno o più programmi di uno Stato membro nel caso in cui esso non adotti azioni efficaci per correggere un eventuale disavanzo eccessivo o non adempia a un programma di aggiustamento macroeconomico. (In parte tratto da: Audizione su Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dell’Unione europea - Paolo Sestito, Capo del Servizio Struttura Economica della Banca d’Italia) − Ciascuno Stato membro redige un accordo di partenariato che espone le modalità per un impiego efficace ed efficiente dei fondi per il periodo dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2027. − Lo Stato membro presenta l'accordo di partenariato alla Commissione prima della presentazione del primo programma o contestualmente. − L'accordo di partenariato contiene gli elementi seguenti: o gli obiettivi strategici selezionati (definiti anche come Obiettivi di Policy), comprensivi dell'indicazione di quali fondi e programmi perseguiranno detti obiettivi strategici e della relativa giustificazione; o per ciascuno degli obiettivi strategici: una sintesi delle scelte strategiche e dei principali risultati attesi per ciascuno dei fondi, la dotazione finanziaria, la sintesi delle azioni che lo Stato adotta per rafforzare la propria capacità amministrativa, nonché anche norme tecniche di coordinamento e gestione dei fondi. 6
3. Avvio del confronto partenariale in Italia per la programmazione 2021‐ 2027 (https://www.youtube.com/channel/UCuvVjMNGwaDIKE-N2MMvbxQ?app=desktop) La politica di coesione 2021-2027 rinnova l’ambizione di rilanciare attenzione su grandi traguardi europei sintetizzati in modo evocativo dai titoli dei cinque grandi obiettivi di policy proposti (un’Europa più intelligente, più verde, più connessa, più sociale, più vicina ai cittadini). In tale contesto, la politica mantiene i suoi caratteri multi tematici e, attraverso la declinazione degli obiettivi specifici dei regolamenti di Fondo (FESR e FSE+), presenta un largo campo di potenzialità di intervento. Il Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha avviato a marzo 2019 il confronto partenariale in Italia per la programmazione 2021‐2027, definendo criteri e finalità dei 5 Tavoli di confronto ciascuno dei quali dedicato ad affrontare i singoli cinque grandi obiettivi di policy proposti dalla Commissione europea. Ferma restando tale cornice, per finalizzare e rendere concreta la discussione partenariale sono stati proposti, quale guida al percorso di programmazione quattro temi unificanti: - lavoro di qualità - territorio e risorse naturali per le generazioni future - omogeneità e qualità dei servizi per i cittadini - cultura veicolo di coesione economica e sociale che ambiscono a mettere in luce le specifiche sfide che l’Italia deve continuare ad affrontare per concorrere ai grandi obiettivi europei. Tali “temi unificanti” sono stati identificati a partire dalle numerose analisi, sollecitazioni e indicazioni sulle principali questioni con cui confrontarsi per la coesione economica, sociale e territoriale del Paese, oggi e per le generazioni future. Non si tratta di una proposta alternativa alla struttura della programmazione delineata nei Regolamenti, ma piuttosto un modo di riflettere trasversalmente all’interno di quella struttura, per orientare il percorso di programmazione sia nella fase più generale e sia nella fase in cui si faranno le scelte di dettaglio. 7
La dimensione delle sfere raffigura, per ciascun Obiettivo di policy, il numero di OS (Obiettivi Specifici, vedi sopra pag. 3) considerati di interesse per i temi unificanti. Le scelte da compiere ai Tavoli devono quindi essere fatte in relazione ai 4 traguardi unificanti proprio per favorire opportune sinergie nell’impostazione della programmazione di ciascuno dei primi quattro grandi obiettivi di policy. Nel caso dell’obiettivo territoriale (OP5 - che promuove lo sviluppo sostenibile e integrato delle zone urbane, rurali e costiere e delle iniziative locali, con soli due Obiettivi specifici nel FESR con riferimento a diversi tipi di territori e approcci alle strategie urbane e locali), la natura integrata e multi-settoriale segnala comunque la necessità di considerare in maniera integrata tutti gli OS, ma impone un ragionamento ed un metodo appropriato nell’individuare priorità e strumenti per affrontare ai diversi livelli territoriali le sfide poste dai temi unificanti. 5 Tavoli - uno per ciascun grande Obiettivo di Policy - composizione: amministrazioni e partenariato - ogni tavolo avrà un presidio di coordinamento-facilitazione 4 incontri per Tavolo (maggio – giugno – luglio - settembre) - il terzo incontro interamente dedicato all’intervento nel Mezzogiorno 1 prodotto finale per Tavolo Mandati dei Tavoli: - come i temi unificanti si relazionano con gli Obiettivi di Policy e gli Obiettivi specifici dei Regolamenti 21-27? - come agiscono e agiranno le altre politiche concomitanti (coesione nazionale, politica ordinaria) in relazione ai 4 temi unificanti? - come individuare adeguatamente i Risultati operativi attesi - più delimitati rispetto agli ampi obiettivi specifici (dettagliando tipologie di intervento e/o azioni considerando dati, esperienze, apprendimenti valutativi rilevanti) 8
- per i Risultati operativi proposti esplicitare: gruppi, territori interessati e tempi - Per le Azioni proposte, esplicitare: o caratteristiche salienti e capacità richieste o ipotesi di dimensionamento o addizionalità: diversità o rafforzamento rispetto a altre azioni (non coesione UE) concomitanti o grado di continuità con azioni già in corso o che si avvieranno a breve (comunque finanziate) o possibilità e modalità per mettere in campo le azioni proposte in anticipo (prima dell’avvio formale del ciclo 2021-2027) (tratto da PCM – Dipartimento per le Politiche di Coesione: La politica di coesione 2021-2027 - Temi unificanti: quali e perché, connessioni con i Regolamenti, primi spunti per la discussione partenariale https://agcult.it/files/articoli/documenti/PROGRAMMAZIONE%202021_2027_PRESENTAZIONE%20A VVIO%20LAVORI_DPCOE_ANPAL_ROMA%2027%20MARZO%202019.pdf) 9
4. Le macro-tematiche di interesse Dal quadro articolato e complesso finora descritto emergono alcune macro-tematiche nell’ambito delle quali possono inserirsi interventi e/o azioni suscettibili di coinvolgere le imprese del terziario. In particolare di seguito (evidenziati in giallo) vengono riportati gli obiettivi specifici riferiti a ciascun Tavolo partenariale, oltre alla raccomandazioni emergenti dal Country Report per l’Italia più attinenti alle Imprese del terziario e ai territori. Le proposte dovranno non solo evidenziare la coerenza con le priorità strategiche individuate dalla Commissione (Obiettivi di Policy) ma anche evidenziare il loro contributo concreto - attraverso i risultati operativi attesi (per dettagli vedi: https://eur- lex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:8d2f7140-6375-11e8-ab9c- 01aa75ed71a1.0018.03/DOC_2&format=PDF) - al raggiungimento degli Obiettivi Specifici o alla soddisfazione delle Raccomandazioni per l’Italia contenute nel Country Report della Commissione. Più in generale dovranno - per quanto possibile - rispondere al mandato dei Tavoli di confronto partenariale soprattutto con riferimento ai quattro temi unificanti: - lavoro di qualità - territorio e risorse naturali per le generazioni future - omogeneità e qualità dei servizi per i cittadini - cultura veicolo di coesione economica e sociale essendo poi cura dei coordinatori valutare e recepire le proposte nei documenti finali. Trattando i Tavoli di priorità strategiche di ampia portata le proposte di interventi/azioni dovranno avere natura trasversale piuttosto che settoriale. In questo senso diventa cruciale elaborare le proposte in un’ottica partenariale valutando la possibilità di coinvolgere nelle proposte altri soggetti pubblici o privati con i quali è possibile sviluppare una comunanza di interessi e una visione condivisa in grado di rafforzare azioni e interventi. 4.1 Tavolo 1 "Europa più intelligente”: promozione della trasformazione economica innovativa a) Permettere ai cittadini, alle imprese e alle amministrazioni pubbliche di cogliere i vantaggi della digitalizzazione. Promuovere la diffusione di tecnologie avanzate e della digitalizzazione per promuovere la crescita della produttività e la competitività delle imprese (Raccomandazione del Country Report). b) Rafforzare la crescita e la competitività delle PMI; c) Sviluppare le competenze per la specializzazione intelligente, la transizione industriale e l'imprenditorialità Il Tavolo 1 tratta la tematica del passaggio all’economia digitale che non riguarda solo le punte più avanzate della ricerca e della tecnologia, ma riguarda anche tutte le altre imprese a prescindere da tipologie e dimensioni sulle quali ha (e avrà sempre più in seguito) un impatto pervasivo dal quale nessuno sarà escluso. Insieme allo Sviluppo locale (Tavolo 5) si tratta della principale sfida dei prossimi anni per le tutte le imprese comprese quelle del terziario. In vista della prossima programmazione 2021 – 2027, queste risultanze inducono a porre una maggiore attenzione a strategie, politiche e strumenti diretti a sostenere più diffusamente i 10
processi d’innovazione, non solo quelli più legati alla ricerca avanzata e alle nuove tecnologie, ma anche quelli di tipo organizzativo e di rafforzamento della capacità amministrativa con interventi calibrati sulle imprese più piccole e sui territori. Dal tavolo partenariale emergono – soprattutto come posizione della Commissione europea - Con riferimento al punto a) occorre mettere in evidenza che: - La digitalizzazione è un fenomeno trasversale che investe appunto Cittadini, Imprese e PA. In questo senso proposte a supporto della digitalizzazione per le imprese del terziario avranno probabilmente maggior impatto se integrate con quelle delle altre tipologie di soggetti coinvolti in questi processi. Occorre infatti considerare che le imprese del terziario sono uno dei vertici del triangolo relazionale con Cittadini e Imprese, per cui la digitalizzazione dovrebbe tendenzialmente favorire un processo integrato basato su modelli di cambiamento culturale condiviso anche con gli altri. Un’altra criticità riguarda le agevolazioni riguardanti la digitalizzazione. - Gli strumenti attualmente disponibili sono concepiti per l’industria con riferimento alle cd tecnologie abilitanti, quindi inapplicabili per tutto il non manifatturiero. Considerati i numeri e la diffusione delle piccole e micro imprese del terziario occorrerebbe formulare una strategia articolata in misure di supporto dirette ad assicurare un “entry level” digitale diffuso che avrebbe un significativo impatto al rafforzamento della competitività di queste aziende che hanno scontato l’impatto economico maggiore derivante dalla “rivoluzione digitale” iniziata con l’economia delle piattaforme (vedi Amazon, Airbnb, Uber, Alibaba …). Non a caso dalle risultanze dell’indagine dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail del Politecnico di Milano emerge qualche segnale di cambiamento digitale solo nelle imprese di maggiori dimensioni del commercio e nella distribuzione organizzata, qualche timido segnale nelle medie aziende e praticamente nessuno in quelle piccole e micro. Con riferimento al punto b) occorre mettere in evidenza che: - Per il rafforzamento della competitività delle PMI non esiste uno strumento valido per tutte. Al di là degli altri fattori che incidono fortemente sulla competitività (come l’efficienza della PA, la diminuzione del carico degli oneri amministrativi e la razionalizzazione di quelli fiscali, per un quadro più generale si rimanda la Country Report per l’Italia), un aspetto peculiare di supporto alla competitività è disporre delle risorse adeguate. Gran parte delle PMI del terziario sono poco patrimonializzate e hanno difficoltà di accedere al credito anche per avviare processi di innovazione. Consentire a queste imprese un accesso agevolato al credito attraverso il rafforzamento del ruolo dei Confidi rappresenterebbe un’effettiva leva di supporto alla competitività. In questo senso i fondi potrebbero essere finalizzati proprio alla digitalizzazione e all’innovazione e i Confidi potrebbero avere anche un ruolo attivo nella valutazione dell’azienda. - La trasformazione digitale non si attua semplicemente con l’adozione di una soluzione o di una piattaforma tecnologica ma implica un cambiamento più radicale che investe il modello di business, le relazioni con le altre imprese operanti sul territorio, le 11
capacità e le competenze interne (per un approfondimento vedi Impresa 4.0: Guida al Cambiamento). Sarebbe altrettanto utile predisporre una gamma di soluzioni che consenta di declinare in maniera ampia gli strumenti di ingegneria finanziaria finalizzati a favorire l’accesso al credito per avere un significativo impatto al rafforzamento della competitività di queste aziende che hanno scontato l’impatto economico maggiore derivante dalla “rivoluzione digitale” iniziata con l’economia delle piattaforme (vedi Amazon, Airbnb, Uber, Alibaba …). Non a caso dalle risultanze dell’indagine dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail del Politecnico di Milano emerge qualche segnale di cambiamento digitale solo nelle imprese di maggiori dimensioni del commercio e nella distribuzione organizzata, qualche timido segnale nelle medie aziende e praticamente nessuno in quelle piccole e micro. - Commercio e Turismo non solo sono intimamente legati all’economia dei territori, ma anche a tutti gli altri temi unificanti che fanno da raccordo trasversale ai diversi tavoli di confronto. In questa ottica sarebbe opportuno favorire interventi a supporto ad azioni di sistema diretti sia a enfatizzare gli attrattori territoriali sia piattaforme di servizi condivisi in grado a rendere maggiormente fruibili la conoscenza delle peculiarità locali, l’accesso ai luoghi, l’offerta dei servizi di accoglienza (cultura, ristorazione, soggiorno ecc.). Con riferimento al punto c) occorre ribadire che il concetto di innovazione è ampio e non riguarda solo la ricerca scientifica e tecnologica. Il riferimento principale è nel Manuale di Oslo che descrive diverse tipologie di innovazione che riguardano anche i processi, il design, l’organizzazione, il marketing e l’accesso a nuovi mercati; tutti profili tipici delle aziende non manifatturiere. Nella programmazione in atto gli interventi più importanti hanno tuttavia prevalentemente riguardato (soprattutto in alcune Regioni come Piemonte e in Toscana) le industrie più grandi e avanzate puntando sull’effetto “trascinamento” della filiera. Dalle prime valutazioni in questi casi è mancato l’effetto “addizionalità” nel senso che non si registrano benefici a favore dell’innovazione diffusa per l’economia dei territori che resta l’obiettivo principale da conseguire. (Ad esempio dalla Nota di aggiornamento di medio periodo della Strategia di Ricerca e Innovazione per la Smart Specialisation in Toscana del 2018 emerge che: “Particolarmente bassi sono, i valori relativi all’introduzione di innovazioni tecnologiche od organizzative e, più in generale, al peso che i settori a più alta intensità tecnologica o di conoscenza hanno nell’economia regionale, nonostante i picchi di crescita di alcuni comparti (farmaceutica) e l’emergenza di alcune economie legate allo sviluppo e all’applicazione di soluzioni informatiche sul modello del paradigma 4.0. Emerge in modo particolare la bassa presenza di servizi ad alto contenuto di conoscenza, ad indicare una bassa qualificazione del settore terziario più orientato alla produzione di servizi per le famiglie che a quelli per le imprese.”). A tal fine occorrerebbe fare una riflessione a livello regionale sull’attuazione e sui risultati della Smart Specialisation Strategy, cercando di avviare un confronto anche politico con le Amministrazioni regionali e le Autorità di Gestione dei POR FESR al fine di inserire nella nuova programmazione assi e misure più adatti a favorire processi di innovazione diffusa piuttosto che concentrata solo sui settori ad altissima specializzazione. 12
4.2 Tavolo 2 "Europa più verde”: promozione di una transizione verso un'energia pulita ed equa a) Promuovere misure di efficienza energetica; b) Promuovere le energie rinnovabili; c) Promuovere la transizione verso un'economia circolare; d) Rafforzare la biodiversità, le infrastrutture verdi nell'ambiente urbano e ridurre l'inquinamento; e) Promuovere l'efficienza energetica, una gestione sostenibile delle acque e dei rifiuti e la transizione verso l’economia circolare (Raccomandazione del Country Report). Le imprese del terziario come possono rispondere alle attuali sfide energetiche e ambientali? Seppure si tratta di effetti legati a politiche macro piuttosto che micro, anche in questo caso siamo di fronte a un progressivo cambiamento di paradigma culturale che investe i comportamenti di Imprese, Cittadini e PA. In quest’ottica progetti integrati, che contribuiscano all’affermarsi di un’attenzione e di una sensibilità maggiore che coinvolga anche le imprese del commercio e del turismo, possono avere effetti positivi non solo sotto il profilo ambientale, ma anche sotto quello economico. Si pensi alla maggiore attrattività degli spazi urbani con infrastrutture verdi adeguate (le aiuole “adottate” da commercianti sono indicative di questo legame). Un’altra sfida particolarmente importante è quella legata all’economia circolare e più in generale alla riduzione degli sprechi. - Come possono inserirsi le aziende, soprattutto della somministrazione, in questo processo? - Quale ruolo possono avere queste imprese nell’affermazione di nuovi modelli culturali e comportamentali? 4.3 Tavolo 3 "Europa più connessa”: rafforzamento della mobilità e della connettività regionale a) rafforzare la connettività digitale; b) promuovere la mobilità urbana multimodale sostenibile. Operare in un territorio adeguatamente connesso alle reti è la pre-condizione indispensabile per il progressivo passaggio a un’economia digitale. Parimenti anche dal punto di vista della mobilità è essenziale assicurare l’accesso ai territori. - Come può il tessuto economico locale contribuire con progetti integrati a favorire questi processi? 4.4 Tavolo 4 "Europa più sociale”: attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali a) Rafforzare l'efficacia dei mercati del lavoro e l'accesso a un'occupazione di qualità, mediante lo sviluppo dell'innovazione e delle infrastrutture sociali; b) Aumentare l'integrazione socioeconomica delle comunità emarginate, dei migranti e dei gruppi svantaggiati, mediante misure integrate riguardanti alloggi e servizi sociali 13
c) Migliorare la capacità delle istituzioni e dei servizi del mercato del lavoro e combattere il lavoro sommerso (Raccomandazione del Country Report). d) Migliorare l’inclusione sociale ed economica, la capacità di assistenza sanitarie e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro (Raccomandazione del Country Report). I comparti più del commercio e del turismo accedono al mercato del lavoro per cui l’efficienza dell’incontro tra domanda e offerta in base a profili professionali definiti rappresenta un importante fattore di competitività. - Come può il tessuto economico locale contribuire con progetti integrati a favorire questi processi? - Qual è il ruolo della donna imprenditrice, come potrebbe migliorare la qualità di vita attraverso misure mirate della quali possano beneficiare anche le dipendenti? A tal proposito sarebbe opportuno considerare di intervenire con azioni o progetti diretti: - A innalzare il livello di qualificazione professionale degli addetti con riferimento alle nuove tecnologie digitali e ai processi di aggregazione tra imprese. Questo tipo di competenze sarebbero dirette a far assorbire a questi settori non solo personale ad alta intensità di manodopera, ma anche a formare e inserire personale con capacità strategiche e ad alto valore aggiunto in grado di accompagnale le aziende nei processi di trasformazione digitale. - A promuovere progetti condivisi con altri partner diretti a favorire l’impegno delle donne con maggiore attenzione ai tempi di lavoro, l’integrazione socioeconomica delle comunità svantaggiate in modo che i territori che li ospitano possano trasformare una criticità in vantaggio soprattutto in termini di miglioramento dei servizi pubblici e di presidio. 4.5 Tavolo 5 "Europa più vicina ai cittadini”: promozione dello sviluppo sostenibile e integrato a) Promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale integrato, il patrimonio culturale e la sicurezza nelle aree urbane; b) Promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale integrato a livello locale, il patrimonio culturale e la sicurezza, anche per le aree rurali e costiere, tra l'altro mediante iniziative di sviluppo locale di tipo partecipativo; c) Attuare strategie territoriali in sinergia con gli altri obiettivi politici per promuovere lo sviluppo economico e sociale delle zone periferiche e/o più povere. Promuovere il patrimonio culturale e dare sostegno alle imprese nel settore culturale e creativo (Raccomandazione del Country Report). Lo sviluppo locale è definito come un processo di interazione tra soggetti locali (pubblici, privati, ecc) che condividono, in modo esplicito o implicito, una idea di sviluppo basata sulla valorizzazione delle risorse e delle ricchezze, materiali e non, di cui quel territorio dispone. Tali soggetti locali, radicati nel territorio sia per vicinanza che per conoscenza, possono riuscire meglio a comprendere, attivare, modificare e gestire le dinamiche socioeconomiche locali in modo più efficace e duraturo rispetto a interventi esclusivamente esterni. Il territorio quindi 14
sarà tanto più competitivo, anche a livello globale, quanto più sarà capace di individuare e perseguire una propria strategia di sviluppo che massimizzi le specificità locali nel suo complesso, il cosiddetto milieu locale. Ne deriva che, data la capacità degli attori locali di individuare potenzialità e limiti del sistema locale territoriale, obiettivi da definire e strategie da assumere, lo sviluppo locale non può essere settoriale ma legato a politiche multidimensionali, integrate e intersettoriali in cui il territorio è elemento centrale. In questo modo il territorio diventa soggetto distinto attivo nello sviluppo con un proprio patrimonio, valori e capitale e lo sviluppo locale è il processo di progettazione che il territorio individua assumendo un ruolo tanto più attivo quanto maggiori e varie sono le risorse, i valori territoriali, gli attori locali e la loro capacità di azione e di autorganizzarsi. (Tratto da Barbara Nicolai: Lo sviluppo locale: dai modelli teorici alla nuova programmazione europea 2014 – 2020) Lo scenario appena descritto è quello dove si gioca l’altra partita importante per le imprese del terziario in quanto il territorio rappresenta – insieme all’innovazione - l’elemento fondante della loro competitività in termini di attrattività, fruibilità, sostenibilità, valorizzazione delle peculiarità locali. Se migliora il milieu economico locale, migliora anche quello aziendale. (Per un esempio di partenariato progettuale vedi Paradigma Impresa 4.0). La Commissione Europea conferma per il post 2020 la rilevanza dello sviluppo territoriale, quale sfida da affrontare per far sì che le risorse dei fondi creino massa critica e apportino un conseguente più efficace beneficio ai territori di riferimento. La proposta di Regolamento Diposizioni Comuni dedica al tema particolare attenzione, introducendo per la prima volta un obiettivo di policy dedicato “Un’Europa più vicina ai cittadini attraverso la promozione dello sviluppo sostenibile e integrato delle zone urbane, rurali e costiere e delle iniziative locali”, dettando al contempo, negli artt. da 22 a 28, un quadro di regole più semplice e flessibile per attuare le strategie territoriali. (Per approfondimenti: Teresa Cianni: Le prospettive dello sviluppo territoriale nella programmazione dei fondi SIE 2021-2027). Per quanto riguarda specificamente il commercio, di recente l’UE ha ribadito che “Un piccolo commercio al dettaglio florido è essenziale per mantenere vitali i centri urbani europei e mantenere in salute il commercio al dettaglio nelle zone rurali. I piccoli dettaglianti sono un’importante fonte di occupazione e di attività economica. Essi, inoltre, rafforzano le comunità e offrono ai clienti vantaggi quali la prossimità, l’accessibilità e servizi personalizzati. Negli ultimi decenni, tuttavia, i piccoli dettaglianti hanno dovuto fare i conti con un numero crescente di problemi, dovuti in gran parte ai cambiamenti radicali intervenuti nelle abitudini di acquisto e di vendita. Il settore del commercio al dettaglio è stato testimone di un diffuso passaggio dai piccoli negozi generalisti ai grandi magazzini, il che si è tradotto nella necessità sempre più stringente per i negozianti locali di mantenersi competitivi sul prezzo. In tempi recenti la nuova sfida da affrontare è la rivoluzione digitale.” (Guida pratica per promuovere la rivitalizzazione e la modernizzazione del piccolo commercio al dettaglio – Unione europea 2018 da cui è stata tratta anche la Piramide delle Soluzioni). Il piccolo commercio viene quindi riconosciuto come elemento fondante per la sostenibilità economico sociale dei territori. A distanza di circa vent’anni l’UE torna a interessarsi di questo 15
settore produttivo che, pur continuando a non rientrare nelle competenze comunitarie (essendo la relativa regolamentazione prerogativa degli Stati membri), assume rilevanza politica per rafforzare le strategie di coesione. La rinnovata attenzione dell’UE per il piccolo commercio rappresenta quindi un fattore cruciale per evidenziare la sua dimensione territoriale e quindi per rendere coerenti le condizioni regolamentari e contenutistiche dell’Accordo di Partenariato e dei POR con misure a suo sostegno nel quadro di iniziative, progetti e azioni afferenti allo sviluppo del territorio (urbano, rurale, periferico…). La Guida indica un approccio (basato su storie di successo raccolte tra le migliori pratiche europee, replicabili anche a livello locale) per avviare iniziative di rivitalizzazione e di modernizzazione del commercio. Quella suggerita dall’UE (La Piramide delle Soluzioni) in realtà è anche un’importante cornice metodologica adatta per costruire interventi di innovazione organizzativa di più ampio respiro che, partendo dal commercio al dettaglio, investono ambiti territoriali omogenei. 16
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