Tre persone sono morte in un incidente in una Solfatara, cratere vulcanico di Pozzuoli (Napoli), noto per le sue fumarole.

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Tre persone sono morte in un incidente in una Solfatara, cratere vulcanico di Pozzuoli (Napoli), noto per le sue fumarole.
Pozzuoli. Padre, madre e figlio morti in una Solfatara

Tre persone sono morte in un incidente
in una Solfatara, cratere vulcanico di
Pozzuoli (Napoli), noto per le sue
fumarole.
  I tre deceduti sono padre, madre e figlio, rispettivamente di 47, 45 e 11 anni. Si tratta di
una famiglia di Meolo (Venezia), presumibilmente in visita turistica nell’area dei Campi
Flegrei. Salvo un secondo figlio di 7 anni.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, il bambino avrebbe superato una recinzione che
delimitava un’area in cui si era di recente aperto un crepaccio, precipitando per circa tre
metri seguito dai genitori che hanno tentato inutilmente di salvarlo. I tre sarebbero morti a
causa delle esalazioni.
E’ stato “impossibile” mettere in atto alcun intervento di soccorso per salvare padre, madre e
figlio, spiegano i sanitari del 118 in una nota diffusa dalla Asl Napoli 2 Nord, competente
per il territorio di Pozzuoli.
Il 118 è stato allertato alle 12.07 dalla Direzione della Solfatara a seguito dell’incidente
che si era appena verificato. “Non avendo dettagli circa la gravità del caso – spiega la Asl –
la centrale operativa della Asl Napoli 2 Nord ha inviato un’ambulanza avanzata di tipo A con
medico a bordo, ma predisponendosi a inviare ulteriori soccorsi in caso di necessità”.
I sanitari del mezzo, partiti dall’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, giunti
immediatamente sul posto hanno verificato “l’impossibilità di mettere in atto alcun intervento
di soccorso”. Il sito della Solfatara, dal quale sono stati fatti uscire dalle forze
dell’ordine tutti i turisti e lavoratori presenti, è stato chiuso.
Nel cratere di Pozzuoli (Napoli) noto per le sue fumarole a causa di un tragico incidente
hanno perso la vita un uomo di 47 anni, la moglie di 45 anni e il figlio di 11 anni, tutti di
Torino.
Salvo un altro figlio della coppia, di 7 anni, che è rimasto indietro. La Polizia di Stato
presente sul posto prosegue nella ricostruzione precisa dell’incidente.
Il Comune ha proclamato il lutto cittadino per domani 13 settembre in segno di cordoglio per
le vittime della tragedia della Solfatara e di vicinanza ai familiari e alla comunità di
Meolo.
 Fonte: http://www.oggitreviso.it

Gioia Tauro. Operazione della GdF: 216 Kg. di cocaina purissima il bilancio dell’ennesima
operazione antidroga
E’ di appena un paio di giorni fa la notizia dell’ultimo sequestro di oltre due quintali di
Tre persone sono morte in un incidente in una Solfatara, cratere vulcanico di Pozzuoli (Napoli), noto per le sue fumarole.
cocaina nel porto di Gioia Tauro.                                           La dura lotta al
narcotraffico internazionale non accenna a pause o a cali di tensione, neanche per effetto del
legittimo sentimento di appagamento dovuto alla consapevolezza dei grandi risultati ottenuti
nelle ultime settimane.
Gli uomini della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dei funzionari dell’Agenzia delle
Dogane, sotto la continua spinta propulsiva della Direzione Distrettuale Antimafia reggina,
hanno così intercettato un nuovo ed ingente carico di cocaina.
Questa volta, nascosti tra sacchi contenenti gomma in granuli, provenienti dal Sud America,
sono stati rinvenuti ben 10 borsoni contenenti 200 panetti di cocaina purissima, pari a 216 Kg
della letale sostanza.
Il risultato è frutto della collaudata sinergia delle istituzioni a presidio del sedime
portuale, oramai consolidatasi mediante la predisposizione di piani di intervento
complementari, che mirano a contenere le manifestazioni di grave pericolo per la collettività
conseguenti all’immissione nel mercato illegale delle sostanze stupefacenti.
Pericoli che si manifestano non solo negli effetti più immediati e deleteri, quali quelli
connessi all’uso delle sostanze stupefacenti, ma anche in quelli, più subdoli, sotterranei e
forse ancor più devastanti, legati al reinvestimento nell’economia legale degli enormi
capitali illecitamente lucrati dalle mafie che gestiscono i grandi traffici di droga.
Basti infatti pensare che, mentre all’origine un Kg di foglie di coca viene venduto dal
coltivatore ad appena 78 centesimi di Euro, lo stesso quantitativo di cocaina, una volta
definitivamente raffinato, ha un costo di 1.800 Euro per il produttore, il quale riesce a
cederlo ai grossisti americani o europei tra i 25.000 ed i 30.000 Euro;
considerando che la cocaina può essere tagliata fino ad aumentarne il peso di ben quattro
volte e che al minuto spaccio un grammo di sostanza è ceduto per circa 100 Euro, è facile
immaginare quanto siano imponenti i volumi di denaro incamerati da chi gestisce il traffico.
Denari che, una volta reinvestiti e riciclati, sono in grado di inquinare pesantemente i
circuiti legali dell’economia e di alterare le condizioni di concorrenza, sottraendo
opportunità di lavoro alle imprese che rispettano le regole. Dall’inizio dell’anno, in questo
senso, il sequestro di quasi 1.600 kg di cocaina, ha permesso di infliggere alla ‘ndrangheta
rilevantissime perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che dei mancati
guadagni: la droga complessivamente sequestrata, una volta lavorata ed immessa in commercio,
raggiunte le piazze di spaccio, avrebbe infatti fruttato oltre 650 milioni di euro (€.
650.000.000,00).

Educazione alla salute: torna nelle scuole italiane l’iniziativa di sensibilizzazione “Natura
che Cura
L’AMIOT illustra i risultati del progetto “Natura che Cura” dello scorso anno scolastico e
presenta la nuova edizione 2017/2018 del progetto rivolto agli studenti con lo scopo di
informare sulla prevenzione delle malattie attraverso stili di vita salutari.
Tre persone sono morte in un incidente in una Solfatara, cratere vulcanico di Pozzuoli (Napoli), noto per le sue fumarole.
Per l’anno scolastico 2017/2018 riparte l’iniziativa
“Natura che Cura” dedicata agli insegnanti, ai ragazzi dai 9 ai 13 anni e alle loro famiglie,
che coinvolge direttamente le scuole primarie – in particolare le classi terze, quarte e
quinte – e secondarie di primo grado italiane, con lo scopo di sensibilizzare gli studenti
sulla prevenzione delle malattie attraverso stili di vita salutari.
L’iniziativa nasce dalla volontà di AMIOT – grazie all’apporto creativo di CivicaMente,
società specializzata nella realizzazione di supporti didattici interattivi per le scuole, e
con il contributo incondizionato di GUNA S.p.A. – di aumentare la conoscenza degli studenti
sul tema della prevenzione delle malattie a 360° mediante l’adozione di corretti stili di vita
e l’uso consapevole e appropriato delle medicine di origine biologico- naturale, specie in
chiave preventiva.
Nello scorso anno scolastico 2016/2017, l’iniziativa ha visto l’organizzazione di oltre 240
lezioni svolte in 134 scuole – tra classi Primarie e Secondarie di Primo Grado – su tutto il
territorio nazionale (56 province), per un totale di 12.669 studenti coinvolti, grazie al
grande impegno a titolo volontaristico di 80 Medici AMIOT.
“AMIOT ha promosso con convinzione l’iniziativa “Natura che Cura” e non poteva essere
altrimenti, in considerazione del fatto che vogliamo consentire ai ragazzi di oggi, e quindi
agli adulti di domani, di far luce su un argomento ancora sconosciuto a molti e guidarli a
scelte responsabili a tutela della propria salute al fine di aumentare l’indice di benessere
della popolazione”, ha commentato Marco Del Prete, Presidente AMIOT – Associazione Medica
Italiana di Omotossicologia.
La novità per questa nuova edizione sarà una riduzione della carta stampata grazie alla
creazione totalmente in digitale di un kit multimediale, l’iniziativa quindi ha anche un
risvolto “green”.
Questo materiale sarà di supporto ai Medici esperti di medicina naturale per approfondire
insieme agli studenti e ai loro insegnanti come le cosiddette Medicine Complementari si
rivelino essere una scelta di tutto rispetto per la salute dell’uomo, contribuendo così a
sfatare i pregiudizi che ancora pesano su questi strumenti terapeutici e attribuiscono a
queste cure una minore efficacia rispetto ai farmaci convenzionali.
Tutti gli Istituti coinvolti lo scorso anno hanno partecipato al concorso “Natura che Cura”:
gli studenti hanno avuto la possibilità di realizzare dei lavori di gruppo (come ad. es.
disegni) focalizzati sui temi affrontati in classe durante gli incontri con gli esperti.
L’adesione è stata molto alta da parte degli studenti e l’AMIOT ha ricevuto ben 1.000
elaborati di grande impatto. Successivamente, per decretare le 3 scuole vincitrici, l’AMIOT ha
riunito una giuria che ha valutato tutti i lavori pervenuti premiando come:
 I classificato: Scuola Secondaria di Primo Grado I.C. G. Pascoli di Tricase (LE), con
l’incontro tenuto dal Medico AMIOT Dr. Rocco Melcarne. Commento giuria: “particolari
complimenti da parte della giuria alla II B”.
 II classificato: Scuola Secondaria di Primo Grado I.C. Gallicano nel Lazio e Plesso Poli di
Gallicano nel Lazio (RM), con l’incontro tenuto dal Medico AMIOT Dr. Giuseppe Fratini.
Commento giuria: “complimenti per l’impegno di tutti! E i bellissimi disegni”.
 III classificato: Scuola Primaria Collodi/I.C. 53 Gigante Neghelli di Napoli (NA); con
l’incontro tenuto dalla Dr.ssa Manuela Langella.
Per qualsiasi informazione sul progetto è a disposizione il numero verde gratuito 800.385014,
l’email naturachecura@medibio.it e il sito web http://amiot.it/natura-che-cura/.
Tre persone sono morte in un incidente in una Solfatara, cratere vulcanico di Pozzuoli (Napoli), noto per le sue fumarole.
Stupro Rimini, pm chiede carcere per 3 minori. Butungu: “Sono stati loro”
La Procura per i minorenni di Bologna chiederà la custodia cautelare in carcere per i tre
minorenni accusati degli stupri di Rimini. Si tratta di due fratelli marocchini di 15 e 16
anni e di un nigeriano di 17.

    Spiaggia Rimini,stupro,repertorio

Il quarto appartenente al branco, ritenuto il capo, è maggiorenne: un congolese di 20 anni. Le
udienze di convalida dei fermi emessi nei confronti dei tre minori, ora trattenuti nel centro
di prima accoglienza di Bologna, sono fissate per domani davanti al Gip del tribunale per i
Minori di via del Pratello.
La Procura di Rimini intanto ha formalizzato le accuse verso i quattro giovani: rapina
aggravata, violenza sessuale di gruppo e lesioni aggravate. Lo hanno reso noto il procuratore
capo Paolo Giovagnoli e il sostituto Stefano Celli. Le pene previste per tali reati si
aggirano intorno ai 20 anni.
BUTUNGU – “Non c’ero, ho partecipato ad alcune feste in spiaggia, ho bevuto e mi sono
addormentato, sono stato svegliato dai tre ragazzini e poi ci siamo spostati verso Pesaro”, ha
affermato Guerlin Butungu durante gli interrogatori, gettando dunque la responsabilità sui tre
minorenni che, a loro volta, affermano di essere colpevoli solo del pestaggio ai danni del
compagno della 26enne polacca stuprata ma non della violenze su di lei e sulla transessuale
peruviana. Indicano, inoltre, come colpevole il congolese.
Un racconto, però, contradditorio, visto che qualcuno dei minori afferma anche che il rapporto
con la vittima sudamericana – che è stata anche picchiata – è stato consenziente “dal momento
che è una prostituta”. Il racconto di Butungu, ritenuto dagli inquirenti il capobranco, è
contraddetto invece dalle immagini delle telecamere che ritraggono il gruppo insieme, tra il
primo e il secondo episodio di stupro, nel tragitto tra il lungomare e la strada statale.
Il racconto dei quattro, insomma, appare ricco di contraddizioni e falle. Uno dei minori, in
particolare, afferma che facevano tutto quello che diceva Butungu in quanto soggiogati.
Ammette, per esempio, il rapporto con la trans ma solo in quanto prostituta e solo dopo le
percosse e la rapina che avrebbe subito ad opera del congolese maggiorenne e sostiene, per
l’appunto, che il rapporto sia stato consenziente. Tutti i membri del branco, nonostante
neghino l’aggressione alla coppia polacca, si sono riconosciuti nelle immagini delle
telecamere che li riprendono tra i due stupri.
Il quadro probatorio degli inquirenti però resta solido, sostenuto oltre che dalle immagini
anche da alcuni oggetti rinvenuti nella disponibilità del congolese, tra cui un cellulare che
sarebbe frutto di una rapina in spiaggia a degli italiani, avvenuta mezz’ora prima
dell’aggressione e dello stupro alla turista polacca, e un orologio che si sospetta sia del
compagno della 26enne. L’udienza di convalida del fermo del 20enne congolese è stata spostata
a domani.

                                   Fonte: http://www.oggitreviso.it
Tre persone sono morte in un incidente in una Solfatara, cratere vulcanico di Pozzuoli (Napoli), noto per le sue fumarole.
Reddito di inclusione al via: funzionamento e requisiti
Via libera alla misura che supporta le famiglie a basso reddito. Quali sono i requisiti per

rientrare nel beneficio?                                           Il Consiglio dei ministri
ha dato il sì definitivo al decreto legislativo che introduce il reddito di inclusione (Rei)
che andrà a sostituire il Sia, ovvero il sostegno all’inclusione attiva, già in campo dal
settembre 2016.
«Un aiuto a famiglie più deboli, un impegno di Governo, Parlamento e Alleanza contro la
povertà» scrive su twitter il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, dopo che l’esecutivo
ha dato il via libera definitivo alla misura.
Quando parte e a quanto ammonta il Reddito di inclusione Dunque Il Reddito di inclusione (Rei)
partirà il primo gennaio 2018 e consiste in un assegno mensile di importo variabile dai 190
fino ai 485 euro (in caso di famiglie molto numerose), per una durata massima di 18 mesi.
È una misura unica a livello nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale e
parte da coloro che negli anni di crisi hanno subito il calo peggiore delle proprie condizioni
di vita, i nuclei con bambini.
Reddito di inclusione: a chi spetta? I requisiti Il provvedimento si rivolge a una platea di
400mila famiglie, pari a circa 1,8 milioni di persone. In particolare, il nucleo familiare del
richiedente dovrà avere un valore dell’Isee, in corso di validità, non superiore a 6mila euro
e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a
20mila euro.
In prima applicazione sono prioritariamente ammessi al Rei i nuclei con figli minorenni o
disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati ultra cinquantacinquenni. Fermo restando
il possesso dei requisiti economici, il Rei è compatibile con lo svolgimento di un’attività
lavorativa.
Viceversa, non è compatibile con la contemporanea fruizione, da parte di qualsiasi componente
il nucleo familiare, della Naspi o di altro ammortizzatore sociale per la disoccupazione
involontaria. Il Rei è articolato in due componenti:
un beneficio economico erogato su dodici mensilità, con un importo che andrà da circa 190 euro
mensili per una persona sola, fino a quasi 490 euro
per un nucleo con 5 o più componenti; una componente di servizi alla persona identificata, in
esito ad una valutazione del bisogno del nucleo familiare che terrà conto, tra l’altro, della
situazione lavorativa e del profilo di occupabilità, dell’educazione, istruzione e formazione,
della condizione abitativa e delle reti familiari, di prossimità e sociali della persona e
servirà a dar vita a un «progetto personalizzato» di inserimento lavorativo e sociale, volto
al superamento della condizione di povertà.
Posso richiedere più volte il Reddito di inclusione? Il reddito di inclusione sarà concesso
per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e sarà necessario che trascorrano almeno 6
mesi dall’ultima erogazione prima di poterlo richiedere nuovamente.
Di cosa ho bisogno per accedere al Rei? Al Rei si accederà attraverso la Dichiarazione Unica
che serve per la richiesta dell’Isee. Per sapere come compilarlo o fare una simulazione ti
consigliamo di dare uno sguardo alla nostra guida Come si ottiene l’ISEE?
Fonte: https://business.laleggepertutti.it

Marina Militare: neutralizzata una bomba d’aereo inglese della seconda guerra mondiale
Marina militare: i palombari del Nucleo Sdai di Taranto neutralizzano una bomba d’aereo
Tre persone sono morte in un incidente in una Solfatara, cratere vulcanico di Pozzuoli (Napoli), noto per le sue fumarole.
inglese della seconda guerra mondiale.

                                           Il 26 agosto 2017 i Palombari del Gruppo Operativo
Subacquei del Comando Subacquei ed incursori della Marina Militare distaccati presso il Nucleo
S.D.A.I. di Taranto (Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi), hanno condotto una delicata
operazione subacquea nelle acque antistanti Campomarino (Taranto) tesa a neutralizzare un
pericoloso ordigno esplosivo.
A seguito di una segnalazione da parte di un bagnante della presenza di un probabile manufatto
esplosivo, la Capitaneria di Porto di Taranto ha provveduto ad interdire la navigazione nel
tratto di mare interessato alla bonifica per motivi di sicurezza ed informare la Prefettura di
Taranto che ha richiesto un intervento di bonifica d’urgenza al Gruppo Operativo Subacquei
(GOS) della Marina Militare.
I Palombari si sono immersi per ricercare ed effettuare il riconoscimento dell’oggetto
segnalato che, trovato a 6 metri di profondità e a 20 metri dalla costa, è stato identificato
come una bomba d’aereo da 100 libbre risalente alla Seconda Guerra Mondiale.
L’ordigno è stato quindi rimorchiato, tenendolo a distanza di sicurezza, fino a giungere in
un’area individuata dall’Autorità Marittima, dove sono state condotte le operazioni subacquee
che ne hanno permesso il brillamento.
Questo intervento rappresenta una delle tante attività che i Reparti Subacquei della Marina
conducono a salvaguardia della pubblica incolumità in moltissimi porti e coste italiane,
svolgendo operazioni subacquee ad alto rischio volte a ripristinare le condizioni di sicurezza
della balneabilità e della navigazione.
Lo scorso anno i Palombari della Marina Militare hanno distrutto un totale di 12.400 ordigni
esplosivi residuati bellici, mentre dal 1 gennaio 2017 ne hanno già neutralizzati 10.946 dai
mari, fiumi e laghi italiani.
Agli appassionati del mare, che con l’estate incrementano la loro attività subacquea
ricreativa, si consiglia di non toccare assolutamente gli oggetti eventualmente rinvenuti che
possano essere ritenuti pericolosi, la cui forma possa ricordare o meno un ordigno esplosivo o
parti di esso.
Quello che invece è doveroso fare, per l’incolumità di tutti, è di identificarne il sito di
ritrovamento, fotografare l’ipotetico ordigno (qualora si abbia con se una macchina
fotografica subacquea) e denunciarne immediatamente il rinvenimento alla locale Capitaneria di
Porto o stazione dei Carabinieri, che richiederà l’intervento dei Palombari del Gruppo
Operativo Subacquei di COMSUBIN al fine di ristabilire la fruibilità in piena sicurezza di
quel tratto di mare.

Sardegna, Zona franca extradoganale: il silenzio di chi non vuole il cambiamento
Tre persone sono morte in un incidente in una Solfatara, cratere vulcanico di Pozzuoli (Napoli), noto per le sue fumarole.
Zona Franca. Boom di richieste di esenzioni per
tasse. Partite le prime richieste di rimborso di tasse non dovute e illegittimamente versate
allo Stato Italiano.
Zona Franca.La torrida estate ha svegliato le coscienze dei sardi trattati a pesci in faccia
per decenni da una classe politica regionale irresponsabile sui diritti dei sardi.
Sono proprio gli stessi politici che vanno a braccetto con la maggior parte dei commercialisti
e tributaristi sardi, colpevoli, questi ultimi, di essere completamente all’oscuro oppure
fanno finta di non capire sulle esenzioni di tasse che spettano alle Partite Iva con sede
legale in Sardegna. Ciò perché, ormai, è assodato che l’isola di Sardegna sia territorio
extradoganale, come normato dal D. Lsg.75 del 1998 e dalla legge regionale del 9 febbraio
2013, già in vigore.
Attenzione, però, proprio i commercialisti e i loro cugini tributaristi rischiano di pagare il
prezzo più alto per non aver avvertito i loro clienti dei benefici spettanti alle loro aziende
che lavorano e producono in Sardegna. Ora non basta più la disinformazione, le battute o
discriminare i propri colleghi, tecnica utilizzata dai servizi segreti inglesi nel 800 per
screditare i loro avversari politici.
Questi studi professionali ora possono incorrere in ingenti risarcimenti per decine di
migliaia di euro, nel caso che uno solo dei loro clienti dovesse citarli davanti ad un giudice
di una sezione del tribunale civile/penale.

                                          La classe politica regionale a guida PD ormai non sa
più come frenare il movimento politico guidato dalla dott.ssa Randaccio che avanza sui
sondaggi. Per dovere di cronaca, facciamo presente che oltre 400 mila persone stanno seguendo
le sorti del movimento, sia in Sardegna, sia all’estero e i circoli dei sardi in primis.
Tre persone sono morte in un incidente in una Solfatara, cratere vulcanico di Pozzuoli (Napoli), noto per le sue fumarole.
Giorno dopo giorno elettori e simpatizzanti di
destra e di sinistra confluiscono ideologicamente all’interno del movimento politico, delusi
dai loro ex rappresentanti istituzionali, come se i sardi si siano svegliati da un brutto
sogno durato decenni. Da tener presente che nei paesi di piccole e grandi dimensioni, la gente
cosiddetta normale vede il movimento politico della zona franca Sardegna come la vera ancora
di salvezza e il sicuro rilancio per l’economia della Sardegna.

                                          C’è una bella prospettiva da mettere in conto, ossia
che i figli immigrati all’estero alla ricerca di un lavoro, finalmente rientrerebbero in
Sardegna, felici di unirsi alle proprie famiglie, grazie all’eventualità di un onorevole posto
di lavoro nella propria terra.
D’altronde è innegabile ed è sotto gli occhi di tutti il ruolo che il movimento politico Zona
Franca Sardegna sta svolgendo fin dalla sua nascita, curando e difendendo gli interessi dei
residenti sardi. Indubbiamente il movimento creato dalla Randaccio, è da sempre in prima linea
perché alla Sardegna siano riconosciuti i propri diritti, finora calpestati in maniera
indescrivibile.
Come spiegato nei precedenti articoli, il caldo gioca brutti scherzi e per una poltrona
politica, sia essa romana o sarda, c’è chi ubbidisce ai potentati romani, piuttosto che
ribellarsi e difendere a spada tratta gli interessi della propria regione.
Ci troviamo cosi nel fantastico mondo delle favole costruito dai Riformatori Sardi
liberaldemocratici con i suoi padri fondatori tra i quali Vargiu, Frongia, Dedoni, Massimo
Fantola e Mario Segni. Il loro ultimo moto è molto chiaro come su scherzi a parte …” Essere
Riformatori significa essere parte di un movimento che partecipa alla costruzione di un futuro
migliore per la nostra Sardegna!” “Fai anche tu la differenza ed unisciti a noi, per cambiare
la Sardegna!”.
C’è da tener conto, in proposito, che i Riformatori sedevano prima al Governo nazionale
guidato da Mario Monti, successivamente con Matteo Renzi e attualmente silenziosi con il
governo Gentiloni. Nel frattempo, comunque, nessuno di loro ha mai condotto la battaglia che
sta conducendo il movimento Zona Franca Sardegna teso a tutelare i diritti dei sardi.
E’ strano che questi signori si inventino un Referendum per l’insularità della Sardegna, che è
cosa ben diversa rispetto alla “Zona Franca Extradoganale”. Naturalmente si tratta di una
iniziativa tesa a creare i presupposti di vanificare, di fatto, il privilegio a non pagare le
tasse che i residenti in Sardegna hanno già maturato, poiché, appunto, abitanti in un’isola
dichiarata Zona Franca Extradoganale.
In poche parole, siamo al paradosso e si rende necessario che qualcuno spieghi ai Riformatori
sardi (Vargiu, Frongia, Dedoni, Fantola e Segni) che migliaia di famiglie, in Sardegna, hanno
perso casa, terreni e, soprattutto, anche la famiglia, grazie al loro silenzio non
rappresentando adeguatamente il popolo sardo nelle sedi opportune (Regione, Camera dei
Deputati, Senato della Repubblica), sviscerando, in quelle sedi, le problematiche dei sardi,
Tre persone sono morte in un incidente in una Solfatara, cratere vulcanico di Pozzuoli (Napoli), noto per le sue fumarole.
super tassati per decenni ed equiparati al territorio nazionale.

                                                                  È sufficiente analizzare
tutte le agevolazioni concesse dallo Stato alle altre Regioni a Statuto Speciale, per renderci
conto che la Sardegna, nel corso degli anni, ha raccolto soltanto…briciole.

                                          Sarebbe opportuno che i Riformatori Sardi (Vargiu,
Frongia, Dedoni, Fantola, Segni) andassero a ricercarsi i diritti maturati dai sardi fin dal
1949, diritti lodevolmente rispolverati dalla dott.ssa Randaccio. Qualora avessero difficoltà
a barcamenarsi nei meandri di leggi e decreti di diritti consolidati, bene farebbero a
consultare alcuni giuristi del Movimento politico Zona Franca Sardegna, per un excursus su
leggi, decreti, circolari, etc.
In Sardegna è già in atto una rivoluzione democratica, culturale e fiscale. Si tenga conto,
tra l’altro, che il territorio dell’isola di Sardegna, di fatto, è riconosciuto Zona franca
dal 1949, ossia molto prima della nascita dell’Unione Europea (anno di fondazione 25 marzo
1957). i trattati di Roma, Nei trattati di Roma che entrarono in vigore il 1º gennaio 1958,
la stessa unione europea si impegnò a riconoscere ai cittadini sardi il mantenimento dello
status di Isola a Fiscalità di Vantaggio (zona franca), per la sua insularità di isola lontana
dall’Italia e dal resto d’Europa. Ciò significa, in pratica, che la Sardegna è Zona Franca
prima di Livigno, Campione d’Italia, Isole Canarie, Isole Azzorre, Madeira.
Da tener presente che il codice doganale Nazionale aggiornato al 2015, include le zone franche
di Livigno, Campione d’Italia, Isole Canarie, Isole Azzorre, Madeira, ma non include l’isola
di Sardegna. Perché? Semplicemente perché queste ultime hanno avuto necessità del Trattato di
Roma del 25 Marzo 1957 per il riconoscimento dello status di zona franca sempre a seguito
dell’insularità geografica, mentre della Sardegna non si fa cenno per un motivo molto
semplice: perché l’isola fu riconosciuta zona franca ben 9 anni prima.
E questo diritto non l’ha mai perso, anche se il PD regionale, chissà perché, tenta, in tutti
i modi, di cancellare questo diritto acquisito grazie ai padri costituenti della nostra carta
costituente che ha realizzato allo statuto della Regione Autonoma Della Sardegna. In
conclusione possiamo affermare che la politica deve essere al servizio dei cittadini e i suoi
rappresentanti, democraticamente eletti, devono battersi in tutte le sedi per difenderli ad
oltranza, a prescindere dai tornaconti dei partiti di cui sono espressione.

Sardegna Zona Franca Extradoganale. Ecco la tassazione ufficiale per imprese e residenti. Una
vera rivoluzione per l’isola
Tre persone sono morte in un incidente in una Solfatara, cratere vulcanico di Pozzuoli (Napoli), noto per le sue fumarole.
Sardegna Zona Franca Extradoganale. Uno degli elementi che renderanno l’isola di Sardegna una
piazza attraente per gli investimenti nazionali e internazionali, sarà certamente la sua
disciplina fiscale. La Regione Autonoma della Sardegna, dopo anni di assistenzialismo dalla
madre patria Italia mediante la sua carta costituzionale, ha finalmente adottato una politica
fiscale a supporto delle imprese e residenti.
C’è la chiave, finalmente, per favorire lo sviluppo di qualsiasi comparto della sua economia e
del sociale, ma ricordiamoci bene che il merito non e dei governi targati Pigliaru/Soru.
Da troppo tempo, infatti, assistiamo al continuo impoverimento di una regione nella quale, da
anni, la stragrande maggioranza dei residenti non riesce ad arrivare alla fine del mese. Che
dire al riguardo? E’ sufficiente farsi un giro alle Caritas di Sassari e Cagliari per rendersi
conto dell’umiliazione che la povera gente sarda sta subendo da una classe politica regionale
che non merita alcun commento.
In proposito, però, vale la pena ricordare, cari lettori, che se non fosse stato per il
Principe Karin Haga Kan, la Sardegna, e in particolare grazie alla nascita della Costa
Smeralda, in pochi l’avrebbero conosciuta nel mondo. Se fosse stato per i nostri politici
attuali, nei terreni dove è sorta la Costa Smeralda ci sarebbero state ancora le capre e le
pecore a pascolare, ovviamente senza togliere lustro ai nostri coraggiosissimi pastori sardi.
Dobbiamo prendere atto che Karim Haga Kan ha dato lustro a tutta la Sardegna, in particolare a
Olbia e al suo aeroporto, fondando la compagnia aerea Meridiana,creando migliaia di posti di
lavoro e, per anni, ha finanziato una società in perdita per centinaia di milioni di euro ,
anche perché, diciamolo chiaramente, la classe politica regionale non ha mai agevolato il suo
operato.

Presidente Parlamento Europeo On. Tajani,
   grande sostenitore della Zona Franca
           Extradoganale Sarda

Insomma, per i sardi il principe ismaelita, a nostro modesto parere, è da considerare come un
padre e come tale si merita il massimo rispetto. L’Haga Kan non è, e non sarà mai un uomo
qualunque per i sardi, perché egli è innamorato della Sardegna e per questa terra ha dato
tanto, in termini di investimenti, passione e amore.
Per certi versi si deve anche prendere atto che in tanti, politicamente parlando, lo hanno
osteggiato negli investimenti e nelle intraprese commerciali ed economiche. Dobbiamo prendere
atto, tra l’altro, che Karin Haga Kan è la persona che ha fatto decollare il turismo in
Sardegna, poiché la Costa Smeralda ha rappresentato il vero volano turistico gallurese e
isolano. mettendo appunto giorno dopo giorno i bastoni tra le ruote ad un signore di nome e di
fatto che ha solo fatto del bene ai sardi e alla Sardegna.
Come non riconoscere, ad esenpio, che la sua venuta ha generato tanto benessere e progresso,
consentendo a tante famiglie, soprattutto, di migliorare la propria condizione economica e
sociale. Qualche riconoscimento ufficiale, in fondo, lo meriterebbe, per quanto ha dato e per
quanto ha fatto per la Sardegna.
Il Principe Karim Haga Kan, colui che ha
       creato benessere in Sardegna

Intanto, prendiamo atto che finalmente Meridiana e i nuovi investitori Qatarioti avranno una
pista di decollo veramente efficiente, nel totale silenzio politico istituzionale regionale,
con l’ufficialità sulla Zona Franca Extradoganale sarda, che, guarda caso, noi di
sardegnareporter.it ci simo dovuti ricercare nei meandri legislativi quanto noi da tempo
andiamo asserendo e come un fulmine a ciel sereno arriva la legge a firma del Presidente del
Consiglio dei Ministri dell’epoca Gianni Letta e del Ministra degli Affari Esteri Emma Bonino
(legge del 19 luglio 2013, n° 88 art. 24). Tale legge istituisce un sistema ben contemplato in
scaglioni di imposte, e principalmente imposte dirette uguali e identiche alla Repubblica di
San Marino, con il vantaggio che in Sardegna non si paga I.v.a e accise.
Imposte dirette
1) I.g.r. è l’imposta generale sul reddito che per i lavoratori dipendenti si chiama 2)
I.g.r.l. (imposta per persone fisiche e sostituti d’imposta), 3) I.g.r.p. (imposta per persone
giuridiche) 4) Sono esenti 100% i pensionati
Sui redditi d’impresa, l’imposta generale si applica in misura pari al 12.5 % degli utili
netti, mentre il tributo per le persone fisiche residenti e non (questi limitatamente ai soli
redditi prodotti in Sardegna), è determinato applicando un’aliquota fissa pari al 10%.
Imposta indiretta
La Monofase è l’imposta indiretta sugli scambi adottata in Sardegna; è una “monofase” che si
applica colpendo una volta sola il valore dei beni e dei servizi importati nel territorio.
Così, l’operatore economico è colpito esclusivamente al momento dell’importazione con aliquota
pari al 7%. L’imposta sulle importazioni, la monofase, è riconosciuta come misura equivalente
all’imposta sul valore aggiunto (Iva).
L’imposta Indiretta
La monofase non si applica ai carburanti poiché la Sardegna, essendo in territorio
extradoganale, è esente come da normativa comunitaria nell’applicare l’iva e accise.
Tipologie di beni e servizi deducibili
1. Sono deducibili le spese relative all’acquisto di beni e servizi con l’esclusione di:
2. a) carburanti per autotrazione in misura superiore a euro 750,00 annui;
3. b) le spese per utenze domestiche e telefoniche compreso i costi per gli allacciamenti
   100%;
4. c) le spese per assicurazioni ramo danni a cose e persone 100%;
5. d) le spese per l’acquisto di autoveicoli, motocicli e ciclomotori 100%;
6. e) le spese per servizi bancari e finanziari 100%.
7. Le spese “on-line” si considerano fatte in Sardegna solo se il fornitore ha sede legale in
   Sardegna o pone in vendita i beni o servizi attraverso una filiale, una succursale o una
   stabile organizzazione operante in territorio sardo.
L’imposta speciale sui beni di Lusso (ISBL)
– Per unità da diporto fino a 10 m esente,
– Per unità da diporto fino a 14 m € 500.00
– Per unità da diporto fino a 18 m € 1.000.00
– Per unità da diporto fino a 24 m € 3.000.00
– Per unità da diporto fino a 35 m € 5.000.00
– Per unità da diporto oltre i 35 m € 10.000.00
Gli importi di cui sopra vanno abbattuti del 50% nel caso di imbarcazioni a vela
L’imposta speciale sugli Aeromobili
Aeromobili fino a 1.000 Kg massimo al decollo (MTOW) € 500.00
Aeromobili oltre i 1.000 Kg massimo al decollo (MTOW) € 3.000.00
Aeromobili oltre i 5.000 Kg massimo al decollo (MTOW) € 10.000.00

  Il Governatore Pigliaru e Renato Soru
    acerrimi nemici della Zona Franca
              Extradoganale

Per i predetti abbattimenti fiscali si deve far riferimento alla data di costruzione del bene,
cosi come risulta dai dati tecnici; gli stessi, inoltre, non vanno cumulati ma calcolati in
successione. Inoltre l’imposta è dovuta in misura proporzionale a seconda del periodo di
detenzione del bene, pertanto, qualora il bene sia stato acquistato o ceduto nel corso
dell’anno, esempio 2017, l’imposta va riproporzionata in base ai mesi di utilizzo, perciò la
proporzione non considera i giorni di utilizzo. Le spese “on-line” si considerano fatte
nell’Isola di Sardegna solo se il fornitore ha sede legale nel territorio Sardo o pone in
vendita i beni o servizi attraverso una filiale, una succursale o una stabile organizzazione
operante nel territorio.Per i beni di cui sopra che alla data della delibera di istituzione
della zona Franca Extradoganale Sarda, n°9/7 del 12.2.2013, presentano un’età compresa tra i 5
e i 15 anni, l’imposta è abbattuta del 20%, mentre per i beni di età superiore ai 15 anni,
l’imposta è abbattuta del 40%.
È definita “stabile organizzazione” la sede fissa di affari per mezzo della quale l’impresa
non residente esercita, in tutto o in parte, la sua attività sul territorio dell’isola di
Sardegna.
2. La “stabile organizzazione” si identifica, in via esemplificativa e non esaustiva, in:
3. a) una sede di direzione; b) una succursale; c) un ufficio; d) un’officina; e) un
   laboratorio;
4. f) una miniera, un giacimento petrolifero o di gas naturale, una cava o altro luogo di
   estrazione di risorse naturali.
5. Un cantiere di costruzione o di montaggio o di installazione, ovvero l’esercizio di
   attività di supervisione ad esso connesse, è considerato “stabile organizzazione” soltanto
   se tale cantiere o attività abbia una durata superiore a tre mesi.
Nonostante le disposizioni, una sede fissa di affari non è, comunque, considerata stabile
organizzazione se:
1. a) viene utilizzata una installazione ai soli fini di deposito, di esposizione o di
   consegna di beni o merci appartenenti all’impresa;
2. b) i beni o le merci appartenenti all’impresa sono immagazzinati ai soli fini di deposito,
   di esposizione o di consegna;
3. c) i beni o le merci appartenenti all’impresa sono immagazzinati ai soli fini della
   trasformazione da parte di un’altra impresa;
4. d) una sede fissa di affari è utilizzata ai soli fini di acquistare beni o merci o di
   raccogliere informazioni per l’impresa;
5. e) viene utilizzata ai soli fini di svolgere, per l’impresa, qualsiasi altra attività che
   abbia carattere preparatorio o ausiliario;
viene utilizzata ai soli fini dell’esercizio combinato delle attività menzionate nelle lettere
da a) ad e), purché l’attività della sede fissa nel suo insieme, quale risulta da tale
combinazione, abbia carattere preparatorio o ausiliario.
Non costituisce stabile organizzazione dell’impresa non residente il solo fatto che essa
eserciti nel territorio dell’isola di Sardegna la propria attività per mezzo di un mediatore,
di un commissionario generale, o di ogni altro intermediario che goda di uno status
indipendente, a condizione che dette persone agiscano nell’ambito della loro ordinaria
attività.
Il fatto che un’impresa non residente, con o senza stabile organizzazione nel territorio
dell’isola, controlli un’impresa residente, ne sia controllata o che entrambe le imprese siano
controllate da un terzo soggetto esercente o no attività d’impresa non costituisce di per sé
motivo sufficiente per considerare una qualsiasi di dette imprese una stabile organizzazione
dell’altra.
Non poteva mancare l’esenzione alle aziende agricole, già messe in ginocchio da una dura
crisi, ma gli sgravi previsti fin dal 2013, sono stati scientificamente occultati.
 Non è da escludere che i sardi, finalmente, si siano tolta la benda dagli occhi per non
  farsi mai più influenzare da una classe politica che pensa solo a se stessa, occupando
     poltrone e creando enti inutili per accrescere il proprio potere. Ciò non toglie,
 comunque, che la “rivoluzione” per creare del nuovo benessere in Sardegna è già iniziata
 grazie, appunto, alle battaglie fin qui condotte dalla Dott.ssa Maria Rosaria Randaccio,
                    artefice di questa democratica rivoluzione fiscale.

 La Dott.ssa Maria Rosaria Randaccio: da
   lodare per avere scoperto i diritti
             negati ai Sardi

   Flavio Briatore amico dei Pastori Sardi e
      critico sulla classe Politica Sarda

Mettiamo subito in chiaro ai nostri lettori che non è facile incardinarsi nel groviglio di
decreti legislativi e successive delibere che hanno definitivamente fatto sì che la Zona
Franca Extradoganale fosse istituita. Ciò lascia presagire la fondatezza in diritto che
Sardegna Reporter sta riportando la reale situazione su fatti che incontrovertibilmente è
fonte di informazione basata su atti normativi pubblicati in Gazzetta Ufficiale della
Repubblica Italiana e cortesemente avuti da Giuristi Indipendenti e dottori commercialisti,
oltre che avvocati esperti soprattutto in ricorsi nelle commissioni tributarie regionali.
Sassari città natale del Governatore Pigliaru: nuovi poveri in
                        fila alla Caritas

In conclusione, considerato che abbiamo avuto presidenti ed ex presidenti regionali che in
diritto hanno e avevano grosse lacune, non ci rimane altro, a noi di questa testata
giornalistica, che sensibilizzare il governatore Pigliaru con studi in Scienze Politiche
all’Università degli Studi di Sassari e master presso la “Philosophy in Economics” presso
l’Università di Cambridge, nonché professore ordinario di Economia Politica all’Università
degli Studi di Cagliari, che la delibera sull’istituzione della Zona Franca Extradoganale
della Sardegna del 12.02.2013 N.9/7 (Governatore Ugo Cappellacci), non e stata mai opposta dal
Governo Nazionale entro il termine di 90 giorni, perciò, se tanto mi dà tanto, la stessa
delibera è divenuta legge, oltre ad essere operativa in virtù della pubblicazione sulla
Gazzetta Ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna
.

Ministero della Difesa. Marina Militare: avvenuto in mattinata il cambio al Comando
dell’Operazione “Mare Sicuro”
Oggi è avvenuto l’avvicendamento al comando dell’Operazione Mare Sicuro (OMS) fra il
contrammiraglio Placido Torresi, comandante della 1ª Divisione Navale e il subentrante,
contrammiraglio Enrico Pacioni, comandante delle Forze di Contromisure mine.

                           Per l’occasione, la Fregata Europea Multi Missione (FREMM) Margottini
della Marina   Militare è stata sostituita da un altra FREMM, nave Alpino, come unità navale di
bandiera del   Comandante di OMS.
L’Operazione   Mare Sicuro opera in un’area di mare di circa 160.000 km quadrati, situata nel
Mediterraneo   centrale e prospiciente le coste libiche.

ESCLUSIVA. Gabriele Toccafondi (Miur) “In arrivo i fondi alle paritarie. Basta ostilità contro
parità scolastica “
Gabriele Toccafondi, sottosegretario al Miur, 45 anni, sposato con due figli, fa parte di
quella generazione di politici che hanno fatto del pragmatismo e del buon governo una
bandiera.                                           E’ sottosegretario al Miur dal governo
Letta passando attraverso il governo Renzi e ora con il premier Gentiloni. Un politico un po’
atipico. Ama i numeri e racconta i fatti con precisione senza lasciarsi andare a dichiarazioni
roboanti. Mantiene quello che dice a meno di cataclismi. E’ il caso del contributo alle scuole
paritarie, che aveva annunciato in un’intervista esclusiva al nostro giornale nel novembre del
2016. E ora sono in arrivo i contributi, con incremento di investimenti e qualche novità. In
anticipo sull’anno scorso. A dimostrazioni che le dichiarazioni, se ben fondate, possono
trovare riscontro nella realtà. E così nemmeno un anno dopo, ecco il punto in un’intervista
esclusiva che Gabriele Toccafondi ha voluto rilasciarci.
Sottosegretario Toccafondi il 22 luglio il MIur ha decretato l’erogazione dei fondi per le
scuole paritarie. Ancora qualche polemica però…
Una cosa che era scontata, normale, non ci siamo inventati niente. Invece è nato un
putiferio. associazioni di studenti, un sindacato (Gilda ndr.) si sono detti sbalorditi perché
diamo soldi alle paritarie. C’è anche qualcuno che dice ‘troppi soldi’. Si guarda ancora alle
paritarie con occhio ideologico.
Quello che aveva preannunciato è stato fatto. Un buon risultato nonostante alcune critiche?
Si assolutamente. E ne vado assolutamente fiero, come vado assolutamente fiero di questi anni
con questo governo e con questa maggioranza. Abbiamo creduto e crediamo nella scuola. Statale
e non statale
Una linea supportata da investimenti consistenti. A quanto ammontano?
Ricordo che l’investimento nella scuola statale o la ‘buona scuola’ è di 3miliardi, più gli
investimenti in edilizia scolastica. Cifre mai viste nella storia della Repubblica sulla
scuola statale e anche sulla scuola non statale che comunque conta un milione di iscritti,
13mila scuole, 160mila insegnati. La paritaria è la seconda gamba del sistema di istruzione
nazionale. Bisogna guardare al sistema. Come si fa a non comprendere questo? E come si fa a
non comprendere che se cede una delle due gambe, e parlo della scuola non statale, cede
l’intero sistema? E come si fa a dirsi sbalorditi?
Perché se cede la gamba del sistema paritario cede l’intero sistema?
Bisogna ricordare che la scuola statale conta 9 milioni di iscritti di iscritti di ogni ordine
e grado. La scuola paritaria accoglie 1 milione di bambini e di ragazzi. Lo stato in media
(dati Miur e Ocse ndr.) investe ogni anno 6.500 euro per ogni bambino o ragazzo della scuola
statale mentre per un bambino o ragazzo di una scuola non statale questo contributo è in media
di 500 euro È chiaro che se domani la scuola paritaria dovesse chiudere si “risparmierebbero”
i 500 euro a ragazzo, però questo milione di bambini dovrebbe avere scuole, tavoli sedie,
insegnanti ed essere inserito nella scuola statale
Quindi con un investimento di 6.500 euro/anno a testa?
Esattamente. E’ vero che si risparmierebbero 500 milioni, ma la spesa aggiuntiva sarebbe di
6,5 miliardi. Il saldo sarebbe una spesa aggiuntiva di 6 miliardi all’anno. Questa è
matematica, questi sono i dati. Poi io discuto con chiunque, ma si parte da qui. C’è anche da
sottolineare che un milione di ragazzi non possono essere inseriti negli stabili che abbiamo,
non possono essere gestiti con il personale che abbiamo. Costruire nuove scuole, attrezzarle,
pagare utenze, assumere nuovi insegnanti. Non bastano 500-700 milioni di euro, quindi stando
su un piano economico di base non dovrebbe sbalordire se diamo i contributi. In più ricordo
che i pagamenti stanno arrivando ora e sono relativi all’anno 2016-2017, che come sappiamo si
è chiuso e qualche mese fa. Insomma, perché essere sbalorditi?
I fondi sono già erogati?
Sono in pagamento ora dai singoli Usr, i nostri provveditorati regionali. Nell’arco di qualche
settimana questi pagamenti andranno finalmente alle scuole.
Come sono composti?
Complessivamente sono 570 milioni. Ci sono risorse in più, spiegate e ragionate. E’ il massimo
che nella storia di questo paese si è raggiunto per la scuola paritaria, invece di 500 euro
quest’anno diamo 570 euro in media a bambino o a ragazzo. Però è sempre un contributo, non
copre assolutamente l’intera spesa e va in aiuto alle famiglie. E’ un contributo alle scuole
per abbassare le rette così composto: i 500 milioni del contributo nazionale stabile non sono
aumentati rispetto agli ultimi tre anni. Quello che abbiamo aumentato è il fondo per la
disabilità che passa da 12 a 23 milioni.
Quanti sono i bambini o ragazzi con disabilità grave che frequentano le scuole paritarie?
Sono quasi 12mila. Mentre nella scuola statale lo Stato si fa carico dell’insegnate di
sostegno nel caso delle paritarie doveva essere solo la scuola o la famiglia a provvedere.
Le scuole non hanno la possibilità di investimento annuale così importante per un insegnante
di sostegno, quindi spesso le spese erano spalmate su tutte le rette e di conseguenza
crescevano. In questo momento difficile non poche famiglie, in questi ultimi anni ,hanno
deciso di lasciare la scuola paritaria, soprattutto le famiglie meno abbienti.
E così addio alla libertà educativa?
Si, per necessità viene meno la libertà di scelta educativa. Così abbiamo deciso di aiutare
le scuole , le famiglie ma soprattutto bambini e ragazzi con disabilità certificata. Sembra
tanto ma rispetto a uno stipendio di un docente di sostegno si capisce bene che bastano solo
per uno o due mesi.
Il problema però rimane…
Si il problema resta, però si inverte la rotta. Finalmente lo Stato fa qualcosa su questo
tema. Abbiamo raddoppiato il fondo rispetto all’anno scorso. Questa è una novità che va a
sommarsi ai 500 milioni di euro euro, ed è un fondo stabile duraturo nel tempo.
Ci sono altre innovazioni?
Un’altra novità introdotta quest’anno è il fondo sperimentale di 50 milioni di euro per le
scuole materne che rappresentano circa il 40% della scuola paritaria complessiva che
soprattutto in alcune regioni, il Veneto ma non solo, rappresentano una percentuale
decisamente alta sul totale della proposta educativa. 50 milioni di euro andranno in queste
scuole solo quest’anno, la speranza è quella di stabilizzare queste risorse. Questo settore in
tutta Italia è importantissimo come gamba sussidiaria, riconosciuta da tutti. Statale o non
statale il tema materne vede a braccetto i due rami del sistema. Molte famiglie non ce la
facevano, quindi il fondo va ad aiutare le famiglie e i territori. A proposito delle famiglie,
c’è anche l’aumento delle detrazioni che stanno andando da 400 a 800 euro all’anno.
Che segnali arrivano dalle paritarie alle vostre scelte?
Assolutamente positive, tutte le associazioni riconoscono il lavoro fatto. Il nostro è un
governo che ha creduto, nei fatti e non a parole, nella vera parità scolastica. Abbiamo
stabilizzato i fondi, li abbiamo aumentati non in maniera indiscriminata, ma andando a
investire sulla disabilità o sulla materna. Abbiamo cercato di fare il possibile, di
accelerare l’arrivo dei fondi. Rispetto all’anno scorso siamo in anticipo di due mesi. Sempre
in ritardo, dico io, rispetto a un anno scolastico che si chiude, ma l’anno scorso il decreto
è diventato effettivo il 26 di settembre quest’anno siamo invece al 22 di luglio. Ripeto,
facciamo il possibile, ci sono miglioramenti. Quello che manca è un dibattito sereno, non
ideologico, sul tema della parità scolastica che esiste in tutto il mondo.
Ma la difesa delle scuole paritarie è di sinistra o di destra?
La difesa della scuole paritarie in Europa ha strumenti che vanno molto, ma molto, oltre il
contributo italiano. E devo dire che si fanno scelte di buon senso. Mi sembra non sia né di
destra né di sinistra. Nel nostro paese nemmeno il monocolore Dc riuscì o volle affrontare il
tema della libertà di scelta educativa
Perché, secondo lei?
In italia c’è sempre stato un macigno culturale e ideologico. Negli ultimi vent’anni hanno
governato un po’ tutti ma nessuno ha affrontato davvero il tema. Noi abbiamo dato un segnale
economico – culturale preciso. Però intendiamoci non siamo alla libertà di scelta educativa,
gli ostacoli, e soprattutto gli ostacoli economici, restano evidenti. La vera questione non è
aumentare di un euro il fondo. Capiamoci, è fondamentale, importante, ha una sua dignità è un
segnale, ma non è la libertà di scelta educativa In tanti paesi hanno affrontato prima la
libertà di scelta educiativa, decenni e decenni fa. Resta il fatto che solo in Italia e in
Grecia, nella grande Europa compresi anche i paesi dell’est (ex comunisti),siamo così
indietro. Il tema della parità va ben oltre il semplice contributo.
Accanto alla questione dei contributi vi è la parte oscura di quelli che vengono chiamati
‘diplomifici’ . Si paga per un diploma. Come vi state muovendo verso le paritarie tolleranti
verso queste pratiche?
Nel piano nazionale di controlli alle scuole paritarie secondarie di secondo grado ci siamo
concentrati sul diploma finale. Abbiamo pubblicizzato a più non posso questo piano nazionale
perché anche culturalmente doveva essere chiaro il nostro obiettivo. Abbiamo fatto, per un
anno e mezzo, un’azione in tutte le regioni e alla fine abbiamo richiesto, con decreto, la
revoca della parità scolastica a decine di scuole, motivando la richiesta con verbale di
ispezione. In pratica declassiamo queste scuole che potranno continuare ad essere frequentate,
ma da privati
Quante sono state declassate esattamente?
Le scuole declassate non potranno più dare il diploma di Stato finale con esame in sede.
Finora sono 47 istituti in tutta Italia su circa 400 scuole ispezionate, più del 10%. Le
scuole secondarie di secondo grado paritarie sono 1.300. Il lavoro non è finito, abbiamo
iniziato da quelle che, numeri alla mano, ci preoccupavano di più. Quelle che avevano un
numero di iscritti regolare durante i 5 anni e poi avevano il boom di iscrizione all’esame di
Stato.
di Dario Tiengo
Fonte: http://www.tribunapoliticaweb.it

La Sardegna finalmente è ZONA FRANCA. Corte Costituzionale: sentenza del 4 luglio 2017
n°154/17
Zona Franca. La Corte costituzionale ha sede a Roma nel palazzo della Consulta e giudica, tra
l’altro, sulla legittimità costituzionale delle leggi. Come nel caso della Legge elettorale.
E’ composta da 15 giudici, di cui: 5 nominati dal capo dello Stato, 5 dal Parlamento, 3 dalla
Cassazione, uno dal Consiglio di Stato e uno dalla Corte dei conti. I giudici costituzionali,
con la sentenza 4 luglio 2017 n° 154, in sostanza hanno annullato le imposte fiscali quali
Iva-Irpef-Irpeg e le accise sui beni di consumo quali alcolici e carburanti. Le bollette di
gas ed energia elettrica saranno esenti da tasse quali iva e accise esclusivamente per i
residenti dell’isola di Sardegna.
Da oltre 70 anni veniva negato ai Sardi il regime fiscale speciale chiamato anche regime di
“franchigie fiscali” riservato dall’art. 92 del Trattato di Roma alle Isole lontane come,
appunto, la Sardegna, gravata da una disoccupazione anomala, fatto grave che per decenni i
politici hanno tenuto la popolazione all’oscuro dei propri diritti, fatto salvo la Giunta
guidata da Cappellacci che in fretta e furia sì e adoperata positivamente per attivare su
richiesta dei 320 sindaci la Zona Franca Integrale.

                                  L’Italia, in quanto facente parte della Comunità Economica
Europea, è tenuta a ottemperare alle disposizioni ed ai principi contenuti non solo nei
Trattati, ma anche nei Regolamenti e nelle Direttive Comunitarie, ossia in quelle norme che
“nell’ordine gerarchico” delle fonti del Diritto risultano “Armonizzate” e “Sovraordinate”
alla normativa dei singoli Stati aderenti alla Comunità Economica Europea.   La popolazione è
stata tenuta all’oscuro, anche del fatto che gli attuali Dirigenti dell’Agenzia delle Entrate
della Sardegna hanno concorso al fallimento dell’economia isolana, imponendo ad aziende e
residenti, anziché la tassazione prevista nella Direttiva n.69/75/CEE, la stessa tassazione
fiscale riservata alle altre regioni italiane a statuto ordinario. Fatto gravissimo poiché non
si tratta di Isole e tanto meno Isole Lontane, gravate da una disoccupazione anomala e,
quindi, titolari del diritto ad essere dichiarati Zona Franca e pertanto considerati
territorio extra doganale ai sensi dell’art. 169, 170 e 251 del D.P.R. n.43/73. Imporre così
una Tassazione Fiscale più elevata rispetto al dovuto, si ritiene possa essere considerato
come comportamento equivalente a quello della “concorrenza sleale”, che se provata, determina
il diritto al risarcimento di miliardi a seguito di una class action contro i politici
dell’attuale governo regionale, oltre ai funzionari delle entrate regionali ritenuti
responsabili per danni riconducibili ai sensi degli artt. 2598, 2599,2600, 2601 C.C.;

                                La popolazione, invece, avrebbe dovuto essere informata sul
fatto di aver diritto all’esonero da ogni tipo di tributo, ai sensi delle Direttive
Comunitarie richiamate all’art. 170 del D.P.R. n. 43/73, ossia le Direttive n. 69/74/CEE, n.

69/75/CEE, con le quali                               vengono disciplinati i territori
dichiarati zona franca, i cui residenti sono titolari del diritto all’applicazione di quei
“Regimi Fiscali Speciali” come compensazione allo svantaggio geografico, svantaggio che se non
compensato determina la violazione del principio di eguaglianza e quello del diritto alla
concorrenza, ossia il diritto che si pone come obiettivo quello di promuovere l’efficienza e
lo sviluppo economico. Infatti, nel quadro dell’economia di mercato, la concorrenza favorisce
detto sviluppo, sia assicurando la concorrenzialità delle imprese, dei prodotti e dei servizi
sul mercato comune e rafforzando la presenza delle imprese europee sul mercato mondiale, sia
gli interessi dei consumatori beneficiari dei buoni servizi così realizzati.

   Il Principato di Monaco vera e propria Zona Franca nel cuore
                           dell’Europa

La recente sentenza della Corte Costituzionale n.154 del 4.07.2017 a pagina 18 precisa che il
paventato danno causato dall’Italia alla Sardegna, nella cosiddetta “Vertenza Entrate“ è stato
“superato in conseguenza dei Vantaggi ottenuti con l’accordo stipulato in data 21 luglio 2014,
dei cui obblighi non può sostenersi l’inadempienza da parte dello Stato dopo che lo stesso ha
dato attuazione all’art. 8 dello Statuto Sardo con l’emanazione del D.lgs. n. 114/2016, in tal
modo eliminando la causa principale degli squilibri finanziari lamentati dalla Regione
Sardegna”.
In poche parole, la Corte Costituzionale conferma che ai sensi del D.lgs. n. 114/2016 la
Regione Sardegna è stata autorizzata a concedere (a decorrere dal 2010) tutti i vantaggi
fiscali previsti dalle Direttive n. 69/75/CEE, n. 69/74/CEE e dai Regolamenti n. 918/1983 e n.
2504/1988, compensazioni fiscali che competono ai residenti nell’isola, dopo che il D.lgs. n.
75/98 ha dichiarato il territorio della Sardegna extra doganale ai sensi di quanto previsto
dall’art. 128 del Regolamento n. 2913/92, dove si prevede che si può chiedere il rimborso o lo
sgravio dai dazi doganali, Iva e accise (dazi all’importazione), quando si dimostri che le
merci sono state poste in una zona franca o in un deposito franco, Regolamento n. 2913/92 che
assieme al Regolamento n. 2454/93, disciplinano il regime fiscale che deve essere riservato ai
residenti nei territori individuati come extra doganali, e per questo appositamente richiamati
nello stesso decreto (D.lgs.n.75/98).
Preminenza del Diritto Comunitario rispetto a quello degli Stati membri confermato anche dal
Regolamento (UE) n. 952/2013, che all’art. 5 precisa che per l’Italia continuano ad applicarsi
le disposizioni del D.P.R. n.43/73 (TULD) e quelle del D.lgs. n. 374/90 .
In conclusione, la sentenza numero 154/2017 in risposta alla vertenza incardinata dalla
Regione Sardegna contro lo stato ITALIANO è un vero Boomerang. La sentenza emessa dai
giudici della Corte Costituzionale mette in cattiva luce la figura del Presidente Pigliaru.
Tale sentenza, tra l’altro, smaschera il gioco politico del PD Regionale e risulta essere
rivoluzionaria quanto imbarazzante perché inevitabilmente evidenzia la totale “furbizia” e
impreparazione, oltre l’occultamento dei sacrosanti diritti in capo ad aziende e residenti
nell’isola di Sardegna, che in questi anni sono stati equiparati fiscalmente al resto delle
regioni d’Italia, facendo sì che molti di loro, nel tempo, perdessero, grazie ad un fisco
oppressivo , aziende, case e famiglia……chi paga ora tutto questo? A rigor di logica, legge e
giustizia…Pigliaru e Company ?

Tutte le varianti della sangria e la ricetta dell’originale
Se andate in vacanza in Spagna, noterete che all’ingressi di numerosi bar e ristoranti c’è

scritto: tapas e sangria come proposta.                                           Le tapas
sono stuzzichini popolari per accompagnare l’aperitivo, mentre dall’altra la sangria, è la
bevanda alcolica più bevuta da turisti e autoctoni. Questa bevanda oggi viene presentata in
tutto il mondo in numerose varianti, scopriamo quali sono le rivisitazioni più interessanti.
La sangria ( http://www.ricetta.it/sangria ) è la classica bevanda alcolica spagnola, che fa
venire voglia di estate e di divertimento a suon di nacchere. Questa bevanda è costituita da
vino rosso, zucchero, frutta e spezie, ma non solo. In base alla zona della Spagna in cui ci
si trova e alla fantasia del barista ci sono molte varianti alla ricetta originale. Anche
altrove, in Europa, questa è stata ritoccata e personalizzata. Oggi quindi ci sono
numerosissime varianti, più o meno alcoliche. La definizione “sangria” diventa in molti casi
solo l’idea di aggiungere frutta a pezzi in una bevanda, ma il gusto comunque non è affatto
male, anche se nulla ha a che vedere con l’originale.
Scopriamo quali sono queste varianti, ricordando che in tutti i casi non si può, almeno una
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