UNITUS OPENING PARTY: molto di più di una semplice festa - UniVerso Giovani
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@Rappresentanters: La rubrica dei Rap- UNITUS OPENING PARTY: molto di più di una semplice festa… presentanti degli Studenti Questo spazio nasce con la volontà di aggiornarvi sul lavoro da noi svolto e Il sole batte forte sull’Università della Tuscia nonostante sia l’undici ottobre. Manca- sui nostri obiettivi per il futuro. In que- no poche ore all’inizio della festa più importante dell’anno. La stanchezza si fa sentire. Sono sti primi mesi di mandato, i risultati che due giorni che tutti componenti dell’associazione studentesca Universo Giovani lavora- abbiamo ottenuto sono stati molteplici: no per l’allestimento dell’Unitus Opening Party. Tra una lezione e l’altra corro ad aiutarli. parliamo, ad esempio, della proroga riguardante il pagamento della secon- Il palco è già pronto, sopra c’è Emanuele Brodo, presidente dell’associazione, che, con l’aiuto di altri due da rata per l’anno accademico appena amici, sta issando le bandiere di Universo Giovani e Università dello studente. Andrei ed Alessandro trascorso, esigenza nata dai numerosi controllano che le luci ed i frigoriferi funzionino correttamente. Denisa e Martina sistemano sopra i problemi riscontrati con l’inserimento tavoli tutto l’occorrente per far sì che non manchi nulla nel momento in cui i bar verranno presi d’assalto. della certificazione ISEE. A tal proposi- to, su proposta dei rappresentanti degli studenti, è stato attivato uno sportello CAF interno all’Ateneo, al fine di poter agevolare gli studenti nel processo di richiesta della certificazione ISEE. Lo sportello si trova nella palazzina adia- cente al GradiCafè ed è aperto al pubbli- co secondo il seguente orario: dal marte- dì al venerdì ore 9-12, martedì e giovedì anche di pomeriggio, dalle 15 alle 18. Siamo inoltre riusciti ad ottenere la di- lazione delle tasse universitarie da due a tre rate a partire dall’anno accademico 2019/2020. Grazie alla cooperazione tra i rappresentanti negli organi di governo e la Consulta degli Studenti, verranno distribuiti 200 tablet alle matricole trien- nali e magistrali che perfezioneranno l’iscrizione entro il 5 novembre, secondo criteri di merito. Il 20 settembre, presso Marika, Simone e Noemi invece sono in giro per i quartieri circostanti Santa Maria in Gra- l’auditorium di Santa Maria in Gradi, si è di, per distribuire volantini a nome dell’associazione con cui ci scusiamo per il possibile di- svolta la Conferenza di Ateneo in merito sturbo arrecato dalla musica alta. Arriva anche Caterina, in mano ha un foglio. È il permes- alle elezioni del Magnifico Rettore. Data l’importanza dell’evento, sono stati nu- so del comune: la festa può continuare fino alle 3 di notte. Un’altra nostra piccola vittoria. merosi gli interventi dei rappresentanti, Solo a fine serata, quando alle 2.58 un centinaio di ragazzi instancabili, intonano sotto al palco il ri- mirati a chiedere chiarimenti in relazio- tornello ‘’se non ci fai l’ultima noi non ce ne andiamo’’ ci rendiamo conto di ciò che abbiamo realiz- ne ai programmi dei candidati, al fine di zato: la festa universitaria più importante dell’anno. Tutto questo si ripete da 9 anni grazie allo sforzo votare in modo più consapevole. Infine, di un gruppo di ragazzi legati dalla passione per l’associazionismo. Con la loro voglia di contribuire nella politica di tutela dell’ambiente e nel perseguire la missione del Plastic-Free, attraverso manifestazioni, eventi e decine di iniziative che si svolgono tutto l’anno, donano un valore il nostro Ateneo ha avviato una gara aggiunto alla vita quotidiana dei singoli studenti universitari e fanno sì che l’università non si limi- d’appalto per la fornitura di erogatori ti ad essere solo un luogo fisico in cui studiare e crescere culturalmente ma anche un luogo in cui è di acqua potabile e per la distribuzione possibile arricchirsi umanamente. Questo è UG: una seconda famiglia, di cui sono fiero di far parte. di borracce in alluminio a turri studenti dell’ Università. Ci teniamo a sottoline- are che i progetti in fase di sviluppo per migliorare la vita all’interno dell’Ateneo Mirko Evangelista sono veramente numerosi. Pertanto, vi invitiamo a leggere la nostra rubrica per rimanere aggiornati sugli sviluppi futuri. Vincenzo Pandolfi Melissa Elefante Rappresentanti in senato accademico
UniVersoGiovani incontra il Magn Giovedì 3 ottobre 2019. Sede dell’Università in via Santa Maria in Gradi. Arriviamo nell’ufficio del Rettorato, senza dimenticarci di salutare Ombretta, la Segretaria, che si è sempre dimostrata paziente nei nostri confronti. Entriamo e iniziamo a sistemarci. Foto, video, fogli per prendere nota sono pronti. Scambiamo qualche parola sulle elezioni appena concluse. Ci sediamo e iniziamo l’intervista. Buongiorno Magnifico Rettore. Innanzitutto, la ringraziamo per averci concesso questa intervista esclusiva, una delle ultime del suo mandato, nonostante i mille impegni giornalieri di cui deve occuparsi. Proprio per questo motivo, per iniziare vorremmo domandarle di farci un bilancio generale di questi sei anni in veste di Rettore dell’Università della Tuscia. Buongiorno ragazzi. È sempre un piacere incontrarvi. Il bilancio del mio mandato sessennale è, tutto sommato, un bilancio sicuramente positivo. Vi confesso che, per natura, non sono mai comple- tamente soddisfatto di quello che faccio, ma devo dire che nel contesto socioeconomico difficile in cui ci troviamo, con sempre meno risorse disponibili per le università, abbiamo ottenuto tanti risultati, di cui io sono complessivamente soddisfatto. A tal proposito, quale ritiene che sia stato il punto di forza della sua amministrazione? Sicuramente, la coerenza, la trasparenza e la chiarezza dell’indirizzo politico e strategico condiviso con il Senato accademico, con il Consiglio di Amministrazione e con larga parte del corpo accademico. Ciò ci ha consentito di raggiungere risultati importanti. L’indirizzo politico di cui parlo è stato basato essenzialmente sulla premialità e sulla capacità di realizzare dei progetti e dei servizi vicini allo studente. Tra i numerosi e importanti obiettivi che ha raggiunto durante la sua amministrazione, ce ne è uno in particolar modo di cui è più soddisfatto? A essere sincero, ve ne sono tanti. Obiettivi sia di carattere quantitativo sia qualitativo. Quelli che mi danno maggiore soddisfazione sono sicura- mente nell’ambito della didattica: la crescita complessiva del numero di studenti, ma anche l’aumento sostanziale della soddisfazione degli studenti stessi. Si tratta di un obiettivo qualitativo importantissimo. Sono contento anche della capacità dell’Ateneo di rispondere alle esigenze delle famiglie e del mondo del lavoro, fornendo ai nostri laureati una maggiore capacità di camminare con le proprie gambe al termine del percorso di studi. Sottolineo, inoltre, il miglioramento della ricerca. Abbiamo vinto tanti progetti e siamo migliorati in molti ambiti. Abbiamo assunto, cosa di cui sono molto orgoglioso, ben 260 persone, tra docenti e personale tecnico-amministrativo, ma soprattutto 60 ricercatori giovani, i quali costi- tuiranno la base per rinforzare il corpo accademico nei prossimi anni e che dovranno sostituire gradualmente il personale che andrà in pensione. Infine, sono veramente fiero e soddisfatto di aver creato un clima di serenità e di armonia con il personale docente, tecnico-amministrativo, o, almeno, con una larga parte di questa forza, una forza buona e potente. Per ultimo, ma non per importanza, mi dà molta soddisfazione il rapporto con gli studenti, che, a mio avviso, rappresentano il vero punto di forza dell’Ateneo. Con il senno di poi, modificherebbe qualche aspetto dei progetti realizzati? Se si potesse tornare indietro nel tempo, penso che ciascuno di noi cambierebbe qualche aspetto di quello che ha fatto. Ovviamente, si tratta di un discorso non proponibile, perché quando si comincia un’esperienza lo fa in base alle conoscenze e alle competenze che si possiedono in quel momento. Probabilmente, se avessi a disposizione un’ipotetica macchina del tempo, non farei alcune cose a discapito di altre, ma si tratta di un discorso astratto. Ripeto, sono veramente contento di quello che abbiamo realizzato in questi sei anni. Oltre a ciò che è realizzato, vi è qualche punto che avrebbe voluto portare a termine, ma non è stato possibile? Innanzitutto, come ho detto anche in altre occasioni, essere Rettore di un’Università significa prendere il meglio di chi ti ha preceduto e cercare di lasciare l’Ateneo nelle migliori condizioni possibili a chi mi succederà. Purtroppo, molte idee non si possono inserire in un orizzonte tempo- rale sessennale e altre hanno una loro naturale dinamica, quindi ci sono delle attività che ho avviato e verranno portate a termine nei prossimi anni. Penso, per esempio, ad alcune acquisizioni infrastrutturali, alle nuove convenzioni, al polo di Civitavecchia, al percorso di innovazione della didattica. Un’altra cosa che avrei voluto realizzare e che è stata ben avviata è il rafforzamento dell’integrazione dei nostri studenti nel tessuto cittadino. Per esempio, attraverso il progetto a cui gli studenti stessi stanno partecipando, legato alla disponibilità delle case nel centro storico. Infine, avrei tanto voluto ottenere la certificazione di qualità dell’Ateneo, ma non sono riuscito a farlo. Spero vivamente che ci riuscirà il Professore Ubertini, neoeletto Rettore.
nifico Rettore Alessandro Ruggieri Per quanto riguarda Lei, quali sono i progetti futuri in ambito lavorativo? In questi sei anni da Rettore ho sempre continuato a svolgere il mio lavoro da Professore. Compatibilmente con gli impegni istituzionali, ho svolto le lezioni dei corsi che insegno. Quindi, il 7 ottobre p.v. inizierò il mio corso triennale in “Management e certificazione delle qualità”, mentre il 9 ottobre inizieranno le lezioni del corso magistrale. Se avesse davanti il Professore Stefano Ubertini, neoeletto Rettore, vorrebbe augurargli o consigliarli qualcosa data la sua esperienza in veste di Rettore? Sicuramente, gli auguro buon lavoro. Per quanto riguarda potenziali consigli, sicuramente ne prenderò qualcuno in base alla mia esperienza, ma sono sicuro che Stefano camminerà presto con le proprie gambe. Lo conosco personalmente ed è molto intelligente. Ha già acquisito un’impor- tante esperienza accademica, nonostante sia più giovane rispetto a quando ho iniziato io. Stefano si impegna profondamente nel mondo accade- mico, a tempo pieno e ha ben chiaro, grazie a questi anni, quali sono le esigenze del nostro Ateneo, che vive con grande passione e con grande senso di appartenenza. Quindi, sono assolutamente certo che farà meglio di me, perché saprà migliorare gli aspetti che lo necessitano. La storia e l’esperienza ci insegnano che uno dei principi fondamentali delle organizzazioni è il miglioramento continuo. Saper prendere e migliorare il buono che è stato realizzato in precedenza, senza gettarlo al vento, ma aggiungerci un po’ del proprio. Per concludere la nostra intervista, dato che siamo vicino alla scadenza del suo mandato, si sente di porgere qualche ringraziamento nei confronti delle persone con cui ha collaborato e che ha conosciuto in questo periodo? Il ringraziamento complessivo va a tutto il corpo accademico, senza esclusione alcuna, perché ciascuno ha posto un mattone per la crescita di questo Ateneo. Naturalmente, in particolare vanno ringraziate tutte quelle persone che hanno fatto parte del mio staff. Un ringraziamento sentito va ai tantissimi docenti e al personale tecnico-amministrativo che in questi anni ha lavorato in silenzio, senza mai manifestare sentimenti di particolare condivisione, ma, allo stesso tempo, senza mai lamentarsi. Sono le persone che hanno dato un contributo fondamentale, che ho avuto modo di verificare giorno per giorno, quando sulla scrivania arrivavano varie pratiche, quando ho constatato i risultati della didattica, quando sono andato a valutare la soddisfazione degli studenti. Questo rappresenta per me un bel risultato, rimarcato dalla grande partecipazione all’ elezione del nuovo Rettore. Questo, a mio avviso, ha anche dimostrato ciò che pensa quello che io chiamo “il popolo silente”, ma che lavora quo- tidianamente e rappresenta che la forza di questo Ateneo. Infine, un sentito ringraziamento va a tutti gli studenti e le studentesse. Devo dire che il nostro rapporto, che temevo si allentasse assumendo il ruolo di Rettore nel 2013, paradossalmente si è rafforzato. Prima ero il Professore degli studenti del mio corso di studi, poi sono diventato Direttore del DEIM. Alla fine, più che Rettore, mi sento di essere stato il Professore di tutti gli studenti dell’Ateneo. Ringrazio loro in particolare per l’affetto e la stima che mi hanno rivolto e anche per la crescita umana, perché ho avuto modo di imparare tante cose stando a contatto con i ragazzi. Le loro reazioni, in alcuni momenti di difficoltà, sono sempre state molto composte. Quindi, credo che questo scambio umano tra corpo docente e popolazione studentesca rappresenti una delle peculiarità di questo Ateneo. Marika Mariani Puoi trovare la video intervista sul sito facebook di UniVerso Giovani
RITORNELLI PARTE 2 “C’è chi ha due genitori ma tu vali per tre, per tut- te le volte che ho perso la calma, tu mi hai dato un’arma, e yo mamma” MAR 2° OTTOBRE 2018 | Ore 07:30 Spengo Spotify, mi alzo dal letto, vado al bagno. Non ricordavo di aver aggiunto questo brano di Andavamo spesso a fare compere in un negozio di Coez nella mia playlist notturna, sarà partita la ri- vestiti a basso prezzo, era tutto quello che ci poteva- produzione casuale. Mi è cresciuta la barba, ma no permettere con il suo lavoro. Per me comprava lo non ho voglia di tagliarla e neanche tempo, salgo stretto indispensabile: un paio di scarpe, uno di pan- su quell’autobus che per 5 anni mi ha portato a taloni e al massimo due magliette. Da quel maledet- scuola. Metto le cuffie e mi guardo attorno: gente to 12 agosto 2013 ogni volta che tornavamo a casa che va a lavoro, a scuola, nessuna traccia di Mar- in macchina tentavo di parlare con lei. Le volevo co, tantomeno di Samuele. Fortunatamente. Con- raccontare un sacco di cose su com’era la mia nuo- tinuo a chiedermi perché Marco era in facoltà ieri va classe alle superiori, su cosa avessi imparato quel se non è uno studente. Scrollo la playlist di Spotify e giorno, però era inutile. Da due anni mi guardava imposto la riproduzione casuale: “Castle of glass” come si guarda un rifiuto umano, aspettava solamen- dei Linkin Park. Esiste una parte del nostro cervello te i miei 18 anni per mandarmi via di casa. Io soffrivo, che ha a che fare con la memoria correlata ai cin- in piena età puberale tutto sembra così grande, i sen- que sensi. La vista è il senso principale che fa riaf- timenti si amplificano e io non meritavo tutto quell’o- fiorare ricordi, ma il senso più potente è l’udito. dio, quella freddezza e mancanza d’affetto. Ma lei non lo capiva. Avrei solo voluto che si comportasse Entravo in classe il primo giorno di terzo superiore come le madri dei miei amici, volevo solo un po’ di con questa canzone nelle cuffie, nuova classe, amore, non volevo vestiti, motorini o Playstation. Solo nuovi compagni, non conoscevo nessuno. Mi stavo amore. Trovavo la forza di sopportare tutto quello per togliere le cuffie quando partì il ritornello del- solamente al pensiero che un giorno tutto sarebbe la canzone e mi si presentò questo ragazzo, alto stato diverso: sarei riuscito ad andarmene di casa, quanto me, occhi verdi, capelli molto lisci e ben avrei avuto un lavoro e delle persone accanto che piazzato. Il suo nome era Andrea e fu lui a tirarmi mi volevano veramente bene. Forse erano discorsi fuori dalla situazione che stava per nascere da lì a troppo prematuri per un ragazzino di 14 anni, però poco. ero maturato molto in fretta. “Wash the poison from off my skin, Show me how to MAR 2° OTTOBRE 2018 | Ore 10:00 be whole again” “Ragazzi facciamo una pausa?”. Esco dall’aula con MAR 2° OTTOBRE 2018 | Ore 08:15 le lacrime agli occhi e scappo verso il parcheggio. A volte mi capita di pensare al rapporto con mia L’autobus ferma in un parcheggio vicino all’univer- madre, ma non mi era mai successo di scoppiare sità. È accanto ad un centro medico e di mattina a piangere in questo modo. Asciugo le lacrime. Mi ci sono molte macchine parcheggiate. Mi cade guardo intorno e sorrido. Penso che ci sono riuscito, l’occhio su una Clio blu tenuta molto male, sporca che sto facendo quello che mi piace, che riesco a di terra e di polvere. Il proprietario sarà sicuramen- mantenermi scrivendo articoli per un giornale locale te qualche signore anziano che ha la campagna e che quella borsa di studio mi permette di pagare nelle vicinanze. Mi tornano in mente vecchi ricordi, l’affitto di quella piccola taverna in cui abito. Mam- ma il mio cervello non fa in tempo a riviverli. Mi si ma, vorrei che tu mi vedessi ora, non ti devo più nulla, avvicina una ragazza che mi chiede se ho un filtro non sono più un peso per te, spero solo che dopo tut- per girare una sigaretta. Glielo porgo e mi dice che to questo tempo tu capisca che non sono io la causa mi ha visto a lezione e che frequentiamo lo stesso della morte di papà, non la guidavo di certo io quella corso. Dice di chiamarsi Gloria. Sono sempre stato Clio blu quella maledetta notte di agosto! Ho bisogno un tipo abbastanza malizioso e scoppio a ridere. di essere capito, attacco il jack al cuore e chiudo gli Mi viene in mente la terza strofa di “Yoko-Ono” di occhi. Salmo. Lei fortunatamente non capisce e cambio discorso mentre ci avviciniamo all’università. Ha “È necessario distruggere per creare, ti serve la ruggi- 22 anni e sembra molto simpatica e carina. Entria- ne se vuoi brillare” mo a lezione insieme, lei raggiunge le sue amiche e io vedo un posto libero vicino a quel Matteo di Continua… ieri. Parlando, ci rendiamo conto che abbiamo frequentato la stessa scuola, l’istituto tecnico e un Andrei Maicoci po’ mi stupisco: è strano trovare un ragazzo uscito dall›Itis che studia Scienze della Comunicazione. A parte me ovviamente, ho sempre saputo di essere strano. Guardando fuori dalla finestra dell’aula 6 passa una ragazza con un vestito a fiori rossi e blu. Anche mia madre aveva quel vestito.
L’insensibilità del male Il 31 ottobre è una ricorrenza parti- mente non solo il film con più incassi dell’intero franchise ma anche colare ormai diffusasi in molti pae- del genere Slasher superando Scream (Wes Craven) che nel 1996 stabilì si del mondo. Halloween, di origi- un record incassando circa 173 milioni di dollari. Sono stati annunciati ne celtica e remota, ha assunto nel ben due seguiti Halloween Kills e Halloween Ends che verranno distri- tempo la valenza commerciale di buiti rispettivamente ad ottobre 2020 ad ottobre 2021. Ends apparente- una festa in costume, di un carne- mente chiuderà la timeline partita nel 2018 ma ne avremo certezza so- vale macabro. Gruppi di bambini lamente dopo la sua uscita. L’unica certezza che abbiamo è che Michael che girano di casa in casa recitando è un freddo, insensibile ed eterno incubo che non finirà mai. la famosa formula del trick-or-tre- at. La simbologia della festa è lega- Andrea Cristofari ta alla morte e all’occulto tant’è che è conosciuta anche come “la festa dei morti” o “la notte degli spiriti”. WHISKY E WHISKEY: ORIGINE E STORIA. La serie cinematografica ideata da John Carpenter nel 1978 riprende Il whisky – o whiskey - nasce in Irlanda o in Scozia? Per capire bene l’atmosfera della festa e poco più. l’origine di questo noto distillato bisogna fare un bel viaggio dettagliato Questo perché si racconta che, nella storia. Nonostante ciò non ci consentirà di risalire al primo whisky originariamente, il film si dovesse distillato, ci aiuterà comunque a capire che la nascita di questa bevanda chiamare “The Babysitter Mur- è legata all’Irlanda e alla Scozia. L’arte della distillazione nasce più di ders” e che la trama si dipanasse su più giorni ma che, per risparmiare 7000 anni fa, prima in India poi in Cina e in Egitto, religiosi e medici sul budget, Carpenter decise di ambientare l’intero film nella notte sfruttavano il principio dell’ebollizione per creare medicine e disinfettanti di Halloween. Il regista era infatti alle prese con il suo terzo film, e derivati da fiori e piante. È noto che il whisky viene distillato in Scozia nonostante “Distretto 13 - Le brigate della morte” fosse andato molto da secoli ma molteplici sono le ipotesi sulle sue origini. Molti affermano bene al botteghino, non aveva che 300.000$ la cui metà fu spesa per la che fu introdotto nel Paese, da monaci missionari di ritorno dall’Irlanda. macchina da presa, una Panavision Panaflex. Il film ebbe un successo Si narra che nel 1172 Enrico II d’Inghilterra, invasore d’Irlanda, vi trovò straordinario, fu considerato uno dei film più spaventosi di sempre ed inserito nelle classifiche dei migliori film. Un film che segnò l’ini- già la distillazione di whisky. Si pensa infatti, per tradizione, che sia stato zio della Golden Age del genere Slasher. Lo slasher è un particolare San Patrizio a introdurre per primo l’arte della distillazione in Europa. genere di film horror dove il protagonista delle vicende è un omicida Un gruppo di tenaci Celti di lingua gaelica in fuga dall’Isola Verde - i seriale che cerca di uccidere gruppi di persone. Nei film di questo futuri scoti, popolazione celtica cristianizzata proveniente dall’Irlanda e genere l’assassino utilizza quasi sempre armi da taglio per uccidere i insediata nel VI secolo in Scozia - approdò sulle coste delle Highlands e suoi bersagli. Proprio per questo il genere prende il nome di Slasher, vi introdusse l’uso di produrre acquavite, uisge beatha, che significa lette- dall’inglese “to slash”, ovvero, tagliare con un’arma bianca affilata. ralmente acqua di vita in gaelico. Il nome del distillato si è trasformato nel tempo diventando, nel XVII secolo, uiskie e poco dopo nel 1715 whiskie. “Un ragazzo di sei anni con una faccia atona, bianca, completamente Nel 1736, dopo l’Union Act che riuniva i parlamenti inglese e scozzese, spenta; e gli occhi neri... gli occhi del Diavolo.” comparve per la prima volta il nome whisky, odierna grafia dell’antica parola gaelica. Probabilmente, l’arte della distillazione di cereali venne in- L’estrema tensione che riesce a portare su schermo è dovuta non solo trodotta dall’Irlanda in alto Medioevo. È del 1494 il primo vero e proprio ad una scrittura ed una qualità tecnica eccezionale della pellicola ma documento in cui si trova un accenno al whisky ravvisabile nel registro anche alla storica colonna sonora, composta interamente da Carpen- dei Conti dello Scacchiere scozzese: l’Exchequer Roll. Tale documento ter stesso e che ancora oggi viene ampiamente utilizzata. Il film ed il viene conservato tutt’oggi negli archivi di Stato. Esso contiene l’ordine di personaggio di Myers, così come i suoi fratelli Krueger e Jason, fa la consegnare a un frate dell’ordine dei Tironiani che viveva nell’abbazia di sua fortuna anche grazie al periodo in cui esce. Durante gli anni ‘70 Lindores “Eigt bolls of malt to Friar John wherith tomake aquavitae” – l’America è stata teatro della nascita di numerosi serial killer come “Otto grandi sacchi di malto a Fra’ Giovanni affinché ne faccia acqua di Ted Bundy, Unabomber e Zodiac. Carpenter per scrivere la sceneg- vite!”. Tale richiesta è la prima testimonianza scritta e nota riguardante giatura del film si ispirò a vari thriller che ne vengono considerati i la produzione del distillato scozzese. Nel regno di Scozia, si disponeva precursori come L’occhio che uccide di Michael Powell del 1960. Il con facilità di riserve di grano e di orzo da trasformare in alcol; ciò favorì più importante di essi dal quale è stata tratta più ispirazione è Psycho, una forte diffusione della produzione di acqua vitae. La produzione del del maestro della suspense Alfred Hitchcock. distillato si protrasse tra legalità e illegalità fino al XIX secolo, cause le alte “Il male è già qui, cammina in mezzo a noi” tasse sul malto. Poco dopo l’Union Act del 1707, il Parlamento cercò di allineare la normativa scozzese con quella dell’Inghilterra emanando una Il film ha avuto numerosi seguiti, molti dei quali non avevano la fir- tassa sul malto, ma questo provocò una rivolta del popolo tale da convin- ma di John Carpenter nemmeno per la sceneggiatura. Dal terzo ca- cere il Parlamento ad abrogare. Nel 1725 il Parlamento riuscì ad imporre pitolo in poi, infatti, i film collezionano spesso recensioni negative una tassa sul malto e a vietare la distillazione per uso privato. La situazio- e risultati non troppo eccellenti al box office. Tuttavia, la serie andò ne migliorò nel 1823 con una serie di atti che ridussero la tassa di fabbri- avanti fino al 2002 quando, all’ottavo capitolo, si decise di chiuderla. cazione dell’acquavite. L’effetto di questi cambiamenti fu una diminuzione Ormai diventata un cult, la Dimension Films, allora detentrice dei dell’illegalità. Negli ultimi anni dell’Ottocento si registrò un incremento diritti sulla saga decise nel 2006 di produrre un reboot della saga e di dell’illegalità nel momento in cui i vigneti europei vennero distrutti da un affidarlo a Rob Zombie (La casa dei 100 corpi, 2003). Con il benestare parassita, cosa che portò a un azzeramento della produzione di cognac e di Carpenter, Zombie diresse un buon capitolo, uscito nel 2008, che brandy. Grazie a questo, il whisky conquistò la fama internazionale. riprende elementi dall’originale ma insiste maggiormente sul Myers bambino, spiegando un po’ i retroscena delle sue origini. L’anno suc- cessivo ne esce anche un seguito, sempre diretto da Zombie, il cui fal- L.P limento al box office internazionale ne decretò la chiusura. Nel frat- tempo, la Dimension Films perse i diritti sul film i quali tornarono www.mixtae.it alla Miramax che, insieme a Carpenter, annunciò un nuovo capitolo di Halloween, il primo dopo tantissimi anni a portare di nuovo la fir- ma del suo creatore. Il film si pone come sequel dell’originale del ‘78 andando ad ignorare completamente gli avvenimenti di tutti i sequel usciti durante gli anni. Torna parte del cast originale e anche Carpen- ter non solo come produttore esecutivo ma anche come compositore della colonna sonora. Nel 2018 esce il film e, a fronte di un budget di 10 milioni di dollari ne guadagna più di 255 milioni venendo recepito positivamente sia dal pubblico che dalla critica rendendolo ufficial-
That’s Life! Il Fantasma Trucche-Trucche La recensione (spoiler free) di Joker Non è mai semplice raccontare la contemporaneità. Descrivere un periodo Siamo nel punto di passaggio tra storico prima che questo sia concluso, senza il beneficio di poterlo osserva- due dei quartieri più antichi di Vi- re dalla distanza, è compito arduo già di per sé. Le difficoltà, poi, aumentano terbo, un punto di collegamento e quando si tratta di un’epoca come la nostra: rumorosa, sfaccettata, polifonica. di scontro: il ponte di Paradosso. È dunque necessario scegliere cosa (o chi) raccontare, adottare il suo punto di Ed è qui che nasce una delle leggende vista, entrare nel suo mondo: Todd Phillips, con il suo “Joker”, decide di mo- più antiche della città, la leggenda del strarci un outsider, uno di quelli che la società contemporanea ha dimenticato. fantasma Trucche Trucche, di cui esi- Il suo è un racconto crudele, emotivamente devastante, che non si risparmia stono numerose versioni. La prima picchi di violenza assolutamente senza filtri: un racconto, in altre parole, sincero. racconta di uno spirito maligno, che Arthur Fleck è un uomo depresso e mentalmente disturbato. Vive con l’an- rapiva i bambini che attraversavano ziana madre in uno degli squallidi palazzoni della periferia di Gotham City. il ponte di notte. I giovani venivano Guadagna da vivere facendo il pagliaccio, con il sogno di diventare un co- ritrovati la mattina dopo impauriti mico televisivo, al pari del suo idolo Murray Franklin. Ma la malattia e l’o- ed infreddoliti, mentre vaneggiavano stilità della gente diventeranno per lui un ostacolo insormontabile: se per parlando di un uomo vestito di nero la prima medicinali e analisi saranno in parte un freno, sarà la seconda a che li avrebbe portati in un mondo rappresentare il vero motivo della sconfitta di Fleck e della nascita di Joker. oscuro. La seconda versione della sto- ria parla invece di un fantasma bur- lone e ingannatore, che appariva per spaventare i bambini che passavano sul ponte. Secondo un anziano del luogo, il fantasma apparteneva ad un cavaliere de- ceduto durante gli scontri tra i due borghi il cui il corpo si trova addirittura anco- ra nascosto sotto il ponte. La terza versione è quella meno nota, ma è quella che, secondo alcuni anziani del posto, potrebbe avvicinarsi maggiormente alla realtà. Si parla infatti di un uomo deforme, e non di un fantasma, che proprio per la sua bruttezza veniva scacciato da tutto gli abitanti. In particolare si dice che durante il giorno si avvicinasse ai bambini pregandoli per avere da loro un po’ di compa- gnia, per essere poi malamente scacciato dai loro genitori. Per questo motivo si tratteneva fino al calare del sole sotto il ponte di Paradosso, per uscirne poi solo durante la notte e intrufolarsi nelle case di chi lo aveva scacciato e deriso e gioca- re dei brutti scherzi. Le tre versioni sono oggettivamente molto distanti e l’unico tratto in comune sembra essere le attenzioni che l’essere, umano o soprannatura- le, riservava ai bambini del posto. Risulta anche essere molto difficile collocarlo in un periodo ben definito nella storia; alcuni infatti raccontano che fosse una leg- L’ordinaria violenza di una megalopoli come Gotham, ritratto di vere città ame- genda medievale, altri sono convinti che i loro stessi genitori raccontassero loro ricane e non solo, atterrisce sia per la brutalità di alcune persone, sia per l’in- delle storie vissute in prima persona che riguardavano il fantasma. Ed è fuori di differenza di tutte le altre. È in questo scenario tristemente “normale”, scevro dubbio che ancora oggi alcuni anziani del posto abbiano paura a passare di sera sul di qualsiasi eroe o superpotere, che un uomo come Fleck viene lasciato solo. ponte con i loro nipotini. La leggenda del fantasma Trucche Trucche continua… Per il suo protagonista, Phillips non si è basato su un singolo fumetto, pre- ferendo mettere insieme più visioni per connotare un Joker che rima- ne comunque fedele, almeno a livello filosofico, alla sua controparte car- tacea. Un personaggio sconfitto, tanto dalla sua stessa natura, quanto dall’ambiente in cui si ritrova a vivere: il risultato è un film “malato”, proprio perché intende raccontare sia la malattia che alberga nella mente di Fleck, sia quella più subdola, meno visibile, che si spande per le strade di Gotham. Per far ciò, la produzione si è servita di alcuni espedienti audiovisivi decisa- mente efficaci: parliamo di inquadrature storte, “scorrette”, di scenari sporchi e decadenti, di audio (tanto negli effetti quanto nella colonna sonora) a tratti inquietante. Tutto ciò contribuisce a trasmettere una sensazione di disagio, in una sorta di condivisione del malessere profondo che domina la vita di Fleck. Ad essere determinante in questo, tuttavia, è la magistrale interpretazione di Jo- aquin Phoenix. Il suo è un assolo di quasi due ore che non conosce pause, che lo vede sempre al centro dell’inquadratura, separato dal resto del mondo (in una metaforica sottolineatura della solitudine del suo personaggio). Phoenix è autore di una prova di un’intensità disarmante, che però non scade mai nello stucchevo- le o nel banale: volto credibilissimo di un uomo sconfitto dal proprio tempo (lo stesso attore definisce Fleck “uno di noi”), la cui risata, che erompe nei momenti meno opportuni come manifestazione della sua patologia, è un ironico contrap- Claudio Bastoni passo per un individuo che vive nella tristezza e nel totale isolamento emotivo. Ebbene sì, è successo. Un film basato su dei fumetti supereroistici è riu- scito a raccontare la nostra società e le sue storture in maniera pressoché impeccabile, distanziando qualitativamente molte altre pellicole che han- no tentato di fare lo stesso. Joker è un prodotto potente, caotico come la cit- tà che mette in scena. È un climax emotivo che non lascia scampo, coin- volgendo lo spettatore e lasciandolo senza fiato nei momenti conclusivi. Vuoi collaborare con noi? Scrivici a: Phoenix ha affermato che questo “non è un film sui soliti supereroi, cattivi e umani con poteri speciali: i personaggi di questo film hanno problemati- supernova.ug.unitus@gmail.com che reali, le stesse che abbiamo noi”. È qui che risiede il segreto della forza di Joker. È questo il motivo che ci porta ad empatizzare così tanto con il suo pro- tagonista. Un perfetto esempio di ciò che un racconto sincero dovrebbe fare. Seguici anche sui nostri social www.universogiovani.it Giacomo Piciollo
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