POLITICHE DELLA BELLEZZA: EUROPA, ITALIA - Salvatore Settis NUMERO SPECIALE - Casa della Cultura
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Salvatore Settis NUMERO SPECIALE POLITICHE DUEMILADICIOTTO DELLA BELLEZZA: EUROPA, ITALIA a cura di Oriana Codispoti
direttore Ferruccio Capelli condirettore e direttore responsabile Annamaria Abbate Salvatore Settis comitato editoriale Duccio Demetrio POLITICHE Enrico Finzi Carmen Leccardi DELLA Marisa Fiumanò Paolo Giovannetti BELLEZZA: EUROPA, Renzo Riboldazzi Mario Ricciardi ITALIA Mario Sanchini Salvatore Veca Silvia Vegetti Finzi progetto grafico e illustrazioni Giovanna Baderna conferenza alla www.giovannabaderna.it Casa della Cultura direzione e redazione via Borgogna 3, 20122 MIlano tel.02.795567 / fax 02.76008247 viaborgogna3magazine@casadellacultura.it introduzione di periodico bimestrale registrazione n. 323 del 27/11/2015 Tribunale di Milano Salvatore Veca viaBorgogna3 ISSN 2499-5339 2018 ANNO 3 NUMERO SPECIALE ISBN 978-88-99004-46-0 titolo: POLITICHE DELLA BELLEZZA: a cura di EUROPA, ITALIA copyright Casa della Cultura, Milano Oriana Codispoti area di rispetto area di rispetto versioni con spessori modificati per web e per utilizzo in dimensioni molto piccole dove la leggibilità sarebbe compromessa pantone 199 nero 90%
NUMERO SPECIALE | POLITICHE DELLA BELLEZZA: EUROPA, ITALIA • pag 6 INTRODUZIONE Salvatore Veca • pag 8 POLITICHE DELLA BELLEZZA: EUROPA, ITALIA Salvatore Settis • pag 24 IL CONTRIBUTO DI SALVATORE SETTIS ALLA CULTURA DEL PROGETTO URBANO E DI PAESAGGIO Oriana Codispoti viaBorgog a3 | numero speciale 2018 5
della convivenza demo- dell’idea di beni comuni bella”, di città come opera Salvatore Veca CITTÀ BENE COMUNE 2017 cratica, nei confronti degli nell’elaborazione di Salva- d’arte (per citare un libro di elementi costituzionali es- tore Settis – questo è un Marco Romano)? INTRODUZIONE senziali. altro dei temi per noi della Casa della Cultura centrali – E la mia idea è che in Salvatore Settis ha avu- secondo me ha come l’eco fondo si tratti in ogni caso, to due lauree honoris causa di questa singolare connes- sia che si ponga un proble- in Giurisprudenza e una sione fra l’esperienza dello ma di equità per coloro cui laurea honoris causa in Ar- storico dell’arte, dell’ar- accade di essere i fruitori o chitettura. Archeologo, sto- cheologo e l’esperienza di gli abitanti di una città, che in rico dell’arte, e poi… Settis chi prende lauree honoris essa si possano riconoscere lo dice nel suo libro Azione causa in Giurisprudenza e nel tempo, sia nel caso della popolare: io non sono un in Architettura. bellezza, sia sempre una giurista – c’è un caveat, questione di congruenza, go lavoro di management di una certa prudenza – e Vorrei aggiungere solo cioè di coerenza. È come Per grandi istituzioni del mondo tuttavia…Questo impegno un punto. A me è capitato se fosse una questione di me è sin- di Settis. Ricordo il grande è venuto approfondendosi come filosofo di discu- giustezza. ceramente un enorme libro sulla Tempesta di Gior- ed estendendosi nel corso tere e di interagire molto Allora nei confronti piacere, oltre che un onore, gione, nel 1978, ricordo il dell’ultimo decennio. Penso con architetti e urbanisti. del paesaggio, come nei il fatto di poter introdurre Laocoonte che poi è stato che l’attenzione di Settis Ricordo le discussioni, in confronti dei territori urbani, Introduzione alla conferenza con alcune brevi parole ripubblicato. E confesso nei confronti delle regole particolare, con una figura come nei confronti del patri- tenuta da Salvatore Settis un grande studioso, un che, a un certo punto, ho sovraordinate a una forma che per me è stata molto monio culturale, il problema alla Casa della Cultura intellettuale pubblico, incominciato a seguire una di vita democratica, quelle importante come quella di è preservare nel mutamento il 12 dicembre 2017. un grande amico come serie di interventi e libri di costituzionali, dipenda in Bernardo Secchi, e con tanti e nel tempo un qualche filo viaBorgog a3 | numero speciale 2018 Salvatore Settis. Come al Salvatore Settis – che è ar- qualche modo non solo altri. In generale la discus- di coerenza che consenta la solito in questi casi si dice: cheologo e storico dell’arte dal suo impegno civile e sione era su quella che io riconoscibilità e non generi «Salvatore Settis non ha dal punto di vista della militante, ma anche dal chiamavo la “città giusta”, l’effetto dell’essere stranieri Il video della conferenza è bisogno di presentazioni». fisionomia della divisione fatto che le Costituzioni cioè era un problema di a se stessi. Questa è la disponibile su: del lavoro intellettuale e che hanno come un carattere equità nei confronti dell’ur- piccola congettura che ho www.youtube.com/ watch?v= Tuttavia, vorrei solo ha dato straordinari contri- della gravitas vitruviana bs in rapporto alla civitas intessuto, meditando sui sLLjxVvrZvs&feature= richiamare l’attenzione su buti in quest’ambito – che nei confronti dei processi (tema molto caro al nostro lunghi e appassionati per- youtu.be un punto singolare che connettono – e l’enigma è democratici e della parte- compianto e grande amico corsi della tenace e vorace presuppone, naturalmente, come connettono – questo cipazione democratica. E Guido Martinotti). Allora ricerca di Salvatore Settis e la conoscenza del lungo tipo di percorso di ricerca quindi, in qualche modo, mi posi il problema: come quindi, con grande piacere, lavoro scientifico, del lungo con un forte impegno nei questa attenzione, in parti- connettere l’idea di “città gli do ora la parola. 7 lavoro accademico, del lun- confronti dei fondamentali colare questa formulazione giusta” alla idea di “città
POLITICHE La bellezza deve essere un decisero di ignorarlo, come non vederlo nemmeno. CITTÀ BENE COMUNE 2017 ingrediente della città come un disturbo passeggero del La storica americana Julia DELLA bene comune, oppure no? loro orizzonte percettivo. Era Thomas ha commentato BELLEZZA: Per parlarne io non posso spuntato dal nulla e nel nulla così: «quel che ci è radi- che far centro sul presente, sarebbe tornato. calmente, immensamente EUROPA, sul nostro complicato pre- Ma tutto cambiò quan- estraneo può sfuggire alla ITALIA sente; però vorrei arrivarci da do dalla nave fu calata nostra attenzione». Qual- due date estreme: una molto una scialuppa, sulla quale cuno potrebbe dire che prima di noi e una un po’ alcuni marinai comincia- l’episodio si spiega perché dopo. La data molto prima rono a remare verso riva. quegli aborigeni erano “pri- di noi è il 1770, la data un La scialuppa assomigliava mitivi”, ma nulla sarebbe Salvatore Settis po’ dopo è il 2061. maledettamente alle im- più sbagliato perché ogni 8 Prima data: 29 aprile barcazioni che loro erano cultura umana – inclusa la 1770. Un fatto storico, o abituati a usare per andare a nostra – ha l’abitudine di presentato come tale: quel pesca o per muoversi verso decifrare il mondo sulla base giorno una nave britannica una riva vicina. Una piccola della propria esperienza capitanata da James Cook imbarcazione simile a quelle concreta. Quel che abbiamo novità. Vediamo – come gli avvistava le coste di quella usate da loro era più facile già vissuto genera un venta- aborigeni di Botany Bay, che oggi chiamiamo Austra- da “classificare”, perché glio di attese sulla base delle dai quali non siamo poi così Testo integrale della lia e si fermava non lontano somigliava a esperienze quali tendiamo a “leggere” diversi – “quel che vogliamo conferenza tenuta alla Casa da Sydney al largo di quella già vissute. Allora quasi tutti quel che ci accade via via. vedere” e non quello che ci della Cultura il 12 dicembre 2017 nel quadro delle attività che si chiama ora Botany fuggirono in preda al terrore, Questo è un meccanismo sta veramente accadendo di Città Bene Comune, Bay (perché ci sono grandi lasciando sulla spiaggia largamente inconscio che ci intorno. Una domanda, dun- ambito di dibattito sulla città, varietà botaniche). pochi bambini che non guida – e ci fa piacere averlo, que: siamo sicuri di capire viaBorgog a3 | numero speciale 2018 il territorio, il paesaggio e le Un folto gruppo della capivano quello che stava perché ci rassicura – ma al fino in fondo quello che ci relative culture progettuali prodotto dalla Casa della popolazione locale, che noi succedendo, e qualche tempo stesso ci limita. Ci dà sta accadendo oggi? Alcuni Cultura e dal Dipartimento di usiamo chiamare “aborige- guerriero che cominciò ad sicurezza, confermandoci in fenomeni del nostro tempo? Architettura e Studi Urbani ni”, era sulla costa quando la agitare freneticamente le quel che sappiamo già, però Siamo sicuri di capire fino in del Politecnico di Milano. nave arrivò. Alla vista dell’im- lance di legno preparandosi vaglia e seleziona quel che fondo le distruzioni intenzio- L’iniziativa, curata da Oriana Codispoti, è stata patrocinata barcazione – che era molto a colpire i possibili invasori. non sappiamo (ancora) e nali di opere d’arte, l’incuria dalla sezione lombarda di diversa da tutto quello che Qual è la morale della che d’istinto assimiliamo a che affligge monumenti e AIAPP, l’Associazione Italiana avevano visto fino ad allora favola? Quando ci sovrasta qualcosa che conosciamo paesaggi, il declino delle di Architettura del Paesaggio, – gli aborigeni non si scom- un evento o un pericolo già. Tendiamo, insomma, città storiche, il diffondersi e dalla Consulta Regionale Lombarda degli Ordini posero: quell’oggetto sorto sconosciuto – a cui non più a riconoscere quello che dei ghetti urbani? Questi degli Architetti Pianificatori dal nulla era talmente al di là sappiamo dare né una forma accade intorno a noi che ad e altri sintomi di una crisi 9 Paesaggisti e Conservatori. della loro comprensione che né un nome – tendiamo a analizzarlo come una vera che non è solo economica
e politica sono diversi ma chiede: «Perché lo faccia- Leonardo può essere ritenu- Quando si distrugge la sta- diocesi non solo i dipinti di CITTÀ BENE COMUNE 2017 convergenti. È una crisi che mo?». Un adulto di nome to “colpevole” di una guerra tua di Mussolini o di Stalin storia sacra, ma perfino tutte non è soltanto economica e Grigsby gli risponde: «Ha nucleare è perché la cultura o di Saddam Hussein si le croci». politica, ma culturale e per- a che fare con l’odio. Odio che esso rappresenta non vuole, con vario successo Claudio di Torino ha la- ciò questi sintomi reclamano per qualsiasi cosa che ap- ha saputo evitare il disastro. o insuccesso, esaltare la sciato degli scritti – che sono uno sguardo analitico, im- partenga al passato. Come Perciò va ritualmente ripu- democrazia e la libertà con- regolarmente registrati nella prontato a solide categorie siamo arrivati a queste città diata, “condannata a morte”. tro dittature di varia marca. Patrologia Latina – dove discorsive e sostenuto da in rovina, strade a pezzi per E infatti il racconto di Bra- L’aggressione ai reperti parla della sua diocesi: «Qui ricerche puntuali. le bombe, campi di grano dbury finisce con la folla che delle civiltà millenarie del Vi- tutte le chiese sono piene di Stiamo disimparando radioattivi, le case distrutte, fa a pezzi il dipinto: la sua cino Oriente antico pretende sordide, maledette e men- a convivere con il nostro gli uomini nelle caverne? distruzione rivela che l’arte di annullare la memoria in zognere immagini, ma tutti passato, a cui non sappiamo Dobbiamo odiare il mondo (cioè la bellezza) merita di nome di un Islam originario le venerano. Perciò le sto 10 più guardare se non, di volta che ci ha portato fin qui. Non simboleggiare la civiltà che e senza immagini, prima del distruggendo una per una in volta, con nostalgia o con ci resta più nulla, se non fare l’ha creata, ma anche i suoi quale, si suppone, non c’è da solo, con le mie mani, per disagio. Ma che cosa, se festa distruggendo». È un fallimenti. E vorrei aggiun- nulla. Tendiamo a conside- combattere la superstizione non l’esercizio creativo del racconto di Ray Bradbury, gere che questo ragazzo, rare l’iconoclastia un corpo e l’eresia». È interessante pensiero critico sulla storia lo stesso che poco dopo che si chiama Tom, alla fine estraneo rispetto alla cultura l’argomentazione: «Cristo (cioè quello che chiamiamo, avrebbe pubblicato – il fruga tra questi frammenti, “occidentale”, attribuendola fu sulla croce per sei ore, in altre parole, cultura) può racconto è del 1952 – il suo ne prende uno, lo mette in esclusiva all’Islam. Oppure e dobbiamo venerare tutte consentirci di comprendere libro più famoso, il romanzo in tasca senza guardarlo, i più colti fra noi sanno che le croci? Non dovremmo i processi in corso? Fahrenheit 451, dove legge- poi alla sera lo guarda ed è esistita un’iconoclastia bi- allora venerare anche le re un libro è reato. è, naturalmente, un sorriso zantina, che però tendiamo mangiatoie, dato che fu in Non ho dimenticato la Di questa scena imma- (quello della Gioconda). a considerare un episodio una mangiatoia, le barche mia promessa di fare un ginaria vorrei sottolineare un della cristianità orientale, perché in barca fu spesso, viaBorgog a3 | numero speciale 2018 flashforward sull’anno 2061. punto solo, la forza inaudita Le iconoclastie (quelle di marginale, che non ci riguar- gli asini perché su un asino Nel 2061 a New York – in che possono avere le opere più fresca memoria sono sul da. Non è così. Per metterlo entrò a Gerusalemme, i rovi una New York post-apoca- d’arte (qui, la Gioconda piano politico l’abbattimento in evidenza vorrei citarvi un perché di rovo era la corona littica – sulla piazza si snoda che le rappresenta tutte); la delle statue di Saddam Hus- vescovo di Torino di nome di spine, le lance perché una lunga coda che avanza capacità che le opere d’arte sein, per citare un esempio, Claudio (fu vescovo dall’816 una lancia gli fu confitta nel disciplinata. A due, a tre per mostrano di condensare ma ci sono anche le icono- all’828). Campione irriduci- costato?». Questo è Claudio volta si fermano davanti alla tutta una civiltà, offrendola clastie dei resti archeologici bile di iconoclastia militante, di Torino, un vescovo per Gioconda appoggiata al o alla venerazione – come di Palmira) non sono mai la egli viene così descritto da così dire “italiano”, non a muro – misteriosamente ar- la Gioconda iconizzata che negazione in toto del passa- un suo contemporaneo: Bisanzio, non nell’Islam. rivata a New York – sputano conosciamo – o all’insulto, to, ma la scelta, ritualizzata, «acceso da zelo sconfinato Se vogliamo arrivare più sul quadro e se ne vanno. come nel racconto di Ray di distruggere qualcosa e senza freni, devastò e ab- vicino a noi, pensiamo al 11 Un ragazzo di nome Tom Bradbury. Se un quadro di per esaltare qualcos’altro. batté in tutte le chiese della frate Girolamo Savonarola
e ai suoi bruciamenti, in Tuttavia noi sappiamo ne furono contenti c’è, ina- CITTÀ BENE COMUNE 2017 cui metteva anche opere che alla corte di Maḥmūd spettatamente, un grande d’arte. E noi sappiamo che di Ghazna il dottissimo poeta tedesco: Goethe. Nel alcuni artisti furono indotti a al-Biruni scrisse un libro sui 1819 egli scrisse una pagina portare le loro stesse opere Buddha e sappiamo che la contro i Buddha di Bamiyan d’arte per bruciarle, nel tradizione di rispetto per i chiamandoli «folli idoli eretti Quattrocento Fiorentino. Per Buddha di Bamiyan è durata e venerati a scala gigan- non parlare dell’iconoclastia molto a lungo. Il gran Mufti tesca» ed elogiò Maḥmūd protestante lanciata a Zuri- d’Egitto Muhammad ‘Abduh di Ghazna (lo stesso che il go nel 1523 e che portò a parlò dei Buddha di Bamiyan mullah Omar avrebbe citato distruzioni enormi in tutta come una delle grandi opere per legittimare la distruzione) l’Europa a nord delle Alpi. delle culture antiche e nel con queste parole: «Dob- 12 Per non dire poi dell’icono- 1904 emanò una fatwa biamo approvare lo zelo di clastia dopo la rivoluzione per autorizzare l’uso delle questo distruttore di idoli, francese. Pensiamo dunque immagini, dopo una visita a e in lui dobbiamo ammirare all’iconoclastia guardando Palermo dove aveva visto i profondamente il fondatore anche all’iconoclasta che resti delle antichità islamiche della poesia persiana e della è in noi. di Sicilia. cultura più elevata». Goethe Guardiamo invece chi alleato dei talebani? Torino nel IX secolo, Goethe Il solo antidoto a que- La nuova ondata di ico- condannò i Buddha di Ba- Perché cito questi episo- di Weimar nel XIX secolo sto veleno è riconoscere e noclastia con la quale oggi miyan: abbiamo visto che di e questi testi? Non certo mostrano che qualche incli- denunciare la natura stret- facciamo i conti e che abbia- alcuni di religione islamica per asserire che dobbiamo nazione all’iconoclastia può tamente politica dell’icono- mo la tendenza a etichettare li hanno elogiati, mentre schierarci con Goethe e il aver casa anche fra “noi”. clastia del nostro tempo. come “islamica” comincia nel ci fu qualcuno che non ci mullah Omar cominciando Eppure l’iconoclastia Ma anche evidenziare e viaBorgog a3 | numero speciale 2018 2001 con l’abbattimento dei aspettiamo che li avesse anche noi a distruggere vista dall’Europa sembra dichiarare la radice, egual- due Buddha di Bamiyan (da- condannati, ma in realtà ne qualcosa, ma per indurci d o v e r p o r t a re u n s o l o mente politica, della tutela tabili fra il 550 e il 615 d.C.). A ha esaltato la distruzione a relativizzare, osservando marchio di fabbrica, quello della memoria culturale, legittimare il gesto distruttivo prima che avvenisse. bene quello che accade dell’Islam, e gli stessi autori rappresentata anche nella ci pensò allora il mullah Omar, I Budda di Bamiyan, intorno a noi. Dobbiamo di queste devastazioni fanno nostra Costituzione. il quale citò un precedente in realtà, erano stati dan- correggere la troppo netta di tutto per accreditare la storico: Maḥmūd di Ghazna neggiati anche prima della contrapposizione fra “noi” radice religiosa della loro Programmaticamente – che regnò dal 998 al 1030 loro distruzione totale: il come occidentali intenti a furia demolitrice, presentata barbarica, la furia icono- su un territorio che andava loro volto era stato tagliato custodire la memoria storica come ossequio ai precetti clasta del nostro tempo è dall’India alla Persia – che era non si sa bene quando e in nome di valori culturali e del Corano (dove il precetto però anche straordinaria- un irriducibile nemico degli le loro mani erano state “loro”, i musulmani intolle- di distruggere le immagini mente contraddittoria. La 13 idoli pagani. amputate. Fra quelli che ranti e distruttori. Claudio di non ricorrere mai). distruzione dei Buddha di
Bamiyan è del 12 marzo che le stanno distruggendo nave che li avrebbe presto è stato raso al suolo, e la CITTÀ BENE COMUNE 2017 2001 e anticipò di sei mesi e diffonderle all’istante per messi al margine nella loro casa della prima moglie di l’abbattimento delle torri mostrare i muscoli e ricattare stessa patria. Maometto, Khadijah, è stata gemelle di New York, l’11 il mondo. La distruzione del patri- distrutta e sostituita da toi- settembre dello stesso monio storico non si ferma lettes pubbliche. Sono state anno. Un disegno del «New Ma proviamo a usare davanti a nulla. Osserviamo abbattute la moschea di Bilal Yorker» pubblicato poco dunque la categoria di quel che accade in un luogo (del tempo di Maometto) e dopo – quando fu lanciato iconoclastia, sulla quale mi supremamente sacro, il la gigantesca fortezza ot- il concorso per gli artisti su sono indugiato forse troppo luogo più sacro dell’Islam, tomana di Aiyad (costruita che cosa mettere al posto a lungo, con tutta la carica la Mecca. Nessun luogo nel 1781). delle Torri Gemelle a Ground di violenza che comporta, oggi sul pianeta è soggetto Anche questa è “ico- Zero – ipotizzava di ricostru- per designare un’altra spe- a spietate demolizioni e noclastia musulmana”, ma 14 ire lì in scala 1:1 i Buddha di cie di distruzione propria radicali trasformazioni come misteriosamente non ne par- Bamiyan e simmetricamente del nostro tempo, quella quello. liamo mai, anche se hanno di mettere nelle nicchie che li è accaduto. In realtà guar- che devasta la bellezza, le In Arabia Saudita il re distrutto molto più lì che a ospitavano piccoli grattacieli diamo ancora con la mente città, i paesaggi, la memoria porta il titolo di “Custode Palmira, e su scala molto come abitazioni per acco- a quella scena. A Bamiyan, storica. Questa nuova ico- delle Sacre Moschee”, ma maggiore. Forse perché una gliere dei rifugiati politici. a Mosul, a Palmira sono noclastia non ha religione, lo interpreta – così l’attuale volta distrutte le memorie Ma la sequenza dal stati gli stessi distruttori a non ha confini, abbraccia re e il suo predecessore – storiche del luogo, quel che marzo al settembre del documentare se stessi, in musulmani e cristiani, inclu- promuovendo la sistematica sorge al loro posto è un’imi- 2001 fa quasi pensare che il un’orgia di selfie fotografici de l’Oriente e l’Occidente, demolizione di preziosi edi- tazione del “nostro” mondo. secondo disastro con le sue e cinematografici, da diffon- coinvolge i ricchi e i poveri. fici storici in favore di centri Che cosa è sorto al posto spettacolarità ineguagliate dersi poi in tutto il mondo. La Non ostenta se stessa, ma commerciali. Il dichiarato della fortezza ottomana e fosse già in gestazione nel neo-iconoclastia del nostro nemmeno si nasconde, modello della “moderniz- del quartiere circostante? viaBorgog a3 | numero speciale 2018 primo. A Bamiyan come a tempo ha un carattere spic- perché conta su una na- zazione” della Mecca è la Il Royal Makkah Clock Manhattan, centro genera- catamente performativo: il turale complicità “globale” città di Houston, Texas. Il Tower, un grattacielo alto tore dell’azione devastatrice gesto della distruzione è e si traveste indossando, contrasto non potrebbe 601 m che è letteralmente non fu una statua o un più importante dell’opera come altrettanti costumi essere più grande: da un la copia ingigantita del Big grattacielo, ma lo spettacolo che viene distrutta. Adepti di scena, valori positivi di lato, massimo rigore in al- Ben e sovrasta i luoghi più della distruzione. Le Twin più o meno consapevoli di volta in volta diversi, dalla cune usanze (come il velo sacri dell’Islam, gettando la Towers furono abbattute quella “società dello spet- religione all’economia. È alle donne), dall’altro, sono sua ombra sulla Kaaba, il nella certezza che l’evento tacolo” che Guy Debord un fenomeno di proporzioni stati distrutti negli ultimi 15 centro del culto. Il Makkah sarebbe stato ripreso sull’i- ha profetizzato nel 1967, gigantesche, ma non lo anni oltre 400 siti di rilevanza Hilton sorge in luogo della stante dalla televisione, e questi nemici delle immagini vediamo, proprio come gli culturale e storica registrati. venerata a casa di Abū che il mondo si sarebbe le annientano per sostituirle aborigeni di Botany Bay che Un intero quartiere di case Bakr, il migliore amico di 15 fermato a guardare. E così con l’immagine di se stessi non riuscivano a vedere la di epoca e stile ottomano Maometto e primo califfo.
Un musulmano, Ziauddin voleva distruggerlo per una è all’opera alla Mecca e a dell’ambiente, del paesaggio CITTÀ BENE COMUNE 2017 Sardar, ha scritto un libro in speculazione edilizia. L’edi- Mosca, ma anche intorno e del patrimonio culturale, cui descrive tutto ciò molto ficio era sottoposto a tutela a noi. È il degrado che col- ha una radice squisitamente bene: in questa «Las Vegas architettonica e siccome pisce il patrimonio culturale, politica e si collega all’oriz- saudita i turisti arrivano per demolirlo era vietato dal l’invasione dei paesaggi zonte dei nostri diritti. pregare, ma soprattutto governo della città – che lì svenduti alla speculazione per fare shopping negli è il responsabile della tutela, edilizia, l’inquinamento In questo mondo che va innumerevoli, lussuosi centri non c’è nulla di corrispon- dell’ambiente, l’abbandono in rovina possiamo, tuttavia, commerciali». Anche i più dente alle nostre soprinten- di chiese e monumenti sto- imparare qualcosa da que- poveri trovano mercati alla denze, che peraltro non ci rici, l’installarsi di malsane sta rovina. Nella tradizione loro portata, tanto che nella sono quasi più nemmeno discariche anche nelle più culturale europea, infatti, la città sacra «è possibile una da noi – è stato abbattuto preziose aree agricole (sto metafora della città in rovi- 16 sola maniera di esistere, the illegalmente nella notte nel pensando alla Campania), na si presta storicamente shopping mode». Credo che marzo 2015 da membri della la colpevole retorica di uno a riflettere su come uscire l’idillio fra la famiglia reale mafia locale, che mentre “sviluppo” che calpesta la dalla crisi. Un acuto critico saudita e l’attuale presidente lo abbattevano gridavano storia in nome dell’eco- americano, che era un archi- degli Stati Uniti non ci sor- «Allah è grande!» in russo. nomia, la monocultura del tetto, John B. Jackson, ha prenderà più che tanto se Non erano musulmani ma turismo che svuota le città, sostenuto con eloquenza in pensiamo a questo. lo abbattevano mimando l’esilio della cultura ai margini un piccolo libro molto pre- Come mai tutti in Europa le distruzioni degli estre- della società. zioso che le rovine ci sono e in America siamo informa- misti islamici. Questo è un Ci indigniamo davanti necessarie: the necessity tissimi sulle distruzioni “isla- nesso che dovrebbe aprirci alle efferate distruzioni di for ruins. Egli sostiene che miche”, da Bamiyan a Palmi- gli occhi, un urlo blasfemo beni monumentali in Siria, le rovine sono necessarie ad ra, ma non sappiamo nulla che suggerisce un’analogia: ma non quando devastazio- ogni società per pensare se viaBorgog a3 | numero speciale 2018 delle distruzioni compiute quello che unisce le distru- ni di uguale violenza siamo stessa e costruire il proprio nel cuore della Mecca? Per zioni della Mecca a quelle di noi stessi a compierle contro futuro. Scrive Jackson: capirlo, cambiamo scenario Mosca (ma potenzialmente la storia e la vita dei cittadini «Solo le rovine possono e torniamo in Europa, in una anche a quelle di Milano) è e la loro dignità. Perciò è offrire un incentivo efficace grande città europea: Mo- la comune obbedienza a un importante contrastare le alla rinascita, un ritorno all’e- sca. Pochi anni fa a Mosca modello di sviluppo urbano distruzioni materiali richia- nergia creativa delle origini. si è combattuto duramente improntato ai fantasmi e mandoci a valori immate- Un intervallo di morte o di fra chi voleva salvaguardare ai miti di un “capitalismo riali, per esempio ridefinire oblio è necessario perché un edificio-simbolo del co- avanzato” che viviamo senza la bellezza in relazione alla una civiltà possa veramente struttivismo russo – Dom accorgercene fino in fondo. città. Riaffermare che non rinnovare se stessa». Stroyburo, opera di Arkady Una stessa iconocla- solo l’iconoclastia ma anche Se ci riflettiamo, quello 17 Langman (1928) – e chi stia, in nome del mercato, il suo rovescio, la tutela che chiamiamo “Rinasci-
do a citazioni e metafore. Proviamo a immaginare CITTÀ BENE COMUNE 2017 Consentitemene un’altra: per un momento che la una breve citazione da La crisi di valori che viviamo peste di Camus, una po- sia come una peste che tente allegoria politica che sta serpeggiando e che non funziona come un’unica, vogliamo vedere; se non estesa metafora. A un certo sappiamo vedere la vastità punto Camus parla degli e la natura di un tracollo abitanti di Orano – città dei valori culturali che si scelta come teatro del suo nasconde così bene dietro racconto – una volta che la indici di borsa, invocazioni città si chiude e non si può al “realismo” e al “prag- 18 più uscire: «Essi provavano matismo”, alle “cose come la sofferenza profonda di stanno” contro cui non c’è mento”, cioè la nuova na- è la più propria del nostro forme che si offrono alla tutti i prigionieri e di tutti gli niente da fare; se accettiamo scita, nasce precisamente tempo, in cui siamo obbli- comparazione corrisponde a esiliati: quella di vivere con a testa china la devastazio- dall’assidua osservazione, gati a compararci con altre una crescita della sensibilità una memoria che non serve ne di città e paesaggi, la da parte degli umanisti fra civiltà. Eppure lo facciamo estetica: la nostra è davvero a niente». Abitanti e autorità condanna dei nuovi poveri, Trecento e Cinquecento, tendendo ad assimilare “gli l’età della comparazione! della città appestata dappri- la marginalizzazione delle delle rovine del mondo ro- altri” a “noi” piuttosto che Questo è il suo vanto, ma ma non vogliono neppure istituzioni culturali, le “ge- mano che li circondavano a metterci “noi” nei “loro” inevitabilmente anche il suo vedere gli indizi del flagello nerazioni perdute” – come e ci circondano ancora. panni. Non così Nietzsche, il tormento». che li decimerà – come gli un Presidente del Consiglio Dobbiamo dunque provare quale in una pagina profetica Il vanto e il tormento aborigeni di Botany Bay – ha detto – di giovani senza a restituire alle rovine reali del 1888 scriveva: «Questo si legano insieme: parole poi non vogliono dargli un lavoro, l’esilio della giustizia viaBorgog a3 | numero speciale 2018 che ci minacciano l’orizzonte è il nostro vantaggio: viviamo ancora taglienti e vere a nome, e finalmente, quando e dell’equità; se tutto que- di valori che viene dalla loro nell’età della comparazione, più di cent’anni di distanza. osano pronunciare la parola sto è vero, allora proviamo sperimentata proiezione siamo la vera e propria au- Nietzsche ci esorta con que- “peste” si sono comple- a rileggere a questa luce metaforica. Partendo da to-coscienza della storia, ste parole a dare un ruolo tamente assuefatti e non la diagnosi di Camus. Nel una tradizione fondamen- e la comparazione è la centrale all’arte e alla ricerca sanno più ribellarsi, hanno nostro tempo quella che talmente europea, quella nostra attività più istintiva. della bellezza come mezzo già piegato la testa, hanno rischia di non servire più del Rinascimento, non per Come tutti gli stili artistici potente di comunicazione imparato a convivere con a niente è prima di tutto la chiuderci in essa ma per possono convivere l’uno interculturale. essa. Rimuovono la peste memoria degli immigrati – interrogarci su fenomeni accanto all’altro, così anche due volte: prima perché non gli «esiliati» di Camus – che simili che si trovano in altre i vari livelli della moralità, Sto cercando, come vogliono prenderne coscien- dalla profondità del loro esilio civiltà, secondo una pro- dei costumi, delle culture. vedete, di girare intorno al za, poi perché la ritengono non vedono più intorno a 19 spettiva comparativa che Poter scegliere fra le varie tema della bellezza ricorren- ineluttabile e si rassegnano. sé i punti di riferimento che
fino a ieri erano familiari e una preoccupazione, ma per gettare intorno a noi uno gusto) in quanto concepibile paesaggi, delle opere d’arte CITTÀ BENE COMUNE 2017 rassicuranti. Ma accanto non sono metafore pes- sguardo penetrante, uno come imparziale, oggettivo, che affollano le piazze, le agli esuli, e condividendo il simistiche. Sono invece sguardo che sappia vedere non autoreferenziale. La chiese, i musei come un’ar- loro destino, ci siamo anche alimentate dalla speranza, la nave nemica – ripercorro bellezza era un principio ma da brandire. Anzi, come “noi”, prigionieri di una crisi una speranza che però quelle metafore – mentre si di discriminazione, questa qualcuno dice, un brand senza fine e senza nome. E fa leva – nel mio modo di avvicina, fiutare gli indizi della fu la sua forza e la sua Italia da utilizzare per pro- anche la nostra memoria, vedere queste cose – sulla peste prima che sia troppo attrattiva, ma tale sua virtù muovere il turismo, la moda, la «memoria dei prigionieri» memoria; o per meglio dire, tardi, riconoscere le rovine divenne un peso: discrimi- il design, l’italico ingegno e rischia di non servire più a su una memoria che serva prima che si formino. nare, che un tempo voleva altre elaborazioni retoriche. niente se la accantoniamo a qualche cosa, e dalla E qui vorrei arrivare a dire esercitare un giudizio Non meno intrinsecamente senza nemmeno accorger- quale qualche cosa si possa una citazione sulle “politi- sofisticato, secondo criteri politico è un altro uso della cene, se vediamo sfarinarsi ricostruire. Una memoria che della bellezza” che ho elevati, divenne qualcosa nozione di bellezza come 20 intorno a noi le coordinate storica, in altri termini: uso promesso nel titolo, e vorrei di negativo, un segno di consolazione, evasione, più familiari: la forma della accurato di solide categorie farlo attraverso un piccolo pregiudizio, di faziosità, di distrazione dai mali della vita. città e dei paesaggi, la discorsive, disposizione saggio molto bello di una cecità al diverso. Il più forte Ma alle politiche della cura della dignità umana, critica, impulso creativo, persona che ho avuto la e riuscito sviluppo in questo bellezza più correnti che la priorità del bene comune, attenzione ai valori etici ed fortuna di conoscere, Susan senso fu nelle arti: la bellezza ne fanno un business o la giustizia sociale, l’egua- estetici, attenzione alla bel- Sontag, che ha scritto sulla e il prendersene cura comin- un’evasione dalla vita reale, glianza, il diritto al lavoro, lezza e ai valori immateriali, bellezza pagine meraviglio- ciarono a essere considerati io vorrei suggerire di con- la democrazia. Prigionieri coltivazione della memoria se: «La bellezza è stata “elitisti”, e si pensò che il trapporre un’altra e opposta ed esuli – potrebbe essere culturale attraverso le isti- sempre una risorsa per chi nostro apprezzamento pos- politica della bellezza, che persino un vantaggio nel tuzioni educative e museali, voglia emettere giudizi senza sa essere più inclusivo se, ne faccia, invece, uno stru- lungo periodo – si potrebbe- salvaguardia del patrimonio appello. Ma da quasi un invece di dire che qualcosa mento di conoscenza del ro assomigliare, affratellare storico-artistico dei pae- secolo la bellezza ha finito è bello, ne parliamo come mondo e anche delle città, viaBorgog a3 | numero speciale 2018 senza saperlo sempre di più. saggi mediante norme e con l’essere fra le nozioni “interessante”». di consapevolezza storica, Gli uni e gli altri intenti a inse- istituzioni di tutela, curiosità da screditare. A chi creava “Bellezza” è oggi una di etica della cittadinanza, di guire briciole di benessere; e rispetto per altre culture, e proclamava il nuovo, la parola d’ordine usata e sostanza del bene comune. e intanto perdiamo il tesoro assidua comparazione bellezza non poteva che abusata, entrata a pieno E qui vengo alla mia se- più prezioso e più umano, la con esse, comunicazione sembrare un criterio ormai titolo nel discorso politico, conda e ultima citazione da memoria. interculturale. Insomma, un arretrato; Gertrude Stein in particolare in Italia, un Susan Sontag: «La risposta orizzonte fortemente politico sostenne che un’opera Paese che si vanta della alla bellezza nell’arte e la Ho usato queste meta- dei diritti civili, collegato d’arte, se la chiamiamo propria bellezza mentre la risposta alla bellezza nella fore – la nave all’orizzonte strettamente con le pratiche “bella”, è già morta. Il fal- distrugge. In Italia la retorica natura dipendono l’una (minacciosa e invisibile), le della ricerca, dell’educazio- limento della nozione di politica corrente ha identifi- dall’altra. Quel che è bello rovine che ci minacciano, ne e della conservazione. bellezza riflette la perdita di cato la proverbiale bellezza nell’arte ci ricorda la natura 21 la peste – che nascondono Sono dispositivi essenziali prestigio del giudizio (o del delle nostre città, dei nostri in quanto tale, ci richiama
alla mente quel che sta oltre paesaggio e il patrimonio società. “Fioritura” è una da riforme che puntano a ricerca disinteressata del cui può avvenire l’incontro CITTÀ BENE COMUNE 2017 l’umano, oltre l’artefatto, e storico e artistico della categoria della filosofia educare non cittadini ma sapere». Invece non è così; con le comunità di migranti in tal modo stimola e inten- Nazione». Principio che morale contemporanea, le esecutori ossequienti, ta- chiediamoci dunque: dalle che popolano il nostro con- sifica il nostro senso della poi la Corte Costituzionale cui radici sono nel pensiero glia le gambe alla creatività rovine che vengono accu- tinente e coi quali dobbia- diffusione e della pienezza ha esteso alla nozione di di Aristotele. L’eudaimonía potenziale dei giovani, li mulandosi intorno a noi mo misurarci. Una memoria della realtà (inanimata o ambiente, con un percorso di cui parla l’antico filosofo induce ad appiattirsi sugli verrà davvero una qualche culturale autenticamente palpitante) che ci circonda. che non è il caso di riper- non è felicità effimera (il ideali aziendalistici di una nostra capacità di applicare “plurale” potrebbe essere Se questa intuizione ha correre qui. “successo”), ma senso di superficiale efficienza, l’ideale socratico della “vita il terreno di crescita di una qualcosa di vero, essa ha La bellezza artistica realizzazione della propria spingendoli a reprimere esaminata” non come creatività che miri alla piena una conseguenza positiva: come valore, la bellezza vita, una fioritura degli in- il proprio talento per in- scelta individuale ma come realizzazione delle proprie la bellezza riconquista la artistica come ponte fra na- dividui nella comunità che seguire i traguardi di un indirizzo collettivo, come potenzialità e che ricono- propria solidità e inevitabilità, tura e cultura, chiave della è precondizione indispen- ordine costituito preso vita delle collettività? L’idea sca la bellezza per quello 22 diventa un valore necessario memoria culturale, strada sabile per lo sviluppo della come immutabile. Ma solo d’Europa che dovremmo che è, come un grandioso per dare un senso a gran verso il futuro, in particolare creatività. Creatività che è la “fioritura” degli individui e sviluppare – e l’idea di Italia serbatoio di energia che parte delle nostre energie e nell’ambito privilegiato: la in calo in molti luoghi del delle comunità può garan- che dovremmo sviluppare nella città dovrebbe trovare affinità, ai nostri sentimenti città. Questa concezione mondo, e specialmente tire la «pari dignità sociale» – dovrebbe partire da un il suo moltiplicatore essen- di ammirazione; e le nozioni contrasta duramente con in Italia, come risulta da dei cittadini prescritta dalla intenso esercizio di com- ziale. È da una cultura della che hanno usurpato lo la soggezione della cul- un’indagine recente. nostra Costituzione (art. 3). parazione, basato anche bellezza intesa in questo spazio del “bello” (come tura all’economia, con la L’illusione della crescita Il diritto alla cultura su questa memoria storica modo che può venire la “interessante”) si rivelano distruzione dei paesaggi e si limita a qualche storia di dovrebbe essere posto dell’Europa che dalle rovine nostra speranza per le risibili. Provate a immagi- delle città storiche. Contro successo che riunisce in al centro non solo della ha continuato a rinascere generazioni future. nare qualcuno che dica: l’iconoclastia di chi vuole poche mani gli incrementi nostra Costituzione, e nelle rovine ha visto ser- «Quel tramonto è interes- queste opere distruttive, di produzione e di ricchez- come di fatto è anche se batoi di memoria culturale. sante». una laica religione della za, mentre il lavoro dei più spesso lo dimentichiamo, Ma chiediamoci dunque viaBorgog a3 | numero speciale 2018 Sono le ultime parole bellezza e della memoria diminuisce e la produttività ma anche delle norme se oggi noi sappiamo an- di questo saggio e questa culturale deve reclamarne totale si inceppa perché dell’Unione Europea (dove cora conservare l’impulso a conclusione mi sembra la potenzialità, in quanto a innescarla non basta il invece non lo è). L’idea di cercare nella storia e nell’ar- molto poetica. spazio di una duplice capitale, occorre un altro Europa a cui dovremmo te, nella bellezza, la verità alterità: quella della storia e non meno prezioso fare riferimento, dovrebbe delle cose, una memoria di Questo nesso fra la bel- che non è mai identica fattore: il lavoro. E se il essere fondata sulla cultura sé che induca al confronto, lezza nell’arte e la bellezza al presente, quella delle capitale cresce ma il lavoro e sulle diversità interne, un incessante interrogarci N.d.A. Il discorso tentato qui si troverà meglio sviluppato e argo- nella natura, ricordiamolo, altre culture che non sono diminuisce, la produttività sulla «creazione della bel- sul perché delle nostre azio- mentato in un piccolo libro (Cieli è un nesso che c’è nella mai identiche alla nostra. complessiva della società lezza» come scrive Steiner, ni. La cultura, il culto della d’Europa. Cultura, creatività, ugua- nostra Costituzione all’art. Funzione essenziale della e la sua eudaimonía, la sua «sulla dignità dell’homo bellezza, potrebbe renderci glianza, Torino, Utet, 2017). In esso si troveranno anche, puntualmente 9, quando si dice che cultura è favorire la cre- fioritura, si inceppano. sapiens, la realizzazione uguali, potrebbe essere la indicate, le fonti delle citazioni che 23 «La Repubblica tutela il atività e la fioritura della La scuola, devastata della conoscenza, la piattaforma privilegiata su ho utilizzato nel presente testo.
IL CONTRIBUTO Un costante invito alla cura e politico), del territorio, dere coscienza del lungo assai meno a quelli etici»6 CITTÀ BENE COMUNE 2017 attiva dello spazio in cui del paesaggio e dell’am- percorso attraverso cui – i libri di Salvatore Settis DI SALVATORE abitiamo, animato dalla biente» quanto a formare «il territorio, il paesaggio, assumono la forma di un SETTIS ALLA volontà di collocare il bene «una cultura urbanistica l’ambiente, sono diventa- appassionato dialogo che comune al centro di un diffusa»2. ti terreno di battaglia tra ci sollecita (noi, i cittadini) a CULTURA DEL nuovo discorso fra cittadi- La più che decennale Stato e Regioni, un contra- praticare con instancabile PROGETTO ni nella polis, caratterizza battaglia civile condotta sto tra poteri pubblici che tenacia il bene comune. URBANO E DI l’impegno di lungo corso di Salvatore Settis in dife- da Salvatore Settis trova declinazione in una molte- ha aperto interstizi e zone grigie, un varco attraverso Un ruolo centrale assume in tal modo la dimensione PAESAGGIO sa dei valori della bellezza plicità di contributi che si il quale è passata la de- civile della relazione poiché come «strumento di cono- configurano come le diver- vastazione»4 – passando – ci ricorda Settis – bene scenza del mondo»1, della se articolazioni di un unico per Azione popolare. Cit- comune «vuol dire coltiva- 24 Oriana Codispoti cultura, dell’identità e della e complesso discorso, tadini per il bene comune re una visione lungimirante, diversità delle città e del dando così vita a un con- (Einaudi, 2012) – animato vuol dire investire sul futuro paesaggio. tinuum che via via si preci- da una visione operativa […]. In Italia – egli scrive – è Incessantemente nu- sa e si arricchisce di temi lungimirante, secondo la questo un tema assai anti- trito da meditate e ap- concatenati, trovando na- quale «il bene comune da co, che prese la forma della passionate considerazioni turale continuazione da un perseguire e tutelare è […] publica utilitas, del “pubbli- sul passato, il presente e libro all’altro. Le sue parole completamente orientato co interesse” o del bonum il futuro delle forme urba- scelgono come interlocu- al futuro. In questa logica commune, incarnandosi ne e del paesaggio, il suo tori privilegiati i cittadini e solidarietà inter-generazio- negli statuti di cento città contributo appare dunque trovano il loro fondamento, nale e intra-generazionale e generando, prima di ogni particolarmente prezioso così come il loro nutrimen- si fondono»5 – fino al re- costrizione mediante le per Città Bene Comune to, nell’intento di offrire cente Architettura e demo- norme, qualcosa di molto viaBorgog a3 | numero speciale 2018 – un ambito di riflessio- strumenti utili ad affrontare crazia. Paesaggio, città, più importante: un costu- ne e dibattito sulla città, il quel «tramonto dell’idea diritti civili (Einaudi, 2017) me diffuso, un’etica con- territorio, il paesaggio e la del bene comune»3 che – rivolto più strettamente divisa, un sistema di valori cultura del progetto urba- sempre più sembra con- a quanti si occupano (e si civili, che ogni generazione, no, paesistico e territoriale notare il contesto italiano occuperanno) del progetto per secoli, consegnò alle – laddove quest’ultimo si contemporaneo. della città e del paesaggio, successive».7 propone il duplice obiet- Dal denso Paesaggio dove il «filo conduttore […] Ed è proprio il tema tivo di contribuire tanto Costituzione cemento. si rifà ad una disattesa de- della relazione a poter es- a «stimolare un dibattito La battaglia per l’ambien- ontologia professionale di sere considerato, a nostro pubblico sui temi della te contro il degrado civile architetti e urbanisti, oggi avviso, un fil rouge che at- città (intesa come fatto fi- (Einaudi, 2010) – nel qua- troppo attenti agli aspet- traversa la ricca e compo- 25 sico, sociale, economico le siamo invitati a pren- ti estetici del costruire e sita riflessione di Salvatore
Settis sulle trasformazioni te della comunità appare appassionata ricostruzione vito all’esercizio del nostro Questa dimensione rela- CITTÀ BENE COMUNE 2017 e sul futuro delle città e inoltre un comune deno- della normativa di tutela e diritto-dovere di cittadini zionale rivela l’intento di del paesaggio italiani, in- minatore alle riflessioni di delle legislazioni in materia nella promozione di un’ar- una duplice e simmetri- tessendo fra loro i diversi Settis, che trova altresì urbanistica, partendo dagli moniosa integrazione tra ca azione progettuale sul contributi e articolandosi alimento nel suo costante Stati dell’Italia preunitaria patrimonio culturale e pae- presente – alla quale sia- secondo tre principali di- richiamo alla Costituzione per giungere fino alla con- saggio, egli non manca di mo chiamati noi, i cittadi- mensioni. italiana. Egli ne sottolinea, temporaneità, che indivi- richiamare frequentemente ni – che prende le mosse La prima di queste as- in special modo, il primato dua nel «mancato raccor- l’origine greca della parola dalla consapevolezza, da sume, potremmo dire, una – esplicitato nell’articolo 9: do fra tutela dei paesaggi “politica”, che racchiude un lato, della crescente in- natura spaziale, che viene La Repubblica promuove e leggi urbanistiche»12 un invito all’impegno civi- capacità di «convivere con declinata nel costante ri- lo sviluppo della cultura e una delle principali ragioni le fondato sulla relazione: il nostro passato, a cui non chiamo a quell’inscindi- la ricerca scientifica e tec- dell’attuale condizione di «politiké è un aggettivo (da sappiamo più guardare se 26 bilità tra paesaggio e pa- nica. Tutela il paesaggio e il paesaggi senza città, città polis, “città” o “comunità di non con nostalgia o con trimonio storico-artistico patrimonio storico e artisti- senza paesaggio. cittadini”), che presuppo- disagio»16, dall’altro della e archeologico – i quali co della Nazione – nell’as- Il paesaggio – che co- ne il sostantivo episteme necessità di guardare all’o- compongono «una piena segnare «al paesaggio e al stituisce «lo specchio più (“scienza”). […] Politica è rizzonte dei diritti delle ge- e perfetta unità, le cui parti patrimonio storico-artistico fedele della società che lo dunque all’origine, e deve nerazioni che verranno – i si illuminano a vicenda, si e archeologico un ruolo di produce»13 – è, nelle parole essere ancora, il pubblico lontani – poiché interessi e collegano a un orizzon- primo piano nell’orizzonte di Salvatore Settis, il grande discorso fra cittadini, che diritti umani «valgono nel- te di diritti, sono (meglio: dei diritti del cittadino»10, malato d’Italia, inteso ormai ha per oggetto la polis, la dimensione sincronica possono e devono esse- così come la speciale ca- soprattutto come una mera cioè la comunità dei citta- del presente» così come, re) ingredienti essenziali pacità di considerare «tu- risorsa passiva da sac- dini, come fine la pubblica in egual misura, «nella di- della democrazia»8 – che tela del paesaggio e tutela cheggiare e nei confronti utilità (o felicità), come stru- mensione diacronica che ha costituito a lungo una del patrimonio culturale un del quale viene riconosciu- mento il governo».15 lega il presente al futuro».17 viaBorgog a3 | numero speciale 2018 delle caratteristiche iden- tutto unico»11. ta tanto l’urgenza di con- Una seconda dimen- Una terza dimensione titarie e peculiari dell’Italia. E proprio l’intento di for- tribuire alla formazione di sione della relazione che della relazione appare, in- Il pieno riconoscimento del nire una serie di strumenti una consapevolezza diffusa costituisce l’intelaiatura fine, quella di natura cul- valore dello spazio cultura- interpretativi dell’apparen- della condizione di degrado portante delle riflessioni di turale, che si traduce nella le – ovvero, quell’insieme temente inarrestabile dis- che ci circonda, quanto un Settis può essere conside- speciale abilità di Salvato- che comprende «le città, soluzione di questa unicità pensiero comune pratico rata quella di natura tem- re Settis di costruire una i paesaggi, il patrimonio italiana – che, al contempo, volto all’azione fondato sul- porale, che si traduce nella visione unitaria tessendo storico-artistico e arche- possano altresì divenire so- la necessità di «generare e sua distintiva capacità di costantemente un fitto in- ologico, le strategie e i lide fondamenta di un’azio- diffondere la coscienza non tessere una trama ricca di treccio tra il portato di ete- luoghi della ricerca e della ne progettuale consapevo- solo dei problemi, ma delle significato tanto tra noi e il rogenei ambiti disciplinari formazione, l’insieme del le del carattere dei luoghi soluzioni possibili»14. passato, quanto tra noi e le per dare forma a «un’im- 27 territorio»9 – come legan- – alimenta un’attenta e Nel suo incessante in- generazioni future. magine collegata e com-
pleta»18 della realtà, senza produrre un orizzonte limi- si da tutelare, ovvero quel ovvero capace di garantire del cittadino” e il “corpo CITTÀ BENE COMUNE 2017 la scorciatoia di semplifi- tato «che porta a vedere «legame intrinseco fra le la prosperità degli abitanti della città” fra cui dev’es- cazioni, bensì puntando a lo stesso oggetto sotto persone dei cittadini come e l’allegrezza dei forestieri, servi un «rapporto di pro- evidenziarne la comples- aspetti diversi e (quasi) individui e come collettività continuano a donare un porzioni, di misura, di fun- sità attraverso originali non comunicanti».20 organizzata e l’ambiente prezioso orizzonte di sen- zioni» così che la forma chiavi di lettura. Egli, infatti, E proprio in questo in cui essi dispiegano la so a quanti si occupano di della città possa essere il invita a «provare, partendo ribadito intento di viola- propria vita, e che pertan- progettarne le forme e di «dispositivo della media- dalla propria competenza re le frontiere mettendo to esalta o mortifica le loro immaginarne il futuro. zione fra il corpo dell’indivi- disciplinare […], ad esten- al centro la dimensione libertà».21 In special modo nel duo e il corpo della società, dere sperimentalmente lo della relazione, risiede, a E per sottolineare l’im- suo recente Architettura ma anche fra il tempo sguardo ad altri approcci, nostro avviso, una delle portanza della qualità di e democrazia. Paesaggio, presente e le generazioni ad altri linguaggi, ad al- principali peculiarità del questo ambiente, Settis città, diritti civili, Salvatore future»24, possono esse- 28 tre discipline. Osare uno suo contributo al dibattito sceglie di fare proprie le Settis articola un’attenta re estese a comprendere sguardo generale, dall’al- sul progetto della città e ragioni che il Costituto di lettura critica delle tra- anche le molte possibili to; azzardare una visione del paesaggio contempo- Siena del 1309 pone a sformazioni della forma declinazioni del rapporto unificante, pur sapendo ranei. Basti pensare, per fondamento della neces- urbana mettendo a fuoco tra il “corpo dell’edificio” e che sarà approssimativa e esempio, all’articolato e sità della bellezza urbana: una serie di fenomeni con- il “corpo della città”, ovve- imperfetta, e dunque non complesso tema della so- «intra li studii et solicitudini temporanei, quali «l’implo- ro quella relazione propria presentarla come un risul- stenibilità, nell’ambito del e’ quali procurare si de- sione della forma-città, il della dimensione proget- tato, ma come un esperi- quale, con rare eccezio- biano per coloro, e’ quali naufragio dei suoi confini tuale del disegno urbano. mento […]».19 ni, possiamo osservare il ànno ad intendere al go- esterni (come le mura) e A quest’ultima possono La modalità interpretativa persistere di una compar- vernamento de la città, l’insorgere di linee di frat- altresì essere ricondotte e operativa che Salvatore timentazione dei saperi è quello massimamente tura interne (i nuovi ghetti alcune considerazioni re- Settis ci suggerisce è dun- disciplinari che non contri- che s’intenda a la belleça e le nuove povertà, ma an- lative al progressivo venir viaBorgog a3 | numero speciale 2018 que, essa stessa, fondata buisce a sanare quell’alte- della città» perché la città che le gated communities meno di quel “codice dello sullo speciale valore della rità tra la dimensione pre- dev’essere «onorevolmen- dei ricchi), lo scontro fra spazio” «comune all’Italia e relazione, così come sul- valentemente quantitativa te dotata et guarnita [tan- retorica conservazionista all’Europa, che ha resistito la consapevolezza della dei temi ambientali e quel- to] per cagione di diletto dei “centri storici” e reto- intatto fino al primo Nove- parzialità del saper fare la soprattutto qualitativa et allegreça [ai forestieri, rica futurista delle mega- cento» i cui principali valori specialistico. Egli ci invita legata alla configurazione quanto] per onore, pro- lopoli e dei grattacieli»,23 associati erano «dignità, in tal modo a superare un della forma urbana e del sperità et acrescimento offrendo così un significa- armonia e memoria»25. approccio dove «ognuno paesaggio. de la città et de’ cittadini tivo contributo al dibattito Pur fondando la propria scambia una parte per il Appare dunque, nuo- di Siena”».22 A distanza di sui compiti della disciplina lettura critica delle trasfor- tutto, e tutti si guardano vamente, il valore di cui la oltre settecento anni, que- urbanistica. mazioni urbane sul rico- bene dallo scambiarsi in- relazione è portatrice uno ste parole che invitano a Le riflessioni sulla neces- noscimento della speciale 29 formazioni» che finisce per degli elementi più prezio- progettare una città bella, saria amicizia fra il “corpo unicità del modello urbano
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