Salerno, le nuove leve legate a Peppe D'Agostino. La mappa dei clan operativi su tutto il territorio di Salerno contenuta nella relazione della Dia
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Salerno, le nuove leve legate a Peppe D’Agostino. La mappa dei clan operativi su tutto il territorio di Salerno contenuta nella relazione della Dia di Pina Ferro La presenza a Salerno e nella sua provincia di organizzazioni di tipo camorristico con genesi e matrici criminali diverse, non consente una lettura unitaria del fenomeno. Le ragioni sono da rinvenire nella diversità geografica, storica, culturale, economica e sociale che connota le diverse zone del salernitano, che comprendono il Capoluogo, l’Agro Nocerino- Sarnese, la Valle dell’Irno, la Costiera Amalfitana, la Piana del Sele, il Cilento e la Vallo di Diano. La costante azione repressiva, alla quale hanno contribuito con le loro dichiarazioni anche i collaboratori di giustizia, ha prodotto effetti diversi sui gruppi colpiti. E’ quanto si legge nella relazione del secondo semestre del 2019 redatta dalla Direzione investigativa antimafia di Salerno diretta dal maggiore Vincenzo Ferrara (nella foto a destra)e pubblicata sul sito del ministero. Secondo la Dia, tispetto ai sodalizi di più recente formazione, che spesso si impongono nel territorio solo per brevi periodi, i gruppi storici si sono inseriti con loro imprese di riferimento nel tessuto economico, dove hanno impiegato ingenti risorse. Il traffico e lo spaccio di stupefacenti, in particolare hashish, marijuana e cocaina, approvvigionati da fornitori provenienti prevalentemente dall’hinterland partenopeo (con i quali i gruppi salernitani condividono anche altre, risultano le
attività delinquenziali maggiormente diffuse nella provincia, nonché il prioritario canale di finanziamento e arricchimento. Inoltre, al pari di quanto accertato per la provincia di Napoli, anche in alcune zone del salernitano sono state individuate aree dove si coltivano droghe leggere (marijuana). Come già evidenziato in passato, un peso importante nell’economia dei clan locali rivestono l’usura e l’esercizio abusivo del credito, le truffe ai danni dello Stato e delle compagnie di assicurazione. Infine, uno dei settori maggiormente esposti alle infiltrazioni criminali è quello degli appalti, ambito nel quale, di frequente, si saldano condotte illecite di soggetti mafiosi, amministratori e dipendenti degli Enti che bandiscono le gare. A Salerno si conferma l’operatività del clan D’AGOSTINO nel traffico e spaccio di stupefacenti, nell’usura e nelle estorsioni, al quale fanno capo anche gruppi locali minori. Era il 5 agosto 2019, quando gli agenti della Questura eseguirono un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei responsabili dei reati di concorso in estorsione e tentata estorsione continuate, commessi da più persone e aggravati dal metodo mafioso: tra gli arrestati figurano un soggetto appartenente alla famiglia Viviani, con base logistica a Salerno nella frazione Ogliara, e un soggetto legato al gruppo D’Agostino. Il consolidato ruolo egemonico del clan D’Agostino segue anni di contrasti con sodalizi di più recente formazione, che avevano provato a scalzarlo, approfittando dell’esecuzione di provvedimenti custodiali, senza tuttavia riuscirvi per l’avvenuto arresto, nel tempo, dei loro stessi promotori e componenti apicali. Lo scompaginamento di quei gruppi non ha comunque minato l’operatività di affiliati a quelle organizzazioni nelle estorsioni e nei traffici di stupefacenti. Lo spaccio, che rappresenta una delle maggiori fonti di introiti illeciti, è di frequente il movente di omicidi consumati e tentati, riconducibili a contrasti per il controllo delle diverse piazze o al mancato pagamento di partite di droga, come attestato anche da provvedimenti recenti. Il 29 luglio 2019, personale della Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento
cautelare a carico di un soggetto, responsabile (unitamente al fratello, all’epoca dei fatti minorenne, destinatario pertanto di altro provvedimento), di un omicidio legato a quei traffici, consumato nel luglio 2017 (si tratta dell’omicidio di Ciro D’Onofrio per il quale è stato già condannato in promo grado Eugenio Siniscalchi). Il 7 agosto successivo, a Salerno, è stato gambizzato un giovane già noto alle forze dell’ordine, nipote della vittima del citato omicidio, denunciato dal padre dei fratelli arrestati, per aver esploso un colpo di arma da fuoco contro la sua auto il giorno dell’arresto del maggiore dei due figli. Nel mese di settembre, personale della Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico dei componenti di due organizzazioni criminali dedite al traffico e allo spaccio di stupefacenti (eroina, cocaina e metadone), reati aggravati dall’aver utilizzato sostanze da taglio di pessima qualità, tali da aumentare le potenzialità lesive per gli acquirenti e dall’aver operato in prossimità di scuole e di strutture per la riabilitazione di tossicodipendenti. Le due associazioni, seppur collegate da un punto di vista soggettivo, poiché alcuni indagati partecipavano alle attività illecite di entrambe, “…avevano comunque strutturazioni autonome, diverse organizzazioni, diversi canali di rifornimento e differenti zone territoriali di competenza…”: un gruppo ha operato prevalentemente a Salerno, nel rione Petrosino e nel quartiere Calcedonia; l’altro si sarebbe spinto fino alla zona di Vietri sul Mare. Nell’Agro Nocerino Sarnese alleanza con i clan Napoletani Nel contesto territoriale salernitano, l’Agro Nocerino-Sarnese è la zona dove, in passato, si sono radicate agguerrite organizzazioni camorristiche, alcune delle quali scomparse
dalla scena criminale per effetto di provvedimenti cautelari e della collaborazione con le autorità di elementi di spicco. Ciò ha comportato una rilevante mutazione della mappatura criminale, poiché molti dei suddetti clan si sono sfaldati in gruppi minori autonomi, alcuni dei quali retti dagli individui di maggiore caratura criminale provenienti dai vecchi sodalizi. La nuova architettura delinquenziale ha, negli anni, consentito a clan meglio articolati, provenienti dalle limitrofe province di Napoli ed Avellino – quali i gruppi Fontanella di Sant’Antonio Abate (Na), Cesarano di Pompei (Na), Aquino-Annunziata di Boscoreale (Na), Graziano di Quindici (Av) – di ampliare la loro sfera d’azione. I traffici di stupefacenti sono tra le principali attività illecite dei sodalizi locali, che spesso interagiscono tra loro: una di queste realtà criminali è stata oggetto di un’indagine conclusa dai Carabinieri nel mese di ottobre con l’esecuzione di una custodia cautelare nei confronti dei componenti di un clan – dedito a traffici di stupefacenti (cocaina, crack, eroina, hashish) in diversi comuni dell’area nord della provincia di Salerno – capeggiato da un pregiudicato domiciliato a Nocera Inferiore e tra i cui sodali figura un affiliato al gruppo Fezza -D’Auria- Petrosino di Pagani. Esaminando nel dettaglio le dinamiche relative ai singoli Comuni, si conferma l’elevata fluidità degli assetti criminali di Nocera Inferiore, caratterizzati dall’operatività del clan Mariniello e dal consolidamento di nuovi gruppi, che fanno capo a figure storiche della criminalità locale, inseriti in tutti i settori dell’illecito propri delle associazioni camorristiche (spaccio di stupefacenti, infiltrazione negli appalti pubblici, usura, estorsioni). Al riguardo, il 23 luglio 2019, i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento cautelare per il reato di traffico e spaccio di stupefacenti: l’indagine ha consentito di smantellare consolidate piazze di spaccio nelle zone di Nocera Inferiore e Nocera Superiore. A capo dell’organizzazione figurava un soggetto originario di Nocera Inferiore che, per poter esercitare l’attività di spaccio in quel comprensorio, versava una tangente a un
pregiudicato di Nocera Inferiore, in passato inserito nel clan Contaldo e poi divenuto capo di un gruppo autonomo. Ad Angri, le attività di contrasto hanno ridotto in modo significativo l’operatività dello storico clan Nocera, alias “i Tempesta”, e innescato le mire espansionistiche di giovani pregiudicati, appoggiati da gruppi del vicino entroterra vesuviano. Dell’effervescenza del panorama criminale locale sono indicativi alcuni attentati dinamitardi contro affiliati al gruppo ocera. A Pagani si conferma l’egemonia del clan Fezza - Petrosino -D’Auria, che seppure oggetto di diverse operazioni di polizia giudiziaria condotte nel tempo, mantiene una notevole forza militare, ingenti ricchezze e controlla diversificate attività economiche, forte anche di consolidati rapporti con il mondo imprenditoriale e settori della politica. A Sarno, il gruppo egemone è il clan Serino, dedito prevalentemente ai reati di estorsioni, usura, traffico di stupefacenti, i cui proventi illeciti sono reinvestiti in attività commerciali e ricreative: anche questo sodalizio ha, in passato, intessuto rapporti finalizzati allo scambio di reciproci favori con alcuni rappresentanti delle istituzioni locali. Anche a Sarno operano nuove leve criminali, non in contrasto con la famiglia Serini, dedite prevalentemente a traffici stupefacenti. A San Marzano sul Sarno e San Valentino Torio, venuto meno il predominio del gruppo Adinolfi, il conseguente “vuoto di potere” è stato colmato da consorterie provenienti dalle vicine province di Napoli e Avellino, che hanno lasciato spazio a nuove leve che, pur non contigue a contesti di camorra, operano in modo organizzato. A Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara la disarticolazione del clan Sorrentino ha generato un contesto criminale connotato dall’assenza di una locale consorteria camorristica di riferimento, dove sono operativi soggetti già inseriti nel citato gruppo, affiancati da elementi riconducibili alle organizzazioni attive a Pagani e Nocera Inferiore. Il territorio di Scafati, zona di confine tra le province di Napoli e Salerno, risente dell’influenza dei clan napoletani Cesarano di Pompei, Aquino-Annunziata di Boscoreale,
D’Alessandro di Castellammare di Stabia. La principale consorteria locale è il sodalizio Loreto-Ridosso, dedito al traffico di stupefacenti, all’usura, alle estorsioni, i cui proventi sono reinvestiti in attività economico-produttive della zona e negli appalti pubblici, per i quali indagini del passato hanno rivelato rapporti con esponenti politici e della Pubblica Amministrazione. Nel comune sarebbero operativi soggetti facenti parte del locale gruppo Matrone, storicamente alleato al clan Cesarano, che opererebbero in sinergia con il citato sodalizio Aquino Annunziata. Il tentativo di ingerenza del clan Zullo in alcune attività amministrative Sul territorio vietrese, dove in passato si era imposto il clan Bisogno di Cava dei Tirreni, più di recente si è affermata la famiglia Apicella, oggetto di diverse attività investigative che ne hanno limitato l’operatività ed evidenziato gli interessi criminali nella gestione di stabilimenti balneari, dei servizi di soccorso, rimozione e custodia giudiziale dei veicoli (attraverso società intestate a prestanome), nella consumazione di rapine ed estorsioni. Il comune di Cava De’ Tirreni, ricade storicamente sotl’influenza criminale del clan Bisogno, dedito alle estorsioni e all’usura, al traffico e spaccio di stupefacenti, ambito nel quale opera attraverso il gruppo Zullo. A carico di affiliati ed esponenti apicali di quest’ultimo sodalizio, a marzo 2019, personale della Dia di Salerno ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare per associazione di tipo mafioso. Il provvedimento scaturisce dall’operazione “Hyppocampus”, conclusa a settembre 2018, con l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare per il reato di associazione di tipo mafioso finalizzata alla consumazione dei reati sopra
menzionati. Ulteriori approfondimenti investigativi hanno fatto emergere un tentativo di ingerenza del clan Zullo (nella foro Dante Zullo) in talune attività amministrative del comune di Cava de’ Tirreni, tramite un ex esponente pubblico, indiziato del reato di scambio elettorale politico-mafioso in ordine alle consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio Comunale del maggio del 2015. Il 18 dicembre 2019, personale della Dia di Salerno ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare a suo carico. L’alleanza tra i Pecoraro – Renna e il clan De Feo Il comune di Eboli, è stato, fino agli anni ’90, soggetto all’egemonia del clan Maiale. Le operazioni di polizia e l’adesione di esponenti apicali e affiliati al programma di collaborazione con la giustizia ne hanno minato le potenzialità criminali. Alcuni affiliati hanno cercato di ricostituire il sodalizio, senza tuttavia riuscire a raggiungere il vecchio livello di organizzazione. Allo stato, nell’intera area ebolitana si registra una fase in evoluzione, connotata dall’assenza di carismatiche figure di riferimentoduttivi, in particolare dell’indotto caseario derivante dall’allevamento delle bufale. A Battipaglia è egemone il clan Pecoraro -Renna, la cui gestione è affidata a uomini di fiducia dei leader storici, detenuti, i cui compiti prioritari sarebbero, al momento, quelli di acquisire risorse per mantenere le famiglie degli associati in carcere e di mantenere il controllo delle principali attività illecite (traffico di stupefacenti ed estorsioni). Uno dei suoi punti di forza sono le alleanze con i gruppi napoletani Cesarano e Mallardo o con clan della stessa provincia salernitana – un tempo rivali – quali il clan De Feo. Nel periodo di riferimento, anche nella zona industriale di Battipaglia si sono verificati alcuni gravi episodi che hanno provocato danni
all’ambiente. A Bellizzi, Pontecagnano Faiano, Montecorvino Rovella e Pugliano opera la menzionata famiglia De Feo che, al pari del neo alleato gruppo Pecoraro -Renna, grazie ad accordi con altre consorterie, starebbe provando ad ampliare la sfera di operatività. Alla descritta alleanza si fa riferimento anche nell’ordinanza eseguita il 1 agosto 2019 dai Carabinieri, a conclusione di indagini che hanno accertato l’esistenza di un accordo finalizzato al controllo dello spaccio di stupefacenti, con la costituzione di una “cassa comune” e la successiva spartizione degli “utili”. Il 15 ottobre successivo, personale della Dia di Salerno ha eseguito un provvedimento cautelare a carico di due pregiudicati, tra i quali il capo del gruppo De Feo, indiziati di estorsione aggravata dal metodo camorristico Assembramento in chiesa, intervengono i carabinieri Si e’ reso necessario l’intervento dei carabinieri della tenenza di Scafati ieri sera per interrompere la veglia pasquale che era in corso nella parrocchia Santa Maria delle Vergini di piazza Vittorio Veneto. Al rito religioso, infatti, stavano partecipando una quarantina di persone che sono state identificate dai militari dell’Arma. “Va censurato e condannato categoricamente il comportando di tutti coloro che hanno violato le disposizioni in vigore, creando un assembramento che non puo’ essere giustificato a nessun livello, anche se motivato da esigenze di tipo spirituali e religiose”, ha detto attraverso i social il sindaco Cristoforo Salvati che ha annunciato che tutte le persone che hanno partecipato “saranno sanzionate e sottoposte a quarantena domiciliare per quattordici giorni”, come prevedono le norme
vigenti in Campania. Per il primo cittadino non e’ possibile “ammettere comportamenti irresponsabili che rischiano di vanificare tutto quanto e’ stato fatto fino a questo momento”. Anni di piombo a Scafati Riunificati i processi di Pina Ferro Il processo per gli omicidi di Salvatore Ridosso, Andrea Carotenuto e Luigi Muollo e il tentato omicidio di Generoso Di Lauro che sfuggì miracolosamente all’agguato mentre faceva carburante perché la pistola del killer si inceppò è stato riunito ai due procedimento in corso a Nocera Inferiore (trasferiti da ieri a Salerno) per associazione ed estorsione. I fascicoli ridotti ad un unico faldone, sono approdati sul banco della Corte di Assise di Salerno. Alcuni imputati sono già stati condannati in quanto a suo tempo scelsero l’abbreviato. Ieri mattina, il pubblico ministero Giancarlo Russo, ha a lungo ascoltato gli esponenti delle forze dell’ordine che hanno effettuato le indagini i quali hanno presentato alla Corte lo scenario che si era delineato negli anni in cui sono stati commessi gli omicidi. Una mattanza di sangue a Scafati scatenata sia per vendicare la morte di Ridosso sia per il controllo della attività illecite sul territorio in particolare sui videopoker. Un’autentica faida che insanguinò la città nei primi anni del 2000. Ridosso e Muollo erano soci in affari presso una società poi litigarono ed ebbe inizio la guerra di camorra. Luigi Muollo fu ucciso per vendicare Salvatore “piscitiello” Ridosso su commissione di Romolo Ridosso che si affidò a un esponente del clan De Sena promettendogli una somma dai 50 ai 100mila euro per
l’omicidio che fu eseguito nei pressi dell’abitazione di Muollo con due pistole di diverso calibro. E, per la morte di Salvatore Ridosso fu ritenuto responsabile anche Andrea Carotenuto che a sua volta fu ucciso a Scafati nell’ottobre del 2002, sempre su ordine di Romoletto che voleva essere il capo indiscusso dei videopoker in città. Generoso Di Lauro, invece, era finito nel mirino perché era ritenuto vicino al nemico Muollo. La ruggine con Muollo era dovuta ad incomprensioni sulle ingenti somme di denaro pubblico in favore di una società che si occupava di materiale medico della quale Luigi Muollo era il responsabile ma Salvatore Ridosso ne era il socio occulto, poi escluso. E venuto a conoscenza dei soldi entrati nella ditta, aveva chiesto la restituzione di decine di milioni di vecchie lire proprio a Muollo. Ridosso era entrato in società pattuendo la sua entrata con l’immissione di 100milioni di lire nelle casse dell’azienda ma ne versò solo 15milioni con un assegno che alla scadenza non era coperto. Anzi, Ridosso avrebbe preteso la restituzione del titolo di credito e 150milioni di lire. Ma Muollo rispose che doveva parlarne con il nipote Luigi. Ridosso reagì duramente dicendo che avrebbe dato degli schiaffi a “Gigino con il giornale e gli avrebbe sparato due colpi alla testa”. La reazione dello stesso Muollo non si fece attendere e nel maggio del 2002, Gennaro Ridosso fu ammazzato a colpi di pistola da Valentino Mansi. Formiche su una salma nell’obitorio dello Scarlato di Pina Ferro Formiche sul pavimento dell’obitorio dell’ospedale “Scarlato”
di Scafati e su di una salma. I familiari del defunto hanno, immediatamente, fatto scattare l’allarme. La salma era stata ricomposta in obitorio da circa mezzo ora quando i familiari hanno notato la presenza degli animaletti. Scattato l’allarme, presso l’obitorio del “Mauro Scarlato”, sono intervenuti, Alfonso Giordano direttore del Dea di Nocera Inferiore/Scafati/Pagani, Luigi Lupo direttore del Nucleo Operativo ispettivo e il Maurizio D’Ambrosio, dirigente medico dell’ospedale di Scafati. Dell’accaduto è stato informato anche il Dipartimento di Prevenzione. Secondo quanto riferisce l’Azienda sanitaria locale Salerno attraverso un comunicato sarebbe emerso che “il decesso è avvenuto alle ore 9,20, il trasporto della salma in obitorio tra le ore 9,30 e 9,45 dopodiché sono stati rinvenuti insetti che inequivocabilmente fuoriuscivano da un interstizio tra due battiscopa.Si evidenzia, in merito, che l’Asl Salerno aveva già effettuato una serie di attività preventive volte alla sanificazione degli ambienti mediante plurimi interventi, l’ultimo dei quali effettuato il 7 agosto ed ulteriori attività sono peraltro già programmate. L’Asl rimane vicina alla famiglia ed esprime il suo più profondo cordoglio”.Una situazione non certo piacevole quella che hanno vissuto i familiari del defunto già provati da un dolore che stavano provando a metabolizzare. Nonostante gli interventi posti in atto dall’Asl il problema persiste, almeno fino a ieri quando i familiari del defunto hanno dovuto assistere alla scena della formica sulla salma del congiunto. Movimento 5 Stelle: a Scafati, Sarno e Pagani corre
per il tricolore di Andrea Bignardi Scafati, Sarno e Pagani: sono questi i tre comuni oltre i 15000 abitanti della provincia di Salerno chiamati al voto alle prossime consultazioni amministrative in cui il Movimento 5 Stelle presenterà propri uomini che concorreranno alla conquista dei rispettivi municipi. Fatte salve sorprese dell’ultim’ora, non dovrebbero esserci candidati pentastellati nei comuni di Nocera Superiore, Baronissi e Capaccio-Paestum. I candidati del Movimento sembrano avere due denominatori comuni: la giovane età e una consolidata storia di attivismo. Nella città di Pagani sarà Santino Desiderio il candidato sindaco grillino. Laureato in giurisprudenza con indirizzo Funzione Pubblica nonché diplomato al conservatorio “Martucci” di Salerno in discipline jazz, ha svolto un rilevante percorso professionale nell’ambito della pubblica amministrazione, lavorando anche presso il comune di Bologna. «Sono molto emozionato nel comunicare che per la prima volta a Pagani ci sarà una lista del MoVimento 5 Stelle – ha commentato immediatamente dopo l’annuncio della sua candidatura da parte del Movimento – Pagani ha bisogno di un vero cambiamento che solo i nostri valori possono creare. Non ci arrenderemo verso il declino economico e sociale al quale Pagani sembra destinata e faremo sentire le nostre esigenze ad ogni livello politico ed istituzionale. Lotteremo per una Pagani più libera, democratica e sicura avendo cura di renderla più verde, sostenibile, pulita, vivibile, solidale e che sappia prendersi cura allo stesso tempo dei giovani e degli anziani, con proposte innovative e tecnologiche». A Sarno guiderà invece la compagine a Cinque Stelle Aniello Prisco. Storico attivista del Movimento, è esperto di nuove tecnologie: infatti svolge la professione di sysadmin presso la Accenture Technology Solutions. «Vogliamo affrontare insieme le sfide del nostro tempo – ha affermato – Sarno si è trasformato in un
paese ombra, con il reddito pro capite più basso della zona e una politica che fa orecchie da mercante agli allarmi in materia ambientale e tutela del territorio». Terzo ed ultimo comune in cui il Movimento 5 Stelle concorrerà alla conquista del municipio è Scafati, dove il frontman della lista sarà invece Giuseppe Sarconio. Il giovane candidato punterà su due delle tematiche care ai Cinque Stelle sin dalla fase “movimentista”, ambiente e giustizia. «Anche nella nostra città, dopo la vergogna dello scioglimento dell’amministrazione per camorra, c’è la possibilità di cambiare tutto – ha commentato – Noi ci siamo, pronti a diventare stella cometa di una rivoluzione sociale, civile, culturale e politica». L’avventura è solo all’inizio. Scafati. “Io gioco legale”: il Palazzetto fantasma E’ il palazzetto della vergogna quello costruito nell’ambito di “Io gioco legale” e per cui la triade commissariale aveva promesso e non mantenuto. Mentre si sono conclusi i lavori di Via della Resistenza dove sono stati realizzati tre campi da tennis, di cui due scoperti e uno coperto, niente da fare per la struttura di via Tricino intitolata al giornalista vittima di camorra, Giancarlo Siani. La Triade aveva promesso, qualche mese fa, il completamento e la sistemazione di “Io gioco legale” che è un campo realizzato e completato in via Tricino ma che necessitava ancora di aree di parcheggio. I lavori erano stati inaugurati sabato 13 febbraio 2016 dall’ex sindaco Pasquale Aliberti nei suoi ultimi mesi al governo prima dello scioglimento dell’amministrazione per camorra. Ma al Palazzetto dello Sport in via Tricino mancano le autorizzazioni per partire e quindi la struttura ora versa nel
degrado più assoluto. Il palazzatto doveva ospitare al suo interno un campo polivalente di basket e pallavolo per un costo dei lavori di 290 mila euro, fondi finanziati dal Ministero delle Politiche Giovanili durante il Governo Berlusconi. A questi ne sono stati aggiunti altri 55 mila circa nel corso dell’ultimo anno. Nonostante affidamenti e proclami, da parte dell’ex sindaco prima e della triade poi, nulla è stato fatto. Il risultato? Fondi sprecati e opera ora nel degrado più totale. Il rischio è questa negligenza e l’abbandono più totale in cui si trova la struttura possono rischiare di rendere vano quanto fatto fino ad adesso. Intanto, tra stadio comunale in avaria per l’uso degli spogliatoi e assenza di palazzetto dello sport, Scafati si trova in seria difficoltà sotto questo aspetto. Il polo scolastico mai nato, è stato iniziato dalle ceneri della struttura che ospitava in passato alcuni sport minori: ad oggi però, quel vecchio palazzetto della ex Del Gaizo non c’è più ma nemmeno le strutture nuove sono nate. “ Io gioco leGale ” era un Progetto Quadro approvato dal PON Sicurezza e orientato alla realizzazione di un centinaio di impianti sportivi nei territori di quattro regioni (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) con l’obiettivo di trasmettere ai giovani i valori della solidarietà, giustizia e legalità attraverso lo sport. Lega Salerno, Falcone: «Puntiamo ad essere primo partito» di Marcello D’Ambrosio “Le nuove vie della seta: il mare di mezzo crocevia di
traffici e interessi” è il convegno tenuto ieri pomeriggio nella sede provinciale del movimento di Salvini. Saluti di Mariano Falcone, segretario provinciale della Lega, al tavolo dei relatori, moderato da Luca Lezzi, Clemente Ultimo, Alfonso Mignone, Alessandro Mazzetti. «Nelle prossime amministrative siamo presenti in tutti i comuni superiori ai quindicimila abitanti con nostre liste – sono le parole di Falcone – Abbiamo lavorato affinché ci fossero delle coalizioni di centrodestra e a Scafati, Pagani, Nocera Superiore, Sarno saremo presenti come centrodestra. Solo a Scafati – precisa Falcone – c’è una discrasia: Forza Italia sta da una parte e la Lega e Fratelli d’Italia dall’altra, per una rottura tra FI e Fdi per cui non si è potuto andare insieme. Nei piccoli comuni abbiamo candidati nelle liste civiche in moltissime realtà. Sono almeno venti i comuni dove ci sono uomini della Lega. Rispetto alle europee – prosegue – siamo in attesa delle liste che saranno presentate nei prossimi giorni a livello nazionale. Salerno avrà una sua rappresentanza». Sul capoluogo: «Su Salerno città stiamo lavorando già da adesso per una lista competitiva. Molto probabilmente ci sarà il coordinatore cittadino Cristian Santoro». E sulle regionali: «Ci stiamo preparando, ci sarà la lista della Lega. Dopo le europee vedremo come comportarci, tutto dipenderà dai risultati e dalle percentuali che si otterranno. Non solo in provincia di Salerno ma in tutta la regione. Puntiamo ad essere il primo partito della Campania». Lega indecisa a Capaccio e Baronissi. Fratelli d’Italia:
3 candidati sindaco di Andrea Pellegrino Settimana cruciale per la composizione delle liste europee ed amministrative. Più complessa la situazione a livello locale dove il centrodestra ancora deve trovare la quadra in alcuni comuni. A Baronissi la Lega di Matteo Salvini è contesa da due candidati: Tony Siniscalco, che già avrebbe esposto i simboli leghisti, e l’ex sindaco Giovanni Moscatiello, pronto ad accogliere nella sua coalizione il partito di Matteo Salvini. Questo anche grazie alla mediazione di Lucia Vuolo che segue da vicino la campagna elettorale proprio di Baronissi, oltre ad essere ad un passo dalla candidatura per le elezioni europee. Da sciogliere anche il caso Capaccio Paestum. Al momento non ci sarebbe ancora intesa con Enzo Sica, candidato del centrodestra. Lega a trazione Fratelli d’Italia nei comuni di Nocera Superiore, dove sostiene Peppe Fabbricatore, e a Scafati dove corre con Cristoforo Salvati che, a sua volta, cammina autonomamente rispetto a Forza Italia che punta su Antonio Fogliame. Stesso scenario a Pagani ma con una coalizione più ampia a supporto del consigliere regionale Alberico Gambino. Oggi a Salerno arriva Gianluca Cantalamessa. L’occasione è l’incontro, moderato da Luca Lezzi, su “Le nuove vie della seta: il mare di mezzo crocevia di traffici e interessi”, promosso dal circolo Proudhon di Salerno che si terrà alle ore 19,00 presso la sede di via Guercio. Con il deputato ci sarà anche il segretario provinciale della Lega Mariano Falcone, oltre che l’avvocato Alfonso Mignone, il giornalista Clemente Ultimo e lo storico navale Alessandro Mazzetti. Alle 17.30, invece, sempre di oggi ci sarà Massimo Paolucci alla Sala Moka. L’eurodeputato, rientrato nel Pd, avvierà la campagna elettorale partendo proprio da Salerno. Al suo fianco Federico Conte, deputato di Leu, sempre più vicino al rientro nei dem grazie all’apertura di Nicola Zingaretti. Partito democratico che, in vista delle amministrative, deve
ancora affrontare qualche problema locale. A partire da Nocera Superiore dove l’accordo con Giovanni Maria Cuofano, oltre a nascondere il simbolo ufficiale dalla coalizione, ha creato malumori all’interno dello stesso direttivo del Partito democratico. Di non facile gestione è anche il caso Capaccio con Franco Alfieri già finito al centro di un’interrogazione parlamentare presentata dal deputato di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli. Il marchio di «mister frittura» pesa ancora sulla testa dell’ex sindaco di Agropoli. Anche l’avanzata di Italo Voza prosegue, con la volontà dell’ex primo cittadino di sbarrare la strada “allo straniero” per non bissare quanto accaduto con Franco Palumbo alle scorse amministrative. Scafati: Loreto e le sue dichiarazioni Un’udienza fiume quella di questa mattina al Tribunale di Nocera Inferiore, per il processo Sarastra in cui sono imputati per voto di scambio politico mafioso, l’ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, sua moglie Monica Paolino, suo fratello Nello Aliberti, l’ex consigliere comunale Roberto Barchiesi, lo staffista Giovanni Cozzolino e Andrea Ridosso, fratello del boss Luigi. La scelta “neutrale” del teste Diego Chirico Davanti al pm Vincenzo Montemurro, il teste Diego Chirico, ex assessore della Giunta di Scafati, poi sciolta per infiltrazioni camorristiche, si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande della Procura e dei difensori, per non
correre eventualmente il rischio di auto-accusarsi visto che è imputato in un procedimento connesso a Sarastra, insieme a sua moglie Roberta Iovine, per abuso d’ufficio. Chirico, avvocato e politico, ha scelto la via del silenzio e affronterà il processo per le accuse a suo carico restando in una sorta di “neutralità” rispetto a quanto già dichiarato a verbale nel corso delle indagini. Il resoconto di Loreto: il contro- esame Intanto nell’aula Marcello Torre del Tribunale di Nocera Inferiore, si è svolto il contro-esame di Alfonso Loreto. Il pentito, figlio del ras Pasquale Loreto, anch’egli collaboratore di giustizia, ha raccontato anche ai difensori, dopo le accuse dell’udienza precedente formalizzate anche davanti al collegio giudicante, quanto accadde nella campagna elettorale del 2013 (per l’elezione del sindaco di Scafati) e in quella del 2015 (per l’elezione della Paolino a consigliere regionale in quota Forza Italia). Loreto ha spiegato che l’ex sindaco non aveva voluto Andrea Ridosso tra i candidati per il suo cognome ingombrante ma aveva accettato i voti della famiglia Ridosso “con piacere”. Nella ricostruzione del pentito, incalzato dalla difesa degli Aliberti, anche la conferma sulla presenza di Roberto Barchiesi nella lista Grande Scafati (coordinata da Raffaele Lupo) come loro uomo. Il pentito ha confermato l’accordo con Aliberti per ricevere in cambio dei voti degli appalti e un “ricambio economico” dopo aver garantito le preferenze per lui. Dopo l’attesa però non era arrivato “il grande appalto” sperato e quindi erano iniziati i dissidi con Barchiesi prima e con Aliberti poi. Confermata in aula anche l’aggressione a Barchiesi proprio in virtù dell’accordo che non era stato rispettato dall’ex sindaco. Loreto ha rimarcato anche quanto il clan aveva chiesto ed ottenuto la nomina di Ciro Petrucci ai vertici della partecipata Acse, dialogando con l’imprenditore
Longobardi (parte lesa nel procedimento legato agli uomini del clan) ma sempre tramite l’ex sindaco che aveva fatto confermare l’incarico all’amico e fedelissimo di Luigi Ridosso, nella società comunale. Del resto, solo un esponente dell’amministrazione avrebbe potuto confermare una nomina pubblica ed in quel caso fu l’ex vicesindaco, Giancarlo Fele. Da lì i Loreto-Ridosso, attraverso un affidamento nel settore delle pulizie, avevano iniziato a percepire fondi pubblici che prima avevano rifiutato perchè esigui rispetto al patto siglato (come dichiara Loreto). Loreto ha anche detto che altri appalti non erano stati dati dopo solo perchè poi la Procura aveva disposto gli arresti per gli esponenti del clan Loreto-Ridosso. Il caso dell’ex assessore Raffaele Sicignano e del candidato alla Regione Pasquale Coppola Loreto su richiesta dell’avvocato della difesa di Aliberti ha anche spiegato i suoi rapporti con l’ex assessore alla manutenzione pubblica Raffaele Sicignano. Il pentito ha specificato di non aver mai ottenuto incarichi o affidamenti da Sicignano per lavori pubblici. In un caso Sicignano aveva con lui menzionato dei lavori da fare fuori all’azienda del suocero in via Dante Alighieri, ma di fatto non avevano mai concretizzato alcuno scambio né tangenti o mazzette con l’ex esponente della Giunta Aliberti, ora sostenitore ufficioso ancora, nelle liste di Cristoforo Salvati sindaco per le amministrative di maggio. Inoltre, sul caso Coppola e in particolare in merito all’incontro tra l’ex presidente del consiglio comunale con Loreto e Ridosso, è stato chiarito un ulteriore aspetto. Il pentito ha spiegato che si erano incontrati per una proposta di voto di scambio in occasioni delle elezioni regionali del 2015 ma poi di fatto, il clan non aveva mai concretizzato alcun accordo con Coppola. Anzi,
Loreto in aula ha detto chiaramente che il clan aveva deciso in modo compatto di sostenere Monica Paolino come candidata al consiglio regionale della Campania. Ad organizzare il comizio a Mariconda per Coppola era stato l’altro collaboratore di giustizia, Dario Spinelli, ma per un episodio isolato di cui Loreto dice non conoscere direttamente i dettagli. Per quel comizio Spinelli avrebbe chiesto a Loreto “solo il permesso”. La campagna elettorale per le elezioni regionali del 2015 Sulle elezioni del 2015 per Paolino, Loreto racconta piuttosto l’organizzazione del comizio elettorale per la moglie dell’ex sindaco, a casa di Anna Ridosso. In quella occasione, ha detto Loreto in aula oggi, le persone furono chiamate direttamente per farle partecipare nel comizio che si teneva nella “proprietà provata” – ovvero l’abitazione – della signora Ridosso. Ad essere sponsor e organizzatori di quel comizio furono Petrucci e i Ridosso stessi. Le udienze sono state rinviate al prossimo 29 maggio e 5 giugno per concludere il contro-esame di Loreto ed iniziare quello di Romolo Ridosso, altro collaboratore di giustizia. Scafati. Sequestrato impianto industriale: denunciato titolare I carabinieri del nucleo operativo ecologico di Salerno hanno sequestrato un impianto industriale in un’area abitativa a Scafati. I militari hanno ispezionato un’area adibita alla
trasformazione di materie plastiche e produzione di buste e sacchetti in plastica, accertando gravi violazioni in materia ambientale. A conclusione delle ispezioni, avviate a febbraio dai militari del Noe, con l’ausilio di personale tecnico dell’Arpa di Salerno per le indagini fonometriche nell’ambiente esterno, è emerso che gli strumenti utilizzati fossero privi di sistemi di abbattimento o riduzione di rumori, superando i limiti consentiti, e tali da provocare l’immissione negli ambienti circostanti di rumori assordanti per il vicinato. E’ stata riscontrata inoltre l’assenza dell’autorizzazione alle emissioni in atmosfera nonostante l’attività produca immissioni inquinanti, nonché della certificazione antincendio. All’esito degli accertamenti di rito, da cui è scaturita la denuncia del responsabile e su richiesta della procura, il gip di Nocera Inferiore ha emesso un decreto di sequestro preventivo dell’intero impianto. Le indagini intraprese sono coordinate dalla procura di Nocera Inferiore.
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