Percorsi di teoria e comparatistica letteraria - a cura di Stefania Sini e Franca Sinopoli - Facoltà di ...

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Percorsi di teoria
e comparatistica
        letteraria
          a cura di Stefania Sini
               e Franca Sinopoli
© 2021 Pearson Italia, Milano – Torino

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Realizzazione editoriale: Andrea Astolfi
Redazione: Maria Diletta Strumolo
Grafica di copertina: Maurizio Garofalo
Immagine di copertina: olehphotographer / 123RF
Materiali digitali a cura di Federico Pianzola
Stampa: Tip.Le.Co. - San Bonico (PC)

ISBN 9788891910165

Printed in Italy

1a edizione: febbraio 2021

Ristampa                          Anno
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Sommario

             Prefazione. Il compito della critica          IX
             di Stefania Sini e Franca Sinopoli

Parte 1 I fondamenti della letteratura
Capitolo 1 L’esperienza della letteratura                   3
             di Stefania Sini e Stefano Ballerio
       1.1 Sintesi dell’immaginario                         4
             di Stefania Sini
       1.2 Stare al gioco: finzionalità e interpretazione   12
             di Stefano Ballerio
             Per saperne di più                            18
             Bibliografia                                   19

Capitolo 2 I generi letterari                              23
             di Stefano Ballerio
       2.1 Sul concetto di genere letterario               24
       2.2 Storicità dei generi letterari                  27
       2.3 Generi e ricezione                              30
             Per saperne di più                            31
             Bibliografia                                   31

Capitolo 3 L’autore                                        33
             di Roberto Talamo
       3.1   L’intenzionalità                              34
       3.2   La critica biografica                          40
       3.3   L’autobiografia                                43
       3.4   L’io nella prosa contemporanea                49
             di Filippo Pennacchio
             Per saperne di più                            54
             Bibliografia                                   54
IV   Sommario

 Capitolo 4 L’opera                                                   57
              di Stefania Sini, Alessandra Diazzi e Roberto Talamo
        4.1 Forma, formalismo, formalismi                             58
              di Stefania Sini
        4.2 Strutturalismo                                            70
              di Stefania Sini
        4.3 La critica stilistica                                     77
              di Alessandra Diazzi
        4.4 La critica psicoanalitica                                 87
              di Alessandra Diazzi
        4.5 Dispositivo                                               97
              di Roberto Talamo
              Per saperne di più                                     103
              Bibliografia                                            105

 Capitolo 5 Il personaggio                                           113
              di Stefano Ballerio
        5.1   Introduzione                                           114
        5.2   C’è qualcuno                                           114
        5.3   La caratterizzazione                                   116
        5.4   Identità e dialogismo                                  122
        5.5   Le possibilità dell’esistenza                          125
              Per saperne di più                                     128
              Bibliografia                                            129

 Capitolo 6 Il lettore                                               131
              di Laura Lucia Rossi
        6.1 La ricezione del testo                                   132
        6.2 Indeterminatezza del testo e ruolo del lettore           136
        6.3 Perché leggiamo?                                         141
              Per saperne di più                                     146
              Bibliografia                                            147
Sommario     V

Parte 2 Spazi e strumenti della critica
Capitolo 7 La narrativa                                           151
             di Filippo Pennacchio
       7.1   Introduzione                                         152
       7.2   L’importanza degli eventi                            155
       7.3   I personaggi e il loro mondo interiore               159
       7.4   C’è qualcuno che racconta                            162
       7.5   La centralità del lettore                            169
       7.6   I confini del racconto                                173
             Per saperne di più                                   176
             Bibliografia                                          176

Capitolo 8 Retorica e argomentazione                              179
             di Stefania Sini
       8.1   Che cos’è la retorica                                180
       8.2   Retorica e logica                                    183
       8.3   Le articolazioni della griglia retorica              188
       8.4   Topica                                               189
       8.5   Luoghi della memoria                                 195
       8.6   Trasporti                                            204
             Per saperne di più                                   212
             Bibliografia                                          213

Capitolo 9 La poesia                                              217
             di Paolo Giovannetti
       9.1   Generi / Enunciazione                                218
       9.2   Tradizioni / Forme                                   226
       9.3   Funzione / Temi                                      240
       9.4   Dispositivi / Lettori                                249
             Per saperne di più                                   256
             Bibliografia                                          257
VI   Sommario

Parte 3 Letteratura comparata
Capitolo 10 Cronotopia di un campo disciplinare complesso                              261
              di Franca Sinopoli
       10.1 Perché “cronotopo”?                                                         262
       10.2 Il tempo: la storia comparata della letteratura                             263
       10.3 Lo spazio: il concetto di letteratura mondiale                              271
              Per saperne di più                                                        283
              Bibliografia                                                               283

Capitolo 11 Imagologia transculturale                                                  287
              di Nora Moll
       11.1 L’imagologia: definizione e campo d’azione                                    288
       11.2 La metodologia imagologica                                                   295
       11.3 Dall’alterità distante all’alterità intima: per un’imagologia transculturale 303
              Per saperne di più                                                        310
              Bibliografia                                                               311

Capitolo 12 Traduzione e transmedialità                                                315
              di Franco Nasi e Marina Guglielmi
       12.1 Traduzione e traduzioni                                                     316
              di Franco Nasi
       12.2 Perché una storia della traduzione                                          319
              di Franco Nasi
       12.3 Riflessioni sul tradurre                                                     321
              di Franco Nasi
       12.4 Studi sulla traduzione e letteratura comparata                              326
              di Marina Guglielmi
       12.5 Dalla traduzione alla transmedialità                                        328
              di Marina Guglielmi
              Per saperne di più                                                        333
              Bibliografia                                                               333

Capitolo 13 Letteratura, cinema e media                                                337
              di Andrea Minuz
       13.1   La letteratura nell’epoca della cultura convergente                       338
       13.2   Transmedia storytelling                                                   341
       13.3   Dall’adattamento alla narrazione espansa                                  344
       13.4   Narrazione letteraria e audiovisiva                                       347
Sommario    VII

        13.5 L’immagine in letteratura e la cultura visuale                351
        13.6 Letteratura, new media, social reading                        353
        13.7 Nuova oralità, cinema, enunciazioni transmediali              355
               di Paolo Giovannetti
               Per saperne di più                                          359
               Bibliografia                                                 360

Parte 4 Confini e metamorfosi del testo
Capitolo 14 Antropologia e letteratura                                     367
               di Massimo Bonafin
        14.1   Ogni testo è testo dell’uomo                                368
        14.2   Dialettica di differenze e somiglianze                      371
        14.3   Passato e futuro della cultura nei testi                    376
        14.4   Letteratura come esperimento mentale                        381
               Per saperne di più                                          384
               Bibliografia                                                 384

Capitolo 15 Narrazioni tra medicina e letteratura                          387
               di Mariarosa Loddo
        15.1   Contatti tra discipline                                     388
        15.2   Medicina e postmodernità                                    390
        15.3   Narrazioni in pratica                                       393
        15.4   La competenza narrativa                                     396
        15.5   Autobiografia e malattia                                     400
        15.6   Miti e identità in patografie                                403
               Per saperne di più                                          407
               Bibliografia                                                 408

Capitolo 16 Gli spazi della letteratura                                    411
               di Giulio Iacoli
        16.1   La letteratura verso la geografia                            412
        16.2   Dalla geografia letteraria alla geocritica                   416
        16.3   Specializzazioni del discorso: paesaggio                    420
        16.4   Ampliamenti del campo d’indagine                            423
               Per saperne di più                                          428
               Bibliografia                                                 429
VIII   Sommario

Capitolo 17 Intersezionalità e critica letteraria: questioni di metodo 433
                di Caterina Romeo
         17.1   Che cos’è l’intersezionalità?                                     434
         17.2   La metodologia intersezionale applicata alla critica letteraria   440
         17.3   Due casi di studio                                                444
         17.4   Conclusione                                                       451
                Per saperne di più                                                452
                Bibliografia                                                       454

Capitolo 18 Studi di genere e saperi delle donne: una questione
            di canone                                                             457
                di Monica Cristina Storini
         18.1   Derive millenaristiche                                            458
         18.2   Presupposti teorici                                               461
         18.3   Sul canone letterario e le donne                                  467
         18.4   Conclusioni                                                       471
                Per saperne di più                                                474
                Bibliografia                                                       474

Capitolo 19 La letteratura e il digitale: rappresentazione, analisi,
            comunicazione                                                         477
                di Fabio Ciotti e Federico Pianzola
         19.1 Introduzione                                                        478
                di Fabio Ciotti
         19.2 Metodi computazionali e critica letteraria                          479
                di Fabio Ciotti
         19.3 Le nuove testualità digitali                                        488
                di Federico Pianzola
                Per saperne di più                                                494
                Bibliografia                                                       494

                Indice dei nomi                                                    497
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                    CAPITOLO

               17
                                              Intersezionalità
                                              e critica letteraria:
                                              questioni di metodo
                                              In questo capitolo:
                                              • introdurremo il concetto di intersezionalità, spiegheremo
                                                che cos’è e in che contesto nasce la necessità di un approc-
                                                cio di analisi intersezionale
                                              • ricostruiremo l’origine dell’approccio teorico e metodolo-
                                                gico intersezionale, facendola risalire ai movimenti femmi-
                                                nisti neri statunitensi della fine degli anni Sessanta e al fem-
                                                minismo “of color”
                                              • osserveremo che il termine è stato coniato in campo giu-
                                                ridico e analizzeremo il caso legale di riferimento
                                              • mostreremo il modo in cui una metodologia che proviene
                                                dagli studi femministi e dagli studi critici sulla razza può di-
                                                ventare uno strumento della critica letteraria, sottolinean-
                                                do allo stesso tempo l’importanza di non depotenziarla dal
                                                punto di vista sociale e politico
                                              • proporremo alcuni esempi di analisi intersezionale di testi
                                                letterari per mostrare come questa metodologia, nata nel
                                                contesto delle scienze sociali, possa essere utilizzata nella
                                                critica letteraria

       di Caterina Romeo
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             434     17 – Intersezionalità e critica letteraria: questioni di metodo

                                    17.1         Che cos’è l’intersezionalità?
             Necessità della        L’intersezionalità costituisce uno dei contributi più significativi dal
             metodologia            punto di vista politico, teorico e metodologico offerto dalle femmi-
             intersezionale
                                    niste “non bianche” e di terza ondata per lo sviluppo di un approc-
                                    cio, utilizzabile in diversi ambiti disciplinari e campi del sapere, che
                                    si interroghi sulla disomogeneità dei soggetti culturali, sociali e po-
                                    litici, sui diversi livelli di oppressione che le singole donne e i diversi
                                    gruppi di donne subiscono, e sulla necessità di considerare l’intera-
                                    zione delle diverse oppressioni. La pratica dell’intersezionalità – che
                                    precede di molto l’utilizzo del termine stesso – nasce nell’ambito
                                    dei movimenti femministi neri statunitensi e si consolida poi attra-
                                    verso gli studi di genere, gli studi critici sulla razza1, gli studi gay e
                                    lesbici e gli studi postcoloniali, solo per citare i principali. Come è
                                    noto, il femminismo di prima ondata (caratterizzato in generale dai
                                    movimenti per l’ottenimento del diritto di voto, ma non solo) e so-
                                    prattutto il femminismo di seconda ondata (che dalla fine degli anni
                                    Sessanta ha visto i movimenti delle donne rivendicare una sostan-
                                    ziale parità di genere) si erano concentrati sull’oppressione delle
                                    donne nelle società patriarcali, senza prendere però in considerazio-
                                    ne il fatto che non tutte le donne (e i gruppi di donne) sono (state)
                                    discriminate allo stesso modo.
             Messa in                    Presupporre l’esistenza di un soggetto donna universale vuol dire
             discussione            di fatto non tenere conto di tutte le molteplici oppressioni che hanno
             del soggetto donna
             universale             agito in modo simultaneo a quella di genere, di cui le donne del pas-
                                    sato e del presente sono state e sono vittime. È importante sottoli-
                                    neare che la pratica intersezionale non si limita a contrastare l’idea
                                    che la discriminazione di genere sia esperita da tutte le donne nello
                                    stesso modo e a teorizzare l’esistenza di una molteplicità di oppres-
                                    sioni, ma afferma anche l’importanza di considerare che gli assi di
                                    dominio (classe, razza, colore, orientamento sessuale, religione, na-
                                    zionalità, cittadinanza, età, abilità, e così via) agiscono simultanea-
             Oppressioni multiple   mente. Tali assi, dunque, non si possono analizzare l’uno indipen-
             e simultanee           dentemente dall’altro, in quanto essi attraversano i soggetti tutti allo
                                    stesso tempo e non in momenti diversi (per cui, ad esempio, l’identità

                                    1
                                     Il termine “razza” viene qui utilizzato, coerentemente con quanto si fa nell’ambito
                                    della critical race theory, per indicare una costruzione sociale e non una caratteristica
                                    naturale. Nonostante sia stata dimostrata l’inesistenza di razze umane biologiche, la
                                    razza è una categoria costruita da un punto di vista sociale, politico, storico, econo-
                                    mico e culturale e costituisce la matrice ideologica del razzismo e delle gerarchie
                                    razziali che tutt’oggi caratterizzano il sistema di relazioni sociali globali.
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                                                                  17.1   Che cos’è l’intersezionalità?      435

             di genere di una donna nera prende forma anche attraverso la sua
             identità razziale, e viceversa). Per comprendere la differenza tra un
             approccio intersezionale e un approccio che consideri la molteplicità
             ma non la simultaneità delle discriminazioni, immaginiamo di dise-
             gnare dei segmenti e di associare a ogni segmento una categoria di
             oppressione (genere, razza, classe, e così via). Prendiamo poi un sog-
             getto umano ed esaminiamo gli assi di potere che sono all’origine
             della sua oppressione sociale: ad esempio, se consideriamo un’im-
             migrata “clandestina” senegalese musulmana in Italia, le discrimina-
             zioni che potrà incontrare saranno con molta probabilità associate
             non soltanto al genere, ma anche a razza, colore, classe, nazionalità,
             cittadinanza, religione. Prendiamo ora il segmento al quale abbiamo
             associato la categoria di “genere” e poniamo sotto di esso i segmenti
             a cui abbiamo associato gli altri assi di potere sopra menzionati, a
             indicare che il soggetto in questione non è discriminato soltanto in
             quando “donna”, ma anche in base a tutte le altre categorie. Questa
             modalità di posizionare i diversi segmenti – uno sotto l’altro – sug-
             gerisce che ci sia la possibilità di considerare le categorie di oppres-
             sione una alla volta, come se il soggetto potesse, in un dato momento,
             essere caratterizzato soltanto da una delle categorie in questione (solo
             donna, o solo nera, o solo immigrata, o solo musulmana e così via)
             o da una combinazione di alcune di esse che vengono sommate per
             dare forma alla soggettività in questione. Un approccio intersezio-                  Intersezione,
             nale, invece, impone che i segmenti non siano posti l’uno sull’altro                  non somma
             o l’uno accanto all’altro, ma che essi si intersechino passando tutti
             per un unico punto. In quel punto è situato il soggetto umano, attra-
             versato simultaneamente da tutte le categorie di oppressione che ne
             determinano la marginalizzazione sociale. Secondo un approccio in-
             tersezionale, dunque, è necessario pensare le oppressioni non soltanto
             come multiple, ma anche come simultanee.

             17.1.1 Prime teorizzazioni sulla simultaneità
             delle oppressioni
             Una iniziale teorizzazione sulla necessità della metodologia interse-           Primi utilizzi della
             zionale prima che il termine “intersezionalità” venisse coniato risale                metodologia
                                                                                                 intersezionale
             al femminismo nero statunitense della fine degli anni Settanta. Un
             testo fondamentale in questo senso è il Combahee River Collective
             Statement – scritto e pubblicato da un collettivo di femministe nere
             lesbiche che affermavano che «i maggiori sistemi di oppressione so-
             no interconnessi» e definivano il femminismo nero come «il logico
             movimento politico che combatte le molteplici oppressioni simulta-
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             436    17 – Intersezionalità e critica letteraria: questioni di metodo

                                   nee che tutte le donne di colore devono fronteggiare»2 (Combahee
                                   River Collective 1977, senza pagina). All’inizio degli anni Ottanta,
                                   le femministe nere statunitensi Gloria T. Hull, Patricia Bell-Scott e
                                   Barbara Smith sostenevano che «tutte le donne sono bianche e tutti
                                   i neri sono uomini»3 (Hull, Bell-Scott, Smith 1982) se non altrimenti
                                   specificato. Le studiose evidenziavano che considerare le categorie
                                   di oppressione come monoliti senza differenziazioni al loro interno
                                   vuol dire, di fatto, prendere in esame soltanto il gruppo nella posi-
                                   zione di maggior privilegio all’interno di quella data categoria, e
                                   quindi, ad esempio, le donne bianche se si parla di donne, gli uomini
                                   neri se si parla di neri (pensiamo, a titolo di esempio, al modo in cui
                                   espressioni spesso utilizzate come “le donne e i migranti” di fatto
                                   cancellino l’esistenza delle donne migranti). L’approccio intersezio-
                                   nale evidenzia l’eterogeneità di cui invece si deve tenere conto quan-
                                   do si parla di donne, il fatto che non tutte le donne storicamente con-
                                   dividano la medesima oppressione – che non può quindi costituire il
                                   collante per un rapporto di (presunta) sorellanza universale – e anche
                                   la necessità di considerare le oppressioni nella loro simultaneità (una
                                   donna nera è oppressa allo stesso tempo per il fatto di essere donna
                                   e per il fatto di essere nera e la simultaneità di queste due oppressioni
                                   informa la sua vita quotidiana in ogni momento).
                                       A partire dagli anni Settanta, intellettuali e attiviste femministe
                                   africane americane come Angela Davis hanno evidenziato che la sto-
                                   ria delle donne nere negli Stati Uniti era profondamente diversa da
                                   quella delle donne bianche, vere beneficiarie del sistema schiavistico
                                   da cui avevano tratto cospicui vantaggi (Davis 1983). Come sostiene
                                   bell hooks, prima della guerra civile negli Stati Uniti, le donne bian-
                                   che di classe media del Nord avevano utilizzato le campagne contro
                                   la schiavitù per acquisire una certa pratica politica e una visibilità
                                   nella sfera pubblica, che avrebbero in seguito utilizzato al fine di pro-
                                   muovere le campagne per il diritto di voto alle donne; allo stesso tem-

                                   2
                                     Trad. mia, enfasi mia. [«[…] the logical political movement to combat the manifold
                                   and simultaneous oppressions that all women of color face»]. L’espressione “of co-
                                   lor”, qui in certo modo impropriamente tradotto con “di colore”, nella critical race
                                   theory statunitense e di area anglosassone è stata utilizzata in contesti femministi
                                   per indicare non soltanto le donne nere ma tutte le donne “non bianche” (definizione
                                   problematica perché omogeneizza una categoria sulla base della sua difformità dalla
                                   presunta norma della bianchezza). Anche il termine “of color”, come rilevato dai
                                   critical whiteness studies, è però problematico in quanto perpetua l’idea che il bian-
                                   co non sia un colore bensì un’assenza di colore che segnala la neutralità e quindi
                                   costituisce la norma.
                                   3
                                     Trad. mia. [«All the Women Are White, All the Blacks Are Men, But Some of Us Are
                                   Brave»], titolo del libro.
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                                                                      17.1    Che cos’è l’intersezionalità?    437

             po le donne bianche (prevalentemente) del Sud, inserite invece nel
             sistema schiavistico, si erano spesso rese complici di tale sistema
             perché l’oppressione di donne e anche uomini neri di fatto creava
             una classe di persone più marginalizzate delle donne bianche e ciò
             consentiva loro un avanzamento sociale, seppur modesto (hooks
             1981). Alla fine degli anni Settanta, la scrittrice caraibica africana
             americana Audre Lorde aveva rimarcato che le conseguenze dell’ege-
             monia esercitata dalle donne bianche sulle donne nere – affermatasi
             nel periodo della schiavitù e poi consolidatasi nel tempo – erano an-
             cora radicate e ben visibili nella società e nel femminismo statuni-
             tense. Durante un intervento alla Second Sex Conference, tenutasi a
             New York nel settembre del 1979, la poeta aveva chiesto alle colleghe
             femministe bianche di interrogarsi sulle condizioni che rendevano
             possibile la loro presenza a quella conferenza in cui, teoricamente,
             esse denunciavano la marginalizzazione sociale di tutte le donne:

                 Se la teoria femminista bianca americana non reputa necessario prendere
                 in considerazione le differenze tra di noi, e la differenza tra le nostre op-
                 pressioni che da esse deriva, allora come considerate il fatto che le donne
                 che puliscono le vostre case e che si occupano dei vostri figli mentre voi
                 prendete parte a conferenze sulla teoria femminista sono, per la maggior
                 parte, donne povere e di colore? Qual è la teoria dietro il razzismo fem-
                 minista?4 (Lorde 1984, p. 112)

             Il volume collettaneo This Bridge Called My Back: Writings by Ra-                   Femministe radicali
             dical Women of Color, pubblicato nel 1981 a cura di Cherríe Moraga                          “of color”
                                                                                                       statunitensi
             e Gloria Anzaldúa, per la prima volta pone al centro l’esperienza di
             femministe radicali negli Stati Uniti accomunate dal fatto di essere
             “of color”, i cui corpi sono difformi dalla norma – bianca, eteroses-
             suale, di classe media – ma che provengono da comunità e contesti
             geopolitici diversi (quindi donne e lesbiche chicane insieme a donne
             e lesbiche nere, native americane, asiatiche americane, latine, e così
             via). Il volume sottolinea la necessità per queste femministe di op-
             porsi al concetto di “sorellanza universale”, tanto caro alle femmini-
             ste bianche, ma anche la possibilità di stabilire rapporti di solidarietà
             e di collaborazione tra gruppi di donne che subiscono simili oppres-
             sioni anche se hanno storie diverse (per cui è necessario prendere in
             considerazione l’intersezione di diverse categorie di differenziazio-

             4
              Trad. mia. [«If white american feminist theory need not deal with the differences
             between us, and the resulting difference in our oppressions, then how do you deal
             with the fact that the women who clean your houses and tend your children while
             you attend conferences on feminist theory are, for the most part, poor women and
             women of Color? What is the theory behind racist feminism?»].
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             438     17 – Intersezionalità e critica letteraria: questioni di metodo

                                    ne). Se tra i possibili limiti dell’intersezionalità, dunque, vengono di
                                    solito indicate la reificazione e la cristallizzazione delle caratteristi-
                                    che identitarie (che portano a ignorare le sfumature esistenti all’in-
                                    terno di un gruppo caratterizzato da uno o più assi di potere e quindi
                                    a considerare il suddetto gruppo come un monolite), l’approccio nel
                                    volume di Moraga e Anzaldúa mostra che l’intersezionalità può es-
                                    sere utilizzata come una pratica flessibile che permette a gruppi di-
                                    versi e diversificati al loro interno di coalizzarsi intorno a battaglie
                                    comuni a partire da sistemi di alleanze che sono il frutto di una scelta
                                    (e non sono invece determinati da categorie biologiche “naturali”) in
                                    cui le differenze sono considerate un punto di forza, piuttosto che di
                                    debolezza.
             Problematica               Chandra Talpade Mohanty osserva che la reificazione e la cristal-
             creazione della        lizzazione delle differenze sono state utilizzate dal femminismo bian-
             categoria “donne
             del Terzo Mondo”       co come strumento di oppressione nei confronti delle donne non bian-
                                    che. Nel noto saggio Under Western Eyes: Feminist Scholarship and
                                    Colonial Discourses (1984), l’autrice denuncia il modo in cui le fem-
                                    ministe bianche negli anni Ottanta avevano sì riconosciuto l’esistenza
                                    di soggetti i cui corpi erano attraversati da diversi assi di differenzia-
                                    zione, ma di fatto le avevano confinate nella categoria monolitica del-
                                    le “donne del Terzo Mondo” (includendo donne quanto mai diverse,
                                    che spesso condividevano soltanto la propria differenza cromatica,
                                    culturale, religiosa, rispetto alle sedicenti donne del Primo Mondo).
                                    Tali donne dunque erano state ridotte a oggetti di analisi ed escluse
             Vittimizzazione        dalla produzione di epistemologie. L’autrice in questo saggio denun-
             e agency               cia il fatto che, attraverso la creazione della categoria “donne del Ter-
                                    zo Mondo”, le femministe “occidentali” abbiano di fatto annullato le
                                    differenze esistenti da un punto di vista storico e geopolitico tra i di-
                                    versi gruppi di donne “non bianche”, relegandole a una condizione
                                    di atavica vittimizzazione nei propri contesti sociali e culturali, con-
                                    siderati cronicamente arretrati, e negando loro in tal modo qualsiasi
                                    capacità di agency5. Tale processo, Mohanty denuncia, era stato fun-
                                    zionale alle femministe del Primo Mondo per rafforzare la propria
                                    posizione egemonica nel contesto globale del femminismo.

                                    5
                                      Con il termine agency nel contesto degli studi femministi e degli studi di genere si
                                    intende la capacità delle donne di agire e di decidere sulle proprie vite anche quando
                                    esse agiscono all’interno di vincoli imposti loro dalla posizione sociale che occupano
                                    e dagli assi di differenziazione da cui sono attraversate. Privare una donna di agency
                                    (anche attraverso il “buon” proposito di proteggerla) vuol dire di fatto ridurla a vittima
                                    e quindi privarla della possibilità di effettuare le proprie scelte e di imprimere un
                                    cambiamento alla propria vita.
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                                                                      17.1    Che cos’è l’intersezionalità?    439

             17.1.2 Intersezionalità come categoria
             di analisi
             Quando la giurista africana americana Kimberlé Crenshaw conia il                         Viene coniato
             termine “intersezionalità” (Crenshaw 1989), dunque, la necessità di                          il termine
                                                                                                  “intersezionalità”
             una pratica che consideri la molteplicità di categorie in base alle quali
             un soggetto è discriminato nella loro simultaneità e non separata-
             mente l’una dall’altra è già chiara e la pratica già ampiamente messa
             in atto dalle femministe “non bianche”. Ma la creazione e l’ufficia-
             lizzazione di un termine specifico sono molto importanti da un punto
             di vista teorico e metodologico. Quando incontra il caso legale di se-
             guito utilizzato come esempio, infatti, Crenshaw comprende di tro-
             varsi di fronte a un problema che non ha un nome e, come lei stessa
             afferma, «sappiamo tutti che quando un problema non ha un nome,
             quel problema non si riesce a vedere, e quando un problema non si
             riesce a vedere non si riesce neanche a risolvere»6 (Crenshaw 2016,
             min. 8:30). Crenshaw conia l’espressione “intersezionalità giuridica”
             a partire da una riflessione su tre casi legali, uno dei quali è il noto
             DeGraffenreid vs General Motors. Nel 1976 cinque donne nere ave-                    Caso DeGraffenreid
             vano intentato una causa ai danni della General Motors da cui erano                  vs General Motors
             state licenziate in seguito alla necessità dell’azienda di ridurre il per-
             sonale, riduzione che era stata operata secondo il principio di anzia-
             nità. Secondo le cinque donne licenziate tale principio perpetuava
             gli effetti della passata discriminazione contro le donne nere che, a
             differenza delle donne bianche e degli uomini neri, non erano state
             assunte dalla General Motors prima della promulgazione del Civil
             Rights Act del 1964, legge in materia di diritti civili e di diritto del
             lavoro che aveva ufficialmente sancito il divieto di discriminare gli
             esseri umani in base alla razza, al colore, alla religione, al sesso, e
             alla nazionalità. Alla discriminazione perpetrata nel passato nei loro
             confronti era ascrivibile l’impossibilità per queste donne di maturare
             un’anzianità di servizio superiore a quella di altri gruppi (uomini
             bianchi, donne bianche, uomini neri), e ciò le aveva di fatto rese i
             soggetti con minore diritto a mantenere il posto di lavoro nel mo-
             mento in cui l’azienda si era trovata nelle condizioni di dover ridurre
             il personale. Queste donne chiedevano alla corte che venisse consi-
             derata l’oppressione simultanea di razza e genere di cui erano state
             vittime nel passato (ma i cui effetti subivano nel presente) perché in
             caso contrario esse si sarebbero trovate nell’impossibilità di far valere

             6
              Trad. mia. [«We all know that when there is no name for a problem, you can’t see
             a problem, and when you can’t see a problem, you pretty much can’t solve it»].
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             440    17 – Intersezionalità e critica letteraria: questioni di metodo

                                   i propri diritti. Se avessero intentato una causa sulla base della di-
                                   scriminazione di genere, non avrebbero potuto accusare la General
                                   Motors di non essere state assunte prima del 1964 in quanto donne
                                   (la General Motors aveva assunto donne prima del 1964, ma erano
                                   bianche); se avessero intentato una causa sulla base della discrimi-
                                   nazione razziale, non avrebbero potuto accusare la General Motors
                                   di non essere state assunte prima del 1964 in quanto nere (la General
                                   Motors aveva assunto persone nere prima del 1964, ma erano uomi-
                                   ni). La corte rifiutò di ammettere la classificazione di una nuova “mi-
                                   noranza” – quella delle donne nere – perché non risultavano esserci
                                   precedenti in cui una “minoranza” veniva definita sulla base dell’in-
                                   tersezione di due categorie di oppressione (razza e genere) invece di
                                   una (razza o genere) e quindi non fu possibile intentare tale causa le-
                                   gale. Rifiutandosi di considerare le categorie di razza e di genere nel-
                                   la loro simultaneità e intersezione, la corte aveva di fatto relegato
                                   queste donne africane americane all’invisibilità (le uniche donne che
                                   venivano considerate erano bianche, gli unici neri che venivano con-
                                   siderati erano uomini). Crenshaw sosteneva che questa causa – un
                                   procedimento legale riguardante il lavoro e la vita quotidiana delle
                                   donne interessate, dunque non un ragionamento teorico avulso dalla
                                   realtà – mostrasse come un mancato approccio intersezionale abbia
                                   ricadute pratiche sulla vita quotidiana dei soggetti e come le donne
                                   nere rischino di diventare invisibili non solo nelle pratiche culturali,
                                   ma anche in quelle sociali, politiche ed economiche da cui dipende
                                   la loro stessa sopravvivenza.

                                   17.2 La metodologia intersezionale
                                   applicata alla critica letteraria
                                   Questa lunga introduzione ha la doppia funzione di mostrare la com-
                                   plessità delle questioni teoriche intorno alla pratica intersezionale,
                                   ma anche di ancorare tale pratica allo spirito da cui essa è nata e ai
                                   contesti in cui ha preso forma prima di applicarla all’ambito della
                                   critica letteraria. È dunque necessario rimarcare che l’intersezionalità
                                   è nata in un contesto femminista, nero (o comunque non bianco), le-
                                   sbico e proletario, e che si articola intorno alla necessità di rendere
                                   visibili soggetti che rischiano di scomparire dallo spettro sociale a
                                   causa del fatto che la simultaneità delle diverse oppressioni che su-
                                   biscono risulta invisibile. Dal momento che la pratica intersezionale
                                   nasce nell’ambito del femminismo e della critical race theory, con-
                                   sidero le categorie di genere, razza, colore e classe imprescindibili
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                                    17.2    La metodologia intersezionale applicata alla critica letteraria               441

             nell’analisi letteraria che presento di seguito. Quando la metodologia                       Potenziale sociale
             di analisi intersezionale viene trasferita agli studi letterari, dunque,                               e politico
                                                                                                         dell’intersezionalità
             è fondamentale che il suo forte potenziale sociale e politico non vada
             perso, ricordando allo stesso tempo, come sostiene Edward Said
             (Said 1979), che la divisione tra “sapere puro” e “sapere politico” è
             stata creata ad arte per depotenziare le creazioni e le riflessioni di
             soggetti mantenuti tradizionalmente ai margini delle narrazioni e del-
             le epistemologie, che denunciano storie di iniquità e di ingiustizia e
             che mettono fortemente in discussione la presunta universalità del
             cosiddetto “sapere puro”.
                 Vivian May afferma:

                 L’intersezionalità è un approccio orientato verso la giustizia sociale, che
                 deve essere adottato al fine di formulare un’analisi e una critica della
                 società, di mettere a punto strategie politiche, di generare nuove idee e
                 dissotterrare le idee che sono state soppresse, cercando allo stesso tempo
                 di disturbare le strutture di dominio e di mettere in discussione la dise-
                 guaglianza sistematica. Ciò implica la necessità di trovare attivamente
                 modi di percepire/interpretare/agire innescando un moto oppositivo ri-
                 spetto a quello degli immaginari ufficiali e prestabiliti che si muovono
                 lungo un unico asse e di impegnarsi in un continuo sforzo per realizzare
                 una giustizia collettiva e densa di significato attraverso un cambiamento
                 epistemico, ontologico, economico e strutturale. Per tale motivo, è anche
                 necessario stare in guardia da modelli di intersezionalità eccessivamente
                 strumentali e/o da applicazioni depoliticizzate che ne negano la storia
                 politica e il potenziale sovversivo7. (May 2015, p. 228)

             Se l’intersezionalità diventa un meccanismo depoliticizzato senza al-                               Finalità etica
             cuna finalità etica, dunque, essa perde la propria funzione principale,                     dell’intersezionalità
             cioè quella di trasformare modi di essere e processi conoscitivi. Pro-
             prio in linea con il fatto che l’intersezionalità non è soltanto una teo-
             ria ma anche una pratica – e unisce dunque alla potenza del pensiero
             e della teorizzazione la forza dell’attivismo – May sottolinea la ne-
             cessità di acquisire una disposizione intersezionale che conduca alla
             radicale messa in discussione di logiche dominanti, immaginari pre-

             7
               Trad. mia. [«Intersectionality is a justice-oriented approach to be taken up for social
             analysis and critique, for political strategizing and organizing, for generating new
             ideas, and for excavating suppressed ones, all with an eye toward disrupting dom-
             inance and challenging systematic inequality. This entails actively finding ways to
             perceive/interpret/act against the pull of established, single-axis imaginaries and to
             engage in an ongoing effort to realize meaningful, collective justice via epistemic,
             ontological, economic, and structural change. There is also, therefore, a need to be
             wary of overly instrumental models of intersectionality and/or depoliticized applica-
             tions that negate its political history and subversive potential»].
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             442    17 – Intersezionalità e critica letteraria: questioni di metodo

                                   costituiti, ontologie diffuse e che induca «a oltrepassare i confini, a
                                   fare attenzione a ciò che è assente e a ciò che non viene detto, a creare
                                   connessioni»8 (May 2015, p. 226).
                                       L’intersezionalità, dunque, in virtù della propria valenza politica
                                   e sociale, fornisce importanti strumenti per riassegnare visibilità a
                                   soggetti resi storicamente invisibili e per rappresentare e rafforzare
                                   la loro capacità di agency. Le differenze tra le varie soggettività in-
                                   dividuali che discendono da specifici assi di potere (anche nei per-
                                   sonaggi letterari) non sono semplici differenze di attitudine o di gusto
                                   (cioè, per chiarezza, non stiamo parlando della contrapposizione tra
                                   i “Big-Endians” e i “Little-Endians” di swiftiana memoria, cioè tra
                                   chi ritiene che le uova alla coque si debbano rompere dalla parte gros-
                                   sa e chi invece sostiene che si debbano rompere dalla parte piccola).
                                   Esse sono piuttosto disuguaglianze legate a categorie di oppressione
                                   che limitano fortemente la vita di individui e gruppi sociali e ne de-
                                   terminano una sistematica esclusione dalla – o inclusione differen-
                                   ziale nella – società. Michele T. Berger e Kathleen Guidroz afferma-
                                   no che «l’approccio intersezionale […] implica una concezione di
                                   “attraversamento dei confini” disciplinari prodotto per mezzo del-
                                   l’attivismo e della teorizzazione femminista sulle relazioni sociali di
                                   potere. Concettualizzare l’approccio intersezionale come un attra-
                                   versamento di confini suggerisce un rigore interdisciplinare che aiuta
                                   a mettere in discussione modi tradizionali di inquadrare questioni,
                                   ricerche e metodologie»9 (Berger, Guidroz 2009, p. 7). Ed è proprio
                                   tale messa in discussione dei saperi precostituiti – e dei soggetti che
                                   li producono – che critici e critiche letterarie devono mettere in atto
                                   avvalendosi della metodologia intersezionale e di un approccio in-
                                   terdisciplinare e transdisciplinare.
                                       Trasferiamo dunque quanto detto finora alla critica letteraria nello
                                   specifico e assumiamo il punto di partenza di Maureen Meharg Ken-
                                   toff, che afferma che «[l’i]ntersezionalità è un approccio all’analisi
                                   letteraria che invita gli/le studenti a considerare come un certo nu-
                                   mero di fattori identitari, quali il genere, la razza, la nazionalità, la
                                   classe, la sessualità, l’età, l’abilità fisica, la struttura corporea, il ruo-

                                   8
                                     Trad. mia. [«[…] cut across boundaries, attend to gaps and silences, and create
                                   links»].
                                   9
                                     Trad. mia. [«[…] the intersectional approach […] is a disciplinary “border-crossing”
                                   concept produced through feminist theorizing and activism about the social relations
                                   of power. Conceptualizing the intersectional approach as a border-crossing concept
                                   suggests an interdisciplinary rigor that helps challenge traditional ways of framing
                                   research inquiries, questions, and methods»].
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                                    17.2     La metodologia intersezionale applicata alla critica letteraria   443

             lo o il setting interagiscano per modellare un personaggio»10 (Kentoff
             2016, p. 66). Il passo seguente è andare a esaminare i modi in cui
             queste categorie identitarie attraversano i personaggi, e quindi i modi
             in cui si costruiscono le diverse soggettività a partire da tali categorie,
             per poi analizzare come quel processo di costruzione informi la so-
             cietà in senso più ampio. Per sviluppare un’analisi siffatta è neces-
             sario leggere le parole ma ancor più i silenzi, interpretare ciò che vie-
             ne detto ma ancor più ciò che viene taciuto, ciò che è manifesto ma
             ancor più ciò che è nascosto. Proprio perché la letteratura agisce a
             livello simbolico, l’importanza della lettura intersezionale di un testo
             risiede proprio nella sua capacità di disturbare narrazioni tradizionali
             e immaginari cristallizzati, messi in discussione e riarticolati alla luce
             di processi che mostrano le oppressioni simultanee che storicamente
             hanno reso i soggetti subalterni invisibili. Pensiamo, ad esempio, al
             modo in cui Toni Morrison nei suoi romanzi pone al centro la comu-
             nità africana americana, andando a scavare nella sua storia di oppres-
             sione per comprendere e mostrare come tale storia e tutto il discorso
             razziale che la accompagna abbiano di fatto informato la storia degli
             Stati Uniti tutti, non soltanto quella della popolazione nera statuni-
             tense. Come Toni Morrison afferma, «[l]a letteratura degli Stati Uniti,
             come la sua storia, costituisce un commento sulle trasformazioni di
             concetti biologici, ideologici e metafisici intorno alla differenza raz-
             ziale»11 (Morrison 1993, p. 65). Tale differenza, afferma Morrison,
             informa la letteratura statunitense sia quando essa è presente nella
             narrazione, sia – e forse anche in misura maggiore – quando è as-
             sente, e contribuisce a ripensare e a riarticolare la nozione stessa di
             “americanità”. Allo stesso tempo, i romanzi di Toni Morrison sono
             spesso incentrati sulle donne africane americane, sulle oppressioni
             multiple di cui esse sono storicamente (state) vittime, sui modi com-
             plessi in cui il loro presente prende forma a partire dal loro passato
             di schiavitù, e sul fatto che l’identità razziale sia sempre genderizzata
             e l’identità di genere sia sempre razzializzata (e quindi le categorie
             di genere, colore e razza siano inestricabili l’una dall’altra). Il ro-
             manzo Paradise (1999), ad esempio, è ambientato nella comunità ne-
             ra di Ruby, creata come un utopico rifugio dal razzismo dei bianchi,

             10
                Trad. mia. [«Intersectionality is an approach to literary analysis that invites students
             to consider how a range of identity factors, such as gender, race, nationality, class,
             sexuality, age, physical ability, corporeality, role, or setting, interact to shape char-
             acter»].
             11
                Trad. mia. [«The literature of the United States, like its history, represents com-
             mentary on the transformations of biological, ideological, and metaphysical concepts
             of racial difference»].
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             444     17 – Intersezionalità e critica letteraria: questioni di metodo

                                    dove però le dinamiche di razzismo e sessismo strutturali nella so-
                                    cietà sono state a tal punto interiorizzate dalla popolazione africana
                                    americana da generare l’inaudita violenza di neri contro altri neri (e
             Razzismo e             in particolare contro le donne nere). Per articolare una lettura critica
             sessismo strutturali   che renda giustizia alla straordinaria complessità di questo romanzo
                                    è quindi necessario andare molto al di là di una lettura tradizionale,
                                    ma anche molto oltre la dicotomia bianco/nero, comprendendo non
                                    soltanto come il razzismo e il sessismo siano elementi strutturali della
                                    società (e come quindi il continuare a perpetrare entrambi possa es-
                                    sere un atto non volontario), ma anche come essi siano inscindibili
                                    l’uno dall’altro. Compito dei critici e delle critiche di fronte a questo
                                    tipo di testi, dunque, è articolare una lettura che, attraverso un ap-
                                    proccio intersezionale, sia in grado di esaminare come le strutture
                                    fortemente razzializzate e genderizzate della società informino l’im-
                                    maginario collettivo a livello profondo e come, attraverso specifiche
                                    contronarrazioni, sia possibile iniziare a mettere in discussione e a
                                    decostruire tali strutture.

                                    17.3       Due casi di studio
                                    Per facilitare la comprensione di come l’analisi intersezionale possa
                                    essere utilizzata dalla critica letteraria, passiamo ora a esaminare due
                                    casi di studio, uno proveniente dalla letteratura inglese e di lingua
                                    inglese, l’altro dalla letteratura italiana.

                                    17.3.1 Lettura intersezionale di Jane Eyre
                                    e Wide Sargasso Sea
                                    Iniziamo prendendo in esame il romanzo di Charlotte Brontë, Jane
                                    Eyre (1847), e la sua riscrittura ad opera di Jean Rhys, Wide Sargasso
                                    Sea (1966), e analizziamo i motivi per cui la lettura critica che di
                                    questi due romanzi propongono le critiche postcoloniali Gayatri Spi-
                                    vak (1985, 1999) e Firdous Azim (1993) risulta maggiormente inter-
                                    sezionale rispetto a quella operata dalle femministe statunitensi San-
                                    dra Gilbert e Susan Gubar (1979) ed Elizabeth Baer (1983). Mentre
                                    le prime due teoriche fondano la propria analisi sull’intersezione tra
                                    genere, razza, colore, classe, e sulla dicotomia colonizzatore/colo-
                                    nizzato, le seconde invece basano la propria unicamente sulla comu-
                                    ne appartenenza di genere dei personaggi femminili nei due romanzi,
                                    tralasciando di analizzare le differenze tra di loro.
             Bertha, la pazza           Sandra Gilbert e Susan Gubar interpretano il personaggio di Ber-
             in soffitta            tha Mason – la moglie caraibica “pazza” che Rochester aveva rin-
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                                                                           17.3   Due casi di studio      445

             chiuso in soffitta e che alla fine muore nel rogo della casa da lei
             stesso appiccato – come il doppio oscuro di Jane dal punto di vista
             psicologico. La critica di Gilbert e Gubar alla società patriarcale,
             che considerava le donne secondo una dicotomia che le riduceva
             unicamente a creature angeliche (Jane) o demoniache (Bertha), mo-
             stra dunque i limiti di un’analisi fondata soltanto sulla categoria di
             genere.
                  Un approccio maggiormente intersezionale è inserito da Jean             Bertha Mason narra
             Rhys, che alla Bertha Mason di Charlotte Brontë – descritta come                 la propria storia
             un animale e della cui pazzia non viene fornita alcuna spiegazione –
             restituisce la possibilità di narrare la propria storia nel romanzo Wide
             Sargasso Sea (dal punto di vista della trama il prequel di Jane Eyre).
             Il personaggio di Antoinette, che in seguito il marito rinomina Bertha,
             costituisce la voce narrante in due delle tre sezioni del romanzo. Qui
             Antoinette racconta le proprie origini e la vita in Jamaica prima che
             il marito la sposasse al solo fine di prendere possesso del suo patri-
             monio (in patria infatti, in quanto figlio cadetto, non avrebbe eredi-
             tato nulla dal padre). La follia di Antoinette/Bertha, pertanto, non è
             più ascritta ai presunti limiti che la società vittoriana attribuiva alla
             cosiddetta “natura femminile”. Essa è piuttosto considerata come il
             risultato della subordinazione sociale a cui le donne erano costrette
             nell’ambito dell’istituzione del matrimonio (attraverso cui il patriar-
             cato conferiva agli uomini, di fatto, un potere illimitato sulle consor-
             ti), intersecata qui con la subordinazione degli abitanti delle colonie
             nei confronti di quelli della madre patria.
                  Elizabeth Baer non considera la diversa collocazione geopolitica              Sorellanza tra
             di Jane e Antoinette/Bertha e legge il rapporto tra le protagoniste dei            Jane e Bertha
             due romanzi come un’ideale sorellanza. Come Jane Eyre, afferma
             Baer, anche Wide Sargasso Sea può essere letto come un Bildungsro-
             man, sebbene la protagonista alla fine si uccida. La morte di Antoi-
             nette, infatti, serve per salvare Jane, in quanto l’incendio che Antoi-
             nette/Bertha appicca finisce per privare Rochester dell’autorità e del
             potere del patriarcato. Baer sostiene dunque l’importanza cruciale
             che ha per le donne la narrazione delle proprie storie individuali, in
             quanto esse costituiscono tasselli di una storia collettiva specificata-
             mente femminile. I due romanzi, afferma Baer, devono essere letti
             come un’unica storia, quella della nascita e della strutturazione del
             soggetto femminile individuale (Jane) che si fonda sulla battaglia e
             sul sacrificio delle donne di generazioni precedenti (Antoinette/
             Bertha). Tale analisi, fondata soltanto sulla categoria di genere, san-
             cisce la nascita di un soggetto femminile universale senza però con-
             siderare le profonde differenze a livello sociale tra i due soggetti/per-
             sonaggi femminili, che invece diventano visibili se utilizziamo
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             446     17 – Intersezionalità e critica letteraria: questioni di metodo

                                    un’analisi che consideri anche l’intersezione del genere con altre ca-
                                    tegorie come il colore, la razza e la collocazione geopolitica. Antoi-
                                    nette, infatti, è creola e vive in Jamaica, e ciò implica che ella non
                                    venga considerata propriamente bianca dai bianchi e allo stesso tem-
                                    po neanche sufficientemente nera dai neri.
             Incontri coloniali         Gayatri Spivak oppone a un’interpretazione testuale che si fonda
             nei due romanzi        sulla nozione di sorellanza universale una lettura in cui le categorie
                                    di razza e colore sono invece profondamente significanti. Secondo
                                    Spivak il fatto che il sacrificio di Antoinette/Bertha – il doppio “nero”
                                    di Jane – sia necessario affinché Jane possa emergere come l’eroina
                                    femminista e individualista del romanzo inglese è parte integrante
                                    del progetto imperialista del colonialismo: «Devo leggere ciò come
                                    un’allegoria della generale violenza epistemica dell’imperialismo, la
                                    costruzione di un soggetto coloniale che si auto-immola per la glo-
                                    rificazione della missione sociale del colonizzatore»12 (Spivak 1985,
                                    p. 251). La teoria della presunta “sorellanza” tra le protagoniste, in-
                                    fatti, non tiene conto del fatto che, come afferma Firdous Azim,
                                    «[l]’incontro tra le due donne è presentato come un incontro colo-
                                    niale, che evidenzia e mette in scena questioni riguardanti la sogget-
                                    tività umana, la razionalità e la civilizzazione»13 (Azim 1993, p. 178).
                                    Nell’incontro tra Jane e Bertha che avviene nello specchio, dunque,
                                    il soggetto (femminile) coloniale costruisce sé stesso come civiliz-
                                    zato, razionale e bianco in contrapposizione al soggetto colonizzato
                                    – che rappresenta l’alterità per eccellenza – primitivo, animalizzato
                                    e “nero”. Secondo Gayatri Spivak, tuttavia, la riscrittura di Bertha
                                    che Rhys mette in atto non opera di fatto una resistenza postcoloniale.
                                    Attraverso un’analisi maggiormente intersezionale, Spivak evidenzia
                                    la distinzione esistente, dal punto di vista della razza e del colore, tra
                                    la popolazione creola e quella indigena, considerando allo stesso
                                    tempo come tale distinzione offrisse ai due gruppi diverse possibilità
                                    di accesso all’autorialità e all’autorappresentazione. Antoinette/Ber-
                                    tha, infatti, può essere considerata l’altro “nero” di Jane soltanto se i
                                    personaggi femminili realmente neri sono resi invisibili. Anche se
                                    questa donna creola non è considerata sufficientemente bianca in
                                    quanto è nata e cresciuta nelle colonie, ella è pur sempre figlia dei

                                    12
                                       Trad. mia. [«I must read this as an allegory of the general epistemic violence of
                                    imperialism, the construction of a self-immolating colonial subject for the glorifica-
                                    tion of the social mission of the colonizer»].
                                    13
                                       Trad. mia. [«The meeting between the two women is presented as a colonial en-
                                    counter, highlighting and dramatizing questions regarding human subjectivity, ra-
                                    tionality and civilisation»].
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                                                                           17.3   Due casi di studio     447

             colonizzatori bianchi e quindi in nessun modo assimilabile alla po-
             polazione indigena. Ci sono invece due donne nere nella narrazione
             di Rhys, la bambina Tia e la nutrice Christophine, e la seconda, nella
             sezione centrale narrata da Rochester, costituisce l’autorità morale
             della narrazione. Queste due donne, tuttavia, non parlano mai in pri-
             ma persona e non hanno alcuna possibilità di raccontare la propria
             storia. La violenza (non soltanto) epistemica del colonialismo e an-
             che del femminismo bianco rende di fatto le donne nere in Wide Sar-
             gasso Sea prive di voce e le loro storie irrilevanti (Spivak 1985,
             1999).
                 La disamina delle diverse posizioni critiche qui presentate evi-
             denzia come operare un’analisi intersezionale dei due romanzi presi
             in esame voglia dire considerare non soltanto ciò che è presente ma
             anche – e forse di più – ciò che è assente, prestando attenzione agli
             interstizi e ai personaggi marginali, perché è proprio da quei luoghi
             e da quei personaggi che sono articolate narrazioni di resistenza.

             17.3.2 Lettura intersezionale de L’ottava
             vibrazione, Albergo Italia e Identità
             Nel secondo esempio che presento qui intendo proporre l’utilizzo di
             una metodologia intersezionale per una lettura critica della rappre-
             sentazione delle donne africane nei romanzi di ambientazione colo-
             niale L’ottava vibrazione (2008) e Albergo Italia (2014) di Carlo Lu-
             carelli, per poi metterla a contrasto con quella operata da Igiaba Sce-
             go nel racconto Identità (2008).
                 L’ottava vibrazione è un romanzo storico, ambientato a Massaua                Colonizzazione
             nel 1896 subito prima della battaglia di Adua. L’impresa coloniale             italiana nel Corno
                                                                                                      d’Africa
             italiana è rappresentata in modo niente affatto eroico e quindi il ro-
             manzo, per alcuni versi, può essere considerato un romanzo antico-
             loniale. L’Africa di Lucarelli è un luogo dove gli italiani andavano
             per fare fortuna e ottenere un tornaconto personale, in modi tanto le-
             citi quanto illeciti, e per sfogare istinti perversi e financo criminali,
             un luogo popolato dai soldati di un esercito disorganizzato e impre-
             parato e da personaggi deboli, disonesti, corrotti. Critiche che hanno
             letto il romanzo da una prospettiva postcoloniale (Stefani 2007, 2010;
             Sabelli 2013; Romeo 2018), tuttavia, hanno sottolineato che il punto
             di vista della narrazione è quello dei colonizzatori e che l’autore di
             fatto non articola una contronarrazione perché spesso non prende la
             dovuta distanza dalle rappresentazioni stereotipate dei colonizzati e
             delle colonizzate. Il punto di vista della narrazione, inoltre, è costan-
             temente quello dei colonizzatori; i colonizzati rimangono senza voce
             (in alcuni casi in senso letterale, come nel caso di Aicha, che esamino
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             448     17 – Intersezionalità e critica letteraria: questioni di metodo

                                    di seguito), e la popolazione indigena è spesso rappresentata secondo
                                    triti stereotipi coloniali. La contrapposizione bianco/nero, e quindi
                                    le categorie di oppressione di razza e colore, sono onnipresenti nel
                                    romanzo, dal momento che la nerezza dei colonizzati costituisce
                                    l’elemento in contrapposizione al quale l’identità nazionale italiana
                                    si costruisce e si consolida come bianca (Giuliani, Lombardi-Diop
                                    2013). Se agli assi di differenziazione di razza e colore si interseca
                                    anche l’asse del genere, e quindi se andiamo a esaminare il modo in
                                    cui sono rappresentate le donne indigene, si scoprono rappresenta-
                                    zioni che risentono molto dell’eredità del colonialismo.
             Donne nere                  Potenti immaginari coloniali sono dispiegati all’interno dei due
             nelle colonie          romanzi di Lucarelli qui presi in esame, che ripropongono atmosfere
                                    esotizzanti e apparati simbolici di tipo coloniale senza mettere in di-
                                    scussione le politiche sessuali implementate in colonia. Aicha e Ual-
                                    la, ad esempio, le donne indigene che compaiono nella prima scena
                                    dei due testi, sono connotate da animalità e sono funzionali unica-
                                    mente a provocare il desiderio sessuale dei colonizzatori. Nei contesti
                                    coloniali, come ampiamente argomentato da storiche e studiose del
                                    colonialismo, l’immaginario legato al desiderio di penetrazione di
                                    territori misteriosi e sconosciuti era indissolubilmente legato anche
                                    al desiderio di penetrazione del corpo delle donne indigene, consi-
                                    derato altrettanto misterioso e sconosciuto (McClintock 1995; Stoler
                                    2002; Barrera 2004; Poidimani 2009). L’identità nazionale (maschile)
                                    italiana, che si andava formando proprio negli anni in cui ebbe inizio
                                    l’impresa coloniale, si costituì e si rafforzò a partire dalla capacità
                                    dei maschi italiani di dominare i territori delle colonie e di affermare
                                    la propria superiorità razziale sulle popolazioni indigene anche at-
                                    traverso politiche sessuali che, di fatto, consentivano ai colonizzatori
                                    italiani di sfruttare i corpi delle donne nere attraverso le pratiche della
                                    prostituzione e del madamato, quest’ultima una forma di relazione
                                    “more uxorio”, introdotta dal colonialismo italiano, attraverso la qua-
                                    le i colonizzatori acquisivano il diritto a possedere una donna colo-
                                    nizzata che assumeva il ruolo di domestica e schiava sessuale (Cam-
                                    passi 1987; Barrera 1996; Sorgoni 1998; Iyob 2005; Stefani 2007).
                                    Affinché gli uomini italiani non risultassero responsabili di tale sfrut-
                                    tamento, le donne nere delle colonie erano rappresentate come iper-
                                    sessualizzate e il loro desiderio sessuale come smodato. Questo, in
                                    certo modo, giustificava il comportamento dei maschi italiani in co-
                                    lonia e permetteva ai colonizzatori di assolversi dalla responsabilità
                                    del sistematico sfruttamento e della sistematica violenza sessuale,
                                    addossata in tal modo alle donne indigene.
                                         Coerentemente con questo tipo di immaginari, Aicha e Ualla nei
                                    romanzi di Lucarelli sono rappresentate come donne senza parola,
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