NAPOLI CHIAMA, BARCELLONA RISPONDE - sollevazione

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NAPOLI CHIAMA, BARCELLONA RISPONDE - sollevazione
NAPOLI CHIAMA,                        BARCELLONA
RISPONDE

Ieri a Barcellona, violando le prescrizioni anti-Covid,
migliaia di ristoratori e baristi, accompagnati da diversi
loro dipendenti, hanno manifestato sotto la Generalitat (la
sede del governo della Catalogna (vedi foto), contro il
lockdown e la chiusura degli esercizi.
Ce ne da notizia La vanguardia la quale ci informa che su
44mila piccole e medie imprese del settore alberghiero e della
ristorazione circa il 30% prevede di chiudere i battenti a
causa della gravissima crisi economica. L’impatto
sull’occupazione, dato che il turismo è un settore trainante,
sarà devastante.
Il giorno prima ad Arzano, comune alla periferia di Napoli, si
è svolta la protesta dei commercianti contro il cosiddetto
mini-lockdown.
Qui sotto un comunicato di Liberiamo l’Italia.
            SOLIDARIETA’ AI COMMERCIANTI DI ARZANO
Arzano è un comune alla periferia nord-est di Napoli.
Il Commissario prefettizio, a causa di un aumento dei positivi
al virus, ha ordinato la chiusura di tutti i negozi, ad
eccezione di quelli di generi di prima necessità.
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Immediatamente è scattata la rivolta di tutti gli altri
commercianti, con due blocchi stradali delle due vie d’accesso
alla cittadina.
Degno di nota che alla protesta hanno aderito, per
solidarietà, anche i negozianti che possono stare aperti.
Questa rivolta pone una domanda e si presta ad alcune
considerazioni.
E’ giusta la rivolta?
Si lo è, e per due ragioni.
Come hanno detto i commercianti in lotta, non ha alcun senso,
nessuna efficacia nel contrastare il “contagio”.
Mentre tutti i negozi vengono chiusi, i cittadini di Arzano
possono infatti liberamente uscire dal comune per recarsi al
lavoro o andare a fare compere in quelli adiacenti. “Se siamo
davvero infetti, perché ci consentono di diffondere il virus a
Casoria, Scampia o Afragola? Non solo possiamo esportare il
virus ma possiamo anche importarlo”, dichiarano i
commercianti.
Ma c’è una seconda ragione per cui la protesta è legittima.
Le autorità commissariali hanno agito d’imperio, senza
minimamente consultare o confrontarsi coi cittadini.
Un caso esemplare di gestione unilaterale e autoritaria.
Riguardo alle considerazioni.
La prima è che la rivolta è scattata spontaneamente, frutto
del tam tam tra gli stessi commercianti, senza attendere le
colluse (con le autorità) associazioni e i sindacati di
categoria.
La seconda è che l’importanza simbolica e politica di questa
rivolta è inversamente proporzionale alle sue modeste
dimensioni: è il segno di una strisciante ma diffusa
insofferenza verso la gestione sicuritaria della pandemia.
La gente è stanca del terrorismo delle autorità e del circo
mediatico, della martellante campagna finalizzata a instillare
paura ed a criminalizzare i cittadini — di cui il presidente
De Luca è uno dei più accaniti promotori.
La terza considerazione tira in ballo la drammatica situazione
economica aggravata dalla gestione politica della crisi
sanitaria.
Il lockdown della primavera scorsa ha messo in ginocchio
anzitutto milioni di esercenti, patite iva, artigiani.
In tanti hanno già chiuso i battenti, coloro che hanno
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riaperto hanno visto dimezzare i loro fatturati, mentre non
sono diminuite le tasse e incombe la minaccia di milioni di
cartelle esattoriali in arrivo.
Chi non paga è sotto la mannaia di pignoramenti a tappeto.
Infine la rivolta chiama in causa direttamente il governo:
  mentre impone di abbassare le saracinesche, rifiuta
di adottare serie misure di sostegno al reddito alle micro-
aziende ed alle famiglie gettate sul lastrico, né concede
alcuna moratoria fiscale.
In poche parole i commercianti di Arzano ci dicono non solo
che la situazione è intollerabile, ma che non accetteranno un
secondo lockdown.
Nel ribellarsi essi mostrano che i cittadini non sono dei
servi, ma dei cittadini.
Non solo la rivolta dei commercianti di Arzano è giusta, essi
ci indicano che quella della disobbedienza civile è la sola
via contro un potere autoritario e antipopolare, insensibile
al grido di chi sta in basso e prono agli interessi del grande
capitalismo.
Coordinamento nazionale Liberiamo l’Italia
Fonte: Liberiamo l’Italia

CONSIDERAZIONI SULL’ENCICLICA
FRATELLI TUTTI” di F.f.
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L’ultima monumentale e controversa Enciclica di Papa Francesco
pone dirimenti questioni e merita doverose considerazioni.
Volentieri pubblichiamo quanto scrive F.f. Malgrado          la
redazione non condivida alcuni dei suoi giudizi.

                            *   *   *

«Per molti la politica oggi è una brutta parola, e non si può
ignorare che dietro questo fatto ci sono spesso gli errori, la
corruzione, l’inefficienza di alcuni politici. A ciò si
aggiungono le strategie che mirano a indebolirla, a
sostituirla con l’economia o a dominarla con qualche
ideologia. E tuttavia, può funzionare il mondo senza politica?
Può trovare una via efficace verso la fraternità universale e
la pace sociale senza una buona politica?»

Lettera enciclica Fratelli tutti del Santo Padre Francesco

Avevamo scritto, riguardo alla recente enciclica di Sua
santità Francesco “Fratelli tutti”, che la lettura che ne ha
dato la Sinistra radicale non è probabilmente esatta. Il
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valore di questa enciclica è di certo epocale. Sua santità,
consapevole che il secolare dominio ideocratico dell’Occidente
neo-illuministico – europeismo di Bruxelles compreso – è ormai
agli sgoccioli, finisce per prefigurare un nuovo ordine etico
e politico globale. Siamo di fronte a un’enciclica, non a un
programma politico, ma il valore politico e storico del
documento, dati anche gli eccezionali tempi che stiamo
attraversando, è indubbio e a nostro modesto avviso centrale,
dunque è necessario concentrarsi proprio sul significato
storico e politico di “Fratelli tutti”.

L’enciclica andrebbe concepita, anzitutto, in continuità con
“Etica nell’economia”, l’enciclica di Benedetto XVI (7 luglio
2009), in cui venivano stigmatizzati i meccanismi
tecnocratici, progressistici e elitistici del capitalismo
finanziario di mercato. Entrambi, sia Benedetto XVI sia
Francesco, considerano la politica occidentale dei nostri
tempi – compresa naturalmente quella della Unione Europea –
nelle sue bipolari varianti, populismo e liberalismo,
antitetica a una vera politica basata sulla pratica sacrale e
anti-laicista dell’amicizia sociale e sulla meta finale
dell’amore armonioso sociale.
«La politica oggi spesso assume forme che ostacolano il
cammino verso un mondo diverso. Il disprezzo per i deboli può
nascondersi in forme populistiche…o in forme liberali al
servizio degli interessi economici dei potenti. In entrambi i
casi si riscontra la difficoltà a pensare un mondo aperto dove
ci sia posto per tutti, che comprenda in sé i più deboli e
rispetti le diverse culture». (Cfr. “Fratelli tutti, p. 41).

Francesco condanna, peraltro, in netta controtendenza rispetto
alla Sinistra radicale e al “il manifesto”, la campagna
politica propagandistica globalista e progressista contro il
populismo. In realtà, precisa il santo pontefice, dietro la
lotta al populismo si nasconde una vera e propria lotta di
classe contro il popolo:
«La pretesa di porre il populismo come chiave di lettura della
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realtà sociale contiene un altro punto debole: il fatto che
ignora la legittimità della nozione di popolo. Il tentativo di
far sparire dal linguaggio tale categoria potrebbe portare a
eliminare la parola stessa “democrazia” (“governo del
popolo”). Ciò nonostante, per affermare che la società è più
della mera somma degli individui, è necessario il termine
“popolo”» (Cfr. “Fratelli tutti”, p. 42).

Il liberalismo e le Sinistre radicali negano perciò, alla
stessa maniera, la realtà sociale, in quanto intendono
rinunciare alla centrale categoria di “Popolo-Nazione”;
l’individualismo atomistico del liberalismo è l’altro volto
della medesima medaglia del neo-classismo migrazionistico e
internazionalistico delle Sinistre radicali. Il pontefice
ribadisce, fedele alla sua originaria vocazione politica di
peronista anticapitalista e antimarxista, che l’essenza del
concetto di popolo è di natura mitica, non sociale né
classistica: il mondo avrebbe bisogno di “leader popolari
capaci di interpretare il sentire di un popolo, la sua
dinamica culturale e le grandi tendenze di una società”
(Ibidem), leader popolari e antimaterialisti capaci di
integrare l’identità mistica e religiosa di “Popolo Nazione”
con uno spiccato senso realistico e pragmatico della cultura
amministrativa istituzionale. Francesco differenzia quindi un
“populismo chiuso” da un “populismo saggio e intelligente”, un
cattivo nazionalismo tribale e etnocratico da un buon
patriottismo nazionale neo-corporativistico, come distingue
“certe visioni economicistiche chiuse e monocratiche”
dall’economia organicistica espressione di uno Stato popolare.
Economia popolare e di produzione comunitaria, quella
organicistica, fondata sulla partecipazione sociale, politica
e economica del “popolo-nazione” alla vita dello Stato
democratico organico.

Concezione quest’ultima, del resto, che rappresenta il cuore
della visione sociale della Teologia del popolo argentina, di
esplicita ascendenza peronista, su cui si è formato
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politicamente il pontefice. Ben lungi dal proclamare
l’annientamento del principio nazionale, come vorrebbe dare a
intendere “il manifesto”, il pontefice prende invece di mira
il globalismo progressistico livellatore, “la falsa apertura
all’universale, che deriva dalla vuota superficialità di chi
non è capace di penetrare fino in fondo nella propria Patria,
o di chi porta con sé un risentimento non risolto verso il
proprio popolo”. Il grande tema dell’economia comunitaria è
certamente “la mistica del Lavoro” mentre la speculazione
tecnocratica e finanziaria continua a fare strage di innocenti
e di oppresse famiglie, afferma senza mezzi termini Sua
santità.

Il dogma neo-liberale è di nuovo preso di petto dal pontefice,
il mercato non risolverebbe i problemi ma anzi li
aggraverebbe, come già in epoca non sospetta affermò Benedetto
XVI prima di lui.
La Politica, quale prassi di carità, espressione perciò di una
visione del mondo basata sulla sussidiarietà organicistica e
sul comunitarismo, ha la missione epocale di concretizzarsi
quale forza anti-utopistica di realizzazione organica
dell’amicizia sociale. «Ancora una volta invito a rivalutare
la politica, che è una vocazione altissima, è una delle forme
più preziose della carità, perché cerca il bene comune».
(“Fratelli tutti”, p. 49), scrive il santo pontefice nel
capitolo dedicato a “L’amore politico”.

Al globalismo progressistico e radicalistico delle
multinazionali e delle Sinistre colorate basato su un astratto
io   universalistico      annientatore     del   multipolare
differenzialismo universale, il pontefice contrappone, oltre
al sacro principio della socializzazione della grande
proprietà, oltre alla difesa della media e piccola proprietà
che rimane un diritto fondamentale della Dottrina Sociale
della Chiesa, il “Noi” dei quartieri popolari in cui si
sperimenta socialmente, minuto per minuto, giorno dopo giorno,
lo spirito del “vicinato”, dove ognuno sente spontaneamente il
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dovere di accompagnare e aiutare il vicino, soprattutto se
quest’ultimo si trova in grave difficoltà.

E’ la fratellanza organicistica e “populistica” contro
l’estremistico individualismo atomista, oggettivista e
transumanista della Silicon Valley l’esempio concreto che
questo pontefice addita all’universo. L’identità organica e
originaria dei “Popoli Nazione” contro il livellamento
materialistico e nichilistico in atto su scala mondiale. Lo
Spirito Santo può, in sostanza, manifestarsi esclusivamente
nell’ideale pentecostale della Comunità. Non vi è spazio per
la Grazia intimistica e pietistica in tale orizzonte
teologico-politico. Sono chiaramente in ballo, in questo
contesto teorico, due concetti antitetici di democrazia,
cattolico-popolare e protestante individualistico, ma non è
questo il contesto adatto per un simile approfondimento.

La strategia del pontefice è così finalizzata alla maturazione
universale di un “senso sociale che superi la mentalità
individualistica” tipica delle democrazie radicali
oligarchiche e plutocratiche nordiche o anglosassoni; partendo
dall’ “amore sociale” è possibile progredire verso la civiltà
dell’amore; l’amore “elicito”, atti che procedono direttamente
dalla virtù della carità, diretti a persone e a popoli, deve
essere integrato dall’ “amore imperato”, quegli atti della
carità che spingono a creare istituzioni più giuste e
religiose. L’essenza della carità, forza d’amore sociale e
sintesi efficiente del prassismo politico, è infine il
sacrificio come fuoco alimentante l’amicizia sociale, meta
definitiva di una vera Comunità cristiana.

Vi è ora un importante concetto da sottolineare, prima di
concludere. Se la Sinistra radicale ha equivocato, e continua
a equivocare, sul significato teologico-politico dell’odierno
pontificato, lo stesso sembra comunque fare la “Destra
sovranista”. Si pensi a un valido e equilibrato intellettuale
come Marcello Veneziani, il quale sostiene che Francesco, per
farsi perdonare il passato di simpatizzante attivista della
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Guardia di Ferro argentina, ispirata sin dal nome alla
formazione romena di Corneliu Codreanu (1899-1938),
promuoverebbe oggi dal soglio pontificio una ideologia
globalista e progressista.
En passant, sia anzitutto detto che per Francesco i grandi
genocidi del ‘900 sono quattro, non vi è solo lo sterminio
“fascista” degli ebrei, ma vi sarebbero anche le bombe
atomiche “liberaldemocratiche” sui civili giapponesi, i gulag
sovietici riservati ai martiri cristiani e lo sterminio degli
armeni.

Va poi precisato che l’originario obiettivo strategico di
Francesco non era di certo inquadrabile in quell’europeismo
filorusso, multipolarista e antiamericanista, che Benedetto
XVI tentò di concretizzare in ogni modo sino al tragico 2013.
Francesco arriva dopo quell’esperimento conservatore-
europeistico, chiaramente antagonista rispetto alla
tecnocrazia ultra-laicistica e abortista di Bruxelles, che
probabilmente l’elite romana “progressista” della Santa Sede
ha considerato storicamente fallito o ha fatto addirittura
fallire.
L’attuale pontefice non è un europeista conservatore che
percepisce il limes di civiltà con il mondo occidentale come
lo poteva percepire Ratzinger. “La rivoluzione nichilista del
‘68”, sono parole di Benedetto XVI, considerata da
quest’ultimo il padre putativo della società post-liberale e
neo-illuministica occidentalista, non significa molto per
Francesco, per evidenti ragioni contestuali, ambientali e
esistenziali.

Dall’uribismo colombiano al sovranismo di destra radicale di
Jair Bolsonaro, dall’affermazione, in Bolivia, della destra di
Camacho sul socialismo di Evo Morales, con cui Francesco si
era saldato in una comunione di intenti, sino alla malinconica
e grottesca conclusione dell’utopia chavista in Venezuela, il
disegno, profondamente neo-occidentale, del pontefice di fare
della fascia continentale e geopolitica ibero-americana “la
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nuova Europa” della riscossa neo-cattolica e populista, che
doveva essere certamente guidata e accompagnata dalla prima
Roma papalina di fronte al materialismo e al relativismo delle
società anglosassoni e protestanti, è stato fortemente messo
in discussione dal verbo sovranistico di Donald Trump, che ha
attecchito velocemente un po’ in tutto il Sud America.

La Sinistra liberal o radicale statunitense non avrebbe
ostacolato un simile progetto strategico, non fosse altro
perché avrebbe messo in seria difficoltà il patriarcato russo,
ma l’onda lunga del trumpismo ha costretto Francesco al
ridimensionamento strategico. E’ dunque una conseguenza
tattica, probabilmente obbligata e non evitabile, il flirt
dell’elite neo-cattolica di Roma con i nemici di Trump, dai
Dem statunitensi alla Cina “socialista”.

L’impressione è che, sconfitto in casa propria dal trumpismo,
Francesco non abbia ancora ridisegnato una strategia politica
sui tempi corti. Il migrazionismo esasperato e il neo-
paganesimo relativistico naturalistico e ecologista, per
quanto siano evidentemente elementi tattici, stonano
totalmente con l’armonico, coerente ideale di una Europa
cristiana, storicista e anti-illuministica, strategicamente
aperta al patriarcato ortodosso di Mosca, potente elemento
storico quest’ultimo lasciato in dote da Benedetto XVI, che
potremmo ben considerare uno dei fondatori del multipolarismo.
Con tutto il rispetto del caso, il cattolicesimo africano o
amazzonico ha poco o anche nulla da dire rispetto al
cristianesimo pravoslavo russo.

L’enciclica “Fratelli tutti” potrebbe essere effettivamente
l’inizio di una nuova fase strategica dell’odierno
pontificato, sebbene il silenzio di Bergoglio sull’inquietante
e terribile vicenda Assange è piuttosto avvilente. Una nuova
fase strategica di Francesco vorrebbe dire lasciarsi
definitivamente alle spalle ogni anche minimo proposito di
universalismo globalistico progressistico aprendo su tutta la
linea al multipolarismo, fatto storico epocale del resto già
partorito dalla rivoluzione conservatrice putiniana e dal
pontificato europeista di Benedetto XVI. Peròn, dopo Yalta e
contro Yalta, lanciò la strategia della Terza via e del Terzo
Mondo contro le due ideologie globaliste e progressiste
egemoni (capitalismo e collettivismo).

Francesco è oggi l’unica guida pubblica in Occidente in grado
di indicare la Nuova Via, né globalismo progressista
occidentalista né nazionalismo etnico occidentalista:
patriottismo multipolarista e prassi dell’amicizia sociale
cristiana.

ANTHROBOT di Sandokan
Sulla sua pagina Facebook tal Giuseppe Miceli ci informa,
entusiasta, che si è fatto installare un microchip
sottocutaneo.
Leggere per credere:
  «IL FUTURO E’ ARRIVATO!

 Finalmente in fase 2 sono riuscito ad essere uno dei primi
 in Calabria e in tutta italia a far parte del sistema Zero
 Borders Europeo.

 Stamattina mi hanno inserito il microchip sottocutaneo alla
 base del pollice e entro 3 giorni potrò cominciare
 ad utilizzarlo per pagare contactless senza né cellulare né
 carte.

 Il chip è controllato direttamente dallo smartphone ed è
 in grado di misurare anche la pressione sanguigna, la
 temperatura del corpo e altre fantastiche funzioni, è anche
 dotato di GPS così non potrete perdervi mai! Prenotando un
 biglietto aereo tramite smartphone, avrete la carta d’imbarco
 direttamente e automaticamente già nel microchip, non serve
 altro che la vostra mano, collegandosi alle già numerevoli
 antenne 5G funziona praticamente con qualsiasi cosa ed emette
 un numero bassissimo di radiazioni!

 Adesso posso andare in giro senza documenti perché tutte le
 mie informazioni sono custodite in un minuscolo e quasi
 indolore chicco di riso ultratecnologico! L’intervento è
 durato praticamente 5 minuti e il medico (tedesco) è stato
 bravissimo e gentile! La parte migliore è che tutto questo è
 GRATIS!
 Non dovrò più fare fila alla posta, al cinema, col telepass,
 è tutto alla base del mio pollice! In cambio vi chiedono solo
 di firmare delle liberatorie per la privacy ma direi che ne
 vale la pena!».

Per capire con che razza di soggetto abbiamo a che fare, il 24
settembre scorso, il tipo scriveva:
  «Oggi inizia la scuola, per molti l’inizio di qualcosa di
  magico, unico. Ogni anno l’emozione è sempre tanta e l’unica
  cosa che mi sento di dire ai ragazzi è: nto culu io me ne sto
a casa col reddito di cittadinanza dormo fino a mezzogiorno.
 Sfigati!».

Ma sorvoliamo per carità di patria su questo prototipo che
sperimenta su di sé la famigerata ibridazione uomo-macchina.
Il dramma è profondo, epocale. Ci sono forze potenti che
spingono nella direzione del transumanesimo, verso l’orizzonte
di una vera e propria inquietante mutazione antropologica.
Voi penserete che si tratta di una soglia di là da venire, ma
non è così. La minaccia è già tra noi.
Sappiate che con la scusa del Covid queste forze stanno
compiendo un’accelerazione che fa paura.
Stanno già sperimentando un microchip anti-Covid. Uno
strumento di sorveglianza sociale capillare che fa invidia
alle autorità di Singapore.
Si può restare inermi? Possiamo lasciare che il mondo vada a
puttane?

VERGOGNA! di Davide Gionco
In Italia gli organi di informazione
calpestano la Costituzione
Lo scorso 10 ottobre 2020 si   è svolta a Roma, in Piazza San
Giovanni in Laterano, la       manifestazione Marcia della
Liberazione”.
La presentazione e, poi, il    resoconto che ne hanno dato la
maggior parte dei principali   mezzi di informazione è stata a
dir poco scandalosa.

E’ noto a tutti che nella classifica mondiale della libertà di
stampa l’Italia occupa la non onorabile 41a posizione.

Reporter senza frontiere motiva questa posizione in classifica
con le minacce della mafia nei confronti di alcuni giornalisti
e dai tagli sui contributi pubblici ai mezzi di informazione.
L’associazione, tuttavia, non si occupa per nulla del
trattamento riservato dai principali organi di informazione a
chi osa, in modo civile e democratico, contestare il potere
politico-finaziario costituito.
La manifestazione “Marcia della Liberazione” era preannunciata
da tempo, con un programma chiaro, visibile da chiunque sul
sito internet www.marciadellaliberazione.it.

Si tratta di richieste politiche che in gran parte ricalcano
la Costituzione.
Hanno parlato dei lavoratori in partita IVA disperati, perché
a causa della crisi sanitaria, delle troppe tasse e della
concorrenza sleale delle multinazionali non riescono più a
vivere: “lavorare in proprio è diventato un incubo, una
moderna forma di schiavitù”.
Hanno parlato degli operatori del settore medico, denunciando
i tagli alle cure mediche causati dall’emergenza covid, che ha
lasciato senza cure molte migliaia di ammalati di tumore e di
altre malattie “normali”, per le quali la mortalità è
aumentata, causa l’assenza di cure.

E’ naturalmente legittimo che dei giornalisti ritengano di
essere contrari ad una moneta sovrana, ad un lavoro e reddito
minimo per tutti, a difendere le piccole e medie imprese, ecc.
Molto meno legittimo è che gli organi di stampa definiscano
come “negazionisti” coloro che hanno organizzato tale
manifestazione, davvero non si capisce sulla base di quale
fondamento.
Eppure..
Eppure i mezzi di informazione:
1) Definiscono “negazionisti” o “no mask” (termini spregiativi
e fuorvianti) le persone che manifestano, ignorando totalmente
le ragioni ufficiali e dichiarate della protesta. E questo
nonostante gli organizzatori dal palco abbiano a più riprese
invitato i partecipanti a rispettare le norme sanitarie
emanate dalla Presidenza del Consiglio e dalla Regione Lazio:
il covid-19 e le maschere non sono mai state l’oggetto della
manifestazione.
2) Concentrano l’attenzione su questioni marginali, come il
fatto che su migliaia di manifestanti ci fosse una persona
che, per propria scelta, ha deciso di non portare la
mascherina e di sfidare le forze dell’ordine.
3) Sminuiscono la portata dell’evento dichiarando cifre sulla
partecipazione largamente inferiori alla realtà e a quanto
verificabile mediante semplici verifiche sulle dimensioni di
Piazza San Giovanni in Laterano.

Una piazza di 7’283 metri quadrati può contenere anche 25’000
persone, se accalcate (4 persone/m²). A causa delle norme di
sicurezza anti-covid le persone erano meno accalcate, ma la
zona gialla della piazza era quasi piena, per cui è del tutto
realistico stimare la presenza di almeno 10-15’000 persone.
Dichiarare su di un giornale la presenza di sole 700 persone è
una evidente mala fede.
I principali mezzi di stampa, a partire da Repubblica (che ci
risulta sia stata querelata) e Corriere della Sera decidono da
soli quale deve essere la “verità ufficiale” per tutti. Sono i
cosiddetti “spin doctor”.
Dopo di che tutti gli altri mezzi di informazione ripetono la
stessa “notizia”, senza preoccuparsi se sia fondata o meno.
Oppure volendo anch’essi deliberatamente distorcere gli
eventi, in modo da denigrare una manifestazione popolare con
la quale non concordano.

La verità su quanto è accaduto è peraltro verificabile da
tutti,    guardando    il   video    della   manifestazione
https://youtu.be/AhfQjKiubwc .
E se anche ci sarà stata qualche persona che, dopo 4 ore sotto
il sole, si è un attimo distanziata dagli altri per tirare giù
la maschera e respirare, non è certo questo un motivo per
dichiarare che la questione delle mascherine fosse il motivo
principale della manifestazione.

A questo punto dobbiamo chiederci “perché?”
Perché una manifestazione in cui molte persone, spesso
disperate, chiedono a gran voce il diritto al lavoro, il
diritto alla salute, di aumentare la spesa pubblica per la
scuola, di ridimensionare il potere delle multinazionali…
Perché questo tipo di manifestazione viene deliberatamente
rappresentato in modo falso e negativo?
A mio giudizio il motivo è che la scomoda verità di avere in
Italia persone che protestano per essere rimaste senza lavoro,
per il diritto alla salute, per una scuola migliore, questa
scomoda verità deve essere nascosta agli occhi di coloro che
non hanno partecipato alla manifestazione.
I manifestanti vengono definiti come gente al di fuori
dell’accettabilità: “negazionisti” (dei folli che negano la
pericolosità del virus), “neofascisti” (persone pericolose che
vorrebbero ritornare ai tempi di Mussolini), “no mask”
(persone superficiali che protestano unicamente perché non
vogliono portare la mascherina).
La gente che non conosce la verità crede a questa narrazione e
non tenta neppure di interessarsi ai veri contenuti della
protesta, convinta che da persone “del genere” non possa
venire nulla di buono.

Vogliamo invitare tutti gli italiani ad avere un maggior senso
critico nei confronti dei mezzi di informazione, perché troppo
spesso non operano per informarci, ma per ingannarci. E ci
ingannano per perseguire degli obiettivi ben precisi che, non
è difficile da ipotizzare, non riguardano gli interessi dei
cittadini, ma solo di pochi soggetti già ricchi e potenti.
La “marcia di liberazione” è anche liberazione da un sistema
di potere che manipola l’informazione per servire gli
interessi dei potenti.

*                  Fonte:                    attivismo.info
— https://www.attivismo.info/in-italia-gli-organi-di-informazi
one-calpestano/

UN GRIDO DI LIBERTA’                                     di
Tiziana Alterio
Pubblichiamo l’intervento con cui Tiziana Alterio ha aperto la
Marcia della Liberazione

Voglio tranquillizzare la stampa rimandando indietro le parole
negazionista,     No   Mask,   estremista,     complottista,
terrapiattista perché queste sono loro invenzioni che non ci
appartengono e non ci riguardano. Le nostre parole sono amore
per la vita e per questa Terra che ci ospita.

Voglio ancora tranquillizzare tutti che non siamo persone
eversive, rispettiamo i DPCM, il distanziamento perché questa
non è una manifestazione No MASK come è stato scritto da
tutti. Noi li rispettiamo, anche se non li condividiamo, ma
utilizzeremo tutti gli strumenti democratici a nostra
disposizione per impugnarli. Siamo qui perché sentiamo la
sofferenza di chi ha perso il lavoro, dei nostri imprenditori,
artigiani, dei nostri bambini, dei nostri anziani e voi ci
state diffamando. Saremo costretti a difenderci nelle aule dei
Tribunali querelando chi falsifica la realtà raccontando
menzogne.
Voglio tranquillizzare ancora i giornalisti di Repubblica, del
Corriere che noi siamo qui anche per voi, per i vostri figli,
i vostri padri e le vostre madri perché ci sentiamo tutti
parte di una unica comunità. Non vogliamo alzare muri tra noi.
Vi invitiamo a metter giù le vostre armi affilate per un
dialogo costruttivo con voi e con il governo perché siamo
tutti parte di un unico Paese che sta soffrendo.

Sento di essere qui con voi perché sono innanzitutto una madre
e come tutte le madri del mondo abbiamo un istinto innato di
difendere la vita. Quattro mesi fa mi venne l’idea di fare una
Marcia della Liberazione ma non avrei mai immaginato di
riuscire a coinvolgere tanti amici e attivisti. Oggi siamo
chiamati a difendere la vita da un mondo malato, schizofrenico
che ci ha messi gli uni contro gli altri e che ci sta
impoverendo materialmente e spiritualmente.

E’ un grande onore per me poter camminare insieme a tutti voi,
insieme al popolo italiano che ha dimostrato in molte
occasioni nella storia che è capace di risorgere dai momenti
più bui.

In questi mesi abbiamo lavorato con l’obiettivo di unire le
diverse anime, i diversi gruppi, Movimenti, le associazioni
delle categorie produttive e abbiamo ottenuto un grande
risultato.

Perché la Marcia della Liberazione ?

Noi non neghiamo l’esistenza del virus ma contestiamo con
forza e determinazione l’uso strumentale e politico che si sta
facendo del Covid per imporre scelte economiche e sociali che
portano l’Italia ancora di più nel baratro e che impongono un
modello di società dell’iper controllo basato sulla paura che
noi respingiamo.

Siamo qui perché vogliamo superare il modello neoliberista che
sta accelerando la sua corsa anche grazie a quanto sta
accadendo negli ultimi mesi ma è un modello disumano,
predatorio che ci sta portando verso l’autodistruzione
arricchendo pochi e impoverendo la maggioranza.    Siamo qui
perché non riconosciamo questa Unione Europea che anche in
questo momento così drammatico ha mostrato il suo volto più
spietato e questo governo accettando i finti aiuti del
Recovery Fund indebiterà noi e i nostri figli per i prossimi
anni.

E’ il tempo di trasformare la resistenza in una direzione
precisa nutrendo profondamente una visione diversa di mondo e
possiamo iniziare dalle nostre scelte quotidiane, anche quelle
più piccole, possono essere rivoluzionarie perché noi siamo
molti mentre loro sono un piccolissimo manipolo di persone.
Usciamo dalla prigione dell’impossibilità.

Dobbiamo chiedere il rispetto della Costituzione, un atto oggi
rivoluzionario perché vilipesa e oltraggiata da oltre 20 anni,
 dobbiamo pretendere che lo Stato riprenda il ruolo che le
compete che non è quello di svendere i nostri beni agli
stranieri.

E’ un tempo storico difficile ma anche straordinario perché se
saremo uniti potremo vedere gli albori di una Nuova Umanità ma
dovremo ripartire da dove siamo stati distrutti, dal
recuperare la nostra identità più profonda, le nostre
ricchezze in modo che l’Italia possa avere un ruolo centrale
nel Mediterraneo così come auspicava Aldo Moro, mentre oggi
siamo diventati i Pigs, i Paesi maiali da spolpare.

E’ il tempo per una Nuova Umanità incentrata sul rispetto
della natura, degli animali, dell’uomo, sui suoi bisogni e la
sua naturale socialità e condivisione.

E’ in corso in tutto il mondo un risveglio delle coscienze, un
risveglio collettivo e voi siete la testimonianza di questo
risveglio. Questa Marcia è il primo passo di un cammino per
spingere come cittadini questo Paese in una direzione in cui
siano rispettate la vita, il lavoro, le nostre libertà
fondamentali e la sovranità che appartiene al popolo italiano.
Lavoreremo alla costituzione di un ufficio legale con
avvocati, giuristi e costituzionali per impugnare ogni atto
anticostituzionale e antidemocratico di questo governo. E
chiunque voglia dare una mano si faccia avanti. E’ il momento
che uomini e donne coraggiosi si mettano in cammino.

Facciamo in modo che per il neoliberismo sia l’ultimo colpo di
coda per ritrovarci in una Nuova Umanità.

L’energia, la fede, il coraggio e la determinazione che
porteremo in questo cammino renderà la nostra esistenza degna
di essere vissuta.

CONCLUSIONI

Mio nonno era un sopravvissuto di guerra, era rimasto invalido
tutta la vita ma era stato pronto a morire, come molti altri
italiani, affinchè io e voi vivessimo in un Paese libero e
democratico con una Costituzione che ha fatto grande l’Italia
nel mondo.

Il nostro compito oggi è essere quel ponte invisibile tra i
nostri nonni e i nostri figli.

Il nostro compito è restituire al popolo italiano ogni
decisione economica, politica, culturale e sociale, decisioni
che oggi sono invece nelle mani di quelle elite globaliste, a
cui l’Unione Europea e questo governo si sono piegati.

Il nostro compito è riprenderci ciò che è nostro di diritto,
la nostra libertà e una vita che sia degna di essere vissuta e
onorata.

Dobbiamo tutti insieme trasformare la resistenza in una
direzione perché senza direzione mai alcun vento sarà per noi
favorevole.

Dobbiamo riprendere in mano la nostra identità come popolo
italiano e mediterraneo, ricordarci chi eravamo e chi siamo
facendo appello quei valori che sono nostri per nascita ma che
abbiamo svilito in nome di un finto progresso che ha portato
infelicità, depressione, ansia, paura e che ci ha impoveriti
tutti materialmente e spiritualmente.

Ritorneremo ad essere grandi se con forza chiediamo il
rispetto della nostra Costituzione e se ci riprenderemo tutti
quei beni che una volta erano degli italiani e che grazie a
Prodi, Bersani, Amato ora sono in mani straniere. Mi auguro
che verrà un giorno in cui queste persone rispondano davanti
ad un tribunale e davanti al popolo italiano delle loro azioni
predatorie.

Oltre ad avere una visione occorre una rivoluzione comunitaria
perché solo ricreando un senso di comunità avremo speranza di
vincere questa battaglia.

E una rivoluzione comunitaria significa anche ripartire dai
territori per alimentare quelle economie locali che un tempo
erano la nostra ricchezza mentre abbiamo permesso che fossero
spazzate via dalle multinazionali che ci lasciano a mani vuote
perché portano la ricchezza altrove.

Rivoluzione comunitaria vuol dire ancora uscire dalle nostre
tane, dalle nostre abitudini e partecipare come cittadini alla
trasformazione necessaria, così come voi avete fatto oggi con
spirito guerriero.

Non è più tempo di uomini e donne tiepidi, addormentati e
addomesticati, è il tempo del coraggio.

Ma la visione e l’unità non bastano da soli, abbiamo bisogno
di creare un Comitato di Liberazione Nazionale che, per prima
cosa, si doti di un ufficio legale.

Visione, Unità e Comitato di Liberazione Costituzionale sono
le sfide a cui siamo chiamati.

Abbiamo un grande compito e abbiamo tutte le capacità per
determinare il futuro dell’Italia e dell’Europa intera
dimostrando per la terza volta nella storia, dopo l’Impero
Romano e il Rinascimento, che possiamo essere grandi con un
Nuovo Rinascimento Mediterraneo che ridarà centralità
all’Italia e indicherà la direzione per una Nuova Umanità.

Restiamo uniti!

Fonte: www.marciadellaliberazione.it

VERRÀ IL GIORNO DEL GIUDIZIO
di Moreno Pasquinelli

“Molti nemici, molto onore”.
Viene in mente questa massima dopo aver letto i quotidiani di
ieri, nonché tutti i TG, nonché svariati siti web. “Ecco il
rossobruno!”, penserà il pennivendolo di turno, per il quale
questa folgorante battuta sarebbe stata inventata da
Mussolini. Il pennivendolo non sa che fu invece una
esclamazione di un generale tedesco, tal Georg Von Frundsberg,
poco prima di una battaglia contro i veneziani. Correva l’anno
1513.
Come ubbidissero ad una unica centrale di disinformazione,
come fossero un branco di lupi, tutti hanno raccontato una
doppia bugia: “poche centinaia di persone alla marcia dei
negazionisti no mask”. Chi c’era, sa quale sia la verità.
Questa centrale tuttavia non esiste. Siamo infatti messi molto
peggio. L’orda dei giornalisti non ha più nemmeno bisogno di
ubbidire ad un comando, agiscono in automatico. Sfornati come
giornalisti con l’elmetto dalla stessa tayloristica catena di
montaggio sono tutti arruolati in servizio permanente
effettivo nell’esercito della manipolazione strategica. Non
truppe ausiliarie quindi, ma veri e propri speciali reparti
d’assalto. Chi era in piazza San Giovanni può confermare, li
ha visti all’opera, alcuni come veri e propri provocatori di
professione che cercavano la rissa per meglio individuare i
manifestanti come untori da additare al pubblico ludibrio.
Verrà il giorno del giudizio, il giorno della vendetta.
Sappiamo chi siete, vi conosciamo tutti quanti. Verrà il
giorno in cui sarete costretti a scontare la condanna che
meritate, quella per cui il popolo, dopo avervi messo alla
gogna, vi costringerà a cambiar mestiere ed a guadagnavi
onestamente il tozzo di pane.
Passiamo a cose più impegnative, con una prima riflessione a
caldo.
Quanti saremmo potuti essere, in piazza San Giovanni, non ci
fosse stata la martellante campagna di criminalizzazione e di
accerchiamento che ha preceduto la manifestazione? Quanti
quelli che si sono fatti intimidire ma che col cuore e con la
mente stavano con noi? Tantissimi. Lo sappiamo. E tutti lo
sentivano in quella piazza, di essere sì una minoranza, ma una
minoranza grande per quanto imbavagliata e ancora impaurita.
Il merito dei Promotori è enorme perché non si sono fatti
spaventare dalle minacce, perché hanno sfidato il blocco della
paura, perché con la loro manifestazione hanno presidiato
l’ultima trincea — il diritto a manifestare in tempi di Stato
d’eccezione — caduta la quale ci sarebbe stata la rotta
disordinata. Il loro merito è aver dato un esempio di
coraggio, esempio prezioso in tempi in cui il potere istiga
alla pusillanimità e all’ignavia.
Il tempo è galantuomo, e renderà merito alla Marcia della
Liberazione. Un evento che potrebbe segnare un punto di svolta
dopo tanti indietreggiamenti e ritirate. A nome e per conto di
una minoranza ampia e non muta, la Marcia è stata, per il
fatto stesso di svolgersi, il primo ed esemplare atto di
disobbedienza civile.
Esemplare perché esso non è stato solo un atto di protesta. Il
punto tutto politico di forza sta da un’altra parte. La
profonda e irriducibile contestazione dell’ordine di cose
presente non si è risolta in un mero avanzare al sovrano un
cahier de doleance. Non c’era il Terzo Stato lì, c’erano dei
cittadini consapevoli che disconoscono al nemico la sua
pretesa di sovranità e che anzi lo denunciano come fuori
legge, ove la legge è la nostra Costituzione.
Esemplare, infine, perché, di contro ad un sindacalismo
sociale fuori tempo, ha indicato le misure politiche
rivoluzionarie realizzando le quali il nostro popolo e quindi
la nazione possono e debbono tornare sovrani.

CE L’ABBIAMO FATTA!
Secondo la stampa e i media di regime eravamo “poche
centinaia”.

Ci vuole una bella faccia tosta ed una disonestà morale
smisurata per negare il grande successo della Marcia della
Liberazione.

20 mila persone hanno sfidato la campagna di paura e di
sciacallaggio che ci è stata rovesciata addosso.

20 mila persone che hanno vinto la scommessa assieme a noi. Un
successo che ci riempie di gioia e ci da tanto coraggio per
continuare una battaglia politica e sociale che sappiamo irta
di difficoltà. Siamo troppo stanchi ora per fare un bilancio
compiuto. Ci torneremo presto. Adesso lasciateci godere la
festa!

Non un passo indietro.

Tiziana Alterio e Moreno Pasquinelli

Fonte: marciadellaliberazione.it
DOMANI TUTTI IN PIAZZA SAN
GIOVANNI IN LATERANO! di
Marcia della Liberazione

“Lavoro, Reddito, Democrazia, Sovranità”. Con queste parole
d’ordine saremo in piazza domani a Roma. Contrariamente ad
alcune voci messe in circolazione, la manifestazione è stata
regolarmente autorizzata dalla Questura. L’enorme pressione
politico-mediatica, messa in campo per impedirci di
manifestare, ha fallito il suo obiettivo.

Di fronte a pressioni, minacce e provocazioni di ogni tipo,
quattro giorni fa avevamo scritto che la manifestazione si
sarebbe fatta “senza sé e senza ma“. La nostra tenacia ha
vinto! Ed è questa la vittoria di tutti i democratici, di
tutti quelli che non si rassegnano allo stato di cose
presente.

Nel salutare l’enorme afflusso di adesioni di queste ore, che
ci da la certezza di un grande successo, denunciamo con forza
la vigliacca campagna di denigrazione messa in atto da tanti
giornali. Volendo negare alla manifestazione ogni legittimità,
questi giornali hanno fatto ricorso ad una serie di falsi.

E’ ovviamente falso che vi sia una qualche relazione tra la
nostra manifestazione di piazza San Giovanni e quella che si
terrà in un altro luogo della città. E’ falso che siamo
“negazionisti”, dato che non neghiamo affatto l’esistenza del
virus, mentre ne denunciamo invece il suo utilizzo politico, a
partire da quello “stato d’emergenza” che si vorrebbe
prorogare all’infinito, anche per mettere in secondo piano
l’emergenza sociale provocata dalle scelte del governo. Ed è
proprio di questa emergenza – dalla disoccupazione alla
perdita del reddito; dalla crescita della povertà, alle
prospettive buie della piccola impresa, fino al dramma in cui
è stata gettata la scuola – che parleremo domani

Contro le falsità dei media, il Comitato organizzatore della
Marcia della Liberazione ha già querelato gli organi di
(dis)informazione che le hanno diffuse. Identica querela verrà
presentata contro chi, nonostante le nostre prese di posizione
pubbliche, vorrà continuare sulla strada della diffamazione.

Ma la miglior risposta a questi falsari incalliti sarà la
grande partecipazione che prevediamo per la manifestazione di
domani.

Tutti in piazza San Giovanni dalle ore 14:00!
Comitato Organizzatore Marcia della Liberazione

07 ottobre 2020

Fonte: marciadellaliberazione.it
Progressismo cattolico vs
multipolarismo   ortodosso
russo di F.f.
“Io credo nella Russia, nella sua Ortodossia. Credo nel Popolo
Cristo”.
Fedor Michajlovic Dostoesvkij

L’amico Moreno Pasquinelli – che indicheremo da ora in poi con
la iniziale MP per abbreviare – ha replicato al nostro scritto
sul cattolicesimo con un articolo concettualmente e
storicamente molto denso. La nostra risposta è d’obbligo non
per tenere il punto, tantomeno per polemizzare, tutt’altro, ma
viceversa per cercare di mostrare come talvolta la visione del
“sovranismo di sinistra” rischi di essere, come d’altra parte
quella del “sovranismo di destra” europeo, un altro volto
della stessa medaglia di quel laicismo e relativismo
europeistici ed occidentalistici, di radice Illuministica, di
cui vorrebbero costituire l’alternativa. Laicismo e
relativismo democraticista, non democratico, antidemocratico,
ben più che liberale (come dice invece il Nostro), che sono il
marchio del Deep State. MP ci accusa, in senso storico-
politico, di sostenere: a) il costantinismo; b) la mitologia
panortodossa basata sulla Terza Roma; infine di aver costruito
c) una fallace ideologia riguardo alla lotta del presente
secolo basata su un presupposto astratto, ossia il discrimine
di civiltà fra nazionalconservatori o neo-illuministi
progressisti.

Costantinismo?

Non intendiamo rispondere troppo a lungo sul concetto di
costantinismo. Vi è ormai una serie di concetti storico-
politici, tra i quali costantinismo, fascismo, populismo,
sovranismo, che vengono utilizzati fuori dal proprio specifico
ambito contestuale. Sono divenuti, tali concetti, meri
strumenti di lotta politica propagandistica. Gravissimo
errore, dottrinario e di proposta politica concreta, quello
dell’amico MP, che cade nella trappola di Antonio Spadaro, il
validissimo propagandista gesuita della “rivoluzione nella
Chiesa” di Sua santità Francesco. Il progressismo globalista e
relativista, divulgato a piene mani dall’elite gesuita
egemone, in larga parte derivante dal pensiero del teologo
scientista e panteista Teihlard de Chardin, sta bollando ogni
prototipo di “civilizzazione cristiana” come Neo-
Costantiniana. MP, che intelligentemente ha sempre rifiutato
la fascistizzazione del nemico, cade qui in pieno nella
trappola. “Nuovo Costantino” fu infatti definito Mussolini per
la Conciliazione del 1929, non dai comunisti italiani, ma dai
dossettiani (la frazione che rispondeva a Giuseppe Dossetti,
la guida degli anti-andreottiani e degli anti-DeGasperi che
furono soliti fascistizzare il nemico Conservatore) e dalla
Sinistra cattolica evoluzionistica e progressistica. Il
bergoglismo, per quanto si nutra di varie fonti, è in diretta
continuità strategica con il dossettismo, ossia con il
proposito che deve essere l’elite clericalistica, non lo
Stato, a detenere il potere totale. Tale ideologia del potere
politico del clero, per quanto sia oggi apparentemente più
morbida, ripetiamo di nuovo apparentemente, di quella dei bei
tempi del papa nero gesuita in offensiva su ogni fronte, si
definisce Neo-Gelasiana, da Gelasio I 49° vescovo di Roma.
Perfettamente neo-gelasiana fu l’interferenza politica
globalista e progressista della sinistroide e gesuitica
“Civiltà cattolica” contro la democrazia conservatrice russa
in coincidenza delle ultime elezioni politiche.

Terza Roma

La ricostruzione compiuta dal Nostro riguardo alla storia
religiosa della Russia, a parte le insolite, per lui,
sbavature occidentalistiche – il Patriarcato di Mosca sarebbe
per sua natura ontologica teocratico, chi lo appoggia
nutrirebbe nostalgie teocratiche -, è buona e condivisibile.
Le conclusioni non possiamo condividerle. Cristianità
ortodossa russa è sia la rivoluzione modernizzatrice di Pietro
il Grande e di Caterina II, sia la fiera reazione,
ultranazionalistica, degli “Antichi Credenti” che si
ribellarono alla “Riforma” del 1653 su cui si è soffermato MP.
Al tempo stesso, nell’ultimo secolo, Cristianità ortodossa
russa è l’infinito elenco dei Martiri sterminati dal regime
ateo comunista, è la Chiesa catacombale che non vuole
compromessi con i bolscevichi ma è anche l’elite ortodossa
che, dalla Guerra Patriottica in avanti, temperò sino a
raddrizzare l’utopismo materialista e globalista del regime
marxista, rendendolo di fatto sempre più post-marxista, meno
globalista e più russo.

Ora, il lettore dirà che è questa una enorme contraddizione. E
avrebbe ragione. Ma la contraddizione è il cuore e il lievito
della Tradizione ortodossa russa. Il concetto di sobornost’,
l’universalità e l’unità nella molteplicità, la comunione nel
divenire della storia, è lo spirito della Chiesa russa che si
rivela nella storia, si storicizza. La Chiesa è perciò il
Popolo, e il Popolo Russo è, nella visione ortodossa, per sua
stessa essenza il Popolo Cristo, il Popolo Ortodosso. Al tempo
stesso, però, nel “Domostroj” – Documento del XVII sec. in cui
venivano dettate le norme per il popolo – lo Zar è presentato
come il padre igumeno di tutto l’impero russo, l’obbedienza
verso di lui è un autentico rituale che ha un valore
religioso. Tale concetto è presente nella stessa democrazia
conservatrice putinista. Che significato dare a tutto questo
in relazione alla Terza Roma? Sono necessarie due premesse
prima di tirare qui le conclusioni. La prima è che il pensiero
filosofico cristiano russo ha la caratteristica del senso
storico “mitico” (storicismo conservatore cristiano), mentre
il pensiero cattolico ha la caratteristica del senso politico
immediato, quello protestante del senso empirico
individualistico. Il “mito” Mosca Terza Roma viene formulato
dal monaco starec Filofej nella sua lettera al gran principe
di Mosca Vasilj III (1505-1533):

“O zar molto pio! Ascolta e ricorda che tutti i regni
cristiani si sono riuniti nel tuo regno, che due Rome sono
cadute, ma che la Terza sta in piedi e che non ce ne potrà mai
essere una quarta. Il tuo regno cristiano non sarà mai
rimpiazzato da nessun altro”.

La Terza Roma sta in piedi. MP sottovaluta questo passaggio
fondamentale, “la Terza Roma sta in piedi” e quindi confonde
il messianismo universale russo, che è di sostanza metafisica
e spirituale, con il millenarismo sociale rivoluzionaristico.
Viceversa il messianismo ortodosso e storicista russo ha il
fine opposto, più da barriera e fortezza, o ancor meglio da
scudo di ciò che resta degli ultimi giorni, mantenendosi il
piccolo resto nella santità e Santa il Popolo Cristo ha
chiamato la Russia, unico caso nella storia della Cristianità
di rituale santificazione di una intera terra benedetta. Per
intensità e durata, quella ch’è stata probabilmente la più
terribile prova che un popolo cristiano abbia dovuto
affrontare (“il più grande genocidio della storia” secondo
l’archimandrita Nektarios), un fiume ininterrotto di sangue
che arriverebbe alla cifra di quasi 70 milioni di cristiani
ortodossi, per lo più di rito russo, martirizzati nel corso
del Novecento avrebbe avuto, nell’ottica di Mosca Terza Roma,
la misteriosa finalità provvidenziale nel confermare
l’elezione storica del Popolo Cristo. Ciò non è nazionalismo o
sovranismo, ma missione spirituale di cui la storia di un
popolo si fa portatrice. Lo stesso andrebbe detto della
Rivelazione di Fatima, riconosciuta solennemente dal
Venerabile Pio XII, con al centro il destino della “Santa
Russia” ma non è questo il contesto per soffermarsi su una
questione così foriera di misteriose finalizzazioni.

Il metropolita Tichon, Solzenicyn e il nichilismo occidentale

MP, infine, fa dell’odierno patriarcato poco più che un
braccio arrugginito del potere temporale putinista. In realtà
occorrerebbe maggiore cautela e prudenza, consigliamo al
Nostro la visione di questo importante video.

Il metropolita Tichon, uno dei padri del Neoconservatorismo
russo di questi tempi, influente pensatore e teologo,
confessore del presidente VVP, dette la licenza al canale
televisivo di stato russo, nel gennaio 2008, di trasmettere
questo documentario che ci pare assai chiaro sulla prioritaria
strategia del Cremlino, basata sulla difesa dell’identità
cristiana russa. Identità cristiana russa, come abbiamo
mostrato, dal valore universale non nazionalista filetista. Il
filetismo, che indica la tendenza della Chiesa greco-ortodossa
a prendere come base la nazionalità, e non lo Spirito, sarebbe
perciò una nuova forma di nazionalismo o tribalismo.

Vladimir Putin, inoltre, ha più volte definito l’attivista
conservatore cristiano Solzenicyn come il proprio personale
maestro. Poco prima di morire fu chiesto a Solzenicyn cosa si
dicessero lui e Putin nel corso dei loro incontri. Il vecchio
pensatore rispose che aveva continuamente avvertito il
presidente       che  la   democrazia     neo-illuministica
all’occidentale è quanto di più radicalmente e pervicacemente
anticristiano fosse comparso nella storia dell’umanità,
missione di Putin era non solo sbarrare ogni tipo di via
all’ingresso di quella “cosiddetta democrazia” in Russia, ma
inverare storicamente il nazionalconservatorismo storico russo
come Catechon, forza di lucida e eroica contrapposizione
all’Anticristo, che secondo Solzenicyn si sarebbe manifestato
in veste di “democrazia”, “diritti”, “ecumenismo”, tecnocrazia
illuministica. La Russia non avrebbe dovuto essere
antimoderna, reazionaria, rifiutare le conquiste scientifiche
moderne. Ma avrebbe dovuto mettere al centro la sua storia
spirituale, non il 5 G, non la Silicon Valley alla russa, non
la ideologia radicalista LGTBQ.

Solzenicyn indicò alla Russia il sentiero spirituale e
storicistico che Benedetto XVI indicò all’Europa dal 2005.
Dall’Orda d’Oro all’illuminismo massonico-rivoluzionario del
bonapartismo, la Russia fece sempre scudo contro l’epidemia
ultraprogressistica e rivoluzionaristica, spiega Alexander
Solzenicyn. Lo stesso compitò avrà nel secolo attuale:
arrestare l’avanzata irrefrenabile del neo-mongolismo
tecnocratico globalistico. La Russia ha accettato la saggezza
di Solzenicyn, l’Europa, democraticista e laicista, ha
rifiutato la saggezza del Pontefice. Come si può vedere, il
putinismo affonda in ben altre radici rispetto a quelle del
laicismo machiavelliano che MP gli attribuisce; missione dell’
“Ortodossia di stato” russa è quella di chiudere le porte alla
catastrofe, non di redimere un mondo, come è quello
occidentale, che avrebbe armi e strumenti per salvarsi da se.
Tanto meno è quella di spremere di nuovo come un limone il
grande popolo russo, legna d’ardere sulla via di una
rivoluzione mondiale o globalista di bolscevica memoria. E qui
ritorna, nel pensiero di MP sulla Russia, quel millenarismo
social-rivoluzionario estraneo, oggettivamente, alla linea del
patriarcato, ma altrettanto estraneo a quella tradizione
apostolica greco-cristiana (e non giudeo-cristiana) a cui il
concetto di Mosca Terza Roma si ispira.

Il Nostro equivoca anche, a nostro modesto avviso, il senso
della recente modifica della costituzione. Dio, Popolo (non
patria come MP dice), Famiglia. Popolo è da intendersi nel
senso sopra specificato di Popolo Cristo e Popolo Chiesa. Non
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