Momenti festosi 12 3 - Azione nonviolenta
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Redazione via Spagna 8 - 37123 Verona contributo € 3,00 marzo 2012 Anno 49 n. 579 Rivista mensile fondata da Aldo Capitini nel 1964 3 12 Momenti festosi
Direzione, Redazione, Amministrazione Via Spagna, 8 - 37123 Verona (Italy) Tel. (++39) 045 8009803 Fax (++39) 045 8009212 E-mail: redazione@nonviolenti.org www.nonviolenti.org Editore Movimento Nonviolento (Associazione di Promozione Sociale) Codice fiscale 93100500235 Rivista mensile del Movimento Nonviolento Partita Iva 02878130232 di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Direttore Mao Valpiana Numero 3 • Marzo 2012 Amministrazione Piercarlo Racca Il bilancio festoso Hanno collaborato alla redazione di questo numero: Elena Buccoliero, Enrico Pompeo, Sergio Albesano, Paolo Predieri, Ilaria Nannetti, Caterina Bianciardi, Enrico USCITE Peyretti, Christoph Baker, Gabriella Falcicchio, Francesco Impianti audio-video, luci, service per spettacoli e regia..........................€ 7.334,34 Spagnolo, Roberto Rossi, Produzione 300 confezioni vini nonviolenti...................................................€ 1.131,68 Martina Lucia Lanza, Pasquale Pugliese, Caterina Del Torto, Mauro Biani (disegni). Cibo e bevande per pasti *.................................................................................... € 235,00 Archivio del Movimento Nonviolento.............................................................. € 416,00 Impaginazione e stampa Rimborsi vari.............................................................................................................. € 296,20 (su carta riciclata) a cura di Scripta s.c. Volantini pubblicitari/gadgets............................................................................ € 495,20 via Albere 18 - 37138 Verona Tot. .............................................................................................................................€ 9.908,42 tel. 045 8102065 - fax 045 8102064 idea@scriptanet.net - www.scriptanet.net * Escluso l’aperi/cena di sabato sera, gestito completamente dalla Coop. La Genovesa Direttore responsabile Pietro Pinna ENTRATE Abbonamento annuo Contributi delle associazioni ...............................................................................€ 1.750,00 € 32,00 da versare sul conto corrente postale 10250363 (Arci, Banca Etica, CGIL, CISL, intestato ad Azione Nonviolenta, oppure per bonifico bancario Emmaus Villafranca, Fondazione Nigrizia, utilizzare il Codice IBAN: IT 34 O 07601 11700 000010250363. La Rondine, Mag, Mamme Sane, Melograno) Nella causale specificare “Abbonamento ad AN”. Donazioni di amici e privati cittadini................................................................€ 3.215,00 Iscrizioni al Movimento Nonviolento Contributi dai gruppi locali del Movimento................................................... € 361,00 Per iscriversi o versare contributi al Movimento Nonviolento Contributi per le confezioni dei vini nonviolenti..........................................€ 1.320,11 utilizzare il conto corrente postale 18745455 intestato a Movimento Nonviolento – oppure per bonifico bancario Contributi raccolti durante la Festa/Convegno.............................................€ 3.543,89 utilizzare il Codice IBAN: IT 35 U 07601 11700 000018745455. Tot. .......................................................................................................................... € 10.190,00 Nella causale specificare “Contributo di adesione al MN” ISSN: 1125-7229 Uscite: ..................................................................................................................... € 9.908,42 Associato all’USPI, Unione Stampa Periodica Italiana Entrate: .................................................................................................................. € 10.190,00 Iscrizione Registro Nazionale della Stampa n. 3091 Attivo: ...................................................................................................................... € 281,58 vol. 31 foglio 721 del 4/4/1991 Registrazione del Tribunale di Verona n. 818 del 7/71988 Spedizione in abbonamento postale. Poste Italiane s.p.a. – 1962 - 2012 DL 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA. Tassa pagata/Taxe perçue. Pubblicazione mensile, marzo 2012, anno 49 n. 579, fascicolo 418 anniversario Un numero arretrato contributo € 4,00 comprese le spese di spedizione. Chiuso in tipografia il 1 marzo 2012 Tiratura in 1500 copie. In copertina: Momenti festosi Cinquant’anni di nonviolenza. Un’occasione importante tutte le foto di questo numero sono di per aderire al Movimento Nonviolento Antonella Iovino 60€ sul ccp 10250363
editoriale La festa nonviolenta prefigura la compresenza e l'omnicrazia Nel corso della Festa sono stati presentati l’Ar- di Mao Valpiana * chivio documentale (1962-2011) e il fondo dei Manifesti storici del Movimento Nonviolento, La Festa dei 50 anni del Movimento Nonvio- ora consultabili anche in internet grazie al la- lento è stata una bella occasione per rinfre- voro di Andrea Maori e Caterina Del Torto. scare i fondamenti costitutivi del passato e Infine Daniele Taurino ha dato voce alle per mettere in circolo nuovo entusiasmo per esperienze giovanili (formazione, campi esti- il futuro. La nonviolenza organizzata ha fatto vi, realtà studentesche) che si sono avvicina- un passo in avanti. te al Movimento Nonviolento anche grazie ai Dei tre giorni che hanno visto riuniti a Verona social network (la pagina Facebook “Movi- amici della nonviolenza provenienti da tutta mento Nonviolento” ed il sito www.nonvio- Italia, ed anche rappresentanze europee, vo- lenti.org ). gliamo ricordare le importanti relazioni sto- Ci sono stati anche momenti particolarmente riche offerte da Goffredo Fofi, Gianni Sofri intensi, come le letture di Gandhi, Capitini, e Daniele Lugli (pag. 4-15), ed il bellissimo King, Langer, don Milani, recitate da Marghe- film-documentario “In marcia – elementi di rita Sciarretta e Sandra Ceriani. un’esperienza nonviolenta” dei registi Rober- Abbiamo fatto “festa” con la degustazione ta Mani e Roberto Rossi. dei tre “vini nonviolenti” (il laziale Cesanese, Non sono mancati i contributi internaziona- il piemontese Nebbiolo, il lombardo Bottici- li con il veterano americano Gerry Condon e no) prodotti dagli amici Mariano Mampieri, Sam Biesemans dell’Ufficio europeo per l’o- Beppe Marasso, Adriano Moratto, e presentati biezione di coscienza. da Christoph Baker, che ha narrato la nonvio- La musica ha avuto ampio spazio (pag. 16- lenza come “amore per la terra” e gusto per le 17) con l’apprezzatissimo concerto dei Magi- cose belle, la convivialità, l’amicizia, la lentez- cal Mystery Orchestra, e lo spettacolo “Mille za, la riscoperta della nostra umanità solo se papaveri rossi” curato dal critico musicale inserita in armonia con i ritmi della natura. Enrico de Angelis; la canzone satirica e anti- Abbiamo vissuto la “compresenza” con il si- militarista è stata rievocata da Fausto Amo- lenzio dedicato agli amici che ci hanno prece- dei, cantautore già protagonista della prima duto ed ora vivono sole nella dimensione spi- Marcia Perugia-Assisi del 1961. rituale: Aldo Capitini, Lorenzo Milani, Emma I temi di attualità, nei quali il Movimento Non- Thomas, Giovanni Giuseppe Lanza del Vasto, violento è direttamente coinvolto, sono stati Danilo Dolci, Ernesto Balducci, David Maria trattati da Giancarla Codrignani (l’obiezione Turoldo, Tonino Bello, Sirio Politi, Myrtle So- dei militari), Angela Dogliotti (la soluzione dei lomon, Achille Croce, Birgitta Ottosson, Da- conflitti), Fulvio Cesare Manara (la comunica- vide Melodia, Alexander Langer, Piergiorgio zione), Gianni Tamino (l’ecologia politica), Lu- Acquistapace, Luca Magosso, Marco Baleani, isa Morganitini (la pace in Israele/Palestina). e tante altre amiche e amici della nonviolen- Dalla Val di Susa è giunto il saluto di Alberto za che partecipano comunque al progetto di Perino, storico esponente del movimento che una realtà liberata. si oppone alla realizzazione del TAV, che ha La Festa si è conclusa con l’avvio della cam- motivato la necessità della lotta nonviolenta pagna per il disarmo e la riduzione delle spe- contro un progetto devastante e inutile. se militari (pag. 21). Ampio spazio hanno avuto le Reti in cui il Mo- L’annotazione conclusiva è per il bilancio vimento è parte attiva con altri (pag. 18-20): economico della Festa (pag. 2). Non abbiamo Ipri-Corpi civili di pace (con Carla Biavati), avuto contributi pubblici (se non la conces- Rete Italiana Disarmo (con Massimo Paolicel- sione del Teatro Camploy da parte del Comu- li), Comitato italiano per una cultura di pace ne di Verona), ma la generosità di associa- * Direttore e nonviolenza (con Sergio Bergami), difesa e zioni amiche e il libero contributo di tanti, riqualificazione del Servizio Civile volontario ci hanno permesso di chiudere addirittura in (con Francesco Spagnolo). attivo. Anche questa è stata un festa... 3
Il contesto culturale e politico nel quale è nato il Movimento Nonviolento europee, penso a Simone Weil soprattutto, e di Goffredo Fofi* a quanti, scontenti sia del realismo marxista sia a maggior ragione del realismo borghese, Sono stato molto vicino a Capitini dal febbra- ma anche scontenti delle proposte religio- io 1956 fino alla sua morte. Ci siamo scritti e se istituzionali del loro tempo, cercavano la telefonati assiduamente e io considero Capi- costruzione di una religione adatta ai nuovi tini uno dei personaggi fondamentali della tempi. mia esistenza. Un grande educatore, capace Capitini ha rivestito un ruolo di grande im- di aiutare le persone a tirar fuori quello che portanza nello sdoganare la religione, strap- hanno di proprio, quello che hanno di meglio. parla alle religioni rivelate e alle chiese. Ha Nei miei confronti, ma credo di tutti, c’era introdotto l’idea che è fondamentale, nell’e- questo suo lasciare molto liberi, non voler sperienza umana, il senso della trascenden- plagiare le persone, non voler creare dei clo- za, qualcosa di superiore rispetto al quale ni o dei servi. dobbiamo definirci, inventare i nostri modi Ognuno di noi ha molti maestri, a volte an- di stare al mondo. che contraddittori tra di loro. Se ripenso alla C’è poi il Capitini politico, dove questa pa- mia formazione cito sicuramente Capitini ma rola è intesa nel senso più nobile: occuparsi anche Raniero Panzieri e i Quaderni Rossi della polis, della città, della collettività. Ca- che non erano nonviolenti, anzi erano deci- pitini si adoperava indefessamente in questo samente seguaci dei discorsi marxisti sulla senso. Non a caso dopo la guerra le sue due violenza. proposte fondamentali, anche se limitate nel- lo spazio e nel tempo, sono state i Cos e i Cor, Il Capitini religioso, il Capitini politico i Centri di Orientamento Sociale e i Centri di Capitini è essenzialmente una figura reli- Orientamento Religioso. Le due cose andava- giosa. Le sue parole ricorrenti erano “libero no di pari passo e spesso le stesse persone si religioso”, “religione aperta”. È un aspetto di ritrovavano nelle due esperienze. lui che ha un’importanza enorme e poco stu- I Cos sono un esempio di democrazia dal diata. In questo senso quella di Capitini mi basso ispirati a modelli antichi come i liberi pare ricollegabile ad altre grandi esperienze Comuni o l’agorà. Per Capitini il popolo deve Il teatro Camploy s di Verona, gremito per la festa dei 50 anni del Movimento Nonviolento. * Scrittore, critico cinematografico, letterario, teatrale. 4
la festa Margherita s Sciarretta introduce la festa con una lettura di Gandhi. dire la sua, deve decidere del proprio destino Torino in cui mi parlava del boom e riper- e del funzionamento della propria polis. correva la lezione del giolittismo cercando ci capire cosa ci fosse di simile tra la belle Épo- Fine anni Cinquanta, primi anni Sessanta: que italiana e quella dei primi anni Sessanta. disastri e trasformazioni Il periodo tra la fine degli anni Cinquanta e i Un panorama politico che non gli assomiglia primi anni Sessanta, sono stati - come sem- Non era un politico in senso stretto. Vedeva pre, forse - anni di disastri, di trasformazio- la politica in una chiave molto personale che ni. Non credo che gli anni della coesistenza lo metteva in grossa difficoltà con i grandi pacifica fossero poi così pacifici. Sono stati raggruppamenti. Non erano vicini alle posi- anni pieni di disastri, di guerre, anni in cui zioni di Capitini i comunisti, don Gaggero, i c’era la convinzione che il mondo stava cam- Partigiani della pace, chiaramente gestiti da biando e noi potevamo dare un contributo a lontano da Mosca. Una sinistra non stretta- migliorarlo. mente italiana né al di sopra delle parti. Alla fine degli anni Cinquanta l’Italia usciva C’erano poi i liberali, i laici. Non amava- dalla Seconda Guerra Mondiale, dalla guer- no Capitini, perfino dei laici ammiratissimi ra civile, dal fascismo. Si riscopriva il Paese, come Guido Calogero, che era suo amico, si ripartiva, si ricostruiva. Ricostruzione era parlava di Aldo con una certa ironia. La scel- una parola molto usata ma voleva dire anche ta del vegetarianesimo, la castità, altre cose inventare, elaborare nuovi modi di gestire la suscitavano il senso dell’humour e poi si av- società. vertiva una certa resistenza verso il discorso Erano gli anni della Costituzione, la Repub- religioso. blica, il voto alle donne, la libera circolazio- Di quell’area, con Calogero, il più vicino era ne sul suolo nazionale - salvo i fogli di via forse Norberto Bobbio che appunto si dichia- -, la scolarizzazione obbligatoria fino a 14 rava perplesso, e non persuaso come il suo anni. Erano anni di grande ottimismo. Que- amico e maestro Capitini. L’idea di libertà di sto ottimismo dura più o meno fino al 1963- Bobbio era diversa da quella del comunismo. 64, quando inizia la crisi del centro sinistra e Riceveva sostegno dall’ala lombardiana ma di una fase un po’ torbida, più tranquilla ma diffidenza da Basso, Foa, altre persone stra- più ottusa, conformista e silenziosa. È l’asse- ordinarie, grandi maestri anche loro che però stamento del miracolo economico, del boom, avevano appunto una certa resistenza verso che però prelude al 1968-69. Anni importanti. il discorso religioso e nonviolento. Non ver- Capitini ci sta dentro come un pesce nell’ac- so quello pacifista, ma accettavano un paci- qua. Ricordo un nostro viaggio di ritorno da fismo di un certo tipo dove la violenza possa 5
essere necessaria per portare verso la pace. ma la guerra è stata persa e quella successi- C’erano i fascisti, neanche a parlarne!, poi i va sarà molto più difficile da affrontare. democristiani, i cattolici. Formazioni lontane dall’impostazione di Capitini salvo per pic- Capitini incontra don Milani, coli gruppi, ad esempio don Mazzolari che Lanza del Vasto, Danilo Dolci entusiasmò Capitini con il suo libro “Tu non Dopo la pubblicazione di “Lettera a una pro- uccidere”, pubblicato anonimo. I cattolici fessoressa” Capitini va da don Milani insieme erano contrari a Capitini e i suoi libri veniva- a Mencaroni, un incontro memorabile al qua- no messi all’indice. le io dovetti mancare e da cui nacque la rivi- sta “Giornale scuola”, esemplificazione prati- La difficoltà di creare alleanze ca dell’idea di don Milani di scrivere in modo Non era facile la vita di Capitini. Non era fa- semplicissimo, pensando prima di tutto agli cile muoversi in questa difficoltà di creare al- analfabeti. Anche nell’ambiente contadino leanze, perché le manifestazioni che portava umbro don Milani ebbe grande diffusione e avanti dovevano rivolgersi alla polis. La Mar- in Capitini ci fu il tentativo di applicare in- cia della Pace da Perugia ad Assisi fu forse il tuizioni e metodi al movimento nonviolento. suo lavoro più raffinato, il più preciso quanto Capitini si accorse di Dolci dai suoi primi li- a tessitura di contatti. Alcuni furono più vici- bri e manifestazioni, dalle prime persecuzio- ni a Capitini di altri. È interessante studiarlo ni. Si scrissero. C’era il riferimento gandhia- dal punto di vista storico, ad esempio Iemolo, no che aveva colpito Aldo. che veniva da Bonaiuti, era in dialogo costante Dolci ha iniziato con azioni molto forti, a con Capitini. Un altro personaggio fu Lamber- Borgo di Dio, lavorando con i pescatori di to Borghi che veniva dall’anarchia e da John Trappeto e soprattutto con i banditi. I ban- Dewey, dalla grande pedagogia democratica diti a Partitico c’erano davvero, (scarcerati, americana, e fu uno dei punti di riferimento disoccupati, contadini morti di fame) e si la- del Movimento di Cooperazione Educativa. vorava con loro. Raccontavano le sevizie su- Per la sua attenzione peculiare potremmo bite dalla polizia, impressionanti. dire che Capitini era un persuaso, un attivi- Capitini trovò in Dolci uno che porta nella sta e non un militante. Un persuaso, cioè un pratica alcune sue teorie. Poi Dolci era un uomo guidato da convinzioni profonde. Creò personaggio molto complesso e anche diffici- questa rete di rapporti straordinari, molto le, difatti ci fu un continuo avvicendamento forti, che caddero in un’epoca particolarmen- di volontari al suo fianco. Passammo in tanti. te mossa della nostra storia. Bisogna pensare che in quegli anni, per gio- Nella seconda metà degli anni Cinquanta in- vani che volessero impegnarsi c’erano anche comincia lentamente il disgelo, la coesisten- altre proposte - Figc, Figs, giovani fascisti, za pacifica. Krusciov sale al potere nel ‘53, Acli, Azione Cattolica… - ma chi voleva usci- Kennedy nel ‘60, Giovanni XXIII inizia il suo re dalle rigidità ideologiche e fare qualcosa pontificato nel ’68. I tre numi tutelari della di concreto trovava in Dolci una possibilità. coesistenza pacifica dominarono l’immagi- Presto cominciarono i problemi e le scissioni. nario dell’epoca, ma ricordo anche la confe- La gente veniva e andava via. Anche io, con renza di Bandunga del ’55. Capitini ha scritto un gruppo, tentammo un lavoro autonomo in cose bellissime e teneva in grandissimo con- Calabria che poi fallì. Certo negli anni ’50, di- to la liberazione dei popoli del Terzo Mondo, ceva Vittorini, Gandhi sarebbe stato perfetto un processo ben diverso da quello che poi è per la Sicilia - ovvero la Sicilia poteva somi- avvenuto tra Mosca e L’Avana. gliare all’India - ma su questo Dolci non ha La storia si muoveva molto positivamente insistito. Teneva più alla pianificazione: fare con le lotte di liberazione, pensiamo all’Al- le dighe, stimolare lo Stato dal basso per ar- geria o al Vietnam. La Marcia per i diritti ci- rivare a delle riforme. Dolci aveva una linea vili a Washington con Luther King è del ‘63, unica in mente che non quadrava a tutti. Ri- partecipa un milione di persone, ed è prati- spetto a questo Capitini è riuscito sempre a camente contemporanea alla prima marcia mantenere un filo delicatissimo, a non rom- inglese contro il pericolo atomico e per i di- pere con quelli che se ne andavano da Dolci e ritti umani. Noi sentivamo che quella lotta si a non rompere neanche con Dolci. poteva vincere. L’idea ha retto fino alla metà Anche Lanza venne in Italia a trovare Dol- degli anni Settanta. ci (l’ho conosciuto allora), con la sua idea di Da allora comincia una sorta di declino, di nonviolenza integrale e una sorta di estetismo abbandono della positività all’interno del gandhiano veramente spinto all’estremo. La processo storico. Ci saranno ancora grandi sua comunità era bella, affascinante, ma iso- 6 lotte, grandi movimenti e grandi speranze lata. A Capitini questo non poteva bastare.
la festa Da sinistra, s Goffredo Fofi, Gianni Sofri, Daniele Lugli. Una volta Capitini mi fece una scenata per- sono lunghi ma la base è sempre la stessa. ché parlavo troppo bene dei quaccheri, e lui Nel brano forse più citato di Capitini si dice ribatteva: I quaccheri non saranno mai so- in sostanza: Mi vengono a dire che ci sarà cialisti. Il socialismo era un valore molto sempre la morte, la violenza, la malattia… importante per Capitini, intendo il sociali- che il pesce grande mangerà sempre il pesce smo dell’Internazionale, del mutuo soccor- piccolo. Questa è la realtà ma io non l’accet- so, dell’organizzazione dal basso. Con Lanza to. Se questa è la realtà, io mi do da fare per ebbe pochi rapporti anche per questo, Capi- cambiare la realtà. Non l’accetto così com’è, tini diffidava di questo aspetto estetico. la sfido e vi porto una tensione nuova che miri a cambiarla, a migliorare il mondo. La fortuna di chi vive adesso… C’è qualcosa di fortemente positivo oggi. Dopotutto c’è qualcosa di paradossale. Nel Usciamo dalla crisi con la possibilità di in- ’45 si usciva da sette anni di guerra e di tra- ventare il nuovo, ragionare su quello che bi- gedie, eppure la gente era pronta a ricostru- sogna fare, rimettersi in discussione. Rim- ire con grande entusiasmo e questo dava piango di non avere vent’anni oggi perché si fiducia nell’uomo, nelle sue possibilità po- è riaperta, per le persone di buona volontà, sitive. la possibilità di costruire modelli nuovi. Noi oggi veniamo da trent’anni di consumi- I momenti di crisi, fine e apertura di un’e- smo bieco, complice. Abbiamo tratto tutti poca, contengono sempre germi di novità: i nostri vantaggi da questo periodo di be- c’è da inventare il futuro. È chiaro che sarà nessere economico e anche, tutto sommato, difficilissimo ma io invidio chi ha vent’anni di pace sociale senza badare molto a quello perché può costruire gruppi, inventare reti, che c’era sotto, all’economia per esempio, mettersi in contatto con altri. che ci ha travolto e portato alla crisi in cui In questo tempo ci sono possibilità fortissi- stiamo vivendo. me e bisognerebbe approfittarne. Le mino- Capitini torna di grandissima attualità: per- ranze o fanno questo oppure spariscono, di- ché? Il Vangelo dice: State preparati. Credo ventano solamente aree di consumo diverse che oggi il ruolo delle minoranze, in una nel grande mercato internazionale. visione pur non particolarmente ottimista, Capitini era un minoritario, credeva nel va- sia fondamentale. Bisogna esserci, fare, pro- lore dei piccoli gruppi. La minoranza è un porre, demistificare, analizzare. Bisogna valore in sé, non ha nessun obbligo di diven- studiare, non fidarsi di tutti i falsi profeti tare maggioranza; ha l’obbligo di spingere che ci circondano. Ogni giorno si pubblicano perché ci siano delle aperture anche all’in- libri che spiegano come i problemi possono terno della maggioranza che possano per- essere facilmente risolti ma non si dice mai mettere poi dei cambiamenti generali, ma chi dovrebbe fare. Si parla di “soggetti so- guai ad aver paura di essere in pochi. Le mi- ciali”. Esisteranno anche, ma incominciamo noranze sono il sale della terra, continuere- da noi. Le minoranze attive della nonviolen- mo ad esserlo e dobbiamo essere molto fieri za credo possano fare molto nella situazione di esserlo, senza i compiacimenti estetici o presente. narcisistici che tanti gruppi hanno. Ci sono tonnellate di cose da fare. Gli elen- chi di come, secondo Capitini, si può testi- Testo non rivisto dall’autore 7 moniare e agire la nonviolenza nella polis (trascrizione di Elena Buccoliero)
L'influenza del pensiero di Gandhi nel Movimento Nonviolento di Capitini pitini incontrò il pensiero di Gandhi, quali di Gianni Sofri* suoi libri (o libri su di lui) ebbe occasione di leggere, quali notizie gli arrivarono sulla Mi è stato chiesto di parlare qui dell’influen- sua attività prima in Sudafrica, poi in India. za del pensiero di Gandhi sul più celebre dei Sperando che nessuno di voi si scandalizzi nonviolenti italiani e cioè Aldo Capitini. Da (sono convinto che tra di voi ci siano diver- un lato, la cosa mi fa piacere, anche perché si conoscitori migliori di me della biografia Capitini è stato, più di cinquanta anni fa, e del pensiero di Capitini e della letteratura il mio professore di Filosofia morale a Pisa. su di lui, e non lo dico certo per piaggeria), Questo non vuol dire che io fossi allora un vi dirò una mia impressione di lettore, e cioè convinto capitiniano e neppure che io sia che questa pazienza filologica non sia stata stato capitiniano militante o un pacifista “in- messa in atto più di tanto nella pur vasta bi- tegrale” negli anni successivi. Vuol dire però, bliografia capitiniana. come minimo, un insieme di affetto e rispetto per questa bella figura della cultura italiana. La formazione di Gandhi Tuttavia, quando Mao Valpiana mi ha chiesto Non intendo ridurre questa considerazione di venire, ho un po’ recalcitrato, anche se poi a una polemica, sia pure non malevola, nei ho accettato per simpatia per lui e per voi (ol- confronti degli studiosi di Capitini (peraltro tre che per Capitini, ovviamente). Ma voglio di valore assai diseguale tra loro, e in più spiegarvi perché ho recalcitrato. casi ottimi studiosi), ma piuttosto segnalare Se una persona mi chiedesse, di punto in la difficoltà e complessità di ogni studio sul- bianco, quanta influenza ha avuto Gandhi la formazione di una persona e del suo pen- su Capitini, io gli risponderei: “molta”, dopo siero. Per essere chiaro, persino le centinaia di che riterrei il discorso più o meno chiuso. e centinaia di biografie di Gandhi non sono Quello che io non avevo mai fatto (e che ho sufficienti a evitare la povertà delle nostre tentato di fare nei giorni scorsi: ma io ave- conoscenze sulla sua giovinezza e sulla sua vo solo qualche giorno e ci sarebbero voluti formazione. Non posso dilungarmi su Gan- anni!) era di studiare in concreto, con mol- dhi in questa sede. Dirò solo che è indubbio ta pazienza filologica, quando e come Ca- che sulla sua formazione abbiano agito im- Il concerto dei s Magical Mystery Orchestra, con le musiche dei Beatles, ha aperto i tre giorni di festa. * Già docente di Storia moderna e contemporanea all’Università di Bologna. Autore del libro “Gandhi in Italia” (Ed. Il Mulino). 8
la festa portanti autori, da Tolstoj a Ruskin, da Tho- prile (1925) e di Beppino Disertori (1930). Ave- reau ad alcuni giainisti. Tuttavia, sono con- vano dedicato un certo posto a Gandhi, sia vinto che per capire l’approdo di Gandhi alla pure raramente simpatizzando per lui, gior- nonviolenza non sia sufficiente far ricorso a nalisti e autori di libri di viaggio sull’India testi scritti, europei o indiani che siano. Oc- come Arnaldo Cipolla (1922), Mario Appelius corre tener presenti situazioni storiche ed (1925), Luciano Magrini (1927), Arnaldo Frac- esperienze concrete. Perché una delle fonti caroli (1930): gli ultimi due un po’ più favore- della nonviolenza gandhiana fu per l’appun- voli a Gandhi di Cipolla e di Appelius. to la constatazione del potenziale di violenza Di questi libri non ho trovato traccia nel Ca- presente nella società indiana di allora: oc- pitini pre-1931, ad eccezione della biografia casionata dall’aver incontrato personalmen- di Rolland, che compare però solo in scritti te nel 1909 (anno per lui decisivo) la violenza decisamente posteriori. Più volte, invece, Ca- terroristica, ritraendosene inorridito. pitini riconosce il suo tributo nei confronti Passiamo ora a Capitini. A partire dal 1931 dell’autobiografia, che certamente non pote- Gandhi diventa per Capitini una sorta di va passare a lui inosservata: non solo perché stella polare; come scrive lui stesso: venne pubblicata da un editore importan- “Il mio compagno di propaganda dentro la te come Garzanti o perché uscì nello stesso Normale era Claudio Baglietto, morto poi anno (pochi mesi prima) dell’unico passag- esule a Basilea nel 1940. Facemmo esplode- gio di Gandhi dall’Italia (dicembre 1931), del re la bomba Gandhi alla Normale di Pisa! Da quale parlarono non poco i giornali, sia pure allora Gandhi restò punto costante di riferi- accumulando molte sciocchezze; ma anche mento e di ricostruzione etico-religiosa”. perché a introdurre quel libro nell’edizione Qualche anno dopo, nel febbraio del 1942, italiana fu, imprevedibilmente, il filosofo- il Questore di Perugia scrisse in una sua re- simbolo del fascismo, Giovanni Gentile, che lazione che “Il Capitini durante la sua per- allora era anche il direttore della Scuola Nor- manenza a Pisa per ragioni di studio e di male di Pisa, della quale Capitini era il se- impiego dal ’25 al ’33 era considerato di gretario (e si sa anche che tra i due c’era un sentimenti contrario al regime e definito ‘un buon rapporto). Strumentale o no che fosse, gandhista’…”. Tuttavia, sarebbe errato pen- Gentile presentava l’autobiografia di Gandhi sare a un gandhismo originario, quasi una con un vero e proprio atto di omaggio al Ma- fonte unica alla quale il pensiero di Capiti- hatma, fra l’altro cogliendo bene il carattere ni si sarebbe abbeverato fin dall’inizio. Vero pedagogico, di una pedagogia politica, etica, è che il Gandhi delle esperienze sudafrica- religiosa del libro: un carattere che prevaleva ne non aveva praticamente alcuna notorietà nettamente, malgrado il titolo, sul racconto in Italia, e poca in altri paesi (un po’ di più, vero e proprio. Gentile invitava gli europei ad per ovvie ragioni, in Inghilterra). Tant’è vero “apprendere dal Mahatma indiano”. che quando Tolstoj ricevette da lui una pri- Capitini ha sottolineato più volte l’importan- ma lettera di quello che sarebbe poi stato un za quasi epocale di quella lettura nella sua pur breve carteggio (sette lettere, più tre di formazione. collaboratori), si chiese chi fosse questo sco- nosciuto indiano che gli scriveva da Londra La formazione di Capitini per parlargli del lontano Sudafrica; anche se Ma nel 1931 Capitini aveva già 32 anni e mol- scrivendo a Čertkov gli confessava di esserne te esperienze di studio, negli ambiti soprat- rimasto “molto commosso”. Di fatto, la po- tutto della filosofia e della religione. Anche polarità internazionale di Gandhi risale agli per lui, come per Gandhi, il problema di una anni venti, quando, qualche tempo dopo il ricostruzione cronologicamente precisa della suo ritorno in India, cominciò ad affermare sua prima formazione è talmente complesso la sua leadership sul Partito del Congresso. da apparire un falso problema. Io credo di Negli anni successivi, anche in Italia videro potermi limitare a pochissime osservazioni. la luce numerosi scritti su Gandhi. Possia- Nella formazione di Capitini (che non è co- mo ricordarne qualcuno, a cominciare dalle munque il mio tema: lo hanno studiato i suoi traduzioni di biografie di stranieri, quelle di biografi, anche se in maniera non del tutto Romain Rolland (Mâhâtma Gandhi, 1925) e soddisfacente) ci sono esperienze e autori di Fülöp-Miller (Gandhi, 1930). Dello stesso diversi. C’è una crisi religiosa, c’è una pre- Gandhi, prima dell’autobiografia, erano usci- senza forte di autori come Kant e come Mi- te due traduzioni, la Guida alla salute e altri chelstaedter, da cui gli viene il concetto di saggi morali e sociali (1925) e l’antologia Il persuasione (Capitini preferisce “persuaso” a tormento dell’India (1930). Sulla scia di Rol- “credente”). C’è anche, a mio parere, accan- land erano venute le biografie di Enrico Ca- to a queste esperienze di incontri e di libri, 9
un’atmosfera particolare, che viene forse da punto che la ricerca da parte di Capitini di una quell’Umbria francescana cui lui rimarrà fe- risposta, di una fonte certa di orientamento, dele tutta la vita: un luogo da cui ripartire per in un certo senso di una fede, si fa pressante. sempre nuovi incontri, ma al quale sempre L’autobiografia di Gandhi fornirà questa ri- tornare. Capitini cita moltissime volte Fran- sposta, anche se mai da sola; mai interpreta- cesco, spesso paragonandolo a Gandhi, spes- ta dogmaticamente come una sorta di libro di so facendo uscire Gandhi vincente dal con- istruzioni da tradurre e da mettere in atto alla fronto, per il vantaggio, si direbbe, dell’es- lettera. In questo senso, la storia del “Gandhi sere vissuto dopo e dell’aver quindi potuto italiano” è un po’ una leggenda. Ma ciò non to- conoscere anche i valori dell’Illuminismo, glie che l’influenza di Gandhi su Capitini sia della Rivoluzione, della laicità. Un vantaggio stata fortissima, e fortemente documentabile. che ha fatto sì che Gandhi potesse passare da Scelgo un esempio fra i tanti. Scrive Capitini in un’esperienza ascetica ad una iniziativa atti- Antifascismo fra i giovani (1966): va, politica, sociale, etico-religiosa insieme. “Dobbiamo a lui [Gandhi] averci indicato Prima del 1931 mi sembra che ci siano que- il prezioso metodo di lotta che è il dir no e sta atmosfera, questo insieme di esperien- propagare attivamente…La prospettiva che ze e di letture, soprattutto una gran voglia stabilivamo nella nostra teorizzazione e nel- di ricerca. Ma in mezzo, fra questo Capitini la nostra pratica di ‘liberi religiosi’ metteva non ancora Capitini e quello che sarà invece, in primo piano la nonviolenza. Quello della fra poco, il “Gandhi italiano”, c’è un evento nonviolenza era un principio alquanto nuovo importante, che Capitini sottolinea più volte per noi stessi (anche se, quanto a me, mi ci ed è il Concordato del 1929. Per esempio, in andassi avvicinando fin dal tempo della Pri- un articolo su Azione nonviolenta, del 1968: ma guerra mondiale) ...”. “Sempre antifascista, non avevo ancora preso (Questo accenno all’avvicinarsi alla nonviolen- una posizione di propaganda, quando avven- za in anni precedenti appare piuttosto isolato ne la Conciliazione del 1929”. Si direbbe che e a mio parere non particolarmente rilevante). questo evento abbia svolto un ruolo di grande importanza nel determinare il passaggio da Gandhi patrimonio dell’umanità un antifascismo generico o quanto meno non Capitini dedica a Gandhi, in più momenti troppo determinato a una protesta morale for- (ma soprattutto negli anni Sessanta) articoli tissima. In essa, l’opposizione politica si uni- e capitoli di libri (come La nonviolenza oggi, sce allo scandalo della Chiesa. Ed è a questo 1962 e Le tecniche della nonviolenza, 1967; Un momento del s convegno che ha visto anche la partecipazione di ospiti internazionali (da sinistra: Mao Valpiana, Giancarla Codrignani, Sam Biesemans, Gerry Condon, Claudia Ferrari, Christoph Backer). 10
la festa aveva comunque già parlato dell’importanza verità assolute da rivelare e dogmi da impor- di Gandhi, fra l’altro, in Italia nonviolenta, re; e lui stesso, malgrado un evidente profon- 1949 e avrebbe continuato a farlo fino a poco do rispetto, ha verso Gandhi un atteggiamen- prima della morte, per esempio con un arti- to abbastanza libero. Farò solo un esempio colo in Azione nonviolenta nel 1968). Del Ma- su questo. È noto che nel suo libro del 1909, hatma coglie acutamente molti elementi che Hind Swaraj, Gandhi non affronta solo pro- hanno poi caratterizzato anche la discussione blemi strettamente politici, e li collega, sem- successiva. Per esempio, insiste più volte sul- mai, al disegno di un profondo rinnovamento la natura sperimentale del pensiero gandhia- etico e culturale del popolo indiano, come no (si pensi allo stesso titolo dell’autobiogra- premessa necessaria della sua indipenden- fia), in questo modo opponendosi preventi- za politica. Gandhi ritiene che non sia suf- vamente, e giustamente, ad alcuni interpreti ficiente imitare gli inglesi e la loro cultura che hanno fatto di Gandhi una sorta di teorico in maniera acritica. Spinge anzi la sua cri- della politica. Capitini invece, oltre a sottoli- tica (Hind Swaraj è il momento più radicale neare questo carattere sperimentale, accen- di tutto il suo pensiero) fino ad opporsi non tua la pratica, riservando buona parte della solo al capitalismo ma a ognuno dei frutti sua attenzione ai metodi e alle tecniche del- della rivoluzione industriale e della moder- la nonviolenza, per esempio raccontando con nizzazione, compresi i treni e gli ospedali. Ho dovizia di particolari alcune delle principali citato più volte una sua famosa frase, tratta campagne organizzate e condotte da Gandhi. da quel libro che considero uno dei momen- Sulla scorta dell’autobiografia Capitini insi- ti originari del pensiero ecologista moderno, ste più volte anche sulla non appartenenza benché sia possibile interpretarla anche come di Gandhi alla sola India ma a tutta l’umani- un manifesto del conservatorismo retrivo e tà. Questo riguarda da un lato la formazione nostalgico dell’antico regime. La frase è: ”Il di Gandhi che deve molto a radici indiane, non inizio di una cosa è saggezza suprema”. ma anche a pensatori occidentali, europei o In uno scritto di Capitini del 1949, Italia non- americani, come i già citati Ruskin, Tolstoj, violenta si legge invece: “Ora è innegabile che Thoreau, e poi anche Mazzini, i quaccheri e vi sono in Gandhi elementi contingenti, lega- altri; dall’altro lato riguarda l’universalità ti a situazioni particolari, elementi anche che del suo pensiero. A differenza di altri simpa- sono, dal nostro punto di vista, arretrati; per tizzanti di Gandhi, Capitini è giustamente at- esempio la preferenza ruskiniana per l’arti- tento a evitare una identificazione di Gandhi gianato e l’agricoltura.” Nessun flirtare, quin- con l’India e le sue tradizioni culturali. Egli di, in Capitini per le teorie della decrescita. È sa bene che l’India non è tutta nonviolenza, un atteggiamento, verso lo stesso Gandhi, così e a questo proposito ricorda che Gandhi fu come verso San Francesco o Mazzini o altri ucciso. Non si può dire che Capitini sviluppi maestri, fondamentalmente libero. questo aspetto che io ritengo storicamente Lo avevo già detto cominciando: non ero in cruciale, ma è già molto che in quegli anni grado di fare molto più di questo, e cioè di Un momento s abbia in qualche modo reagito a una visione raccogliere e mettere in ordine alcune cita- tendenzialmente idillica e mitica della cultu- zioni. Nulla di più dell’inizio di un lavoro che dedicato alle ra indiana, della “sapienza orientale”, ecc. altri, io spero, potrà fare. Sarei già contento Reti (da sinistra: Tornando ai maestri europei di Gandhi tro- se da quella risposta iniziale (“molta”, ricor- Sergio Bergami, viamo in lui una insistenza sul rapporto con date?) alla domanda sull’influenza di Gandhi Carla Biavati, Tolstoj, che Gandhi conosceva grazie a un li- su Capitini io fossi riuscito a passare a qual- Pasquale bro di Paolo Birjukov su Tolstoj e l’Oriente, cosa di appena più preciso. Pugliese). di cui Edmondo Marcucci aveva curato una riduzione e traduzione italiana. Mi fa piace- re questa occasione di ricordare Edmondo Marcucci, un professore di Jesi dalla stra- ordinaria cultura, contemporaneo e amico di Capitini, che mise in piedi, oltre a una gran- de biblioteca sui temi della nonviolenza e dei pacifismo, del vegetarianesimo, delle religio- ni orientali, anche una fitta rete di corrispon- denti di ogni parte del mondo. Capitini libero da Gandhi Quando parla di Gandhi, Capitini insiste spesso anche su come il Mahatma non abbia 11
Il Movimento Nonviolento alla prova della visione di Capitini e delle sfide di oggi rigo. Della Consulta italiana per la pace, una di Daniele Lugli* federazione di organizzazioni italiane per la pace sorta dopo la Marcia di Assisi, sono an- Il Movimento Nonviolento è promosso da cora presidente.” Capitini all’indomani della Marcia Perugia Assisi. Il manifesto datato 10 gennaio 1962 Troviamo in primo luogo l’impegno per l’o- reca: biezione di coscienza. È stato il primo terre- “Dopo la Marcia della pace per la fratellanza no di azione del Movimento e possiamo dire dei popoli che si è svolta da Perugia ad As- di sua effettiva costituzione. Nel giugno del sisi, domenica 24 settembre, si è costituito il ’62 Pietro Pinna raggiunge Capitini e gli si Movimento nonviolento per la pace, al quale affianca. Credo sia decisiva la sua presen- aderiscono pacifisti integrali, che rifiutano za per la formulazione della dichiarazione in ogni caso la guerra, la distruzione degli del neonato Movimento. Ricordo le piccole, avversari, l’impedimento del dialogo e della ma incisive, iniziative del Gruppo di Azione libertà di informazione e di critica. Nonviolenta, a partire dal ’63, capaci di in- Il Movimento prende iniziative per la difesa nescare una più ampia azione che ha portato e lo sviluppo della pace e promuove la for- alla legge sull’obiezione di coscienza. Ricor- mazione di Centri in ogni luogo”. do i campi di lavoro e studio internazionali sempre sull’obiezione. È l’uscita dal bozzolo, Mi piace che si pensi al Movimento Nonvio- come dice Pinna, del Movimento. lento alla prova della visione di Capitini. È È un tema che ci sta di fronte nella sospen- una domanda che trovo appropriata. Spesso sione della leva obbligatoria nel nostro Paese sentiamo chiedere l’inverso: che cosa è vivo e nella generale trasformazione degli eserci- del pensiero e della prassi di un autore di ti. È la prima delle sfide di oggi. “Il rifiuto del- fronte all’attualità. la guerra è la condizione preliminare per un In un articolo su Hegel, Adorno depreca “la nuovo orientamento” diceva Capitini. sfrontata pretesa per cui chi goda della pro- blematica fortuna di vivere dopo” pretenda “La manifestazione era per la pace non per di assegnare “al morto il suo posto” e “la de- la nonviolenza”, ricorda Capitini, ma l’ispi- testabile moda di chiedersi che cosa in Kant razione nonviolenta l’aveva promossa e ca- e ora in Hegel abbia senso al presente. Nes- ratterizzata. E specifiche marce nonviolente sun cenno al porsi la domanda inversa, che avrebbero dovuto fare seguito: così nelle bre- senso abbia il presente di fronte a Hegel vi marce contro tutte le guerre, la tortura e La visione di Capitini è una visione lunga: il terrorismo, a Roma, nel ’65 e nel ’66, e da muove da lontano per arrivare lontano. Ci li- S.Maria degli Angeli ad Assisi, sempre nel ’66 mitiamo all’annotazione sul Movimento con- ed altre in ambito locale, come a Ferrara. tenuta nello scritto, testamentario e che con- Penso che semplici iniziative, meglio se itine- siglio di leggere a tutti, “Attraverso due terzi ranti, chiaramente ispirate alla nonviolenza di secolo”: siano utili e forse necessarie. “Nel campo della nonviolenza, dal 1944 ad oggi, posso dire di aver fatto più di ogni al- La riunione del 22 settembre ’62, la prima del tro in Italia. Ho approfondito in più libri gli Movimento, è introdotta da una relazione di aspetti teorici, ho organizzato convegni e Capitini, articolata in venti punti. La gior- * Già presidente del Movimento conversazioni quasi ininterrottamente, ho nata di lavoro è intensa. I partecipanti forse Nonviolento, lavorato per l’obiezione di coscienza, ho pro- una ventina. Quattro da Ferrara. La segrete- difensore civico mosso, attraverso il Centro di Perugia per la ria è affidata a Capitini e Pinna, che manter- dell’Emilia Romagna. nonviolenza, convegni Oriente-Occidente, la ranno i collegamenti agli iscritti attraverso Società vegetariana italiana, la Marcia della una lettera circolare mensile. Gli aderenti pace da Perugia ad Assisi del 24 settembre promuoveranno la costituzione di centri nei 1961, e poi il Movimento nonviolento per la territori. Primi obiettivi indicati sono inizia- 12 pace e il periodico Azione nonviolenta che di- tive per una legge sull’obiezione di coscienza
la festa e per la conoscenza del metodo nonviolento. pare che oggi la situazione sia, sotto questo Nel primo convegno nazionale dell’ottobre profilo almeno, migliorata); avere una casa del ’66 già si pone il tema del mutamento che possa essere centro di addestramento della denominazione da Movimento nonvio- alle tecniche della nonviolenza (anche qui mi lento per la pace a Movimento nonviolento. pare ci sia un evidente progresso); promuo- Resterà la primitiva denominazione, nell’uso vere comunità nonviolente, come da espe- spesso accorciata. rienze di Gandhi o, più vicino, di Lanza del Il Movimento è visto come una delle asso- Vasto, e in questa direzione vanno incontri di ciazioni ispirate alla nonviolenza capace di famiglie. Un’attenzione particolare è riserva- federarne altre, come i GAN, la Società vege- ta alla scuola, all’educazione, all’azione del tariana, il movimento per la religione aperta, sindacato. È un’esigenza che mi sembra at- il movimento per il potere dal basso (omni- tualissima. cratico), per il quale Capitini promuove, fin Il 1968 è un anno particolare in cui tutto dal ’64 la pubblicazione di un foglio, “Il pote- sembra accelerare e richiamare intervento. re è di tutti”. Resta il tema del rapporto con Nella primavera estate Capitini scrive “Om- quanti si richiamano, non solo nominalisti- nicrazia: il potere di tutti”, un’opera che la camente, alla nonviolenza. morte gli impedirà di correggere. Riflettere Abbiamo cercato e stiamo ancora cercando oggi sui tre fondamentali gruppi di condizio- di dare risposte adeguate, che Capitini indi- namento individuati: Stato, Impresa, Natura, cava in un “Federalismo aperto della nonvio- sulle azioni necessarie alla loro trasforma- lenza”. zione non mi parrebbe inutile. Così è forte il richiamo a lavorare in primo Molto spazio è dato alle premesse identifi- luogo per la nonviolenza, per chi sia impe- candosi la nonviolenza come continuo la- gnato anche in attività politiche, religiose, voro di esperimenti con la verità, non flirt sindacali, pacifiste; a manifestare nelle azio- che attrae e delude impazienti e instabili. Il ni comuni con la più evidente chiarezza i pro- metodo della nonviolenza nella lotta civile pri temi e fare manifestazioni per conto pro- politica, sociale, internazionale va oltre la prio; a riconoscere il carattere di “aggiunta” casistica dei rapporti interpersonali. La non- al proprio lavoro di amici della nonviolenza. violenza protesta, denuncia, contrasta aper- Emerge l’esigenza di un lavoro nei territori tamente, coinvolge nella conoscenza del male non solo sostanzialmente affidato a Capitini che viene fatto e del bene che può essere fatto e Pinna, ma più largamente condiviso (e mi e nella prassi conseguente. L’informazione è Da sinistra: s Gianni Tamino, Luisa Morgantini, Pasquale Pugliese. 13
La presenza s il valore appreso dall’illuminismo (assieme versità o fabbrica, sia perché urtano diret- dei giovani nel agli altri tre). Ai mezzi pesantissimi della vio- tamente il sistema, rompendone delle parti, Movimento lenza opporsi con coltello e fucile è, a parte cose o persone”. Ma ne sono evidenti gravi Nonviolento (da ogni considerazione etica, insensato. Occorre limiti da comprendere e correggere: l’atten- sinistra: Daniele vedere lucidamente e in concreto gli effetti zione è verso gli avversari con cui lottare Taurino, Raffaella delle violenze in atto, riconoscere il percorso (poliziotti, uomini del potere economico e po- Mendolia). della civiltà verso la riduzione della violenza litico) invece che alle persone con cui e per che i nonviolenti possono aiutare, snidare la cui operare; manca una coscienza dei perni nonviolenza implicita per preparare gli ani- guasti del sistema da mutare: non basta dire mi a contrastare. Quanto ci serva l’approfon- contro il capitalismo, contro il potere; c’è la dimento di queste premesse mi sembra oggi tendenza a spaventare i più, complici del si- sempre più chiaro. stema, piuttosto che considerarli collabora- tori nel mutamento; con il loro modo di agire Noi ricordiamo spesso come ultimo scritto di nessuna garanzia danno che se prevalessero Capitini “La forza preziosa dei piccoli grup- il potere sarebbe di tutti. Non aggiungo altro, pi”, una lettera di religione datata 6 ottobre, a parte l’invito a rileggere lo scritto. a meno di due settimane dalla morte. Un po’ Mi chiedo cosa facciamo per correggere que- ci consola, visto che siamo rimasti piccoli, sti limiti se è vero ancora, come diceva Aldo, pensarci preziosi. Ma lo scritto dice dell’in- che non vogliamo un sistema che agisce con cessante azione che gli amici della nonvio- la violenza verso persone vicine e lontane, lenza sono chiamati a fare per aggiungere il che mantiene l’inferiorità della povertà di loro contributo ed il loro esempio ai gruppi tanti esseri umani, che manipola l’informa- di contestazione. zione privando della libertà e capacità di “Essi hanno la fiducia di essere efficienti, sia critica, che amministra e governa ciò che è perché hanno il coraggio di scendere in piaz- pubblico senza la possibilità di controllo di 14 za, specialmente nei luoghi di lavoro: uni- tutti dal basso.
la festa Nel recente sondaggio del Demos crolla la ria impotente. fiducia nelle istituzioni politiche e di gover- Modifico il titolo di Capitini “Antifascismo no, come in quelle economiche e sociali. I tra i giovani” solo per ricordare l’importan- partiti riscuotono molta fiducia solo dal 4% za decisiva attribuita all’azione tra i giovani, degli intervistati, che due su tre almeno han- anche nelle condizioni più difficili. no molta fiducia nelle forze dell’ordine e nel Mi parrebbe importante che il Movimento Presidente della Repubblica. Meno di uno su riuscisse a sviluppare la sua azione su un dieci ha molta fiducia nel Parlamento, ma terreno preciso: la costruzione di un servizio oltre la metà ha piena fiducia nella scuola civile, con i giovani e per i giovani, veramen- e pensa sia possibile una democrazia senza te tale proprio mentre se ne sta perseguendo partiti. Quale straordinario terreno di lavoro l’estinzione. e di proposta vi avrebbe visto Capitini per i A ricordarcene il senso è la sentenza di un suoi Centri ispirati al lavoro dei COS, al di là giudice di Milano Carla Bianchini, che acco- delle contestazioni di indignati, con o senza glie il ricorso di un giovane pakistano con- forconi, e di ricambio generazionale all’in- tro l’esclusione degli stranieri soggiornanti terno di una casta o di nuove rappresentan- regolarmente in Italia. Chiunque ha “il do- ze, magari nate da vaffa… vere fondamentale di solidarietà sociale al Il MN non deve guardarsi da nessuno. Deve quale secondo l’articolo 2 della Costituzione guardare e intervenire, mai guardarsi. Il pro- sono chiamati coloro che vivono sul territo- blema non è quello di avere mani perfetta- rio nazionale avendo scelto liberamente di mente pulite, perfettamente vuote, e magari porvi la loro stabile residenza”. Il legislatore tenute in tasca. Si tratta di stare nelle cose, istituendo il servizio civile “ha fatto propria non con il catechismo pesistico ma con il una nozione di dovere di difesa della Patria metodo della nonviolenza diventato un abito molto più ampia riconoscendo come rispon- personale che uno deve saper portare. denti ad essa tutte quelle attività finalizza- Io mi definisco neppure un amico della non- te alla solidarietà sociale, alla cooperazione violenza, ma un amico delle amiche e amici nazionale ed internazionale, alla salvaguar- della nonviolenza. So fin dove posso portare dia del patrimonio ambientale, culturale ed la mia capacità e credo però che questa vada artistico e storico, alla sviluppo della pace esercitata. tra i popoli”. Di fronte alle persone che si oppongono a Il Governo ricorre contro la sentenza e in- questa realtà così profondamente inadegua- tanto il Servizio resta sospeso per i 18 mila ta, alle ingiustizie evidenti, noi siamo con ammessi. Erano 46 mila nel 2006, precipita- loro. Il problema è il modo. Individuando i ti a 27 mila nel 2008 con un brusco taglio perni guasti del sistema, stabilendo collega- ai finanziamenti. 270 milioni euro era il fi- menti con chi è con noi, senza pensare che nanziamento del 2008. Con solo 210 milioni il poliziotto - ma io dico anche l’esercito - è nel 2009 i servizio civilisti sono 30 mila. È nostro nemico come tale e se lo contrastia- bastato togliere il contributo all’Inps, ren- mo abbiamo risolto i nostri problemi. Oc- dendo anche così più chiaro il senso che si corre avere da capo la capacità di analizzare attribuisce al servizio. Il finanziamento cala le cose in profondità e portare la nostra po- ancora: 170 milioni di euro nel 2010, 130 mi- sizione senza la pretesa che sia la migliore. lioni di euro nel 2011, addirittura 68 milioni Nessuna pretesa di avere nessuna, nessuna, di euro nel 2012. nessuna verità in mano. Quello che possiamo Mi pare che il Movimento possa raccogliere avere come pretesa è, Capitini diceva “non l’attenzione e l’azione di molte forze e di mol- mentire”, io dico mentire il meno possibile, ti giovani, che hanno sperimentato la positi- ridurre la menzogna. Il fatto di non sapere di vità, pur in evidenti limiti, del Servizio civi- chi fidarsi è uno degli elementi che più impe- le. Penso a una campagna che ne affermi non discono il dialogo. Le persone devono sapere retoricamente la continuità con l’obiezione che gli amici della nonviolenza ti dicono le di coscienza (Pietro Pinna), l’ispirazione in- cose come a loro sembrano, e stanno facendo ternazionale (Pierre Ceresole), l’impegno i loro esperimenti con la verità. europeo (Alex Langer), la solidarietà attiva È la sfida che cerchiamo di affrontare con (Ernesto Rossi), valorizzando le esperienze umiltà e determinazione, senza perdere il migliori che si vanno compiendo, come, per buon elemento che ci caratterizza e al qua- stare alla questione sollevata, servizi civili le cerchiamo di restare fedeli: familiarità e regionali aperti già ora agli “stranieri”. tensione, senza la prima prevale una durez- za che nulla di buono promette per una nuo- va socialità, senza la seconda una facilone- 15
Se la festa e la musica sono rivoluzionarie tante occasioni, mi sono trovato sul palco di Paolo Predieri* per un inedito e improvvisato duetto con l’autore, chiudendo un cerchio ideale aper- Cinquant’anni di nonviolenza in cammi- to tanti anni fa: “la mia chitarra allora si no, altrettanti di musica. Nel 1962 nasce il darà un po’ importanza e canterà soltan- Movimento Nonviolento, nel 1962 i Beatles to la gioia e la speranza, quando le cose al- registrano il primo singolo “Love me do” av- legre saran più delle tristi, quando non ci viando la loro favolosa avventura che ancor saranno mai più poveri cristi”. Poi, sempre oggi lascia il segno. Le due storie paralle- vicino al grande Fausto, ho attaccato con “Il le si sono incontrate la sera del 20 gennaio varco della storia” per far cantare i presen- scorso con lo spettacolo della Magical My- ti che effettivamente in buon numero hanno stery Orchestra: cinquant’anni di grande risposto cantando: “nonviolenza è il varco musica dei Beatles in una personale inter- della storia, senz’armi combatti con molta pretazione che ha unito all’estremo rigore più gloria!” filologico l’attenzione allo spirito dei brani e dell’epoca in cui furono concepiti. Dodici Dopo cena è stata la volta del reading-con- elementi che aggiungono al gruppo rock ar- certo curato e condotto da Enrico de Ange- chi, fiati e un attore, una scenografia con le lis, che è direttore artistico del Club Tenco. immagini storiche dei personaggi e degli av- Lo spettacolo, “Mille papaveri rossi. La pace venimenti che hanno caratterizzato la storia nella canzone italiana” ha visto dieci bra- della nonviolenza. Uno spettacolo di grande vissime cantanti fra cui Grazia De Marchi e qualità che ha entusiasmato il gremitissimo Deborah Kooperman, tre musicisti e un’at- pubblico. trice, proporre da punti di vista originali la pace in canzoni italiane di diversi periodi, Così si è aperta la festa di compleanno del dalla “Ninna nanna della guerra” di Tri- Movimento Nonviolento dove la musica e la lussa, a “Beatrice” di Armando Gill, “Era un canzone hanno giocato un ruolo di primo omino” degli anni cinquanta, “L’isola che piano. Non a caso perché la storia dei fatti non c’è” di Edoardo Bennato, fino a “La to- nonviolenti si intreccia continuamente coi polino amaranto” di Paolo Conte. Non po- fatti musicali. teva mancare “Il disertore”, di Boris Vian, che ha chiuso lo spettacolo con la strofa “E Sabato 21 gennaio la canzone d’autore è dica pure ai suoi, se vengono a cercarmi, stata la grande protagonista. Fausto Amo- che possono spararmi, io armi non ne ho”. dei, intervistato da Enrico de Angelis, ha ripercorso la sua storia artistica e politi- Il tutto piacevolmente e magistralmente in- ca, facendoci ascoltare alcuni suoi classi- trodotto da Enrico de Angelis ed eseguito ci; non l’aveva in programma, ma a grande con grande efficacia e trasporto da tutte le richiesta ha dovuto eseguire “Per i morti artiste e gli artisti. “Ho tentato – ha detto il di Reggio Emilia” creando un momento di conduttore - di cogliere in queste canzoni commozione generale. Amodei ha partecipa- un senso di pace che fosse attivo, rivendica- to alla Marcia Perugia-Assisi del 1961 dove tivo, positivo”. Una serata di riflessione e di si cantava “Dove vola l’avvoltoio” (testo di grande musica. Tre giornate di entusiasmo, Italo Calvino) e dove improvvisò con Fran- di riscoperta e riconferma delle radici di un co Fortini la “Canzone della marcia della impegno, di incontri piacevoli e gioiosi, di pace” (quella che dice: “E se la patria chia- rilancio per i prossimi cinquant’anni che mi ma lasciatela chiamare” ). Per congedarsi auguro possano regalare altrettanto impe- * Cantautore ha proposto “Canzone alla mia chitarra”, gno, altrettanta bella musica, begli incontri gioiellino che riassume il senso del canta- fra le persone e risultati in termini di mi- re per qualcosa di importante. Con grande glioramento delle nostre vite e della vita sul 16 gioia, visto che mi è capitato di cantarla in nostro pianeta.
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