Ucina: fuga marittimi del diporto italiani

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6 Marzo 2020 -

Ucina: fuga marittimi del diporto
italiani

GENOVA – Ogni giorno cinque marittimi del diporto italiani lasciano l’Italia
per andare a lavorare all’estero a causa della penalizzante normativa
italiana. La denuncia è di Ucina Confindustria Nautica che ha sollevato la
questione nel corso di un incontro con i vertici del ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti.
I marittimi del diporto, spiega una nota, trovano sempre maggiore difficoltà
a vedere rinnovati i loro certificati di competenza. L’Italia, infatti, ha
adottato norme di recepimento della Convenzione internazionale Stcw che
regola la materia, ben più restrittive di quelle di altri Paesi europei, il
che ha determinato una fuga di lavoratori verso l’estero, in particolare la
Gran Bretagna.
«Un comandante italiano molto spesso si traduce in un equipaggio italiano,
nella scelta di un porto base e di un cantiere di manutenzione nazionali – ha
detto Carla Demaria presidente di Ucina Confindustria Nautica – decidendo di
essere più realisti del re e adottando normative inutilmente restrittive ogni
giorno perdiamo quattro o cinque comandanti che decidono di andare a lavorare
all’estero».
Ucina insieme all’associata Italian Yacht Master – Associazione dei
comandanti italiani di navi da diporto-, ha presentato al Mit le osservazioni
alla bozza di decreto attuativo predisposto dagli uffici del ministero e
volto a dare attuazione agli aggiornamenti della normativa internazionale.

Spezia: meno waterfront in Piano
urbanistico

LA SPEZIA – Tre nuovi parchi urbani, tutela delle colline, incentivi per lo

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sviluppo delle zone degradate e del centro storico, mobilità leggera e
ferrovia ad uso metropolitana. Sono tra gli obiettivi del nuovo Piano
urbanistico comunale della Spezia, approvato dalla giunta nel suo schema in
sette punti strategici.
Il Piano ora prosegue il suo iter con la Valutazione ambientale strategica.
Tra i punti, definiti in Consiglio comunale un anno fa, il ridimensionamento
dei volumi relativi al waterfront – questione al centro di un’agguerrita
discussione tra Palazzo Civico e Autorità portuale -, il recupero delle aree
militari nella zona di Marola per restituire uno sbocco al mare al quartiere
e la conferma della conversione dell’area Enel – la centrale dovrebbe
chiudere entro il 2021 – in zona a vocazione produttiva per lo sviluppo di
energie sostenibili.
«Sono punti coerenti con l’impegno preso con i cittadini dal sindaco nel 2012
– afferma il vicesindaco e assessore all’Urbanistica Cristiano Ruggia -.
Tempi da record per la stesura del Puc».
«Ora ci aspetta un percorso impegnativo per arrivare all’adozione. Nei
prossimi giorni partirà la Vas» ha spiegato il sindaco Massimo Federici.
L’obiettivo è coniugare la tradizione industriale della città con le nuove
opportunità produttive come nautica, terziario, università, turismo.

Nave “Norwegian Joy” dedicata alla
Cina

  MILANO – La compagnia Norwegian Cruise Line (Ncl) ha reso noti i nomi in
inglese e in cinese della prima nave da crociera al mondo appositamente
costruita per il mercato cinese. La nave più innovativa mai realizzata in
esclusiva per gli ospiti cinesi porterà il nome “Norwegian Joy”, in cinese
“Xi Yuè Hào”. Il nome sottolinea l’esperienza che la nave assicurerà ai
propri passeggeri, è la promessa agli ospiti di «sperimentare il paradiso sul
mare».
«Dopo aver accuratamente studiato il mercato cinese delle crociere per
diversi anni, desideravamo descrivere con chiarezza ciò che proporremo agli

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ospiti di questa spettacolare nave», ha dichiarato Frank Del Rio, Ceo di
Norwegian Cruise Line Holdings. «Sulla “Norwegian Joy” si respirerà la stessa
sensazione di flessibilità e libertà che caratterizza tutte le navi Ncl, ma
con esperienze e servizi di vacanza in stile resort appositamente pensati per
andare incontro ai gusti degli ospiti cinesi».
La “Norwegian Joy”, nuova nave di classe Breakaway Plus, può ospitare 3.900
persone in occupazione doppia, inizierà a operare in Cina nell’estate del
2017. Questa unità, come detto, è stata progettata pensando ai viaggiatori
cinesi, con proposte gastronomiche ed esperienze a bordo in grado di
soddisfarne le preferenze specifiche in termini di vacanza. Per garantire
questo impareggiabile livello di personalizzazione, sono state richieste
consulenze dettagliate sui particolari della cultura e dei gusti del paese a
partner cinesi ed esperti locali.
Questa esclusiva esperienza di crociera, personalizzata per i cinesi di oggi,
spazia dall’intrattenimento di qualità superiore a una vasta gamma di
raffinate proposte culinarie internazionali, eccezionali opportunità di
shopping duty-free di lusso sul mare e una nuova serie di incredibili
attività mai proposte prima in mare.
«A bordo della “Norwegian Joy”, gli ospiti cinesi potranno usufruire di una
qualità, in termini di servizio, ristorazione, intrattenimento e shopping, di
massimo livello, attualmente non disponibile nel mercato cinese», ha
affermato David Herrera, senior vice president e managing director per la
Cina.
Ulteriori dettagli, tra cui il porto di partenza, verranno resi noti nel
corso dei prossimi mesi.
Per supportare l’espansione di Ncl in Cina, la compagnia ha aperto uffici a
Beijing e Shanghai, per fornire supporto a tutti e tre i marchi del portfolio
della compagnia: Norwegian Cruise Line, Oceania Cruises e Regent Seven Seas
Cruises.

Intesa tra Fincantieri e la cinese

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Huarun

TRIESTE – Fincantieri, uno dei maggiori gruppi navalmeccanici al mondo, e
Huarun Dadong Dockyard (Hrdd), tra i maggiori cantieri cinesi specializzati
in repair and refitting, hanno firmato a Shangai un accordo di cooperazione
esclusiva nell’ambito delle riparazioni e trasformazioni navali volto a
servire le navi da crociera che hanno come base operativa la Cina.
L’intesa include lo sviluppo di competenze tecniche, di project management, e
di procedure logistiche. In particolare, Fincantieri, attraverso la sua
business unit dedicata Ship Repair and Conversion, fornirà l’esperienza
tecnica maturata come operatore di riferimento del comparto crocieristico a
livello globale che, combinata con le infrastrutture all’avanguardia di
“Hrdd”, offriranno il fondamentale supporto al nascente settore cruise cinese
e ai principali operatori crocieristici stranieri che opereranno nel mercato
locale.
Hrdd è infatti una società leader nelle riparazioni e trasformazioni navali,
con strutture moderne situate strategicamente nei pressi del cruise terminal
di Shangai. Il cantiere, che si avvale di cinque bacini, vanta grande
esperienza di attività su un ampio ventaglio di tipologie di unità e un
notevole patrimonio di competenze specifiche che lo rendono particolarmente
adatto anche al settore crocieristico.
Fincantieri aveva avviato una strategia di internazionalizzazione e di
radicamento in questo mercato con gli accordi del 2014 nel settore delle
nuove costruzioni cruise per il mercato locale, e ha successivamente
costituito una filiale con sede a Shanghai, la Fincantieri (Shanghai) Trading
Co. Ltd.
Il ministero cinese dei Trasporti (Mot) prevede che la Cina sarà nei prossimi
anni il secondo mercato crocieristico al mondo dopo gli Stati Uniti, sulla
spinta della crescita economica, dell’incremento del potere d’acquisto dei
consumatori cinesi e della domanda interna in questo settore. Secondo le
stime del Mot la Cina potrebbe contare 4,5 milioni di passeggeri entro il
2020, e superare i 10 milioni entro vent’anni, un’espansione che
richiederebbe oltre cento navi passeggeri. Le collaborazioni come quelle tra
Fincantieri e Hrdd sono volte a supportare le politiche di espansione nel
settore crocieristico del Mot e l’aumento di tutto il turismo in Cina, che si
stima in crescita a due cifre ogni anno dal 2014.

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Tra il 2013 ed il 2015 il numero delle navi impiegate in Asia è incrementato
del 10% attestandosi a 52 unità, appartenenti a 26 brand, con un’offerta di
1.065 crociere. Oltre ad allocare navi di ultima generazione ad hoc per la
clientela dell’area, i maggiori gruppi armatoriali che operano in questo
segmento stanno anche portando avanti una politica di creazione di brand
dedicati e di alleanze con operatori locali.

Decreto su incentivi fiscali a start
up

ROMA – Al via pacchetto di misure a favore delle imprese innovative. Il
ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ha firmato due decreti. Il
primo, controfirmato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, estende al
2016 gli incentivi fiscali per chi investe nelle start up mentre il secondo
facilita l’accesso al Fondo di garanzia per le Pmi innovative. Entrambi i
provvedimenti seguono di pochi giorni il decreto che prevede la costituzione
delle start up innovative anche online, senza notaio.
Il decreto sugli incentivi stabilisce, tra le altre cose, per le persone
fisiche che investono in start up innovative detrazioni del 19% per
conferimenti fino a 500 mila euro. Qualora la detrazione sia di ammontare
superiore all’imposta lorda, l’eccedenza può essere portata in detrazione
dall’imposta sul reddito delle persone fisiche dovuta nei periodi di imposta
successivi, ma non oltre il terzo, fino a concorrenza del suo ammontare.
I soggetti passivi dell’imposta sul reddito delle società – informa una nota
ministeriale – possono dedurre dal proprio reddito complessivo un importo
pari al 20% dei conferimenti rilevanti effettuati, per un importo non
superiore a 1,8 milioni. Le percentuali salgono rispettivamente al 25% se si
investe in una start up a vocazione sociale e al 27% nel caso di aziende che
sviluppano e commercializzano esclusivamente prodotti o servizi innovativi ad
alto valore tecnologico in ambito energetico. Le agevolazioni spettano fino a
un ammontare complessivo dei conferimenti non superiore a 15 milioni per
ciascuna start up innovativa.

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L’altra misura prevede un sostanziale ampliamento in favore delle Pmi
innovative della possibilità di accedere al Fondo di garanzia attraverso la
procedura cosiddetta semplificata. Tale procedura riconosce la possibilità di
accesso senza che il gestore del Fondo stesso effettui la valutazione del
merito creditizio dell’impresa beneficiaria (valutazione che viene dunque
demandata al soggetto richiedente, banca o confidi).

A Trieste meeting su progetto
«Napa4Core»

  TRISTE – Si è svolto negli uffici della Torre del Lloyd un evento di
disseminazione del progetto europeo “Napa4Core” (Napaforcore), al quale hanno
partecipato vari rappresentanti, tra cui l’agenzia Inea di Bruxelles, il
ministero sloveno delle Infrastrutture e gli operatori dello scalo giuliano.
Napa4Core prevede la realizzazione di opere portuali finalizzate al
potenziamento della dotazione infrastrutturale di base per garantire lo
sviluppo futuro dei traffici e delle connessioni multimodali. Grazie ad un
contributo di 15,8 milioni di euro da parte dell’ Innovation and Networks
Executive Agency (Inea) di Bruxelles, l’Autorità portuale di Trieste potrà
realizzare le opere infrastrutturali di base per il nuovo “Hub Portuale di
Trieste – Piattaforma Logistica tra lo Scalo Legnami e il P. F. oli minerali.
I stralcio”.
Il meeting è stato anche l’occasione per fare un sopralluogo al cantiere
della piattaforma logistica dove sono appena partite le attività di bonifica
e la sistemazione idraulica dell’area. A fine estate seguiranno invece i
lavori di realizzazione della piattaforma (palificata e impalcato
soprastante).
Oltre al porto di Trieste, gli altri partner di Napa4Core sono Luka Koper,
gestore dello scalo di Capodistria (capofila del progetto che ha ricevuto un
contributo di circa 6 milioni di euro) e il ministero delle Infrastrutture e
dei Trasporti – Rete Autostrade Mediterranee spa.

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A Genova convegno dei Giovani di
Assagenti

GENOVA – «Negli anni Ottanta, più che il broker di carichi liquidi facevo
il broker di location per il disarmo delle navi: un quarto della flotta era
ferma». Ha esordito così Ennio Palmesino (nella foto), Genoa Sea Tankers, al
convegno “What is the bulk shipping market coming to? “, organizzato dai
giovani agenti e mediatori marittimi di Assagenti il primo marzo a palazzo
San Giorgio a Genova. Ed è stato proprio questo il tema centrale del
dibattito tra due generazioni di broker a confronto: il disarmo, vero grande
assente nella crisi dei giorni nostri. Quello che per molti è difficile da
capire, ai confini dell’illogico, ha una sua spiegazione: «banche, fondi di
investimento, l’eccessiva speculazione che ha travolto il mondo dello
shipping negli ultimi vent’anni – ha spiegato Eugenio De Paolis, Bulkmare –
sono fenomeni che agli inizi della mia carriera non esistevano quasi».
Difficile spiegarsi anche come sia stato possibile ordinare in sette anni un
tonnellaggio superiore alla flotta esistente: «un suicidio di massa» secondo
De Paolis, eppure «il nostro mondo ha memoria corta – ha proseguito Palmesino
– e già oggi la ripresa del settore liquido sta facendo gola e stiamo
iniziando a vedere movimento nell’ordine di nuove unità; questo mi preoccupa
molto».
Se è vero che esistono effetti correttivi del mercato, come slow steaming e
riduzione dell’orderbook, «è altrettanto reale affermare che è il disarmo il
vero sacrificio per un armatore, quello che potrebbe davvero stimolare una
ripresa». Rispetto a vent’anni fa «il layup (fermare la nave) è comunque più
costoso – ha constatato De Paolis – oggi ci sono maggiori costi di safety che
potrebbero non rendere più conveniente il ricorso a questa pratica».
E la rottamazione? «Come in qualsiasi mercato comandano la domanda e
l’offerta – ha sostenuto Palmesino – e la maggiore domanda di scrapping sta
facendo scendere il prezzo corrisposto agli armatori per il ferro. In futuro
dovremo abituarci a questo: si arriverà a un punto in cui gli adempimenti
ambientali per lo smaltimento costringeranno gli armatori a pagare per avere
le certificazioni necessarie alla demolizione e le carte in regola oggi le ha

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la Turchia, non l’India».
Ma non le abbiamo ancora viste tutte e a suscitare perplessità e timori è
adesso il «trasferimento della finanza dallo shipping ai gradi trader – ha
detto ancora De Paolis – il caso Glancore è emblematico e ci deve fare
riflettere; alcune delle sue scelte sono state azzardate e ci si chiede
quanto siano state influenzate da logiche di mercato azionario».
Il convegno si è quindi concluso con una panoramica sul ruolo strategico del
petrolio a livello globale: «Si pensava che con il barile così basso il
futuro del fracking fosse nero e invece oggi assistiamo al primo carico di
petrolio di scisto che parte dai porti statunitensi verso il Venezuela, suo
storico fornitore: ai limiti dell’immaginabile. Eppure siamo alla fine – ha
detto al termine Palmesino – e non perché si stanno esaurendo le scorte,
semplicemente il mondo si sta orientando verso altre fonti di energia e negli
anni a venire sarà il gas a dominare la scena».

Due super caldaie imbarcate a Venezia

  VENEZIA – Alle primi luci dell’alba sono partite dal terminal Multiservice
nel porto di Venezia, due grandi caldaie gemelle, prodotte dalla Macchi,
divisione del gruppo Sofinter e con destinazione Medio Oriente.
Si tratta delle prime due parti di un impianto per la produzione di vapore
industriale ed energia elettrica che sarà completato nel 2016 grazie alla
spedizione di altre quattro parti sempre con tecnologia e produzione Made in
Italy, come riferisce l’Autorità portuale di Venezia. Il gruppo Sofinter è
protagonista nel mercato internazionale dell’energia e con il marchio Macchi
è leader mondiale nella progettazione e costruzione di caldaie industriali e
a recupero per cicli cogenerativi destinate a grandi complessi industriali
nel settore oil & gas e petrolchimico. Sofinter Spa ha scelto di aprire a
Dicembre 2015 uno stabilimento produttivo proprio a Porto Marghera dove la
viabilità e l’accesso alle banchine è stato appositamente studiato per
favorire l’imbarco di colli eccezionali.
Sono queste infatti le caratteristiche, assieme alla specializzazione dei
suoi terminalisti e operatori logistici, che fanno del porto di Venezia lo

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scalo ideale per la produzione, l’assemblaggio e la spedizione di project
cargo (colli eccezionali) che esportano le migliori eccellenze e tecnologie
italiane in tutto il mondo.
I due manufatti pesano oltre 520 tonnellate ciascuno sono lunghi quasi 20
metri e larghi oltre 14 metri e alti 12 metri e sono stati caricati grazie
all’esperienza di Fagioli Spa, primaria azienda che dal 1955 si occupa di
trasporti e installazioni di componenti “eccezionali” (tra cui il Ponte di
Calatrava, il Rigassificatore Alto Adriatico e il sommergibile Toti a Milano)
Fagioli Spa, grazie all’uso di carrelli modulari semoventi che consentono di
caricare pezzi di ogni dimensione e peso, ha provveduto a issare a bordo
della nave “Happy Dynamic” (della compagnia armatoriale olandese BigLift) le
due caldaie che poi hanno preso il mare grazie alla spedizione organizzata
dalla S. Marco Shipping, anch’essa specializzata in colli eccezionali e
trasporto fluviale lungo l’asta del Po.
Ancora una volta, sottolinea infine la Port Authority, la vicinanza alle
banchine e al mare, permette alla Fagioli di dedicare le proprie aree a Porto
Marghera allo stoccaggio e alla preparazione per la spedizione delle diverse
componenti che l’azienda stessa “raccoglie” da tutto il mondo, facendo di
Venezia il luogo chiave per la logistica, la manifattura e la spedizione
degli impianti verso le più disparate destinazioni mondiali.

Nuovo servizio Tarros da Trieste

          La nave ”Ayse A” inaugurerà il servizio Tarros da Trieste

LA SPEZIA – Nei prossimi giorni la compagnia di navigazione Tarros spa,
apporterà un notevole miglioramento al servizio containers che collega i
porti dell’Adriatico con il Levante e la Libya, inserendo sul servizio una
terza nave, che permetterà di offrire partenze con frequenza decadale da
tutti i porti serviti.
Contemporaneamente, con la partenza prevista della portacontainers “Ayse A”
giovedì prossimo, 10 Marzo dal porto di Trieste, lo scalo giuliano sarà

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incluso nel servizio, completando cosi l’offerta degli scali serviti
nell’Adriatico settentrionale, ed aprendo la possibilità di migliori
collegamenti anche con l’importante mercato della Baviera.
Le altre due unità impiegate su questa linea, “Kreta” e “Inga A”,
effettueranno i viaggi successivi con cadenza decadale.
La nuova rotazione di questa linea, frutto di una collaborazione tra Tarros e
il Gruppo Arkas, prevede quindi lo scalo in sequenza dei porti di Trieste,
Koper, Venezia, Ancona, Istanbul, Evyap, Pireo, Beirut, Lattakia, Mersin,
Alessandria, Misurata per rientrare su Trieste, offrendo un ottimo
collegamento tra i porti adriatici ed alcuni tra i più importanti scali del
Levante mediterraneo.
Il Gruppo Tarros mette a disposizione della clientela una vasta disponibilità
di contenitori speciali, tra cui open tops e flats, reefers e pallet-wide,
permettendo ai caricatori con esigenze particolari di scegliere il container
più idoneo alla tipologia di merce da trasportare. Per i porti di Venezia,
Ancona, ed ora anche Trieste, la Carbox, vettore stradale del Gruppo, può
effettuare su richiesta anche il servizio di posizionamento con la sua
moderna flotta di camions portacontainers.

Primo scalo a Gioia Tauro per “Seroja
Empat”

  GIOIA TAURO – In attesa di conoscere i nuovi manager che guideranno il
terminal del Gruppo Contship Italia a Gioia Tauro, il primo giorno di Marzo
ha visto il completamento delle operazioni a bordo della più grande nave
container della The Shipping Corporation of India Ltd., A Government of India
Enterprise, che ha fatto il suo primo scalo al Medcenter Container Terminal.
Con una lunghezza fuori tutto di 316 metri e una capacità nominale di 8.550
teu, la “Seroja Empat” è impiegata nel servizio congiunto che collega le
maggiori destinazioni del sub continente indiano, il Mediterraneo ed il Nord
Europa. In tutto questo il team Mct dà supporto al network, operando su due
scali del servizio ogni settimana, sia inbound che outbound, con il fine di

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fornire connessioni veloci ed efficienti verso e da i molteplici mercati
nella regione.
Prima della partenza della nave nelle prime ore di martedi primo Marzo, al
capitano Vijay è stata donata una targa dal terminal planner Vincenzo
Monumeci, a ricordo dello scalo inaugurale della nave nello scalo calabrese.

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