Salerno, le nuove leve legate a Peppe D'Agostino. La mappa dei clan operativi su tutto il territorio di Salerno contenuta nella relazione della Dia

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Salerno, le nuove leve legate
a Peppe D’Agostino. La mappa
dei clan operativi su tutto
il territorio di Salerno
contenuta nella relazione
della Dia
di Pina Ferro

La presenza a Salerno e nella sua provincia di organizzazioni
di tipo camorristico con genesi e matrici criminali diverse,
non consente una lettura unitaria del fenomeno. Le ragioni
sono da rinvenire nella diversità geografica, storica,
culturale, economica e sociale che connota le diverse zone del
salernitano, che comprendono il Capoluogo, l’Agro Nocerino-
Sarnese, la Valle dell’Irno, la Costiera Amalfitana, la Piana
del Sele, il Cilento e la Vallo di Diano. La costante azione
repressiva, alla quale hanno contribuito con le loro
dichiarazioni anche i collaboratori di giustizia, ha prodotto
effetti diversi sui gruppi colpiti. E’ quanto si legge nella
relazione del secondo semestre del 2019 redatta dalla
Direzione investigativa antimafia di Salerno diretta dal
maggiore Vincenzo Ferrara (nella foto a destra)e pubblicata
sul sito del ministero. Secondo la Dia, tispetto ai sodalizi
di più recente formazione, che spesso si impongono nel
territorio solo per brevi periodi, i gruppi storici si sono
inseriti con loro imprese di riferimento nel tessuto
economico, dove hanno impiegato ingenti risorse. Il traffico e
lo spaccio di stupefacenti, in particolare hashish, marijuana
e cocaina, approvvigionati da fornitori provenienti
prevalentemente dall’hinterland partenopeo (con i quali i
gruppi salernitani condividono anche altre, risultano le
attività delinquenziali maggiormente diffuse nella provincia,
nonché il prioritario canale di finanziamento e arricchimento.
Inoltre, al pari di quanto accertato per la provincia di
Napoli, anche in alcune zone del salernitano sono state
individuate aree dove si coltivano droghe leggere (marijuana).
Come già evidenziato in passato, un peso importante
nell’economia dei clan locali rivestono l’usura e l’esercizio
abusivo del credito, le truffe ai danni dello Stato e delle
compagnie di assicurazione. Infine, uno dei settori
maggiormente esposti alle infiltrazioni criminali è quello
degli appalti, ambito nel quale, di frequente, si saldano
condotte illecite di soggetti mafiosi, amministratori e
dipendenti degli Enti che bandiscono le gare. A Salerno si
conferma l’operatività del clan D’AGOSTINO nel traffico e
spaccio di stupefacenti, nell’usura e nelle estorsioni, al
quale fanno capo anche gruppi locali minori. Era il 5 agosto
2019, quando gli agenti della Questura eseguirono un’ordinanza
di custodia cautelare nei confronti dei responsabili dei reati
di concorso in estorsione e tentata estorsione continuate,
commessi da più persone e aggravati dal metodo mafioso: tra
gli arrestati figurano un soggetto appartenente alla famiglia
Viviani, con base logistica a Salerno nella frazione Ogliara,
e un soggetto legato al gruppo D’Agostino. Il consolidato
ruolo egemonico del clan D’Agostino segue anni di contrasti
con sodalizi di più recente formazione, che avevano provato a
scalzarlo, approfittando dell’esecuzione di provvedimenti
custodiali, senza tuttavia riuscirvi per l’avvenuto arresto,
nel tempo, dei loro stessi promotori e componenti apicali. Lo
scompaginamento di quei gruppi non ha comunque minato
l’operatività di affiliati a quelle organizzazioni nelle
estorsioni e nei traffici di stupefacenti. Lo spaccio, che
rappresenta una delle maggiori fonti di introiti illeciti, è
di frequente il movente di omicidi consumati e tentati,
riconducibili a contrasti per il controllo delle diverse
piazze o al mancato pagamento di partite di droga, come
attestato anche da provvedimenti recenti. Il 29 luglio 2019,
personale della Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento
cautelare a carico di un soggetto, responsabile (unitamente al
fratello, all’epoca dei fatti minorenne, destinatario pertanto
di altro provvedimento), di un omicidio legato a quei
traffici, consumato nel luglio 2017 (si tratta dell’omicidio
di Ciro D’Onofrio per il quale è stato già condannato in promo
grado Eugenio Siniscalchi). Il 7 agosto successivo, a Salerno,
è stato gambizzato un giovane già noto alle forze dell’ordine,
nipote della vittima del citato omicidio, denunciato dal padre
dei fratelli arrestati, per aver esploso un colpo di arma da
fuoco contro la sua auto il giorno dell’arresto del maggiore
dei due figli. Nel mese di settembre, personale della Polizia
di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a
carico dei componenti di due organizzazioni criminali dedite
al traffico e allo spaccio di stupefacenti (eroina, cocaina e
metadone), reati aggravati dall’aver utilizzato sostanze da
taglio di pessima qualità, tali da aumentare le potenzialità
lesive per gli acquirenti e dall’aver operato in prossimità di
scuole e di strutture per la riabilitazione di
tossicodipendenti. Le due associazioni, seppur collegate da un
punto di vista soggettivo, poiché alcuni indagati
partecipavano alle attività illecite di entrambe, “…avevano
comunque strutturazioni autonome, diverse organizzazioni,
diversi canali di rifornimento e differenti zone territoriali
di competenza…”: un gruppo ha operato prevalentemente a
Salerno, nel rione Petrosino e nel quartiere Calcedonia;
l’altro si sarebbe spinto fino alla zona di Vietri sul Mare.

Nell’Agro Nocerino Sarnese
alleanza   con    i   clan
Napoletani
Nel contesto territoriale salernitano, l’Agro Nocerino-Sarnese
è la zona dove, in passato, si sono radicate agguerrite
organizzazioni camorristiche, alcune delle quali scomparse
dalla scena criminale per effetto di provvedimenti cautelari e
della collaborazione con le autorità di elementi di spicco.
Ciò ha comportato una rilevante mutazione della mappatura
criminale, poiché molti dei suddetti clan si sono sfaldati in
gruppi minori autonomi, alcuni dei quali retti dagli individui
di maggiore caratura criminale provenienti dai vecchi
sodalizi. La nuova architettura delinquenziale ha, negli anni,
consentito a clan meglio articolati, provenienti dalle
limitrofe province di Napoli ed Avellino – quali i gruppi
Fontanella di Sant’Antonio Abate (Na), Cesarano di Pompei
(Na), Aquino-Annunziata di Boscoreale (Na), Graziano di
Quindici (Av) – di ampliare la loro sfera d’azione. I traffici
di stupefacenti sono tra le principali attività illecite dei
sodalizi locali, che spesso interagiscono tra loro: una di
queste realtà criminali è stata oggetto di un’indagine
conclusa dai Carabinieri nel mese di ottobre con l’esecuzione
di una custodia cautelare nei confronti dei componenti di un
clan – dedito a traffici di stupefacenti (cocaina, crack,
eroina, hashish) in diversi comuni dell’area nord della
provincia di Salerno – capeggiato da un pregiudicato
domiciliato a Nocera Inferiore e tra i cui sodali figura un
affiliato al gruppo Fezza -D’Auria- Petrosino di Pagani.
Esaminando nel dettaglio le dinamiche relative ai singoli
Comuni, si conferma l’elevata fluidità degli assetti criminali
di Nocera Inferiore, caratterizzati dall’operatività del clan
Mariniello e dal consolidamento di nuovi gruppi, che fanno
capo a figure storiche della criminalità locale, inseriti in
tutti i settori dell’illecito propri delle associazioni
camorristiche (spaccio di stupefacenti, infiltrazione negli
appalti pubblici, usura, estorsioni). Al riguardo, il 23
luglio 2019, i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento
cautelare per il reato di traffico e spaccio di stupefacenti:
l’indagine ha consentito di smantellare consolidate piazze di
spaccio nelle zone di Nocera Inferiore e Nocera Superiore. A
capo dell’organizzazione figurava un soggetto originario di
Nocera Inferiore che, per poter esercitare l’attività di
spaccio in quel comprensorio, versava una tangente a un
pregiudicato di Nocera Inferiore, in passato inserito nel clan
Contaldo e poi divenuto capo di un gruppo autonomo. Ad Angri,
le attività di contrasto hanno ridotto in modo significativo
l’operatività dello storico clan Nocera, alias “i Tempesta”, e
innescato le mire espansionistiche di giovani pregiudicati,
appoggiati da gruppi del vicino entroterra vesuviano.
Dell’effervescenza del panorama criminale locale sono
indicativi alcuni attentati dinamitardi contro affiliati al
gruppo ocera. A Pagani si conferma l’egemonia del clan Fezza -
Petrosino -D’Auria, che seppure oggetto di diverse operazioni
di polizia giudiziaria condotte nel tempo, mantiene una
notevole forza militare, ingenti ricchezze e controlla
diversificate attività economiche, forte anche di consolidati
rapporti con il mondo imprenditoriale e settori della
politica. A Sarno, il gruppo egemone è il clan Serino, dedito
prevalentemente ai reati di estorsioni, usura, traffico di
stupefacenti, i cui proventi illeciti sono reinvestiti in
attività commerciali e ricreative: anche questo sodalizio ha,
in passato, intessuto rapporti finalizzati allo scambio di
reciproci favori con alcuni rappresentanti delle istituzioni
locali. Anche a Sarno operano nuove leve criminali, non in
contrasto con la famiglia Serini, dedite prevalentemente a
traffici stupefacenti. A San Marzano sul Sarno e San Valentino
Torio, venuto meno il predominio del gruppo Adinolfi, il
conseguente “vuoto di potere” è stato colmato da consorterie
provenienti dalle vicine province di Napoli e Avellino, che
hanno lasciato spazio a nuove leve che, pur non contigue a
contesti di camorra, operano in modo organizzato. A
Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara la disarticolazione del
clan Sorrentino ha generato un contesto criminale connotato
dall’assenza di una locale consorteria camorristica di
riferimento, dove sono operativi soggetti già inseriti nel
citato gruppo, affiancati da elementi riconducibili alle
organizzazioni attive a Pagani e Nocera Inferiore. Il
territorio di Scafati, zona di confine tra le province di
Napoli e Salerno, risente dell’influenza dei clan napoletani
Cesarano di Pompei, Aquino-Annunziata di Boscoreale,
D’Alessandro di Castellammare di Stabia. La principale
consorteria locale è il sodalizio Loreto-Ridosso, dedito al
traffico di stupefacenti, all’usura, alle estorsioni, i cui
proventi sono reinvestiti in attività economico-produttive
della zona e negli appalti pubblici, per i quali indagini del
passato hanno rivelato rapporti con esponenti politici e della
Pubblica Amministrazione. Nel comune sarebbero operativi
soggetti facenti parte del locale gruppo Matrone, storicamente
alleato al clan Cesarano, che opererebbero in sinergia con il
citato sodalizio Aquino Annunziata.

Il tentativo di ingerenza del
clan Zullo in alcune attività
amministrative
Sul territorio vietrese, dove in passato si era imposto il
clan Bisogno di Cava dei Tirreni, più di recente si è
affermata la famiglia Apicella, oggetto di diverse attività
investigative che ne hanno limitato l’operatività ed
evidenziato gli interessi criminali nella gestione di
stabilimenti balneari, dei servizi di soccorso, rimozione e
custodia giudiziale dei veicoli (attraverso società intestate
a prestanome), nella consumazione di rapine ed estorsioni. Il
comune di Cava De’ Tirreni, ricade storicamente sotl’influenza
criminale del clan Bisogno, dedito alle estorsioni e
all’usura, al traffico e spaccio di stupefacenti, ambito nel
quale opera attraverso il gruppo Zullo. A carico di affiliati
ed esponenti apicali di quest’ultimo sodalizio, a marzo 2019,
personale della Dia di Salerno ha eseguito un’ordinanza di
custodia cautelare per associazione di tipo mafioso. Il
provvedimento scaturisce dall’operazione “Hyppocampus”,
conclusa a settembre 2018, con l’emissione di un’ordinanza di
custodia cautelare per il reato di associazione di tipo
mafioso finalizzata alla consumazione dei reati sopra
menzionati. Ulteriori approfondimenti investigativi hanno
fatto emergere un tentativo di ingerenza del clan Zullo (nella
foro Dante Zullo) in talune attività amministrative del comune
di Cava de’ Tirreni, tramite un ex esponente pubblico,
indiziato del reato di scambio elettorale politico-mafioso in
ordine alle consultazioni elettorali per il rinnovo del
Consiglio Comunale del maggio del 2015. Il 18 dicembre 2019,
personale della Dia di Salerno ha dato esecuzione a
un’ordinanza di custodia cautelare a suo carico.

L’alleanza tra i Pecoraro –
Renna e il clan De Feo
Il comune di Eboli, è stato, fino agli anni ’90, soggetto
all’egemonia del clan Maiale. Le operazioni di polizia e
l’adesione di esponenti apicali e affiliati al programma di
collaborazione con la giustizia ne hanno minato le
potenzialità criminali. Alcuni affiliati hanno cercato di
ricostituire il sodalizio, senza tuttavia riuscire a
raggiungere il vecchio livello di organizzazione. Allo stato,
nell’intera area ebolitana si registra una fase in evoluzione,
connotata dall’assenza di carismatiche figure di
riferimentoduttivi, in particolare dell’indotto caseario
derivante dall’allevamento delle bufale. A Battipaglia è
egemone il clan Pecoraro -Renna, la cui gestione è affidata a
uomini di fiducia dei leader storici, detenuti, i cui compiti
prioritari sarebbero, al momento, quelli di acquisire risorse
per mantenere le famiglie degli associati in carcere e di
mantenere il controllo delle principali attività illecite
(traffico di stupefacenti ed estorsioni). Uno dei suoi punti
di forza sono le alleanze con i gruppi napoletani Cesarano e
Mallardo o con clan della stessa provincia salernitana – un
tempo rivali – quali il clan De Feo. Nel periodo di
riferimento, anche nella zona industriale di Battipaglia si
sono verificati alcuni gravi episodi che hanno provocato danni
all’ambiente. A Bellizzi, Pontecagnano Faiano, Montecorvino
Rovella e Pugliano opera la menzionata famiglia De Feo che, al
pari del neo alleato gruppo Pecoraro -Renna, grazie ad accordi
con altre consorterie, starebbe provando ad ampliare la sfera
di operatività. Alla descritta alleanza si fa riferimento
anche nell’ordinanza eseguita il 1 agosto 2019 dai
Carabinieri, a conclusione di indagini che hanno accertato
l’esistenza di un accordo finalizzato al controllo dello
spaccio di stupefacenti, con la costituzione di una “cassa
comune” e la successiva spartizione degli “utili”. Il 15
ottobre successivo, personale della Dia di Salerno ha eseguito
un provvedimento cautelare a carico di due pregiudicati, tra i
quali il capo del gruppo De Feo, indiziati di estorsione
aggravata dal metodo camorristico

Assembramento   in  chiesa,
intervengono i carabinieri
Si e’ reso necessario l’intervento dei carabinieri della
tenenza di Scafati    ieri sera per interrompere la veglia
pasquale che era in corso nella parrocchia Santa Maria delle
Vergini di piazza Vittorio Veneto. Al rito religioso, infatti,
stavano partecipando una quarantina di persone che sono state
identificate dai militari dell’Arma. “Va censurato e
condannato categoricamente il comportando di tutti coloro che
hanno violato le disposizioni in vigore, creando un
assembramento che non puo’ essere giustificato a nessun
livello, anche se motivato da esigenze di tipo spirituali e
religiose”, ha detto attraverso i social il sindaco Cristoforo
Salvati che ha annunciato che tutte le persone che hanno
partecipato “saranno sanzionate e sottoposte a quarantena
domiciliare per quattordici giorni”, come prevedono le norme
vigenti in Campania. Per il primo cittadino non e’ possibile
“ammettere comportamenti irresponsabili che rischiano di
vanificare tutto quanto e’ stato fatto fino a questo momento”.

Anni di piombo a Scafati
Riunificati i processi
di Pina Ferro

Il processo per gli omicidi di Salvatore Ridosso, Andrea
Carotenuto e Luigi Muollo e il tentato omicidio di Generoso Di
Lauro che sfuggì miracolosamente all’agguato mentre faceva
carburante perché la pistola del killer si inceppò è stato
riunito ai due procedimento in corso a Nocera Inferiore
(trasferiti da ieri a Salerno) per associazione ed estorsione.
I fascicoli ridotti ad un unico faldone, sono approdati sul
banco della Corte di Assise di Salerno. Alcuni imputati sono
già stati condannati in quanto a suo tempo scelsero
l’abbreviato. Ieri mattina, il pubblico ministero Giancarlo
Russo, ha a lungo ascoltato gli esponenti delle forze
dell’ordine che hanno effettuato le indagini i quali hanno
presentato alla Corte lo scenario che si era delineato negli
anni in cui sono stati commessi gli omicidi. Una mattanza di
sangue a Scafati scatenata sia per vendicare la morte di
Ridosso sia per il controllo della attività illecite sul
territorio in particolare sui videopoker. Un’autentica faida
che insanguinò la città nei primi anni del 2000. Ridosso e
Muollo erano soci in affari presso una società poi litigarono
ed ebbe inizio la guerra di camorra. Luigi Muollo fu ucciso
per vendicare Salvatore “piscitiello” Ridosso su commissione
di Romolo Ridosso che si affidò a un esponente del clan De
Sena promettendogli una somma dai 50 ai 100mila euro per
l’omicidio che fu eseguito nei pressi dell’abitazione di
Muollo con due pistole di diverso calibro. E, per la morte di
Salvatore Ridosso fu ritenuto responsabile anche Andrea
Carotenuto che a sua volta fu ucciso a Scafati nell’ottobre
del 2002, sempre su ordine di Romoletto che voleva essere il
capo indiscusso dei videopoker in città. Generoso Di Lauro,
invece, era finito nel mirino perché era ritenuto vicino al
nemico Muollo. La ruggine con Muollo era dovuta ad
incomprensioni sulle ingenti somme di denaro pubblico in
favore di una società che si occupava di materiale medico
della quale Luigi Muollo era il responsabile ma Salvatore
Ridosso ne era il socio occulto, poi escluso. E venuto a
conoscenza dei soldi entrati nella ditta, aveva chiesto la
restituzione di decine di milioni di vecchie lire proprio a
Muollo. Ridosso era entrato in società pattuendo la sua
entrata con l’immissione di 100milioni di lire nelle casse
dell’azienda ma ne versò solo 15milioni con un assegno che
alla scadenza non era coperto. Anzi, Ridosso avrebbe preteso
la restituzione del titolo di credito e 150milioni di lire. Ma
Muollo rispose che doveva parlarne con il nipote Luigi.
Ridosso reagì duramente dicendo che avrebbe dato degli
schiaffi a “Gigino con il giornale e gli avrebbe sparato due
colpi alla testa”. La reazione dello stesso Muollo non si fece
attendere e nel maggio del 2002, Gennaro Ridosso fu ammazzato
a colpi di pistola da Valentino Mansi.

Formiche    su    una   salma
nell’obitorio dello Scarlato
di Pina Ferro

Formiche sul pavimento dell’obitorio dell’ospedale “Scarlato”
di Scafati e su di una salma. I familiari del defunto hanno,
immediatamente, fatto scattare l’allarme. La salma era stata
ricomposta in obitorio da circa mezzo ora quando i familiari
hanno notato la presenza degli animaletti. Scattato l’allarme,
presso l’obitorio del “Mauro Scarlato”, sono intervenuti,
Alfonso    Giordano     direttore    del    Dea   di   Nocera
Inferiore/Scafati/Pagani, Luigi Lupo direttore del Nucleo
Operativo ispettivo e il Maurizio D’Ambrosio, dirigente medico
dell’ospedale di Scafati. Dell’accaduto è stato informato
anche il Dipartimento di Prevenzione. Secondo quanto riferisce
l’Azienda sanitaria locale Salerno attraverso un comunicato
sarebbe emerso che “il decesso è avvenuto alle ore 9,20, il
trasporto della salma in obitorio tra le ore 9,30 e 9,45
dopodiché sono stati rinvenuti insetti che inequivocabilmente
fuoriuscivano da un interstizio tra due battiscopa.Si
evidenzia, in merito, che l’Asl Salerno aveva già effettuato
una serie di attività preventive volte alla sanificazione
degli ambienti mediante plurimi interventi, l’ultimo dei quali
effettuato il 7 agosto ed ulteriori attività sono peraltro già
programmate. L’Asl rimane vicina alla famiglia ed esprime il
suo più profondo cordoglio”.Una situazione non certo piacevole
quella che hanno vissuto i familiari del defunto già provati
da un dolore che stavano provando a metabolizzare. Nonostante
gli interventi posti in atto dall’Asl il problema persiste,
almeno fino a ieri quando i familiari del defunto hanno dovuto
assistere alla scena della formica sulla salma del congiunto.

Movimento    5   Stelle:    a
Scafati, Sarno e Pagani corre
per il tricolore
di Andrea Bignardi

Scafati, Sarno e Pagani: sono questi i tre comuni oltre i
15000 abitanti della provincia di Salerno chiamati al voto
alle prossime consultazioni amministrative in cui il Movimento
5 Stelle presenterà propri uomini che concorreranno alla
conquista dei rispettivi municipi. Fatte salve sorprese
dell’ultim’ora, non dovrebbero esserci candidati pentastellati
nei comuni di Nocera Superiore, Baronissi e Capaccio-Paestum.
I candidati del Movimento sembrano avere due denominatori
comuni: la giovane età e una consolidata storia di attivismo.
Nella città di Pagani sarà Santino Desiderio il candidato
sindaco grillino. Laureato in giurisprudenza con indirizzo
Funzione Pubblica nonché diplomato al conservatorio “Martucci”
di Salerno in discipline jazz, ha svolto un rilevante percorso
professionale nell’ambito della pubblica amministrazione,
lavorando anche presso il comune di Bologna. «Sono molto
emozionato nel comunicare che per la prima volta a Pagani ci
sarà una lista del MoVimento 5 Stelle – ha commentato
immediatamente dopo l’annuncio della sua candidatura da parte
del Movimento – Pagani ha bisogno di un vero cambiamento che
solo i nostri valori possono creare. Non ci arrenderemo verso
il declino economico e sociale al quale Pagani sembra
destinata e faremo sentire le nostre esigenze ad ogni livello
politico ed istituzionale. Lotteremo per una Pagani più
libera, democratica e sicura avendo cura di renderla più
verde, sostenibile, pulita, vivibile, solidale e che sappia
prendersi cura allo stesso tempo dei giovani e degli anziani,
con proposte innovative e tecnologiche». A Sarno guiderà
invece la compagine a Cinque Stelle Aniello Prisco. Storico
attivista del Movimento, è esperto di nuove tecnologie:
infatti svolge la professione di sysadmin presso la Accenture
Technology Solutions. «Vogliamo affrontare insieme le sfide
del nostro tempo – ha affermato – Sarno si è trasformato in un
paese ombra, con il reddito pro capite più basso della zona e
una politica che fa orecchie da mercante agli allarmi in
materia ambientale e tutela del territorio». Terzo ed ultimo
comune in cui il Movimento 5 Stelle concorrerà alla conquista
del municipio è Scafati, dove il frontman della lista sarà
invece Giuseppe Sarconio. Il giovane candidato punterà su due
delle tematiche care ai Cinque Stelle sin dalla fase
“movimentista”, ambiente e giustizia. «Anche nella nostra
città,     dopo    la    vergogna     dello     scioglimento
dell’amministrazione per camorra, c’è la possibilità di
cambiare tutto – ha commentato – Noi ci siamo, pronti a
diventare stella cometa di una rivoluzione sociale, civile,
culturale e politica». L’avventura è solo all’inizio.

Scafati. “Io gioco legale”:
il Palazzetto fantasma
E’ il palazzetto della vergogna quello costruito nell’ambito
di “Io gioco legale” e per cui la triade commissariale aveva
promesso e non mantenuto. Mentre si sono conclusi i lavori di
Via della Resistenza dove sono stati realizzati tre campi da
tennis, di cui due scoperti e uno coperto, niente da fare per
la struttura di via Tricino intitolata al giornalista vittima
di camorra, Giancarlo Siani. La Triade aveva promesso, qualche
mese fa, il completamento e la sistemazione di “Io gioco
legale” che è un campo realizzato e completato in via Tricino
ma che necessitava ancora di aree di parcheggio. I lavori
erano stati inaugurati sabato 13 febbraio 2016 dall’ex sindaco
Pasquale Aliberti nei suoi ultimi mesi al governo prima dello
scioglimento dell’amministrazione per camorra. Ma al
Palazzetto dello Sport in via Tricino mancano le
autorizzazioni per partire e quindi la struttura ora versa nel
degrado più assoluto. Il palazzatto doveva ospitare al suo
interno un campo polivalente di basket e pallavolo per un
costo dei lavori di 290 mila euro, fondi finanziati dal
Ministero delle Politiche Giovanili durante il Governo
Berlusconi. A questi ne sono stati aggiunti altri 55 mila
circa nel corso dell’ultimo anno. Nonostante affidamenti e
proclami, da parte dell’ex sindaco prima e della triade poi,
nulla è stato fatto. Il risultato? Fondi sprecati e opera ora
nel degrado più totale. Il rischio è questa negligenza e
l’abbandono più totale in cui si trova la struttura possono
rischiare di rendere vano quanto fatto fino ad adesso.
Intanto, tra stadio comunale in avaria per l’uso degli
spogliatoi e assenza di palazzetto dello sport, Scafati si
trova in seria difficoltà sotto questo aspetto. Il polo
scolastico mai nato, è stato iniziato dalle ceneri della
struttura che ospitava in passato alcuni sport minori: ad oggi
però, quel vecchio palazzetto della ex Del Gaizo non c’è più
ma nemmeno le strutture nuove sono nate. “ Io gioco leGale ”
era un Progetto Quadro approvato dal PON Sicurezza e orientato
alla realizzazione di un centinaio di impianti sportivi nei
territori di quattro regioni (Calabria, Campania, Puglia e
Sicilia) con l’obiettivo di trasmettere ai giovani i valori
della solidarietà, giustizia e legalità attraverso lo sport.

Lega    Salerno,  Falcone:
«Puntiamo ad essere primo
partito»
di Marcello D’Ambrosio

“Le nuove vie della seta: il mare di mezzo crocevia di
traffici e interessi” è il convegno tenuto ieri pomeriggio
nella sede provinciale del movimento di Salvini. Saluti di
Mariano Falcone, segretario provinciale della Lega, al tavolo
dei relatori, moderato da Luca Lezzi, Clemente Ultimo, Alfonso
Mignone, Alessandro Mazzetti. «Nelle prossime amministrative
siamo presenti in tutti i comuni superiori ai quindicimila
abitanti con nostre liste – sono le parole di Falcone –
Abbiamo lavorato affinché ci fossero delle coalizioni di
centrodestra e a Scafati, Pagani, Nocera Superiore, Sarno
saremo presenti come centrodestra. Solo a Scafati – precisa
Falcone – c’è una discrasia: Forza Italia sta da una parte e
la Lega e Fratelli d’Italia dall’altra, per una rottura tra FI
e Fdi per cui non si è potuto andare insieme. Nei piccoli
comuni abbiamo candidati nelle liste civiche in moltissime
realtà. Sono almeno venti i comuni dove ci sono uomini della
Lega. Rispetto alle europee – prosegue – siamo in attesa delle
liste che saranno presentate nei prossimi giorni a livello
nazionale. Salerno avrà una sua rappresentanza». Sul
capoluogo: «Su Salerno città stiamo lavorando già da adesso
per una lista competitiva. Molto probabilmente ci sarà il
coordinatore cittadino Cristian Santoro». E sulle regionali:
«Ci stiamo preparando, ci sarà la lista della Lega. Dopo le
europee vedremo come comportarci, tutto dipenderà dai
risultati e dalle percentuali che si otterranno. Non solo in
provincia di Salerno ma in tutta la regione. Puntiamo ad
essere il primo partito della Campania».

Lega indecisa a Capaccio e
Baronissi. Fratelli d’Italia:
3 candidati sindaco
di Andrea Pellegrino

Settimana cruciale per la composizione delle liste europee ed
amministrative. Più complessa la situazione a livello locale
dove il centrodestra ancora deve trovare la quadra in alcuni
comuni. A Baronissi la Lega di Matteo Salvini è contesa da due
candidati: Tony Siniscalco, che già avrebbe esposto i simboli
leghisti, e l’ex sindaco Giovanni Moscatiello, pronto ad
accogliere nella sua coalizione il partito di Matteo Salvini.
Questo anche grazie alla mediazione di Lucia Vuolo che segue
da vicino la campagna elettorale proprio di Baronissi, oltre
ad essere ad un passo dalla candidatura per le elezioni
europee. Da sciogliere anche il caso Capaccio Paestum. Al
momento non ci sarebbe ancora intesa con Enzo Sica, candidato
del centrodestra. Lega a trazione Fratelli d’Italia nei comuni
di Nocera Superiore, dove sostiene Peppe Fabbricatore, e a
Scafati dove corre con Cristoforo Salvati che, a sua volta,
cammina autonomamente rispetto a Forza Italia che punta su
Antonio Fogliame. Stesso scenario a Pagani ma con una
coalizione più ampia a supporto del consigliere regionale
Alberico Gambino. Oggi a Salerno arriva Gianluca Cantalamessa.
L’occasione è l’incontro, moderato da Luca Lezzi, su “Le nuove
vie della seta: il mare di mezzo crocevia di traffici e
interessi”, promosso dal circolo Proudhon di Salerno che si
terrà alle ore 19,00 presso la sede di via Guercio. Con il
deputato ci sarà anche il segretario provinciale della Lega
Mariano Falcone, oltre che l’avvocato Alfonso Mignone, il
giornalista Clemente Ultimo e lo storico navale Alessandro
Mazzetti. Alle 17.30, invece, sempre di oggi ci sarà Massimo
Paolucci alla Sala Moka. L’eurodeputato, rientrato nel Pd,
avvierà la campagna elettorale partendo proprio da Salerno. Al
suo fianco Federico Conte, deputato di Leu, sempre più vicino
al rientro nei dem grazie all’apertura di Nicola Zingaretti.
Partito democratico che, in vista delle amministrative, deve
ancora affrontare qualche problema locale. A partire da Nocera
Superiore dove l’accordo con Giovanni Maria Cuofano, oltre a
nascondere il simbolo ufficiale dalla coalizione, ha creato
malumori all’interno dello stesso direttivo del Partito
democratico. Di non facile gestione è anche il caso Capaccio
con Franco Alfieri già finito al centro di un’interrogazione
parlamentare presentata dal deputato di Fratelli d’Italia
Edmondo Cirielli. Il marchio di «mister frittura» pesa ancora
sulla testa dell’ex sindaco di Agropoli. Anche l’avanzata di
Italo Voza prosegue, con la volontà dell’ex primo cittadino di
sbarrare la strada “allo straniero” per non bissare quanto
accaduto con Franco Palumbo alle scorse amministrative.

Scafati: Loreto                         e     le       sue
dichiarazioni
Un’udienza fiume quella di questa mattina al Tribunale di
Nocera Inferiore, per il processo Sarastra in cui sono
imputati per voto di scambio politico mafioso, l’ex sindaco di
Scafati, Pasquale Aliberti, sua moglie Monica Paolino, suo
fratello Nello Aliberti, l’ex consigliere comunale Roberto
Barchiesi, lo staffista Giovanni Cozzolino e Andrea Ridosso,
fratello del boss Luigi.

La scelta “neutrale”                        del     teste
Diego Chirico
Davanti al pm Vincenzo Montemurro, il teste Diego Chirico, ex
assessore della Giunta di Scafati, poi sciolta per
infiltrazioni camorristiche, si è avvalso della facoltà di non
rispondere alle domande della Procura e dei difensori, per non
correre eventualmente il rischio di auto-accusarsi visto che è
imputato in un procedimento connesso a Sarastra, insieme a sua
moglie Roberta Iovine, per abuso d’ufficio. Chirico, avvocato
e politico, ha scelto la via del silenzio e affronterà il
processo per le accuse a suo carico restando in una sorta di
“neutralità” rispetto a quanto già dichiarato a verbale nel
corso delle indagini.

Il resoconto di Loreto: il contro-
esame
Intanto nell’aula Marcello Torre del Tribunale di Nocera
Inferiore, si è svolto il contro-esame di Alfonso Loreto. Il
pentito, figlio del ras Pasquale Loreto, anch’egli
collaboratore di giustizia, ha raccontato anche ai difensori,
dopo le accuse dell’udienza precedente formalizzate anche
davanti al collegio giudicante, quanto accadde nella campagna
elettorale del 2013 (per l’elezione del sindaco di Scafati) e
in quella del 2015 (per l’elezione della Paolino a consigliere
regionale in quota Forza Italia). Loreto ha spiegato che l’ex
sindaco non aveva voluto Andrea Ridosso tra i candidati per il
suo cognome ingombrante ma aveva accettato i voti della
famiglia Ridosso “con piacere”. Nella ricostruzione del
pentito, incalzato dalla difesa degli Aliberti, anche la
conferma sulla presenza di Roberto Barchiesi nella lista
Grande Scafati (coordinata da Raffaele Lupo) come loro uomo.
Il pentito ha confermato l’accordo con Aliberti per ricevere
in cambio dei voti degli appalti e un “ricambio economico”
dopo aver garantito le preferenze per lui. Dopo l’attesa però
non era arrivato “il grande appalto” sperato e quindi erano
iniziati i dissidi con Barchiesi prima e con Aliberti poi.
Confermata in aula anche l’aggressione a Barchiesi proprio in
virtù dell’accordo    che non era stato rispettato dall’ex
sindaco. Loreto ha    rimarcato anche quanto il clan aveva
chiesto ed ottenuto   la nomina di Ciro Petrucci ai vertici
della partecipata     Acse, dialogando con l’imprenditore
Longobardi (parte lesa nel procedimento legato agli uomini del
clan) ma sempre tramite l’ex sindaco che aveva fatto
confermare l’incarico all’amico e fedelissimo di Luigi
Ridosso, nella società comunale. Del resto, solo un esponente
dell’amministrazione avrebbe potuto confermare una nomina
pubblica ed in quel caso fu l’ex vicesindaco, Giancarlo Fele.
Da lì i Loreto-Ridosso, attraverso un affidamento nel settore
delle pulizie, avevano iniziato a percepire fondi pubblici che
prima avevano rifiutato perchè esigui rispetto al patto
siglato (come dichiara Loreto). Loreto ha anche detto che
altri appalti non erano stati dati dopo solo perchè poi la
Procura aveva disposto gli arresti per gli esponenti del clan
Loreto-Ridosso.

Il caso dell’ex assessore Raffaele
Sicignano e del candidato alla
Regione Pasquale Coppola
Loreto su richiesta dell’avvocato della difesa di Aliberti ha
anche spiegato i suoi rapporti con l’ex assessore alla
manutenzione pubblica Raffaele Sicignano. Il pentito ha
specificato di non aver mai ottenuto incarichi o affidamenti
da Sicignano per lavori pubblici. In un caso Sicignano aveva
con lui menzionato dei lavori da fare fuori all’azienda del
suocero in via Dante Alighieri, ma di fatto non avevano mai
concretizzato alcuno scambio né tangenti o mazzette con l’ex
esponente della Giunta Aliberti, ora sostenitore ufficioso
ancora, nelle liste di Cristoforo Salvati sindaco per le
amministrative di maggio. Inoltre, sul caso Coppola e in
particolare in merito all’incontro tra l’ex presidente del
consiglio comunale con Loreto e Ridosso, è stato chiarito un
ulteriore aspetto. Il pentito ha spiegato che si erano
incontrati per una proposta di voto di scambio in occasioni
delle elezioni regionali del 2015 ma poi di fatto, il clan non
aveva mai concretizzato alcun accordo con Coppola. Anzi,
Loreto in aula ha detto chiaramente che il clan aveva deciso
in modo compatto di sostenere Monica Paolino come candidata al
consiglio regionale della Campania. Ad organizzare il comizio
a Mariconda per Coppola era stato l’altro collaboratore di
giustizia, Dario Spinelli, ma per un episodio isolato di cui
Loreto dice non conoscere direttamente i dettagli. Per quel
comizio Spinelli avrebbe chiesto a Loreto “solo il permesso”.

La campagna elettorale per                                le
elezioni regionali del 2015
Sulle elezioni del 2015 per Paolino, Loreto racconta piuttosto
l’organizzazione del comizio elettorale per la moglie dell’ex
sindaco, a casa di Anna Ridosso. In quella occasione, ha detto
Loreto in aula oggi, le persone furono chiamate direttamente
per farle partecipare nel comizio che si teneva nella
“proprietà provata” – ovvero l’abitazione – della signora
Ridosso. Ad essere sponsor e organizzatori di quel comizio
furono Petrucci e i Ridosso stessi.

Le udienze sono state rinviate al prossimo 29 maggio e 5
giugno per concludere il contro-esame di Loreto ed iniziare
quello di Romolo Ridosso, altro collaboratore di giustizia.

Scafati. Sequestrato impianto
industriale:      denunciato
titolare
I carabinieri del nucleo operativo ecologico di Salerno hanno
sequestrato un impianto industriale in un’area abitativa a
Scafati. I militari hanno ispezionato un’area adibita alla
trasformazione di materie plastiche e produzione di buste e
sacchetti in plastica, accertando gravi violazioni in materia
ambientale. A conclusione delle ispezioni, avviate a febbraio
dai militari del Noe, con l’ausilio di personale tecnico
dell’Arpa di Salerno per le indagini fonometriche
nell’ambiente esterno, è emerso che gli strumenti utilizzati
fossero privi di sistemi di abbattimento o riduzione di
rumori, superando i limiti consentiti, e tali da provocare
l’immissione negli ambienti circostanti di rumori assordanti
per il vicinato. E’ stata riscontrata inoltre l’assenza
dell’autorizzazione alle emissioni in atmosfera nonostante
l’attività produca immissioni inquinanti, nonché della
certificazione antincendio. All’esito degli accertamenti di
rito, da cui è scaturita la denuncia del responsabile e su
richiesta della procura, il gip di Nocera Inferiore ha emesso
un decreto di sequestro preventivo dell’intero impianto. Le
indagini intraprese sono coordinate dalla procura di Nocera
Inferiore.
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