Profili di donne: Riflessioni 2015 - COMUNE DI FOLIGNO

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                COMUNE DI FOLIGNO
                Assessorato Politiche di Genere

       Profili di donne: Riflessioni 2015

8 marzo 2015
Profili di donne: Riflessioni 2015 - COMUNE DI FOLIGNO
Illustrazioni:
La copertina è stata realizzata da Aievola Meghy
indirizzo Grafico Pubblicitario
Istituto Professionale Orfini - Foligno.

Gli elaborati grafici dei manifesti “8 marzo” sono stati
realizzati e concessi dall’Istituto Professionale E. Orfini
di Foligno - indirizzo Grafico Pubblicitario.

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Profili di donne: Riflessioni 2015 - COMUNE DI FOLIGNO
Sommario

Introduzione                                           Pag.    5
Gianpiero Bocci
L’ importanza dell’8 marzo                             Pag.   11
Edoardo Boncinelli
È passato il tempo sul tuo viso                        Pag.   13
Leonardo Ceccucci
Le nuvole e i fiori                                    Pag.   19
Luca Covelli
Le donne e l’Esercito: riflessione                     Pag.   25
Walter Crucianelli
L                                                      Pag.   29
Brunello Cucinelli
Il valore della donna                                  Pag.   31
Enrico Fiorenza
Il Mondo è delle Donne, ma loro ancora non lo sanno!   Pag.   37
Anton Hoti
La natura chiama lei                                   Pag.   41
Nando Mismetti
Uno scatto in avanti per una società più giusta        Pag.   47
Pier Luca Narducci
Foligno, 8 marzo 2015                                  Pag.   49
Guido Perosino
Le donne si fanno strada                               Pag.   53
Giovanni Picuti
Il vero rispetto                                       Pag.   61
Mariano Pizzo
Il femminile e il maschile in ognuno di noi            Pag.   65
Alfredo Vedovati
Donna                                                  Pag.   69
Profili di donne: Riflessioni 2015 - COMUNE DI FOLIGNO
Profili di donne: Riflessioni 2015 - COMUNE DI FOLIGNO
Introduzione

DONNE ECCEZIONALI NELLA LORO NORMALITÀ

“Essere donna è così affascinante. E’ un’avventura che richiede tale
coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intra-
prendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per
sostenere che se Dio esiste potrebbe essere anche una vecchia coi ca-
pelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare
che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse la mela: quel
giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine
avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e roton-
do c’è un’intelligenza che chiede di essere ascoltata”.
                                                        Oriana Fallaci.
Eccola la donna del terzo millennio: una donna emozionante, forte,
dinamica. Una donna in movimento, continuo e fruttuoso. Una don-
na protagonista del suo tempo e già impegnata a costruire il futuro.
La vivo e la intendo così la femminilità contemporanea, come un’im-
mensa e continua esplosione di energia contagiosa ma rassicurante,
come la risposta più concreta all’immobilismo dei tempi e all’igno-
ranza di quei pochi, spaventati ed egoisti, che vorrebbero relegare
la donna ad essere “di supporto”.
E la risposta più audace e penetrante è nell’intelletto femminile, che
agisce prima di parlare, è nel sorriso della donna, che disarma e
riappacifica, è nella sua caparbietà che sempre, nei secoli, ha per-
messo alla società di progredire e di svilupparsi.
La donna: una figura complessa, anima e musa da secoli e millenni
dei più diffusi e poetici immaginari. Nevrotica, intricata, compulsiva
e istrionica. Degna di fiumi di parole, miriadi di fogli ed interi ro-
manzi. Simbolo dell’amore che muove il sole e le altre stelle; simbolo
dell’odio che corrode l’affetto materno e la rende un’eterna Medea.
Donne mantidi, donne misantrope, donne fragili ma anche manipo-
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latrici, donne
L...eggo  le storie
                 libertine
                    tutte insieme,
                            e traditrici.
                                    una Donne
                                          dietro l’altra,
                                                   che occhieggiano
                                                          come ogni anno,
                                                                      ai mo-
                                                                          da
dieci letterari.
delli  anni.     Da Lady Macbeth a Giocasta, da Lucia fino a Giulietta,
da OgLady Chatterley a Violetta. E dall’altra parte, nella vita reale, di
oggi e di domani, donne madri, donne imprenditrici, donne profes-
sioniste, donne in politica, donne tutte impegnate in ogni nevralgico
e delicato settore della vita.
Le pagine dei giornali e tutti i mezzi d’informazione sono impregnati
di figure femminili che, in ambiti opposti, diversi ma forse simili,
conducono a molteplici e profonde riflessioni.
Ma allora chi ci può aiutare a decifrare fino in fondo questo straordi-
nario e complesso universo femminile, in cui le contraddizioni, reali
o immaginarie, rappresentano niente altro che il frutto della necessi-
tà di comprensione e di profondo rispetto?
Ci sono gli uomini, dall’altra sponda del fiume.
A loro è affidato il compito di proteggere ed esaltare il patrimonio
femminile, nella sua interezza, nel suo enorme e prezioso valore,
nell’espressione più alta e completa della parola “Umanità”.
Non esiste umanità senza donna e senza uomo.
E nell’ottica di una sempre più profonda sinergia, integrazione, com-
prensione, ed evoluzione nel rapporto tra i generi, ad ogni livello
ed in ogni settore, di strategica importanza sono le impressioni e le
geniali intuizioni degli uomini, di quegli uomini che coraggiosamen-
te “si affidano” alle donne del nostro tempo, riconoscendo loro il
giusto valore e la meritata stima.
Uomini che crescono con le donne, che spesso imparano da loro,
per restituirci un mondo libero e senza pregiudizi.
In quest’ottica, e sul presupposto del perseguimento di un’evolu-
zione e maggiore compenetrazione tra i generi, ho ritenuto fonda-
mentale approfondire il punto di vista dei “nostri” uomini, di quelli
che rappresentano la società, le istituzioni, la scienza, la politica,
l’economia, l’imprenditoria. Di quegli uomini che segnano il nostro
tempo, come parte attiva ed in fermento di ogni cambiamento. Di
quegli uomini che non distinguono i generi, ma amano parlare di in-
dividui; di quegli uomini che sono la maggioranza e rendono ancora
più miseri e deboli tutti quelli (altri) che agiscono con prepotenza
e stupidità, perché “la diversità” (dei generi) spaventa ed atterrisce

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solo chi non è in grado di affrontarla. Di quegli uomini che trovano
solo nella compiutezza delle azioni positive la più profonda essenza
dell’essere umano.
E con autentico entusiasmo questi meravigliosi uomini hanno ritratto
le donne della loro vita ed esperienza quotidiana, tracciandone, con
estrema delicatezza ed assoluta ammirazione e bellezza, profili unici
ed esaltanti, da cui se ne evince, ancor meglio, l’importanza del loro
ruolo.
Ringrazio di cuore Gianpiero Bocci, Edoardo Boncinelli, Leonardo
Ceccucci, Brunello Cucinelli, Luca Covelli, Walter Crucianelli, Enri-
co Fiorenza, Nando Mismetti, Pier Luca Narducci, Guido Perosino,
Giovanni Picuti e Mariano Pizzo per aver letto, ed egregiamente in-
terpretato, la sostanza della donna del terzo millennio, per avercene
confermato l’importanza e l’unicità e per averci regalato spunti di
riflessione e preziose verità.
Ringrazio sentitamente l’Istituto di Scuola secondaria “Orfini” di Fo-
ligno che ha corredato l’intera parte grafica di questo progetto e ci
ha fatto dono di poter utilizzare la canzone “La natura chiama Lei”.
Nel lavoro istituzionale dei prossimi giorni ed in quello del tempo
a venire, ho intenzione di proseguire nella strada già intrapresa,
collaborando fattivamente con gli uomini, che considero gli alleati
più preziosi delle donne, ed elevando all’attenzione della società, in
ogni sua manifestazione e contenuto, la figura della donna di oggi.
Quella che non ha paura, mai, neanche di piangere. Quella che
difende se stessa, spesso da se stessa e dagli stereotipi imposti dal
mondo contemporaneo, quella che non parla di riscatto, perché lo
considera già un concetto datato. Quella che percepisce ogni nuovo
giorno come una grande opportunità, quella che, quando riceve un
fiore, riesce sempre ed ancora a commuoversi.
Non mi piace definire la donna in ruoli per lei pre-confezionati. La
donna può essere tutto, in ogni tempo ed in ogni luogo.
Proprio come l’uomo.

                                                        Silvia Stancati
                                        Assessore alle Politiche di Genere
                                                  del Comune di Foligno

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TANA LIBERA TUTTE (manifesto)
Menzione speciale Concorso “Donne per le donne” a.s. 2007-2008, classe 5°B indirizzo
Grafico Pubblicitario, indetto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca,
sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
Storie di Donne
L’importanza dell’8 marzo

“Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un
tale coraggio, una sfida, che non finisce mai”. (Oriana Fallaci)
“L’uguaglianza e la differenza delle donne - come del resto degli
uomini - si percepiscono meglio nella prospettiva del ‘con’, della re-
lazione, che in quella del contro”. (Papa Bergoglio)

L’8 marzo in ogni parte del mondo viene celebrata la “Giornata
Internazionale della donna”.
È una ricorrenza importante che ci ricorda la lunga e faticosa strada
percorsa dalle donne per raggiungere una pari dignità sociale e po-
litica e ci invita a non dimenticare le discriminazioni e le violenze di
cui spesso le donne sono ancora vittime nel mondo.
Le donne sono state protagoniste importanti della nostra storia, han-
no determinato il cambiamento profondo della società, dei costumi
e dei valori, delle condizioni di vita e delle leggi.
Le donne sono però ancora vittime di violenza. Quasi quotidiana-
mente, i media ci parlano di storie di violenza sulle donne: matri-
moni forzati, mutilazioni genitali, femminicidi, violenze in famiglia,
abusi sessuali, traffico di giovani donne e bambine.
Tale ricorrenza è quindi un invito a riflettere sulle emergenze che
ancora ci sono, sui diritti acquisiti e soprattutto su quelli ancora da
conquistare.
Il fenomeno della violenza sulle donne è diffuso purtroppo anche
nel nostro Paese, anche se negli ultimi anni si sono fatti notevoli
passi in avanti grazie anche all’introduzione di nuove norme più
stringenti.

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In Italia, le disparità tra uomo e donna restano ancora molte soprat-
tutto nel mondo del lavoro dove le donne hanno minori possibilità
di accesso e dove, una volta assunte, a parità di incarichi, percepi-
scono retribuzioni inferiori rispetto a quelle dei loro colleghi uomini.
Le Istituzioni, a tutti i vari livelli, partendo da un nuovo approccio
culturale del rapporto uomo-donna, che superi la logica della paura
e della contrapposizione, devono rimuovere gli ostacoli e promuo-
vere forme di partecipazione sociale basate sulla parità di genere.
Dobbiamo essere consapevoli che il mancato sfruttamento del talen-
to e del potenziale di più della metà del mondo è una perdita per
tutti ed il prezzo di tale discriminazione verrebbe pagato non solo
dalle donne.
In questo modo non faremo altro che erodere la qualità della nostra
democrazia, la forza delle nostre economie e la salute della nostra
società.

                                                         Gianpiero Bocci
                                     Sottosegretario al Ministero dell’Interno

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È passato il tempo sul tuo viso

È passato il tempo sul tuo viso
lasciando gli occhi, la bellezza tua
soave ed il sorriso. È stato il suo,
un tocco lieve ma deciso, una
progressiva rielaborazione dei tuoi
tratti, scavando, stirando e affilando.
Sottraendo acqua dai tessuti ha reso
più incerto il tuo ovale, più vissuto
certo e meno morbido, ma ha dato risalto
ai tuoi occhi, che mi guardano
anche nel silenzio della notte, cui io
porto spia e rimiro ogni volta che posso.
Il primo morso il tempo l’ha dato
anni fa separando il mento dalla guancia
e mi parve grande e solenne evento. Eravamo
ancora giovani allora. Poi un giorno dopo
l’altro ha tentato di smontare l’impianto
generale, portando innumeri continue
modificazioni in un quadro compatto
e inattaccabile: si è perso questo
e si è perso quello, ma certo non il modello.
La pelle si è leggermente sfarinata e qualche
ruga è comparsa, qua e là tra lo splendore
delle stelle. La fronte si è patinata ma i capelli,
quelli sono più scolpiti e vivaci, come di fiera
puledra dalla ribelle criniera. Le tue palpebre
si sono fatte più sottili e incerte
ma le ciglia continuano a stregare.
Della tua bocca non si può parlare
senza sospirare, come delle tue guance

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raccolte a volte nelle mie mani. Ti sei
come fatta più piccola e più tenera, temprate
le asprezze dell’età acerba e appassionata.
Sei stata levigata e soffusa di luce un po’ schermata,
così che gli occhi sono più azzurri e meno verdi.
Ci sono meno tormentosi scatti nel tuo volto
e più quieta consapevolezza, di una bellezza
che non può scomparire e di un fascino
tutto sommato irrispettoso dell’altrui
apparenza. Probabilmente non vedo te
ma quello che ci sta dietro; quanto vedo
però mi piace ancora tanto: è una gioia
e un incanto.

                                                   Edoardo Boncinelli
                                   Poema cosmogonico. La vita felice 2013

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IL DOPPIO RUOLO DELLA DONNA: LAVORARE IN FAMIGLIA E FUORI (manifesto)
Primo premio scuole secondarie di II grado Concorso “Donne per le donne” a.s.
2011-2012, Bianchi Manuel, Angeloni Gabriele, Ciancaleoni Beatrice, Felicetti Filippo
classe 5°B indirizzo Grafico Pubblicitario, indetto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Uni-
versità e della Ricerca, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
Le nuvole e i fiori

Achille si svegliò e, per l’ennesima volta, vide davanti a sé la mac-
chia verde che decorava il soffitto del suo appartamento da quasi un
mese. Si tirò su dal letto e cercò le ciabatte che si divertivano sempre
a giocare a nascondino di prima mattina. «Allora volete venire fuori?!
Vi pare che sia l’ora di scherzare a questo modo?». Un po’ offese, le
ciabatte si infilarono finalmente ai suoi piedi. Arrivò in cucina e si
fece un caffè. Non capiva perché la sua padrona di casa non si de-
cidesse a chiamare l’imbianchino. Era una donna molto distratta, ma
lui non se la sentiva di chiederle troppo. Era già tanto se l’assistente
sociale era riuscito a convincerla a mettersi in casa un pregiudicato.
«Certo,-pensò- sarebbe carino se riuscisse a guardarmi negli occhi per
più di due secondi. Ma la capisco, povera donna!». E infatti capiva be-
nissimo come lei tentasse di evitarlo il più possibile e come cercasse
di tagliar corto, quando parlavano di affitto o cose del genere, quasi
fosse spaventata da quei capelli bianchi, dal pizzetto e dagli occhi
azzurro mare che si ostinava a non guardare. È molto triste quando
la gente non vuole guardarti negli occhi.
Achille era depresso, ma non sapeva perché. Spesso gli capitava di ri-
pensare a quel giorno, alle cose che aveva fatto, e allora restava fermo
anche delle ore ad osservare il caffè nella tazza, mentre la sua mente
vagava tra tristi pensieri.
Ma quel giorno no, non doveva essere così. Quel pomeriggio lo
avrebbe passato con Alberto, il suo bellissimo nipotino. Suo figlio gli
permetteva di vederlo abbastanza spesso. A volte, di sabato, Achille lo
accompagnava al parco o al cinema. Ad Alberto piaceva molto il par-
co. Era un bambino vivace e si divertiva un mondo a giocare all’aria
aperta. Anche quel giorno era un sabato e Achille sarebbe andato a
prenderlo a scuola. Si accorse che erano le 15:30. Suo figlio era stato
chiaro sull’ora. «Mi raccomando papà, non più tardi delle quattro ca-
pito?». Sapeva che la puntualità non era il suo forte.

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Si vestì in fretta, scese le scale, uscì dalla palazzina e si diresse verso la
scuola. Per fortuna era ancora in tempo. Dopo una decina di minuti,
la campanella squillò e i bambini incominciarono a uscire. Come lo
vide, Albertino gli corse incontro:
«Ciao nonno!»
«Ciao tesoro!» gli disse abbracciandolo forte. «Allora, come è andata
oggi a scuola?».
«Tutto bene. Nonno, sai, i miei amici oggi vanno al parco. Mi ci por-
ti? Ti prego. »
Achille lo guardò con dolcezza. E come poteva dire di no a quella
testolina bionda.
«Ma certo che ci andiamo».
Arrivati al parco Achille si sedette su una panchina, mentre Alberto
lasciatogli lo zaino, corse dai suoi compagni. Lo guardava giocare
sull’altalena o arrampicarsi sulle reti dei giochi. Amava quel bambino.
Da alcuni mesi era diventato praticamente il motivo della sua esisten-
za. Ogni settimana aspettava con ansia il sabato per vedere i suoi ric-
cioli biondi muoversi al vento e per abbracciare quell’esile corpicino.
Nient’altro lo spingeva ad andare avanti. Osservandolo, ripensava ai
tempi felici della sua giovinezza, al suo amore con Natalia, che non
avrebbe più riabbracciato, alla nascita di Pietro, al suo matrimonio e
all’arrivo di Alberto. Mentre lo guardava giocare si sentiva stranamente
inquieto. Non sapeva perché, ma tutte le cose intorno a lui, i palazzi,
le persone lì vicino e persino il rilassante mormorio delle cicale gli
sembrava che portassero nell’aria quasi un pericolo. Prese a fissare
Albertino e non lo perse mai di vista, come dovesse proteggerlo da
qualcosa.
Piano piano arrivarono le sette, l’ora di riportarlo a casa. Lo chiamò e
il bambino corse verso di lui anche se un po’ a malincuore. Fu gentile.
Non volle che gli portasse lo zaino e gli prese la mano. Poco dopo arri-
varono a casa del figlio, una bella casa in centro città. Lo avevano invi-
tato più volte a venire ad abitare con loro, ma lui aveva sempre rifiutato,
per non dare disturbo. Si affacciò alla porta la madre di Alberto, che lo
invitò a rimanere per cena. «Ti ringrazio Susanna, ma stasera proprio non
posso. Non me la sento.» Un po’ delusa, la donna lo salutò, facendosi
però promettere che lo avrebbero avuto a pranzo l’indomani.

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Achille si avviò al suo appartamento. La sensazione che aveva avuto
al parco non l’aveva lasciato anzi, ora, al crepuscolo, mentre le strade
della città si facevano sempre più buie, la sentiva ancora più forte.
Decise di aumentare il passo. Svoltato l’angolo, il sangue gli si gelò
nelle vene. All’imbocco di un vicolo vide un uomo, di spalle, che
premeva con una mano sulla bocca di una donna e con l’altra ne
stringeva a sé la vita. «Sta ferma, sta ferma! Non ci vorrà molto. Sappilo
bene, sei solo una troia, ma sei mia!». Il tono tremendo con cui lo disse
fece ribollire Achille di rabbia. Non perse un minuto, corse nel vicolo
e gridò con tutta la voce che aveva.
«Ehi tu, lasciala stare!»
Quello si girò e lo squadrò da capo a piedi. «E tu cosa credi di fare,
vecchio decrepito!»
Lasciata la donna si diresse verso Achille, che già alzava in aria il ba-
stone. Ma l’uomo fu più veloce. Lo bloccò e gli diede un pugno nello
stomaco. Poi lo buttò a terra, facendolo andare contro i cassonetti. Si
fiondò sulla donna, che nel frattempo si era messa a gridare aiuto.
Achille riusciva ora a vedere solo lo sguardo di lei. Lo fissava con degli
occhi bellissimi, spaventati, attoniti, gli occhi di una preda braccata.
A quella vista la sua mente tornò a quel fatidico giorno di quindici
anni prima, nella cucina di casa sua, mentre stringeva le sue mani
attorno al collo di Natalia, che lo guardava con quegli occhi che lui
aveva tanto amato, odiato, sospettato. La gelosia lo aveva invaso e era
bastato che lei facesse cadere quel dannato bicchiere per scatenare la
sua furia, la stessa con cui quell’uomo teneva bloccata la donna. Non
riusciva a rialzarsi e quest’impotenza lo faceva imbestialire. L’ultima
cosa che sentì fu un rumore assordante. Poi svenne.
Si risvegliò in un letto d’ospedale. Come vide il nonno muoversi
Albertino saltò giù dalla poltrona e corse verso di lui. Achille fu con-
tento di vederlo. Anzi di più, sprizzava felicità dagli occhi. Si sveglia-
rono anche Pietro e Susanna.
«Dov’è, dov’è la donna?» chiese subito Achille.
«Sta tranquillo papà, è al sicuro. Qualcuno ha sentito il baccano e ha
chiamato la polizia. Quel disgraziato si è dato alla fuga, ma lo hanno
acciuffato».
Achille sentì un forte sollievo, ma avvertiva che le forze lo stavano

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abbandonando. Vedendo che gli occhi del padre si perdevano nel
vuoto, Pietro gli prese la mano.
«Coraggio papà. Sei stato bravissimo. Se non fosse stato per te sarebbe
successa una tragedia»
«Pietro promettimi una cosa.»
«Dimmi, ti ascolto»
«Insegna a tuo figlio ad amare. Fagli amare la vita, il mondo e ogni
cosa. Fa che ami una cosa semplice, come i fiori. E soprattutto che
non li calpesti mai. Ci riempiono la vita di profumo e non è giusto
dimenticarli per il nostro egoismo.»
Detto questo cominciò ad alzarsi, e poco dopo era sopra le loro teste,
poi sopra il tetto dell’ospedale, e infine si ritrovò più leggero che mai,
a galleggiare in un prato di nuvole e fiori.

                                                         Leonardo Ceccucci
               I° Classificato - Sezione Elaborati Scuole Secondarie di II° grado
                            della I° edizione del concorso “Spezziamo le catene”
                                                         Foligno 03 Maggio 2014

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Le donne e l’Esercito: riflessione

Ogni anno a Foligno, presso il Centro di Selezione e Reclutamento
Nazionale dell’Esercito, si svolgono tutti i concorsi promossi dalla
Forza Armata Esercito a cui partecipa un elevato numero di candidati
fra cui, da più di 10 anni, una quantità sempre maggiore di donne.
L’arruolamento delle donne nelle Forze Armate, su base volontaria, fu
introdotto con la legge n. 380 del 20 ottobre del 1999.
L’Esercito Italiano recepì subito il cambiamento epocale, svolgendo il
primo concorso riservato al personale femminile proprio qui a Foligno
e consentendo così alle donne di ricoprire tutti gli incarichi sia ope-
rativi che logistici. Questa scelta, nel tempo, si è rivelata vincente,
accrescendo le potenzialità dell’Esercito in tutte le sue componenti ed
in ogni attività, in Patria come all’estero.
In particolare, nei diversi Teatri Operativi le nostre donne, in collabo-
razione con le donne locali, sono impegnate nella cooperazione fra
civili e militari per la realizzazione di progetti di solidarietà e sviluppo,
nonché in attività operative legate alla sicurezza, nel pieno rispetto dei
peculiari vincoli di natura culturale e religiosa.
Mi piace concludere questo mio breve intervento con la frase che si
trova nella pagina di presentazione dell’arruolamento nel sito ufficiale
dell’Esercito Italiano:
“Sappi che nell’Esercito non ci importa se sei Uomo oppure Donna;
da noi vale quello che vali e che ci puoi dare”.
Come si può facilmente intuire, con tale approccio si supera ogni
pregiudizio, se ancora esiste, riconoscendo nei fatti piena dignità alla
persona a prescindere dal genere.

                                                       Gen. B. Luca Covelli
                     Centro di Selezione e Reclutamento Nazionale dell’Esercito
                                              Caserma “F. Gonzaga” di Foligno

                                     23
Alpine a Herat - Afganistan
25
27
IL FUTURO CHE VORREI: PLURALE FEMMINILE (manifesto)
Primo premio scuole secondarie di II grado Concorso “Donne per le donne” a.s.
2012-2013, Trapani Federica classe 4°A indirizzo Grafico Pubblicitario, indetto dal Mini-
stero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sotto l’Alto Patronato della Presidenza
della Repubblica.
29
Figlia
Moglie
Madre
Amante
Il valore della donna

Si tratta di un tema molto importante, che trova il suo migliore ambi-
to nel dialogo tra donna e uomo. Accetto quindi volentieri l’invito ad
esprimere il mio pensiero, che si ricollega in particolare agli aspetti
umanistici.
Vorrei dapprima parlare di due episodi che mi hanno emozionato.
Il primo riguarda Michelle Obama, che, recentemente in visita in
Arabia Saudita, ha scelto di non indossare in pubblico il velo islami-
co. Questo semplice gesto ha per me un valore simbolico. Non è un
gesto “contro” qualcuno o qualcosa; non mi è sembrato nemmeno
un gesto dimostrativo. Mi è apparso come un gesto individuale,
spontaneamente femminile, di una donna dei nostri tempi che co-
nosce e difende i suoi valori, con semplicità, con buon senso. Un
gesto pieno di bellezza.
Il secondo episodio riguarda un’esperienza personale e del tutto ca-
suale: un giorno, mentre passeggiavo in un parco parigino, ho visto
su di una panchina una giovane madre. Era una ragazza orientale
che stringeva a sé il suo bambino. Entrambi i loro visi rifulgevano
di una luce speciale. Tra loro c’era un dialogo di sguardi: era pieno
di necessità quello del bambino, era pieno di accoglienza e di tene-
rezza quello della madre. Nell’amore incondizionato dei suoi occhi
chiunque poteva leggere con chiarezza e riconoscere il valore più
grande della donna. Quell’immagine era bellissima, era per me il
simbolo di tutte le donne del mondo. Ho pensato alle sublimi opere
di Raffaello, di Michelangelo, di Murillo. Era l’immagine della vita.
Ecco, tra Michelle Obama e quella giovane madre sconosciuta vedo
come un sottile filo che risale proprio al valore in comune della ma-
ternità. Un valore che è di tutte le donne, indipendentemente dalle
loro storie personali.

                                 39
A mio parere però la maternità non è solo di chi ha materialmente
procreato figli, perché non si esaurisce nell’esperienza fisica, che è
naturalmente limitata, ma è una condizione spirituale e umana asso-
luta. Le donne sono madri sempre e tutte, per la loro natura.
Lo sono quando, ancora bambine, giocano con le bambole, lo sono
quando in tarda età affidano la loro vecchiezza ai figli, lo sono quan-
do accarezzano con amore un bimbo non loro, che per questo di-
venta “anche” loro. È come un seme dal quale germinano tanti altri
valori.
In qualche modo proprio a quel seme risale l’origine di un coraggio
ardimentoso diverso da quello degli uomini, nascono valori come
l’accudimento, la tolleranza, l’intuito, il buon senso.
Nei fatti il valore della maternità è utilizzato a volte per limitare le
donne, mentre a mio parere, proprio al contrario, esso dovrebbe
essere pietra angolare del loro pieno sviluppo.
Oggi la donna è impegnata al di fuori della famiglia, con ruoli spesso
di grande importanza pubblica. Ma sono convinto che il valore della
donna è attuato ancora solo in piccola parte, e quando lo sarà in
pieno ne deriveranno benefici immensi all’umanità.
Coraggio, accudimento, intuito, tolleranza, buon senso: sono valori
altissimi che uniscono le donne di tutto il mondo, e forse proprio
loro potrebbero essere la forza capace di contribuire in maniera de-
cisiva alla trasformazione della globalizzazione futura, rendendola
più umanistica di quanto non sia oggi.

                                                        Brunello Cucinelli
                                        Presidente e Amministratore Delegato
                                                      Brunello Cucinelli S.p.a.

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43
IL FUTURO CHE VORREI: … ERGO SUM (manifesto)
Primo premio scuole secondarie di II grado Concorso “Donne per le donne” a.s.
2012-2013, Proietti Eleonora classe 3°A indirizzo Grafico Pubblicitario, indetto dal Mini-
stero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sotto l’Alto Patronato della Presidenza
della Repubblica.
Il Mondo è delle Donne,
ma loro ancora non lo sanno!

Strano iniziare con questa premessa per un giovane ufficiale che
lavora ormai da dieci anni in un “mondo militare” non sempre “aper-
to” alle dinamiche femminili e che solo negli ultimi decenni è riu-
scito a rinnovarsi e a trovare nell’energia femminile voglia di vero
cambiamento.
Ma l’esperienza del mio lavoro e soprattutto la mia esperienza per-
sonale conferma ogni giorno quanta energia scorra nel corpo e nella
testa di una donna.
Allorquando l’Assessore Stancati ha voluto farmi dono di questa bel-
lissima esperienza consistente nel voler lasciare traccia indelebile su
un foglio del pensiero maschile sulla figura femminile, il mio pensie-
ro si è subito catapultato sulle figure per eccellenza che un uomo ha
nella propria vita: la Mamma e la moglie che diventa Mamma.
Ammetto che è veramente difficile trasformare in parole le sensazio-
ni e i sentimenti che ti provengono dal profondo del cuore. È bene
precisare che questo scritto non vuole essere una “mitizzazione”
della Donna , bensì uno stimolo per la figura femminile a compren-
dere quanto sia indispensabile in questo Mondo.
Una donna, una mamma, è energia allo stato puro, è forza, è vitalità,
è espressione di amore vero ed incondizionato. La mamma, in una
parola sola, è Vita.
Ho avuto la fortuna di assistere al parto del mio adorato figlio; in
quei momenti ti sfiora il pensiero di quanto mariti e compagni siano
inutili, impotenti e molto probabilmente anche di intralcio, soprat-
tutto quando danno consigli su quale sia la migliore posizione per
partorire. Certo, si dirà che anche la sola “presenza” è importante,
ma la verità è che non possiamo fare proprio nulla di concreto né
per alleviare il dolore né per essere d’aiuto.

                                 45
Ma è proprio in quei momenti che comprendi quanto la Donna sia
forte e indispensabile. Sì, perché è proprio di questo che si parla, di
un’energia fluida, che genera e “partorisce” quotidianamente strate-
gie funzionali e una capacità di adattamento alla vita che noi uomini
siamo solo capaci di immaginare.
La donna è assimilabile ad un “giocoliere”, perché fa andare avanti
le palline lanciandole e rilanciandole senza far cadere nulla. Quel-
lo che riesce a fare una donna in una giornata, un uomo lo fa in
una settimana! E mi soffermo a pensare a quelle donne che, pur
diventando mamme e pur essendo mogli, non abbandonano la loro
affermazione sociale non in termini competitivi ma in termini di ef-
ficienza e determinazione.
Potere inestimabile delle donne, un esserci sempre per donarsi gra-
tuitamente a quanto di più caro un essere umano può conoscere,
suo figlio. Perché mamme non si nasce, si diventa, in un percorso
lento che vede l’uomo spettatore di un processo che genera Vita e
si alimenta di Vita stessa. E qui, in questo delicato passaggio verso
la maternità, il femminile esplode in tutta la sua forza risveglian-
do competenze antiche che necessitano di essere condivise. Perché
quando le mamme si uniscono e si abbracciano, il mondo intero si
ferma a osservare questa esplosione di energia creativa e positiva
che nutre.
Care donne, sappiatevi riscoprire nella vita allo stesso modo di come
fate nella famiglia; sappiatevi prendervi per mano per seguire nuovi
percorsi. Potere dell’alleanza di un femminile che si apre all’acco-
glienza delle proprie fragilità, che non le giudica, ma anzi le utilizza
come risorse per generare Donne sempre più consapevoli.
E allora è proprio vero che “il mondo è delle Donne, ma loro ancora
non lo sanno”.

                                            Capitano Enrico Fiorenza
                       Comandante Compagnia Guardia di Finanza di Foligno

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La natura chiama lei
Freestyle Lyrics

Donna, da quanto tempo non guardo i tuoi occhiSostieni il tempo
e lo spazio con le tue mani fortiTu sei la madre che non dorme la
notte E così le notti chiare fanno compagnia alle donneNon senti
l’affanno, non ti congeli dal freddoIl costo della vita è alto e tu lo
reggi dentroOh donna hai insegnato in silenzio a tutti noi piccoliChe
il mondo è sempre grande, grande quanto i tuoi lividiIn questo
spazio immenso, fatto di uomini piccoli,
Senza cultura e donne conteremmo due spiccioli
Donna e coltura, donna e arte culinaria
In questo mondo non c’è uomo che riesca a uguagliarla
Rit.
Questa esistenza difficile migliora sempre vicino a leiNon c’è più un
giorno fragile, rinvigorisce se c’è leiLa Terra è donna, è semplice,
non c’è più un giorno senza un “lei” E in questo mondo freddo la
NA-TU-RA chiama lei

Chimica, botanica, fisica e architettoE medica i suoi figli fragili sotto
il suo tettoE questa donna grande, sotto una pioggia di grandine,Ci
salverà le piante, dopo una doccia di lacrimeRaccoglieremo i frutti
in una borsa capienteUn mondo senza rifiuti, salvaguardiamo
l’ambienteNon solo una donna, non solo una mammaNon solo
un’amica quando un problema chiama
Noi uomini siamo grandi al fianco di una donnaSe isolati o divisi
è il pericolo che dominaSiamo pronti alla vita, quando è lei che
coordinaUn grazie a chi la dona e un grazie a chi sempre la loda
Rit.
Questa esistenza difficile migliora sempre vicino a leiNon c’è più un
giorno fragile, rinvigorisce se c’è leiLa Terra è donna, è semplice,
non c’è più un giorno senza un “lei” E in questo mondo freddo la
NA-TU-RA chiama lei
Donna, da quanto tempo non guardo i tuoi occhiSostieni il tempo
e lo spazio con le tue mani fortiIn questo spazio immenso, fatto di
uomini piccoli,Senza cultura e donne conteremmo due spiccioliNoi
uomini siamo grandi al fianco di una donnaSe isolati o divisi
è il pericolo che dominaSiamo pronti alla vita, quando è lei che
coordinaRaccoglieremo i frutti in una borsa capienteUn mondo
senza rifiuti, salvaguardiamo l’ambienteNon solo una donna, non
solo una mammaNon solo un’amica quando un problema chiamaUn
grazie a chi la dona e un grazie a chi sempre la loda

Rit.
Questa esistenza difficile migliora sempre vicino a lei. Non c’è più
un giorno fragile, rinvigorisce se c’è leiLa Terra è donna, è semplice,
non c’è più un giorno senza un “lei” E in questo mondo freddo la
NA-TU-RA chiama lei.

                                        Freestyle Lyrics: Anton Hoti
                                                  Beatbox: Riccardo
                       CretaVocals: Arianna Colia, Natalia Borruso
                       Musica e arrangiamenti: Leonardo Grandoni

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LA NATURA CHIAMA LEI (brano musicale)
Concorso “Donne per le donne” a.s. 2014-2015 indetto dal Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
Lyrics Hoti Anton, beatbox Creta Riccardo, vocals Colia Arianna, Borruso Natalia, proget-
to grafico Di Biase Gloria, musica e arrangiamenti di Leonardo Grandoni.
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TERRA E DONNA – CHI SI NUTRE DELLA VARIETÀ DELLE CULTURE GENERA PENSIERI
E COMPORTAMENTI SANI E PIÙ RESPONSABILI. (manifesto)
Menzione speciale Concorso “Donne per le donne” a.s. 2014-2015, Di Carlo Isabella e
Finamonti Sara classe 5°A indirizzo Serv. Comm. Promozione Commerciale e Pubblici-
taria e V.P. classe 2° indirizzo Servizi Socio-Sanitari, indetto dal Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
Uno scatto in avanti
per una società più giusta

Il Comune di Foligno è sempre stato particolarmente attento alle po-
litiche di genere e al drammatico fenomeno della violenza contro
le donne. Negli ultimi tempi, sono state tante e rilevanti le iniziative
promosse per sensibilizzare i cittadini su questi temi e per diffondere
la cultura della parità tra i generi. Quest’anno, c’è stato uno scatto in
avanti nel modo scelto per celebrare la “Giornata internazionale della
donna”: chiedere ad alcuni uomini, rappresentativi della nostra realtà,
di parlare dell’universo femminile e del suo ruolo nella società. Un
punto di vista diverso, che consente di aprire riflessioni e prospettive
nuove. Se, infatti, vogliamo comprendere sino in fondo il fenomeno
della violenza di genere, o arrivare a una reale affermazione dei diritti
delle donne, serve un approccio culturale nuovo, teso a cambiare mo-
delli consolidati e luoghi comuni. E, perché ciò accada, è necessario
che gli uomini prendano la parola in prima persona e che si battano
insieme alle donne perché ci siano pari opportunità, parità di diritti e
di doveri e si arrivi così a costruire una società più giusta, che faccia
delle differenze una ricchezza e non un problema.
L’intervento educativo è lo strumento principale che abbiamo a
disposizione per contrastare gli stereotipi, per promuovere la giu-
sta visione della donna nella società. Occorre investire di più nelle
politiche educative, promuovere nuove forme di dialogo fra uomi-
ni e donne, agire soprattutto nelle scuole e nella comunicazione
pubblica che spesso offre una rappresentazione distorta e offensiva
dell’universo femminile. Basti pensare a come viene affrontato il fe-
nomeno della violenza, quasi sempre descritto come una minaccia
proveniente dall’esterno, magari frutto di patologia o espressione
arretratezza culturale, come opera di criminali o maniaci, mentre
i femminicidi vengono semplicemente bollati come “dramma del-
la gelosia”, “follia omicida”, “delitti passionali”. La rappresentazione
pubblica della violenza di genere viene sostanzialmente etichettata

                                  53
come frutto di un disordine prodotto da eventi eccezionali, quasi
mai vengono chiamate in causa le dinamiche relazionali fra uomini e
donne, mentre è proprio qui l’origine di questo drammatico fenome-
no. Anche le campagne pubblicitarie o mediatiche contro la violenza
sulle donne mostrano, quasi sempre, solo le vittime, intese come
soggetti deboli, mentre raramente vengono resi visibili gli autori del-
la violenza. La violenza di genere invece riguarda tutti, in particolare
gli uomini e va affrontata attraverso un approccio culturale nuovo,
fondato sul rispetto.
Per arrivare a una società più giusta, in cui sia concreta la parità tra
i generi, la politica ha una grande responsabilità: dobbiamo agire
per migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle donne, per con-
sentire davvero libertà, autonomia e autodeterminazione, facilitando
l’accesso a lavoro e carriera, ridisegnando il welfare, agendo sui
servizi e promuovendo la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro.
In questo quadro, è fondamentale il contributo e la determinazione
delle donne: per costruire una comunità migliore, abbiamo bisogno
di una maggiore presenza delle donne nella società e di un loro
rinnovato impegno sul piano politico, sociale e culturale. A Foligno
questo percorso è stato avviato da tempo e sta dando buoni frutti.

                                                       Nando Mismetti
                                                       Sindaco di Foligno

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Foligno, 8 marzo 2015

In questo giorno di celebrazione del ruolo, del coraggio, della deter-
minazione e dei successi della Donna, anche come ginecologo, sem-
pre a contatto della sua salute riproduttiva, mi è immediato pensare
alla gravidanza ed al parto che, nella naturalità delle cose, rendono
la Donna straordinariamente forte e pronta ad affrontare con deter-
minazione le tante difficoltà. È anche la biologia della Donna, sia in
età riproduttiva che non, a renderla atta a fronteggiare nella maniera
migliore la quotidianità della vita con tutti i problemi da risolvere e a
renderla sempre forte, pratica e logica anche in situazioni estreme. Ed
in una società dove il valore della Donna è oramai da tempo ricono-
sciuto, emerge sempre più la debolezza dell’Uomo nei suoi confronti,
Uomo portato troppo spesso a discriminarla ed opprimerla. Ne è l’e-
sempio più eclatante la violenza contro le donne, oramai riconosciuto
universalmente anche come un problema di salute pubblica e da cui
consegue la necessità di promuovere e tutelare il Diritto alla salute
della Donna. Ed anche il ginecologo, il medico della Donna, tra gli
operatori sanitari a lei il più vicino e con maggior possibilità di rico-
noscere il problema violenza, non può in alcun modo tirarsi indietro
di fronte alla gravità di questo fenomeno; il ginecologo può anch’esso
influire in modo determinante con un doveroso piano di azione nella
costruzione di un percorso di accoglienza e supporto per la Donna
vittima di violenza, offrendo una concreta risposta ove si renda ne-
cessaria ed integrandosi con altri operatori come psicologi, assistenti
sociali, autorità giudiziaria. Dimostriamo, sempre e non solo oggi,
la nostra gratitudine alla Donna, per i fondamentali contributi
da Lei resi alla Comunità, alla Famiglia, ai Figli !

                                                     Pier Luca Narducci
                                     Responsabile Ostetricia e Ginecologia
                            Nuovo Ospedale San Giovanni Battista di Foligno

                                  55
Le donne si fanno strada

Parlare delle donne, per un uomo, specie quando si rivestono in-
carichi pubblici o “visibili” è difficile: si tratta di un terreno a volte
impervio.
Il motivo di questa difficoltà sta nell’orpello culturale, quasi genetico
– una sorta di peccato originale - che i maschi si portano dentro poi-
ché cresciuti (non voglio naturalmente utilizzare il termine educati)
in una società innegabilmente maschilista e che ancora oggi non si
è liberata dai suoi antichi retaggi di genere.
Sento quasi una colpa o una specie di complesso nel dover dichia-
rare di non essere in grado di parlare delle donne in modo davvero
scevro dai luoghi comuni, dai pregiudizi, da magari involontarie e
malaugurate discriminazioni che, ahimè, hanno fatto da terreno di
cultura fin dalla nascita alla maggior parte di noi.
Un uomo, seppur aperto, magari colto, di sani principi, volenteroso,
finché non sarà libero dai pregiudizi nei confronti delle donne non
sarà neppure libero di parlarne; ci cascherà sempre, prima o poi,
magari con una battuta che, in quanto tale, è spesso considerata
innocente, ma che davvero innocente non è.
Con questa premessa non voglio mettere le mani avanti ma solo
chiedere scusa se scriverò qualche cosa che possa apparire ovvio o
peggio paternalista nell’accingermi a trattare con la più che deside-
rata schiettezza questo tema.
Mi occupo di economia, fin dall’inizio del mio lavoro.
Una delle questioni con cui mi sono sempre volentieri confrontato è
proprio legata al ruolo delle donne nell’economia pubblica e privata.
Ho una convinzione, che forse deriva dai miei trascorsi studi della
biologia e della vita per “come essa è”: la diversità, quindi anche
                                   57
quella di genere, offre per definizione “ricchezza” e, dunque, la mas-
sima opportunità di soluzione dei problemi di sviluppo, di avanza-
mento, di progresso.
Il vero “pozzo di San Patrizio” dell’umanità è tutto racchiuso nelle
diversità di cui essa è composta.
Mi sono sempre chiesto perché l’Homo Economicus, il maschio che
gestisce le aziende, le dirige, le governa e che ha occupato il mag-
gior numero di posti di comando, anche in termini di qualità, non
abbia mai veramente preso nella dovuta considerazione l’enorme
potenzialità insita nelle differenze di genere. Attraverso una certa (a
volte sottile ma spesso anche becera e grossolana) forma di margi-
nalizzazione si sono in realtà perse tante opportunità, tante risorse.
Le possibilità di trovare soluzioni ai problemi, idee per progredire e
innovazioni sono molto maggiori in presenza di una interazione tra
i generi piuttosto che nell’appannaggio di uno solo.
Cinicamente abbiamo volutamente e volontariamente ridotto le no-
stre possibilità di scelta. Ancor più cinicamente ci siamo negati for-
me ampie di intellettualità disponibile e capace, così riducendo le
possibilità di successo dei progetti di crescita e diminuendo la qua-
lità degli stessi fattori di produzione.
È un po’ quello che è successo per i giovani, anch’essi emarginati
da una società che oltre ad essere maschilista è adulto-centrica; una
società che si è auto-negata enormi potenzialità, preferendo disco-
noscere ai giovani e alle donne la possibilità di partecipare piuttosto
che rinunciare ai propri privilegi di maschi adulti.
Nel mio lavoro ho sempre potuto vantare un lusso: la voglia di col-
laborare e, soprattutto, saper delegare senza pregiudizi a donne e
giovani parte delle mie responsabilità e quasi in ogni caso, grazie
al valore positivo e molto selettivo della fiducia, unito al valore del
disinteresse nel formare (alla formazione dei miei collaboratori mi
sono sempre dedicato quasi senza limiti) ho avuto grandi soddisfa-
zioni, sorprese, risultati eccellenti e un enorme vantaggio competiti-
vo sui miei “simili” (superiori, colleghi, soci) che magari si facevano

                                   58
tentare da qualche pregiudizio, scarsa generosità, modico senso del-
la fiducia e della delega.
Anteporre la paura per le ombre che i tuoi colleghi e collaboratori ti
possono creare alla contentezza per le luci che riesci ad accendere
intorno a te, che illuminano anche il tuo lavoro e le tue stesse ca-
pacità, è un errore per chiunque aspiri al ruolo di leader. Per non
parlare di coloro che cercano avanzamenti solo attraverso le note e
più diffuse “vie traverse”, per cui si divide il mondo in amici e nemi-
ci, appartenenza o meno ad una tribù, in barba a capacità personali,
competenze, autonomia, flessibilità.
Vi siete mai chiesti perché alla crisi stanno sfuggendo più rapida-
mente i paesi anglosassoni e scandinavi, dove questi retaggi sono
ormai praticamente morti? Una delle motivazioni su cui riflettere è
senz’altro questa!
Devo dare atto, però, di un nuovo quasi sorprendente impegno della
politica e del governo italiano a muoversi verso modelli meritocratici
dove giovani e donne, e più in generale il concetto di parità tra i ses-
si, sono tenuti in grande considerazione, aprendo la strada ad una
nuova cultura di genere. Ciò in futuro ci dovrà portare a compiere
un nuovo qualificante passo in avanti per considerare unicamente il
valore dell’individuo, indipendentemente dal genere.
In un quasi sconosciuto film di Aldrich del 1959 (Le colline dell’odio,
interpretato da Robert Mitchum) il protagonista diceva di non esse-
re mai riuscito ad odiare o ad amare un genere (o in generale) ma
piuttosto un individuo.
Da qualche tempo affronto un settore dell’economia legata ai servizi
e alle grandi infrastrutture pubbliche, alla necessità di mobilità e di
connessione che vede nella viabilità uno dei suoi principali strumenti.
Si tratta di un ambiente tipicamente maschile: ingegneri e progetti-
sti, geologi, geometri, direttori lavori e capicantiere. Tutti maschi. O
quasi. Un fenomeno che, se dio vuole, si sta poco alla volta ricon-
vertendo.
Se infatti ha un senso che nei lavori di cantiere si impieghino nella
maggior parte uomini che mettono nel proprio curriculum la forza

                                  59
fisica e certe doti di resistenza tipiche del genere e al genere maschi-
le consone per natura, non ha invece alcun senso che le professio-
nalità di progettazione, calcolo, programmazione, gestione, direzio-
ne e sorveglianza siano appannaggio degli uomini.
Ho potuto considerare con piacere che proprio il progetto di cui mi
occupo sia in parte innovativo anche per questo.
L’azienda Quadrilatero Marche-Umbria annovera infatti circa un
quarto di donne tra i propri collaboratori dell’area Alta Sorveglianza,
incaricata della vigilanza sulla progettazione e sulla esecuzione dei
lavori; in particolare due ingegnere e una geologa, tra l’altro respon-
sabili della sicurezza e del monitoraggio ambiente.
 Sul totale dipendenti, invece, le donne sono un terzo delle risorse
umane; non mi piace certo chiamarle quote rosa ma ne rilevo la rel-
ativa consistenza di settore.
Visto che si parla di strade e di progresso si può dire che le donne
si stanno facendo strada ma non è certo merito nostro, è solo merito
loro.

                                                         Guido Perosino
                               Presidente Quadrilatero Marche-Umbria S.p.A.

                                   60
questo lo chiami

                amore?

             88
             88
             8  25 nOVEMBRE 2013
Nulla è più prezioso dell'indipendenza e della libertà
Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne
E QUESTO LO CHIAMI AMORE? (manifesto)
Primo premio scuole secondarie di II grado Concorso “Mia o di nessun altro” su
stalking e femminicidio, indetto dalla Croce Rossa Umbra, a.s. 2013-2014, Torretti Scharon
classe 4°B indirizzo Grafico Pubblicitario.
Il vero rispetto

Donare mimose costituisce il rimedio retorico di una società maschi-
lista che prova a scaricarsi la coscienza. Peccato che l’otto di marzo i
venditori improvvisati di questi fiori raddoppino i prezzi con la stes-
sa scaltrezza dei pusher di ombrelli, che spuntano come le lumache
nei giorni di pioggia. Siamo figli di una società distratta e fin troppo
liquida che ha ereditato ben poco dal disusato feticcio femminista.
Del femminismo rimane solo il bombardamento politicamente cor-
retto di quanti invocano – sebbene giustamente – le donne al gover-
no o nei ruoli chiave delle istituzioni. Questo succede più che altro
in Italia.
È curioso che, a distanza di tanti anni dalla nascita dei movimenti per
i diritti delle donne, nella patria di Lisistrata, la Grecia, il rivoluziona-
rio conservatore Alexi Tsipras non si sia circondato di loro. Spesso la
donna possiede, in politica come nei ruoli dirigenziali, qualità mag-
giori rispetto all’uomo. Lo dimostra Angela Dorothea Merkel, che dal
2005 detta legge all’Europa, dall’alto della sua carica di Cancelliere
della Germania. Eppure in Italia più che per le innegabili capacità,
le donne chiedono di essere valutate secondo una prestabilita quota
rosa, come se si trattasse di una questione di numeri, di doverosa
parità.
È così che riaffiorano il malinteso e il malcontento dell’antico ragio-
nare femminista, mentre il matrimonio gay ruba loro la scena, per-
ché la politica rivendica sempre nuove frontiere in tema di battaglia
sui diritti, specialmente ora che l’indifferenziazione sessuale è eletta
a ideologia.
Nel mare magnum dei diritti tutto si annacqua, diventando spunto
per i social network. Tutto si fa schiamazzo indignato, che mira a
una difesa dall’alto con la conseguente imposizione di una regola,
quella della parità di genere nelle liste elettorali.
È così che l’8 marzo diventa giornata commemorativa, museale, ap-

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punto, compravendita di mimose. L’ipocrisia e la retorica servono a
ricordarci che al femminismo delle origini (inteso come sacrosanta
rivendicazione dei diritti della donna, ma anche come storytelling
ideologico) è subentrato un femminismo di Stato. Un femminismo
dei numeri.
Qualcosa di simile accadde con l’arca di Noè, ma in quel caso la
parità di genere fu imposta dal ruolo naturale e inevitabile assegnato
alla donna da chiunque l’abbia creata. Nel carosello delle banalità,
che in fondo nascondono sempre un po’ di verità, fa tendenza af-
fermare che le donne andrebbero onorate sempre e non un solo
giorno. Lo si sente in giro, lo si legge nei social. Se l’auditorio è del
genere naïf, e spesso lo è, questa verità rivelata costituisce garanzia
di larga approvazione. Quanto al rametto di mimosa, fiore molto
evocativo tuttavia maleodorante, può accadere che se lo regali hai
la coda di paglia o nella migliore delle ipotesi ti stai nascondendo
dietro uno scontato formalismo. Se non lo regali ti additano come
uno sgradevole maschilista.
In tema di parità sessuale siamo ancora all’età della pietra. Quello
che stupisce è che tale parità si possa ottenere attraverso le leggi, e
che, invece, non provenga da una rivoluzione interiore, collettiva,
condivisa, delle quotidiane abitudini. Nondimeno la società ha pre-
so finalmente atto dei diritti sacrosanti della donna. È ormai lontano
lo spettro di antichi ricordi, quando le donne dovevano lottare per
affermare la pari dignità tra i due sessi, dignità che oggi nessuna ra-
gazza europea sente realmente messa in discussione. Ma il confine
tra dignità e diritti è ancora incerto, mentre il rispetto, quello vero,
non si acquisisce in ambito legale.

                                                  Avv. Giovanni Picuti
Il femminile e il maschile in ognuno di noi

L’incantevole favola d’Amore di E. Hesse (1923), cui di seguito
vengono proposte alcune parti, ci invita a riflettere sul mistero della
vita e sulla nostra esistenza, in particolare sul femminile e il maschile
in ognuno di noi.
Appena giunto in paradiso Pictor si trovò dinnanzi ad un albero
che era insieme uomo e donna. Pictor salutò l’albero con riverenza
e chiese: “Sei tu l’albero della vita?”. Ma quando, invece dell’albero,
volle rispondergli il serpente, egli si voltò e andò oltre. Era tutt’oc-
chi, ogni cosa gli piaceva moltissimo. Sentiva chiaramente di trovarsi
nella patria e alla fonte della vita.
E di nuovo vide un albero, che era insieme sole e luna. Pictor chiese:
“Sei tu l’albero della vita?. Il sole annuì e rise, la luna annuì e rise.
Fiori meravigliosi lo guardavano, con una moltitudine di colori e di
luminosi sorrisi, con una moltitudine di occhi e di visi (...).
Pictor divenne albero. Penetrò con le radici nella terra, si allungò
verso l’alto, foglie e rami germogliarono dalle sue membra. Era mol-
to contento. Con fibre assetate succhiò nelle fresche profondità della
terra e con le foglie sventolò alto nell’azzurro. Insetti abitavano nella
sua scorza, ai suoi piedi abitavano il porcospino e il coniglio, fra i
suoi rami gli uccelli. L’albero Pictor era felice e non contava gli anni
che passavano. Passarono molti anni prima che si accorgesse che la
sua felicità non era perfetta. Solo lentamente imparò a guardare con
gli occhi d’albero. Finalmente poté vedere, e divenne triste.
Vide, infatti, che intorno a lui e nel paradiso gran parte degli esseri
si trasformava assai spesso, che tutto anzi scorreva in un flusso in-
cantato di perenni trasformazioni. Vide fiori diventare pietre prezio-
se, o volarsene via come folgoranti colibrì (…). Lui, invece, l’albero
Pictor, rimaneva sempre lo stesso, non poteva più trasformarsi. Dal
momento in cui capì questo, la sua felicità se ne svanì: cominciò ad
invecchiare e assunse sempre più quell’aspetto stanco, serio e afflit-
to, che si può osservare in molti vecchi alberi (…).
Quando l’albero Pictor scorse la fanciulla, lo prese un grande strug-
gimento, un desiderio di felicità come non gli era ancora mai accadu-
to. E allo stesso tempo si trovò preso in una profonda meditazione,
perché era come se il suo stesso sangue gli gridasse: “Ritorna in te!
Ricordati in questa ora di tutta la tua vita, trovane il senso, altrimenti
sarà troppo tardi, e non ti sarà più data alcuna felicità”. Ed egli ubbi-
dì (…). L’albero tremò silenzioso fin nelle radici, tanto intensamente
raccoglieva in sé ogni forza vitale, proteso verso la fanciulla, in un
ardente desiderio di unione (…).
La bella fu presa, svanì e divenne tutt’uno con l’albero, si affacciò
al suo tronco come un robusto giovane ramo che rapido si innal-
zò. Ora tutto era a posto, il mondo era in ordine, solo ora era stato
trovato il paradiso, Pictor non era più vecchio albero intristito, ora
cantava forte Pictoria, Vittoria. Era trasformato. E poiché questa volta
aveva raggiunto la vera, l’eterna trasformazione, perché da una metà
era diventato un tutto, da quell’istante poté continuare a trasformar-
si, tanto quanto voleva. Incessantemente il flusso fatato del divenire
scorreva nelle sue vene, perennemente partecipava della creazione
risorgente ad ogni ora (…). In ogni forma però era intero, era una
coppia, aveva in sé luna e sole, uomo e donna, scorreva come fiume
gemello per le terre, stava come stella doppia in cielo.
È difficile comprendere e spiegare aspetti del nostro misterioso e
affascinante mondo interiore, caotico, in perenne trasformazione,
manifestazione della nostra vita, a cui l’essere umano vorrebbe dare
un senso.
La scienza psicologica, soprattutto nell’ultimo periodo storico, ha
dato un grosso contributo nel far luce sul funzionamento delle di-
namiche interne che accompagnano la persona nel suo processo
d’individuazione.
Il Sé dell’individuo, inteso come processo permanente di adattamen-
to creativo dell’uomo al proprio ambiente, è in continua crescita e
tende all’integrazione delle sue varie parti, comprese quelle maschili
e femminili, con la finalità di diventare naturalmente unico in ciò
di cui era in potenza (realizzazione del Sé), così come un albero,

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