Odio l'estate - Il film - Smart Marketing

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Odio l'estate - Il film - Smart Marketing
Odio l’estate - Il film
“Odio l’estate” è l’ultima fatica del leggendario trio composto da Aldo Baglio, Giovanni Storti e
Giacomo Poretti. Una pellicola che restituisce al trio i fasti del proprio glorioso passato. Quando si
parla di Aldo, Giovanni & Giacomo, si tende sempre a paragonare una loro novità cinematografica
con i loro grandi successi come Tre uomini e una gamba, Chiedimi se sono felice o Tu la conosci
Claudia?. E questa volta non si rimane delusi. Odio l’estate ha qualcosa di ognuno dei film storici del
trio: ti fa pensare, ti fa ridere e alla fine lascia una velatura di malinconia. Nel film si ritrova il solito
Aldo fanfarone, il solito Giovanni pignolo e il solito Giacomino perfezionista maniacale con il punto di
forza di un affiatamento collaudato e di un’amicizia sincera che dura da sempre, quasi a voler
smentire, una volta per tutte, i soliti detrattori, che avevano preannunciato o sperato in un
disfacimento del trio. E invece no, Aldo, Giovanni & Giacomo, dopo alcune scialbe prove sono tornati
più convinti di prima al cinema, con una sceneggiatura importante, ben scritta, e con un ritorno al
passato.

A dirigerli infatti, torna Massimo Venier, il regista dei primi immortali film del trio. Aldo, Giovanni e
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Giacomo, insomma, sono tornati a fare ciò che riesce loro meglio: raccontare l’amicizia che li lega da
decenni attraverso una storia semplice che attinge alle loro esperienze personali. Semplicità che
forse è la chiave del loro successo. Quando sono semplici, ma non semplicistici, il trio funziona. E’
dalla semplicità che il trio trae linfa per i propri film. Il trio dunque, torna a ciò che sa fare meglio:
raccontare con spontaneità una rassicurante e affettuosa amicizia. Il grande ritorno di Aldo Giovanni
e Giacomo non ha deluso e infatti gli incassi sono stati altissimi, ben oltre i 20 milioni di euro:
risultati che li riportano ai fasti d’un tempo. Un film divertente, fresco, gioioso, con tutto il sapore
dell’estate e di quelle atmosfere leggere e sognanti che spesso si accompagnano alle vacanze estive.
La sceneggiatura è ben fatta. Le spiagge sono incantevoli. Il regista è stato bravo a miscelare nelle
giuste dosi i tre personaggi molto diversi nella caratterizzazione, inconciliabili sembrerebbe fra di
loro e con le rispettive famiglie, eppure con lo scorrere del film si crea un filo sempre più forte fra i
vari personaggi e si crea spazio per tante gustose risate, situazioni comiche nelle quali molti di noi si
immedesimeranno.

https://youtu.be/wgfE_VvTD20

Ma non è solo un film comico, c’è anche la solidarietà e l’amore tenero e pulito che coinvolge in
parte gli adulti ma soprattutto i giovanissimi di questa storia, figli delle coppie protagoniste. Un film
che esalta l’umanità della gente comune che spesso vive chiusa a riccio, dimostrando che basta
aprirsi agli altri per essere più felici. Le mogli dei tre protagonisti (Lucia Mascino, Carlotta Natoli e
soprattutto l’irresistibile Maria Di Biase) non sono affatto in secondo piano, reggendo bene la scena
con divertenti caratterizzazioni. Giovanni e Giacomo sono veramente esilaranti nella loro incapacità
a trovare il ruolo di bravo genitore, ma un gradino in più se lo ritaglia Aldo Baglio, personaggio
poliedrico, eterno Peter Pan, capace di impazzire per il concerto di Massimo Ranieri, felice con un
cuore bambino, che forse è questo il segreto della felicità, una felicità da vivere e far vivere
necessariamente a coloro che lo circondano, anche a costo di nascondere il terribile segreto di una
grave malattia. Insomma tantissime risate a cuor leggero, ma anche motivi di riflessione sui
problemi di coppia e sulla costante ricerca di felicita’. “Sono fatti così”, come dice la canzone che li
accompagna, e seguire le loro avventure è fare una passeggiata verso casa con i compagni di sempre
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di cui conosciamo vizi e virtù, debolezze e tormentoni.

Questa volta si aggiungono alla storia alcuni elementi di contemporaneità che rendono i loro
personaggi riconoscibili non solo nei manierismi cui ci hanno abituati, ma anche nelle
preoccupazioni della nostra epoca: un’attività di famiglia che chiude, un figlio sempre attaccato
all’IPad, una società in cui le regole sono inesplicabilmente a volte ferree, a volte flessibili. Tante le
autocitazioni della coppia: la partitella in spiaggia, le schitarrate di sottofondo (la musica è di
Brunori Sas ma ci sono anche Bruno Martino e Vinicio Capossela), le trasferte in macchina in
quell’Italia estiva che si snoda lungo l’autostrada come grande equalizzatore, inseguendo una
geografia impossibile. Impeccabile anche il maresciallo interpretato da Michele Placido, il quale ha
un ruolo delizioso che fa leva sui suoi impeccabili tempi comici. Nessuno in questo film è stupido o
demenziale, pur nell’esagerazione comica, nessuno è troppo lontano dal vero, dal doloroso e
dall’umanamente fragile. Il finale triste, lascia l’amaro in bocca, perché il trio e la puntualità della
regia, ti porta ad immedesimarti con i tre teneri protagonisti e condividere emotivamente con loro
gioie e dolori. Ma in fondo questa è la vita, la nostra vita, descritta da un trio che dimostra quanto
ancora hanno da dirci, e che è ancora grado di regalarci splendidi squarci di poesia e rassicuranti
antidoti agli squallori del presente.

Gli Oscar 2020: Parasite è il campione
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assoluto con 4 Oscar e Scorsese torna a
casa a mani vuote
Con questo titolo potremmo riassumere la 92esima edizione dei premi Oscar, ma entriamo nel
dettaglio. “Parasite” con sole 6 candidature è stato il film che ha portato a casa più statuette:
Miglior film, il premio più ambito, Miglior Sceneggiatura originale, Miglior Regia al
sudcoreano Bong Joon-ho e Miglior Film Internazionale, che, bellissima coincidenza, da
quest’anno non si chiama più Oscar per Miglior film in lingua straniera. Una edizione, quindi,
all’insegna di un messaggio che va contro l’attuale politica americana di Trump e contro la fobia del
Coronavirus, con la vittoria di un outsider, che è anche il primo film non in lingua inglese ad
aggiudicarsi il premio come Miglior film.

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alla Notte degli Oscar

Due le delusioni più grandi: il favoritissimo “The Irishman” di Martin Scorsese, che torna a casa
senza nessuna vittoria, nonostante le 10 candidature in possesso e Scarlett Johansson, in corsa per
Miglior attrice protagonista e non protagonista che, però, non vince nulla.

Joaquin Phoenix conferma il Golden Globe con la vittoria dell’Oscar come Miglior Attore
Protagonista, confermando quanto la forza del film “Joker” sia quasi esclusivamente a carico suo e
non della storia; emozionato dedica la vittoria al fratello, attore e musicista, River, scomparso a soli
23 anni.
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Oscar come Miglior Attrice Protagonista la favorita dai pronostici, Renée Zellweger, per la sua
magnifica interpretazione della cantante e attrice Judy Garland nel film “Judy”; per i Non
Protagonisti premio a Brad Pitt per “C’era una volta a…Hollywood” e a Laura Dern per
“Storia di un Matrimonio”.

Il premio Oscar come Miglior Film d’Animazione è andato a Toy Story 4 e quello come Miglior
Documentario ad “American Factory”.

Il super favorito dell’ultima ora, “1917” del regista Sam Mendes, ha vinto “solo” l’Oscar per il
Miglior Sonoro, per i Migliori Effetti Visivi e per la Miglior Fotografia.

https://www.youtube.com/watch?v=OXC8EHdyn5g

Ospiti musicali della serata, Eminem, il fenomeno del momento Billie Eilish ed Elton John, che ha
cantato “(I’m Gonna) Love Me Again”, canzone vincitrice del premio Oscar per la Miglior
Canzone, contenuta nel film “Rocketman”, a lui dedicato.

Leggiamo i vincitori:

MIGLIOR FILM

Parasite
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no Bong Joon-ho.

MIGLIOR REGIA

Bong Joon-ho (Parasite)

MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA

Renée Zellweger (Judy)

MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA

Joaquin Phoenix (Joker)
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MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA

Laura Dern (Storia di un Matrimonio)

MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA

Brad Pitt (C’era una volta a…Hollywood)

MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE

Parasite (Corea del Sud)
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MIGLIORE COLONNA SONORA

Joker

MIGLIORE CANZONE ORIGINALE

“(I’m Gonna) Love Me Again”, Rocketman

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO ANIMATO

Hair Love
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MIGLIOR CORTOMETRAGGIO LIVE ACTION

The Neighbors’ Window

MIGLIOR SONORO

1917

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO

Le Mans ’66 – La Grande Sfida

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE

Toy Story 4

MIGLIORE FOTOGRAFIA

1917
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MIGLIORI EFFETTI VISIVI

1917

MIGLIORI SCENOGRAFIE

C’era una volta a…Hollywood

MIGLIOR MONTAGGIO

Le Mans ’66 – La Grande Sfida

MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO DOCUMENTARIO

American Factory

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO

Learning to Skateboard in a Warzone (If You’re a Girl)

MIGLIORI COSTUMI

Piccole Donne

MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURE

Bombshell

MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE

Parasite

MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE

Jojo Rabbit
Premiati o no, vi consiglio di recuperare al più presto molti di questi film perché lo meritano,
approfittando del loro ritorno in questi giorni nelle sale cinematografiche.

I “cinque” fenomeni comici italiani degli
ultimi 25 anni
Che in Italia il “volto” dell’attore di turno, sia stato fin da sempre, storicamente più importante
dell’autore del film, è risaputo. I “fenomeni” da botteghino sono stati sempre volti comici, familiari, a
partire dai vari Totò, Macario, Taranto, Rascel, passando per i Mostri della commedia all’italiana e
per gli attori degli anni ’80: Celentano, Villaggio, Pozzetto, Banfi…Questa tendenza si è confermata
anche nei tempi più recenti, basti immaginare come dal 1995 all’attuale 2020, i film campioni di
incassi annuali sono stati letteralmente monopolizzati da “5” fenomeni comici italiani: tre attori
singoli, una coppia ed un trio. 17 volte su 25, dal 1995 al 2020, il film campione di incassi ha le
sembianze di questi cinque fenomeni comici. 4 volte Leonardo Pieraccioni (1995: I laureati; 1996: Il
ciclone; 1999: Il pesce innamorato; 2005: Ti amo in tutte le lingue del mondo); 4 volte Aldo, Giovanni
& Giacomo (1997: Tre uomini e una gamba; 1998: Così è la vita; 2000: Chiedimi se sono felice; 2010:
La banda dei Babbi Natale); 4 volte Checco Zalone (2011: Cado dalle nubi; 2014: Sole a catinelle;
2016: Quo vado; 2020: Tolo tolo); 3 volte Alessandro Siani (2012: Benvenuti al nord; 2013: Il
principe abusivo; 2015: Si accettano miracoli); 2 volte Ficarra & Picone (2017: L’ora legale; 2019: Il
primo Natale). Ed ancor più rilevante è, che tra alterni momenti di variabile successo, tutti siano più
o meno attivi e longevi allo scoccare del nuovo decennio.

https://youtu.be/BusG4D6PiN0

Pieraccioni ad esempio, il più vecchio ed anche il più duraturo di questi fenomeni comici, è stato in
sala poco più di un anno fa con Se son rose…, un film azzeccato, poetico e inusualmente anche un
po’ amaro, un punto di nuovo inizio nella carriera pluriventennale dell’attore toscano, che piaccia o
no uno dei mostri cinematografici italiani più importanti degli ultimi trent’anni. Quello certamente
con la più rilevante presenza nella speciale classifica dei “film che hanno incassato di più”: 6
presenze contro le 5 di Adriano Celentano. Un attore che sarà in sala anche alla fine di quest’anno
con la sua nuova fatica. Tutto iniziò nel lontano 1995, quando I laureati a sorpresa si issò come
campione di incassi della stagione. L’anno successivo è il trionfo: dirige, scrive e interpreta Il
ciclone, il film della vita, quello rimasto nella storia del nostro cinema e nella memoria collettiva. Nel
cast i suoi amici di sempre Massimo Ceccherini e Alessandro Haber, oltre ad una strepitosa Tosca
D’Aquino, forse la migliore della compagnia. Il botteghino premia la pellicola con un incasso
mostruoso di 75 miliardi di lire entrando nella top ten dei film italiani di maggior incasso e al quarto
posto assoluto come biglietti venduti. La storia è semplice e gustosa. Un gruppo di ballerine
spagnole di flamenco, rimaste a piedi, trova ospitalità presso la famiglia Quarini, in una bella casa
della campagna toscana. La normale vita di provincia naturalmente viene sconvolta dalla verve di
queste ragazze vivaci e disponibili. Questo successo abnorme ha comunque delle spiegazioni. Una è
il naturale “volàno” del film (che ha tenuto le sale per un anno), che a un certo punto “deve” essere
visto da tutti perché fa moda. Poi naturalmente c’è la grana della regia e della storia. Si può parlare
di film medio che manca al nostro cinema, di sapori di commedia all’italiana, che sono ben
percepibili, ma in questo caso c’è una ragione “tattile”, immediata, che capiscono tutti subito: è un
film pulito, fuori dai contesti grigi, tristi, omologati, spesso malamente sociali del cinema nostrano.
Un film che non invecchia mai e che non ci si stanca mai di vederlo. Presenta poi, qualcosa che non
si vedeva dai tempi di Poveri ma belli: la felicità di vivere. Una felicità, che non sarà aderente al
nostro momento storico, ma è una bella fortuna che qualcuno ce la descriva almeno nella finzione.

https://youtu.be/wgfE_VvTD20

Sono invece attualmente al cinema Aldo, Giovanni & Giacomo con il film Odio l’estate. Una pellicola,
a detta della critica, che restituisce al trio i fasti del proprio glorioso passato. Quando si parla di
Aldo, Giovanni & Giacomo, si tende sempre a paragonare una loro novità cinematografica con i loro
grandi successi come Tre uomini e una gamba, Chiedimi se sono felice o Tu la conosci Claudia?. E
questa volta non si rimane delusi. Odio l’estate ha qualcosa di ognuno dei film storici del trio: ti fa
pensare, ti fa ridere e alla fine lascia una velatura di malinconia. Nel film si ritrova il solito Aldo
fanfarone, il solito Giovanni pignolo e il solito Giacomino perfezionista maniacale con il punto di
forza di un affiatamento collaudato e di un’amicizia sincera che dura da sempre, quasi a voler
smentire, una volta per tutte, i soliti detrattori, che avevano preannunciato o sperato in un
disfacimento del trio. E invece no, Aldo, Giovanni & Giacomo, dopo alcune scialbe prove sono tornati
più convinti di prima al cinema, con una sceneggiatura importante, ben scritta, e con un ritorno al
passato. A dirigerli infatti, torna Massimo Venier, il regista dei primi immortali film del trio. Aldo,
Giovanni e Giacomo, insomma, sono tornati a fare ciò che riesce loro meglio: raccontare l’amicizia
che li lega da decenni attraverso una storia semplice che attinge alle loro esperienze personali.
Semplicità che forse è la chiave del loro successo. Quando sono semplici, ma non semplicistici, il trio
funziona. E’ dalla semplicità che il trio trae linfa per i propri film.

https://youtu.be/M1tIBWi7vjI

Come quel Tre uomini e una gamba, che li lanciò al successo nazionale. Il successo di pubblico e
critica, aprì la strada ad una serie di altri film scritti, diretti ed interpretati dai tre attori, diventati
l’unico trio, che può davvero chiamarsi così, della storia del cinema italiano. Nonostante abbia
incassato ben 40 miliardi di lire al botteghino a fronte di una spesa per realizzarlo di appena due,
Tre uomini e una gamba è oggigiorno considerato un assoluto cult del cinema comico italiano in un
modo che va ben oltre il pur innegabile successo avuto al cinema. Il film ha conquistato il suo status
di semi-immortalità odierno grazie soprattutto al pubblico giovane degli anni immediatamente
successivi alla sua uscita al cinema, conquistando anche i più piccoli. Siamo infatti di fronte a un
classico caso di pellicola elevata a capolavoro grazie ai continui passaggi televisivi e al
contemporaneo crescente successo dei tre comici protagonisti, che l’hanno resa un must
irrinunciabile. Il successo del trio è stato bissato l’anno successivo dal film Così è la vita e da
un’altra decine di pellicole, di discontinuo valore, ma di immutato successo popolare, soprattutto
delle più giovani generazioni (ottimi Chiedimi se sono felice-2000, Tu la conosci Claudia?-2004, La
banda dei Babbi Natale-2010; discreti La leggenda di Al, John e Jack-2002, Fuga da Reuma Park-
2016; trascurabili Il cosmo sul comò-2008, Il ricco il povero il maggiordomo-2014).

https://youtu.be/xpNyu_dUeV4
Anche Checco Zalone è attualmente in sala con la sua quinta fatica, la prima anche da regista. Tolo
tolo è il titolo del film, che seppur lontano dal record di incassi di Quo vado (65 milioni di euro al
botteghino) ha registrato un considerevole successo di pubblico, che lo isserà come campione di
incassi assoluto del 2020. Checco Zalone, al secolo Luca Medici, questa volta non è solo interprete e
coautore della sceneggiatura (insieme a Paolo Virzì, abbandonato il sodalizio con Gennaro
Nunziante) ma anche regista, e si vede, perché la sua direzione è pirotecnica e schizzata come la sua
vis comica, sempre pronta ad aprire mille finestre all’interno di un discorso continuamente
interrotto. In Tolo Tolo (che significa “solo solo”) ce n’è per tutti: politici incapaci dalle vertiginose
carriere, migranti innamorati delle griffe (di pessima resa qualitativa), nostalgici mussoliniani
(perché “il fascismo ce l’abbiamo tutti dentro, pronto a riemergere, come la candida”) e buonisti
favorevoli alla “contaminazione” etnica. Nella sua rappresentazione a tutto tondo dell’italiano medio
e dei suoi difetti ricorrenti, Checco fugge da un Paese “che ci perseguita”, invitando l’immediata
identificazione del pubblico. Lo stesso pubblico sarà poi messo di fronte alle proprie meschinità e
ipocrisie, ai suoi pregiudizi ed egoismi, nonché alla banalità di certi slogan populisti e all’inettitudine
della politica.

Scoprite la nostra rubrica dedicata al cinema!
Pochi giorni prima, catalogato però nella stagione 2019, era uscito in sala Il primo Natale, ennesima
commedia razionale ed intelligente di Ficarra & Picone, campioni di incassi dello scorso anno. Che la
coppia composta dai siciliani Salvatore Ficarra e Valentino Picone, fosse la più completa dell’ultimo
ventennio, non c’erano dubbi già da almeno dieci anni. Il penultimo film, L’ora legale, campione di
incassi della stagione 2017, aveva alzato l’asticella della loro commedia comica intelligente, con un
pizzico di amarezza di fondo, in puro stile da “grande” commedia all’italiana. Quella di Ficarra &
Picone, non è una comicità semplice e fine a se stessa. E’ piuttosto una comicità amara, che si basa e
raccoglie linfa vitale dalla realtà che viviamo. In questo, non solo si porgono come eredi di Franco &
Ciccio, ma anche di tanta riuscita commedia all’italiana degli anni ’60, perché si pongono, con ottimi
risultati, l’ambizione di descrivere la società italiana di oggi, con i falsi miti, le poche certezze e le
tante amarezze, in primis la dilagante corruzione. Ora con Il primo Natale, l’asticella
cinematografica della coppia continua a crescere. Già, perché stavolta Ficarra e Picone si cimentano
per la prima volta, con un film in costume, scegliendo l’anno 0 come punto focale del loro racconto,
regalandoci anche una precisa descrizione della società al tempo della nascita di Gesù Cristo.

https://youtu.be/ZR4j68Fp8CE

In ultimo va analizzato il “fenomeno” Siani, attore napoletano, nelle intenzioni troppo debitore di
atteggiamenti e monologhi alla “Troisi” e di buonismi rassicuranti alla “Pieraccioni” difficilmente
pareggiabili. Nonostante ciò, il pubblico dimostra di gradire la sua dissacrante comicità. Infatti,
Siani si è piazzato per ben tre volte come campione di incassi, l’ultimo dei quali è Si accettano
miracoli, film del 2015, al quale molto si rifà il suo ultimo lavoro (Il giorno più bello del mondo),
uscito in sala ad ottobre 2019. Alessandro Siani torna infatti al grande schermo due anni dopo
Mister Felicità, da lui scritto, diretto e interpretato, ma questa volta cambia cosceneggiatore,
passando da Fabio Bonifacci a Gianluca Ansanelli, con cui aveva già firmato Si accettano miracoli.
La differenza de Il giorno più bello del mondo con Si accettano miracoli non è grande, perché a
dominare la narrazione è sempre comunque il mattatore Siani, con quel suo misto di “guasconeria”
partenopea e buonismo da grande pubblico. Questo è esattamente il punto di forza e la debolezza del
suo cinema: perché se da un lato Siani è straordinariamente efficace nei siparietti da varietà, in
particolare quelli con Giovanni Esposito, dove mette a frutto la sua vis comica (deliziosa la creazione
di storie della buonanotte che utilizzano i personaggi delle favole meglio di Shrek), dall’altro
l’autore-attore cede troppo spesso alla tentazione di aggiungere melassa e ripetere i cliché
rassicuranto “alla Pieraccioni” che fanno a pugni con il suo talento autentico di guitto.

E allora tratte le somme, ognuno di questi 5 fenomeni comici italiani detiene un record: Leonardo
Pieraccioni come pubblico in sala (Il ciclone è il quarto film italiano più visto della storia del cinema
nazionale; Il pesce innamorato chiude invece la top ten); Checco Zalone come incassi medi al
cinema, che non corrisponde però con la top ten dei film più visti (il suo Quo vado, infatti, è soltanto
23esimo nella speciale classifica); Aldo, Giovanni & Giacomo poi, sono l’unico trio, che può chiamarsi
tale, del cinema italiano; mentre Ficarra & Picone sono l’unica coppia cinematografica veramente
stabile dell’ultimo ventennio; e infine Alessandro Siani rappresenta, nel bene o nel male, l’erede più
importante della comicità partenopea dopo la morte di Massimo Troisi. Si badi bene, da questo
saggio sono stati esclusi, attori comici di indiscusso valore come Fabio De Luigi, Vincenzo Salemme,
Antonio Albanese e Rocco Papaleo, soltanto perché la loro carriera non si è svolta e non si svolge
esclusivamente nel genere comico–brillante, ma tocca più campi, financo il drammatico.

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I 100 anni di Federico Fellini, il Re dei
sognatori
Nato a Rimini da una famiglia piccolo borghese il 20 gennaio del 1920 e morto a Roma il 31 ottobre
del 1993, Federico Fellini è il regista italiano (insieme a Sergio Leone) più celebre, amato, citato e
studiato all’estero.

Il suo cinema, visionario e onirico, con una maniera unica di raccontare storie attingendo alla
propria biografia, lo rende difficilmente collocabile in un genere ben definito; ha fatto film sempre
diversi e non si è mai ripetuto, consegnando alla storia del cinema capolavori immortali.

Scorrendo la lista dei sui film lo si capisce bene: 8½, La dolce vita, I Vitelloni, Le notti di
Cabiria, La strada, Amarcord, Il Casanova, etc., sono tutti capolavori, tutti pietre miliari del
cinema mondiale, tutti imprescindibili visioni del nostro immaginario collettivo.

Niente male per un regista a cui non piaceva la definizione di “Artista” e che anzi si definiva: “un
artigiano che non ha niente da dire ma sa come dirlo”.

Aveva abbandonato gli studi universitari per recarsi nella capitale per fare il giornalista, finì a
lavorare in un giornale satirico, il Marc’Aurelio, come vignettista ed entrò nel mondo del cinema
dalla porta di servizio, come illustratore e gagman (scrive, tra l’altro, alcune gag per Macario), per
poi diventare dapprima soggettista e sceneggiatore ed infine regista.

“La sua opera – come ci ricorda Giordano Lupi nel suo Federico Fellini (Mediane,2009) – è un
mosaico composito che commuove, diverte, modifica il mondo, rende nostalgici, sognatori e fa
spiccare voli pindarici di fantasia”. Il suo sguardo sul mondo è attento, infatti tutti i suoi film
risentono della sua biografia, ma la sua maniera di girare film è unica. Le sue sontuose scenografie,
ad esempio, erano esagerate, magniloquenti, al limite del kitsch, ma il regista aveva sempre il timore
che fossero troppo autentiche, troppo vere, lui voleva che si capisse che fossero finte, artificiali, che
fossero appunto delle scenografie. Lo si capisce bene nel docufilm “Intervista” del 1987, che svela
diversi retroscena sulla maniera di pensare e girare il cinema propri del Maestro.

I suoi primi film, da “Luci del varietà” del 1950 fino a “La strada” del 1954, risentono della
lezione neorealista (Fellini era stato fra gli sceneggiatori di Roma città aperta e Paisà, entrambi di
Roberto Rossellini), ma da “La dolce vita” (1960) in poi il suo stile unico e riconoscibile diventerà il
suo marchio di fabbrica, imponendo la sua cifra stilistica a livello mondiale.

  PER APPROFONDIRE:

  ■   Scopri la nostra rubrica dedicata al Cinema

Nessuno come lui ha saputo mettere in scena il mondo della fantasia, della creatività e soprattutto
del sogno. Fellini era un vero appassionato del mondo onirico ed aveva letto, e ne era stato ispirato,
il grande psichiatra e psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung.

Insieme a Vittorio De Sica, sarà l’unico regista italiano che vincerà 4 volte l’Oscar per il Miglior
Film Straniero per “La strada” nel 1957, “Le notti di Cabiria” nel 1958, “8½” nel 1964 ed
infine “Amarcord” nel 1975. Anche se, per essere precisi, De Sica aveva vinto i primi due Oscar –
quello per Sciuscià (1948) e quello per “Ladri di biciclette” (1950) – nella categoria “Oscar
Speciale”, perché quello per “il Miglior Film Straniero” ancora non esisteva. Infatti sarà proprio un
film di Fellini, il già citato “La strada”, ad aggiudicarsi per l’Italia il primo Oscar in una categoria
competitiva.

Ma oltre ai 4 Oscar per il Miglior Film Straniero, Fellini riceverà nel 1993 l’Oscar alla Carriera,
insieme ad altri prestigiosi premi come il Leone d’Oro alla Carriera alla Mostra del Cinema di
Venezia nel 1985 e la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1960 e ad un’infinità di David di
Donatello e Nastri d’Argento.

Insomma, siamo di fronte ad un gigante della cinematografia mondiale, inventore di uno stile, lo
“stile alla Fellini”, o meglio ancora dell’aggettivo “felliniano”. I suoi film hanno ispirato generazioni
di registi, fra cui Woody Allen, Matteo Garrone, Michel Gondry e tanti altri.

Nessuno come lui ha saputo indagare con il suo sguardo ambienti e personaggi surreali, onirici e
magici, come il Circo, i saltimbanchi, i diversi, i matti, i sognatori.

Un maestro che quest’anno verrà celebrato dalla sua natia Rimini e da Roma, sua città d’adozione,
con una serie di iniziative, mostre, proiezioni e rassegne. Ma anche la televisione farà la sua parte,
non a caso il nuovo canale del gruppo Mediaset “Cine 34” inizierà le sue trasmissioni proprio il 20
Gennaio 2020, per i 100 anni dalla nascita del Maestro riminese, con una programmazione ad
hoc denominata “Fellini 100”, una non-stop dalle 06.00 di mattina alle 03.30 di notte, con la
proiezione di ben 8 film restaurati, che culminerà con la messa in onda in prima serata, alle 21.00,
di “Amarcord” e in seconda serata, alle 23.00, de “La dolce vita”.

Cosa altro dire di questo regista e di questo importante anniversario?
Solo un’ultima cosa: questa ricorrenza potrebbe essere l’occasione giusta per gli appassionati di
rivedere qualcuno dei grandi film di Fellini e per chi non lo conosce (ma ci sarà davvero qualcuno
che non sappia chi sia Federico Fellini?) per imparare ad amarlo attraverso i suoi film, le mostre, le
iniziative e la programmazione televisiva, perché forse non lo sappiamo, o forse lo abbiamo scordato,
o forse lo abbiamo solo sognato, ma tutti noi siamo un po’ sognatori, un po’ folli, un po’ saltimbanchi,
in altre parole, siamo tutti un po’ “felliniani”.

Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre.

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Hammamet- Il film

“Con Hammamet Gianni Amelio affronta una pagina della Storia d’Italia sulla
quale persiste una lettura contrapposta: Craxi era un “maleducato, manigoldo,
 malfattore, malvivente e maligno”, o un uomo dalla statura fisica e politica
  imponente “circondato da nani”, bersaglio di una “congiura contro la sua
       persona” più che contro un sistema di cui “tutti facevano parte?”

                                                                     (Paola Casella)
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pochi o molti per cominciare a guardare con il giusto distacco il discusso leader politico socialista.
Ma Gianni Amelio con la complicità di un Pierfrancesco Favino reso straordinariamente somigliante
ci prova e ci riesce bene; rientrando in quel filone che negli ultimi anni ha visto alcuni dei più
importanti registi italiani affrontare la difficile materia di proporre una serie di personaggi politici
che hanno segnato la storia del Paese: dal dittico cinematografico Loro di Paolo Sorrentino su Silvio
Berlusconi, a Buongiorno, notte di Marco Bellocchio sul rapimento, la detenzione e l’omicidio di Aldo
Moro, senza dimenticare il Giulio Andreotti de Il divo, sempre di Sorrentino.

Il film rappresenta un’operazione di mimesi straordinaria che ha portato Amelio a girare nei luoghi
precisi dove si consumarono gli ultimi anni del leader politico. Tanto che uno dei set riguarda
proprio la casa tunisina di Craxi. Favino è riuscito a raggiungere una straordinaria somiglianza con il
suo personaggio, come per altro ci aveva abituato nell’interpretare il pentito di mafia Tommaso
Buscetta nel film Il traditore di Marco Bellocchio. Per ottenere il trucco con cui l’attore è diventato
Craxi c’è voluto un lavoro di mesi da parte dei truccatori che sono partiti dallo studio dei calchi per
poi giungere ad un make up di incredibile realismo. Ed è innegabile come Hammamet, appartenga
tanto ad Amelio quanto a Favino, che incarna un Craxi più vero del vero nella voce, nel gesto, nella
postura, e soprattutto nell’essenza drammatica.

La sua non è semplicemente una metamorfosi, ma l’interpretazione magistrale di un uomo dominato
da pulsioni contrapposte: egocentrismo e senso dello Stato, orgoglio (anche italico) e arroganza,
pragmatismo politico e assenza di cinismo. Un uomo il cui tempo è scaduto, ma la cui discesa
crepuscolare verso la fine non riesce a privarlo della sua visione dall’alto. Nessuno dei personaggi,
nemmeno Craxi, è chiamato con il suo vero nome, e questo darà il via al gioco delle identificazioni:
Vincenzo potrebbe essere Moroni, l’Ospite Fanfani, il Giudice è certamente Di Pietro, e così via. Ma
ciò che conta è l’atmosfera crepuscolare della caduta di un uomo di potere mostrato all’inizio in uno
dei punti più alti della sua ascesa, a quel 45esimo Congresso del PSI dove il suo viso era inquadrato
al centro di un triangolo come l’occhio di Dio, e dove invece Amelio ci mostra già i garofani a terra,
presagio del futuro di un partito che “non sopravviverà” all’egocentrismo e agli azzardi di quel capo
che per primo l’ha portato alla Presidenza del Consiglio.
https://youtu.be/hKM-H0sp_28

E il commento musicale di Nicola Piovani decostruisce l’Internazionale, preannunciando i
disfacimento del PSI. La pellicola non mette l’accento sull’uomo politico ma si concentra
maggiormente sulla sua vita privata, concentrandosi sull’anno 1999, negli ultimi sei mesi di vita del
controverso statista italiano, scomparso nei primi giorni del nuovo millennio. Anche se non
mancheranno i riferimenti alla realtà dell’epoca, inestricabile con Craxi, e alle inevitabili
considerazioni sulla perdita del potere. Quelli raccontati nel film sono gli ultimi giorni di una
parabola umana e politica che vedrà il Presidente dibattersi fra malattia, solitudine e rancore.

“Il film è collocato esattamente nell’ultimo anno del 1900, nel 1999. Io racconto
sei mesi di vita di un uomo politico importante fino alla sua morte, ma non è un
   arco narrativo che somiglia a una biografia, tutto il contrario. Racconto gli
                              spasmi di un’agonia”.

                                                                                  (Gianni Amelio)
In odore di premi nazionali ed internazionali, vedremo quali e di che valenza, già a partire dalle
nominations ai David di Donatello, che verranno rese pubbliche a marzo; Hammamet ha la forza di
un kolossal storico-politico e la grazia di un film d’alta scuola, supportato da un regista esperto ed
“impegnato” e da un attore protagonista monstre, ormai davvero il “top dei tops” italiani dell’ultimo
ventennio.

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Cresce l’attesa per gli Oscar 2020 con
l’annuncio delle nomination. Joker
continua a comandare.
Annunciate il 13 gennaio le nomination per gli Oscar 2020, che si terranno il prossimo 10 febbraio.

Continua a dominare il film “Joker” con il formidabile Joaquin Phoenix, subito dopo Tarantino,
Mendes e Scorsese.

Ecco le nomination:

MIGLIOR FILM

Le Mans ’66 – La Grande Sfida

The Irishman

Jojo Rabbit

Joker

Piccole Donne

Storia di un matrimonio

1917

C’era una volta a…Hollywood

Parasite

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MIGLIOR REGIA

Martin Scorsese (The Irishman)

Todd Phillips (Joker)

Sam Mendes (1917)

Quentin Tarantino (C’era una volta a…Hollywood)

Bong Joon-ho (Parasite)
MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA

Cinthia Erivo (Harriet)

Scarlett Johansson (Storia di un matrimonio)

Saoirse Ronan (Piccole Donne)

Charlize Theron (Bombshell)

Renée Zellweger (Judy)

MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA

Antonio Banderas (Dolor Y Gloria)

Leonardo DiCaprio (C’era una volta a…Hollywood)

Adam Driver (Storia di un Matrimonio)

Joaquin Phoenix (Joker)

Jonathan Pryce (I Due Papi)
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MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA

Kathy Bates (Richard Jewell)

Laura Dern (Storia di un Matrimonio)

Scarlett Johansson (Jojo Rabbit)

Florence Pugh (Piccole Donne)

Margot Robbie (Bombshell)
MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA

Tom Hanks (Un amico straordinario)

Anthony Hopkins (I due papi)

Al Pacino (The Irishman)

Joe Pesci (The Irishman)

Brad Pitt (C’era una volta a…Hollywood)
MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE

Corpus Christi (Polonia)

Honeyland (Macedonia)

I Miserabili (Francia)

Dolor y Gloria (Spagna)
Parasite (Corea del Sud)

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MIGLIORE COLONNA SONORA

Joker

Piccole Donne

Storia di un Matrimonio

1917

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker

MIGLIORE CANZONE ORIGINALE

Toy Story 4

Rocketman

Breakthrough

Frozen 2

Harriet
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO ANIMATO

Dcera (Daughter)
Hair Love

Kitbull

Memorable

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MIGLIOR CORTOMETRAGGIO LIVE ACTION

Brotherhood

Nefta Football Club

The Neighbors’ Window

Saria

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MIGLIOR SONORO

Le Mans ’66 – La Grande Sfida

Joker

1917

C’era una volta a…Hollywood

Star Wars: L’ascesa di Skywalker
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Ad Astra

Le Mans ’66 – La Grande Sfida

Joker

1917

C’era una volta a…Hollywood

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MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE

Dragon Trainer: il mondo nascosto

Dov’è il mio corpo?

Klaus

Missing Link

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MIGLIORE FOTOGRAFIA

The Irishman

Joker

The Lighthouse

1917
C’era una volta a…Hollywood

MIGLIORI EFFETTI VISIVI

Avengers: Endgame

The Irishman

Il Re Leone

1917

Star Wars: L’ascesa di Skywalker

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MIGLIORI SCENOGRAFIE

The Irishman

Jojo Rabbit

1917

C’era una volta a…Hollywood

Parasite

MIGLIOR MONTAGGIO
Le Mans ’66 – La Grande Sfida

The Irishman

Jojo Rabbit

Joker

Parasite

MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO DOCUMENTARIO

American Factory

The Cave

The Edge of Democracy

For Sama

Honeyland

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO

In the Absence

Learning to Skateboard in a Warzone (If You’re a Girl)

Life overtakes me

St. Louis Superman
Walk Run Cha-cha

MIGLIORI COSTUMI

The Irishman

Jojo Rabbit

Joker

Piccole Donne

C’era una volta a…Hollywood
MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURE

Bombshell

Joker

Judy

Maleficent: Signora del Male

1917

MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE

Cena con Delitto – Knives Out

Storia di un Matrimonio

1917

C’era una volta a…Hollywood

Parasite
MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE

The Irishman

Jojo Rabbit

Joker

Piccole Donne

I Due Papi
E voi avete visto questi film? Qual è il vostro favorito? Siete d’accordo con le nomination?

Tolo Tolo: gli Italiani davanti allo
specchio.
Nelle sale dal 1° gennaio 2020, l’ultimo film di Checco Zalone (del quale, per la prima volta, il
noto attore comico è anche regista) è il campione indiscusso del Box Office, con un totale di €
39.193.464 di incasso e 5.587.955 presenze registrate all’11 gennaio. Ancora più significativo il
successo se guardiamo al primo giorno di programmazione: infatti a Capodanno il film di Zalone è
stato visto da 1.174.285 persone, incassando € 8.668.926 e diventando il maggior incasso di
sempre nella storia del cinema nelle prime 24 ore.

Frainteso, discusso e criticato ancora prima di uscire nelle sale, complice un videoclip promozionale
sibilino, “Tolo Tolo” spadroneggia anche sui social: su Twitter l’hashtag #ToloTolo è uno di quelli
che fa più tendenza, mentre su Instagram e Facebook si sprecano i post che commentano,
criticano od esaltano il film.

https://youtu.be/we1sS9EJt8w

Noi di Smart Marketing, da sempre appassionati di cinema, vogliamo dire la nostra su quello che al
di là delle opinioni che ciascuno di noi si può (e si deve) fare rimane il fenomeno, non solo
cinematografico, di quest’inizio decennio.

Per farvi sapere cosa ne pensiamo, dopo averlo visto (cosa che non tutti i commentatori hanno fatto),
abbiamo scelto, in luogo della più classica recensione, la formula dei 5 buoni motivi per vedere
Tolo Tolo.

Ed allora cominciamo
1) La storia (soggetto e sceneggiatura)
La sceneggiatura è nata dal sodalizio fra Checco Zalone e Paolo Virzì, che anzi, secondo
indiscrezioni, ebbe l’idea iniziale del film e contattò il comico pugliese per lavorare insieme al
soggetto. Lo script finale risente di entrambe le mani dei due autori, con i toni caustici ed irriverenti
propri dello Zalone e con la poesia e lievità che contraddistinguono invece la cifra di Virzì. Il film
parla della parabola discendente e del successivo riscatto di Pierfrancesco Zalone, strampalato
imprenditore pugliese che dopo il fallimento del suo improbabile ristorante giapponese
“Murgia&Sushi”, perseguitato da creditori e famigliari ridotti sul lastrico, scappa in Africa a
lavorare in un lussuoso villaggio turistico in Kenya. Qui varie vicissitudini lo porteranno ad
affrontare un viaggio a ritroso per tornare in occidente, durante il quale conoscerà la tragedia dei
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            Il film Tolo Tolo è girato in diverse e suggestive location sparse principalmente fra la Puglia e
            l’Africa. Le location italiane, con l’eccezione di Roma, Trieste e Latina, sono tutte Pugliesi,
            cominciando da Spinazzola (dove è ambientato la primissima parte del film), Acquaviva delle
            Fonti, Bari, Gravina di Puglia, Minervino Murge, Monopoli, Poggiorsini e Torre Guaceto.
            Per quanto concerne le location africane gran parte delle riprese si sono svolte in Kenya e in
            Marocco. Il film fa della celebrazione del paesaggio naturale ed architettonico uno dei punti salienti
            della narrazione, infatti tutta la storia si svolge on the road: la strada, ma anche il mare, diventano il
            percorso lungo il quale matura la consapevolezza del personaggio di Zalone. Ma lungo questo
            percorso anche il budget è lievitato, il film, infatti, è costato oltre 20 milioni di euro.3) Il cast
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Benché il film ruoti intorno alla figura di Zalone, il cast di cui si circonda l’attore/regista gira a
meraviglia. Le scene in Africa sono sempre corali, girate in autentici villaggi, con gli attori presi per
la maggior parte fra gli abitanti degli stessi. Fra i personaggi principali vanno ricordate le
interpretazioni di Souleymane Sylla, che interpreta Oumar, l’amico di colore del protagonista
appassionato di cinema e cultura italiana, quella di Manda Touré, la bellissima Idjaba, cameriera
del resort dove lavora anche Zalone che ha perso la testa per lei, quella del piccolo Doudou, il
giovanissimo Nassor Said Birya, molto naturale e a suo agio nelle riprese. Ma, oltre a queste vanno
ricordate almeno altre due interpretazioni, quella dell’Avvocato Russo, impersonato dal sempre
bravo Nicola Nocella, e quella di Luigi Gramegna, interpretato dal talentuoso Gianni D’Addario,
che già avevamo apprezzato nel precedente film di Zalone “Quo Vado” e nel “Viva la sposa” di
Ascanio Celestini, entrambi del 2015. Ma la vera chicca sono i cammei di alcuni volti noti e di
vecchie glorie sia del piccolo che del grande schermo. Prima fra tutte la splendida Barbara
Bouchet, che con i suoi 77 anni suonati è ancora un modello di stile ed eleganza, poi ci sono i due
giornalisti Massimo Giletti e Enrico Mentana, nella parte di loro stessi in collegamento
rispettivamente dagli studi di “Non è l’Arena” e del “TG La7”. Inoltre c’è il mitico Nicola Di Bari
che interpreta l’arzillo Zio Nicola. Ma senza dubbio il più riuscito cammeo è quello di Nichi
Vendola, che interpreta se stesso in un gustosissimo siparietto che non vi vogliamo svelare.

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Diciamolo subito: dimenticatevi le grasse, e un po’ becere, risate a cui Zalone ci ha abituato con i
suoi precedenti film. Certo, si ride, ma a denti stretti, e sempre con un misto di disagio e imbarazzo.
Il film è pieno di trovate geniali, che prendono in giro tutto il costume dell’Italia di oggi. Dalla mania
per i ristoranti fusion, alla fissazione per i marchi dell’alta moda, fino all’ossessione per i prodotti di
bellezza (la ricerca di una crema per le rughe sarà il vero tormentone del film). Ancora una volta
siamo posti di fronte ad uno specchio e mentre intorno a noi imperversa una crisi umanitaria, la
fame, addirittura la guerra, il personaggio di Zalone è preso da faccende futili e superficiali, la sua
felicità come la nostra è dettata da ciò che possiede, da ciò che indossa o da ciò che usa per idratare
la sua pelle. Il contrasto con le popolazioni locali è molto forte e stridente, i poveri migranti non
hanno nulla di tutto questo, eppure durante il viaggio e nelle peggiori situazioni non perdono il
sorriso, la voglia di cantare e di divertirsi.
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Ancora una volta Luca Medici (questo il vero nome di Checco Zalone) prende in giro i peggiori vizi
italiani, in questo caso il razzismo, la mancanza di legalità, il non rispetto delle regole, l’esterofilia,
ma pure l’ignoranza e l’atteggiamento radical chic. Molti commentatori hanno scomodato addirittura
mostri sacri come Totò a cui paragonare il Zalone di quest’ultimo film. Ma, al di là di certi
improbabili paragoni, il percorso cinematografico intrapreso dall’attore pugliese, prima con il
regista Gennaro Nunziante e adesso da solo, ricorda, per molti versi e con tutti i giusti
distinguo, il percorso di un altro gigante del nostro cinema, tale Alberto Sordi, soprattutto se ci
focalizziamo sui film girati dall’Albertone nazionale dopo il 1960. Lo so, il paragone è azzardato, ma
nel comico pugliese rivedo lo stesso cinismo un po’ gigione, la stessa irriverente ironia sugli italici
vizi, la prepotente presa in giro dell’ignoranza con cui Alberto Sordi ha tratteggiato i suoi
personaggi più celebri ed indimenticabili.

Ricordo molto bene tutte le polemiche intorno all’italiano medio interpretato da Sordi, che fu poco
amato dalla critica e dagli intellettuali quando era in vita, a differenza del pubblico che invece lo
adorava.

Ebbene, lo ripeto ancora una volta, con tutte le differenze del caso, anche la parabola
cinematografica di Checco Zalone mi pare stia subendo la stessa sorte. Fintanto che Zalone ha fatto
il comico tutto andava bene, ma da quando ha deciso di cimentarsi con il cinema molti critici e
commentatori hanno cominciato a storcere il naso, eppure nulla è cambiato nella ironia feroce o
nelle imitazioni irriverenti con le quali il comico si era fatto conoscere, prima ancora che a Zelig, nei
programmi comici di Telenorba (la stessa emittente, per dire, che ha lanciato le carriere di Toti e
Tata, ovverosia Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo).

Quindi in conclusione, cosa altro dirvi?
A noi di Smart Marketing il film “Tolo Tolo” è piaciuto e vi consigliamo di andarlo a vedere, e se
non vi sono bastati i 5 motivi sopra elencati ve ne diamo un altro, l’ultimo. Il film di Checco Zalone
va visto perché l’italiano che mette in scena attraverso le vicissitudini del protagonista rappresenta
la nostra cartina tornasole, il nostro specchio segreto, il nostro lato oscuro (ma non troppo). Durante
il film ridiamo poco, perché il protagonista Pierfrancesco Zalone ci somiglia troppo, con la sua mania
per le griffe, il suo finto buonismo, la sua smania di seguire i trend del momento, il suo fascismo di
ritorno e la sua incapacità di apprezzare la tradizione, la semplicità e la bellezza.

Checco Zalone sono io, sei tu, siamo noi, ed è per questo che quando usciamo dal cinema ci
rendiamo conto che abbiamo riso meno di quanto pensavamo, che avvertiamo un certo disagio, quasi
un fastidio, e che non possiamo fare a meno di dire la nostra opinione sul film, quasi a voler
esorcizzare il momento catartico che stiamo vivendo.

Un film, un buon film, prima ancora che intrattenerci, divertirci ed appassionarci, dovrebbe farci
riflettere, e in questo senso il film Tolo Tolo centra perfettamente l’obbiettivo. È impossibile infatti
uscire dalla sala senza quella sensazione di amaro in bocca, le idee un po’ confuse e la voglia di
capire perché il film inneschi questi strani effetti.

I vincitori dei Golden Globes 2020, tra
impegno vegan e toccanti discorsi, con un
pensiero all'Australia
Svolti il 6 gennaio scorso i Golden Globes 2020, tra i più importanti premi al mondo per il cinema e
la televisione, assegnati da circa novanta giornalisti della stampa estera iscritti all’HFPA (Hollywood
Foreign Press Association). L’edizione, presentata dal comico inglese Ricky Gervais, fra tante risate
e discorsi impegnati, soprattutto dedicati all’ambiente e alla libertà di scelta delle donne, ha
assegnato anche due premi alla carriera, rispettivamente all’attrice americana Ellen DeGeneres e
al grandissimo Tom Hanks.

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A farla da padrone nelle nomination il colosso Netflix, che però poi non ha portato a casa numerosi
risultati. Questa edizione, la prima con cena totalmente vegana, ha visto come protagonista anche
numerosi discorsi dei vincitori dedicati all’Australia e alla sua tremenda situazione attuale.

Qui di seguito i vincitori della Sezione CINEMA:
Miglior film drammatico
1917
The Irishman
Joker
Storia di un matrimonio
I due papi

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registta Sam Mendes del film “1917”.

Miglior attrice in un film drammatico
Cynthia Erivo, Harriet
Scarlett Johansson, Storia di un matrimonio
Saoirse Ronan, Piccole donne
Charlize Theron, Bombshell
Renée Zellweger, Judy

Miglior attore in un film drammatico
Christian Bale, Le Mans ’66 – La grande sfida
Antonio Banderas, Dolor y Gloria
Adam Driver, Storia di un matrimonio
Joaquin Phoenix, Joker
Jonathan Pryce, I due papi
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Miglior film commedia o musicale
C’era una volta… a Hollywood
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Miglior attrice in un film comico
Awkwafina, The Farewell
Ana de Armas, Cena con delitto – Knives out
Cate Blanchett, Che fine ha fatto Bernadette?
Beanie Feldstein, La rivincita delle sfigate
Emma Thompson, E poi c’è Katherine

Miglior attore in un film comico
Daniel Craig, Cena con delitto – Knives out
Roman Griffin Davis, JoJo Rabbit
Leonardo DiCaprio, C’era una volta… a Hollywood
Taron Egerton, Rocketman
Eddie Murphy, Dolomite Is My Name

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Miglior attrice non protagonista
Kathy Bates, Richard Jewell
Annette Bening, The Report
Laura Dern, Storia di un matrimonio
Jennifer Lopez, Le ragazze di Wall Street
Margot Robbie, Bombshell

Miglior attore non protagonista
Tom Hanks, Un amico straordinario
Anthony Hopkins, I due papi
Al Pacino, The Irishman
Joe Pesci, The Irishman
Brad Pitt, C’era una volta… a Hollywood
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Miglior regista
Bong Joon-ho, Parasite
Sam Mendes, 1917
Todd Phillips, Joker
Martin Scorsese, The Irishman
Quentin Tarantino, C’era una volta… a Hollywood

Miglior film straniero
The Farewell (Cina)
Dolor y Gloria (Spagna)
Les Misérables (Francia)
Parasite (Corea del Sud)
Ritratto della giovane in fiamme (Francia)
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n-ho ritira il Golden Globe per Il miglior Film Straniero per “Parasite”.

Miglior film d’animazione
Frozen 2
Dragon Trainer 3: Il mondo nascosto
Missing Link
Il Re Leone
Toy Story 4

Miglior sceneggiatura
Noah Baumbach, Storia di un matrimonio
Bong Joon Ho, Parasite
Anthony McCarten, I due papi
Quentin Tarantino, C’era una volta… a Hollywood
Steven Zaillian, The Irishman
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Miglior colonna sonora
Alexandre Desplat, Piccole donne
Hildur Guðnadóttir, Joker
Randy Newman, Storia di un matrimonio
Thomas Newman, 1917
Daniel Pemberton, Motherless Brooklyn

Miglior canzone
Beautiful Ghosts (Cats)
(I’m Gonna) Love Me Again (Rocketman)
Into the Unknown (Frozen 2)
Spirit (Il Re Leone)
Stand Up (Harriet)

Qui di seguito i vincitori della Sezione SERIE TV:

Miglior serie drammatica
Big Little Lies
Killing Eve
Succession
The Crown
The Morning Show
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TV Succession

Miglior attrice in una serie drammatica
Jennifer Aniston, The Morning Show
Olivia Colman, The Crown
Jodie Comer, Killing Eve
Nicole Kidman, Big Little Lies
Reese Witherspoon, The Morning Show

Miglior attore in una serie drammatica
Brian Cox, Succession
Kit Harington, Il Trono di Spade
Rami Malek, Mr. Robot
Tobias Menzies, The Crown
Billy Porter, Pose

Miglior serie comica
Barry
Fleabag
Il metodo Kominsky
The Marvelous Mrs. Maisel
The Politician

Miglior attrice in una serie comica
Christina Applegate, Dead to Me
Rachel Brosnahan, The Marvelous Mrs. Maisel
Kirsten Dunst, On Becoming a God in Central Florida
Natasha Lyonne, Russian Doll
Phoebe Waller-Bridge, Fleabag
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Serie Comica, Phoebe Waller-Bridge per “Fleabag”.

Miglior attore in una serie comica
Michael Douglas, Il metodo Kominsky
Bill Hader, Barry
Ben Platt, The Politician
Paul Rudd, Living with Yourself
Ramy Youssef, Ramy

Miglior miniserie o film tv
Catch-22
Chernobyl
Fosse/Verdon
The Loudest Voice
Unbelievable

Miglior attrice in miniserie o film tv
Kaitlyn Dever, Unbelievable
Joey King, The Act
Helen Mirren, Caterina la Grande
Merritt Wever, Unbelievable
Michelle Williams, Fosse/Verdon

Miglior attore in miniserie o film tv
Christopher Abbott, Catch-22
Sacha Baron Cohen, The Spy
Russell Crowe, The Loudest Voice
Jared Harris, Chernobyl
Sam Rockwell, Fosse/Verdon

Miglior attrice non protagonista in una serie, miniserie o film tv
Patricia Arquette, The Act
Helena Bonham Carter, The Crown
Toni Collette, Unbelievable
Meryl Streep, Big Little Lies
Emily Watson, Chernobyl
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Miglior attore non protagonista in una serie, miniserie o film tv
Alan Arkin, Il metodo Kominsky
Kieran Culkin, Succession
Andrew Scott, Fleabag
Stellan Skarsgard, Chernobyl
Henry Winkler, Barry

Non resta che darci appuntamento al 10 febbraio, con i prestigiosi e attesissimi premi Oscar 2020,
per vedere quanto saranno in linea con gli ambiti globi appena assegnati.

5 storie vere per ispirarci al cambiamento
Il nuovo anno si avvicina e con lui anche i buoni propositi, cosa c’è di meglio allora che avere come
fonte d’ispirazione il cinema? Vi proponiamo per l’occasione 5 film basati su personaggi realmente
esistiti, che hanno deciso di cambiare la propria vita.

Sono persone comuni che hanno creduto in un sogno e hanno deciso di non lasciare tutto come
prima, rassegnandosi al proprio destino, ma hanno accolto la sfida di cambiare le cose, la vita, il
mondo circostante.
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