ACCENDI UNA LUCE CONTRO LA TRATTA 2015 - Fondazione ...
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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Terni 2015 CONTRO ACCENDI UNA LUCE LA TRATTA MENSILE DELLA FONDAZIONE MIGRANTES ANNO XXXVII - NUMERO 3 MARZO 2015 PRESS
sommario PRESS 2015 MENSILE DELLA FONDAZIONE MIGRANTES ANNO XXXVII - NUMERO 3 MARZO 2015 Editoriale Rivista di informazione e di collegamento della Fondazione Migrantes Case chiuse o protezione sociale? 3 Anno XXXVII - Numero 3 Marzo 2015 Gian Carlo Perego Direttore responsabile Ivan Maffeis Primo piano Direttore Don Lojudice vescovo 4 Gian Carlo Perego Raffaele Iaria Caporedattore “Accendi una luce contro la tratta” 6 Raffaele Iaria Nicoletta Di Benedetto PRESS Immigrati 2015 MENSILE DELLA FONDAZIONE MIGRANTES ANNO XXXVII - NUMERO 3 MARZO 2015 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Terni “Le seconde generazioni a Forlì” 10 Francesca Gori Orizzonti di intercultura 12 ACCENDI Tamara Tarallo UNA LUCE CONTRO LA TRATTA Dal Senegal al Centro Ahmed 15 Elena De Pasquale Direzione e Redazione Fondazione Migrantes Aiutare gli ultimi per cambiare rotta alla vita 17 Via Aurelia 796 - 00165 Roma Angela Altomare Tel. 06.6617901 Fax 06.66179070 “Tagliare siepi per ‘conto’ di Dio” 20 segreteria@migrantes.it Luca Insalaco r.iaria@migrantes.it www.migrantes.it L’América sbarcò a Bergamo 21 Raffaele Avagliano Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 17475 del 13.12.1978 Rifugiati e richiedenti asilo Contributo stampa 2015 Italia: 21,00 Euro Un orto sul tetto della musica 23 Estero: 31,00 Euro Mirtha Sozzi (via aerea 52,00 Euro) Un numero: 4,00 Euro Studenti Internazionali Poste Italiane S.p.A. Gli studenti internazionali e il servizio civile 24 Spedizione in abbonamento postale Maurizio Certini D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Roma Italiani nel Mondo C.C.P. n. 000088862008 intestato a Giubileo d’oro della Mci di Mainz 27 Migrantes - Migranti Press S.R. Via Aurelia, 796 - 00165 Roma IBAN: IT76X0760103200000088862008 Tel. 06.6617901 Rom e Sinti Fax 06.66179070 segreteria@migrantes.it Fare il carabiniere 28 www.migrantes.it Luca Schiliro C.C.B. n. 100000010845 intestato a Fieranti e circensi Fondazione Migrantes CC Stampa Testimoni della gioia 30 Bonifico bancario Filippo Cannizzo c/o Banca Prossima S.p.A. Filiale 05000 - Milano IBAN: IT 27T 03359 01600 100000010845 BIC: BCITITMX News Migrazioni 32 Iscritto alla Segnalazioni librarie 33 Federazione Italiana Settimanali Cattolici Progetto grafico e impaginazione Osservatorio giuridico-legislativo della CEI www.taueditrice.com Le migrazioni nella legislazione e nella giurisprudenza 34 Stampa: Litograftodi Srl (PG) Alessandro Pertici
1 EDITORIALE 1 Case chiuse o protezione sociale? Gian Carlo Perego I l ritorno al dibattito, con anche referendum sociale, allargata a un discorso di partecipazio- popolari e sondaggi, sulla opportunità o ne e di rete sociale sostenuto anche dalla legge meno della riapertura delle case chiuse o del- 328/2000 sui servizi alla persona. la nascita di cooperative di ‘lavoratrici del ses- Il ritorno della regolamentazione della prostitu- so’, spesso dimentica il percorso storico e socia- zione segna la sconfitta di una lunga battaglia le che ha portato alla loro chiusura e le persone di cinquant’anni, con protagonisti di diversa oggi coinvolte. cultura sociale e politica – dalla socialista Lina Le vittime di tratta per scopi sessuali giunte sul Merlin ai democristiani Antonio Pico Boggiano, territorio italiano tra il 2000 e il 2013 sono sti- Oscar Luigi Scalfaro, Ida D’Este – che avevano mate in circa 100.000. Oltre 80.000 hanno rag- portato la lotta della prostituzione da una par- giunto in qualche modo i servizi sociali, legali, te dentro i percorsi del femminismo, dell’educa- sanitari presenti sul territorio. Attualmente pre- zione agli affetti, della protezione sociale, del- senti sul territorio sono stimate circa 30-35.000 la responsabilità personale e della cittadinanza donne prostituite secondo alcuni, 20-40.000 se- responsabile, abrogando ogni regolamentazio- condo altri. Metà di queste è ancora sulla strada, ne, per concentrarsi poi in una lotta comune – l’altra metà ormai ha scelto come luoghi di in- forze dell’ordine, scuola, associazionismo, coo- contro la casa, il pub, il giardino, il night, i cen- perazione – contro ogni forma di sfruttamento tri massaggi, e come strumenti di appuntamen- della donna e dei minori, sul piano nazionale to il telefono, internet. Sessantuno sono i paesi e internazionale, con una sensibilità anche nel- di origine delle oltre 10.000 persone vittime di la modifica delle strutture di polizia, con la na- tratta, nel 99,9% donne, che hanno beneficiato scita del corpo di polizia femminile. Una poli- dei permessi di soggiorno per protezione sociale tica che governi la prostituzione oggi non può in Italia. La stragrande maggioranza delle don- che ripartire dalla protezione sociale, dalla lot- ne, però, pari all’80%, proviene da cinque na- ta a ogni forma di sfruttamento oggi aperto a zioni: Nigeria, Romania, Cina, Albania e Ucrai- molti canali (strada, casa, luoghi di spettacolo, na. La “scelta sociale” è alla base della lettura luoghi di turismo, televisione, Internet…), dal del fenomeno della prostituzione e della tratta rafforzamento di progetti di cooperazione inter- dentro la legge Turco-Napolitano del 1998, ri- nazionale e decentrata, con nuovi operatori so- spondendo al volto globale della prostituzione ciali, investendo in percorsi di educazione e di e dentro una tradizione giuridica e di sicurezza informazione, di tutela della salute, guardando sociale che mette al centro la dignità della per- sia alla vittima che al cliente più con un ottica di sona e la tutela dei diritti. I programmi finan- promozione della persona – come vuole la Co- ziati in base all’art. 18 del T.U. sull’immigrazio- stituzione Italiana e la Dichiarazione dei dirit- ne (D.Lgs 286/98) rispondono a questa cultura ti umani – e dell’accompagnamento sociale. ■ 3 marzo 2015 1 migrantiPRESS 1 3 1
1 PRIMO PIANO 1 Don Lojudice vescovo Nominato ausiliare di Roma: un amico dei poveri Raffaele Iaria D on Paolo Lojudice è stato nominato da neo vescovo era Parroco di San Luca al Prene- Papa Francesco vescovo ausiliare di Roma. stino. Nato il 1° luglio del 1964 e ordinato sa- Per anni impegnato nella pastorale migra- cerdote il 6 maggio 1989 nella diocesi di Roma toria con la Migrantes della diocesi di Roma il mons. Lojudice, dopo l’ordinazione sacerdotale 1 4 1 migrantiPRESS 1 3 marzo 2015
1 PRIMO PIANO 1 è stato Vicario parrocchiale della parrocchia S. zioni. Solo dal conoscere e dall’andare ai cam- Maria del Buon Consiglio (1989-1992); Vicario pi sosta derivava poi l’agire”. Molto amato dai parrocchiale della parrocchia S. Virgilio (1992- bambini per cui don Paolo ha sempre lottato 1997); Parroco della parrocchia S. Maria Madre tanto in via trasversale (scuola, famiglie rom e del Redentore a Tor Bella Monaca (1997-2005); italiane) perché potessero andare a scuola e ri- Padre Spirituale al Pontificio Seminario Roma- cevere una adeguata istruzione. Corsi di dopo- no Maggiore e dallo scorso anno parroco a S. scuola per bambini. Brevi periodi di soggiorni Luca al Prenestino. estivi per bambini rom. L’attenzione alla difesa Don Lojudice sostituirà, nel settore Sud della della vita nascente in situazioni di disagio, l’aiu- Capitale, mons. Paolo Schiavon che nel settem- to a tante situazioni personali di difficoltà eco- bre scorso aveva compiuto 75 anni e si era quin- nomica e umana. Concreto aiuto a donne nella di dimesso per raggiunti limiti di età. Mons. maternità e post maternità, a giovani ragazzi con Schiavon è membro della Commissione Cei per situazioni di conflitto varie, ad aiutare a sconfig- le Migrazioni ed aveva ricoperto, ad interim, la gere situazioni di conflitto nelle famiglie. Aiuto presidenza della Fondazione Migrantes. “concreto – spiega il direttore di Migrantes – per “Ho sempre apprezzato di don Paolo lo stile so- le emergenze abitative e suo lavoro per superare brio, il suo essere uomo di fede provata, uomo la logica dei campi. Lavoro concreto per il Rom sincero e di forte carità. Carità che ha vissuto Atelier di Roma. Impegno forte per far si che dai sempre in stagioni diverse della sua vita”, dice rom stessi uscissero loro rappresentati nelle va- mons. Pierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficio rie istituzioni. Grande il suo impegno come Pa- Migrantes di Roma e delegato per il Lazio. Prin- dre Spirituale nel Pontificio Seminario Romano cipalmente si è fortemente distinto a Tor Bella Maggiore nel formare e sensibilizzare i semina- Monaca come parroco della parrocchia di San- risti nelle realtà di povertà ed alle realtà dei cam- ta Maria Madre del Redentore con un’attenzione pi rom. Sua l’iniziativa all’inizio dell’anno pa- spiccata verso le tante e diverse forme di povertà storale di una missione di seminaristi ai campi presenti nel quartiere. Nel lavoro pastorale con i rom di Roma così come si fa per le parrocchie o Rom – aggiunge – ho sempre visto in don Paolo per altre realtà pastorali”. una persona estremamente cosciente delle pro- L’immagine umana e sacerdotale di don Paolo blematiche, non un sognatore astratto. Questa Lojudice a Roma è vista molto legata ai poveri e sua coscienza l’ha portato a pensare soluzioni ai Rom: “non potrebbe non essere così”. concrete per il popolo Rom. Innanzitutto la co- A don Paolo l’augurio di un proficuo ministero noscenza personale delle persone e delle situa- pastorale. ■ 3 marzo 2015 1 migrantiPRESS 1 5 1
1 PRIMO PIANO 1 “Accendi una luce contro la tratta” Celebrata l’8 febbraio la prima giornata internazionale di preghiera e riflessione. Intervista a sr Bonetti Nicoletta Di Benedetto A ccendi una luce contro la tratta”, questo il tema che l’8 febbraio 2015 ha segnato la Prima Giornata internazionale di preghie- ra e di riflessione contro la tratta di persone. Un appuntamento che speriamo rimanga im- presso negli annali delle date che hanno signifi- cato e simboleggiato mutamenti radicali dell’u- manità. Nel XXI secolo, in barba a tutte le modernità e ai progressi tecnologici, si subisce e si muore an- cora di schiavitù. Un termine per niente logora- to o “ammuffito” nelle pagine dei codici, dei di- zionari e romanzi d’altri tempi, ma quanto mai attuale, perché la tratta o traffico di esseri uma- ni (parole in uso nelle cronache quotidiane) è il mezzo con cui sempre più persone vengono ri- L’appuntamento dell’8 febbraio è stato promos- dotte in schiavitù. so dalle Uisg e Usg - Unioni Internazionali Ma- La tratta di esseri umani, che sia per sfruttamen- schili e Femminili dei Superiori Generali, unita- to sessuale o per motivi di lavoro, è in ogni caso mente al Pontificio Consiglio della Pastorale per una violazione dei diritti fondamentali dell’uo- i Migranti e gli Itineranti, e dal Pontificio Consi- mo, in quanto il trasferimento di essi viene fat- glio della Giustizia e della Pace. to con inganno o forzatamente. Un fenomeno Un commento, ma soprattutto come si è giunti che non conosce confini e sesso. Imbrigliati nel- a proclamare questa giornata, lo abbiamo chie- le reti di quest’attività criminale ci cadono uo- sto a Suor Eugenia Bonetti, delle Missionarie mini, donne e minori, anche se in percentuale della Consolata, Responsabile dell’Ufficio Trat- sono i più vulnerabili, come le ultime due cate- ta dell’Usmi – Unioni delle Superiori Maggiori gorie, ad ingrossare le fila. Un problema questo d’Italia. che non costituisce novità ma che purtroppo è “Dal 2000, sono già 15 anni – spiega suor Eu- in forte espansione. genia – che all’Usmi abbiamo avviato un ufficio per la tratta delle donne e dei minori per coordi- 1 6 1 migrantiPRESS 1 3 marzo 2015
1 PRIMO PIANO 1 nare il lavoro di tante religiose e congregazioni sparse in tutto il mondo che accolgono ragazze e minori che scappano dalla strada. Da allora abbiamo messo su un centinaio di case-fami- Alcuni dati La tratta di esseri umani è una tra le atti- vità più lucrative al mondo, ha un giro di affari di 32 miliardi di dollari all’anno, è al terzo posto tra i business illegali dopo dro- glia, e non istituti (ci tiene a precisare) perché ga e armi. Sono circa 21 milioni le persone vittime di chi arriva deve trovare il calore di una famiglia”. tratta a scopo di sfruttamento sessuale, la- vori forzati, espianti di organi, accattonag- Come si è arrivati a stabilire questa giornata? gio, matrimoni forzati, adozioni illegali. I “Da tanti anni si cerca di dare un segnale forte a dati sono forniti dall’Organizzazione Inter- nazionale del lavoro (OIL) e l’Ufficio delle questo problema anche come Chiesa. Noi reli- Nazioni Unite contro la droga e il crimine giose che già operavamo dal di dentro è da tan- (Unodc). Ogni anno sono circa 2,5 milioni to che sognavamo di coinvolgere tutte le real- le persone ridotte in schiavitù, di cui il 60% è rappresentato da donne e minori. tà ecclesiali. Sentivamo il bisogno di interessare maggiormente le Conferenze Episcopali, le par- 3 marzo 2015 1 migrantiPRESS 1 7 1
1 PRIMO PIANO 1 I volti La Fondazione Migrantes si è unita alla preghiera e alla riflessione di tutta la Chie- sa contro la tratta di persone, un dramma che vede crescere il numero di vittime. Un dramma che - spiega mons. Gian Carlo Pe- rego, direttore generale della Migrantes - ha soprattutto nel nostro Paese due volti: il volto della tratta per sfruttamento ses- suale, che interessa almeno 25.000-30.000 persone, donne soprattutto, tra cui 2000 minorenni; il volto dello sfruttamento la- vorativo, i cui dati sono difficili da indicare, ma che accomunano migliaia di lavoratori nell’edilizia, nell’agricoltura, nel piccolo commercio, nella pesca, nell’industria ma- Giuseppina Bakhita, schiava sudanese liberata nifatturiera, nel lavoro di cura. Accanto a e divenuta religiosa canossiana, canonizzata da questi due volti principali della tratta delle Giovanni Paolo II nel 2000. Papa Francesco ci persone in Italia – continua Mons. Perego chiese in che giorno il calendario la ricorda, così - troviamo nuove forme di tratta legate alla nostra risposta lui approvò. all’accattonaggio, alla vendita coerciti- va di prodotti. La tratta in Italia presenta Il Santo Padre è andato avanti, approfondendo vecchi e nuovi scenari, nuove modalità di l’argomento, fino ad arrivare al primo gennaio trasferimento, una connessione nuova con di quest’anno, nella Giornata Mondiale della i richiedenti asilo, che chiede – conclude il Pace, in cui nuovamente ha voluto dare un se- direttore della Migrantes - di non abbas- gnale forte sulla tratta degli esseri umani. Per- sare la guardia , ma anzi di rafforzare gli ciò l’8 febbraio è stata una risposta al messaggio strumenti di informazione, di protezione sociale (art 18/legge 1998 e articolo 13/ dato dal Papa, una giornata presa in mano da legge 2003) e di lotta alle nuove forme di tutta la vita religiosa maschile e femminile, da criminalità crescenti nel controllo delle mi- tutta la rete internazionale”. grazioni economiche e forzate”. Qual era il vostro obiettivo? “L’obiettivo era quello di raggiungere tutti le real- tà della Chiesa e non solo. Parlandone nelle va- rocchie, le scuole, tutti gli enti che hanno a che rie diocesi, nelle parrocchie c’è la possibilità di fare con il vivere di ogni giorno”. far giungere il messaggio e sensibilizzare mol- tissimo i nostri cristiani sul fatto che la schiavi- Perché proprio l’8 febbraio? tù è un problema di tutti. È inconcepibile che al “Papa Francesco ci ha dato una mano forte a giorno d’oggi si parla tanto di diritti umani, di raggiungere questa data. Nel primo discorso parità di diritti e nelle nostre case abbiamo tan- che tenne nella Pasqua del 2013, a pochi gior- te riduzioni in schiavitù. La schiavitù può essere ni dalla sua elezione, fece riferimento anche a sulla strada, nel lavoro, con l’accattonaggio dei questa piaga che è un crimine contro l’umanità. bambini. È questo che noi dobbiamo debella- Il 20 settembre dello stesso anno abbiamo avu- re con tanta forza e le nostre parrocchie hanno to l’opportunità di incontrarlo e in quella occa- la possibilità di farlo perché hanno il contatto sione, per trovare anche il suo sostegno, gli ab- diretto con la gente, devono portare le persone biamo presentato una lettera con due proposte: a prendere coscienza dell’argomento. Gli organi la prima si riferiva ad avere questa giornata in- istituzionali hanno la responsabilità dal punto ternazionale e ecclesiale contro la tratta e l’altra di vista legislativo, ma la Chiesa deve fare la sua di poter suggerire noi il giorno. La data è molto parte con l’approccio adeguato ai problemi rea- significativa, l’8 febbraio infatti si ricorda santa li. La persona è il primo bene in assoluto e non 1 8 1 migrantiPRESS 1 3 marzo 2015
1 PRIMO PIANO 1 deve essere ridotta in schiavitù a favore del be- nessere di alcuni”. Le parole Quante sono le persone che hanno beneficia- di Papa Francesco to del vostro aiuto? “Quanti hanno re- “Parlando di donne, sono circa seimila quel- sponsabilità di gover- le che siamo riuscite ad accogliere, recuperare e no si adoperino con reintegrare nella società. Ma dietro tutto quel- decisione a rimuove- lo che facciamo c’è un lavoro di rete grandissi- re le cause di questa mo. Per esempio, collaborando soprattutto con vergognosa piaga, l’Ambasciata Nigeriana, mi riferisco a loro per- una piaga indegna di una società civi- ché la maggior parte di queste ragazze proveni- le. Ognuno di noi si vano da quel paese, siamo riuscite a far ottenere senta impegnato ad 4000 passaporti anche se le ragazze non aveva- essere voce di que- no nessun certificato di identità da esibire. Ab- sti nostri fratelli e sorelle, umiliati nella biamo restituito così una identità, una legalità e loro dignità”. È quanto ha auspicato Papa una nuova libertà a queste donne. Grazie ad un Francesco domenica 8 febbraio, dopo la preghiera mariana dell’Angelus in piazza articolato lavoro di rete”. San Pietro, nella memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita, la Suora sudanese che Come si muovono le organizzazioni criminali? “da bambina fece la drammatica esperien- “Prima di tutto per sradicare il fenomeno, a pre- za di essere vittima della tratta”. In questa scindere dal settore, bisogna annientare la ri- giornata le Unioni delle Superiore e dei Su- chiesta. Se c’è la domanda ci sarà sempre anche periori Generali degli Istituti religiosi han- no promosso la Giornata l’offerta. È la legge di mercato. Per la prostituzio- di preghiera e riflessione ne il potere che le organizzazioni criminali eser- contro la tratta di persone. citano sulle ragazze è diverso da paese a paese. A loro l’incoraggiamen- Per esempio le ragazze nigeriane vengono attrat- to del Papa: “incoraggio te sotto il terrore dei riti Woodoo. Terrorizzate, quanti sono impegnati perdono il controllo, sono dominate psicologi- ad aiutare uomini, don- ne e bambini schiavizza- camente e contraggono debiti con i loro aguz- ti, sfruttati, abusati come zini, portate in Italia da trafficanti sono tenute strumenti di lavoro o di soggiogate da madame. Donne che sfruttano al- piacere e spesso torturati tre donne per soldi. Mentre le ragazze dell’Eu- e mutilati”. ropa dell’Est sono guardate a vista, perché sono portate in Italia da finti fidanzati che poi le ob- bligano alla prostituzione. Modi diversi di fare sfruttamento sessuale. È costituita da laici e reli- violenza”. giosi. In particolare si occupa di implementare i rimpatri assistiti e finanziati, attraverso progetti, La vostra forza è la rete… per quelle persone che vogliono tornare a casa “…Noi religiose/i abbiamo un’articolata rete in- a testa alta e non come schiavi. Sempre in Nige- ternazionale, costruita per far fronte e ostacola- ria, queste donne sono le più a rischio, in questo re la tratta delle persone. ‘Talita Kum’ è una di modo si è riusciti a far rimpatriare 20 donne e queste, è nata all’interno dell’UISG nell’ambi- bambini. L’associazione le sostiene per un anno to di un progetto gestito in collaborazione con o due ad avviare un’attività che gli consente di l’OIM – Organizzazione internazionale per le vivere. Per esempio ad aprire un negozio di par- Migrazioni. La coordinatrice per l’Europa è suor rucchiera. La forza delle rete delle religiose, co- Imelda Paola della Congregazione delle Lore- stituita da tantissime congregazioni, ci permette to Sisters, una suora irlandese che opera in Al- di lavorare su progetti di prevenzione e di recu- bania. Anche ‘Slaves no more - mai più schiave’, pero. Si lavora nei paesi di: Origine – Transito - è un’associazione che si occupa delle violenze Destinazione”. ■ sulle donne e del traffico di esseri umani per lo 3 marzo 2015 1 migrantiPRESS 1 9 1
1 IMMIGRATI 1 “Le seconde generazioni a Forlì” Una ricerca di Caritas e Migrantes Francesca Gori I l rapporto è frutto di una ricerca promossa da Caritas e dal Servizio Migrantes della dioce- si di Forlì-Bertinoro, dal comitato promotore della Settimana del Buon Vivere e dall’Universi- tà di Bologna, Campus di Forlì, che grazie all’e- quipe di ricerca formata dalla prof.ssa Maura De Bernart, dal prof. Alessandro Martelli, da Ales- sandro Bozzetti e da Ruggero Maffione e in col- laborazione con L’Ufficio Scolastico Provincia- le ha prodotto questa importante indagine sulle condizioni di vita, le percezioni, i sogni dei gio- vani delle cosiddette Seconde Generazioni, ita- liani e stranieri pienamente inseriti nelle comu- nità ma non (ancora) cittadini. L’indagine, svolta tra gli studenti delle classi se- conde e terze della Scuola secondaria di primo grado, delle classi prime e quinte della Scuola secondaria di secondo grado, a cui vanno poi aggiunti quelli dei Centri di Formazione Profes- sionale (CFP) e del Centro Territoriale Perma- le, e ad oltre il 10% su scala comunale. La scuola nente (CTP) del Comune di Forlì (il cui bacino è un luogo, un occasione importante in questo complessivo è di poco inferiore a 10.000 perso- percorso: si fa carico e svolge un ruolo fonda- ne), è stata condotta mediante la somministra- mentale di inclusione sociale, di scambio e di zione di questionari, in forma anonima, ad un apertura fra queste generazioni e fornisce ai ra- totale di 1.026 studenti. Si è scelto la classe sco- gazzi le capacità e le competenze che dovranno lastica come unità di analisi, interpellando dun- poi spendere sul territorio che abitano. que tutte le studentesse e gli studenti di ciascu- Ciò che viene presentato all’interno del rappor- na classe scelta, figli di famiglie italiane come to riguarda complessivamente i percorsi della di famiglie immigrate, cittadini italiani e non. Il vita quotidiana e delle interazioni dei giovani campione equivale al 5% dell’intera corrispon- intervistati, i loro più complessivi rapporti ed dente popolazione scolastica su scala provincia- orizzonti intergenerazionali e poi – più riflessi- 1 10 1 migrantiPRESS 1 3 marzo 2015
1 IMMIGRATI 1 vamente – le varie questioni di cittadinanza che loro avvertono, e che si pongono oggettivamen- La scuola è un luogo, te ed infine gli orientamenti e le aspettative che un occasione importante: emergono per il futuro. si fa carico e svolge un ruolo Una sottolineatura particolare merita la situa- zione familiare, caratterizzata da fragilità. Un fondamentale di inclusione terzo degli intervistati vive in assenza di un ge- sociale, di scambio nitore o entrambi. Questa mancanza di punti di riferimento, di punti di appoggio, rende diffi- e di apertura fra generazioni coltoso il percorso verso l’adultità. Inoltre, per e fornisce ai ragazzi quanto riguarda i ragazzi stranieri, ciò che vie- le capacità e le competenze ne sottolineato è l’incertezza relativa alla citta- dinanza, sia per quanto riguarda il loro futuro che dovranno poi spendere ma anche perché, soprattutto nella fascia 15-20 sul territorio che abitano anni, sono frequenti situazioni di intolleranza, di non accettazione. Relativamente alla visione del futuro uno dei temi che emerge in maniera forte è la voglia dei giovani che noi adulti dobbiamo crescere, che ragazzi di dimostrare le proprie capacità, spes- dobbiamo accompagnare. Loro sono il nostro so come risposta al percorso di riscatto dai e dei futuro, e non possiamo affidarlo al caso. Allo loro genitori, con una maggior sottolineatura da parte delle ragazze, che confermano una più ac- stesso tempo dobbiamo fare in modo che ven- centuata propensione al riscatto sociale e perso- gano coinvolti in una responsabilità condivisa nale. Questo riscatto avviene tramite il percor- che li porti a cooperare per il volto futuro della so scolastico, insieme alla volontà di conseguire città. Le domande di incertezza sul loro destino, un titolo di studio (anche di grado elevato) che non sono solo le loro, ma sono principalmente supporti questa spinta. le nostre, siamo noi responsabili della loro cre- Infine, il nucleo fondamentale di questa ricer- scita e dobbiamo essere attenti alle loro fragilità ca si snoda sul senso di inclusione. Quello dei e ai loro sogni. ■ 3 marzo 2015 1 migrantiPRESS 1 11 1
1 IMMIGRATI 1 Orizzonti di intercultura L’Oratorio di Santa Croce in Gerusalemme Tamara Tarallo O ratorio, termine che richiama la spensie- per i bambini ed i ragazzi, che si consolida l’e- ratezza ed i tempi della giovinezza ma an- sperienza educativa degli oratori in Italia da ol- che il mettersi in gioco ed il conoscersi, tre 450 anni. Dalla periferia al centro sono oltre per alcuni è un vocabolo in disuso, per altri par- settemila gli oratori in tutta la Penisola, come te integrante della tradizione religiosa cristiana si legge nella Nota dei vescovi italiani “I ragazzi e per molti la via per la santità. Il termine lati- dell’oratorio”del 2013: “Contare gli oratori in Italia no Oratorius (aggettivo)/Oratorium (sostantivo) è una cosa difficilissima, tentare di definire e di de- richiama in prima istanza l’arte dell’orazione e, scrivere le loro azioni appare addirittura un’impresa in seconda, un luogo dove si vive in comunità titanica. […] ma la motivazione è serissima perché senza essere obbligati ai voti, il tutto ricondotto la rete degli oratori è un unicum con il nostro Paese, alla figura di San Filippo Neri. In entrambi i casi sotto tanti punti di vista: nel numero, nell’identità, l’elemento sostanziale è la relazione: l’oratore si nella descrizione delle attività, nelle relazioni che in- mette in dialogo con chi lo ascolta, mentre la staurano con altre istituzioni. Se ne contano, ormai, comunità non può sussistere senza la costruzio- più di settemila, sparsi su tutto il territorio naziona- ne di reti e legami. E’ proprio in questo intreccio le, con un numero che sta crescendo soprattutto in di relazioni, coniugato alla voglia di affacciar- alcune realtà che fino a poco tempo fa non conosce- si al mondo attraverso una finestra privilegiata vano questa tradizione” 1 12 1 migrantiPRESS 1 3 marzo 2015
1 IMMIGRATI 1 straordinaria esperienza legata all’incontro con le famiglie straniere da poco radicate nel Rione Esquilino di Roma e della festa multiculturale. Come e a quando risale il primo incontro tra i citta- dini stranieri del quartiere e l’oratorio di Santa Cro- ce in Gerusalemme? L’incontro con i cittadini stranieri è avvenuto grazie alla collaborazione con il gruppo Caritas della parrocchia che, dall’inizio di quest’anno pastorale, ha curato molto le persone che abita- A Roma, lo zelo ed il fervente impegno di mol- no per lo più nei palazzi occupati. I primi con- ti precursori e fondatori di oratorio, hanno dato tatti sono avvenuti attraverso la distribuzione di vita a diverse realtà come gli oratori di San Filip- viveri e di abbigliamento che avviene ogni gio- po Neri, di Don Bosco, del Centro Oratori Ro- vedì, per poi intensificare gli incontri anche gra- mani, dei Giuseppini del Murialdo, ecc. zie al centro di ascolto. La Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, si- tuata al centro di Roma nei pressi di San Giovan- C’è connessione tra la partecipazione dei cittadini ni in Laterano, è un esempio di tale fermento: e bambini stranieri nella parrocchia e l’occupazione l’oratorio al suo interno nasce poco più di due del palazzo dell’Inpdap davanti Santa Croce in Ge- anni fa, in un contesto benestante sconosciu- rusalemme? La maggior parte dei bambini stranieri to al mondo prevalentemente periferico degli presenti in oratorio vivono in questi edifici? oratori di Roma. Scoprendo il metodo del Cen- I bambini “stranieri” (anche se mons. Matteo tro Oratori Romani, fondato da Arnaldo Cane- Zuppi preferisce chiamarli i nuovi italiani, poi- pa nei tempi del dopoguerra, e avendo avuto da ché sono tutti bambini nati e cresciuti in Italia sempre cura della pastorale giovanile, i respon- da genitori stranieri) che frequentano l’oratorio, sabili della Basilica di Santa Croce, in particola- re il parroco don Gino Amicarelli, decidono di accogliere la proposta del COR (che in questo anno compie 70 anni) ed incoraggiare la cresci- Una ricerca in Lombardia ta di un oratorio all’interno della Chiesa storica di Roma. Una realtà giovanile, quella di Santa Negli oratori si riflette sempre più il carat- tere plurale della società. Lo affermano Croce in Gerusalemme, che ha già conosciuto gli autori della ricerca “L’oratorio oggi” tutte le contraddizioni e gli stimoli di una città condotta da Ipsos Italia per contro di Odl multiculturale come Roma: risale all’anno scor- (Oratori diocesi lombarde) che ha preso in so il primo contatto con alcuni bambini stranie- esame oltre duemila oratori della Lombar- ri, inizialmente mediante l’attività della Cari- dia. Secondo l’indagine, presentata nelle tas parrocchiale e poi con l’intensificarsi delle scorse settimane, l’11% dei bambini e dei ragazzi che frequentano gli oratori lom- iniziative legate all’oratorio (Centro estivo, pro- bardi sarebbero stranieri. Un altro dato poste formative, relazioni instaurate all’inter- interessante è che nel 15% delle strutture no del “cortile”, ecc). È inizio dicembre quando vi sarebbero attività pensate ad hoc per prende sostanza l’idea di organizzare una festa l’integrazione dei bambini stranieri. “Una multiculturale: una proposta spontanea, nata grossa parte dell’integrazione di bambini e dalle persone che vivono gli interstizi cultura- ragazzi musulmani di seconda generazione si sta facendo nei nostri oratori”, ha com- li e religiosi di questa città, fondamento per la mentato il cardinale Angelo Scola, arcive- nascita di progetti interculturali ed interreligiosi scovo di Milano, sottolineando la volontà solidi e fruttuosi. dell’oratorio di essere una realtà “aperta Ilaria Sorrentino, catechista missionaria del a tutti, che uno abbia o non abbia fede”. Centro Oratori Romani e direttrice dell’oratorio (Michele Luppi) di Santa Croce in Gerusalemme, ci racconta la 3 marzo 2015 1 migrantiPRESS 1 13 1
1 IMMIGRATI 1 vivono sia nel palazzo occupato a Via Carlo Feli- partecipato ai balli iniziali e poi hanno preferito ce, sia a quello di Via Santa Croce in Gerusalem- giocare con i propri genitori. me ed alcuni provengono anche dalle palazzine occupate tra Viale Castrense e Via Nola. Come hanno reagito le persone della parrocchia all’annuncio della festa? Vi hanno aiutato nell’orga- Perché avete deciso di organizzare una festa multi- nizzazione o per altri aspetti? culturale? Perché a Natale? La comunità della parrocchia ci ha aiutato nel- Abbiamo deciso di organizzare questo momen- la preparazione, alcune catechiste hanno parte- to di festa multiculturale per iniziare un vero e cipato portando dei biscotti fatti a mano, altri proprio dialogo con le numerose famiglie pro- parrocchiani si sono adoperati per trovare dei venienti dal palazzo occupato di Via Santa Croce peluche da donare ai bambini. in Gerusalemme, per dedicare un momento di festa, di giochi e di divertimento per tutti i bam- Avete invitato (hanno partecipato), personalità ec- bini. Ci siamo collegati alla festa del Natale pro- clesiali? Come hanno accolto l’invito? prio per dar risalto al suo significato, ovvero: il Ha partecipato alla festa il vescovo del settore dono che noi cristiani riceviamo con la nascita mons. Zuppi, che ci teneva molto a questa ini- di Gesù Bambino ci fa capire quanto sia fonda- ziativa, si è fatto spesso aggiornare sugli sviluppi mentale donare amore verso il prossimo. Infatti, dell’organizzazione. All’inizio insieme al salu- tema ricorrente durante la festa è stato il “dono”. to di accoglienza del parroco don Gino Amica- relli, mons. Zuppi ha sottolineato l’importanza Durante la preghiera, ho sottolineato la bellez- dell’integrazione tra tutti i componenti del quar- za di questo nuovo inizio, il dono che loro ave- tiere, e don Gino ha poi aggiunto che la parroc- vano fatto a noi, accogliendo il nostro invito e chia e l’oratorio saranno sempre aperti per loro. il dono che noi abbiamo provato a far loro, de- dicandogli del tempo e soprattutto regalando a Pensi che sia importante organizzare feste multicul- tutti i bambini che hanno partecipato dei pelu- turali? Perché? che o dei giocattoli. La festa l’abbiamo conside- Penso che sia fondamentale nella nostra società rata come l’inizio di una nuova amicizia con i organizzare questi momenti di festa e integra- fratelli musulmani. Il momento di preghiera è zione, poiché i bambini tra di loro sono già in- stato particolare seppur è durato pochi minuti, tegrati, si incontrano a scuola, al parco, quindi si è creato un silenzio in cui ognuno di noi, nel la conoscenza già esiste, e il nostro compito è proprio cuore ha potuto ringraziare Dio per la quello di creare una vera comunicazione in cui giornata che ci stava donando. l’amore per il prossimo sia al primo posto. Que- sti momenti di festa possono essere i primi pas- Quante persone eravate in tutto? Quanti bambini si per abbattere i pregiudizi nei confronti del- stranieri? C’erano dei bambini/ragazzi e/o famiglie le persone diverse da noi e creare quindi nuove italiane? amicizie. L’oratorio si caratterizza proprio per In totale abbiamo contato all’incirca 90 bam- l’apertura verso tutti e niente impedisce questa bini di cui 70 stranieri, e gli altri (alcuni anche apertura, la diversità dell’altro può solo arricchi- stranieri) frequentatori abituali dell’oratorio. La re il resto della comunità. bellezza della festa è stata anche che i bambini che frequentano l’oratorio conoscevano già pre- Cosa prevedete nel futuro per continuare ad accoglie- cedentemente gli altri bambini, li avevano in- re e a dialogare con persone di altre culture che po- contrati a scuola, nel parco e nel quartiere. In tranno partecipare all’oratorio? totale credo che superavamo la centinaia di per- Uno dei nostri obiettivi sicuramente sarà quello sone, molti bambini stranieri erano accompa- di cercare di creare nuovi appuntamenti per ap- gnati dai genitori o dai nonni. I bambini duran- profondire questa nuova amicizia. Abbiamo già te la festa sono stati divisi in due grandi gruppi invitato tutti i bambini a partecipare all’oratorio per fasce d’età, così da poter giocare tutti. C’e- quotidiano, offrendo anche se necessario un so- rano bambini anche molto piccoli che hanno stegno come un aiuto nei compiti. ■ 1 14 1 migrantiPRESS 1 3 marzo 2015
1 IMMIGRATI 1 Dal Senegal al Centro Ahmed La storia di Kabou e il dolore per quel fratello morto sotto i suoi occhi Elena De Pasquale S guardo basso, braccia conserte, voglia di raccontarsi nonostante la sofferenza, no- nostante le difficoltà. Tornare indietro nel tempo e provare a ricordare quella “notte buia in cui mio fratello mi ha svegliato e mi ha det- to: andiamo via, dobbiamo partire”. Partire dal Gambia per risalire Mali, Burkina Faso, Nigeria, Niger, fino alla Libia: il paese dell’orrore, del ter- rore, della paura, delle torture subite in carcere ma, ironia della sorte, anche il Paese della spe- ranza. Perché è dai porti libici che migliaia di ragazzi come Kabou, oggi protetto tra le pare- ti del Centro “Ahmed” di Messina, Centro per l’accoglienza dei minori stranieri non accompa- gnati, continuano a salpare con la speranza di raggiungere la Sicilia, sulla carta porta d’Europa, nei fatti porta di se stessa. Quel viaggio, inizia- to nel marzo del 2013 e “terminato” nel dicem- scorsa in una capanna con lo zio, Kabou riesce bre del 2014, Kabou avrebbe voluto concluder- a non far trasparire nessuna emozione. Ad un lo con il fratello, rimasto invece ucciso durante tratto, però, ecco che i suoi occhi, tanto grandi, un conflitto a fuoco consumatosi in terra libica. quanto profondi, iniziano a riempirsi di lacrime “Mi ero allontanato da lui qualche istante pri- impossibili da fermare: lacrime versate senza so- ma – racconta a fatica il ragazzo – . Ad un tratto sta per la morte del fratello, il suo salvatore; la- ho sentito degli spari, sono tornato indietro, ho crime versate per un dolore destinato a segnare provato a scuoterlo ma…”. per sempre l’anima di un ragazzo all’apparen- È racchiuso in quel “ma” il peso amaro di una za indistruttibile, ma dal cuore fragile come il vita che in soli diciassette anni è stata capace cristallo. Talmente tanto fragile che ogni parola, di mostrarsi in tutta la sua cattiveria. Mentre ogni gesto d’affetto, ogni carezza rivoltagli per racconta e ricorda i giorni trascorsi in Senegal, cercare di trasmettergli sicurezza, c’è il timore l’“accident car” che ha crudelmente strappato che quel cuore possano infrangerlo in milioni alla vita la mamma e il papà, l’adolescenza tra- di pezzi. 3 marzo 2015 1 migrantiPRESS 1 15 1
1 IMMIGRATI 1 È di fronte a storie come quelle di Kabou, di cui Anche lui, come i compagni di viaggio ed ora di il Centro di accoglienza “Ahmed” rappresenta lo casa, è in attesa di quei “documents” considerati scrigno, che si percepisce chiaramente la distan- il passaporto della speranza, il raggiungimento za che, se non adeguatamente colmata, rischia di di un obiettivo dietro cui si nascondono i volti e diventare un solco sempre più profondo tra un i sacrifici di genitori o fratelli scomparsi. Prima mondo fatto di minori in realtà già adulti ed un di quelle carte, tuttavia, i tanti Kabou che la Sici- mondo di adulti che di fronte al dolore di cer- lia l’hanno raggiunta da vivi, provano, con l’aiu- te storie rischiano di diventare essi stessi piccoli. to di chi ogni giorno ne ascolta i pensieri più in- Kabou si stropiccia gli occhi e scuote la testa timi, a ricostruire se stessi, iniziando a scrivere le quando prova a raccontare ancora delle peripe- pagine di un nuovo capitolo di vita. Anche per zie affrontate. Sulla sua coscienza sente il peso ricordare ed onorare la memoria di chi questo di una morte, quella del fratello, che ogni notte nuovo inizio non potrà mai scriverlo. ■ confessa apparirgli in sogno. 1 16 1 migrantiPRESS 1 3 marzo 2015
1 IMMIGRATI 1 Aiutare gli ultimi per cambiare rotta alla vita Angela Altomare La calabrese Regina Catambrone insieme al marito ha acquistato un’imbarcazione per soccorrere i disperati nel Mediterraneo. Grazie alla sua ONG, la prima al mondo che si occupa di soccorso in mare per i migranti in difficoltà, ha salvato circa 3000 vite umane “C hi ha la possibilità deve fare. Non ci si sta rischiando la vita in mezzo al mare, bisogna può girare dall’altra parte facendo finta fare di tutto per salvarla. Loro sono noi. Non si di nulla. Siamo chiamati a riconosce- può non aiutare i migranti. Ancora di più ora, re nell’altro il prossimo. Quando una persona con tutte le situazioni di caos che si sono crea- 3 marzo 2015 1 migrantiPRESS 1 17 1
1 IMMIGRATI 1 te per l’Isis. Il male non si può combattere spe- che venissero soccorsi. Bastava veramente poco rando che queste persone affoghino nelle ac- e sarebbero morti. Viaggiano in condizioni di- que del Mediterraneo o che non stia accadendo sumane e indescrivibili, senza cibo e nè acqua nulla. Bisogna affrontare queste situazioni. Non e in condizioni igieniche precarie peggio degli solo l’Italia, ma anche l’Europa deve prendere animali”. coscienza di tutto ciò che sta accadendo a po- Il suo impegno al fianco degli ultimi inizia anni chi passi da noi nelle acque del nostro mare, nel fa nella parrocchia di Santa Lucia a Reggio Ca- quale negli ultimi anni hanno trovato la morte labria, quando con il suo padre spirituale di al- molti di coloro che su imbarcazioni di fortuna lora, don Mimmo Geraci, si occupava di aiutare tendano di arrivare nel nostro Paese”. attraverso le diverse attività parrocchiali le per- Regina Catambrone è un’imprenditrice calabre- sone che arrivavano sulle coste calabresi. se che da alcuni anni insieme alla figlia e al ma- Poi anni dopo, l’incontro con il marito ameri- rito vive a Malta. Con la sua Phoenix, un’imbar- cano di origini italiane, Christopher, che in se- cazione privata di 40 metri, ha salvato in soli guito all’uragano che anni fa colpì New Orleans tre mesi ben 3000 vite umane nel Mediterraneo. decise di venire in Italia per scoprire la terra del- Uomini e donne, ma anche tanti bambini. Nei le sue origini: la Calabria. loro sguardi smarriti tanta angoscia e paura di Una vita come tante quella di Christopher e di non farcela. Nelle loro storie ha potuto guarda- Regina. Tra lavoro, famiglia e impegni. Poi la re in faccia la povertà dei loro Paesi di prove- svolta e la decisione di cambiare rotta, facendo nienza: dalla Siria alla Palestina. “Nei loro oc- qualcosa di concreto per gli altri. chi - ci racconta Regina Catambrone, ideatrice “Nel 2013 - racconta - io e mio marito ci trova- del Moas (The Migrant Offshore Aid Station), la vamo in vacanza a Lampedusa. L’isola si stava prima ONG al mondo, che ha l’obiettivo di pre- preparando ad accogliere il Santo Padre in quei venire le morti in mare fornendo assistenza ai giorni. Da lì a poco Papa Francesco avrebbe ri- migranti in difficoltà - vedi la speranza e nello volto dopo l’ennesima tragedia del mare l’ap- stesso tempo la disperazione. Spesso i migran- pello a tutti coloro che avevano la possibilità ti sono ignari dei pericoli ai quali vanno incon- di aiutare i migranti in difficoltà. Le parole del tro salendo su imbarcazioni di fortuna. A volte Papa per la nostra famiglia sono state una vera è capitato che il barcone affondasse subito dopo e propria chiamata che ha scosso le nostre esi- 1 18 1 migrantiPRESS 1 3 marzo 2015
1 IMMIGRATI 1 stenze”. Da lì a poco l’ennesimo sbarco e anco- getto pilota. I migranti si trovavano in mare con ra la perdita di altre vite umane nelle acque del un peschereccio di fortuna. Erano disperati”. A Mediterraneo. “Eravamo in partenza per Tunisi guidare quell’operazione, così come le successi- per impegni di lavoro - racconta- e abbiamo vi- ve il centro operativo della Marina di Roma. “Ci sto in mare una giacca. Il capitano dell’imbar- sono delle direttive ben precise - ci spiega Regi- cazione sulla quale eravamo ci ha detto triste- na Catambrone - alle quali dobbiamo attener- mente, conoscendo quale era la situazione, che ci prima, durante e dopo il salvataggio. Durante era di sicuro di un migrante che non ce l’aveva l’operazione ci avviciniamo con due gommo- fatta. Allora capimmo che quel bellissimo Mar ni veloci all’imbarcazione da soccorrere. Veri- Mediterraneo che per noi fino a quel momento fichiamo la situazione che c’è in mare, diamo era un vero e proprio paradiso, per tutte quelle ai migranti i salvagenti, dei quali spesso sono persone che cercavano di arrivare in Europa era sprovvisti, in modo tale che se l’imbarcazione un vero e proprio cimitero”. Da qui il desiderio durante il salvataggio dovesse affondare loro e la voglia di non rimanere indifferenti. “Per noi sarebbero al sicuro. Li imbarchiamo sui nostri - racconta l’imprenditrice calabrese - è stata una gommoni e li portiamo sulla Phoenix. Qui ven- vera e propria chiamata. In quel momento ci ve- gono sottoposti come primo monitoraggio allo niva chiesto da colui che sta al di sopra di noi screening della temperatura corporea per verifi- di fare qualcosa. Potevamo e lo abbiamo fatto. care le condizioni di salute e forniamo loro la Abbiamo fondato l’Ong, abbiamo acquistato in prima assistenza”. America la Phoenix e dei droni che ci avrebbero La missione della Phoenix è durata fino al mese aiutati nelle ricerche dei barconi in difficoltà e di ottobre del 2014 e nel 2015 ripartirà grazie siamo partiti per la prima missione in mare”. E’ a un’operazione di crowdfounding il prossimo l’agosto dello scorso anno quando per la prima mese di Maggio per altri 6 mesi. “Aiutare gli altri volta nelle acque del Mediterraneo Regina Ca- - conclude Regina Catambrone - ha regalato alle tambrone insieme a una squadra di soccorritori nostre vite pienezza, pur sottraendoci del tempo formata da personale sanitario di provata espe- e del denaro. Ma dinnanzi a questa disperazio- rienza salva i primi migranti: 227 persone di cui ne siamo chiamati a non voltarci dall’altra par- ben 58 bambini di nazionalità palestinese e si- te. Come uomini e come cristiani, non possia- riana. “Non sapevamo - ci racconta - a cosa sa- mo restare a guardare la gente morire nel nostro remmo andati incontro essendo il Moas un pro- mare”. (Parola di Vita) ■ 3 marzo 2015 1 migrantiPRESS 1 19 1
1 IMMIGRATI 1 “Tagliare siepi per ‘conto’ di Dio” La storia di Augusto Luca Insalaco C osa ci fa un africano a potare le siepi in una Papa Francesco ama tanto e che invita incessan- piazza palermitana? Non capita spesso di temente a perlustrare. vedere qualcuno che lavori di gran lena per Capiamo così che il giardiniere si sente vera- sistemare il verde pubblico. Inoltre, l’operaio la- mente chiamato a rendere un servizio a Dio. Au- vora da solo e non è accompagnato da nessuno gusto abita a qualche centinaio di metri dalla che, nel frattempo, legga il giornale o mangi un chiesa e quello sbuffo di verde lo conosce bene. prodotto da rosticceria. Se poi aggiungiamo che - “Passo sempre qui davanti e non mi piace ve- il lavoratore è di colore, si comprende bene come dere questo spazio sporco”, spiega. la scena possa risultare a dir poco anomala. Mentre sfoltisce e modella i ciuffi d’erba, in ef- La curiosità per l’evento spinge l’osservatore a fetti, dalle siepi sbucano, impreviste e moleste, cercare di capirne di più. Avvicinandoci al lavo- diverse bottiglie di birra e lattine vuote. Un tor- ratore e non notando alcuna sigla sulla sua ca- to per la chiesa e per Dio, cui Augusto si sente in sacca, escludiamo che il giardiniere lavori per dovere di porre subito rimedio. una delle aziende-società-cooperative che, in Il giardiniere è originario della Costa d’Avorio qualche modo, potrebbero essere investite da e vive in Italia da oltre un decennio. Giusto un compiti di manutenzione pubblica o della cura anno fa ha chiesto e ottenuto il ricongiungimen- del verde comunale. to con moglie e figli. Dal modo in cui armeggia – “Mi chiamo Augusto” ci dice sorridente l’uo- con le cesoie professionali si capisce che il no- mo, mentre sfoltisce alacremente le siepi. stro operaio di Dio non stia improvvisando. Au- – “Chi ti chi ha detto di fare questo lavoro?”, gusto, infatti, si occupa di mantenere in ordine chiediamo. il verde in una villa privata e così guadagna quel – “Me lo ha detto Dio”, risponde. tanto che basta per pagare l’affitto e per qualche – “Dio in persona?”, incalziamo. piccola spesa familiare. – “Sì, Dio”, ribadisce l’operaio, indicando il Se vi capita di passare dall’Acquasanta, non stupi- cielo. tevi se il verde della piazzetta risulta stranamen- Di fronte a tanta sicurezza non possiamo che ar- te in ordine e i ciuffi delle siepi sono modellati renderci al mistero. Il giardino da ripulire, non a come mai prima d’ora. È Dio che ha mandato un caso, è quello della chiesa di Maria SS. della Let- suo operaio. Per fare funzionare il resto della cit- tera, all’Acquasanta, una di quelle periferie che tà occorrerà iniziare a sgranare i rosari. ■ 1 20 1 migrantiPRESS 1 3 marzo 2015
1 IMMIGRATI 1 L’América sbarcò a Bergamo I 10 anni della Missione Santa Rosa da Lima per latinoamericani Raffaele Avagliano “A ll’inizio è stata durissima, sono stata costretta a lasciare la mia amata Co- chabamba: non c’era più di che so- pravvivere e avevo quattro figli da mantenere”. A raccontarlo è Clara, poco più di 40 anni, boli- viana, una delle prime a frequentare la Missione Santa Rosa da Lima per fedeli cattolici latinoa- mericani, attiva a Bergamo dal 2004. “Furono alcune suore, alle quali raccontai la mia storia, ad aiutarmi per un lavoro come badan- te in una famiglia italiana – continua –. All’i- nizio i miei datori di lavoro erano un po’ titu- banti all’idea di mettermi in regola, ma hanno deciso di regolarizzarmi comunque. Oggi bado ancora a Rachele e qui ho trovato tutto: lavoro, casa, l’affetto di una famiglia che mi ha accolto e sono riuscita a fare anche il ricongiungimen- to per i miei figli”. Quella di Clara è solo una delle migliaia di storie che narrano le attività di glienza per coloro che erano appena arrivati in dieci anni del Centro San Lazzaro, come è me- Bergamasca, oggi invece è un luogo pastorale e glio nota a tutti la Missione. Una piccola chiesa, aggregativo per i numerosi migranti latinoame- una cucina e una sala polivalente costituiscono ricani che risiedono a Bergamo e provincia. gli spazi dove operano il cappellano dei latinoa- I più numerosi, storicamente, sono i boliviani. mericani don Mario Marossi, già missionario in Al 1° gennaio 2014, solo nella città di Berga- Bolivia, aiutato da suor Maria Pia Rottoli e suor mo sono censiti 3.863 cittadini boliviani resi- Priscilla Orlandi. denti, il 20% di tutti gli stranieri presenti nella San Lazzaro è un luogo che negli anni si è evolu- Città dei Mille. Circa 500 sono gli ecuadoriani, to, è cambiato, adattandosi alla trasformazione qualche unità in meno i peruviani. Allargando del contesto sociale bergamasco e in particolare il dato all’intera diocesi, ovviamente le cifre au- del fenomeno migratorio. Se agli inizi, infatti, il mentano, arrivando a stimare 15 mila bolivia- Centro ha rappresentato spesso la prima acco- ni presenti. La maggior parte, comunque, ruota 3 marzo 2015 1 migrantiPRESS 1 21 1
1 IMMIGRATI 1 intorno all’hinterland cittadino. Il caso di Ber- bre…), supporto alle iniziative culturali e folclo- gamo è singolare: i boliviani sono da sempre la riche delle associazioni. La storie, le foto, le te- nazionalità più rappresentata in città e non c’è stimonianze dei primi dieci anni di San Lazzaro altra realtà in Italia simile, tanto che qui c’è an- sono raccolti nel libro “BérgAmérica 2004-2014. che il Consolato onorario di Bolivia. Cammino della Chiesa di Bergamo con i latinoa- Così nei primi anni 2000, con l’aumento ver- mericani”, pubblicato in occasione della celebra- tiginoso di migranti latinoamericani, la diocesi zione del decennale. ■ di Bergamo decise di istituire la prima (e unica, per ora) cappellania cum cura animarum. “Tut- to il giorno era un via vai di gente, un contesto completamente diverso da quello di oggi: c’era paura, nessun luogo di riferimento, per cui i mi- granti venivano qui e si fermavano tutto il po- meriggio – ricorda don Mario -. Si faceva scuola di italiano, accoglienza e informazione perché non conoscevano nulla di Bergamo”. Oggi il flusso migratorio è diminuito, gli immigrati si sono stabilizzati e organizzati, hanno dato vita ad imprese e associazioni. “Questa nuova real- tà ha permesso alla Missione di centrare ancor più la propria azione sulla pastorale. Si è così intensificata l’attività di sensibilizzazione nelle parrocchie, l’impegno per la formazione di Co- munità Ecclesiali di Base, la collaborazione con l’Ufficio Migrantes diocesano e l’apertura ad al- tre comunità di stranieri come eritrei o filippini” dice sempre don Mario. Nel concreto l’accompagnamento pastorale si- gnifica la Santa Messa in lingua spagnola, la ca- techesi, la celebrazioni delle festività tipiche la- tinoamericane (Urkupiña, Divin Niño, Señor de los Milagros, Virgen Aparecida, Virgen del Co- 1 22 1 migrantiPRESS 1 3 marzo 2015
1 RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO 1 Un orto sul tetto della musica Uno “spazio agricolo” a Roma frequentato da un gruppo di rifugiati Mirtha Sozzi I n anni di progetti di biodiversità, di colture sta nuova dimensione di vita per i rifugiati. Il biologiche e di orti urbani a Roma ne è spun- tetto dell’Auditorium Casa della Musica ci parla tato uno su un tetto molto speciale, quel- di spazi ordinati, verde, impegno e fatica, ma ci lo dell’Auditorium Casa della Musica e che fra parla anche dei bellissimi e concretissimi risul- i suoi frequentatori, fruitori e destinatari ha un tati di tutto questo: bellissimi cespi di insalata, gruppo di rifugiati. E così questo strano “spa- pomodori rossi in estate e cavoli in inverno. zio agricolo” nel centro di Roma si è popolato L’associazione, con sedi a Roma e a Sidney, pro- di sementi, attrezzi, ortaggi e persone. Tiene le muove l’ambientalismo, la solidarietà, la con- fila del progetto l’associazione Valerio De Simo- vivenza fra culture diverse e agisce con progetti ni, nata nel 2011 per volere della madre di Vale- concreti a supporto e sostegno di giovani rifu- rio, Vittoria Pasquini, in seguito alla prematura giati, soprattutto minori, in condizioni disagiate scomparsa del figlio avvenuta in Malawi duran- e privi di assistenza. te un viaggio, attraverso tre continenti, destinato Sul sito www.valeriodesimoni.org si legge che a battere il primato mondiale di percorrenza su “l’Associazione non ha scopo di lucro e persegue veicoli “four wheeler” e a raccogliere fondi per esclusivamente finalità di solidarietà sociale, be- Oxfam Australia a favore di due villaggi africani. neficenza e tutela dei diritti civili, in favore delle Un orto è la cellula base per la sopravvivenza: persone in situazione di svantaggio ed in parti- luogo di contatto con la terra, ma anche spazio colare in favore di cittadini stranieri comunita- di lavoro che indica crescita ed emancipazione. ri ed extracomunitari in condizioni economiche “Procurarsi il cibo con le proprie mani” diventa disagiate; il tutto sia in territorio nazionale che allora il primo atto, simbolico, ma non troppo, all’estero come ad esempio in Malawi dove un di un viaggio che porta le persone a farsi carico altro orto è stato realizzato. Fra i progetti ormai della propria vita: il viaggio non finisce per i ri- avviati c’è appunto l’orto romano che è diventa- fugiati politici con l’approdo in Italia, ma prose- to un punto di riferimento per gli abitanti e le gue anche una volta sbarcati e accolti. Magari gli scuole del quartiere. Visitabile in orario di aper- spostamenti in senso stretto saranno più sicuri, tura del Parco della Musica (tutti i giorni, dalle ma hanno inizio nuovi percorsi: è necessaria la 11 alle 18), è suddiviso in sei grandi aiuole di conoscenza di una nuova lingua e di una nuova terra, anch’essa biologica, nella quale sono sta- cultura, apprendere come muoversi in una so- ti piantati ortaggi e una grande varietà di piante cietà nuova e, talvolta, ostile, sapere che si sta aromatiche. Oltre all’orto vi è un altro progetto passando dalla fuga alla ricostruzione di vite. dell’Associazione legato ai giovani rifugiati ed è Casa, lavoro, relazioni sono i primi passaggi: un quello dell’insegnamento dell’italiano in colla- orto è un momento che bene inserisce in que- borazione con la scuola Penny Wirton. ■ 3 marzo 2015 1 migrantiPRESS 1 23 1
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