Profili di donne: Riflessioni 2015 - COMUNE DI FOLIGNO
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Illustrazioni: La copertina è stata realizzata da Aievola Meghy indirizzo Grafico Pubblicitario Istituto Professionale Orfini - Foligno. Gli elaborati grafici dei manifesti “8 marzo” sono stati realizzati e concessi dall’Istituto Professionale E. Orfini di Foligno - indirizzo Grafico Pubblicitario. Progettazione e stampa: Dimensione Grafica
Sommario Introduzione Pag. 5 Gianpiero Bocci L’ importanza dell’8 marzo Pag. 11 Edoardo Boncinelli È passato il tempo sul tuo viso Pag. 13 Leonardo Ceccucci Le nuvole e i fiori Pag. 19 Luca Covelli Le donne e l’Esercito: riflessione Pag. 25 Walter Crucianelli L Pag. 29 Brunello Cucinelli Il valore della donna Pag. 31 Enrico Fiorenza Il Mondo è delle Donne, ma loro ancora non lo sanno! Pag. 37 Anton Hoti La natura chiama lei Pag. 41 Nando Mismetti Uno scatto in avanti per una società più giusta Pag. 47 Pier Luca Narducci Foligno, 8 marzo 2015 Pag. 49 Guido Perosino Le donne si fanno strada Pag. 53 Giovanni Picuti Il vero rispetto Pag. 61 Mariano Pizzo Il femminile e il maschile in ognuno di noi Pag. 65 Alfredo Vedovati Donna Pag. 69
Introduzione DONNE ECCEZIONALI NELLA LORO NORMALITÀ “Essere donna è così affascinante. E’ un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intra- prendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esiste potrebbe essere anche una vecchia coi ca- pelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse la mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e roton- do c’è un’intelligenza che chiede di essere ascoltata”. Oriana Fallaci. Eccola la donna del terzo millennio: una donna emozionante, forte, dinamica. Una donna in movimento, continuo e fruttuoso. Una don- na protagonista del suo tempo e già impegnata a costruire il futuro. La vivo e la intendo così la femminilità contemporanea, come un’im- mensa e continua esplosione di energia contagiosa ma rassicurante, come la risposta più concreta all’immobilismo dei tempi e all’igno- ranza di quei pochi, spaventati ed egoisti, che vorrebbero relegare la donna ad essere “di supporto”. E la risposta più audace e penetrante è nell’intelletto femminile, che agisce prima di parlare, è nel sorriso della donna, che disarma e riappacifica, è nella sua caparbietà che sempre, nei secoli, ha per- messo alla società di progredire e di svilupparsi. La donna: una figura complessa, anima e musa da secoli e millenni dei più diffusi e poetici immaginari. Nevrotica, intricata, compulsiva e istrionica. Degna di fiumi di parole, miriadi di fogli ed interi ro- manzi. Simbolo dell’amore che muove il sole e le altre stelle; simbolo dell’odio che corrode l’affetto materno e la rende un’eterna Medea. Donne mantidi, donne misantrope, donne fragili ma anche manipo- 5
latrici, donne L...eggo le storie libertine tutte insieme, e traditrici. una Donne dietro l’altra, che occhieggiano come ogni anno, ai mo- da dieci letterari. delli anni. Da Lady Macbeth a Giocasta, da Lucia fino a Giulietta, da OgLady Chatterley a Violetta. E dall’altra parte, nella vita reale, di oggi e di domani, donne madri, donne imprenditrici, donne profes- sioniste, donne in politica, donne tutte impegnate in ogni nevralgico e delicato settore della vita. Le pagine dei giornali e tutti i mezzi d’informazione sono impregnati di figure femminili che, in ambiti opposti, diversi ma forse simili, conducono a molteplici e profonde riflessioni. Ma allora chi ci può aiutare a decifrare fino in fondo questo straordi- nario e complesso universo femminile, in cui le contraddizioni, reali o immaginarie, rappresentano niente altro che il frutto della necessi- tà di comprensione e di profondo rispetto? Ci sono gli uomini, dall’altra sponda del fiume. A loro è affidato il compito di proteggere ed esaltare il patrimonio femminile, nella sua interezza, nel suo enorme e prezioso valore, nell’espressione più alta e completa della parola “Umanità”. Non esiste umanità senza donna e senza uomo. E nell’ottica di una sempre più profonda sinergia, integrazione, com- prensione, ed evoluzione nel rapporto tra i generi, ad ogni livello ed in ogni settore, di strategica importanza sono le impressioni e le geniali intuizioni degli uomini, di quegli uomini che coraggiosamen- te “si affidano” alle donne del nostro tempo, riconoscendo loro il giusto valore e la meritata stima. Uomini che crescono con le donne, che spesso imparano da loro, per restituirci un mondo libero e senza pregiudizi. In quest’ottica, e sul presupposto del perseguimento di un’evolu- zione e maggiore compenetrazione tra i generi, ho ritenuto fonda- mentale approfondire il punto di vista dei “nostri” uomini, di quelli che rappresentano la società, le istituzioni, la scienza, la politica, l’economia, l’imprenditoria. Di quegli uomini che segnano il nostro tempo, come parte attiva ed in fermento di ogni cambiamento. Di quegli uomini che non distinguono i generi, ma amano parlare di in- dividui; di quegli uomini che sono la maggioranza e rendono ancora più miseri e deboli tutti quelli (altri) che agiscono con prepotenza e stupidità, perché “la diversità” (dei generi) spaventa ed atterrisce 6
solo chi non è in grado di affrontarla. Di quegli uomini che trovano solo nella compiutezza delle azioni positive la più profonda essenza dell’essere umano. E con autentico entusiasmo questi meravigliosi uomini hanno ritratto le donne della loro vita ed esperienza quotidiana, tracciandone, con estrema delicatezza ed assoluta ammirazione e bellezza, profili unici ed esaltanti, da cui se ne evince, ancor meglio, l’importanza del loro ruolo. Ringrazio di cuore Gianpiero Bocci, Edoardo Boncinelli, Leonardo Ceccucci, Brunello Cucinelli, Luca Covelli, Walter Crucianelli, Enri- co Fiorenza, Nando Mismetti, Pier Luca Narducci, Guido Perosino, Giovanni Picuti e Mariano Pizzo per aver letto, ed egregiamente in- terpretato, la sostanza della donna del terzo millennio, per avercene confermato l’importanza e l’unicità e per averci regalato spunti di riflessione e preziose verità. Ringrazio sentitamente l’Istituto di Scuola secondaria “Orfini” di Fo- ligno che ha corredato l’intera parte grafica di questo progetto e ci ha fatto dono di poter utilizzare la canzone “La natura chiama Lei”. Nel lavoro istituzionale dei prossimi giorni ed in quello del tempo a venire, ho intenzione di proseguire nella strada già intrapresa, collaborando fattivamente con gli uomini, che considero gli alleati più preziosi delle donne, ed elevando all’attenzione della società, in ogni sua manifestazione e contenuto, la figura della donna di oggi. Quella che non ha paura, mai, neanche di piangere. Quella che difende se stessa, spesso da se stessa e dagli stereotipi imposti dal mondo contemporaneo, quella che non parla di riscatto, perché lo considera già un concetto datato. Quella che percepisce ogni nuovo giorno come una grande opportunità, quella che, quando riceve un fiore, riesce sempre ed ancora a commuoversi. Non mi piace definire la donna in ruoli per lei pre-confezionati. La donna può essere tutto, in ogni tempo ed in ogni luogo. Proprio come l’uomo. Silvia Stancati Assessore alle Politiche di Genere del Comune di Foligno 7
TANA LIBERA TUTTE (manifesto) Menzione speciale Concorso “Donne per le donne” a.s. 2007-2008, classe 5°B indirizzo Grafico Pubblicitario, indetto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
Storie di Donne L’importanza dell’8 marzo “Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida, che non finisce mai”. (Oriana Fallaci) “L’uguaglianza e la differenza delle donne - come del resto degli uomini - si percepiscono meglio nella prospettiva del ‘con’, della re- lazione, che in quella del contro”. (Papa Bergoglio) L’8 marzo in ogni parte del mondo viene celebrata la “Giornata Internazionale della donna”. È una ricorrenza importante che ci ricorda la lunga e faticosa strada percorsa dalle donne per raggiungere una pari dignità sociale e po- litica e ci invita a non dimenticare le discriminazioni e le violenze di cui spesso le donne sono ancora vittime nel mondo. Le donne sono state protagoniste importanti della nostra storia, han- no determinato il cambiamento profondo della società, dei costumi e dei valori, delle condizioni di vita e delle leggi. Le donne sono però ancora vittime di violenza. Quasi quotidiana- mente, i media ci parlano di storie di violenza sulle donne: matri- moni forzati, mutilazioni genitali, femminicidi, violenze in famiglia, abusi sessuali, traffico di giovani donne e bambine. Tale ricorrenza è quindi un invito a riflettere sulle emergenze che ancora ci sono, sui diritti acquisiti e soprattutto su quelli ancora da conquistare. Il fenomeno della violenza sulle donne è diffuso purtroppo anche nel nostro Paese, anche se negli ultimi anni si sono fatti notevoli passi in avanti grazie anche all’introduzione di nuove norme più stringenti. 11
In Italia, le disparità tra uomo e donna restano ancora molte soprat- tutto nel mondo del lavoro dove le donne hanno minori possibilità di accesso e dove, una volta assunte, a parità di incarichi, percepi- scono retribuzioni inferiori rispetto a quelle dei loro colleghi uomini. Le Istituzioni, a tutti i vari livelli, partendo da un nuovo approccio culturale del rapporto uomo-donna, che superi la logica della paura e della contrapposizione, devono rimuovere gli ostacoli e promuo- vere forme di partecipazione sociale basate sulla parità di genere. Dobbiamo essere consapevoli che il mancato sfruttamento del talen- to e del potenziale di più della metà del mondo è una perdita per tutti ed il prezzo di tale discriminazione verrebbe pagato non solo dalle donne. In questo modo non faremo altro che erodere la qualità della nostra democrazia, la forza delle nostre economie e la salute della nostra società. Gianpiero Bocci Sottosegretario al Ministero dell’Interno 12
È passato il tempo sul tuo viso È passato il tempo sul tuo viso lasciando gli occhi, la bellezza tua soave ed il sorriso. È stato il suo, un tocco lieve ma deciso, una progressiva rielaborazione dei tuoi tratti, scavando, stirando e affilando. Sottraendo acqua dai tessuti ha reso più incerto il tuo ovale, più vissuto certo e meno morbido, ma ha dato risalto ai tuoi occhi, che mi guardano anche nel silenzio della notte, cui io porto spia e rimiro ogni volta che posso. Il primo morso il tempo l’ha dato anni fa separando il mento dalla guancia e mi parve grande e solenne evento. Eravamo ancora giovani allora. Poi un giorno dopo l’altro ha tentato di smontare l’impianto generale, portando innumeri continue modificazioni in un quadro compatto e inattaccabile: si è perso questo e si è perso quello, ma certo non il modello. La pelle si è leggermente sfarinata e qualche ruga è comparsa, qua e là tra lo splendore delle stelle. La fronte si è patinata ma i capelli, quelli sono più scolpiti e vivaci, come di fiera puledra dalla ribelle criniera. Le tue palpebre si sono fatte più sottili e incerte ma le ciglia continuano a stregare. Della tua bocca non si può parlare senza sospirare, come delle tue guance 13
raccolte a volte nelle mie mani. Ti sei come fatta più piccola e più tenera, temprate le asprezze dell’età acerba e appassionata. Sei stata levigata e soffusa di luce un po’ schermata, così che gli occhi sono più azzurri e meno verdi. Ci sono meno tormentosi scatti nel tuo volto e più quieta consapevolezza, di una bellezza che non può scomparire e di un fascino tutto sommato irrispettoso dell’altrui apparenza. Probabilmente non vedo te ma quello che ci sta dietro; quanto vedo però mi piace ancora tanto: è una gioia e un incanto. Edoardo Boncinelli Poema cosmogonico. La vita felice 2013 14
IL DOPPIO RUOLO DELLA DONNA: LAVORARE IN FAMIGLIA E FUORI (manifesto) Primo premio scuole secondarie di II grado Concorso “Donne per le donne” a.s. 2011-2012, Bianchi Manuel, Angeloni Gabriele, Ciancaleoni Beatrice, Felicetti Filippo classe 5°B indirizzo Grafico Pubblicitario, indetto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Uni- versità e della Ricerca, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
Le nuvole e i fiori Achille si svegliò e, per l’ennesima volta, vide davanti a sé la mac- chia verde che decorava il soffitto del suo appartamento da quasi un mese. Si tirò su dal letto e cercò le ciabatte che si divertivano sempre a giocare a nascondino di prima mattina. «Allora volete venire fuori?! Vi pare che sia l’ora di scherzare a questo modo?». Un po’ offese, le ciabatte si infilarono finalmente ai suoi piedi. Arrivò in cucina e si fece un caffè. Non capiva perché la sua padrona di casa non si de- cidesse a chiamare l’imbianchino. Era una donna molto distratta, ma lui non se la sentiva di chiederle troppo. Era già tanto se l’assistente sociale era riuscito a convincerla a mettersi in casa un pregiudicato. «Certo,-pensò- sarebbe carino se riuscisse a guardarmi negli occhi per più di due secondi. Ma la capisco, povera donna!». E infatti capiva be- nissimo come lei tentasse di evitarlo il più possibile e come cercasse di tagliar corto, quando parlavano di affitto o cose del genere, quasi fosse spaventata da quei capelli bianchi, dal pizzetto e dagli occhi azzurro mare che si ostinava a non guardare. È molto triste quando la gente non vuole guardarti negli occhi. Achille era depresso, ma non sapeva perché. Spesso gli capitava di ri- pensare a quel giorno, alle cose che aveva fatto, e allora restava fermo anche delle ore ad osservare il caffè nella tazza, mentre la sua mente vagava tra tristi pensieri. Ma quel giorno no, non doveva essere così. Quel pomeriggio lo avrebbe passato con Alberto, il suo bellissimo nipotino. Suo figlio gli permetteva di vederlo abbastanza spesso. A volte, di sabato, Achille lo accompagnava al parco o al cinema. Ad Alberto piaceva molto il par- co. Era un bambino vivace e si divertiva un mondo a giocare all’aria aperta. Anche quel giorno era un sabato e Achille sarebbe andato a prenderlo a scuola. Si accorse che erano le 15:30. Suo figlio era stato chiaro sull’ora. «Mi raccomando papà, non più tardi delle quattro ca- pito?». Sapeva che la puntualità non era il suo forte. 19
Si vestì in fretta, scese le scale, uscì dalla palazzina e si diresse verso la scuola. Per fortuna era ancora in tempo. Dopo una decina di minuti, la campanella squillò e i bambini incominciarono a uscire. Come lo vide, Albertino gli corse incontro: «Ciao nonno!» «Ciao tesoro!» gli disse abbracciandolo forte. «Allora, come è andata oggi a scuola?». «Tutto bene. Nonno, sai, i miei amici oggi vanno al parco. Mi ci por- ti? Ti prego. » Achille lo guardò con dolcezza. E come poteva dire di no a quella testolina bionda. «Ma certo che ci andiamo». Arrivati al parco Achille si sedette su una panchina, mentre Alberto lasciatogli lo zaino, corse dai suoi compagni. Lo guardava giocare sull’altalena o arrampicarsi sulle reti dei giochi. Amava quel bambino. Da alcuni mesi era diventato praticamente il motivo della sua esisten- za. Ogni settimana aspettava con ansia il sabato per vedere i suoi ric- cioli biondi muoversi al vento e per abbracciare quell’esile corpicino. Nient’altro lo spingeva ad andare avanti. Osservandolo, ripensava ai tempi felici della sua giovinezza, al suo amore con Natalia, che non avrebbe più riabbracciato, alla nascita di Pietro, al suo matrimonio e all’arrivo di Alberto. Mentre lo guardava giocare si sentiva stranamente inquieto. Non sapeva perché, ma tutte le cose intorno a lui, i palazzi, le persone lì vicino e persino il rilassante mormorio delle cicale gli sembrava che portassero nell’aria quasi un pericolo. Prese a fissare Albertino e non lo perse mai di vista, come dovesse proteggerlo da qualcosa. Piano piano arrivarono le sette, l’ora di riportarlo a casa. Lo chiamò e il bambino corse verso di lui anche se un po’ a malincuore. Fu gentile. Non volle che gli portasse lo zaino e gli prese la mano. Poco dopo arri- varono a casa del figlio, una bella casa in centro città. Lo avevano invi- tato più volte a venire ad abitare con loro, ma lui aveva sempre rifiutato, per non dare disturbo. Si affacciò alla porta la madre di Alberto, che lo invitò a rimanere per cena. «Ti ringrazio Susanna, ma stasera proprio non posso. Non me la sento.» Un po’ delusa, la donna lo salutò, facendosi però promettere che lo avrebbero avuto a pranzo l’indomani. 20
Achille si avviò al suo appartamento. La sensazione che aveva avuto al parco non l’aveva lasciato anzi, ora, al crepuscolo, mentre le strade della città si facevano sempre più buie, la sentiva ancora più forte. Decise di aumentare il passo. Svoltato l’angolo, il sangue gli si gelò nelle vene. All’imbocco di un vicolo vide un uomo, di spalle, che premeva con una mano sulla bocca di una donna e con l’altra ne stringeva a sé la vita. «Sta ferma, sta ferma! Non ci vorrà molto. Sappilo bene, sei solo una troia, ma sei mia!». Il tono tremendo con cui lo disse fece ribollire Achille di rabbia. Non perse un minuto, corse nel vicolo e gridò con tutta la voce che aveva. «Ehi tu, lasciala stare!» Quello si girò e lo squadrò da capo a piedi. «E tu cosa credi di fare, vecchio decrepito!» Lasciata la donna si diresse verso Achille, che già alzava in aria il ba- stone. Ma l’uomo fu più veloce. Lo bloccò e gli diede un pugno nello stomaco. Poi lo buttò a terra, facendolo andare contro i cassonetti. Si fiondò sulla donna, che nel frattempo si era messa a gridare aiuto. Achille riusciva ora a vedere solo lo sguardo di lei. Lo fissava con degli occhi bellissimi, spaventati, attoniti, gli occhi di una preda braccata. A quella vista la sua mente tornò a quel fatidico giorno di quindici anni prima, nella cucina di casa sua, mentre stringeva le sue mani attorno al collo di Natalia, che lo guardava con quegli occhi che lui aveva tanto amato, odiato, sospettato. La gelosia lo aveva invaso e era bastato che lei facesse cadere quel dannato bicchiere per scatenare la sua furia, la stessa con cui quell’uomo teneva bloccata la donna. Non riusciva a rialzarsi e quest’impotenza lo faceva imbestialire. L’ultima cosa che sentì fu un rumore assordante. Poi svenne. Si risvegliò in un letto d’ospedale. Come vide il nonno muoversi Albertino saltò giù dalla poltrona e corse verso di lui. Achille fu con- tento di vederlo. Anzi di più, sprizzava felicità dagli occhi. Si sveglia- rono anche Pietro e Susanna. «Dov’è, dov’è la donna?» chiese subito Achille. «Sta tranquillo papà, è al sicuro. Qualcuno ha sentito il baccano e ha chiamato la polizia. Quel disgraziato si è dato alla fuga, ma lo hanno acciuffato». Achille sentì un forte sollievo, ma avvertiva che le forze lo stavano 21
abbandonando. Vedendo che gli occhi del padre si perdevano nel vuoto, Pietro gli prese la mano. «Coraggio papà. Sei stato bravissimo. Se non fosse stato per te sarebbe successa una tragedia» «Pietro promettimi una cosa.» «Dimmi, ti ascolto» «Insegna a tuo figlio ad amare. Fagli amare la vita, il mondo e ogni cosa. Fa che ami una cosa semplice, come i fiori. E soprattutto che non li calpesti mai. Ci riempiono la vita di profumo e non è giusto dimenticarli per il nostro egoismo.» Detto questo cominciò ad alzarsi, e poco dopo era sopra le loro teste, poi sopra il tetto dell’ospedale, e infine si ritrovò più leggero che mai, a galleggiare in un prato di nuvole e fiori. Leonardo Ceccucci I° Classificato - Sezione Elaborati Scuole Secondarie di II° grado della I° edizione del concorso “Spezziamo le catene” Foligno 03 Maggio 2014 22
Le donne e l’Esercito: riflessione Ogni anno a Foligno, presso il Centro di Selezione e Reclutamento Nazionale dell’Esercito, si svolgono tutti i concorsi promossi dalla Forza Armata Esercito a cui partecipa un elevato numero di candidati fra cui, da più di 10 anni, una quantità sempre maggiore di donne. L’arruolamento delle donne nelle Forze Armate, su base volontaria, fu introdotto con la legge n. 380 del 20 ottobre del 1999. L’Esercito Italiano recepì subito il cambiamento epocale, svolgendo il primo concorso riservato al personale femminile proprio qui a Foligno e consentendo così alle donne di ricoprire tutti gli incarichi sia ope- rativi che logistici. Questa scelta, nel tempo, si è rivelata vincente, accrescendo le potenzialità dell’Esercito in tutte le sue componenti ed in ogni attività, in Patria come all’estero. In particolare, nei diversi Teatri Operativi le nostre donne, in collabo- razione con le donne locali, sono impegnate nella cooperazione fra civili e militari per la realizzazione di progetti di solidarietà e sviluppo, nonché in attività operative legate alla sicurezza, nel pieno rispetto dei peculiari vincoli di natura culturale e religiosa. Mi piace concludere questo mio breve intervento con la frase che si trova nella pagina di presentazione dell’arruolamento nel sito ufficiale dell’Esercito Italiano: “Sappi che nell’Esercito non ci importa se sei Uomo oppure Donna; da noi vale quello che vali e che ci puoi dare”. Come si può facilmente intuire, con tale approccio si supera ogni pregiudizio, se ancora esiste, riconoscendo nei fatti piena dignità alla persona a prescindere dal genere. Gen. B. Luca Covelli Centro di Selezione e Reclutamento Nazionale dell’Esercito Caserma “F. Gonzaga” di Foligno 23
Alpine a Herat - Afganistan
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IL FUTURO CHE VORREI: PLURALE FEMMINILE (manifesto) Primo premio scuole secondarie di II grado Concorso “Donne per le donne” a.s. 2012-2013, Trapani Federica classe 4°A indirizzo Grafico Pubblicitario, indetto dal Mini- stero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
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Figlia
Moglie
Madre
Amante
Il valore della donna Si tratta di un tema molto importante, che trova il suo migliore ambi- to nel dialogo tra donna e uomo. Accetto quindi volentieri l’invito ad esprimere il mio pensiero, che si ricollega in particolare agli aspetti umanistici. Vorrei dapprima parlare di due episodi che mi hanno emozionato. Il primo riguarda Michelle Obama, che, recentemente in visita in Arabia Saudita, ha scelto di non indossare in pubblico il velo islami- co. Questo semplice gesto ha per me un valore simbolico. Non è un gesto “contro” qualcuno o qualcosa; non mi è sembrato nemmeno un gesto dimostrativo. Mi è apparso come un gesto individuale, spontaneamente femminile, di una donna dei nostri tempi che co- nosce e difende i suoi valori, con semplicità, con buon senso. Un gesto pieno di bellezza. Il secondo episodio riguarda un’esperienza personale e del tutto ca- suale: un giorno, mentre passeggiavo in un parco parigino, ho visto su di una panchina una giovane madre. Era una ragazza orientale che stringeva a sé il suo bambino. Entrambi i loro visi rifulgevano di una luce speciale. Tra loro c’era un dialogo di sguardi: era pieno di necessità quello del bambino, era pieno di accoglienza e di tene- rezza quello della madre. Nell’amore incondizionato dei suoi occhi chiunque poteva leggere con chiarezza e riconoscere il valore più grande della donna. Quell’immagine era bellissima, era per me il simbolo di tutte le donne del mondo. Ho pensato alle sublimi opere di Raffaello, di Michelangelo, di Murillo. Era l’immagine della vita. Ecco, tra Michelle Obama e quella giovane madre sconosciuta vedo come un sottile filo che risale proprio al valore in comune della ma- ternità. Un valore che è di tutte le donne, indipendentemente dalle loro storie personali. 39
A mio parere però la maternità non è solo di chi ha materialmente procreato figli, perché non si esaurisce nell’esperienza fisica, che è naturalmente limitata, ma è una condizione spirituale e umana asso- luta. Le donne sono madri sempre e tutte, per la loro natura. Lo sono quando, ancora bambine, giocano con le bambole, lo sono quando in tarda età affidano la loro vecchiezza ai figli, lo sono quan- do accarezzano con amore un bimbo non loro, che per questo di- venta “anche” loro. È come un seme dal quale germinano tanti altri valori. In qualche modo proprio a quel seme risale l’origine di un coraggio ardimentoso diverso da quello degli uomini, nascono valori come l’accudimento, la tolleranza, l’intuito, il buon senso. Nei fatti il valore della maternità è utilizzato a volte per limitare le donne, mentre a mio parere, proprio al contrario, esso dovrebbe essere pietra angolare del loro pieno sviluppo. Oggi la donna è impegnata al di fuori della famiglia, con ruoli spesso di grande importanza pubblica. Ma sono convinto che il valore della donna è attuato ancora solo in piccola parte, e quando lo sarà in pieno ne deriveranno benefici immensi all’umanità. Coraggio, accudimento, intuito, tolleranza, buon senso: sono valori altissimi che uniscono le donne di tutto il mondo, e forse proprio loro potrebbero essere la forza capace di contribuire in maniera de- cisiva alla trasformazione della globalizzazione futura, rendendola più umanistica di quanto non sia oggi. Brunello Cucinelli Presidente e Amministratore Delegato Brunello Cucinelli S.p.a. 40
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IL FUTURO CHE VORREI: … ERGO SUM (manifesto) Primo premio scuole secondarie di II grado Concorso “Donne per le donne” a.s. 2012-2013, Proietti Eleonora classe 3°A indirizzo Grafico Pubblicitario, indetto dal Mini- stero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
Il Mondo è delle Donne, ma loro ancora non lo sanno! Strano iniziare con questa premessa per un giovane ufficiale che lavora ormai da dieci anni in un “mondo militare” non sempre “aper- to” alle dinamiche femminili e che solo negli ultimi decenni è riu- scito a rinnovarsi e a trovare nell’energia femminile voglia di vero cambiamento. Ma l’esperienza del mio lavoro e soprattutto la mia esperienza per- sonale conferma ogni giorno quanta energia scorra nel corpo e nella testa di una donna. Allorquando l’Assessore Stancati ha voluto farmi dono di questa bel- lissima esperienza consistente nel voler lasciare traccia indelebile su un foglio del pensiero maschile sulla figura femminile, il mio pensie- ro si è subito catapultato sulle figure per eccellenza che un uomo ha nella propria vita: la Mamma e la moglie che diventa Mamma. Ammetto che è veramente difficile trasformare in parole le sensazio- ni e i sentimenti che ti provengono dal profondo del cuore. È bene precisare che questo scritto non vuole essere una “mitizzazione” della Donna , bensì uno stimolo per la figura femminile a compren- dere quanto sia indispensabile in questo Mondo. Una donna, una mamma, è energia allo stato puro, è forza, è vitalità, è espressione di amore vero ed incondizionato. La mamma, in una parola sola, è Vita. Ho avuto la fortuna di assistere al parto del mio adorato figlio; in quei momenti ti sfiora il pensiero di quanto mariti e compagni siano inutili, impotenti e molto probabilmente anche di intralcio, soprat- tutto quando danno consigli su quale sia la migliore posizione per partorire. Certo, si dirà che anche la sola “presenza” è importante, ma la verità è che non possiamo fare proprio nulla di concreto né per alleviare il dolore né per essere d’aiuto. 45
Ma è proprio in quei momenti che comprendi quanto la Donna sia forte e indispensabile. Sì, perché è proprio di questo che si parla, di un’energia fluida, che genera e “partorisce” quotidianamente strate- gie funzionali e una capacità di adattamento alla vita che noi uomini siamo solo capaci di immaginare. La donna è assimilabile ad un “giocoliere”, perché fa andare avanti le palline lanciandole e rilanciandole senza far cadere nulla. Quel- lo che riesce a fare una donna in una giornata, un uomo lo fa in una settimana! E mi soffermo a pensare a quelle donne che, pur diventando mamme e pur essendo mogli, non abbandonano la loro affermazione sociale non in termini competitivi ma in termini di ef- ficienza e determinazione. Potere inestimabile delle donne, un esserci sempre per donarsi gra- tuitamente a quanto di più caro un essere umano può conoscere, suo figlio. Perché mamme non si nasce, si diventa, in un percorso lento che vede l’uomo spettatore di un processo che genera Vita e si alimenta di Vita stessa. E qui, in questo delicato passaggio verso la maternità, il femminile esplode in tutta la sua forza risveglian- do competenze antiche che necessitano di essere condivise. Perché quando le mamme si uniscono e si abbracciano, il mondo intero si ferma a osservare questa esplosione di energia creativa e positiva che nutre. Care donne, sappiatevi riscoprire nella vita allo stesso modo di come fate nella famiglia; sappiatevi prendervi per mano per seguire nuovi percorsi. Potere dell’alleanza di un femminile che si apre all’acco- glienza delle proprie fragilità, che non le giudica, ma anzi le utilizza come risorse per generare Donne sempre più consapevoli. E allora è proprio vero che “il mondo è delle Donne, ma loro ancora non lo sanno”. Capitano Enrico Fiorenza Comandante Compagnia Guardia di Finanza di Foligno 46
La natura chiama lei Freestyle Lyrics Donna, da quanto tempo non guardo i tuoi occhiSostieni il tempo e lo spazio con le tue mani fortiTu sei la madre che non dorme la notte E così le notti chiare fanno compagnia alle donneNon senti l’affanno, non ti congeli dal freddoIl costo della vita è alto e tu lo reggi dentroOh donna hai insegnato in silenzio a tutti noi piccoliChe il mondo è sempre grande, grande quanto i tuoi lividiIn questo spazio immenso, fatto di uomini piccoli, Senza cultura e donne conteremmo due spiccioli Donna e coltura, donna e arte culinaria In questo mondo non c’è uomo che riesca a uguagliarla Rit. Questa esistenza difficile migliora sempre vicino a leiNon c’è più un giorno fragile, rinvigorisce se c’è leiLa Terra è donna, è semplice, non c’è più un giorno senza un “lei” E in questo mondo freddo la NA-TU-RA chiama lei Chimica, botanica, fisica e architettoE medica i suoi figli fragili sotto il suo tettoE questa donna grande, sotto una pioggia di grandine,Ci salverà le piante, dopo una doccia di lacrimeRaccoglieremo i frutti in una borsa capienteUn mondo senza rifiuti, salvaguardiamo l’ambienteNon solo una donna, non solo una mammaNon solo un’amica quando un problema chiama Noi uomini siamo grandi al fianco di una donnaSe isolati o divisi è il pericolo che dominaSiamo pronti alla vita, quando è lei che coordinaUn grazie a chi la dona e un grazie a chi sempre la loda Rit. Questa esistenza difficile migliora sempre vicino a leiNon c’è più un giorno fragile, rinvigorisce se c’è leiLa Terra è donna, è semplice, non c’è più un giorno senza un “lei” E in questo mondo freddo la NA-TU-RA chiama lei
Donna, da quanto tempo non guardo i tuoi occhiSostieni il tempo e lo spazio con le tue mani fortiIn questo spazio immenso, fatto di uomini piccoli,Senza cultura e donne conteremmo due spiccioliNoi uomini siamo grandi al fianco di una donnaSe isolati o divisi è il pericolo che dominaSiamo pronti alla vita, quando è lei che coordinaRaccoglieremo i frutti in una borsa capienteUn mondo senza rifiuti, salvaguardiamo l’ambienteNon solo una donna, non solo una mammaNon solo un’amica quando un problema chiamaUn grazie a chi la dona e un grazie a chi sempre la loda Rit. Questa esistenza difficile migliora sempre vicino a lei. Non c’è più un giorno fragile, rinvigorisce se c’è leiLa Terra è donna, è semplice, non c’è più un giorno senza un “lei” E in questo mondo freddo la NA-TU-RA chiama lei. Freestyle Lyrics: Anton Hoti Beatbox: Riccardo CretaVocals: Arianna Colia, Natalia Borruso Musica e arrangiamenti: Leonardo Grandoni 48
LA NATURA CHIAMA LEI (brano musicale) Concorso “Donne per le donne” a.s. 2014-2015 indetto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica. Lyrics Hoti Anton, beatbox Creta Riccardo, vocals Colia Arianna, Borruso Natalia, proget- to grafico Di Biase Gloria, musica e arrangiamenti di Leonardo Grandoni.
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TERRA E DONNA – CHI SI NUTRE DELLA VARIETÀ DELLE CULTURE GENERA PENSIERI E COMPORTAMENTI SANI E PIÙ RESPONSABILI. (manifesto) Menzione speciale Concorso “Donne per le donne” a.s. 2014-2015, Di Carlo Isabella e Finamonti Sara classe 5°A indirizzo Serv. Comm. Promozione Commerciale e Pubblici- taria e V.P. classe 2° indirizzo Servizi Socio-Sanitari, indetto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
Uno scatto in avanti per una società più giusta Il Comune di Foligno è sempre stato particolarmente attento alle po- litiche di genere e al drammatico fenomeno della violenza contro le donne. Negli ultimi tempi, sono state tante e rilevanti le iniziative promosse per sensibilizzare i cittadini su questi temi e per diffondere la cultura della parità tra i generi. Quest’anno, c’è stato uno scatto in avanti nel modo scelto per celebrare la “Giornata internazionale della donna”: chiedere ad alcuni uomini, rappresentativi della nostra realtà, di parlare dell’universo femminile e del suo ruolo nella società. Un punto di vista diverso, che consente di aprire riflessioni e prospettive nuove. Se, infatti, vogliamo comprendere sino in fondo il fenomeno della violenza di genere, o arrivare a una reale affermazione dei diritti delle donne, serve un approccio culturale nuovo, teso a cambiare mo- delli consolidati e luoghi comuni. E, perché ciò accada, è necessario che gli uomini prendano la parola in prima persona e che si battano insieme alle donne perché ci siano pari opportunità, parità di diritti e di doveri e si arrivi così a costruire una società più giusta, che faccia delle differenze una ricchezza e non un problema. L’intervento educativo è lo strumento principale che abbiamo a disposizione per contrastare gli stereotipi, per promuovere la giu- sta visione della donna nella società. Occorre investire di più nelle politiche educative, promuovere nuove forme di dialogo fra uomi- ni e donne, agire soprattutto nelle scuole e nella comunicazione pubblica che spesso offre una rappresentazione distorta e offensiva dell’universo femminile. Basti pensare a come viene affrontato il fe- nomeno della violenza, quasi sempre descritto come una minaccia proveniente dall’esterno, magari frutto di patologia o espressione arretratezza culturale, come opera di criminali o maniaci, mentre i femminicidi vengono semplicemente bollati come “dramma del- la gelosia”, “follia omicida”, “delitti passionali”. La rappresentazione pubblica della violenza di genere viene sostanzialmente etichettata 53
come frutto di un disordine prodotto da eventi eccezionali, quasi mai vengono chiamate in causa le dinamiche relazionali fra uomini e donne, mentre è proprio qui l’origine di questo drammatico fenome- no. Anche le campagne pubblicitarie o mediatiche contro la violenza sulle donne mostrano, quasi sempre, solo le vittime, intese come soggetti deboli, mentre raramente vengono resi visibili gli autori del- la violenza. La violenza di genere invece riguarda tutti, in particolare gli uomini e va affrontata attraverso un approccio culturale nuovo, fondato sul rispetto. Per arrivare a una società più giusta, in cui sia concreta la parità tra i generi, la politica ha una grande responsabilità: dobbiamo agire per migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle donne, per con- sentire davvero libertà, autonomia e autodeterminazione, facilitando l’accesso a lavoro e carriera, ridisegnando il welfare, agendo sui servizi e promuovendo la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro. In questo quadro, è fondamentale il contributo e la determinazione delle donne: per costruire una comunità migliore, abbiamo bisogno di una maggiore presenza delle donne nella società e di un loro rinnovato impegno sul piano politico, sociale e culturale. A Foligno questo percorso è stato avviato da tempo e sta dando buoni frutti. Nando Mismetti Sindaco di Foligno 54
Foligno, 8 marzo 2015 In questo giorno di celebrazione del ruolo, del coraggio, della deter- minazione e dei successi della Donna, anche come ginecologo, sem- pre a contatto della sua salute riproduttiva, mi è immediato pensare alla gravidanza ed al parto che, nella naturalità delle cose, rendono la Donna straordinariamente forte e pronta ad affrontare con deter- minazione le tante difficoltà. È anche la biologia della Donna, sia in età riproduttiva che non, a renderla atta a fronteggiare nella maniera migliore la quotidianità della vita con tutti i problemi da risolvere e a renderla sempre forte, pratica e logica anche in situazioni estreme. Ed in una società dove il valore della Donna è oramai da tempo ricono- sciuto, emerge sempre più la debolezza dell’Uomo nei suoi confronti, Uomo portato troppo spesso a discriminarla ed opprimerla. Ne è l’e- sempio più eclatante la violenza contro le donne, oramai riconosciuto universalmente anche come un problema di salute pubblica e da cui consegue la necessità di promuovere e tutelare il Diritto alla salute della Donna. Ed anche il ginecologo, il medico della Donna, tra gli operatori sanitari a lei il più vicino e con maggior possibilità di rico- noscere il problema violenza, non può in alcun modo tirarsi indietro di fronte alla gravità di questo fenomeno; il ginecologo può anch’esso influire in modo determinante con un doveroso piano di azione nella costruzione di un percorso di accoglienza e supporto per la Donna vittima di violenza, offrendo una concreta risposta ove si renda ne- cessaria ed integrandosi con altri operatori come psicologi, assistenti sociali, autorità giudiziaria. Dimostriamo, sempre e non solo oggi, la nostra gratitudine alla Donna, per i fondamentali contributi da Lei resi alla Comunità, alla Famiglia, ai Figli ! Pier Luca Narducci Responsabile Ostetricia e Ginecologia Nuovo Ospedale San Giovanni Battista di Foligno 55
Le donne si fanno strada Parlare delle donne, per un uomo, specie quando si rivestono in- carichi pubblici o “visibili” è difficile: si tratta di un terreno a volte impervio. Il motivo di questa difficoltà sta nell’orpello culturale, quasi genetico – una sorta di peccato originale - che i maschi si portano dentro poi- ché cresciuti (non voglio naturalmente utilizzare il termine educati) in una società innegabilmente maschilista e che ancora oggi non si è liberata dai suoi antichi retaggi di genere. Sento quasi una colpa o una specie di complesso nel dover dichia- rare di non essere in grado di parlare delle donne in modo davvero scevro dai luoghi comuni, dai pregiudizi, da magari involontarie e malaugurate discriminazioni che, ahimè, hanno fatto da terreno di cultura fin dalla nascita alla maggior parte di noi. Un uomo, seppur aperto, magari colto, di sani principi, volenteroso, finché non sarà libero dai pregiudizi nei confronti delle donne non sarà neppure libero di parlarne; ci cascherà sempre, prima o poi, magari con una battuta che, in quanto tale, è spesso considerata innocente, ma che davvero innocente non è. Con questa premessa non voglio mettere le mani avanti ma solo chiedere scusa se scriverò qualche cosa che possa apparire ovvio o peggio paternalista nell’accingermi a trattare con la più che deside- rata schiettezza questo tema. Mi occupo di economia, fin dall’inizio del mio lavoro. Una delle questioni con cui mi sono sempre volentieri confrontato è proprio legata al ruolo delle donne nell’economia pubblica e privata. Ho una convinzione, che forse deriva dai miei trascorsi studi della biologia e della vita per “come essa è”: la diversità, quindi anche 57
quella di genere, offre per definizione “ricchezza” e, dunque, la mas- sima opportunità di soluzione dei problemi di sviluppo, di avanza- mento, di progresso. Il vero “pozzo di San Patrizio” dell’umanità è tutto racchiuso nelle diversità di cui essa è composta. Mi sono sempre chiesto perché l’Homo Economicus, il maschio che gestisce le aziende, le dirige, le governa e che ha occupato il mag- gior numero di posti di comando, anche in termini di qualità, non abbia mai veramente preso nella dovuta considerazione l’enorme potenzialità insita nelle differenze di genere. Attraverso una certa (a volte sottile ma spesso anche becera e grossolana) forma di margi- nalizzazione si sono in realtà perse tante opportunità, tante risorse. Le possibilità di trovare soluzioni ai problemi, idee per progredire e innovazioni sono molto maggiori in presenza di una interazione tra i generi piuttosto che nell’appannaggio di uno solo. Cinicamente abbiamo volutamente e volontariamente ridotto le no- stre possibilità di scelta. Ancor più cinicamente ci siamo negati for- me ampie di intellettualità disponibile e capace, così riducendo le possibilità di successo dei progetti di crescita e diminuendo la qua- lità degli stessi fattori di produzione. È un po’ quello che è successo per i giovani, anch’essi emarginati da una società che oltre ad essere maschilista è adulto-centrica; una società che si è auto-negata enormi potenzialità, preferendo disco- noscere ai giovani e alle donne la possibilità di partecipare piuttosto che rinunciare ai propri privilegi di maschi adulti. Nel mio lavoro ho sempre potuto vantare un lusso: la voglia di col- laborare e, soprattutto, saper delegare senza pregiudizi a donne e giovani parte delle mie responsabilità e quasi in ogni caso, grazie al valore positivo e molto selettivo della fiducia, unito al valore del disinteresse nel formare (alla formazione dei miei collaboratori mi sono sempre dedicato quasi senza limiti) ho avuto grandi soddisfa- zioni, sorprese, risultati eccellenti e un enorme vantaggio competiti- vo sui miei “simili” (superiori, colleghi, soci) che magari si facevano 58
tentare da qualche pregiudizio, scarsa generosità, modico senso del- la fiducia e della delega. Anteporre la paura per le ombre che i tuoi colleghi e collaboratori ti possono creare alla contentezza per le luci che riesci ad accendere intorno a te, che illuminano anche il tuo lavoro e le tue stesse ca- pacità, è un errore per chiunque aspiri al ruolo di leader. Per non parlare di coloro che cercano avanzamenti solo attraverso le note e più diffuse “vie traverse”, per cui si divide il mondo in amici e nemi- ci, appartenenza o meno ad una tribù, in barba a capacità personali, competenze, autonomia, flessibilità. Vi siete mai chiesti perché alla crisi stanno sfuggendo più rapida- mente i paesi anglosassoni e scandinavi, dove questi retaggi sono ormai praticamente morti? Una delle motivazioni su cui riflettere è senz’altro questa! Devo dare atto, però, di un nuovo quasi sorprendente impegno della politica e del governo italiano a muoversi verso modelli meritocratici dove giovani e donne, e più in generale il concetto di parità tra i ses- si, sono tenuti in grande considerazione, aprendo la strada ad una nuova cultura di genere. Ciò in futuro ci dovrà portare a compiere un nuovo qualificante passo in avanti per considerare unicamente il valore dell’individuo, indipendentemente dal genere. In un quasi sconosciuto film di Aldrich del 1959 (Le colline dell’odio, interpretato da Robert Mitchum) il protagonista diceva di non esse- re mai riuscito ad odiare o ad amare un genere (o in generale) ma piuttosto un individuo. Da qualche tempo affronto un settore dell’economia legata ai servizi e alle grandi infrastrutture pubbliche, alla necessità di mobilità e di connessione che vede nella viabilità uno dei suoi principali strumenti. Si tratta di un ambiente tipicamente maschile: ingegneri e progetti- sti, geologi, geometri, direttori lavori e capicantiere. Tutti maschi. O quasi. Un fenomeno che, se dio vuole, si sta poco alla volta ricon- vertendo. Se infatti ha un senso che nei lavori di cantiere si impieghino nella maggior parte uomini che mettono nel proprio curriculum la forza 59
fisica e certe doti di resistenza tipiche del genere e al genere maschi- le consone per natura, non ha invece alcun senso che le professio- nalità di progettazione, calcolo, programmazione, gestione, direzio- ne e sorveglianza siano appannaggio degli uomini. Ho potuto considerare con piacere che proprio il progetto di cui mi occupo sia in parte innovativo anche per questo. L’azienda Quadrilatero Marche-Umbria annovera infatti circa un quarto di donne tra i propri collaboratori dell’area Alta Sorveglianza, incaricata della vigilanza sulla progettazione e sulla esecuzione dei lavori; in particolare due ingegnere e una geologa, tra l’altro respon- sabili della sicurezza e del monitoraggio ambiente. Sul totale dipendenti, invece, le donne sono un terzo delle risorse umane; non mi piace certo chiamarle quote rosa ma ne rilevo la rel- ativa consistenza di settore. Visto che si parla di strade e di progresso si può dire che le donne si stanno facendo strada ma non è certo merito nostro, è solo merito loro. Guido Perosino Presidente Quadrilatero Marche-Umbria S.p.A. 60
questo lo chiami amore? 88 88 8 25 nOVEMBRE 2013 Nulla è più prezioso dell'indipendenza e della libertà Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne
E QUESTO LO CHIAMI AMORE? (manifesto) Primo premio scuole secondarie di II grado Concorso “Mia o di nessun altro” su stalking e femminicidio, indetto dalla Croce Rossa Umbra, a.s. 2013-2014, Torretti Scharon classe 4°B indirizzo Grafico Pubblicitario.
Il vero rispetto Donare mimose costituisce il rimedio retorico di una società maschi- lista che prova a scaricarsi la coscienza. Peccato che l’otto di marzo i venditori improvvisati di questi fiori raddoppino i prezzi con la stes- sa scaltrezza dei pusher di ombrelli, che spuntano come le lumache nei giorni di pioggia. Siamo figli di una società distratta e fin troppo liquida che ha ereditato ben poco dal disusato feticcio femminista. Del femminismo rimane solo il bombardamento politicamente cor- retto di quanti invocano – sebbene giustamente – le donne al gover- no o nei ruoli chiave delle istituzioni. Questo succede più che altro in Italia. È curioso che, a distanza di tanti anni dalla nascita dei movimenti per i diritti delle donne, nella patria di Lisistrata, la Grecia, il rivoluziona- rio conservatore Alexi Tsipras non si sia circondato di loro. Spesso la donna possiede, in politica come nei ruoli dirigenziali, qualità mag- giori rispetto all’uomo. Lo dimostra Angela Dorothea Merkel, che dal 2005 detta legge all’Europa, dall’alto della sua carica di Cancelliere della Germania. Eppure in Italia più che per le innegabili capacità, le donne chiedono di essere valutate secondo una prestabilita quota rosa, come se si trattasse di una questione di numeri, di doverosa parità. È così che riaffiorano il malinteso e il malcontento dell’antico ragio- nare femminista, mentre il matrimonio gay ruba loro la scena, per- ché la politica rivendica sempre nuove frontiere in tema di battaglia sui diritti, specialmente ora che l’indifferenziazione sessuale è eletta a ideologia. Nel mare magnum dei diritti tutto si annacqua, diventando spunto per i social network. Tutto si fa schiamazzo indignato, che mira a una difesa dall’alto con la conseguente imposizione di una regola, quella della parità di genere nelle liste elettorali. È così che l’8 marzo diventa giornata commemorativa, museale, ap- 65
punto, compravendita di mimose. L’ipocrisia e la retorica servono a ricordarci che al femminismo delle origini (inteso come sacrosanta rivendicazione dei diritti della donna, ma anche come storytelling ideologico) è subentrato un femminismo di Stato. Un femminismo dei numeri. Qualcosa di simile accadde con l’arca di Noè, ma in quel caso la parità di genere fu imposta dal ruolo naturale e inevitabile assegnato alla donna da chiunque l’abbia creata. Nel carosello delle banalità, che in fondo nascondono sempre un po’ di verità, fa tendenza af- fermare che le donne andrebbero onorate sempre e non un solo giorno. Lo si sente in giro, lo si legge nei social. Se l’auditorio è del genere naïf, e spesso lo è, questa verità rivelata costituisce garanzia di larga approvazione. Quanto al rametto di mimosa, fiore molto evocativo tuttavia maleodorante, può accadere che se lo regali hai la coda di paglia o nella migliore delle ipotesi ti stai nascondendo dietro uno scontato formalismo. Se non lo regali ti additano come uno sgradevole maschilista. In tema di parità sessuale siamo ancora all’età della pietra. Quello che stupisce è che tale parità si possa ottenere attraverso le leggi, e che, invece, non provenga da una rivoluzione interiore, collettiva, condivisa, delle quotidiane abitudini. Nondimeno la società ha pre- so finalmente atto dei diritti sacrosanti della donna. È ormai lontano lo spettro di antichi ricordi, quando le donne dovevano lottare per affermare la pari dignità tra i due sessi, dignità che oggi nessuna ra- gazza europea sente realmente messa in discussione. Ma il confine tra dignità e diritti è ancora incerto, mentre il rispetto, quello vero, non si acquisisce in ambito legale. Avv. Giovanni Picuti
Il femminile e il maschile in ognuno di noi L’incantevole favola d’Amore di E. Hesse (1923), cui di seguito vengono proposte alcune parti, ci invita a riflettere sul mistero della vita e sulla nostra esistenza, in particolare sul femminile e il maschile in ognuno di noi. Appena giunto in paradiso Pictor si trovò dinnanzi ad un albero che era insieme uomo e donna. Pictor salutò l’albero con riverenza e chiese: “Sei tu l’albero della vita?”. Ma quando, invece dell’albero, volle rispondergli il serpente, egli si voltò e andò oltre. Era tutt’oc- chi, ogni cosa gli piaceva moltissimo. Sentiva chiaramente di trovarsi nella patria e alla fonte della vita. E di nuovo vide un albero, che era insieme sole e luna. Pictor chiese: “Sei tu l’albero della vita?. Il sole annuì e rise, la luna annuì e rise. Fiori meravigliosi lo guardavano, con una moltitudine di colori e di luminosi sorrisi, con una moltitudine di occhi e di visi (...). Pictor divenne albero. Penetrò con le radici nella terra, si allungò verso l’alto, foglie e rami germogliarono dalle sue membra. Era mol- to contento. Con fibre assetate succhiò nelle fresche profondità della terra e con le foglie sventolò alto nell’azzurro. Insetti abitavano nella sua scorza, ai suoi piedi abitavano il porcospino e il coniglio, fra i suoi rami gli uccelli. L’albero Pictor era felice e non contava gli anni che passavano. Passarono molti anni prima che si accorgesse che la sua felicità non era perfetta. Solo lentamente imparò a guardare con gli occhi d’albero. Finalmente poté vedere, e divenne triste. Vide, infatti, che intorno a lui e nel paradiso gran parte degli esseri si trasformava assai spesso, che tutto anzi scorreva in un flusso in- cantato di perenni trasformazioni. Vide fiori diventare pietre prezio- se, o volarsene via come folgoranti colibrì (…). Lui, invece, l’albero Pictor, rimaneva sempre lo stesso, non poteva più trasformarsi. Dal momento in cui capì questo, la sua felicità se ne svanì: cominciò ad invecchiare e assunse sempre più quell’aspetto stanco, serio e afflit-
to, che si può osservare in molti vecchi alberi (…). Quando l’albero Pictor scorse la fanciulla, lo prese un grande strug- gimento, un desiderio di felicità come non gli era ancora mai accadu- to. E allo stesso tempo si trovò preso in una profonda meditazione, perché era come se il suo stesso sangue gli gridasse: “Ritorna in te! Ricordati in questa ora di tutta la tua vita, trovane il senso, altrimenti sarà troppo tardi, e non ti sarà più data alcuna felicità”. Ed egli ubbi- dì (…). L’albero tremò silenzioso fin nelle radici, tanto intensamente raccoglieva in sé ogni forza vitale, proteso verso la fanciulla, in un ardente desiderio di unione (…). La bella fu presa, svanì e divenne tutt’uno con l’albero, si affacciò al suo tronco come un robusto giovane ramo che rapido si innal- zò. Ora tutto era a posto, il mondo era in ordine, solo ora era stato trovato il paradiso, Pictor non era più vecchio albero intristito, ora cantava forte Pictoria, Vittoria. Era trasformato. E poiché questa volta aveva raggiunto la vera, l’eterna trasformazione, perché da una metà era diventato un tutto, da quell’istante poté continuare a trasformar- si, tanto quanto voleva. Incessantemente il flusso fatato del divenire scorreva nelle sue vene, perennemente partecipava della creazione risorgente ad ogni ora (…). In ogni forma però era intero, era una coppia, aveva in sé luna e sole, uomo e donna, scorreva come fiume gemello per le terre, stava come stella doppia in cielo. È difficile comprendere e spiegare aspetti del nostro misterioso e affascinante mondo interiore, caotico, in perenne trasformazione, manifestazione della nostra vita, a cui l’essere umano vorrebbe dare un senso. La scienza psicologica, soprattutto nell’ultimo periodo storico, ha dato un grosso contributo nel far luce sul funzionamento delle di- namiche interne che accompagnano la persona nel suo processo d’individuazione. Il Sé dell’individuo, inteso come processo permanente di adattamen- to creativo dell’uomo al proprio ambiente, è in continua crescita e tende all’integrazione delle sue varie parti, comprese quelle maschili e femminili, con la finalità di diventare naturalmente unico in ciò di cui era in potenza (realizzazione del Sé), così come un albero, 68
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