STAGIONE CONCERTISTICA 2018/2019 - UNDICESIMA EDIZIONE - Civitanova Classica
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
VENERDÌ 14 DICEMBRE 2018 ore 21.15 COMUNE DI Civitanova Alta, Teatro Annibal Caro CIVITANOVA MARCHE Assessorato alla Cultura CONCERTO di INAUGURAZIONE Mozart e Gershwin, Licini e Ciarrocchi ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA LUIGI PIOVANO direttore LORENZO DI BELLA pianoforte STAGIONE CONCERTISTICA interverrà STEFANO BRACALENTE Centro Studi Licini 2018/2019 UNDICESIMA EDIZIONE SABATO 2 FEBBRAIO 2019 ore 21.15 ingresso libero “La pittura, come la musica, non richiede traduzioni, ma conoscenza Civitanova Marche, Sala Lettura della Biblioteca delle tradizioni. La musica esige però d’essere suonata e quindi SPAZIO GIOVANI interpretata. La pittura è. E alla percezione immanente l’infinita sua ORCHESTRA D’ARCHI del MARCHE MUSIC COLLEGE eredità serve in modo eccellente.” Le parole di Philippe Daverio ALESSANDRO MARRA direttore mostrano il legame da sempre indissolubile nella percezione di DAVIDE MASSACCI pianoforte Musica e Arte visiva. E con esse intendiamo accogliervi all’undicesima edizione di Civitanova Classica Piano Festival, in un’orchestrata DOMENICA 10 MARZO 2019 ore 17.30 ingresso libero sintonia tra musica e pittura, colte nel loro parallelo mostrarsi Civitanova Alta, Auditorium Sant’Agostino all’attenzione di tutti voi che, con calore ed affetto, partecipate Voci d’organo: il Callido 1771 ai nostri appuntamenti. Anche quest’anno la stagione si fregia MANUEL TOMADIN organo e clavicembalo d’essere ben più di un susseguirsi d’importanti appuntamenti interverrà MARTA SILENZI critica d’arte concertistici. È un delicato ricamo che si snoda da dicembre a maggio, nel territorio civitanovese, dove la musica si fa solida trama DOMENICA 7 APRILE 2019 ore 17.30 di un tessuto capace d’intrecciare le principali istituzioni culturali Civitanova Alta, Auditorium San Francesco della nostra città: la Galleria Centofiorini nel suo quarantennale di CONCERTO STRAORDINARIO attività, la Pinacoteca “Moretti”, la Biblioteca Comunale “Zavatti” in occasione della mostra “Risonanze: ed il mondo della scuola, con l’Istituto comprensivo “Via Tacito”. Chagall e Braque, due opere a Civitanova” La Musica poi, quest’anno, si fa anche Storia, nello splendido BORIS PETRUSHANSKY pianoforte scenario dell’Auditorium di S. Agostino, facendo risuonare le interverrà STEFANO PAPETTI storico dell’arte antiche canne dell’organo Callido tra le mani sapienti del maestro Manuel Tomadin. MERCOLEDÌ 17 APRILE 2019 mattino Con noi come sempre un partner abituale: l’Orchestra Filarmo- Civitanova Marche, Auditorium Scuola “E. Mestica” nica Marchigiana, diretta da Luigi Piovano prima e dal polacco PROGETTO SCUOLA Bartosz Zurakowsky poi, co-protagonista nei grandi concerti del Archi, Fiati (Legni, Ottoni), Festival. Mentre il pianoforte risuonerà, in tutta la sua timbrica dove son le Percussioni? potenza, anche grazie a un grande poeta dello strumento, il russo ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA Boris Petrushansky, in un imperdibile recital all’auditorium San L’evento è riservato agli alunni, genitori e docenti Francesco. Chiuderà la rassegna un omaggio alla formazione per dell’Istituto Comprensivo “Via TACITO” di Civitanova Marche duo pianistico, con Marco Schiavo e Sergio Marchegiani da un lato ed il croato Robert Andres insieme al sottoscritto dall’altro. E MERCOLEDÌ 15 MAGGIO 2019 ore 21.15 i giovani talenti? Quest’anno ne avremo un’orchestra intera! Con Civitanova Alta, Teatro Annibal Caro gli archi, tutti under 20, che accompagneranno il pianoforte di CONCERTO di CHIUSURA Davide Massacci. Mille voci dunque, per fondersi in un perfetto ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA accordo dove ognuno, mantenendo il suo ruolo, contribuisce a BARTOSZ ZURAKOWSKY direttore creare insieme all’altro Armonia. MARCO SCHIAVO e SERGIO MARCHEGIANI Buon ascolto, due pianoforti ROBERT ANDRES e LORENZO DI BELLA il direttore artistico due pianoforti Lorenzo Di Bella 2
VENERDÌ 14 DICEMBRE 2018 ore 21.15 Civitanova Alta, Teatro ‘Annibal Caro’ CONCERTO INAUGURALE PROGRAMMA Mozart e Gershwin, Licini e Ciarrocchi Wolfgang A. MOZART Sinfonia n. 39, K 543: (1756 – 1791) i. Adagio. Allegro ii. Andante iii. Minuetto – allegretto ORCHESTRA FILARMONICA iv. Finale – allegro MARCHIGIANA INTERVALLO LUIGI PIOVANO direttore Fryderyk F. CHOPIN 3 Studi dall’op. 10: LORENZO DI BELLA pianoforte (1810 – 1849) n. 3 Lento ma non troppo n. 4 Presto interverrà STEFANO BRACALENTE del Centro n. 12 Allegro con fuoco Studi “Osvaldo Licini” di Monte Vidon Corrado 3 Studi dall’op. 25: n. 1 Allegro sostenuto in occasione della mostra Licini e Ciarrocchi, n. 2 Presto per i 40 anni della Galleria Centofiorini n. 12 Allegro molto e con fuoco George GERSHWIN Rapsodia in blu (1898 – 1937) (per pianoforte e orchestra) si ringrazia 4 5
LUIGI PIOVANO Primo violoncello solista dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia, si è diplomato in violoncello a 17 anni col massimo dei voti e la lode, sotto la guida di R. Aldulescu, con cui in seguito si è diplomato in violoncello e musica da camera anche al Conservatorio Europeo di Parigi. Nel 1999 è stato scelto da M. Pollini per partecipare al “Progetto Pollini” al Festival di Salisburgo, poi ripreso alla Carnegie Hall, a Tokyo e a Roma. Ha tenuto concerti di musica da camera con artisti del ca- libro di W. Sawallisch, M-Y. Chung, A. Lonquich, D. Sitkovetsky, L. Kavakos, V. Eberle, le sorelle Labeque e N. Lugansky. Dal 2007 suona regolarmente in duo con Antonio Pappano e dal 2009 fa parte del trio “Latitude 41”. Ha suonato come solista con prestigiose orchestre (Tokyo Philharmonic, New Japan Philharmonic, Accademia di Santa Cecilia, Seoul Philharmonic, Orchestre Symphonique de Montréal) e sotto la direzione di direttori come Chung, Nagano, Pletnev, Boreyko, Menuhin o Bellugi. Dal 2002 si dedica sempre più alla direzione, collaborando con solisti come L. Bacalov, S. Bollani, P. De Maria, B. Lupo, S. Mingardo, D. ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA La FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana è un’Istituzione Concertistica Orchestrale Italiana, fra le tredici riconosciute dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Affronta il repertorio sia lirico, sia sinfonico con notevole flessibilità e duttilità sul piano artistico-interpretativo, come rilevato da tutti gli interpreti e i direttori d’orchestra che con essa hanno collaborato. Nel corso della sua attività, in primo luogo nella realizzazione della Stagione Sinfonica in ambito regionale e nella partecipazione alle più importanti manifestazioni a carattere lirico delle Marche, l’Orchestra Filarmonica Marchigiana si è esibita con grandi interpreti come G. Kremer, N. Gutman, V. Ashkenazy, I. Pogorelich, U. Ughi, S. Accardo, A. Lonquich, M. Brunello, avvalendosi della guida di direttori di prestigio internazio- nale, quali G. Kuhn, W. Nelsson, D. Renzetti, A. Battistoni, H. Soudant. Collabora con gli Enti e le Associazioni concertistiche più prestigiose del territorio marchigiano, realizzando anche circuiti di concerti destinati al pubblico scolastico. L’Orchestra ha partecipato a importanti eventi di carattere nazionale e internazionale, fra i quali: Concerto di Fine Anno al Quirinale (2005); Concerto per la Vita e per la Pace in Roma, Betlemme e Gerusalemme (2006); veglia e concerto serale per l’incontro di Papa Benedetto xvi con i giovani di tutto il mondo a Loreto (1 settembre 2007); partecipazione con il chitarrista G. Seneca al Festival Internazionale di Izmir (Turchia) con il concerto “Serenata mediterranea” (2009), successivamente riproposto anche al Festival Internazionale di Hammamet (2010); “Concerto in onore di Benedetto xvi”, offerto al Pontefice dal Cardinale Domenico Bartolucci (2011); Concerto “De-Sidera” con G. Allevi e diretta tv “Al centro della Vita”, in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona (2011). Attualmente la FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana si avvale della direzione artistica del M° F. Tiberi e dal 2015 della direzione principale del M° H. Soudant. 6 7
Sitkovetsky, V. Sokolov, F-J. Thiollier e ha registrato per Naxos oltreché numerosi CD per Eloquentia, fra i quali uno con S. Mingardo in cui dirige i Kindertotenlieder ed i Lieder eines fahrenden Gesellen di Mahler (premiato in Francia nel 2012 come miglior CD di Lieder dell’anno). Dal 2008 al 2016 è stato direttore artistico dell’Estate Musicale Frentana di Lanciano. Dal 2013 al 2017 è stato direttore musicale di Roma Tre Orchestra. Dal 2012 è direttore musicale dell’Orchestra ICO della Magna Grecia, con cui ha diretto importanti pagine del grande repertorio sin- fonico fra le quali l’integrale delle Sinfonie e dei Concerti di Brahms, la Quarta, Quinta e Sesta Sinfonia e i Concerti di Čajkovskij, la Sinfonia in Re min. di Franck e i due Concerti di Ravel. Dopo il grande successo ottenuto in Roma nel 2013 dirigendo gli Archi dell’Orchestra di Santa Cecilia in un concerto di musiche di Schubert e la registrazione del medesimo programma per un CD Eloquentia, Piovano ha avviato una collaborazione stabile alla testa degli Archi di Santa Cecilia. Insieme hanno riscosso entusiastici consensi in diverse sedi italiane e ancora a Roma in Sala S. Cecilia prima con le Serenate di Dvořák e Čaikovskij (pure registrate per Eloquentia), poi con un programma dedicato a Rota, Morricone e Piovani (registrato per un CD Arcana, uscito nel 2017). Di recente la Sony ha pubblicato il quarto CD con gli Archi di S. Cecilia, con musiche di Vivaldi. Fra i suoi impegni più recenti figurano diversi concerti, sul podio di molte orchestre italiane (la Sinfonica Abruzzese, quelle del Teatro Petruzzelli di Bari e del Teatro Bellini di Catania, la Camerata Strumentale Città di Prato, l’Orchestra del Festival di Bergamo e Brescia, l’Orchestra di Padova e del Veneto, la Sinfonica Siciliana, e l’Orchestra da Camera dell’Accademia di S. Cecilia), mentre è all’estero il debutto con la New Japan Philharmonic Orchestra. Luigi Piovano suona un violoncello Giuseppe Guarneri “filius Andreae” (Cremona 1712), gentilmente concesso da Tarisio Fine Instruments and Bows. LORENZO DI BELLA Si è aggiudicato nel 2005 il primo premio e medaglia d’oro al concorso sua attività concertistica lo ha portato ad esibirsi in importanti città italiane pianistico ‘Horowitz’ di Kiev (unico italiano ad aver vinto un concorso ed estere, e a collaborare con orchestre quali: l’Orchestra dei Pomeriggi pianistico in una nazione dell’ex Unione Sovietica). Per meriti artistici Musicali di Milano, l’Orchestra Sinfonica di San Remo, l’Orchestra nel 2006 gli è stato consegnato in Quirinale, dall’ex Presidente Ciampi, Nazionale di O’Porto, l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, l’Orchestra il ‘Premio Sinopoli’, in memoria del direttore d’orchestra G. Sinopoli, Sinfonica di Pesaro, l’Orchestra Sinfonica Nazionale dell’Ucraina, l’Or- scomparso nel 2001. Nel 1995 si è aggiudicato il ‘Premio Venezia’, il più chestra Sinfonica di Nancy, la Südwestdeutsche Philarmonie, l’Orchestra importante concorso nazionale a seguito del quale ha tenuto recitals per le Sinfonica Villingen-Schwenningen, la New World Philarmonic, la Moravian maggiori società concertistiche italiane. Grande successo hanno riscosso le Philarmonic Orchestra, la West Bohemia Orchestra e la Philarmonisches sue apparizioni al ‘Festival dei Due Mondi’ di Spoleto, su invito personale Kammerorchester Berlin. Ha collaborato con numerosi direttori tra cui del M° G. Menotti, al Teatro “La Fenice” di Venezia, al Teatro Olimpico di J. Conlon, K. Karabits, V. Christopoulos, R. Seehafer, J. Iwer, Z. Müller, Vicenza, al Teatro delle Muse di Ancona, alla Sala Michelangeli di Bolzano, V. Sirenko, M. Maciaszczyk, M. Brousseau, D. Crescenzi e F. Lanzillotta. alla Maison Symphonique di Montréal, al Festival Liszt di Utrecht, all’ Così si è espresso il pianista Lazar Berman, pochi mesi prima della sua ETH di Zurigo, al Festival Chopin di Marianske Lazne, oltre che a Lugano, scomparsa: “Lorenzo è un notevole pianista di talento, un brillante vir- Amburgo, Berlino, Praga, Cracovia, Sarajevo, Ottawa, Denver (CIPA), tuoso, un emozionante e raffinato musicista. Io sono stato suo insegnante Pechino, Shanghai (Oriental Center), Wuhan, Xi’han, alla Società dei per tre anni e ho sempre ammirato la sua grande abilità tecnica e la sua Concerti di Milano e all’Auditorium “Parco della Musica” di Roma con forte personalità artistica ma soprattutto la sua voglia di parlare al pubbli- l’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia. Ha eseguito nel 2013 l’integrale co…”. Dal 2016 è docente di pianoforte principale presso il conservatorio delle Études-Tableaux di Rachmaninov in due concerti, a Torino e Milano, ‘G. Braga’ di Teramo e direttore artistico dell’Accademia Pianistica delle all’interno della settima edizione del Festival MiTo – Settembre Musica. La Marche di Recanati dove ogni anno organizza masterclasses con pianisti e 8 9
didatti di fama internazionale. Per la sua attività artistica è stato insignito irrefrenabile, di un genio spontaneamente prolifico quant’altri mai? o, più in Campidoglio del ‘Picus del Ver Sacrum’, insieme all’attore Max Giusti probabilmente, genuina confessione, intima testimonianza di un uomo e al soprintendente Pier Luigi Pizzi, quale “Marchigiano dell’anno 2006”, giunto precoce ad un’aurea e serena saggezza? Forse le tre cose insieme, resta riconoscimento istituito dal Ce.S.MA di Roma. È ideatore e direttore ar- comunque che con questa consorella del Don Giovanni Mozart sembra tistico della stagione concertistica Civitanova Classica Piano Festival, del chiudere la sua aurea parabola compositiva, proprio laddove ne apre – se Mugellini Festival di Potenza Picena e del Concorso Pianistico “La Palma possibile – il capitolo più armonioso. d’Oro” di San Benedetto del Tronto. Così come leggerezza e levità, eleganza e perfezione formale ci lasciano esterrefatti, anche in questa pagina sinfonica siam posti di fronte al mira- colo della voce mozartiana. Come ben scriveva Massimo Mila: «vi sono artisti ribelli ed essenzialmente rivoluzionari che nelle epoche di lotta e di NOTE DI SALA trasformazione svolgono un lavoro prezioso di demolizione delle vecchie Tre casi di composizioni, quelle che ascolteremo stasera, quanto mai diverse sovrastrutture, dei pregiudizi ritardatori, e sbarazzano il terreno per la ma- tra loro, eppure accomunate dall’essere in certo qual modo rappresentative nifestazione di un ordine nuovo. E vi sono artisti, invece, i quali edificano del pieno raggiungimento di uno stile maturo, per altrettanti compositori. la casa dell’uomo, cioè la civiltà, sopra quanto rimane dei vecchi edifici, Tutti più o meno alle prese con difficoltà non più dovute ai primi ten- utilizzando tutti i mattoni salvabili dalle rovine. […] Mozart è come un tativi d’affermazione, quanto semmai alla necessità di riconfermare una mare ma rassomiglia a Raffaello, cui viene sempre paragonato, per la levigata genialità, sia in Mozart, che in Chopin, così come in Gershwin esplosa perfezione esteriore, per l’assoluta finitezza formale». Parole consimili, o che in precocissima età. forse potrebbero in certo senso riunire i due ‘tipi’ così ben individuati dal All’epoca della stesura della sua trentanovesima Sinfonia, nota anche come Mila, meglio non potrebbero adattarsi del resto anche all’arte di Fryderyk Schwanengesang (Canto del cigno), Wolfgang Amadeus Mozart si trovava Chopin che, oltre al magistero bachiano, della classicità mozartiana fu in grandi difficoltà economiche, preoccupazione che dopo il fallimento estimatore grandissimo, e per tutta una vita. Certo, la morbida cantabili- viennese del Don Giovanni lo avrebbe tormentato sino alla fine dei suoi tà, di esplicita derivazione vocale, la levigatezza di dizione che ne ha reso giorni. «La mia situazione è tale da costringermi a chiedere denaro in pre- celebre il pianismo può sembrarci palese più nei suoi Notturni, come in stito. Ma, Dio, a chi potrei rivolgermi? [...] Se non mi aiuterete in questa certi Preludi, o anche negli Improvvisi. Eppure proprio le op. 10 e 25, che situazione perderò l’onore e il credito, le uniche cose che speravo di salvare». raccolgono i ventiquattro Studi composti tra il 1830 ed il 1837 dal maestro Con questi accenti drammatici si rivolgeva infatti per lettera all’amico polacco, vengono a costituire uno dei massimi compendi di un particolare Puchberg, un mercante che sovente gli fornirà un certo supporto economico, linguaggio strumentale che – nelle mani di Chopin – giunse ai vertici di una e la data che in calce leggiamo è quella del 7 giugno 1788. Neanche venti massima perfezione, proprio in pieno Ottocento. Qui il più alto virtuosi- giorni più tardi, e la partitura della Sinfonia in Mi bemolle è terminata. smo, espresso al più alto grado nelle sue componenti inscindibili di suono Eppure quanto poco vi troviamo delle sofferenze patite, dell’ansia, delle ed agilità, rivelò al mondo un altro precocissimo genio, anche lui poco più molte tribolazioni! Ma spesso è così nell’arte di Mozart, che - come ben che ventenne, dalla sensibilità tecnica così sapientemente profonda, così riassumeva Hermann Abert - il suo mondo fantastico, il suo vero mondo, irripetibilmente libera, da lasciare in preda a un’incredula ammirazione col quotidiano aveva poco o nulla a che fare. Si pensi non solo all’energia persino il più temuto e rinomato virtuoso dell’epoca; quel Franz Liszt cui propulsiva del primo movimento, alla semplicità del Minuetto, di una proprio l’op. 10 sarà dedicata, giusto in fase di stampa. Rischiando pure un grazia quasi campestre, o alla dolcezza che si effonde infine nella voce po’ d’aneddotica si può ricordare come il dedicatario, certamente onorato dei clarinetti (qui a sostituzione degli oboi, ed è la prima volta in una sua ma al contempo ‘sfidato’ dall’amico-rivale, scelse di calarsi in un solitario Sinfonia!), ma anche a quel Trio in cui si è voluto rintracciare l’eco ante ritiro al fine di completare quanto prima un furibondo studio dell’opera. litteram dei passi di un Valzer (danza che diverrà in voga solo a Ottocento Ne emerse solo pochi giorni più tardi, ma di duro lavoro. Sfida titanica inoltrato). Ecco che ben si chiarifica così quanto la luminosità mozartiana a ben vedere, ché i 24 Studi sono un vero compendio di arditezze, da cui sia più che altro frutto di una stupefacente varietà musicale, sempre prati- Liszt uscì però manco a dirlo vincente, se una sua esecuzione strappò allo cata però con calibratissima perfezione. Nell’estate del ’78 il maestro era stesso Chopin una ben nota ammissione d’invidia: «quando suona l’op. 10 dovuto fuggire da Vienna , e dai suoi creditori, per riparare in campagna, mi toglie di senno. Ah, Liszt! ... Quanto vorrei rubargli il modo di rendere in un rustico sperso tra i sobborghi campestri della capitale. Proprio qui, i miei propri Studi». in una serenità rinnovata e forse un poco irreale, Mozart raccoglie a sé Che dire infine dell’arcinota Rhapsody in blue? Composta da un Gershwin le ultime energie per comporre d’un fiato le ultime sue tre Sinfonie, che non ancora sicuro, quanto meno del tutto, sulle proprie potenzialità di coronerà con il miracolo della Jupiter. «Viennese e romantica» quella che compositore tout court (non solo quindi come autore di songs per le scene ascolteremo stasera, «cupa ed appassionata» la seguente, un «volo infine di di Broadway, pur se di successo). Il capolavoro del nascente sinfonismo suprema liberazione» l’ultima, nelle parole di Bernhard Paumgartner, tra i americano è infatti un incrocio del tutto particolare, come solo la cul- massimi studiosi mozartiani del secolo. Tentativo di un ultimo sforzo per tura americana sapeva in quegli anni produrre, con gran naturalezza e riuscire finalmente a far breccia nel pubblico viennese? urgenza compositiva spontaneità. Parlavo di incertezze, perché il Gershwin della Rapsodia era 10 11
ancora un pianista da locale, che aveva scavato e a fondo praticamente SABATO 2 FEBBRAIO 2019 ore 21.15 ingresso libero tutti i pianoforti di Tim Pan Alley e dintorni, e che solo di recente era volato sulle ali di un successo incredibile, grazie ad alcune sue songs (la Civitanova Marche, Sala Lettura della Biblioteca prima fu Swanee). Il miracolo americano, si sa… Ma è proprio grazie ad un suo particolare linguaggio (sin da subito presente nella sua musica) che al giovane Gershwin riuscì di conquistare il cuore d’una città che forse non attendeva altro, se non quella perfetta ‘colonna sonora’; come giu- stamente scrive Franco Serpa, una poetica del suono «in cui convivevano SPAZIO GIOVANI ottimismo, ironia e malinconia», in perfetto equilibrio. Eppure quando, all’età di venticinque anni, Gershwin si convinse ad intraprendere un re- pertorio ‘serio’, più raffrontabile a quello dei grandi compositori europei, si ritrovò unico e primo della folta schiera di bravi musicisti americani che ORCHESTRA D’ARCHI ancora non avevano creato una propria scuola. Nulla di più comprensibile allora che una certa ansia lo colse; non volle affrontare il passo da solo e del Marche Music College si affidò quindi alla mani sapienti di Ferde Grofé, grande orchestratore ed arrangiatore jazz per la Paul Whiteman Orchestra. Il risultato lo co- ALESSANDRO MARRA direttore nosciamo ormai tutti, e non smette di deliziarci ogni volta, a partire da quell’inconfondibile slancio del clarinetto che avvia l’intera compagine DAVIDE MASSACCI pianoforte (*) verso l’ingresso del pianoforte, protagonista indiscusso dei capolavori tra i più riusciti del repertorio solistico con orchestra, per questo strumento. L’Adagio è forse tra le idee più belle di Gershwin, che certo non sfigura a fianco di pagine come Summertime o Someone to watch over me, tra le più in collaborazione con memorabili melodie americane di tutti i tempi. È vero, alcuni non vollero riconoscere a questa nuova voce americana il diritto d’ingresso nell’empireo dei grandi. Quindi forse i timori del giovane George erano in certo senso fondati… Certo è piacevole, non si discute, ma non vorrete metterlo a fianco di un Beethoven o di un Brahms!? Difficoltà che sempre s’incontrano, è noto, nell’accettar la novità, ancor più quando spontaneamente sincera. «Per lui la musica era come l’aria che respirava, come il cibo che lo nutriva, come la bevanda che lo rinfrescava: un’immediatezza del genere è data soltanto ai grandi ed egli era un grande compositore. […] Non mi sento obbligato a profetizzare quale posto sarà assegnato a Gershwin dalla storia: se lo si considererà più simile a Johann Strauss o a Debussy, a Offenbach o a Brahms, a Léhar o a Puccini; ha però inventato idee musicali nuove, come è nuovo il suo modo di esprimerle. […] Quello che ha realizzato non giova soltanto alla musica nazionale americana, ma è anche un contributo alla musica del mondo intero». Noi oggi lo sappiamo bene, ma all’epoca ci volle un Arnold Schönberg per poter esprimere un giudizio simile. Non serve spingerci oltre, aveva ovviamente ragione. Nicolò Rizzi si ringrazia 12 13
PROGRAMMA Johann PACHELBEL Canone e Giga in Re magg. (1653 – 1706) (per 3 violini e basso continuo) Henry PURCELL Rondo, da “Abdelazar” (1659 – 1695) (per archi e basso continuo) Franz J. HAYDN (*) Concerto per pf. e orchestra (1732 – 1809) Hob. xviii/11: i. Vivace ii. Un poco adagio iii. Rondo all’ungherese ORCHESTRA D’ARCHI del Marche Music College allegro assai Gli Archi del MMC sono un’orchestra di violini, viole, violoncelli e con- trabbassi nata grazie a un bando della Regione Marche con fondi europei, INTERVALLO vinto dal consorzio Marche Music College con un progetto dal titolo “Music for Screen”. Orchestra di giovani provenienti da scuole e conservatori che si formano in modo innovativo (trattando non solo repertori classici ma Arcangelo CORELLI Concerto grosso op. vi, n. 8 anche musica per immagini e colonne sonore originali), gli Archi del MMC (1653 – 1713) “Fatto per la notte di Natale” sono parte di un sistema più ampio di produzione di musica e si pongono (per archi e basso continuo): naturalmente in relazione con giovani compositori e nuove tecnologie. Concerti, sessioni di registrazione, laboratori ed esperienze in quartetto sono i. Vivace. Grave il bagaglio esperienziale che più permette a questi musicisti di cimentarsi in repertori che vanno dal barocco fino ai giorni nostri, passando dal palco ii. Allegro allo studio di registrazione. Tra le attività più rilevanti, la residenza con iii. Adagio. Allegro. Adagio concerto a Corinaldo nel 2017, la partecipazione alla Maratona Bach nel iv. Vivace 2017 e nel 2018, la registrazione di parte della colona sonora del docu-film v. Allegro. Pastorale – Largo “Serendip”, presentato a diversi Festival tra cui quello di Venezia. Gli Archi di MMC sono curati e diretti dal M° Alessandro Marra. Giovanni B. SAMMARTINI Sinfonia in Sol magg. ALESSANDRO MARRA (1701 – 1775) (per archi): Nato ad Osimo nel 1970, si è laureato con lode in violino ad indirizzo i. Allegro ma non tanto interpretativo e ad indirizzo didattico. Ha inoltre conseguito il diploma in Viola e ha studiato composizione e direzione d’orchestra. Si è perfezionato ii. Minuetto sotto la guida del prof. C. Romano, presso l’Accademia Internazionale iii. Grave Superiore di Perfezionamento “L. Perosi” di Biella e presso il Royal College iv. Allegro assai of Music di Londra, dove ha studiato con il M° G. Zhislin conseguendo l’Associate of the Royal College of Music Post-Graduate diploma. A Londra si è dedicato anche allo studio della didattica del violino con la prof.ssa N. Boyarsky (docente presso la “Y. Menuhin” School e presso il Royal College of Music). Ha ottenuto l’idoneità alle audizioni per la FORM – Fondazione Orchestra Regionale delle Marche, e per le orchestre del Teatro La Fenice di Venezia, del Teatro dell’Opera di Roma, del Teatro Verdi di Trieste, oltre che per l’Orchestra Regionale Toscana e per l’Orchestra Sinfonica Nazionale 14 15
della RAI, con le quali ha collaborato suonando sotto la direzione di grandi DOMENICA 10 MARZO 2019 ore 17.30 ingresso libero direttori, spesso impegnato in tournées internazionali. Nel 2001 ha vinto il concorso internazionale, classificandosi primo assoluto, come Terzo dei Civitanova Marche, Auditorium Sant’Agostino Primi Violini, presso l’Orchestra Sinfonica di Sanremo, con la quale ha poi lavorato per molti anni. È tuttora membro stabile della Fondazione Orchestra Regionale delle Marche e insegna presso il Liceo musicale “C. Rinaldini” di Ancona. VOCI D’ORGANO: DAVIDE MASSACCI Inizia a suonare il pianoforte all’età di 13 anni sotto la guida del M° I. il Callido 1771 Picari. Nel 2015 entra a far parte dell’Accademia Pianistica Internazionale di Recanati, dove attualmente studia con i maestri G. Luisi e L. Di Bella, ricevendo nel 2017 il diploma di concertismo. Contemporaneamente, nel 2016 viene ammesso al conservatorio “G. Rossini” di Pesaro, dove MANUEL TOMADIN organo e clavicembalo al momento prosegue i suoi studi, sotto la guida del M° B. Bizzarri. Dal 2017 al 2018 approfondisce lo studio della musica spagnola frequentando un corso annuale nel Conservatorio Superior de Música “V. Eugenia” di Granada, sotto la guida del M° M. Ángel Rodríguez Láiz. Ha partecipato interverrà MARTA SILENZI storica dell’arte a svariati seminari e masterclass in Italia e all’estero con pianisti di chiara fama, tra cui F. Heinisch, C. Altamura, I. Donchev, G. Valentini, A. Turini, L. Weng, L. Ciammarughi, V. Kotys, I. Stanescu, J-F. Antonioli. È stato premiato in diversi concorsi nazionali e internazionali, tra cui il “Premio in occasione della mostra San Giacomo della Marca”, il “Concorso Zanuccoli”, la “La Palma d’Oro” Quarant’anni della Centofiorini e la “Nuova Coppa Pianisti” di Osimo. si ringrazia IMPRESA EDILE 16 17
PROGRAMMA Johann S. BACH Partita n. 3 bwv 827: (1685 – 1750) i. Fantasia ii. Allemande iii. Corrente iv. Sarabande v. Burlesca vi. Scherzo vii. Gigue Concerto in Do magg. bwv 976: (trascr. dal Concerto di A. Vivaldi per violino rv 265) i. Allegro ii. Largo iii. Allegro su clavicembalo di Andrea Di Maio (2006), copia di Giusti 1681 INTERVALLO Delphin STRUNCK Verbum caro factum est (1601 – 1694) MANUEL TOMADIN Dietrich BUXTEHUDE Fuga in Do min. Bux.wv 174 Probabilmente l’organista italiano più decorato in competizioni di esecuzio- (1637 – 1707) ne-interpretazione della sua generazione, Manuel Tomadin si è diplomato in Pianoforte (col massimo dei voti), in Organo e composizione organistica Bernardo STORACE Ballo della Battaglia oltreché in Clavicembalo (cum Laude). Insegna organo al Conservatorio (1637 – 1707) “G. Tartini” di Trieste e si dedica costantemente all’approfondimento delle Agostino TINAZZOLI Partite sopra il Passagallo problematiche inerenti la prassi esecutiva della musica rinascimentale e barocca, anche attraverso lo studio dei trattati e degli strumenti d’epoca. Dal (1660 – 1725) 2001 al 2003 ha studiato presso la Schola Cantorum Basiliensis di Basilea, Antonio VIVALDI Concerto n. vi in Re min nella classe di J-C. Zehnder. Di grande importanza per la sua formazione sono (1678 – 1741) da “la Stravaganza” state le lezioni con i maestri F. Bartoletti e A. Marcon. Svolge intensissima attività concertistica, sia solistica, che in assiemi o come accompagnatore, (Anne Dawson’s Book 1720): in Italia e in tutta Europa. Ha inciso vari dischi per le etichette Brilliant, i. Allegro Bongiovanni, Tactus, Fugatto, Bottega Discantica, Toondrama, Centaur ii. Largo Records, Stradivarius e Dynamic utilizzando soprattutto organi storici del iii. Allegro Friuli Venezia Giulia, dell’Olanda e della Germania. Sono stati recensiti col massimo dei voti, dalla rivista francese Diapason, i suoi dischi con musiche Giuseppe VERDI Offertorio, Elevazione di Bruhns e Hasse, di Kneller, Leyding e Geist, di Tunder, e di Saxer, Erich (1813 – 1901) e Consumazione, la “Attila” e Druckenmuller. Direttore artistico del Festival organistico internazionale Friulano “G. B. Candotti” e del Festival “A. Vivaldi” di Trieste, è organista su organo di Gaetano Callido (1771) titolare della Chiesa Evangelica Luterana triestina. Vincitore di 4 concorsi organistici nazionali e di 6 internazionali (tra cui spiccano il primo premio a Füssen, a Breitenwang e a Mittenwald, il secondo premio con primo non assegnato al prestigiosissimo Concorso “P. Hofhaimer” di Innsbruck 18 19
per ben due volte nel 2004 e nel 2010, ed infine il Primo premio assoluto difficoltà in verità impervie tra le loro pagine, nel loro riuscire a fondere allo Schnitger Organ competition di Alkmaar nel 2011, con il titolo di linguaggi e stili tanto diversi (come spesso accade nell’ultimo Bach) quanto Organista Europeo dell’ECHO 2012). È stato selezionato come concertista è possibile ricostruire anche solo da una scorsa veloce dei titoli che le arti- d’organo e di clavicembalo nell’ambito del progetto “Friuli in musica”, colano in cui pare continua la raffinata stilizzazione dei più classici moduli promosso dalla Fondazione CRUP e dal CIDIM. di danza. Tradizione che però viene da Bach magistralmente screziata, sovente, da un colore più intimo ed introspettivo in grado si permutarne i connotati, restituendoci così un prisma anche di inusitata speculazione intellettuale, oltreché di eccellente perfezione formale. Un discorso assai simile potrebbe valere per i molti Concerti che Bach NOTE DI SALA si trovò a scrivere per il clavicembalo, in dialogo con la compagine or- È certo un piacere poter introdurre un concerto che ha il pregio di riassu- chestrale, pure laddove l’estro del compositore scelse di rivolgersi alla mere in un’unica sera due dei più importanti antenati del moderno piano- trascrizione, al rimettere mano a capolavori d’altri, magari per organico forte. Il clavicembalo e l’organo saranno entrambi infatti protagonisti del diverso, nelle loro vesti originali. Per molto tempo si credette infatti che i programma che andremo ad ascoltare, capace di snodarsi dalla migliore Concerti trascritti da Bach fossero opera di un ulteriore intento didattico, scuole tedesca di fine Seicento, sino alla raffinatezza italiana di Antonio nel senso quasi di una più diretta analisi della tradizione passata o a lui Vivaldi da un lato ed al magistero bachiano dall’altro. Giuseppe Verdi contemporanea. Da diversi anni però si è riconosciuta anche una precisa suona così quasi come un omaggio, in certo senso divertito, dell’Ottocento motivazione storica per le molte trascrizioni che Bach effettuò, soprattutto musicale nostrano ad una scuola ed un repertorio quanto mai vasti, che da compositori italiani: nelle corti tedesche (ed anche in quelle in cui Bach han contribuito in modo imprescindibile alla costruzione del nostro gusto era impiegato, in particolare a Weimar) s’era svegliato in quegli anni un europeo ed all’evolversi della storia musicale del continente così come noi interesse tutto particolare per la musica della nostra penisola. Proprio il la conosciamo. giovane principe ereditario della piccola corte tedesca, Giovanni Ernesto Ad un buon clavicembalo italiano (copia moderna di uno strumento di di Sassonia, di ritorno da uno dei suoi molti viaggi riportò al compositore Giovan Battista Giusti) è affidata la prima parte del programma, tutta in- sia diversi manoscritti che vere musiche a stampa, tra cui spiccavano le centrata su opere di Johann S. Bach, con due capolavori del suo repertorio raccolte intitolate L’estro armonico e La stravaganza del veneziano Antonio per tastiera. Per capire l’immensa opera bachiana per questo strumento Vivaldi. Particolarmente interessato allo schema del ‘Concerto grosso’, non può forse esserci concetto migliore che quello di ‘perfezionamento’, col suo alternarsi di ‘Concertino’ e ‘Ripieno’ Bach si diede a trascrivere riflessione basilare del pensiero religioso protestante di Martin Lutero. così diversi Concerti sia manualiter, per clavicembalo, che pedaliter, per Forma di continuo miglioramento, non solo pratico, ma etico anche, il organo. Proprio in una copia manoscritta del figlio Johann Bernhard è ‘perfezionamento’ è da intendersi così come un cammino continuo verso la conservata così anche la parte manualiter del Concerto in Do maggiore grazia, il ricongiungimento con la perfezione. Non sarà quindi un caso che bwv 976, tratto dal dodicesimo ed ultimo Concerto in Mi maggiore che Bach padre usasse apporre, in chiosa ai propri manoscritti, la sigla abbreviata chiude la raccolta de L’estro armonico del ‘prete rosso’ veneziano. Opera da S.D.C. (Soli Deo Gratia, vale dire in latino “per la sola grazia di Dio”). Bach trasposta ad hoc di una terza, con ogni probabilità per meglio potersi Scopo ultimo era la perfezione celeste, il ricongiungersi a Dio. Ebbene, per adattare alle scarse estensioni dei manuali presenti sui clavicembali alla questo cammino spirituale, quale parallelo musicale migliore avrebbe mai corte di Weimar. potuto esserci quindi del sano esercizio? Poco o nulla dell’opera che Bach Se di Delphin Strunck sopravvivono quasi solo alcune composizioni orga- ci ha lasciato per tastiera è da intendersi aliena da questo spirito che (pur nistiche, del resto importanti per la codificazione dello stile di quella che semplificando) potremmo riassumere come eminentemente ‘didattico’, si è soliti definire la ‘Scuola tedesca del Nord’, con Detrich Buxtehude ci nel più nobile senso del termine. Proprio a scopi didattici erano del resto troviamo di fronte ad uno dei più rispettati maestri del secondo Seicento stati da lui ultimati il Clavier-Büchlein (per il figlio maggiore Wilhelm europeo. Di origini danesi, valido polistrumentista nonché prolifico com- Friedemann), contenente le Invenzioni a due e a tre voci così come parte positore, Buxtehude era anche un uomo particolarmente colto, che rivolse del futuro Clavicembalo ben temperato, ma anche i due piccoli quaderni i suoi molti interessi in diversi campi della cultura tedesca del tempo. I suoi ‘per Anna Magdalena’ (sua seconda moglie, raffinata cantante nonché stru- contributi nell’evoluzione di generi come la Fuga, la Fantasia e il Corale mentista). Pubblicate in quattro diversi volumi, apparvero invece più tardi sono considerati essenziali nel passaggio del lascito dalla vecchia genera- le Clavier-Übung, che se nella quarta raccolta contengono le celeberrime zione, che faceva capo ad Heinrich Schütz, sino alle mani di Johann S. Variazioni Goldberg, nella prima riportano le sei Partite bwv 825-830, in Bach, prima del quale l’opera di Buxtehude poteva a ragione considerarsi certo senso gemelle più articolate delle 12 Suites (francesi e ed inglesi) da il vertice dell’arte organistica tedesca. Bach composte tra il 1726 ed il 1730. ‘Esercizi’ concepiti quindi in un Con Bernardo Storace ed Agostino Tinazzoli attraversiamo invece le alpi, duplice senso, sia pratico che spirituale, come ricorda Stefano Catucci, per approdare in terra italiana. Del Tinazzoli, bolognese, morto poco anche se Bach stesso si trovò a definirle opere per “dilettanti”, adatte più distante da qui, probabilmente in Pesaro, sappiamo ben poco e le poche alla “ricreazione dello spirito”, piene di “Galanterie”, le Partite disvelano informazioni disponibili riguardano più una sua triste vicenda personale 20 21
che non la sua musica: l’incarcerazione nei piombi di Castel Sant’Angelo, DOMENICA 7 APRILE 2019 ore 17.30 le temute carceri dei papi, anche se non ci è dato sapere con quale precisa accusa. Così come Buxtehude può considerarsi il continuatore della scuola Civitanova Alta, Auditorium San Francesco schütziana, Bernardo Storace, attivo per diverso tempo alla cappella del senato di Messina, condusse invece in avanti la scuola organistica italiana, dopo la luminosa eredità di Girolamo Frescobaldi, forse il più grande compositore per tastiera del nostro tardo Rinascimento. Di lui si conserva CONCERTO STRAORDINARIO unicamente la raccolta (del resto molto ampia ed articolata) della Selva di varie compositioni d’intavolatura per cimbalo et organo, nella quale tra varie forme di Variazione, e oltre a diversi passi di Passacaglio e di Ciaccona, Chagall e Braque, Chopin e Skrjabin compare anche il Ballo detto della Battaglia, tra le sue pagine più note. Se al clavicembalo Manuel Tomadin ha scelto di proporci una nota trascri- zione bachiana da Vivaldi, col sesto Concerto in Re minore de La stravaganza (quarta opera del compositore veneziano) possiamo ascoltare la scrittura BORIS PETRUSHANSKY pianoforte vivaldiana applicata a un organo d’eccezione, qual è il bello strumento costruito da Gaetano Callido nel 1771 e solo di recente nuovamente restaurato. La Stravaganza è una raccolta di dodici concerti per violino, interverrà STEFANO PAPETTI storico dell’arte archi e basso continuo che insieme a L’estro armonico e al Cimento dell’ar- monia e dell’inventione fonderà le basi per la fama e la gloria del musicista, in occasione della mostra Risonanze: impiegato presso il Pio Ospedale della Pietà, in Venezia. Il titolo par già Chagall e Braque, due opere a Civitanova di per sé esplicativo d’un uso tutto particolare della fantasia compositiva, da Vivaldi impiegata per sbizzarrirsi e per muoversi più a piacimento, in percorsi alternati e sovente improvvisati che tendono a privilegiare la libertà sopra tutte le convenzioni di forma. La medesima maestria stilistica sarà del resto portata all’eccellenza proprio negli ultimi concerti del Cimento PROGRAMMA (op. 8), meglio conosciuti a tutti come i Concerti delle stagioni. Concludono infine il programma tre brani tratti da un’opera di Giovanni Verdi, composta durante i proverbiali “anni di galera”. Con questa peculiare Fryderyk F. CHOPIN 24 Preludi op. 28 espressione il nostro maggior operista usava riferirsi a quei sedici anni in (1810 – 1849) cui, dopo il 1843, sfornò a ritmo frenetico una decina di opere: quasi una ogni due anni! L’Attila andò in scena alla Fenice di Venezia il 17 marzo INTERVALLO 1846. A quel tempo Paolo Sperati ne diresse non poche repliche, insieme ad altri capolavori verdiani, tra cui Nabucco, ed Ernani. Capace organista, negli anni a seguire Sperati trasse una serie di trittici per la chiesa (il più Aleksandr N. SKRJABIN 24 Preludi op. 11 delle volte Offertorio, Elevazione e Consumazione), in cui rimaneggiava (1872 – 1915) i motivi più amati ed allora più in voga dalle suddette opere verdiane. Potrà certo apparire azzardato, ma ascoltare melodie da quest’opera – tutta giocata sull’opposizione tra unni invasori e difensori romani, in coda a un concerto che avremo udito svolgersi lungo le direttrici delle scuole tedesca e italiana – pare quasi un compendio poetico a un dialogo che, invece di scontro, si è più volte intessuto, tra Italia e l’oltralpe, come quanto mai si ringrazia proficuo per la storia musicale europea. Nicolò Rizzi 22 23
registrato per Melodia (Russia), Art&Electronics (Russia-USA), Symposium (Inghilterra), Fone, Dynamic, Agora e Stradivarius (in Italia). Continua una intensa attività concertistica sia in Italia che in Russia, dove ritorna regolarmente, nonché in Germania, Austria, USA, Svizzera, Francia, Svezia, Finlandia, Irlanda, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Belgio, Slovenia, Croazia, Polonia, Ungheria, Israele, Sud Africa, Egitto, Messico, Taiwan, Japan, Hong Kong, e Cile. Docente al Conservatorio di Mosca dal 1975 al 1979, ha tenuto masterclass negli USA, in Gran Bretagna, Irlanda, Germania, Francia, Belgio, Giappone, Corea del Sud, Russia e Polonia. È stato membro di giuria in concorsi a Bolzano, Varsavia, Terni, Vercelli, Tongyeong, Orléans, Parigi e Mosca. Il M° Petrushansky vive in Italia, e insegna all’Accademia Pianistica Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola dal 1990. Nel giugno del 2014 è stato premiato del premio inter- nazionale dell’Accademia delle Muse di Firenze. NOTE DI SALA Guido Salvetti, ormai molti anni fa, si trovò a intitolare alcune pagine (del resto alquanto precise) di una nota storia della musica «Skrjabin: o l’inattualità di un visionario». Titolo ambiguo, che lasciava adito a inter- pretazioni le più disparate. Inattualità considerata forse più nel contesto storico e culturale di un’epoca, la fin-de-siècle, particolarmente vivida in BORIS PETRUSHANSKY Russia di rivolgimenti linguistici, estetici e filosofici, ma perché no anche È nato a Mosca nel 1949, da genitori musicisti, per poi essere ammesso a 8 un’inattualità più ‘universale’, quasi che la storia non avesse voluto possibile anni alla Scuola Centrale presso il Conservatorio di Mosca nella classe di I. l’inserimento a pieno titolo di quel giovane genio nell’alveo dell’evoluzione Levina. Nel 1964 incontra uno dei più grandi musicisti dei nostri tempi, musicale europea. Detto più sbrigativamente: il salto verso la classica con- H. Neuhaus, e ne diventa l’ultimo allievo. Quei non molti mesi trascorsi trapposizione che l’ideologia critica novecentesca aveva voluto imperante nella classe di Neuhaus sono stati determinanti sotto molti aspetti per tutto per l’inizio del secolo (quella tra il ‘neoclassicismo’ di Stravinskij da un lato il suo successivo sviluppo artistico, completatosi poi sotto la direzione del e la nuova via dodecafonica dall’altro, aperta da Schönberg e compagni con prof. L. Naumov, allievo ed assistente di Neuhaus, fine musicista, fedele la Scuola di Vienna), proprio quella dicotomia insomma andava ad esclu- custode delle tradizioni romantiche della scuola che ha dato al mondo dere, a relegare negli angoli tante altre vie, mediante le quali l’intelligenza E. Gilels e S. Richter. Ai premi dei tre concorsi vinti (Leeds nel 1969, artistica si era adoprata per un superamento delle secche in cui era stata Monaco nel 1970 e Mosca nel 1971) è seguita la vittoria al Concorso abbandonata l’arte di primo Novecento, dalla crisi del Romanticismo. In “Casagrande” di Terni nel 1975, cui fece seguito una importante tournée terra russa, in quegli anni scoppiò il finimondo, letteralmente. In attesa di di concerti. Sempre a questo periodo risalgono i numerosi concerti ai un nuovo ‘messia’ (alquanto nietzschiano del resto) in grado di indirizzare festival di Spoleto, di Brescia e Bergamo, al Maggio Musicale Fiorentino le arti e gli uomini verso un’altra luce possibile, sorsero nelle due capitali (dove sostituì Svjatoslav Richter), nonché a Roma, a Milano e Torino. Tra dell’impero dei Romanov i movimenti più disparati, tante molteplici le orchestre con cui ha suonato si ricordano l’Orchestra Sinfonica di Stato costole della scuola simbolista, che come tutta la cultura tardo-imperiale dell’URSS, le filarmoniche di S. Pietroburgo, di Mosca, della Repubblica andarono però a schiantarsi (e in gran numero, insieme con la famiglia Ceca e di Helsinki, la Staatskapelle di Berlino, l’Accademia Nazionale di regnante) sul violentissimo schiaffo della rivoluzione. Con l’ottobre del Santa Cecilia, la Moscow Chamber Orchestra, la New European Strings, ’17 prima, e con l’imposizione delle direttive culturali poi, la nuova Russia l’Orchestra da Camera della Comunità Europea, e molte altre. Ha colla- Sovietica strangolò di fatto un microcosmo vivissimo dell’arte mondiale, borato con direttori d’orchestra quali J. Ferencik, M. Atzmon, P. Berglund, imponendo dei diktat che resero tabù alcuni nomi e determinati linguag- L. Jia, E-P. Salonen, V. Fedoseev, J. Latham- Koenig, A. Nanut, V. Gergiev, gi o, meglio, li forzarono entro definizioni e interpretazioni a tal punto D. Matheuz, R. Abbado, V. Jurowsky. Tra i partner di musica da camera coatte da riuscire a soffocare anche il più libero tra gli spiriti. In poesia spiccano i nomi di L. Kogan, I. Oistrakh, V. Afanasiev, D. Sitkovetsky, si pensi a un genio quale fu Pasternàk, nella prosa Bulgakov, in pittura a M. Maisky, il Quartetto Borodin, e il Philharmonia Quartett Berlin. Ha Kandinskij, o a Chagall. 24 25
In musica, accanto a nomi oggi più oscuri, come quello di Medtner, le di Clementi, e a quelli di Hummel o di Kessler in periodo più beetho- ‘vittime’ eccellenti furono Rachmaninov e in certo senso Skrjabin (anche veniano. Il progetto svanì, e da 48 ne rimasero la metà, mentre i restanti se il compositore era già morto, ormai da due anni). Riprendendo ancora confluirono nelle raccolte coeve dell’op. 15, 16 e 17. Ma il modello più il Salvetti, «la figura di Skrjabin, circondata da un alone ben presto leg- di tutti evidente era chiaramente Chopin. Pian piano la forma Preludio gendario (mistico-anarchico-socialista), assurse ad emblema stesso della era divenuta, con l’avanzar del Romanticismo, una particolare occasio- fase estrema dell’irrazionalismo decadente», contro cui si scatenò la critica ne espressiva per librar fantasia sopra raffinati processi architettonici, o sovietica ma pure molta dell’intellighentsija non solo russa ma anche eu- ricercati preziosismi sonori, accordali, perché no per sperimentare anche ropea. Per questo motivo, «la sua fortuna venne quindi travolta – più di tecniche nuove, propriamente esecutive, sulla tastiera. Era giunto così a qualsiasi altro musicista del tempo – dalla reazione novecentista contro il riassumere in sé quelle funzioni ben caratterizzate che, per prassi, erano simbolismo in musica». Letta con questo significato, l’inattualità si dimo- più riconosciute a generi come il Notturno, o lo Studio. Negli ultimi anni strò quindi totale. Eppure, di visioni e di novità nel linguaggio, c’era una Trenta dell’Ottocento, Chopin aveva trascorso un periodo di villeggiatura sete che pareva inestinguibile all’epoca… Nell’arte però spesso accade che a Maiorca, e con sé portò diversi abbozzi cui andava lavorando da anni; ne alcune risposte risultino più difficili da maneggiarsi delle stesse domande risultarono 24 folgoranti miniature, riunite in un tutto da una coerenza a che le han suscitate. Il misticismo irrazionale del giovane Skrjabin non tal punto potente, plastica, da rendere l’op. 28 un vertice della letteratura solo richiedeva infatti una libertà intellettuale, di spirito e di pensiero (che pianistica di tutti i tempi. Ben lo aveva intuito Schumann che, col suo so- nella Russa sovietica si sarebbe immediatamente dovuta risolvere in una lito acume, riassunse il capolavoro in questi termini: «Sono schizzi, questi, libertà politica totalmente inconcepibile per il regime comunista), ma anche frammenti come iniziati di Studi o – se vogliamo – ruderi, rovine, penne pronosticava l’avvento di un tempo di là da venire, in cui (parafrasando d’aquila, selvaggiamente disposte come alla rinfusa. Ma la loro scrittura, il filosofo Nikolaj Berdjaev) il nuovo dominio della macchina avrebbe delicata e perlacea, indica immancabilmente: lo scrisse Fryderyk Chopin. rinfocolato una risurrezione spirituale, un nuovo Medioevo e un nuovo Lo si riconosce sin nelle pause, nel respiro impetuoso. Egli è e rimarrà il Rinascimento della storia europea. più ardito e il più fiero spirito poetico di quest’epoca». La scelta di Boris Petrushansky, nell’affiancare a Skrjabin il genio per anto- Con la medesima considerazione li trattava anche Skrjabin, che in quest’o- nomasia del pianoforte romantico, Chopin, è inoltre quanto mai sottile, pera si riconosceva particolarmente. Ancor più che nelle Mazurche, con la e ci permette di tornare quindi su un autore che spesso frequentiamo nei loro ondeggiante malinconia, o nel primo quaderno di suoi Studi, in cui repertori da concerto, a tal punto da correre il rischio di rendercelo frustro pure molto della passione rivive dell’energia, del tumulto imparato dalla all’ascolto, banalizzato dalla notorietà. Tuttavia pochi compositori furono lettura del maestro polacco, è proprio nei suoi molti preludi (in vita ne importanti per la propria epoca e per gli anni a venire, così come per la scriverà più di novanta) e nell’op. 11 ancor più che altrove che a Skrjabin definizione stessa del più coerente linguaggio per il proprio strumento riuscì di svelare il più riposto segreto dell’arte chopiniana; oltre la nobiltà elettivo, quanto lo era stato Fryderyk Chopin, nella prima metà del xix dei tratti, oltre il pathos profondo, oltre la purezza vocale, è in quei singoli secolo. La capirono Schumann e Liszt in primo luogo, e dopo di loro molti dettagli che paion come passati al cesello di un orafo, che noi ritroviamo altri. In Russia più di tutti lo comprese Skrjabin. Già lo chiariscono i titoli Chopin. Ma è un orafo che, in Skrjabin, già mostra il volto di un’evanescenza delle sue prime composizioni: Mazurche, Valzer, Improvvisi, Preludi, lunare, quasi fosse un azzurro Pierrot del primo Picasso. Imprevedibile, Notturni, persino una Polonaise. Par quasi di scorrere per intero, il catalo- leggero, violento anche, dai colori notturni, in un certo senso verrebbe da go del grande polacco. Ma si sarebbe in errore nell’intenderne una sciatta dire ‘astrali’. Colori attraverso i quali diventa forse possibile anche rilegger emulazione. Qui l’adorazione era profonda, sfiorando l’ossessione: che il Chopin sotto un luce diversa, entro un’ottica nuova, più astratta quasi, giovane Skrjabin non andava a dormire senza uno spartito chopiniano da rarefatta da un lato, più spigolosa e più cruda dall’altro. Sembrando così tener sotto al cuscino (a quel che ricordava la nianja, la sua vecchia tata). unire come un filo sottile due secoli e due paesi tra loro diversi quant’altri E in effetti si sente, e molto. Tutto il primo linguaggio di Skrjabin (e gli mai, negli accenti di una lingua che pare però a tratti la stessa. studiosi son soliti circoscriverne tre, in costante evoluzione stilistica) riluce Nicolò Rizzi di eco chopiniane: nell’armonia, nelle inflessioni melodiche, in certi gesti nobili ed imperiosi, più di tutto forse nella graziosa eleganza con cui il materiale viene sovente riproposto, sottoposto però a costanti principi di continua variazione. I 24 Preludi op. 11 sono forse l’esempio più esatto di questa eredità spirituale. Concepiti inizialmente per essere un dittico di due quaderni, per un totale di 48 Preludi, in tutte le 24 possibili tonalità musicali, va da sé che il modello era al contempo anche Johann S. Bach, coi suoi due libri gemelli del Clavicembalo ben temperato. Era ormai molto tempo, in effetti, che la forma di Preludio si era scissa da ciò che inizialmente era solita accompagnare (il più delle volte una Fuga); basti pensare ai Preludi 26 27
MERCOLEDÌ 17 APRILE 2019 mattino MERCOLEDÌ 15 MAGGIO 2019 ore 21.15 Civitanova Marche Civitanova Alta, Teatro ‘Annibal Caro’ Auditorium della Scuola Media ‘E. Mestica’ PROGETTO SCUOLA CONCERTO di CHIUSURA Archi, fiati (legni, ottoni), ORCHESTRA FILARMONICA dove son le percussioni? MARCHIGIANA ORCHESTRA FILARMONICA BARTOSZ ŻURAKOWSKY direttore MARCHIGIANA MARCO SCHIAVO e (Evento riservato ad alunni, genitori e docenti SERGIO MARCHEGIANI due pianoforti dell’Istituto Comprensivo “Via Tacito” di Civitanova Marche) ROBERT ANDRES e Che cos’è un tema musicale? Il più delle volte è una melodia orecchiabile, LORENZO DI BELLA due pianoforti (*) un motivetto che resta impresso nella memoria, come il ritornello di una canzone, e che ci piace canticchiare o fischiettare spesso (magari sotto la doccia). E che cosa ci si può fare con un tema? Come con un mattone, ci interverrà NICOLÒ RIZZI musicologo si può costruire un’intera “casa di suoni”; perché esso è la cellula primaria, l’elemento semplice con cui creare cose grandi e complesse. In che modo? Ad esempio replicandolo in tanti esemplari – così com’è oppure variato (Parte del ricavato sarà devoluta a sostegno delle PAOLO RICCI nel colore, nella forma e nelle dimensioni – da incastrare poi insieme con attività della Paolo Ricci onlus di Civitanova Marche) ONLUS altri elementi o anche da distribuire su più linee in movimento che si rin- corrono “in fuga”, l’una dietro all’altra, intrecciandosi in una meravigliosa trama sonora. Partono da qui l’idea e il programma musicale del concerto Archi, fiati (legni, ottoni), dove son le percussioni? – Tema, variazioni e… fughe: un percorso divertente e avventuroso che conduce i ragazzi, accompagnati da un mediatore che dialoga costantemente con loro e con l’orchestra, alla scoperta dei piccoli-grandi segreti della composizione musicale, giocando con i temi di Rossini, Bach, Strauss, Bizet, Joplin, Mozart (e altri a sorpresa), attraversando le epoche, i generi e gli stili più diversi. si ringrazia 28 29
Puoi anche leggere