TIRAMISU - Via dei sapori

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TIRAMISU - Via dei sapori
... una commedia golosa
                                              FRIULI VENEZIA GIULIA
                                                      VIA DEI SAPORI

                          TIRAMISU
                           Del Friuli Venezia Giulia

La storia della cucina è pure quella della
sua rilettura. I grandi piatti sono tali
anche perché si possono reinterpretare,
come il Tiramisù. È ciò che abbiamo chiesto
ai nostri venti chef: imprimere una forte
innovazione alla tradizione.
                                             WALTER FILIPUTTI
TIRAMISU - Via dei sapori
MONOGRAFIE GOLOSE
                           Cosa sapere, dove trovare,
                            come gustare e cucinare

                                                   7

Questo volume
a cura di
Friuli Venezia Giulia
Via dei Sapori
è stato stampato
presso Luce Group.it
nel mese di marzo 2018

© 2018 Copyright by
Friuli Venezia Giulia
Via dei Sapori

AD: F&G Studio
Text: Walter Filiputti
PH: Laura Tessaro
TIRAMISU - Via dei sapori
Il Tiramisù, una commedia golosa
I Magnifici venti

                    Al Gallo
                    Al Grop
                    Al Lido
                    Al Paradiso
                    Al Ponte
                    All’Androna
                    Campiello
                    Carnia
                    Costantini
                    Da Nando
                    Da Toni
                    Iljia
                    Là di Moret
                    La Primula
                    La Subida
                    La Taverna
                    La Torre
                    Lokanda Devetak
                    Sale e Pepe
                    Vitello d’Oro
                                                                         FRIULI VENEZIA GIULIA
                                                                                 VIA DEI SAPORI
                                                                                        Editore
TIRAMISU - Via dei sapori
Il Tiramisù, una commedia golosa
                                                      a cura di
                                              Walter Filiputti

                                   MONOGRAFIE GOLOSE
                                    Cosa sapere, dove trovare,
                                     come gustare e cucinare
TIRAMISU - Via dei sapori
Una storia intrigante pag. 9                                                         Gran finale pag. 71
Atto Primo pag. 12                                                                   Le distillerie Nonino di Percoto
                                                                                     Le ricette
Entrano in scena alcuni degli attori di FVG Via dei Sapori
Manlio Collavini                                                                     ... e la storia continua pag.159
La conferenza stampa                                                                 Il lavoro di ricerca
Oro Caffè                                                                            Accademia della cucina italiana di Udine
                                                                                     I libri del Tiramisù
Atto Secondo pag. 26
                                                                                     Il progetto Tiramisù dolce Carnia
Alle origini del Tiramisù
Mario Cosolo / Al Vetturino di Pieris                                                I Solisti del Gusto pag. 172

                                                                                                                                                                        index
Norma Pielli / Il Roma di Tolmezzo                                                   I Vignaioli e i Distillatori pag. 176
Primogenitura della ricetta                                                          Gli Artigiani del Gusto pag. 180
In Veneto, a Treviso
Speranza Bon / Al fogher
Alba de Pillo / Alle Beccherie

Ristoranti     Le ricette ispirate al Tiramisù

                                                                                     Da Toni               Un freddo Tiramisù al Ratafià di Ribolla gialla pag. 118
Al Gallo       Tiramisù a modo mio pag. 78
                                                                                     Iljia                 Nostro Tiramisù 2017 pag. 122
Al Grop        Soffice di Tiramisù pag. 82
                                                                                     Là di Moret           Tiramisù pag. 126
Al Lido        Tiramisù ai frutti di bosco pag. 86
                                                                                     La Primula            Tiramisù di Andrea Canton, versione estiva pag. 130
Al Paradiso    Ribollamisù pag. 90
                                                                                     La Subida             Il Tiramisù pag. 134
Al Ponte       Tiramisù senza uova... pag. 94
                                                                                     La Taverna            Collavini, Mascarpone e Oro Caffè pag. 138
All’Androna    Cremoso di Tiramisù pag. 98
                                                                                     La Torre              Nuvole di Tiramisù al profumo di Ratafià pag. 142
Campiello      Ratamisù pag. 102
                                                                                     Lokanda Devetak       Mousse al caffè affogata nella crema Mascarpone
Carnia         Il nostro Tiramisù nel bicchiere con arance caramellate pag. 106
                                                                                                           al Ratafià Collavini e Savoiardo al cacao pag. 146
Costantini     Tiramisù con “Caviale” di Ribolla gialla pag. 110
                                                                                     Sale e Pepe           Tiramisù Ribolla gialla e castagne (versione autunnale) pag. 150
Da Nando       Tiramisù d’autunno con Ratafià di Ribolla gialla Collavini pag. 114
                                                                                     Vitello d’Oro         Il mio Tiramisù con il Ratafià e germogli di cetriolo pag. 154
TIRAMISU - Via dei sapori
Una storia intrigante...

                   Il Tiramisù – il dolce italiano più cono-

il più amato
                   sciuto al mondo, nonché il più amato nel
                   Belpaese – ha una storia intrigante a tal
                   punto che, per noi del Consorzio Friuli
                   Venezia Giulia Via dei Sapori, si è trasfor-
                   mata nel soggetto per una commedia
                   golosa animata da numerosi personaggi.
                   Inoltre, questa pièce contiene storie e
                   valori che, in diversi punti della sua
                   trama, coincidono con quelli del nostro
                   Consorzio. La Carta di fondazione di
                                  Friuli Venezia Giulia Via
         Una storia intrigante    dei Sapori infatti – firmata
       a tal punto che, per noi   come atto di nascita nel
    del Consorzio Friuli Venezia settembre del 2000 – con-
        Giulia Via dei Sapori,    teneva, vale la pena ricor-
    si è trasformata nel soggetto darlo, un progetto visiona-
     per una commedia golosa, rio che impegnava i venti
        animata da numerosi       ristoranti a superare le
              personaggi.         barriere della rivalità dove

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TIRAMISU - Via dei sapori
Una storia intrigante...

                        il bene personale - incre-   assieme, rappresentano l’eccellenza del-
                        mentare il proprio lavo-     l’enogastronomia della Regione. Ecco per-
                        ro – doveva essere in        ché questa storia della primogenitura del
                        sintonia con quello          Tiramisù ci ha direttamente coinvolti.
                        generale del territorio.     Ecco perché abbiamo deciso di scrivere
                        Territorio con il quale è    questa commedia golosa, all’interno della
     necessario un legame serio e reale perché       quale scorre lo stesso spirito che ci
     fonte primaria del valore aggiunto di una       anima. Gustav Mahler (compositore
     località. In breve: investire del proprio       austriaco, 1860-1911) scrisse che “La tra-
     anche per promuovere il territorio nella        dizione non è culto delle ceneri, ma custo-
     sua completezza, nella convinzione che          dia del fuoco”. A ciò noi aggiungiamo che
     esso sia il nostro vero patrimonio comu-        l’innovazione è una disobbedienza andata
     ne. A questo progetto si sono successiva-       a buon fine. Fu così per quel-
     mente aggregati ventidue vignaioli e            lo che oggi noi definiamo il ... noi aggiungiamo
     diciotto artigiani del gusto. Ora il Con-       Tiramisù classico che, come che l’innovazione
     sorzio è un gruppo di sessanta aziende,         vedremo, fu il risultato di un è una disobbedienza
     tutte animate dal medesimo spirito e che,       intelligente rinnovamento.       andata a buon fine.

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TIRAMISU - Via dei sapori
ATTO I°
              ENTRANO IN SCENA
             ALCUNI DEGLI ATTORI

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           DI FRIULI VENEZIA GIULIA
                VIA DEI SAPORI

                                             Non basta: usando una varietà autocto-
                                             na quale la Ribolla gialla e stravolgendo,
                                             in tal modo, i canoni che vogliono che
                                             uno spumante di alta gamma possa esse-
                                             re prodotto solamente partendo da Chardonnay,
                                             Pinot Nero e Pinot Meunier, con qualche varian-
          L’idea della trama teatrale        te per il Pinot bianco.
      è del “Signore della Ribolla gialla”   Lanciando a se stesso una sfida che, all’epoca,
                                             fu definita impossibile, ovvero unire i vantaggi
          – alias Manlio Collavini – ,
                                             di due metodi di spumantizzazione tra loro
     innovatore insuperabile che nel 1980    incompatibili: il Martinotti-Charmat (presa di
       dette inizio alla sperimentazione     spuma in autoclave) e lo Champenois o Classico
       che lo avrebbe portato a produrre     (presa di spuma in bottiglia). La prima annata
              il migliore spumante           della sua Ribolla gialla brut fu quella del 1987.
                                             Quel metodo innovativo è ora definito Metodo
            del Friuli Venezia Giulia.
                                             Collavini. Manlio è riuscito a rendere realtà il
                                             suo sogno. Tutto ciò gli ha fatto dire, col suo
                                             humour sottile: “Se Dom Perignon avesse avuto
                                             un’autoclave, non si sarebbe mai sognato di far
                                             rifermentare il vino in bottiglia”.

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TIRAMISU - Via dei sapori
Atto I°

                                 “Se Dom Perignon avesse
                                 avuto un’autoclave,
                                 non si sarebbe mai sognato
                                 di far rifermentare il vino
                                 in bottiglia”.

                                 Oggi la sua Ribolla gialla brut ha fatto
                                 scuola ed è entrata nel novero dei grandi
                                 spumanti italiani, in competizione con le
                                 aree italiane più blasonate, come quelle
                                 della Franciacorta o della Trento Doc. In

     Ratafià di Ribolla gialla
                                 questa esasperata ricerca della qualità,
                                 Manlio Collavini ha coinvolto i due figli che
                                 con lui seguono la cantina: Giovanni, che si
                                 occupa dell’organizzazione della produzio-
                                 ne, vigneti compresi, e Luigi, dedito ai mer-
                                 cati. Ambedue fermamente convinti nel se-
                                 guire la filosofia paterna. Un tema, questo
                                 di alzare sempre più l’asticella della qua-
                                 lità, che li coinvolge pienamente, tant’è che,
                                 assieme, hanno messo a punto la Ribolla
                                 gialla brut riserva, che prevede una sosta
                                 sui lieviti di 42 mesi (contro i 30 della base)
                                 e l’uscita sul mercato dopo 6 anni (contro i
                                 quasi 5 della sorella maggiore).

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TIRAMISU - Via dei sapori
Atto I°

Manlio è un fine lettore dei mercati. Eravamo agli inizi
della vendemmia 2017 quando chiamò chi scrive (che,
nella fattispecie, è anche presidente del Consorzio FVG
Via dei Sapori, del quale la Collavini fa parte).
“Dobbiamo fare qualcosa per difendere il nostro
Tiramisù”, affermò perentorio, “che può essere un
biglietto di visita molto importante sia sotto il profilo
culturale sia per il nostro comparto enogastronomico e
turistico. Mettiamo assieme la varietà autoctona più
antica del Friuli (la Ribolla gialla, primo documento del
1243, ndr) e il Tiramisù. Da parte mia preparerò una pic-
cola quantità di Ribolla gialla ottenuta col metodo del-
l’icewine (tra poco i dettagli). Chiediamo ad uno dei
vostri chef di reinterpretare il Tiramisù inserendo tra gli
ingredienti tradizionali quello che chiamerei Ratafià di
Ribolla gialla”. La nostra risposta è stata un sì imme-
diato con rilancio: non coinvolgere- Dobbiamo fare
mo solo un cuoco, bensì tutti i venti qualcosa
del sodalizio. Fu così che ci ritro- per difendere
vammo, coinvolti, già la settimana il nostro Tiramisù
successiva, nella fase operativa.

                                                         17
Atto I°

     COS’È L’ICEWINE.
                                                                                  Il
     SIGNIFICA VINO DI GHIACCIO                                          Ratafià di Ribolla
     Cos’è l’icewine. Significa vino di ghiaccio                    gialla prima maniera ha
     (Eiswein in tedesco, ice wine o icewine in ingle-            dato l’idea a Manlio Collavini di
     se). Un metodo nato dal caso e dalla necessità.           completarne il percorso produttivo.
     Diversi decenni fa, in una parte della Germania,         Ottenuto da mosto di uve di Ribolla
     durante la vendemmia, la temperatura scese             gialla (appassite a freddo) e al quale è
     sotto i -8°, congelando l’uva. Per non perdere        stato aggiunto del vino, sempre della stres-
     tutto, i vignaioli provarono a pressarla e fu così   sa varietà, lo potremmo definire un Ratafià
     che ottennero la separazione dell’acqua (conge-      di stile classico, seppur innovativo per l’ap-
     lata) dal mosto molto dolce, che poi fecero fer-     porto di questa varietà autoctona.
     mentare, trasformandolo in un vino da dessert.       Di colore oro antico brillante, i suoi profumi
     (Bisogna ricordare che, in volume, il vino con-       ricordano la pera e il limone, con pennella-
     tiene dal 70 al 90 % di acqua). Processo che si        te di cedro. Suadente e ammaliatore al
     può fare anche artificialmente (si chiama crioe-        gusto, si fa dolce, ma non stucchevole al
     strazione), strada che ha scelto Manlio                   palato, con lunga persistenza aroma-
     Collavini. Solo che non ha fatto fermentare il              tica. Un liquore da fine pasto
     mosto per trasformarlo in vino, ma lo ha tenu-                 moderno a base di vino che
     to, grazie al freddo, allo stato di prodotto anal-                s’ispira all’antica tra-
     colico e assolutamente naturale.                                         dizione.

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Atto I°

                                                             18 OTTOBRE 2017:
IL 21 SETTEMBRE 2017                                         LA CONFERENZA STAMPA,
Il 21 settembre 2017 gli chef del Consorzio ricevono l’e-    che si tiene nel salone del Là di Moret. È il momento
mail con le regole da seguire per dare vita al progetto      della verità, sempre carico di tensione per una nuova ini-
innovativo sul Tiramisù.                                     ziativa, concepita, fra l’altro, in tempi brevissimi, sulle
Dopo aver loro comunicato che l’assaggio dell’icewine,       ali dell’entusiasmo. Ci presentammo con tre ristoranti:
fatto dal sottoscritto, era oltre ogni aspettativa – color   Al Grop di Tavagnacco, Al Paradiso di Paradiso, il Là di
giallo limone, dolce, intenso con profumi di cedro e         Moret, i primi che hanno messo a punto la loro ricetta.
denso come l’olio extravergine –, si annuncia che la         Ci trovammo con amici e giornalisti. Quindi coloro che
Collavini consegnerà le prime 6 bottiglie giovedì 28 set-    hanno contribuito al successo dell’inserimento del
tembre. Con un’avvertenza: dovranno essere conservate        Tiramisù tra i prodotti agroalimenari tradizionali:
in cella frigo onde evitarne la fermentazione. Quindi un     dall’Ersa, il direttore generale Paolo Stefanelli e il diret-
breve protocollo al quale tutti dovranno attenersi:          tore del servizio promozione Daniele Damele, ai quali poi
1) Lo “sciroppo” – che nel frattempo Manlio Collavini ha     si è aggiunto l’assessore regionale alle Risorse agricole
definito Ratafià di Ribolla gialla – dev’essere usato solo   Cristiano Shaurli; la rappresentanza dell’Accademia ita-
quale ingrediente nella preparazione del dolce. Non può      liana della cucina, con Massimo Percotto e Renzo
essere, quindi, proposto per accompagnarlo come fosse        Mattioni e i figli di coloro che il Tiramisù lo hanno
un vino da dessert, anche perché vino non è.                 inventato: Flavia Cosolo di Pieris e Mario Del Fabbro di
                                                             Tolmezzo.
2) La Oro Caffè invierà a tutti una miscela apposita-        L’assaggio dei primi tre Tiramisù confermò il grado di
mente creata per il Tiramisù, la 100% Arabica Rose.          bravura dei nostri cuochi-pasticcieri: tripudio d’idee, tra
3)  Detto questo, i cuochi avranno la massima libertà        le quali un caviale di Ratafià: piccolissime sfere ripiene
creativa nella rilettura della ricetta tradizionale.         del mosto di Ribolla gialla.

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Atto I°

       ORO CAFFÈ...
         È il secondo attore che entra in scena in questa
         commedia golosa tra Ratafià, Savoiardi, Mascar -
         pone, cacao e, appunto, caffè per il quale il
         Friuli Venezia Giulia è uno dei luoghi di mag-
         gior prestigio al mondo, dove ha trovato una
         sorta di amore del tutto particolare, che si è rin-
         vigorito col passare dei secoli. Il porto di
         Trieste fu, a lungo, il più importante d’Europa
         per i traffici ad esso legati ed ora è fra i primi
         tre d’Italia. La città ha sviluppato un indotto
         importante - poi allargatosi all’intera regione -
         con torrefattori, conoscenze, maestranze spe-
         cializzate, università, assicurazioni, spedizio-
                                      nieri, lavorazioni. È
100% Arabica Rose è una miscela
                                      così che la nostra
      caratterizzata da un profumo
                                      regione ha accumu-
               suadente che ricorda
                                      lato un know how
     il bocciolo di rosa. Al gusto è
                                      sull’espresso che ha
 molto aromatica ed elegante con
                                      prodotto aziende di
   sfumature di rosa e gelsomino.
                                      livello mondiale.

                                                          23
Atto I°

                                                              Tiramisù, a cui saprà donare un tocco delicato e profu-
                                                              mato”. Oro Caffè – che nel 2017 ha compito trent’anni –
                                                              è azienda giovane e dinamica. Sotto il profilo commer-

... È IL SECONDO ATTORE                                       ciale è guidata da Stefano, venditore di altissimo livello
                                                              professionale, i cui segreti ha saputo trasmettere alle
Una di esse è l’Oro Caffè di Tavagnacco, alle porte nord      figlie. Azienda, quindi, quasi tutta al femminile, vede già
di Udine, azienda in continua espansione che la vede          da tempo Elisa e Ketty ben integrate. Elisa, la primoge-
radicata sia in Italia sia sui mercati internazionali, dove   nita, laurea in giurisprudenza, segue marketing e comu-
ha il 55% del volume d’affari con la presenza in 30 Paesi.    nicazione. Spigliata, molto preparata, perfetta nella
Il caffè è uno degli ingredienti base del Tiramisù tradi-     gestione dei rapporti col pubblico, ha in dote dalla
zionale d’ispirazione carnica, come vedremo tra poco. Di      mamma, così come Ketty, un sorriso istintivo e allegro.
qui il lavoro della torrefazione che, come detto, ha messo    Ketty ha da poco completato l’apertura e l’avviamento
a punto una miscela a base di 100% Arabica. “Abbiamo          della loro prima filiale, a Toronto, in Canada, dov’è rima-
creato questa miscela - racconta Chiara De Nipoti, tito-      sta per tre anni e di cui è la responsabile (una volta al
lare, assieme a suo marito Stefano Toppano alle figlie        mese varca l’Atlantico). Le sorelle – assieme ai genitori -
Elisa e Ketty, nonché taster dello stile Oro Caffè - pen-     hanno creato un nuovo brand aziendale, Adoro Cafè.
sando al suo utilizzo per il progetto Tiramisù. Una           Una catena di locali monomarca nati allo scopo di
miscela molto fine e profumata, ottenuta grazie all’unio-     diffondere la cultura dell’espresso italiano. Il primo è
ne di eccellenti caffè della famiglia degli Arabica           stato quello aziendale, cui è seguito quello in piazza
(Guatemala, Etiopia e Santos) accuratamente selezionati.      Duomo a Udine, quello presso il Centro Commerciale
Dalla crema compatta color nocciola, 100% Arabica Rose        “Centro Studi”, sempre di Udine, mentre il terzo in
è una miscela caratterizzata da un profumo suadente           Cavana, nella città vecchia di Trieste. Sono dei cafè alle-
che ricorda il bocciolo di rosa. Al gusto è molto aro-        gri, luminosi, in cui si sta davvero a proprio agio e dove,
matica ed elegante con sfumature di rosa e gelsomino.         oltre al caffè, si propongono sia piatti veloci salati, sem-
Per questo motivo la riteniamo particolarmente adatta al      plici e gustosi, sia suggestioni dolci, Tiramisù compreso.

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ATTO II°
          ALLE ORIGINI DEL TIRAMISÙ                           Il 19 maggio 1938, la nave Regia Savoia del re
                                                              d’Italia Vittorio Emanuele III attraccò a Sira-
                                                              cusa dove, il giorno dopo, era atteso a bordo il
                                                              sovrano, proveniente in treno da Roma, per
                                                              imbarcarsi alla volta di Tripoli. (Allora la nave
                                                              regia Savoia era il più grande panfilo reale
                                                              d’Europa, con i suoi 136 metri di lunghezza, che

                                             19 maggio 1938
                                                              era stato varato nel 1923).
                                                              Alcuni giorni prima dell’arrivo in Sicilia, lo chef
                                                              radunò la brigata di cucina e indisse una gara
                                                              tra loro per creare il dolce più buono, ma più
            La storia si ricostruisce,                        economico e con pochi ingredienti. Vinse, con
                                                              sua stessa sorpresa, Mario Cosolo da Pieris (nei
       oltre che sulle azioni, sulle date,
                                                              pressi di Monfalcone) che aveva 24 anni e svol-
                 che dimostrano                               geva il servizio militare imbarcato sulla nave
           in maniera inconfutabile                           del re come capopartita o sous-chef per i des-
         come la nascita del Tiramisù                         sert. Presentò una coppa, un dolce al cucchiaio,
     sia avvenuta in Friuli Venezia Giulia                    particolarmente goloso: era costituito da una
                                                              mousse di cioccolato, sopra aveva adagiato dei
           e ciò vale sia per il nome
                                                              pezzi di pan di Spagna bagnati col Marsala, il
       sia per quella che è poi diventata                     tutto ricoperto con una soffice crema bianca,
            la ricetta di riferimento.                        uno zabaione arricchito di panna montata.
                                                              Quando la nave stava per entrare in porto,
                                                              Mario era teso: domani, pensò, in navigazione
                                                              verso Tripoli, il mio dolce sarà presentato al re
                                                              in persona. Chissà?” Andò benissimo.

26                                                                                                             27
Atto II°

Mario Cosolo
        Mario Cosolo, classe 1914, appena quat-
        tordicenne fu mandato a bottega da suo
        padre Antonio – titolare dell’osteria Al
        Vetturino di Pieris, sorta nel 1850 – nella
        migliore pasticceria di Trieste, la Pirona,
        dove impara i segreti dei dolci tradizio-
        nali. Terminato il servizio militare,
        Mario rientra a casa e riprende la sua
        attività ai fornelli dell’osteria di fami-
        glia. Propone, ovviamente, il dolce del re
e lo chiama Coppa Vetturino, dal nome del loca-
le e, in breve, diventa il piatto bandiera. Salvo
che più avanti cambiò nome. La ricetta di Mario
è una sorta di avvicinamento, sotto il profilo
gastronomico, al Tiramisù che sarebbe diventa-
to dolce nazionale. Ciò che invece è importante
stabilire in questa vicenda è l’origine del nome,
che sarà una componente tutt’altro che secon-
daria del successo del dolce. Nome inventato da
un suo cliente triestino. Vediamo.

                                                      29
Atto II°

                                                                                                      Nella pagina di sinistra
                                                                                                      il manifesto del 1950
                                                                                                      che ritrae Mario Cosolo.
                                                                                                      In questa pagina Mario
                                                                                                      Cosolo nella cucina
                                                                                                      del suo ristorante
                                                                                                      e la facciata della
                                                                                                      Trattoria Al Vetturino.

“Sapete          IL NOME TIRIME SU. Siamo nel 1946,        fallina) con questa dedica dell’autore: “Il Tirime su crea-
cosa vi dico,    immediato dopoguerra. Al Vetturino        to da Mario vale più di quel che costa”. Il ritratto è ben
disse Mario?     un’allegra tavolata di triestini. Radio   visibile in una foto del 1950, dove compaiono Tiberio
Avete ragione:
d’ora in poi     Trieste, gestita dagli inglesi, diffon-   Mitri, celebre campione triestino di pugilato, e sua
il mio dolce     de le note di uno swing. Una came-        moglie Fulvia Franco, miss Italia 1948, il giorno delle
lo chiamerò      riera, che Vittorio De Sica avrebbe       loro nozze. La figlia Flavia Cosolo, che dopo la morte del
“Tirime su
Coppa            definito “maggiorata”, va avanti e        padre ha rimesso ordine nella documentazione del suo
Vetturino”.      indietro tra sala e cucina. Quando        lavoro, afferma: ”Lo so che la preparazione è diversa da
                 Mario Cosolo serve loro la Coppa          quella col mascarpone che poi è diventata famosa, ma il
                 Vetturino, un certo Bruno Cimadori,       Tirime su del babbo è il primo dolce italiano che porta
                 dopo il primo assaggio, commenta          questo nome. Ho depositato la ricetta da un notaio e non
                 ad alta voce e in modo osè, guardan-      l’ho mai divulgata”. Poi lo ha fatto e la sua testimonian-
                 do la bella Maria: “Questo è un tiri-     za è stata fondamentale per arrivare a ricostruire l’ori-
                 me su”. Risata generale e molti com-      gine in Friuli Venezia Giulia di questo goloso dessert.
                 mensali a ripetere la battuta. Tanto      Il Tirime su di papà Mario non è fatto col Mascarpone,
                 basta: “Sapete cosa vi dico, disse        come poi sarebbe stato codificato nella ricetta della sua
                 Mario? Avete ragione: d’ora in poi il     creatrice. La crema aveva per ingredienti tuorli d’uovo,
                 mio dolce lo chiamerò “Tirime su          zucchero, panna liquida, Marsala secco, cacao amaro.
                 Coppa Vetturino”. Un manifesto, in        Inoltre: Marsala secco per la bagna e cacao amaro per
                 stile futurista, ritrae Mario Cosolo      spolverare. Il pan di Spagna prevedeva zucchero, farina
                 (giacca nera, camicia bianca con far-     00, lievito in polvere, scorza di limone grattugiata.

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Atto II°

     IL PAN DI SPAGNA
     Prima di dare gli ingredienti e le relative quan-    ne leggermente semplificata che prenderà il nome di pan
     tità, conviene toglierci la curiosità sull’origine   di Spagna, per onorare la corte spagnola. Interessante
     del pan di Spagna.                                   anche scoprire le differenze tra la Génoise e il pan di
     Siamo a metà del Settecento. La Repubblica di        Spagna.
     Genova – che teneva relazioni via mare con           La pâte génoise viene preparata a caldo, mescolando
     molti stati, tra cui la Spagna - nomina amba-        gl'ingredienti in una terrina il cui fondo poggia nell'ac-
     sciatore alla corte del re spagnolo il marchese      qua di una pentola in leggera ebollizione. Sbattendo
     Domenico Pallavicini, rampollo d'una facoltosa       ripetutamente gl'ingredienti con un frullino o frusta da
     famiglia, il quale rimase a Madrid dal 1747 al       cucina, questi divengono spumosi per effetto del calore
     1749. Domenico Pallavicini, alla sua partenza,       sulle uova. L'impasto viene quindi cotto in forno per
     oltre ai vari consiglieri diplomatici, portò con     assumere la sua forma definitiva.
     sé il personale della sua casa, tra cui un mag-      L'impasto del pan di Spagna, invece, viene preparato a
     giordomo, i cuochi e un giovane pasticciere,         freddo mischiando in una terrina poca farina o fecola di
     Giobatta Cabona, già da anni al servizio della       patate, zucchero, tuorli e bianchi d'uovo montati a neve
     famiglia dell'ambasciatore stesso. In occasione      fermissima. In entrambi i casi il dolce risulta spugnoso
     di un ricevimento a Madrid, il Pallavicini gli       e soffice grazie alla massiccia presenza delle uova: la
     commissiona un dolce diverso dai soliti. Con la      ricetta tradizionale, infatti, non prevede l'uso di lievito.
     semplice manipolazione degli ingredienti, par-       Ambedue sono usati come base di moltissimi dolci, come
     tendo dal classico biscotto di Savoia, il Cabona     la zuppa inglese. La pâte génoise è più diffusa nei paesi
     creò una pasta battuta, di leggerezza estrema;       anglosassoni, mentre il pan di Spagna lo è maggiormen-
     una volta assaggiato, tanti sono lo stupore e        te in Italia.
     l'entusiasmo alla corte spagnola che si ritiene      È la génoise che si considera pan di Spagna in Spagna,
     doveroso battezzare tale meraviglia col nome di      dove è chiamato Bizcocho (dal latino bis coctus) perché è
     Génoise. Da questa, inoltre, deriverà una versio-    stato cotto due volte.

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LA RICETTA ORIGINALE
                          DI MARIO COSOLO

                                                                              Preparare le creme. In un recipiente a fondo concavo
                            TIRIME SU                                              montare molto bene, con le fruste elettriche,
                        COPPA VETTURINO                                    6 tuorli con 6 cucchiai colmi di zucchero: quando diventa
                                                                          una bella spuma chiara, incorporare 80 ml di Marsala secco,
                                                                                  un cucchiaio per volta. Sistemare il recipiente
                                                                               in un bagnomaria tiepido posto sul fuoco basso e,
                        Ingredienti per 8 coppe.                            continuando a montare con una frusta a mano, sempre
                                                                                   nello stesso verso, far addensare lo zabaione.
                                                                              Quando è ben gonfio, cioè al primo bollore, estrarre
                           Per il pan di Spagna.                         dal bagnomaria, lasciar raffreddare e poi porre in frigorifero.
           Uova 5; zucchero (pari al peso di 4 uova col guscio);          Montare 1 litro di panna freschissima, con alta percentuale
               farina 00 (pari al peso di 3 uova col guscio);            di grasso (almeno il 60-70%). Setacciare 2 o 3 cucchiai rasi di
     lievito in polvere ½ bustina; la scorza di 1 limone grattugiato.   cacao amaro in polvere insieme con 2 o 3 cucchiai di zucchero
                                                                           e amalgamarli a piccole dosi a 400 g della panna montata.
                             Per le creme.                                Riporre subito in frigorifero. Questa crema si può realizzare
      Tuorli d’uovo 6; zucchero 8-9 cucchiai; panna liquida 1litro;      sostituendo il cacao in polvere con cioccolato fondente fuso
       Marsala secco 80 ml; cacao amaro 2-3 cucchiai, e inoltre                  e intiepidito. Con una frusta a mano incorporare
     Marsala secco per la bagna e cacao amaro per spolverare q.b.           delicatamente lo zabaione alla restante panna montata:
                                                                               la crema dovrà risultare corposa e di gusto leggero.
                              Procedimento
 Preparare il pan di Spagna. In una terrina rompere 5 uova intere         Preparare le coppe. Disporre sul fondo di ognuna la crema
       e con le fruste elettriche, montarle unendo la quantità          al cioccolato (circa metà coppa); sopra adagiare un quadratino
    di zucchero. Sbattere a lungo, fino a ottenere un composto              di pan di Spagna inzuppato nel Marsala; quindi ricoprire
   gonfio e spumoso. Incorporare, setacciando poco per volta,              fino all’orlo con la crema zabaione. Decorare la superficie
la farina 00 insieme alla ½ bustina di lievito ed un pizzico di sale         usando un sac-à-poche con bocchetta riccia da 10 mm.
        (oppure metà farina e metà fecola di patate o amido                       Infine spolverare abbondantemente di cacao.
  di frumento). Profumare con la buccia grattugiata d’un limone.            Riportare in frigo per alcune ore. Questo dessert si deve
 Versare in uno stampo e infornare a 160-170°C per 30-40 minuti.             assaporare “in verticale”, raccogliendo con il cucchiaio
                    Sfornare e lasciare raffreddare.                                         tutti gli strati della coppa.

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Atto II°

                          il Roma
                                  Sulla piazza centrale della città, Beppino Del
                                  Fabbro e sua moglie Norma gestivano l’Albergo
                                  Roma di Tolmezzo dal 1947 (lo tennero fino al
                                  1969). Allora non c’era l’autostrada e molto del
                                  traffico dal Nordeuropa passava per il passo di
                          Monte Croce carnico e quindi per la capitale della Carnia.
                          “Il Roma, gestito dai Del Fabbro, era il locale più fre-
                          quentato della città, una sorta di università popolare,
                          annota Pier Giuseppe Avanzato. Era il ritrovo preferito di
                          giornalisti, non e solo enogastronomici, di politici e com-
              DA PIERIS   mercianti. Quello era il luogo dove spesso venivano prese
                          decisioni politiche importanti, portati a termine affari o
          LA COMMEDIA     anche semplicemente si beveva un buon taj di vin sem-
              SI SPOSTA   pre in compagnia”. Lo testimoniavano le piastrelle con-
                          sunte davanti al banco di mescita. Beppino era attento ai
     SUL PALCOSCENICO     flussi della clientela e sapeva muoversi bene per inter-
              DEL ROMA    cettarli. Infatti aveva stretto rapporti con diverse agenzie
                          di viaggi dei Paesi del Nord, così che il suo albergo-risto-
          DI TOLMEZZO.    rante divenne una tappa molto importante a livello inter-
                          nazionale. Clientela che sapeva gestire benissimo. Va da
                          sé che il cibo era una delle referenze più importanti, gra-
                          zie alla moglie di Beppino, Norma Pielli che, oltre ad
                          avere una mano d’oro in cucina, era anche una grande
                          lavoratrice, come lo sono le donne di Carnia.

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Atto II°

                                Interessante anche notare che, fino al ter-      A Tolmezzo, come annota ancora Avanzato, “gli anni
interessante ...

                                mine degli anni Settanta, fu la clientela        Cinquanta e Sessanta erano quelli del dopoguerra, della
                                triestina che fece le fortune di molti risto-    rinascita, del boom e del miracolo economico. C’era gran
                                ranti del Friuli storico, montagna compre-       fermento industriale, l’economia tirava. Tutto era im-
                                sa. Allora, la ricchezza della città che fu      prontato a dimenticare la guerra e i suoi orrori. C’era
                                porto franco dell’Impero asburgico era di        voglia di leggerezza, di vita e di viverla nel modo miglio-
                                gran lunga superiore al contado friulano.        re”. Qui cita quanto diceva, con una vena di orgoglio pro-
                                Inoltre l’indole godereccia dei triestini,       fessionale, Giulio Astori, il formadeâr (formaggiaio).
                                unita al gusto di viaggiare, faceva di loro      “Erano gli anni in cui la gente veniva a Tolmezzo per
                                degli ottimi clienti nonchè buongustai e, il     quattro motivi:
                                Friuli, era una meta molto apprezzata.
                                                                                 *  visitare il Museo carnico delle arti popolari Michele Gortani;
                      Come si legge
                                          Questa riflessione ci viene in
                                                                                 *  andare a mangiare all’Albergo Roma, specie il Tiramisù;
                       in un conto
                                          mente perché furono sempre i
                                          triestini a dare il nome anche al
                                                                                 *  andare a bere uno scotch o un brandy al Manin, da
                                                                                 Aldo Macuglia, che ne aveva una grande scelta;
                    del 9 aprile 1952,
                   il futuro Tirami su
                                          dolce dei Del Fabbro. Come si
                                          legge in un conto del 9 aprile 1952,
                                                                                 *  andare a comperare il formaggio da Astori per la cura
                                                                                 che i fratelli avevano nel proporre ai loro clienti prodot-
                       si chiamava
                                          il futuro Tirami su si chiamava        ti di gran qualità scelti tra le migliori latterie e malghe
                    ancora “Trancia
                                          ancora “Trancia di mascarpone”.        locali.
                   di mascarpone”.

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Atto II°

                                                                                    Norma Pielli
 LA CHIAVE DI VOLTA                                                                         Ecco la sacintilla che illuminò la mente
 che porterà alla creazione
 da parte di Norma Pielli del                                                               di Norma Pielli, come lei stessa ha rac-
                                                                                            contato in un’intervista: “Il Tiramisù
 Tiramisù sono proprio i fra-
                                                                                            prese origine dal Dolce Torino che prepa-
 telli Astori, i formaggiai che,
                                                                                            ravo spesso, prima del 1952. Gli ingre-
 tra le loro specialità, propo-
                                                                                            dienti che utilizzavo erano: zucchero,
 nevano anche il Mascarpone.
                                                                                            tuorlo d’uovo, burro, cioccolato fonden-
 Prodotto, quindi, che era sul                                                              te, latte e savoiardi inzuppati nell’al-
 mercato e che poteva garan-                                                                chermes o nel marsala. Il Dolce Torino,
 tire una costante fornitura.                                                               che preparavo seguendo la ricetta
                                                                                    dell’Artusi, era buono, ma molto pesante così
                                                                                    provai ad eliminare il burro e a fare la crema
                                                                                    sostituendolo col mascarpone. Si rivelò fonda-
                                                                                    mentale l’avere inzuppato i savoiardi nel caffè
                                                                                    amaro e non nell’alchermes ed avere eliminato
                                                                                    latte e cioccolato”.
                                                                                    Norma Pielli scomparve il 13 luglio 2015, lucida
                                                                                    sino alla fine. In un’intervista, che concesse al
                                                                                    Messaggero Veneto nel 2013, all’età di 97 anni,
                                   In alto il tirami su dell’Albergo Roma servito   difese con decisione la maternità del dolce: “Il
                                   in tranci. In basso Beppino Del Fabbro
                                   e la moglie Norma Pielli cuoca del ristorante.   Tiramisù l’ho inventato io”, ribadì al giornalista.

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NORMA PIELLI

                                                                                 Ingredienti per 10-12 persone
                       TIRAMI SÙ                                 3 tuorli d’uovo + 1 intero; 3 albumi d’uovo montati a neve;
                                                                       300 g di zucchero bianco; 500 g di Mascarpone;
                                                                   40/50 Savoiardi; caffè amaro q.b. e lasciarlo raffreddare.

                                                                                           Procedimento
             Questa è la prima versione,                            Sbattere tre tuorli e uno intero assieme allo zucchero,
                                                                          fino a ottenere un composto quasi bianco.
                  tratta dagli appunti
                                                                      Aiutandosi con una spatola, unire un po’ alla volta
             del suo quaderno di cucina
                                                              il mascarpone e mescolare delicatamente dal basso verso l’alto.
     degli anni Cinquanta, di quello che sarebbe
                                                                   Aggiungere gli albumi d’uovo montati a neve formando
                 diventato il Tiramisù.                                         un impasto soffice ed omogeneo.
                                                                      Inzuppare i savoiardi nel caffè amaro, sgocciolarli
                       Fare del buon caffè.                       e adagiarli in una pirofila. Coprirli con uno strato di crema,
       Sbattere due tuorli con un etto e ½ di zucchero.          creare un altro strato di savoiardi e di nuovo una copertura
            Aggiungere un etto e ½ di mascarpone                 uniforme di crema. Mettere tutto in frigo per almeno 12 ore,
               e dopo le chiare montate a neve.                       al momento di servire spolverare col cacao amaro.
                        Questa è la crema.
            Inzuppare (occorrono per questa dose)
               2 etti di savoiardi nel caffè amaro.                                    Una curiosità,
              Uno strato di biscotti, uno di crema                        un dettaglio che dimostra come Norma
     e poi biscotti ancora e in ultimo uno strato di crema.                    curasse i minimi particolari.
                                                                       Una delle prime cose che venivano insegnate
                                                                      ai camerieri del Roma era quella di tracciare
          Poi la ricetta subirà piccole varianti                       sul cacao, con uno stuzzicadenti, lo schema
       che la porteranno alla versione definitiva.                  da seguire per le porzioni nella teglia del Tiramisù.
                  Che è stata ricostruita                               Ogni porzione doveva essere a mattoncino,
     - grazie alla sua preziosa e paziente ricerca -                       cioè una “trancia” e andava servita
              da Pier Giuseppe Avanzato.                                      nel piattino e non in coppetta.

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Atto II°

     SULLA PRIMOGENITURA DELLA RICETTA                     LASCIAMO ORA PARLARE LE DATE.
     “Era il 1951 o forse il 1952, non ricordo bene – è    trancia di Mascarpone si sarebbe chiamata Tirami Su”.
     sempre la signora Norma a parlare, come rac-          Dai documenti che Avanzato ha potuto verificare e foto-
     contò nella citata intervista – quando modificai      grafare presso la famiglia Del Fabbro, grazie alla colla-
     il Dolce Torino e realizzai per la prima volta il     borazione del figlio Mario, il nome Tirami Su fece la
     Tiramisù, come risulta da un menu dell’al-            sua comparsa per la prima volta su un conto del 13
     bergo Roma, datato 9 aprile 1952 e che, allora,       dicembre 1959. Poi sarebbe stato presente nelle serate
     veniva chiamato Trancia di Mascarpone”.               gastronomiche più importanti che allora si tenevano al
     (Veniva venduto a 120 lire e, nel 1969, sarebbe       Roma: la prima fu la presentazione del “piatto d’oro” del
     arrivato a 250 lire, ndr). Il nome “Tirami Su”        1963, cui seguirono molte altre.
     risale ai primi mesi del 1953. “Un gruppo di          In questo percorso verso la ricerca della verità, emergo-
     sciatori triestini, di rientro da una bella e fati-   no via via fatti sempre nuovi e tutti, ma proprio tutti,
     cosa giornata sugli sci, si fermò all’Albergo         confermano la tesi che il Tiramisù è friulano. Nel 1968,
     Roma per mangiare la famosa trancia di                la Fratelli Fabbri Editori di Milano dedicò il numero di
     mascarpone. Parlando con Beppino dissero che,         febbraio della collana Il mese in cucina alla Calabria e
     dopo aver mangiato quella prelibatezza, si sen-       al Friuli. Il servizio fotografico fu eseguito all’Albergo
     tivano rinvigoriti e che quel dolce tirava pro-       Roma di Tolmezzo. La prima immagine occupa due pagi-
     prio su. La signora Norma racconta che, quan-         ne e raffigura la baita realizzata nel salone del ristoran-
     do Beppino le riportò l’apprezzamento di quegli       te. All’interno di quella struttura era stato posto un tavo-
     sciatori, fu proprio lei a suggerire di chiamare      lo riccamente imbandito con delle specialità carniche
     quel dolce Tirami Su. Era stata molto convin-         tra le quali, nell’angolo sinistro in basso, si vede il
     cente e Beppino, soddisfatto della proposta,          Tiramisù in una teglia di vetro.
     comunicò a tutti che da quel momento in poi la

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Atto II°

Mario Del Fabbro racconta che, “nel 1966, durante il           faceva arrivare solo nella stagione fredda. La fornitura
viaggio di nozze, la sorella Delia e il marito Mauro si fer-   s’interruppe con la seconda guerra mondiale, per ripren-
marono a cenare nel famoso ristorante Al fogher di             dere nel dopoguerra. Mi sposai nel 1953 e mia moglie, che
Treviso. Fu servito un dessert in coppa di vetro molto         era molto brava in cucina a fare i dolci, imparò a fare il
simile al nostro Tirami su che già da tempo si prepara-        Tiramisù, la cui ricetta aveva appresa direttamente dalla
va al Roma. Al ritorno Delia raccontò alla mamma di            signora Norma. Con sicurezza posso affermare che in
questo fatto e Norma, molto serenamente, commentò che          casa mia quello dell’Albergo Roma era sicuramente pre-
se non fosse stato così buono, nessuno lo avrebbe copia-       parato nel 1955, ma forse già nel 1954”.
to. Sempre Mario ricorda che i suoi genitori avevano il
sospetto che un loro sous-chef fosse stato preso a lavo-       LA SECONDA riguarda una signora triestina. Il fatto è per-
rare proprio Al fogher di Treviso.                             lomeno curioso, oltre che divertente. L’Autore ha l’abitu-
Ancora due testimonianze, tra le tantissime che abbiamo        dine di far leggere le bozze dei suoi libri a dei lettori ai
potuto leggere e ascoltare.                                    quali chiede un parere: essenzialmente critiche. Tra essi,
                                                               che sono ovviamente segreti, c’è questa signora la quale,
LA PRIMA è quella di Luigi Astori, uno dei fratelli formag-    terminata la lettura, mi ha immediatamente chiamato
giai con negozio a Tolmezzo. “Mio padre Giuseppe lavora-       per dirmi, ridendo: “Xe vero del Tirimesù sia a Pieris sia
va in un magazzino di formaggi a Rovato in Lombardia.          al Roma negli anni Cinquanta”. Allora posso citarti,
Assieme ai due fratelli decise d’intraprendere l’avventu-      chiedo? “Te pol dir el mio nome perché son una testimo-
ra del commercio ambulante. Qualche anno dopo lo scop-         ne della sua esistenza già allora. Quel che te scrivi xe
pio della Grande guerra, approdò a Tolmezzo dove si            vero e me lo ricordo assai ben, anche se iero picia”. Lei è
sposò con Marianna D’Andrea. Già negli anni Trenta il          Silva Paron, che conosco da tanti anni, assieme a suo mari-
Mascarpone, pur essendo un prodotto facilmente deperi-         to Bruno Panessa. Una coppia simpaticissima, che incar-
bile, era presente e conosciuto a Tolmezzo. Mio padre lo       na lo spirito triestino: casinisti, goderecci e buongustai,

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Atto II°

oltre che lavoratori, lui in particolare. Mai avrei pensato                     LA DIFFUSIONE VELOCISSIMA   del Tiramisù,

                                                               il passaparola
di avere una preziosa testimone tra gli amici più stretti.                      avvenne non solo attraverso l’antesigna-
Passando dal triestino all’italiano, Silva racconta: “I miei                    no di Facebook – il passaparola, – ma
genitori - avevo 11 anni ed era il 1954 – mi avevano por-                       pure con i cuochi. Ad esempio: negli anni
tato a fare le vacanze estive ad Enemonzo. Per me, che                          Cinquanta, Toni camerier, decano di tutti
adoravo il mare, era una disperazione. Ogni domenica                            i camerieri del Roma di Tolmezzo, riuscì a
arrivava mio zio Ugo – che era in ferire ad Ampezzo - con                       far assumere nello staff del locale i suoi
la sua Fiat 1400 cabriolet per portarci tutti (con lui era-                     due figli che, non appena appresero il
vamo 8 in macchina) al Roma di Tolmezzo per mangiare                            mestiere, emigrarono in Canada, Quebec,
quello che io chiamavo “dolce mascarpone”. (In effetti,                         dove aprirono due ristoranti nei quali si
allora, non era ancora diventato il Tiramisù e si chiama-                       serviva il dolce del Roma. Negli anni
va, come visto, “trancia di Mascarpone”). Un altro zio,                         Cinquanta una sorella di Lucia, suocera
Mario Rocco, - continua Silva Paron - era l’amministra-                         di Norma Pielli, aprì un ristorante a
tore dei conti Fonda a Turriacco, a pochi minuiti d’auto                        Buenos Aires, in Argentina, dove si pro-
da Pieris. Quando se andava de lui el me diseva: dei                            poneva il dolce in questione.
vestite e metite in ghingheri che andemo a magnar el
Triemesù al Vetturino. Così si chiamava anche allora –
nei primi anni Cinquanta - e non potrò mai scordarlo in
quanto mia mamma si scandalizzava per il nome, che lo
riteneva sconveniente e volgare”.

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Atto II°
                                                              soprattutto interna, tant'è che, nel 1927, 1/5 dei baracca-
                                                              ti che vivevano in periferia di Milano era composto da
                                                              friulani. Alla fine della seconda guerra mondiale l’emi-
                                                              grazione riprese verso le miniere di carbone in Belgio e
                                                              Francia e poi in Australia, Canada, Venezuela, Argentina.

     IL CHE CI PORTA AD INTERROGARCI SUI MOTIVI               Dopo questo triste primato, torniamo alla ristorazione
                                                              italiana all’estero, che ebbe un ruolo importantissimo
     E SULL’IMPORTANZA STRATEGICA DELLA DIFFUSIONE            anche per la diffusione nel mondo del Rinascimento del
     GLOBALE DELLA CUCINA ITALIANA, OGGI                      vino italiano, che sboccia agli inizi degli anni Settanta
     LA PIÙ AMATA DEL MONDO.                                  del XX secolo. Fu una delle più entusiasmanti storie
     Ebbene: questo patrimonio inestimabile si deve           socio-economiche del Belpaese, grazie alla quale centi-
     ai nostri emigranti, che non finiremo mai di rin-        naia di migliaia di contadini divennero imprenditori. Nel
     graziare. Forse conviene che ripassiamo, per un          volgere di vent’anni siamo diventati leader in molti
     attimo, la storia che riguarda l’emigrazione del         Paesi, tra cui gli Stati Uniti e la Germania, e ora l’Italia è
     Friuli Venezia Giulia.                                   la nazione del mondo che esporta più vino. Ebbene: il
     Il Friuli era il Mezzogiorno del Nord. Nel 1876          primo approdo sui mercati stranieri fu con i ristoranti
     (dal computo vengono esclusi gli emigranti all'in-       italiani, che ci davano le prime indicazioni; gli importa-
     terno del Regno) 1/6 dell'intera emigrazione italia-     tori più seri, i colleghi migliori, la stampa, oltre ad
     na è composta da friulani che, fra il 1881 ed il 1915,   acquistare e promuovere loro stessi il vino. Sentivano
     andarono in massa a cercare lavoro all’estero.           l’orgoglio di essere italiani. Certo, ora quella ristorazio-
     I temporanei o stagionali furono, in Germania,           ne ha cambiato pelle per stare al passo coi tempi. Al
     342.147; in Austria 469.426; in Ungheria 232.426;        posto degli emigranti con la valigia di cartone legata con
     nei Balcani 91.187; in Svizzera 38.376; in Francia       lo spago sono arrivati gli chef professionisti, che hanno
     18.852. I permanenti: in Argentina se ne andaro-         ulteriormente innalzato il livello di qualità e di appeal
     no in 40.068; in Brasile 14.010; in USA 24.270; in       sul pubblico. Nel 2000, grazie a Rosario Scarpato e Mario
     Canada 11.608. Nel 1921 furono 26.587 i friulani         Caramella, è nata l’Associazione Itchefs-GVCI (Gruppo
     a lasciare la propria terra. La destinazione fu          virtuale cuochi italiani).

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Atto II°
Dai 50 iniziali, ora sono diventati 2500! I ristoranti ita-     che è balzata agli onori delle cronache come città imper-
liani nel mondo sono stimati in 80.000. L’obbiettivo di         dibile anche sotto il profilo dell’alta ristorazione grazie
Itchefs è promuovere non solo la cucina italiana nel            al ristorante Noma, creato da René Redzepi, che ha
mondo, ma nello stesso tempo la nostra produzione               inventato “la nuova cucina nordica” con ingredienti loca-
agroalimentare di eccellenza. Tutti costoro sono veri e         li, dai licheni alle ostriche. Nel 2009 diventa il miglior
propri ambasciatori del gusto italiano.                         ristorante del pianeta, portando la città sui media di
Sì: il Tiramisù sta – come prodotto trainante e d’imma-         tutto il mondo. Nel 2017 chiude i battenti per dedicarsi,
gine del Made in Italy nel mondo - alla pari della pizza e      dichiara, alla ricerca, ma, nel frattempo, la capitale della
degli spaghetti, della mozzarella e del Parmigiano reg-         Danimarca vanta ben 12 ristoranti stellati.
giano, dei prosciutti di San Daniele e di Parma, del caffè      Un altro esempio della potenza comunicativa ed evocati-
Espresso, della Grappa, del tartufo di Alba e del panet-        va di un locale è quello definito il “ristorante più sper-
tone. Chissà se la signora Norma Pielli avrà compreso la        duto del mondo”. Si chiama Fäviken, ha 12 coperti e fa
portata storica del suo capolavoro?                             cucina rigorosamente del suo territorio. La clientela
Ampliamo l’angolo della visuale, per dire che l’impor-          arriva da ogni parte del globo con liste di attesa di mesi
tanza della cucina, di un piatto, di un prodotto, diventa       e mesi. Siamo a Järpen, nel Nord della Svezia, più vicini
messaggio formidabile anche sotto il profilo turistico. Lo      al Circolo polare artico che a Stoccolma. “Come prima
dimostra il successo del nostro Consorzio (FVG Via dei          cosa, scrive il giornalista svedese Mattias Kroon, lo chef
Sapori) nato proprio con l’obbiettivo d’inserire l’alta         27enne Magnus Nilsson chiede loro (ai clienti, ndr) di
ristorazione, assieme a vini e cibi di qualità, tra gli atto-   ammazzare un’anatra prendendola per il collo. La natu-
ri importanti di questo comparto.                               ra, con tutta la sua miriade di significati, cause ed effet-
Altra conferma del binomio cucina-vino e turismo? Negli         ti vuol dire tutto per la cucina controllata ma mai forza-
ultimi anni assistiamo ad exploit di aree sconosciute           ta di questo ragazzone. L’artigianalità del mestiere
prive di storia, tradizione e diffusione del buon gusto a       dev’essere compresa fino in fondo, altrimenti quella è la
tavola. Con campagne di comunicazione ben mirate – e la         porta: sono tanti i ristoranti tra cui scegliere”.
bravura degli chef, ovviamente - s’investe su un risto-
rante che poi viene portato ai massimi livelli mondiali e       Il patrimonio che l’Italia possiede tra cucina, vini e pro-
che funge da testimonial per lanciare, sotto il profilo         dotti alimentari è unico al mondo e quest’abbondanza, a
turistico, una città. È il caso di Copenaghen, ad esempio,      volte, ci distrae. Invece abbiamo il dovere di mettere all’in-

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casso questa ricchezza e valorizzarla anche sotto il profilo
turistico. Seguendo questa filosofia, alla fine del 2017,
l’Università di Udine ha istituito un master per prepara-
re i futuri manager del turismo, con una novità impor-
tantissima: l’aver inserito, nel piano di studio, anche il
vino e la cucina con eventi annessi. Ciò è un fatto di
straordinaria portata e il Tiramisù si colloca di diritto in   INFATTI SE NOI
questo contesto. Perché questo nome vale: vale come
biglietto di visita di un territorio; vale in quanto si        ANDIAMO A LEGGERE
comunica facilmente; vale perché è conosciuto in tutto il      I PRINCIPALI INGREDIENTI
mondo!
Sì, poteva nascere solo in Friuli Venezia Giulia il            DEL TIRAMISÙ
Tiramisù, dove si sono mescolati popoli e companatico.         DI NORMA PIELLI,
Qui, le genti arrivate da lontano, hanno portato certa-
mente distruzioni, ma si sono anche fermate, assorben-         SCOPRIAMO CHE
do la nostra cultura creandone una nuova, come i               NON SONO AUTOCTONI,
Longobardi, ad esempio. La cucina di questa terra è un
sillabario scritto in tante lingue, la comprensione e la       MA COMUNQUE
traduzione delle quali sono avvenute in cucina dove,           BEN ACCETTI IN CARNIA.
quasi per incanto, si trasformano in esperanto e ogni
piatto diventa una parte dell’insieme. La nostra cucina        COME DIRE:
parla veneziano e sloveno, tedesco e ungherese, ma             NULLA DI NUOVO
anche turco, greco e croato; ha influenze notevoli dalla
Puglia e dalla Calabria (per le immigrazioni verso i can-      PER IL FRIULI
tieri navali) come sono nette, nella cucina marinara, le       VENEZIA GIULIA.
influenze istriane e dalmate. In Friuli Venezia Giulia,
patria del Tiramisù, la storia è stata mantecata in cucina.

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Atto II°

IL MASCARPONE è un formaggio lombardo. Si ricava dalla         I SAVOIARDI sono piemontesi. Sebbene la loro origine sia
lavorazione di panna e acido citrico. È tipico di alcune       incerta, alcune fonti li fanno risalire al tardo XV secolo,
zone della Lombardia (in particolare Lodi e Abbiategras-       quando furono creati presso la corte sabauda – su intui-
so). Il nome deriva dal termine lombardo mascherpa o           zione del cuoco di Amedeo VI di Savoia – in omaggio a
mascarpia, che indica la ricotta o la panna. Le origini        una visita del re di Francia. Prendono il nome dalla
precise di questo derivato del latte non sono note, ma la      regione originaria della Savoia. Sono biscotti dolci e leg-
sua produzione ed il suo consumo risalgono sicuramen-          geri dalla consistenza molto friabile e spugnosa. Hanno
te a diversi secoli fa. Secondo il giornalista Gianni Brera,   la forma di un cilindro schiacciato con gli spigoli smus-
il nome esatto del prodotto dovrebbe piuttosto essere          sati. Curioso notare che i Savoiardi non sono solo uno
mascherpone, derivando da Cascina Mascherpa, una               degli ingredienti principali di dolci al cucchiaio come il
cascina non meglio individuata che si trova, o si trovava,     Tiramisù e la charlotte, ma che, come nella tradizione
nella Bassa al confine tra le province di Milano e Pavia.      culinaria napoletana, durante il periodo del carnevale,
Tradizionalmente il Mascarpone veniva prodotto solo            s’intingono nel sanguinaccio. In Molise si chiamano pre-
durante la stagione fredda, mentre oggi è un prodotto          stofatti. In Sardegna, dove venivano prodotti in passato
reperibile tutto l'anno. Ha l'aspetto di una crema morbi-      nelle famiglie, prendono il nome di pistoccus de caffè,
da, consistente, di colore bianco-giallo chiaro, con sapo-     mentre in Sicilia, in particolare a Caltanissetta, si cono-
re molto dolce, altamente calorica. Si tratta di un pro-       scono come raffiolini.
dotto da consumare fresco, visto che tende ad irrancidi-
re rapidamente.

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Atto II°

LA PIANTA DEL CACAO ha origini antichissime e, secondo         IL CAFFÈ La patria del caffè è la provincia montagnosa di
precise ricerche botaniche, si presume che fosse presen-       Caffa, nell’Abissinia, attuale Etiopia. Tra quei monti, gli
te più di 6.000 anni fa nel Rio delle Amazzoni e               arbusti vegetano fino ai 2.000 metri e sono conosciuti da
nell'Orinoco. I primi agricoltori che cominciarono la col-     migliaia di anni. Se il luogo di origine è l’Etiopia, la tra-
tivazione della pianta del cacao furono i Maya solo intor-     dizione di bere il caffè come noi lo intendiamo oggi
no al 1000 a.C.                                                nasce nel mondo arabo. Ciò che invece è certo è che l’im-
Nel 1502 avvenne il contatto del cacao con la civiltà          pulso commerciale alla diffusione del caffè ebbe origine
europea: Cristoforo Colombo, durante il suo quarto e           nella penisola arabica, dove la pianta pare sia giunta
ultimo viaggio in America, sbarcò in Honduras dove ebbe        attraverso il Mar Rosso con le carovane dei commer-
l'occasione di assaggiare una bevanda a base di cacao; al      cianti di schiavi nel XIII e nel XIV secolo e approdato
ritorno portò con sé alcuni semi da mostrare a Ferdi-          nell’attuale Yemen, il cui porto di Mocha (Mokka) diven-
nando e Isabella di Spagna, ma non diede alcuna impor-         ne il più importante per l’esportazione.
tanza alla scoperta, probabilmente non particolarmente         È curioso ricordare che la prima “Bottega del caffè”
colpito dal gusto amaro della bevanda.                         d’Europa venne aperta a Venezia, nel 1645. Secoli dopo –
Il primo carico documentato di cioccolato verso l'Europa       nel 1948 a Milano - la creatività tutta italiana ha inven-
a scopo commerciale viaggiò su una nave da Veracruz a          tato l’Espresso, oggi uno dei must del made in Italy. Di
Siviglia nel 1585.                                             fatto abbiamo insegnato al mondo come gustare al
Nel 1559 il cacao – che determinerà un punto di svolta         meglio il caffè.
nell’arte dolciaria italiana - arriva a Torino (da cui, solo   Esso è la seconda commodity più trattata sui mercati
150 anni dopo, giungerà in Svizzera) grazie ad Emanuele        finanziari del pianeta, dopo il petrolio, oltre ad essere la
Filiberto di Savoia. Nel 1802 Bozzelli inventò una mac-        bevanda, dopo l’acqua, più consumata sulla terra: 4
china per raffinare la pasta di cacao e miscelarla con         miliardi di tazzine ogni giorno. Dà lavoro a più di 100
zucchero e vaniglia.                                           milioni di persone, 25 delle quali si occupano della pro-
                                                               duzione e della raccolta.

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Atto II°

                        a Treviso
                                A Treviso sono due i ristoranti che si disputano il
                                primato: Al fogher, della signora Speranza Bon, e
                                Alle beccherie della signora Alba de Pillo in
                                Campeol, ambedue cuoche e titolari.
                                Speranza Bon, nel 1965, fonda il ristorante Al
                        camin, che ora non esiste più. Gli eredi hanno aperto e
            PASSIAMO    tutt’ora gestiscono l’albergo ristorante Al fogher. Il figlio
     IL TAGLIAMENTO     Gianni Garatti dice che “sull’origine del Tiramisù posso
                        solo riferire il racconto di mia mamma. Ero molto picco-
          A LATISANA    lo. Tutto avvenne in occasione di una visita di una prin-
         ED ANDIAMO     cipessa di Grecia, nel 1958: non eravamo ancora Al
                        fogher, ma Al camin. Per l’occasione mia madre preparò
           IN VENETO,   un dolce monoporzione molto raffinato e lo chiamò
            A TREVISO   “Coppa Imperiale”. La ricetta originale non era con il pan
                        di Spagna. Noi lo serviamo ancora e lo chiamiamo Coppa
                        Imperiale Tiramisù della casa”. Nel 1973 appare un arti-
                        colo sulla Cucina Italiana. Tra i dolci del ristorante cita
                        le “coppette della casa” (una specie di zuppa inglese) e le
                        “coppette imperiali” (pan di Spagna a pezzetti rettango-
                        lari imbevuto di crema di caffè, ossia un caffè ristretto e
                        coperto con una crema a base di uovo e mascarpone)”.
                        Garatti stesso confessa di avere un solo rammarico:
                        “Purtroppo lei non la battezzò “tiramisù”, un nome da

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Atto II°
marketing, l’idea geniale con la quale il dolce si è fatto      con la i, non con la e. Piccolo particolare che conferma,
conoscere nel mondo”.                                           ancora una volta, la tesi che non era nato in Veneto, ndr),
Alle Beccherie è stato gestito dalla famiglia Campeol dal       come cibo nutrientissimo e ristoratore, divennero imme-
1939 al 2014, quando ha chiuso (recentemente è stato ria-       diatamente popolari”. Peccato che Maffioli non si fosse
perto, con un’altra gestione, ma come bistrot). La signora      documentato per bene, salendo in Carnia a verificarne le
Alba ricorda bene come nacque quel dolce, un po’ per            date. Nell’articolo Maffioli poi scrive: “Di per se stesso è
caso, ispirato allo sbatutin (ovo sbattuto coi savogiardi,      in fondo una “zuppa inglese al caffè” quale ad esempio si
che tira su) che si dava ai bambini e alle puerpere (anche      preparava anche in casa mia, il giorno di San Giuseppe,
mio madre me lo dava nell’età della crescita, ma non era        per la festa del nonno, ma non era ancora “tiramisù” e
il Tiramisù, ndr). E si arrabbia, la signora Alba, a sentir     bisogna ammettere che il “nome” ha una sua prestigiosa
parlare dei “casini” di Treviso. “Ma no, son tutte storie”,     importanza”. Fin qui Maffioli, ma torniamo al Linguanotto,
sentenzia. Di fatto il dolce fu prodotto, per la prima volta,   che è ancora in attività, per ripercorrere quell’ispirazio-
dal cuoco pasticcere Loli Linguanotto, che arrivò Alle          ne culinaria dell’autunno 1970. “Tutto nacque dall’acqui-
beccherie nel 1966 e solo successivamente mise a                sto di una nuova macchina per gelati: si prendevano i
punto la ricetta. Annibale Toffolo è il giornalista enoga-      rossi d’uovo e si mescolavano in planetaria con lo zuc-
stronomico più importante del Veneto. La sua rivista,           chero, poi si aggiungeva il latte bollente aromatizzato
TasteVin, è la prosecuzione storica di VinVeneto, fondata       con una bacca di vaniglia. Infine si faceva mantecare sot-
da Giuseppe Maffioli nel 1974 e che s’ispirò al grande          tozero. Mi ricordai che da bambino, in casa, bagnavamo
successo, ottenuto anche in terra veneta, del trimestrale       il pane raffermo e sopra si versava lo sbatutin di tuorli e
friulano Il Vino creata di Isi Benini nel 1971 e con il quale   zucchero. Così provai a unire i rossi zuccherati con il
entrò in concorrenza. Toffolo cita, a proposito del             mascarpone, ottenendo una crema soffice e buona. Con i
Tiramisù, un articolo scritto dallo stesso Maffioli, appar-     savoiardi imbevuti di caffè era perfetta. La spolverata
so sul n. 1 del 1981 di VinVeneto: “È nato recentemente,        finale di cacao amaro rendeva il dessert ancora più golo-
poco più di due lustri orsono, un dessert nella città di        so. Invece che in una coppa, presentammo il Tiramisù,
Treviso, di nome Tiramesù (con la e, in dialetto veneto)        come lo volle battezzare la signora Alba, in un piatto
che fu proposto per la prima volta nel ristorante Alle          rotondo di portata, perché era facile da porzionare ai
Beccherie da un certo cuoco pasticcere di nome Roberto          tavoli. Per noi era solo un semplice dolce al cucchiaio.
“Loli” Linguanotto. Il dolce e il suo nome “tiramisù (qui       Non ci saremmo mai aspettati un successo così”.

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