UNIONE DEI COMUNI BASSA ROMAGNA - Lunedì, 26 gennaio 2015 - Unione dei Comuni della ...

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UNIONE DEI COMUNI BASSA ROMAGNA - Lunedì, 26 gennaio 2015 - Unione dei Comuni della ...
UNIONE DEI COMUNI BASSA ROMAGNA
         Lunedì, 26 gennaio 2015
UNIONE DEI COMUNI BASSA ROMAGNA - Lunedì, 26 gennaio 2015 - Unione dei Comuni della ...
UNIONE DEI COMUNI BASSA ROMAGNA
                                                          Lunedì, 26 gennaio 2015

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 26/01/2015 Prima Pagina
 Il Sole 24 Ore                                                                                                             1
Enti locali
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 2
 «Invarianza»: un nodo da sciogliere in fretta                                                                              2
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 2
 Dal web ai sopralluoghi il nuovo catasto cerca i dati                                                                      4
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 3
 Il fisco al test del 730 precompilato                                                                                      6
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 3
 Si potrà usare il Pin Inps                                                                                                 8
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 5
 Giovani e lavoro: una mini­ripresa                                                                                         9
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 7
 La nuova riforma della Pa torna sui passi del 2009                                                                         11
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 11
 «Database da proteggere più che da allargare»                                                                              13
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 14
 Industrie più efficienti con un ecosistema smart                                                                           15
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 15
 Da FlipKart a InMobi, i piccoli all' attacco                                                                               17
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 16
 Expo «attrae» il non profit                                                                                                18
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 16
 Per i Centri di servizio restyling e più...                                                                                20
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 20
 Come scegliere l' affitto «giusto»                                                                                         22
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 23
 Il «patent box» premia lo sviluppo dei brevetti                                                                            24
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 26
 Ici, sì all' architetto contro il Comune                                                                                   26
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 26
 Induttivo, l' imballaggio non basta                                                                                        28
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 31
 Comuni liberi sulla scelta dei bollettini                                                                                  30
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 31
 Ottomila enti nel pendolo tra tagli e «                                                                                    32
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 31
 Partecipate, la revoca dei vertici non è un atto amministrativo                                                            34
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 31
 Piano anticorruzione, la relazione si...                                                                                   36
 26/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 31
 Tasi precompilata solo su richiesta                                                                                        38
 26/01/2015 Italia Oggi Sette Pagina 20                                                PAGINA A CURA DI VINCENZO DRAGANI
 Classificazione rifiuti a ostacoli                                                                                         40
 26/01/2015 Italia Oggi Sette Pagina 33
 Comunicazioni Irap, nuova tempistica                                                                                       43
 26/01/2015 Italia Oggi Sette Pagina 33                               PAGINE A CURA DI NORBERTO VILLA E FRANCO CORNAGGIA
 Regimi opzionali, avvio celere Banco di prova è Unico 2015                                                                 44
 26/01/2015 Italia Oggi Sette Pagina 37                                                        A CURA DI CINZIA BOSCHIERO
 Finanziamenti pmi                                                                                                          46
 26/01/2015 Italia Oggi Sette Pagina 207                                                    A CURA DI FRANCESCO ROMANO
 letture di diritto                                                                                                         60
Il Resto del Carlino Ravenna
 26/01/2015 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 6                                                   SCARDOVI LUIGI
 Offerta formativa per alunni specialiIl Polo tecnico­professionale si...                                                   62
 26/01/2015 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 6
 Reti illegali al mercatino dell' usato                                                                                     63
Corriere di Romagna Ravenna
 26/01/2015 Corriere di Romagna (ed. Ravenna­Imola) Pagina 57
 Alfonsine, vende al mercatino reti da uccellagione: sanzionato                                                             64
 26/01/2015 Corriere di Romagna (ed. Ravenna­Imola) Pagina 57
 La sicurezza idraulica diventa obiettivo comune                                                                            65
 26/01/2015 Corriere di Romagna (ed. Ravenna­Imola) Pagina 57
 Ciclismo e salute: incontro inaugurale sul cuore e sul primo soccorso                                                      67
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La Voce di Romagna Ravenna
 26/01/2015 La Voce di Romagna Pagina 12
 Al Rossini concerto per Cristiana Ferretti          68
 26/01/2015 La Voce di Romagna Pagina 12
 ALFONSINE RETI PER AVIFAUNA ILLEGALI AL MERCATINO   69
 26/01/2015 La Voce di Romagna Pagina 48
 Rossini, lo chef                                    70
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26 gennaio 2015
                            Il Sole 24 Ore
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                  Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016

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26 gennaio 2015
Pagina 2                                      Il Sole 24 Ore
                                                         Enti locali

  «Invarianza»: un nodo da sciogliere in fretta
  Fare la riforma del catasto senza aumentare le
  imposte sul mattone è l' obiettivo contenuto
  nella legge delega. Metterlo in pratica, però,
  non sarà tanto semplice, e non solo perché il
  fisco immobiliare è in continua evoluzione:
  venerdì scorso, durante un incontro con i
  proprietari, le Entrate hanno sostenuto che l'
  invarianza andrà garantita a livello nazionale,
  mentre Confedilizia si batte perché il vincolo
  venga fissato a livello comunale.
  Proviamo a vedere cosa c' è in ballo partendo
  dai dati elaborati dal Sole 24 Ore del Lunedì lo
  scorso 4 agosto, che misurano la distanza
  media tra valori catastali attuali e valori di
  mercato nei capoluoghi di provincia. A Pistoia,
  il valore fiscale medio è 73mila euro, a fronte
  di un valore di mercato di 280mila. A
  Pordenone ­ estremo opposto della classifica ­
  il fisco valuta le casa­tipo 126mila euro contro
  un valore di mercato di 150mila.
  Il nuovo catasto dovrebbe allineare le basi
  imponibili ai valori di mercato. Ma questo
  creerà un bel dilemma.
  Se si fissano su base nazionale le stesse
  aliquote massime uguali per tutti i Comuni ­
  come avviene oggi ­ i residenti di Pistoia
  saranno esposti a un fortissimo rischio di rincari, perché vedranno moltiplicare la loro base imponibile.
  E, d' altra parte, se si fissano le aliquote massime nazionali a un livello tale che impedisca i rincari per i
  pistoiesi, i Comuni come quello di Pordenone non riusciranno più ad avere le stesse entrate tributarie
  che avevano prima della riforma, e avrannno bisogno di trasferimenti di risorse statali.
  Non è un caso che il sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli, che segue la fiscalità per l' Anci,
  proponga l' istituzione di un fondo perequativo capace di ammortizzare i contraccolpi della riforma per
  le casse degli enti locali.
  Ma va detto anche che negli ultimi anni «trasferimenti ai Comuni» ha quasi sempre fatto rima con
  «aumento delle imposte» in un balletto di cifre tra Anci e Governo. Il timore di rincari, insomma, si basa
  sulla realtà storica.
  Ecco perché c' è chi si batte per soluzioni più praticabili. In alternativa, infatti, si potrebbe stabilire che
  ogni Comune è libero di mettere le aliquote che vuole, fermo restando che non potrà ricavare dai tributi
  sugli immobili più di quello che ha incassato in un certo anno d' imposta prima della riforma: sarebbe la
  soluzione più trasparente per garantire l' invarianza di gettito a livello comunale ­ dicono i proprietari ­ e
  la più facile da controllare per i singoli contribuenti.
  L' obiezione dei tecnici che stanno studiando la riforma è che ­ così facendo ­ l' equità sarebbe garantita
  solo all' interno dello stesso Comune, ma non tra un Comune e l' altro (i pistoiesi, nel complesso
  continuerebbero a pagare relativamente meno degli abitanti di Pordenone). Ma la controreplica di chi
  vuole l' invarianza a livello comunale è che la priorità è evitare altri rincari delle tasse. La questione,
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26 gennaio 2015
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  Il fisco che cambia.

  Dal web ai sopralluoghi il nuovo catasto cerca i dati
  La discussione sulle linee guida al via già in settimana.

  La riforma del catasto ha una prima data­
  obiettivo: venerdì 20 febbraio, termine entro
  cui il decreto legislativo con i criteri estimativi è
  atteso in Consiglio dei ministri per il via libera
  preliminare. Già da questa settimana, intanto,
  potrebbe iniziare la discussione parlamentare
  informale alla "bicameralina" sulle linee guida
  della riforma.
  Il testo vero e proprio del decreto ­ invece ­ per
  ora è all' ufficio legislativo del ministero dell'
  E c o n o m i a , d o p o c h e l e Entrate h a n n o
  completato la stesura tecnica.
  Qualcosa della riforma si sa già, dopo il
  confronto di venerdì scorso tra i dirigenti dell'
  Agenzia e i responsabili del coordinamento
  guidato da Confedilizia.
  Il nuovo catasto distinguerà gli immobili in due
  macro­categorie.
  Quelli a "destinazione ordinaria" ­ case,
  negozi, uffici e pertinenze ­ il cui valore
  patrimoniale, basato sempre sui metri quadrati
  (e non più sull' attuale sistema dei vani), dovrà
  essere stimato principalmente usando un
  algoritmo che considera le caratteristiche e la
  collocazione geografica. E quelli "a
  destinazione speciale", il cui valore andrà
  invece stimato in modo diretto.
  Proprio sulla valutazione degli immobili "ordinari" nelle scorse settimane sono trapelate le difficoltà per
  alcuni ambiti territoriali dove ci sono state poche compravendite. L' idea iniziale era infatti quella di
  partire dai valori contenuti negli atti notarili nel triennio 2011­2013. Ma, a causa del crollo del mercato, in
  più di cinquemila Comuni ci sono state meno di 100 transazioni. Di qui il piano di allargare il confronto
  ad altre zone omogenee per caratteristiche e valori di mercato, attingendo inoltre ai prezzi risultanti
  dalle aste giudiziarie. Il triennio esaminato sarà il 2012­2014.
  I geometri si sono detti disponibile a un' operazione a tappeto di rilevazione sul campo, e di certo nel
  decreto ci sarà un riferimento a possibili convenzioni con i professionisti (lo prevede anche la delega).
  Pare decisamente improbabile, però, visitare "fisicamente" tutti gli immobili. Non a caso nei piani delle
  Entrate ci sono anche sopralluoghi "virtuali" da effettuare usando fotografie aeree (ortofoto) e servizi
  online come Street View .
  Un' altra opzione è chiedere le informazioni direttamente a proprietari e amministratori di condominio, e
  anche questo punto dovrebbe apparire nel decreto, anche se i dettagli saranno affidati a un futuro
  provvedimento attuativo.
  Di certo, l' uso delle funzioni statistiche contempla un margine d' errore. Ragione per cui tutti i valori ­

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  Al via la maxiraccolta di dati per mettere a disposizione dei contribuenti i modelli con redditi e
  detrazioni già calcolati.

  Il fisco al test del 730 precompilato
  Valori aggiornati per polizze e contributi, da verificare variazioni e spese sanitarie.

  È?già partita la maxiraccolta dei dati per arrivare puntuali all'
  appuntamento del 15 aprile, quando i 730 precompilati
  saranno a disposizione dei contribuenti: banche,
  assicurazioni, enti previdenziali devono far confluire alle
  Entrate i valori relativi a polizze, contributi, redditi. Non tutte
  le variazioni 2014 potranno però essere recepite dal sistema
  e per molte voci andranno integrate. Caf e professionisti sono
  già alla ricerca delle deleghe per l' accesso ai modelli.
  Dell' Oste, Finizio, Melis, Milano pagina 3 Il D­Day della
  dichiarazione precompilata è il 15 aprile: entro quella data più
  di 19 milioni di contribuenti troveranno su internet il modello
  730 con i dati già inseriti dalle Entrate. Per arrivarci, però, la
  grande macchina della raccolta dati si è già messa in moto: la
  prima tappa è il 2 marzo, entro cui banche, assicurazioni ed
  enti previdenziali dovranno trasmettere alle Entrate la prima
  tranche di informazioni su mutui, polizze e contributi. A
  seguire, entro il 9 marzo i sostituti d?imposta dovranno
  inviare la certificazione unica con i redditi e le ritenute dei
  contribuenti.
  Tempi stretti per la «Cu» Dalla certificazione unica deriva il
  grosso degli elementi che le Entrate inseriranno quest?anno
  nella precompilata: dati anagrafici, figli e familiari a carico,
  redditi, ritenute, eccedenze e crediti d?imposta.
  Professionisti, aziende e altri sostituti d?imposta avranno ­ di
  fatto ­ meno di tre settimane di tempo per confezionarla e
  inoltrarla: «I primi software gestionali per l?invio non saranno
  pronti prima del 15 febbraio, complice il ritardo nella
  pubblicazione delle specifiche tecniche ­ afferma il presidente
  di Assosoftware, Bonfiglio Mariotti ­. La modulistica
  pubblicata è d i v e r s a d a q u e l l a c h e a v e v a m o p o t u t o
  esaminare a dicembre ed è molto rigida. Richiede un?attività
  complessa di sviluppo informatico».
  A complicare l?invio della certificazione è l?obbligo, introdotto
  a partire da quest?anno, di predisporla per tutti i redditi, non
  solo per quelli da lavoro dipendente e pensione che derivano
  dalla gestione delle buste paga e finivano nel vecchio Cud.
  «È un flusso di dati ­ precisa Rosario De Luca, presidente
  della Fondazione Studi dei consulenti del lavoro ­ che va
  raccolto per la prima volta, spesso all?esterno, e riguarda
  anche contribuenti con partita Iva, non interessati alla precompilata».
  D?altra parte, il vantaggio del 730 ?a domicilio? è quello di raccogliere anche gli altri redditi soggetti a

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UNIONE DEI COMUNI BASSA ROMAGNA - Lunedì, 26 gennaio 2015 - Unione dei Comuni della ...
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  LA SEMPLIFICAZIONE.

  Si potrà usare il Pin Inps
  In attesa che diventi operativa la password
  unica, valida per tutti gli enti pubblici, le
  Entrate e l' Inps sono al lavoro per una prima,
  grossa semplificazione: chi non è autenticato
  tramite Fisconline, infatti, potrà scaricare la
  dichiarazione precompilata anche usando il
  Pin dell' Inps. Il lavoro dei tecnici è a buon
  punto e tutto dovrebbe essere pronto per il 15
  aprile, data a partire dalla quale i contribuenti
  troveranno online il 730.
  È un passaggio importante per tutti coloro che
  vorranno "vedere" in prima persona la
  dichiarazione, pur essendosi sempre rivolti ai
  Caf negli anni scorsi. In teoria, anche quest'
  anno i contribuenti potranno limitarsi a
  compilare la delega per un intermediario,
  ignorando il 730 online, ma è probabile che l'
  effetto curiosità sia molto forte, soprattutto nei
  primi giorni.
  In ogni caso, per l' entrata a regime dello Spid
  (Sistema pubblico di identità digitale), cioè la
  password universale per la Pa, bisogna
  pazientare ancora un po'. L' agenda sul sito
  del ministero della Funzione pubblica fissa l'
  obiettivo di 3 milioni di utenti entro settembre
  2015 e 10 milioni a dicembre 2017.
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  Le prospettive per il 2015 e lo stato di attuazione degli incentivi regionali.

  Giovani e lavoro: una mini­ripresa
  Le imprese prevedono 40mila assunzioni nel primo trimestre.

  Una mini­ripresa delle assunzioni. Almeno sulla carta. Le
  imprese hanno programmato di inserire 40mila under 30
  entro il primo trimestre dell' anno secondo il report di
  Datagiovani. Sul territorio sono le realtà del Nord­Est a
  mostrare i segnali più incoraggianti, mentre sul fronte delle
  politiche attive si distinguono in positivo Lombardia e
  Toscana.
  Servizi pagina 5 Da un lato si lavora al restyling della Youth
  Guarantee per rimediare al flop del primo anno del
  programma che punta a trovare un lavoro ai giovani.
  Dall?altro al decreto delegato del Jobs act per rivedere l?
  impianto delle politiche attive e creare un?Agenzia nazionale
  per l?impiego. Il cantiere è aperto per risollevare l?
  occupazione e dai numeri arrivano, un po? a sorpresa, i primi
  spiragli positivi. Anche se la cautela è d?obbligo, si
  intravedono, dopo molti dati foschi, segnali di possibile
  miglioramento dello scenario per i giovani.
  Le imprese prevedono infatti di ricominciare ad assumere, in
  particolare under 30. Oltre 40mila posizioni aperte per i
  giovani, programmate sulla carta nei primi tre mesi dell?
  anno, e ben 36.500 andrebbero a ricoprire ruoli di media
  durata e non stagionali. Mai così bene da tre anni. Si tratta di
  una crescita del 18% rispetto allo stesso periodo del 2014
  (+21,9% per le sole assunzioni non stagionali), l?equivalente
  di oltre 6mila posti di lavoro in più e che conferma il trend che
  già si delineava nella seconda parte del 2014. Dalla fotografia
  scattata dal centro studi Datagiovani sul sistema informativo
  Excelsior di Unioncamere emerge anche un aumento della
  quota di ?annunci? diretti ai giovani (30,3% rispetto al 28%
  del 2014) che crescono, di conseguenza, a ritmi più sostenuti
  rispetto alla media.
  Ma quali sono le figure più ricercate? A svettare nella top ten
  sono cuochi e camerieri (4.250 nuovi posti, +43% sul 2014),
  ma in forte crescita sono anche ingegneri e architetti (+42%
  per 1.120 posizioni aperte) e gli operai metalmeccanici
  (+56% per circa 2.500 posti).
  Sul territorio ­ mettendo sotto la lente solo le assunzioni non
  stagionali ­ sono le realtà del Nord­Est a mostrare i segnali
  più incoraggianti: con circa 9mila ingressi programmati si
  tratta di un incremento del 30% rispetto al primo trimestre 2014. Va evidenziato in particolare il caso del
  Veneto, dove a fronte di un aumento del 2% delle previsioni di assunzione totali si affianca il +21% delle
  posizioni lavorative per under 30.

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  Pubblico impiego.

  La nuova riforma della Pa torna sui passi del 2009
  Ancora in evidenza i «fannulloni», le valutazioni, l' autonomia.

  Ci sono la «lotta ai fannulloni» e la
  «valutazione dei risultati», ma anche «l'
  autonomia della dirigenza» e la
  «semplificazione d e l l e p r o c e d u r e » . L a
  Pubblica amministrazione è alle prese con il
  nuovo progetto di riforma complessiva, in
  lavorazione con la legge delega che sta
  discutendo la prima commissione del Senato:
  questa volta il progetto è targato centrosinistra,
  ma le parole d' ordine sono le stesse che nel
  2009 hanno riempito il dibattito intorno alla
  riforma Brunetta. Il problema, appunto, è che
  sono rimaste parole d' ordine.
  I licenziamenti Quello dei «fannulloni» evocati
  dal premier nelle scorse settimane mentre
  illustrava i princìpi della riforma è il caso più
  evidente di coincidenza anche lessicale con la
  scorsa puntata. E in effetti, sul tema, la
  normativa è ormai ricchissima e l' obiettivo di
  «accelerare e rendere concreto» il
  p r o c e d i m e n t o d i s c i p l i n a r e n e l pubblico
  impiego, indicato dagli emendamenti
  presentati dal relatore (Giorgio Pagliari del Pd)
  in commissione, non sembra semplice da
  realizzare solo a suon di nuove leggi. Già oggi,
  per esempio, la falsa attestazione della
  presenza in servizio o l' assenza giustificata con un falso certificato medico porta al licenziamento senza
  preavviso (e, nel secondo caso, alla revoca della convenzione del medico con il Servizio sanitario
  nazionale), eppure il dibattito sui fannulloni si è riacceso proprio all' indomani del caso­assenteismo
  della Polizia municipale di Roma la notte di Capodanno.
  Non solo: la stessa sanzione del licenziamento senza preavviso è prevista dal Testo unico del pubblico
  impiego, dopo il restyling­Brunetta, per le dichiarazioni false prodotte con l' obiettivo di ottenere
  avanzamenti di carriera oppure quando si verificano più «condotte aggressive o moleste» sul luogo di
  lavoro.
  Rischi ancora maggiori sembrano nascondersi nei casi di «licenziamento con preavviso», che può
  scattare anche dopo due anni in cui il dipendente riceve una valutazione «di insufficiente rendimento»
  perché non rispetta i propri obblighi (lo dice l' articolo 55­quater, comma 2 del Dlgs 165/2001, nella
  versione riformata sei anni fa). Le regole, insomma, sono spesso più rigide che nel mondo del lavoro
  privato, eppure l' ultimo censimento della Funzione pubblica indica che nel 2013 i licenziamenti sono
  stati 220 su circa 3,3 milioni di dipendenti pubblici. Il problema, più che nelle regole, è allora nella loro
  attuazione.
  Le pagelle La questione si intreccia strettamente con il tema della «valutazione» dei dipendenti per «il

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  INTERVISTA ANTONELLO SORO GARANTE DELLA PRIVACY.

  «Database da proteggere più che da allargare»
  Attenzione a sacrificare la privacy in nome
  della lotta al terrorismo. La tutela dei dati
  personali è anzi il presupposto di una società
  sicura. Disporre di database sempre più
  grandi, ma senza preoccuparsi della loro
  protezione, è offrire il fianco ai terroristi,
  ampliare le potenziali superfici dei loro
  attacchi. Antonello Soro, presidente del
  Garante della privacy, mette in guardia su
  misure dettate dall' emotività.
  «La minaccia terroristica è molto seria, ma mi
  preoccupa anche la schizofrenia del dibattito
  pubblico: siamo passati dallo scandalo
  planetario per il Datagate, che ha messo in
  luce la gigantesca sorveglianza globale e la
  sua inutilità, a una fase in cui c' è desiderio di
  maggiore sorveglianza. Approcci entrambi
  sbagliati. Il problema è capire il profilo attuale
  della minaccia e valutare ciò che serve per
  contrastarla, tenendo presente che le
  democrazie liberali si distinguono dai regimi
  totalitari perché capaci di coniugare i diritti
  individuali con gli interessi collettivi, compreso
  quello della sicurezza.

  Ma in un momento come questo un diritto
  non può cedere il passo a un altro?
  Non c' è bisogno di comprimere i diritti dei cittadini, semmai di accrescere le tutele. Questo vuol dire
  che, poiché anche i terroristi utilizzano lo spazio digitale per acquisire informazioni preziose, ci si deve
  attrezzare per aumentare la protezione dei dati personali. Se disponiamo di grandi banche dati
  pubbliche e private non sufficientemente protette, noi abbiamo allargato a dismisura la superficie di
  attacco del terrorismo, anziché restringerla, come le intelligence davvero intelligenti propongono.
  Penso, per esempio, alla pubblica amministrazione italiana, dove si è verificata un' asimmetria tra la
  quantità di dati immagazzinati e la pochissima attenzione alla loro protezione: questo rappresenta un
  grande rischio, un elemento di vulnerabilità sfruttabile dalla criminalità (il furto delle identità digitali
  insegna), ma anche dai terroristi.

  La banca dati sul Pnr è ragionevole?
  È ragionevole che le informazioni sui passeggeri possano essere condivise dalle autorità dei diversi
  Paesi, ma studiando forme adeguate. Evitando, per esempio, di raccogliere dati inutili. E soprattutto
  proteggendoli. Se poi si tratti di archivi utili o meno, non sta a me valutarlo. Devo, però, ricordare che l'
  anno scorso c' è stata una sentenza della Corte di giustizia europea sulla data retention , che ha invitato
  gli investigatori a usare strumenti di indagine proporzionali alla tutela della libertàdei cittadini, senza che
  un diritto prevalga su un altro. Non possiamo dimenticarcene ora.
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  Innovazione. Studio di Accenture sull' impatto dell'«Internet of things»

  Industrie più efficienti con un ecosistema smart
  Enrico Netti ­ Sensori, dispositivi e oggetti
  smart entrano a far parte della vita di tutti i
  giorni, dalla produzione industriale al tempo
  libero. È il nascente ecosistema dell' Internet of
  Things (IoT), che apre le porte a nuovi modelli
  di business costruiti intorno a macchine
  intelligenti interconnesse e servizi digitali, che
  si sta facendo strada in tutti gli ambiti. Anche
  nel manifatturiero, dove avrà un effetto di
  booster sul Pil. Proprio qui si concentrano le
  maggiori opportunità di sviluppo e per l' Italia,
  nel lungo periodo, potrebbe portare a un
  aumento aggiuntivo dell' 1,1% del Pil, pari a
  197 miliardi di dollari.
  Di IoT si è parlato la scorsa settimana a Davos
  durante il World economic forum in occasione
  della presentazione di «Winning with the
  industrial Internet of things», realizzato da
  Accenture analizzando le prospettive di
  diffusione e le opportunità per le imprese.
  Nel prossimo decennio, evidenzia lo studio, l'
  IoT rivoluzionerà l' industria, l' agricoltura, i
  trasporti e gli altri settori industriali che
  rappresentano quasi i due terzi del Pil del
  pianeta. Trasformerà il modo di lavorare con
  una nuova interazione tra uomo e macchina.
  Con l' introduzione di tecniche di produzione più flessibili la produttività potrebbe crescere anche del 30
  per cento. Nelle aziende entrerà un' ondata di efficienza portata dalla manutenzione preventiva e
  programmata, con una riduzione di circa un terzo dei costi di manutenzione e il taglio, fino al 70%, dei
  guasti tecnici.
  A livello mondiale l' IoT nell' area industriale potrebbe avere un impatto sulla produttività stimato in poco
  più di 14 trilioni di dollari. Usa, Svizzera, Paesi scandinavi e Olanda sono, secondo gli esperti di
  Accenture, i meglio impostati, mentre l' Italia, insieme ai Bric, è tra i Paesi con condizioni meno
  favorevoli.
  «Il valore è nei servizi legati all' IoT ­ spiega Giuseppe Gorla, responsabile di Accenture per l'
  Infrastructure services ­, nella raccolta e analisi dei dati che consentono di portare al mercato una nuova
  offerta». Nel caso dei beni strumentali, per esempio, è possibile adattare i macchinari alle effettive
  condizioni operative o per gli pneumatici abbandonare il consolidato modello di vendita per passare a
  quello di un "servizio" per gli autotrasportatori come propone Michelin. Le gomme con sensori diventano
  così un elemento di servizio che permette di ridurre i costi e i consumi di gasolio.
  «Nel campo dell' infomobilità l' Italia è tra i leader europei e siamo ben posizionati anche nell' area delle
  smart grid ­ aggiunge Angela Tumino, responsabile dell' Osservatorio Internet of Things della School of
  management del Politecnico di Milano ­.
  Nell' illuminazione pubblica intelligente e nelle soluzioni per le smart city siamo in linea con i Paesi più
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  E­commerce. I siti di shopping online che fanno concorrenza locale ad Amazon.

  Da FlipKart a InMobi, i piccoli all' attacco
  Nel 2013 negli Stati Unit il 6% di tutti gli
  acquisti è stato fatto online, in Cina addirittura
  il 9.
  In India? Soltanto lo 0,3 per cento. E solo il
  43% delle Pmi indiane ha un sito Web.
  Lo shopping su Internet però, sostiene
  McKisney, in India sta crescendo al ritmo del
  140% all' anno. E il successo non è solo
  appannaggio dell' onnipresente Amazon.
  Qualche piattaforma locale di e­commerce è
  già diventata un piccolo fenomeno. Come
  FlipKart: nata nel 2007 con due sole persone
  al lavoro, in soli due anni ha raggiunto il valore
  di un miliardo di dollari e oggi conta 20mila
  impiegati e 5 milioni di consegne al mese. Il
  portale, che come Amazon spazia dai
  computer ai pannolini, si è talmente evoluto da
  essersi dotato di un sistema di distribuzione in
  house per ovviare alle difficoltà di spedizione
  in India ma anche alla scarsa diffusione dei
  sistemi di pagamento elettronici. I suoi corrieri
  consegnano in oltre 200 città ­ un record, nel
  Subcontinente ­ e, quando occorre, si fanno
  pagare cash.
  Anche InMobi è un piccolo campione made in
  India. La piattaforma distribuisce app e offre
  servizi di mobile advertising. Il Mit di Boston l' ha collocata fra le 50 compagnie più innovative della
  classifica mondiale 2013.
  MakeMyTrip.com vende biglietti aerei e pacchetti vacanza non solo in India, ma in molti paesi del
  Sudest a siatico e ha uffici a New York, San Francisco e Sidney.
  Il business dell' e­commerce, insomma, si sta facendo interessante anche in India. Tanto che Amazon
  ha annunciato ad agosto dell' anno scorso di volerci investire due miliardi di dollari.
  Mi.Ca.

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  Terzo settore. Cresce l' interesse delle organizzazioni per la presenza al Padiglione della società
  civile.

  Expo «attrae» il non profit
  A Cascina Triulza 370 eventi con 77 accordi di partecipazione diretta.

  A poco più di tre mesi dal taglio del nastro, l'
  Expo di Milano sta diventando un tema
  prioritario anche per il settore non profit, che
  ha mobilitato le proprie energie intorno a
  Cascina Triulza, sede identificata come
  «Padiglione della società civile». I vertici della
  Fondazione, partecipata da 63 fra le principali
  organizzazioni del Terzo settore, non
  nascondono la soddisfazione per le risposte
  fin qui ottenute dal mondo associativo: 77 enti
  hanno già firmato accordi di partecipazione
  diretta e in calendario sono stati fissati 370
  eventi, dei quali 206 workshop e laboratori, 98
  incontri o convegni, 66 spettacoli.
  «Quando abbiamo iniziato l' attività non
  pensavamo di raggiungere così presto questi
  risultati», afferma Sergio Silvotti, presidente
  della Fondazione Triulza. Dopo aver
  sottolineato come sia la prima volta che la
  società civile riesce a organizzare un proprio
  padiglione all' interno di un' esposizione
  universale, Silvotti si dice ottimista «non solo
  perché il progetto di base coinvolge le
  principali reti italiane, ma soprattutto perché
  oltre 170 organizzazioni hanno partecipato alle
  nostre call, lo strumento di coinvolgimento e
  trasparenza che abbiamo scelto per costruire il programma culturale».
  Al riguardo scade a fine gennaio il bando per la partecipazione dei Comuni, mentre resterà aperta fino a
  esaurimento dei posti (la superficie prevista è di 700 metri quadri) la call relativa al mercato, area
  dedicata ai prodotti sostenibili, sia italiani che del resto del mondo.
  Quanto al palinsesto delle iniziative culturali, sono stati individuati sette assi tematici: produzione e stili
  di vita per uno sviluppo di qualità; cooperazione internazionale per dare voce a chi non ha voce;
  responsabilità sociale dell' arte; creatività dei giovani; ruolo dei cittadini come custodi dei beni comuni;
  comunità locali e globali; partnership fra profit, non profit e istituzioni.
  «Uno degli aspetti più importanti del nostro padiglione ­ sottolinea ancora Silvotti ­ è il fatto che, insieme
  alla società civile, saranno presenti i territori e le imprese socialmente responsabili, con un obiettivo
  comune: creare alleanze e collaborazioni per costruire nuovi modelli di sviluppo».
  Ma come riuscire ad attirare e mantenere l' attenzione dei visitatori in un contesto che offrirà molte
  sollecitazioni di analogo tenore nel contesto di Expo, manifestazione interamente dedicata a «nutrire il
  pianeta»?
  «Abbiamo scelto ­ osserva Massimo Minelli, consigliere della Fondazione e presidente di

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  Volontariato. L' autoriforma resa urgente dal taglio dei fondi a disposizione.

  Per i Centri di servizio restyling e più utenti
  Conclusa la fase di rinnovo degli organi
  sociali, per Csvnet, il coordinamento dei Centri
  d i servizio per il volontariato, si apre una
  stagione segnata dall' autoriforma del sistema.
  Il primo problema da affrontare è il forte calo di
  risorse (da 85 milioni complessivi nel 2010 a
  35 nel 2015), che ha costretto alcuni Centri ­ e
  li costringerà in futuro, se qualcosa non
  cambierà ­ a scelte anche dolorose, come
  quella fatta da Cesvot (Toscana), che ha
  deciso di licenziare 15 dipendenti. Altri hanno
  messo gli operatori a part time, qualcuno ha
  dovuto ridurre i servizi.
  Da tempo si discute dell' ipotesi di
  regionalizzare i centri, laddove hanno base
  provinciale, per ottimizzare le risorse.
  Qualcuno si è messo su questa strada: due
  Csv di Torino dal primo gennaio si sono
  unificati e altri in Piemonte hanno iniziato il
  processo, mentre in Molise è in dirittura d'
  arrivo l' unificazione dei tre Centri fin qui
  esistenti. Ma l' ipotesi della regionalizzazione
  in generale non è da tutti condivisa.
  Nell' ultima assemblea di Csvnet, che si è
  tenuta a novembre, è stato deliberato a l l '
  unanimità di adottare un modello non di
  unificazione, ma di confederazione regionale, con funzioni di pianificazione e rappresentanza unitaria.
  «Stiamo elaborando un piano di attuazione di questo processo ­ spiega Stefano Tabò, riconfermato alla
  guida del coordinamento ­.
  Entro i tre anni che abbiamo davanti dobbiamo concluderlo, anche se naturalmente rimane la
  preoccupazione di mantenere vivo il valore della territorialità».
  Sul tavolo c' è anche il problema dei CoGe, i Comitati di gestione che hanno il compito di controllare i
  Csv ma che, in alcuni casi, si sono attribuiti anche altre funzioni.
  Costano al sistema un paio di milioni l' anno e c' è chi ha proposto di abolirli. Tabò però puntualizza:
  «Noi parliamo di rivisitazione e semplificazione dei sistemi di controllo. È possibile e doveroso rendere
  più snello e meno burocratizzato il sistema. L' epoca della sperimentazione è abbondantemente finita e
  non è più possibile che nelle venti regioni ci siano regole diverse. Inoltre, un organo di controllo deve
  svolgere la sua funzione, ma niente di più. Va affermato il principio che i Csv sono affidati al
  volontariato».
  Il tema della governance resta centrale. Nello spirito della legge 266/91 essa fa capo, appunto, alle
  associazioni, che hanno costituito i Centri. Il tema è diventato sensibile in particolare per due ragioni. La
  prima è che molti Csv stanno cercando risorse aggiuntive, e questa, secondo Tabò, «è la strada da
  percorrere, ma stando attenti a evitare alcuni rischi, come quello di mettere in secondo piano l a
  missione (che è quella di rimanere al servizio della crescita del volontariato), oppure di porre i Csv in
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  risparmio.

  Come scegliere l' affitto «giusto»
  Le varie formule per proprietari e inquilini senza trascurare la variabile fiscale.

  Gaia Giorgio Fedi ­ Se il balletto Ici­Imu­Tasi
  degli ultimi anni ha portato un' imposizione
  fiscale più pesante sugli immobili, destinata a
  diventare ancora più aggressiva con la
  rivalutazione delle rendite catastali, avere una
  seconda casa oggi è diventato
  economicamente impegnativo. Per attutire l'
  impatto di questi costi sul budget familiare ci
  sono però diversi modi che consentono anzi di
  ottenere un guadagno dalla seconda
  abitazione. La legge prevede diverse tipologie
  di contratti d' affitto su durate più o meno
  lunghe come il classico contratto a canone
  libero 4+4, il contratto d' affitto a canone
  agevolato 3+2, il contratto per studenti
  universitari (da sei mesi a tre anni) e il
  contratto per esigenze transitorie (da uno a 18
  mesi). Ma c' è una formula particolarmente
  adatta all' affitto delle case di villeggiatura (o
  anche le seconde case nelle città che hanno
  flussi turistici o congressuali): i contratti brevi,
  sotto i 30 giorni, per finalità turistiche, che sono
  anche il modo migliore per poter continuare a
  sfruttare la seconda casa per esigenze
  personali e affittarla solo in alcuni periodi.
  Ma quali sono le migliori opzioni per il
  proprietario che non voglia avere cattive sorprese, come danni in casa e, soprattutto, inquilini che non
  pagano? «Per il proprietario il problema della solvibilità del locatario è il leit motiv quando si stipula un
  contratto», osserva Priscilla Merlino, avvocato e socio junior dello studio Nunziante Magrone. «Non ci
  sono molti modi di aggirare il problema, se non recuperare il maggior numero di informazioni possibile
  sull' inquilino e chiedere i tre mesi di deposito cauzionale. Tuttavia, anche questi aspetti sono
  rapportabili al tipo di contratto e all' entità del canone. Se si fa un contratto a canone concordato, è più
  facile trovare un conduttore che possa permettersi di pagare l' esborso per l' affitto. Quando c' è
  maggiore incertezza si può optare per gli affitti brevi, mentre se si trova un inquilino che dà garanzie di
  solvibilità e paga bene può essere preferibile un contratto lungo come un 4+4», aggiunge Merlino. D'
  altronde, ci sono anche altri aspetti da considerare, come l' entità dell' affitto rispetto alle proprie
  aspettative di guadagno e i costi connessi a ciascun contratto, in particolare quelli fiscali. «Per le
  persone fisiche ci sono delle agevolazioni, come la possibilità di usufruire della cedolare secca, e i
  contratti agevolati 3+2 prevedono ulteriori vantaggi fiscali», spiega Merlino.
  Occorre dunque vedere caso per caso. I contratti sotto i 30 giorni, per esempio, hanno un vantaggio
  sotto il profilo delle imposte indirette, perché non prevedono l' obbligo di registrazione che è invece
  dovuto sulle altre formule per la locazione: per la registrazione si pagano l' imposta di registro del 2%

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  Agevolazioni. I vantaggi per lo sfruttamento degli «intangible» dopo l' estensione ai marchi.

  Il «patent box» premia lo sviluppo dei brevetti
  Effetto massimo se l' attività R&S è interna o presso terzi.

  I l p a t e n t b o x p r e m i a s o p r a t t u t t o i beni
  immateriali prodotti con attività di ricerca e
  sviluppo interna all' impresa o presso terzi
  (enti di ricerca o società esterne). Anche se, a
  certi limiti, rilevano le spese sostenute per l'
  acquisto dell' intangible e le attività di ricerca
  svolte da altre società dello stesso gruppo. È il
  risultato delle prime simulazioni sul
  meccanismo introdotto dalla legge di stabilità
  2015, a seguito delle modifiche apportate dal
  Dl sull' investment compact , che riguardano l'
  inserimento dei marchi commerciali nel
  perimetro dell' agevolazione; le modifiche ai
  criteri di calcolo; la revisione delle ipotesi di
  attivazione obbligatoria del ruling
  internazionale.
  Il calcolo dell' incentivo I soggetti titolari di
  reddito d' impresa possono optare per l'
  esclusione dal reddito complessivo, e dal
  valore della produzione rilevante ai fini Irap, di
  un ammontare pari al 50% dei redditi derivanti
  dall' utilizzo di beni immateriali che siano
  "collegati" all' attività di ricerca e sviluppo (
  nexus approach dell' Ocse). Si tratta di una
  riduzione da apportare in sede di
  determinazione del reddito d' impresa. La
  variazione riguarda, quindi, non un componente positivo di reddito ma una quota del reddito stesso, pari
  alla differenza tra i ricavi derivanti dallo sfruttamento dei beni intangibili e i costi a questi riferibili. Per
  calcolare la variazione bisogna: determinare il reddito derivante dall' utilizzo dei beni immateriali;
  determinare il rapporto tra i costi di attività di R&S sostenuti per il mantenimento, l' accrescimento e lo
  sviluppo del bene immateriale e i costi complessivi sostenuti (compresi quelli di acquisto e gli addebiti
  da altre società del gruppo); moltiplicare il reddito di cui al punto 1) per il rapporto di cui al punto 2),
  individuando il reddito agevolabile; applicare a tale reddito agevolabile la percentuale del 50% (30% per
  il 2015 e 40% per il 2016).
  Condizione per accedere all' esclusione dal reddito è quindi lo svolgimento di un' attività di ricerca e
  sviluppo finalizzata al mantenimento o sviluppo del bene immateriale. La norma originaria della legge di
  stabilità prevedeva che tale attività potesse essere svolta anche mediante contratti stipulati con
  università o enti di ricerca e organismi equiparati. Con il Dl varato martedì scorso dal Governo è stata
  data rilevanza anche ai costi derivanti da attività di R&S esternalizzata a società terze, purché non
  appartenenti al gruppo.
  La detassazione è applicabile sia per i beni immateriali utilizzati direttamente dall' impresa, sia con
  riguardo a quelli concessi in uso a terzi in cambio di un corrispettivo. Nel primo caso, in assenza di un

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  Processo tributario. Il professionista abilitato può stare in giudizio contro atti emessi anche dall'
  ente locale oltre che dal Territorio.

  Ici, sì all' architetto contro il Comune
  L' architetto può difendere il contribuente nelle
  liti fiscali per l' Ici recuperata e dichiarata in
  misura minore in base ad una inferiore
  capacità edificatoria degli immobili. Il
  professionista è abilitato alla difesa presso le
  commissioni tributarie e ha competenza per le
  controversie relative alle questioni tecnico­
  catastali e urbanistiche. Inoltre, la norma non
  contiene alcun esplicito riferimento in via
  esclusiva agli atti emessi dall' agenzia del
  Territorio.
  Sono queste le conclusioni della Ctr
  Lombardia 7179/64/2014 (presidente Oldi,
  relatore Alberti).
  La vicenda Un contribuente, avvalendosi di un
  architetto, si oppone davanti al giudice
  tributario per gli accertamenti Ici notificati dal
  Comune per gli anni 2006/2008. Per l' ente
  locale la base imponibile delle aree edificabili
  dichiarate è inferiore al valore di mercato.
  Per il contribuente, però, la ridotta capacità
  edificatoria giustifica un minor versamento.
  Per questo motivo scatta la controversia
  davanti alla commissione tributaria provinciale,
  dove le due annualità sono impugnate con un
  solo ricorso. Per il Comune ­ costituitosi in
  giudizio ­ l' impugnazione è inammissibile per due profili. Intanto per la proposizione di un ricorso
  cumulativo riguardante più annualità. Poi perché il contribuente ha demandato la difesa ad un architetto.
  Secondo i giudici di primo grado, però, non esiste alcuna irregolarità, né legata al ricorso cumulativo né
  per la sua sottoscrizione da parte di un architetto.
  In particolare, per quanto riguarda la seconda pregiudiziale, secondo il giudice «al secondo comma dell'
  articolo 12 del Dlgs 546/92 sono previste le figure professionali abilitate all' assistenza tecnica, se iscritti
  negli appositi albi; tra questi è espressamente prevista la figura degli architetti».
  Pertanto, anche questi ultimi possono difendere presso le commissioni tributarie i contribuenti.
  La tesi, però, non convince il Comune che impugna in appello la sentenza, insistendo in particolare sulla
  seconda questione. Nel frattempo l' architetto, dopo aver anche riassunto il giudizio quale erede a causa
  della morte del ricorrente, contrasta l' appello proposto dal Comune.
  La decisione La Ctr rimanda al mittente le pregiudiziali e conferma ancora una volta, nel merito, la
  sentenza. In primo luogo, secondo il collegio, l' architetto risulta essere un difensore abilitato anche per
  l' Ici.
  Infatti «l' articolo 12 del Dlgs 546/92 elenca, tra gli altri abilitati all' assistenza tecnica, anche gli
  architetti». Poi la controversia «investe questioni squisitamente tecniche attinenti la superficie dell' area
  sottoposta al tributo in relazione alle risultanze catastali e al piano di lottizzazione e alla portata dello
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                                                        Enti locali

  Accertamento. Insufficiente il ricorso a un unico parametro: servono più indici «gravi» e fondati
  sull' intero processo produttivo.

  Induttivo, l' imballaggio non basta
  Stop alla rettifica dei ricavi basata solo sulla quantità di sacchi utilizzati dall' impresa.

  Disco rosso alla rettifica dei ricavi se viene
  rilevata una sola incongruenza, in assenza di
  indici plurimi e gravi dell' inattendibilità del
  reddito dichiarato. Lo afferma Commissione
  tributaria regionale della Lombardia con la
  sentenza 7136/67/2014 (presidente Battista,
  relatore Rosario) riguardo a un accertamento
  Ires, Iva e Irap a carico di una società che
  produceva e vendeva merci.
  L' agenzia delle Entrate ha rettificato, a seguito
  di un controllo, i ricavi di vendita dichiarati,
  ritenendo che una quota rilevante non è stata
  contabilizzata. In particolare, l' ufficio sostiene
  che risultano utilizzati sacchi di imballaggio in
  misura superiore a quelli sufficienti per
  confezionare la merce dichiarata la vendita.
  Pertanto ritiene che si possa calcolare, in
  proporzione ai sacchi in più, un ulteriore
  quantitativo di merce venduta e non dichiarata.
  La società impugna l' atto impositivo,
  lamentando che l' accertamento si è
  erroneamente basato sull' assunto dell' unico
  utilizzo dei sacchi come imballaggi: almeno un
  terzo di quelli acquistati vengono
  ordinariamente utilizzati nel processo
  produttivo, anche come contenitori della
  materia da lavorare per collocarvi provvisoriamente, durante la produzione, dei componenti per lo
  stoccaggio intermedio. Agli operai, peraltro, viene raccomandato di provvedere spesso allo scarto e alla
  sostituzione di questi sacchi così utilizzati, con l' obiettivo di evitare incidenti sul lavoro.
  I giudici tributari di primo grado accolgono il ricorso, perché ritengono l' accertamento delle Entrate
  privo della necessaria indagine sull' intero processo produttivo. Secondo i giudici, invece, il controllo è
  basato esclusivamente sulla ricostruzione del numero di imballaggi che potevano astrattamente
  utilizzarsi per confezionare la merce. E questo dato non può essere sufficiente, da solo, a giustificare la
  rettifica dei ricavi.
  In seguito l' agenzia delle Entrate propone appello alla Ctr Lombardia, censurando la motivazione della
  prima sentenza.
  Secondo l' ufficio, infatti, i giudici di primo grado hanno formato il loro convincimento solo su una mera
  prospettazione di parte (nel caso di specie avvalorata da una consulenza tecnica di un esperto di fiducia
  del contribuente) e non hanno spiegato come la società potesse superare il carico indiziario derivato
  dall' indagine dei verificatori.
  I giudici di secondo grado, in conclusione, respingono il ricorso dell' agenzia delle Entrate, ricordando il

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                                                        Enti locali

  Tributi locali/2. Non è prevista l' emanazione di un decreto ministeriale di dichiarazione
  standard.

  Comuni liberi sulla scelta dei bollettini
  Nel 2015 debutta la dichiarazione Tasi, ma a
  differenza degli enti non commerciali, per i
  quali esiste un modello ministeriale di
  dichiarazione, per tutti gli altri contribuenti è il
  Comune a doverlo "inventare".
  Il quadro normativo, anche in questo ambito,
  non brilla per chiarezza. Il comma 684 della
  legge 147/2013 prevede che i soggetti passivi
  presentino la dichiarazione relativa alla Iuc
  entro il termine del 30 giugno dell' anno
  successivo alla data di inizio del possesso o
  della detenzione dei locali e d e l l e a r e e
  assoggettabili al tributo.
  La dichiarazione deve essere redatta «su
  modello messo a disposizione dal Comune»,
  ed è dichiarazione ultrattiva, nel senso che ha
  effetto anche per gli anni successivi se non si
  verificano variazioni dei dati già dichiarati cui
  consegue un diverso ammontare del tributo.
  Non è prevista l' emanazione di un decreto
  ministeriale di approvazione del modello
  dichiarativo, sicché pare pacifico che ogni
  Comune dovrà predisporne uno.
  Il comma 687 della legge di Stabilità per il
  2014 prevede che alla dichiarazione relativa
  a l l a Tasi s i a p p l i c a n o l e d i s p o s i z i o n i
  concernenti la presentazione della dichiarazione Imu, il che dovrebbe significare che l' obbligo di
  presentazione della dichiarazione Tasi scatta generalmente quando c' è anche obbligo di presentazione
  della dichiarazione Imu, ma tale regola ovviamente non può valere per i detentori.
  Se il Comune non ha modificato con regolamento la scadenza fissata per legge, i contribuenti già oggi
  possono procedere alla presentazione della dichiarazione, perché quella del 30 giugno va intesa come
  data ultima di presentazione. Ma per presentare la dichiarazione occorre che il Comune abbia
  predisposto il modello, e a tutt' oggi sono ancora in pochi ad averlo fatto.
  Peraltro i contribuenti che hanno immobili su più Comuni saranno chiamati a districarsi nella
  compilazione di moduli strutturati in modo diverso e ciò sicuramente non è una semplificazione, anche
  perché, in teoria, potrebbero esserci 8.048 modelli di dichiarazione diversi, ovvero uno per ogni
  Comune, e ciò comporterà quasi sempre la compilazione a mano.
  Se per l' abitazione principale si può ritenere che non vi sia obbligo dichiarativo, similmente all' Imu, la
  situazione cambia per i detentori.
  Tutti gli inquilini di Roma e Milano, per esempio, dovranno presentare la dichiarazione Tasi, anche se
  hanno pagato poche decine di euro di tributo. Infatti, senza dichiarazione il Comune non è in grado di
  conoscere il detentore di un immobile e quindi non conosce il soggetto passivo cui notificare l' eventuale
  atto di accertamento per omesso versamento.
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26 gennaio 2015
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                                                        Enti locali

  Ottomila enti nel pendolo tra tagli e «stabilità»
  Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, nella
  conferenza stampa di fine anno, aveva
  dichiarato, in relazione alle società partecipate,
  che «c' è un obiettivo condiviso di passare da
  8mila a mille, ma deve essere serio. In questi
  anni il Governo centrale non è stato serio con
  le autorità locali, ha cambiato legislazione ogni
  tre per due». Dalle parole ai fatti, visto che
  sono arrivati gli emendamenti al disegno di
  legge Madia per la Pa (si veda Il Sole 24 Ore
  del 18 gennaio) che apriranno la strada al
  riordino delle società partecipate.
  È facile quindi immaginare che dopo l'
  approvazione del disegno di legge, ci
  troveremo di fronte a una serie di norme che,
  ispirandosi o meno al programma Cottarelli,
  dovranno comunque mirare a una riduzione
  importante delle società partecipate.
  In questo quadro, ci si deve interrogare sul
  significato delle disposizioni appena approvate
  in tema di società partecipate, ovvero dei
  commi 609 e seguenti dell' articolo 1 della
  legge di stabilità 2015 (legge 190/2014).
  Queste disposizioni, che sono a oggi in vigore,
  danno una conferma e pongono una
  perplessità.
  La conferma viene dai commi 609 e 615, che dimostrano che per i servizi pubblici a rete il Governo
  Renzi sta immaginando un percorso specifico di aggregazione, confermando e rendendo più cogenti le
  politiche di ambito territoriale ottimale.
  Per quanto riguarda le altre società (compresi quindi i servizi pubblici diversi dai precedenti) il percorso
  a oggi delineato dalla legge di stabilità, in particolare dai commi 611 e seguenti, sembra troppo vago e
  poco incisivo.
  Tra l' altro, a fronte della decisione di reintervenire nuovamente e in modo profondo sul tema, sembra
  irragionevole avviare oggi un percorso che porti a redigere «entro il 31 marzo 2015, un piano operativo
  di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente
  possedute, le modalità e i tempi di attuazione, nonché l' esposizione in dettaglio dei risparmi da
  conseguire».
  Ancora, immaginare che un programma di riduzione delle società possa concludersi in un arco di
  tempo di 12 mesi (in realtà solo 9, perché il piano va approvato a marzo e deve concludersi entro
  dicembre) è assolutamente velleitario, visti i tempi propri di elaborazione e di deliberazione tipici dei
  nostri enti locali.
  Resta il fatto, comunque, che la norma è in vigore ed è quindi dovere delle pubbliche amministrazioni
  interessate adoperarsi per rispettare queste disposizioni. Non essendoci vincoli particolari, è bene fare
  piani concreti e realizzabili, anche perché sia il progetto sia la relazione sui risultati ottenuti dovranno
  essere resi pubblici sul sito dell' ente e inviati alla Corte dei conti (in base al comma 612).
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  Giurisdizione. Competenza del giudice ordinario e non del Tar.

  Partecipate, la revoca dei vertici non è un atto
  amministrativo
  L' atto del presidente di una provincia che
  dispone la revoca dell' amministratore di una
  società interamente partecipata dall' ente non
  è un atto amministrativo in quanto la fattispecie
  difetta del potere pubblicistico.
  Pertanto, in caso di controversia è competente
  solo il giudice ordinario, al quale è rimessa la
  verifica della vicenda e anche quella dell'
  eventuale profilo risarcitorio. L' atto è
  addirittura inesistente come atto
  amministrativo.
  È questo il principio sancito dal Tar Calabria,
  sezione di Reggio Calabria, che, nella
  sentenza 4 del 15 gennaio scorso, ha
  dichiarato il difetto di giurisdizione e la
  competenza del giudice ordinario.
  Al Tar si era rivolto l' ex amministratore di una
  società, interamente partecipata da una
  provincia, che aveva impugnato il decreto con
  il quale il presidente dell' ente locale lo aveva
  revocato dalla carica. L' interessato aveva
  anche proposto domanda risarcitoria per
  ottenere la condanna dell' amministrazione
  provinciale al ristoro di tutti i pregiudizi
  patrimoniali (individuati nell' ammontare dei
  compensi non percepiti a causa della revoca
  anticipata, ritenuta illegittima) e non patrimoniali.
  Il Tar ha chiarito che tra le società a capitale interamente pubblico devono differenziarsi quelle che
  svolgono attività di impresa da quelle che esercitano attività amministrativa. L e p r i m e s o n o
  assoggettate, in linea di principio, allo statuto privatistico dell' imprenditore, le seconde soggiacciono
  allo statuto pubblicistico della pubblica amministrazione. Per stabilire quando ricorre la prima o la
  seconda fattispecie occorre aver riguardo: alle modalità di costituzione; alla fase dell' organizzazione;
  alla natura dell' attività svolta e al fine perseguito. Il che significa applicare il principio sancito dalla
  sentenza 326/2008 della Corte costituzionale, la quale ha distinto tra attività amministrativa in forma
  privatistica e attività di impresa di enti pubblici.
  I giudici amministrativi, relativamente al caso esaminato, hanno precisato che: ?la società è stata
  costituita per iniziativa della provincia, che è socio totalitario al 100 per cento; ?l' organo amministrativo,
  a regime, è composto da un consiglio di amministrazione di tre membri, dei quali uno nominato dal
  socio unico, gli altri due nominati dal consiglio provinciale, uno per la maggioranza e uno per la
  minoranza a maggioranza semplice e con votazione separata; ?la società ha a oggetto una serie di
  molteplici attività anche di natura economica; ?il finanziamento dell' ente, oltre che dal capitale sociale
  ovvero dai finanziamenti del socio unico, viene ritratto dai proventi e dagli introiti derivanti dall' esercizio
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                                                                                                   Continua ­­>      34
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