Odio l'estate - Il film - Smart Marketing
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Odio l’estate - Il film “Odio l’estate” è l’ultima fatica del leggendario trio composto da Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti. Una pellicola che restituisce al trio i fasti del proprio glorioso passato. Quando si parla di Aldo, Giovanni & Giacomo, si tende sempre a paragonare una loro novità cinematografica con i loro grandi successi come Tre uomini e una gamba, Chiedimi se sono felice o Tu la conosci Claudia?. E questa volta non si rimane delusi. Odio l’estate ha qualcosa di ognuno dei film storici del trio: ti fa pensare, ti fa ridere e alla fine lascia una velatura di malinconia. Nel film si ritrova il solito Aldo fanfarone, il solito Giovanni pignolo e il solito Giacomino perfezionista maniacale con il punto di forza di un affiatamento collaudato e di un’amicizia sincera che dura da sempre, quasi a voler smentire, una volta per tutte, i soliti detrattori, che avevano preannunciato o sperato in un disfacimento del trio. E invece no, Aldo, Giovanni & Giacomo, dopo alcune scialbe prove sono tornati più convinti di prima al cinema, con una sceneggiatura importante, ben scritta, e con un ritorno al passato. A dirigerli infatti, torna Massimo Venier, il regista dei primi immortali film del trio. Aldo, Giovanni e
Giacomo, insomma, sono tornati a fare ciò che riesce loro meglio: raccontare l’amicizia che li lega da decenni attraverso una storia semplice che attinge alle loro esperienze personali. Semplicità che forse è la chiave del loro successo. Quando sono semplici, ma non semplicistici, il trio funziona. E’ dalla semplicità che il trio trae linfa per i propri film. Il trio dunque, torna a ciò che sa fare meglio: raccontare con spontaneità una rassicurante e affettuosa amicizia. Il grande ritorno di Aldo Giovanni e Giacomo non ha deluso e infatti gli incassi sono stati altissimi, ben oltre i 20 milioni di euro: risultati che li riportano ai fasti d’un tempo. Un film divertente, fresco, gioioso, con tutto il sapore dell’estate e di quelle atmosfere leggere e sognanti che spesso si accompagnano alle vacanze estive. La sceneggiatura è ben fatta. Le spiagge sono incantevoli. Il regista è stato bravo a miscelare nelle giuste dosi i tre personaggi molto diversi nella caratterizzazione, inconciliabili sembrerebbe fra di loro e con le rispettive famiglie, eppure con lo scorrere del film si crea un filo sempre più forte fra i vari personaggi e si crea spazio per tante gustose risate, situazioni comiche nelle quali molti di noi si immedesimeranno. https://youtu.be/wgfE_VvTD20 Ma non è solo un film comico, c’è anche la solidarietà e l’amore tenero e pulito che coinvolge in parte gli adulti ma soprattutto i giovanissimi di questa storia, figli delle coppie protagoniste. Un film che esalta l’umanità della gente comune che spesso vive chiusa a riccio, dimostrando che basta aprirsi agli altri per essere più felici. Le mogli dei tre protagonisti (Lucia Mascino, Carlotta Natoli e soprattutto l’irresistibile Maria Di Biase) non sono affatto in secondo piano, reggendo bene la scena con divertenti caratterizzazioni. Giovanni e Giacomo sono veramente esilaranti nella loro incapacità a trovare il ruolo di bravo genitore, ma un gradino in più se lo ritaglia Aldo Baglio, personaggio poliedrico, eterno Peter Pan, capace di impazzire per il concerto di Massimo Ranieri, felice con un cuore bambino, che forse è questo il segreto della felicità, una felicità da vivere e far vivere necessariamente a coloro che lo circondano, anche a costo di nascondere il terribile segreto di una grave malattia. Insomma tantissime risate a cuor leggero, ma anche motivi di riflessione sui problemi di coppia e sulla costante ricerca di felicita’. “Sono fatti così”, come dice la canzone che li accompagna, e seguire le loro avventure è fare una passeggiata verso casa con i compagni di sempre
di cui conosciamo vizi e virtù, debolezze e tormentoni. Questa volta si aggiungono alla storia alcuni elementi di contemporaneità che rendono i loro personaggi riconoscibili non solo nei manierismi cui ci hanno abituati, ma anche nelle preoccupazioni della nostra epoca: un’attività di famiglia che chiude, un figlio sempre attaccato all’IPad, una società in cui le regole sono inesplicabilmente a volte ferree, a volte flessibili. Tante le autocitazioni della coppia: la partitella in spiaggia, le schitarrate di sottofondo (la musica è di Brunori Sas ma ci sono anche Bruno Martino e Vinicio Capossela), le trasferte in macchina in quell’Italia estiva che si snoda lungo l’autostrada come grande equalizzatore, inseguendo una geografia impossibile. Impeccabile anche il maresciallo interpretato da Michele Placido, il quale ha un ruolo delizioso che fa leva sui suoi impeccabili tempi comici. Nessuno in questo film è stupido o demenziale, pur nell’esagerazione comica, nessuno è troppo lontano dal vero, dal doloroso e dall’umanamente fragile. Il finale triste, lascia l’amaro in bocca, perché il trio e la puntualità della regia, ti porta ad immedesimarti con i tre teneri protagonisti e condividere emotivamente con loro gioie e dolori. Ma in fondo questa è la vita, la nostra vita, descritta da un trio che dimostra quanto ancora hanno da dirci, e che è ancora grado di regalarci splendidi squarci di poesia e rassicuranti antidoti agli squallori del presente. Gli Oscar 2020: Parasite è il campione
assoluto con 4 Oscar e Scorsese torna a casa a mani vuote Con questo titolo potremmo riassumere la 92esima edizione dei premi Oscar, ma entriamo nel dettaglio. “Parasite” con sole 6 candidature è stato il film che ha portato a casa più statuette: Miglior film, il premio più ambito, Miglior Sceneggiatura originale, Miglior Regia al sudcoreano Bong Joon-ho e Miglior Film Internazionale, che, bellissima coincidenza, da quest’anno non si chiama più Oscar per Miglior film in lingua straniera. Una edizione, quindi, all’insegna di un messaggio che va contro l’attuale politica americana di Trump e contro la fobia del Coronavirus, con la vittoria di un outsider, che è anche il primo film non in lingua inglese ad aggiudicarsi il premio come Miglior film. I l c a s t d i P a r a s i t e alla Notte degli Oscar Due le delusioni più grandi: il favoritissimo “The Irishman” di Martin Scorsese, che torna a casa senza nessuna vittoria, nonostante le 10 candidature in possesso e Scarlett Johansson, in corsa per Miglior attrice protagonista e non protagonista che, però, non vince nulla. Joaquin Phoenix conferma il Golden Globe con la vittoria dell’Oscar come Miglior Attore Protagonista, confermando quanto la forza del film “Joker” sia quasi esclusivamente a carico suo e non della storia; emozionato dedica la vittoria al fratello, attore e musicista, River, scomparso a soli 23 anni.
E l t o n J o h n . Oscar come Miglior Attrice Protagonista la favorita dai pronostici, Renée Zellweger, per la sua magnifica interpretazione della cantante e attrice Judy Garland nel film “Judy”; per i Non Protagonisti premio a Brad Pitt per “C’era una volta a…Hollywood” e a Laura Dern per “Storia di un Matrimonio”. Il premio Oscar come Miglior Film d’Animazione è andato a Toy Story 4 e quello come Miglior Documentario ad “American Factory”. Il super favorito dell’ultima ora, “1917” del regista Sam Mendes, ha vinto “solo” l’Oscar per il Miglior Sonoro, per i Migliori Effetti Visivi e per la Miglior Fotografia. https://www.youtube.com/watch?v=OXC8EHdyn5g Ospiti musicali della serata, Eminem, il fenomeno del momento Billie Eilish ed Elton John, che ha cantato “(I’m Gonna) Love Me Again”, canzone vincitrice del premio Oscar per la Miglior Canzone, contenuta nel film “Rocketman”, a lui dedicato. Leggiamo i vincitori: MIGLIOR FILM Parasite
I l r e g i s t a s u d c o r e a no Bong Joon-ho. MIGLIOR REGIA Bong Joon-ho (Parasite) MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA Renée Zellweger (Judy) MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA Joaquin Phoenix (Joker)
R e n é e Z e l l w e g e r . MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA Laura Dern (Storia di un Matrimonio) MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA Brad Pitt (C’era una volta a…Hollywood) MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE Parasite (Corea del Sud)
J o a q u i n P h o e n i x MIGLIORE COLONNA SONORA Joker MIGLIORE CANZONE ORIGINALE “(I’m Gonna) Love Me Again”, Rocketman MIGLIOR CORTOMETRAGGIO ANIMATO Hair Love
L a u r a D e r n . MIGLIOR CORTOMETRAGGIO LIVE ACTION The Neighbors’ Window MIGLIOR SONORO 1917 MIGLIOR MONTAGGIO SONORO Le Mans ’66 – La Grande Sfida MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE Toy Story 4 MIGLIORE FOTOGRAFIA 1917
MIGLIORI EFFETTI VISIVI 1917 MIGLIORI SCENOGRAFIE C’era una volta a…Hollywood MIGLIOR MONTAGGIO Le Mans ’66 – La Grande Sfida MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO DOCUMENTARIO American Factory MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO Learning to Skateboard in a Warzone (If You’re a Girl) MIGLIORI COSTUMI Piccole Donne MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURE Bombshell MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE Parasite MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE Jojo Rabbit
Premiati o no, vi consiglio di recuperare al più presto molti di questi film perché lo meritano, approfittando del loro ritorno in questi giorni nelle sale cinematografiche. I “cinque” fenomeni comici italiani degli ultimi 25 anni Che in Italia il “volto” dell’attore di turno, sia stato fin da sempre, storicamente più importante dell’autore del film, è risaputo. I “fenomeni” da botteghino sono stati sempre volti comici, familiari, a partire dai vari Totò, Macario, Taranto, Rascel, passando per i Mostri della commedia all’italiana e per gli attori degli anni ’80: Celentano, Villaggio, Pozzetto, Banfi…Questa tendenza si è confermata anche nei tempi più recenti, basti immaginare come dal 1995 all’attuale 2020, i film campioni di incassi annuali sono stati letteralmente monopolizzati da “5” fenomeni comici italiani: tre attori singoli, una coppia ed un trio. 17 volte su 25, dal 1995 al 2020, il film campione di incassi ha le sembianze di questi cinque fenomeni comici. 4 volte Leonardo Pieraccioni (1995: I laureati; 1996: Il ciclone; 1999: Il pesce innamorato; 2005: Ti amo in tutte le lingue del mondo); 4 volte Aldo, Giovanni & Giacomo (1997: Tre uomini e una gamba; 1998: Così è la vita; 2000: Chiedimi se sono felice; 2010: La banda dei Babbi Natale); 4 volte Checco Zalone (2011: Cado dalle nubi; 2014: Sole a catinelle; 2016: Quo vado; 2020: Tolo tolo); 3 volte Alessandro Siani (2012: Benvenuti al nord; 2013: Il principe abusivo; 2015: Si accettano miracoli); 2 volte Ficarra & Picone (2017: L’ora legale; 2019: Il primo Natale). Ed ancor più rilevante è, che tra alterni momenti di variabile successo, tutti siano più o meno attivi e longevi allo scoccare del nuovo decennio. https://youtu.be/BusG4D6PiN0 Pieraccioni ad esempio, il più vecchio ed anche il più duraturo di questi fenomeni comici, è stato in sala poco più di un anno fa con Se son rose…, un film azzeccato, poetico e inusualmente anche un po’ amaro, un punto di nuovo inizio nella carriera pluriventennale dell’attore toscano, che piaccia o no uno dei mostri cinematografici italiani più importanti degli ultimi trent’anni. Quello certamente con la più rilevante presenza nella speciale classifica dei “film che hanno incassato di più”: 6 presenze contro le 5 di Adriano Celentano. Un attore che sarà in sala anche alla fine di quest’anno con la sua nuova fatica. Tutto iniziò nel lontano 1995, quando I laureati a sorpresa si issò come campione di incassi della stagione. L’anno successivo è il trionfo: dirige, scrive e interpreta Il ciclone, il film della vita, quello rimasto nella storia del nostro cinema e nella memoria collettiva. Nel cast i suoi amici di sempre Massimo Ceccherini e Alessandro Haber, oltre ad una strepitosa Tosca D’Aquino, forse la migliore della compagnia. Il botteghino premia la pellicola con un incasso mostruoso di 75 miliardi di lire entrando nella top ten dei film italiani di maggior incasso e al quarto posto assoluto come biglietti venduti. La storia è semplice e gustosa. Un gruppo di ballerine spagnole di flamenco, rimaste a piedi, trova ospitalità presso la famiglia Quarini, in una bella casa della campagna toscana. La normale vita di provincia naturalmente viene sconvolta dalla verve di queste ragazze vivaci e disponibili. Questo successo abnorme ha comunque delle spiegazioni. Una è
il naturale “volàno” del film (che ha tenuto le sale per un anno), che a un certo punto “deve” essere visto da tutti perché fa moda. Poi naturalmente c’è la grana della regia e della storia. Si può parlare di film medio che manca al nostro cinema, di sapori di commedia all’italiana, che sono ben percepibili, ma in questo caso c’è una ragione “tattile”, immediata, che capiscono tutti subito: è un film pulito, fuori dai contesti grigi, tristi, omologati, spesso malamente sociali del cinema nostrano. Un film che non invecchia mai e che non ci si stanca mai di vederlo. Presenta poi, qualcosa che non si vedeva dai tempi di Poveri ma belli: la felicità di vivere. Una felicità, che non sarà aderente al nostro momento storico, ma è una bella fortuna che qualcuno ce la descriva almeno nella finzione. https://youtu.be/wgfE_VvTD20 Sono invece attualmente al cinema Aldo, Giovanni & Giacomo con il film Odio l’estate. Una pellicola, a detta della critica, che restituisce al trio i fasti del proprio glorioso passato. Quando si parla di Aldo, Giovanni & Giacomo, si tende sempre a paragonare una loro novità cinematografica con i loro grandi successi come Tre uomini e una gamba, Chiedimi se sono felice o Tu la conosci Claudia?. E questa volta non si rimane delusi. Odio l’estate ha qualcosa di ognuno dei film storici del trio: ti fa pensare, ti fa ridere e alla fine lascia una velatura di malinconia. Nel film si ritrova il solito Aldo fanfarone, il solito Giovanni pignolo e il solito Giacomino perfezionista maniacale con il punto di forza di un affiatamento collaudato e di un’amicizia sincera che dura da sempre, quasi a voler smentire, una volta per tutte, i soliti detrattori, che avevano preannunciato o sperato in un disfacimento del trio. E invece no, Aldo, Giovanni & Giacomo, dopo alcune scialbe prove sono tornati più convinti di prima al cinema, con una sceneggiatura importante, ben scritta, e con un ritorno al passato. A dirigerli infatti, torna Massimo Venier, il regista dei primi immortali film del trio. Aldo, Giovanni e Giacomo, insomma, sono tornati a fare ciò che riesce loro meglio: raccontare l’amicizia che li lega da decenni attraverso una storia semplice che attinge alle loro esperienze personali. Semplicità che forse è la chiave del loro successo. Quando sono semplici, ma non semplicistici, il trio funziona. E’ dalla semplicità che il trio trae linfa per i propri film. https://youtu.be/M1tIBWi7vjI Come quel Tre uomini e una gamba, che li lanciò al successo nazionale. Il successo di pubblico e critica, aprì la strada ad una serie di altri film scritti, diretti ed interpretati dai tre attori, diventati l’unico trio, che può davvero chiamarsi così, della storia del cinema italiano. Nonostante abbia incassato ben 40 miliardi di lire al botteghino a fronte di una spesa per realizzarlo di appena due, Tre uomini e una gamba è oggigiorno considerato un assoluto cult del cinema comico italiano in un modo che va ben oltre il pur innegabile successo avuto al cinema. Il film ha conquistato il suo status di semi-immortalità odierno grazie soprattutto al pubblico giovane degli anni immediatamente successivi alla sua uscita al cinema, conquistando anche i più piccoli. Siamo infatti di fronte a un classico caso di pellicola elevata a capolavoro grazie ai continui passaggi televisivi e al contemporaneo crescente successo dei tre comici protagonisti, che l’hanno resa un must irrinunciabile. Il successo del trio è stato bissato l’anno successivo dal film Così è la vita e da un’altra decine di pellicole, di discontinuo valore, ma di immutato successo popolare, soprattutto delle più giovani generazioni (ottimi Chiedimi se sono felice-2000, Tu la conosci Claudia?-2004, La banda dei Babbi Natale-2010; discreti La leggenda di Al, John e Jack-2002, Fuga da Reuma Park- 2016; trascurabili Il cosmo sul comò-2008, Il ricco il povero il maggiordomo-2014). https://youtu.be/xpNyu_dUeV4
Anche Checco Zalone è attualmente in sala con la sua quinta fatica, la prima anche da regista. Tolo tolo è il titolo del film, che seppur lontano dal record di incassi di Quo vado (65 milioni di euro al botteghino) ha registrato un considerevole successo di pubblico, che lo isserà come campione di incassi assoluto del 2020. Checco Zalone, al secolo Luca Medici, questa volta non è solo interprete e coautore della sceneggiatura (insieme a Paolo Virzì, abbandonato il sodalizio con Gennaro Nunziante) ma anche regista, e si vede, perché la sua direzione è pirotecnica e schizzata come la sua vis comica, sempre pronta ad aprire mille finestre all’interno di un discorso continuamente interrotto. In Tolo Tolo (che significa “solo solo”) ce n’è per tutti: politici incapaci dalle vertiginose carriere, migranti innamorati delle griffe (di pessima resa qualitativa), nostalgici mussoliniani (perché “il fascismo ce l’abbiamo tutti dentro, pronto a riemergere, come la candida”) e buonisti favorevoli alla “contaminazione” etnica. Nella sua rappresentazione a tutto tondo dell’italiano medio e dei suoi difetti ricorrenti, Checco fugge da un Paese “che ci perseguita”, invitando l’immediata identificazione del pubblico. Lo stesso pubblico sarà poi messo di fronte alle proprie meschinità e ipocrisie, ai suoi pregiudizi ed egoismi, nonché alla banalità di certi slogan populisti e all’inettitudine della politica. Scoprite la nostra rubrica dedicata al cinema! Pochi giorni prima, catalogato però nella stagione 2019, era uscito in sala Il primo Natale, ennesima commedia razionale ed intelligente di Ficarra & Picone, campioni di incassi dello scorso anno. Che la coppia composta dai siciliani Salvatore Ficarra e Valentino Picone, fosse la più completa dell’ultimo ventennio, non c’erano dubbi già da almeno dieci anni. Il penultimo film, L’ora legale, campione di incassi della stagione 2017, aveva alzato l’asticella della loro commedia comica intelligente, con un pizzico di amarezza di fondo, in puro stile da “grande” commedia all’italiana. Quella di Ficarra & Picone, non è una comicità semplice e fine a se stessa. E’ piuttosto una comicità amara, che si basa e raccoglie linfa vitale dalla realtà che viviamo. In questo, non solo si porgono come eredi di Franco & Ciccio, ma anche di tanta riuscita commedia all’italiana degli anni ’60, perché si pongono, con ottimi risultati, l’ambizione di descrivere la società italiana di oggi, con i falsi miti, le poche certezze e le tante amarezze, in primis la dilagante corruzione. Ora con Il primo Natale, l’asticella cinematografica della coppia continua a crescere. Già, perché stavolta Ficarra e Picone si cimentano per la prima volta, con un film in costume, scegliendo l’anno 0 come punto focale del loro racconto, regalandoci anche una precisa descrizione della società al tempo della nascita di Gesù Cristo. https://youtu.be/ZR4j68Fp8CE In ultimo va analizzato il “fenomeno” Siani, attore napoletano, nelle intenzioni troppo debitore di atteggiamenti e monologhi alla “Troisi” e di buonismi rassicuranti alla “Pieraccioni” difficilmente pareggiabili. Nonostante ciò, il pubblico dimostra di gradire la sua dissacrante comicità. Infatti, Siani si è piazzato per ben tre volte come campione di incassi, l’ultimo dei quali è Si accettano miracoli, film del 2015, al quale molto si rifà il suo ultimo lavoro (Il giorno più bello del mondo), uscito in sala ad ottobre 2019. Alessandro Siani torna infatti al grande schermo due anni dopo Mister Felicità, da lui scritto, diretto e interpretato, ma questa volta cambia cosceneggiatore, passando da Fabio Bonifacci a Gianluca Ansanelli, con cui aveva già firmato Si accettano miracoli. La differenza de Il giorno più bello del mondo con Si accettano miracoli non è grande, perché a dominare la narrazione è sempre comunque il mattatore Siani, con quel suo misto di “guasconeria” partenopea e buonismo da grande pubblico. Questo è esattamente il punto di forza e la debolezza del
suo cinema: perché se da un lato Siani è straordinariamente efficace nei siparietti da varietà, in particolare quelli con Giovanni Esposito, dove mette a frutto la sua vis comica (deliziosa la creazione di storie della buonanotte che utilizzano i personaggi delle favole meglio di Shrek), dall’altro l’autore-attore cede troppo spesso alla tentazione di aggiungere melassa e ripetere i cliché rassicuranto “alla Pieraccioni” che fanno a pugni con il suo talento autentico di guitto. E allora tratte le somme, ognuno di questi 5 fenomeni comici italiani detiene un record: Leonardo Pieraccioni come pubblico in sala (Il ciclone è il quarto film italiano più visto della storia del cinema nazionale; Il pesce innamorato chiude invece la top ten); Checco Zalone come incassi medi al cinema, che non corrisponde però con la top ten dei film più visti (il suo Quo vado, infatti, è soltanto 23esimo nella speciale classifica); Aldo, Giovanni & Giacomo poi, sono l’unico trio, che può chiamarsi tale, del cinema italiano; mentre Ficarra & Picone sono l’unica coppia cinematografica veramente stabile dell’ultimo ventennio; e infine Alessandro Siani rappresenta, nel bene o nel male, l’erede più importante della comicità partenopea dopo la morte di Massimo Troisi. Si badi bene, da questo saggio sono stati esclusi, attori comici di indiscusso valore come Fabio De Luigi, Vincenzo Salemme, Antonio Albanese e Rocco Papaleo, soltanto perché la loro carriera non si è svolta e non si svolge esclusivamente nel genere comico–brillante, ma tocca più campi, financo il drammatico. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter I 100 anni di Federico Fellini, il Re dei sognatori Nato a Rimini da una famiglia piccolo borghese il 20 gennaio del 1920 e morto a Roma il 31 ottobre
del 1993, Federico Fellini è il regista italiano (insieme a Sergio Leone) più celebre, amato, citato e studiato all’estero. Il suo cinema, visionario e onirico, con una maniera unica di raccontare storie attingendo alla propria biografia, lo rende difficilmente collocabile in un genere ben definito; ha fatto film sempre diversi e non si è mai ripetuto, consegnando alla storia del cinema capolavori immortali. Scorrendo la lista dei sui film lo si capisce bene: 8½, La dolce vita, I Vitelloni, Le notti di Cabiria, La strada, Amarcord, Il Casanova, etc., sono tutti capolavori, tutti pietre miliari del cinema mondiale, tutti imprescindibili visioni del nostro immaginario collettivo. Niente male per un regista a cui non piaceva la definizione di “Artista” e che anzi si definiva: “un artigiano che non ha niente da dire ma sa come dirlo”. Aveva abbandonato gli studi universitari per recarsi nella capitale per fare il giornalista, finì a lavorare in un giornale satirico, il Marc’Aurelio, come vignettista ed entrò nel mondo del cinema dalla porta di servizio, come illustratore e gagman (scrive, tra l’altro, alcune gag per Macario), per
poi diventare dapprima soggettista e sceneggiatore ed infine regista. “La sua opera – come ci ricorda Giordano Lupi nel suo Federico Fellini (Mediane,2009) – è un mosaico composito che commuove, diverte, modifica il mondo, rende nostalgici, sognatori e fa spiccare voli pindarici di fantasia”. Il suo sguardo sul mondo è attento, infatti tutti i suoi film risentono della sua biografia, ma la sua maniera di girare film è unica. Le sue sontuose scenografie, ad esempio, erano esagerate, magniloquenti, al limite del kitsch, ma il regista aveva sempre il timore che fossero troppo autentiche, troppo vere, lui voleva che si capisse che fossero finte, artificiali, che fossero appunto delle scenografie. Lo si capisce bene nel docufilm “Intervista” del 1987, che svela diversi retroscena sulla maniera di pensare e girare il cinema propri del Maestro. I suoi primi film, da “Luci del varietà” del 1950 fino a “La strada” del 1954, risentono della lezione neorealista (Fellini era stato fra gli sceneggiatori di Roma città aperta e Paisà, entrambi di Roberto Rossellini), ma da “La dolce vita” (1960) in poi il suo stile unico e riconoscibile diventerà il suo marchio di fabbrica, imponendo la sua cifra stilistica a livello mondiale. PER APPROFONDIRE: ■ Scopri la nostra rubrica dedicata al Cinema Nessuno come lui ha saputo mettere in scena il mondo della fantasia, della creatività e soprattutto del sogno. Fellini era un vero appassionato del mondo onirico ed aveva letto, e ne era stato ispirato, il grande psichiatra e psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung. Insieme a Vittorio De Sica, sarà l’unico regista italiano che vincerà 4 volte l’Oscar per il Miglior Film Straniero per “La strada” nel 1957, “Le notti di Cabiria” nel 1958, “8½” nel 1964 ed
infine “Amarcord” nel 1975. Anche se, per essere precisi, De Sica aveva vinto i primi due Oscar – quello per Sciuscià (1948) e quello per “Ladri di biciclette” (1950) – nella categoria “Oscar Speciale”, perché quello per “il Miglior Film Straniero” ancora non esisteva. Infatti sarà proprio un film di Fellini, il già citato “La strada”, ad aggiudicarsi per l’Italia il primo Oscar in una categoria competitiva. Ma oltre ai 4 Oscar per il Miglior Film Straniero, Fellini riceverà nel 1993 l’Oscar alla Carriera, insieme ad altri prestigiosi premi come il Leone d’Oro alla Carriera alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1985 e la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1960 e ad un’infinità di David di Donatello e Nastri d’Argento. Insomma, siamo di fronte ad un gigante della cinematografia mondiale, inventore di uno stile, lo “stile alla Fellini”, o meglio ancora dell’aggettivo “felliniano”. I suoi film hanno ispirato generazioni di registi, fra cui Woody Allen, Matteo Garrone, Michel Gondry e tanti altri. Nessuno come lui ha saputo indagare con il suo sguardo ambienti e personaggi surreali, onirici e
magici, come il Circo, i saltimbanchi, i diversi, i matti, i sognatori. Un maestro che quest’anno verrà celebrato dalla sua natia Rimini e da Roma, sua città d’adozione, con una serie di iniziative, mostre, proiezioni e rassegne. Ma anche la televisione farà la sua parte, non a caso il nuovo canale del gruppo Mediaset “Cine 34” inizierà le sue trasmissioni proprio il 20 Gennaio 2020, per i 100 anni dalla nascita del Maestro riminese, con una programmazione ad hoc denominata “Fellini 100”, una non-stop dalle 06.00 di mattina alle 03.30 di notte, con la proiezione di ben 8 film restaurati, che culminerà con la messa in onda in prima serata, alle 21.00, di “Amarcord” e in seconda serata, alle 23.00, de “La dolce vita”. Cosa altro dire di questo regista e di questo importante anniversario? Solo un’ultima cosa: questa ricorrenza potrebbe essere l’occasione giusta per gli appassionati di rivedere qualcuno dei grandi film di Fellini e per chi non lo conosce (ma ci sarà davvero qualcuno che non sappia chi sia Federico Fellini?) per imparare ad amarlo attraverso i suoi film, le mostre, le iniziative e la programmazione televisiva, perché forse non lo sappiamo, o forse lo abbiamo scordato, o forse lo abbiamo solo sognato, ma tutti noi siamo un po’ sognatori, un po’ folli, un po’ saltimbanchi, in altre parole, siamo tutti un po’ “felliniani”. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome
Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Hammamet- Il film “Con Hammamet Gianni Amelio affronta una pagina della Storia d’Italia sulla quale persiste una lettura contrapposta: Craxi era un “maleducato, manigoldo, malfattore, malvivente e maligno”, o un uomo dalla statura fisica e politica imponente “circondato da nani”, bersaglio di una “congiura contro la sua persona” più che contro un sistema di cui “tutti facevano parte?” (Paola Casella)
Racc ontar e gli ultimi sei mesi di Betti no Craxi è l’obie ttivo, diffici le e ambiz ioso dell’u ltimo film di Giann i Ameli o. Sono passa ti 20 anni dalla sua fine prem atura in Tunis ia, comp lesso dire se pochi o molti per cominciare a guardare con il giusto distacco il discusso leader politico socialista. Ma Gianni Amelio con la complicità di un Pierfrancesco Favino reso straordinariamente somigliante ci prova e ci riesce bene; rientrando in quel filone che negli ultimi anni ha visto alcuni dei più importanti registi italiani affrontare la difficile materia di proporre una serie di personaggi politici
che hanno segnato la storia del Paese: dal dittico cinematografico Loro di Paolo Sorrentino su Silvio Berlusconi, a Buongiorno, notte di Marco Bellocchio sul rapimento, la detenzione e l’omicidio di Aldo Moro, senza dimenticare il Giulio Andreotti de Il divo, sempre di Sorrentino. Il film rappresenta un’operazione di mimesi straordinaria che ha portato Amelio a girare nei luoghi precisi dove si consumarono gli ultimi anni del leader politico. Tanto che uno dei set riguarda proprio la casa tunisina di Craxi. Favino è riuscito a raggiungere una straordinaria somiglianza con il suo personaggio, come per altro ci aveva abituato nell’interpretare il pentito di mafia Tommaso Buscetta nel film Il traditore di Marco Bellocchio. Per ottenere il trucco con cui l’attore è diventato Craxi c’è voluto un lavoro di mesi da parte dei truccatori che sono partiti dallo studio dei calchi per poi giungere ad un make up di incredibile realismo. Ed è innegabile come Hammamet, appartenga tanto ad Amelio quanto a Favino, che incarna un Craxi più vero del vero nella voce, nel gesto, nella postura, e soprattutto nell’essenza drammatica. La sua non è semplicemente una metamorfosi, ma l’interpretazione magistrale di un uomo dominato da pulsioni contrapposte: egocentrismo e senso dello Stato, orgoglio (anche italico) e arroganza, pragmatismo politico e assenza di cinismo. Un uomo il cui tempo è scaduto, ma la cui discesa crepuscolare verso la fine non riesce a privarlo della sua visione dall’alto. Nessuno dei personaggi, nemmeno Craxi, è chiamato con il suo vero nome, e questo darà il via al gioco delle identificazioni: Vincenzo potrebbe essere Moroni, l’Ospite Fanfani, il Giudice è certamente Di Pietro, e così via. Ma ciò che conta è l’atmosfera crepuscolare della caduta di un uomo di potere mostrato all’inizio in uno dei punti più alti della sua ascesa, a quel 45esimo Congresso del PSI dove il suo viso era inquadrato al centro di un triangolo come l’occhio di Dio, e dove invece Amelio ci mostra già i garofani a terra, presagio del futuro di un partito che “non sopravviverà” all’egocentrismo e agli azzardi di quel capo che per primo l’ha portato alla Presidenza del Consiglio.
https://youtu.be/hKM-H0sp_28 E il commento musicale di Nicola Piovani decostruisce l’Internazionale, preannunciando i disfacimento del PSI. La pellicola non mette l’accento sull’uomo politico ma si concentra maggiormente sulla sua vita privata, concentrandosi sull’anno 1999, negli ultimi sei mesi di vita del controverso statista italiano, scomparso nei primi giorni del nuovo millennio. Anche se non mancheranno i riferimenti alla realtà dell’epoca, inestricabile con Craxi, e alle inevitabili considerazioni sulla perdita del potere. Quelli raccontati nel film sono gli ultimi giorni di una parabola umana e politica che vedrà il Presidente dibattersi fra malattia, solitudine e rancore. “Il film è collocato esattamente nell’ultimo anno del 1900, nel 1999. Io racconto sei mesi di vita di un uomo politico importante fino alla sua morte, ma non è un arco narrativo che somiglia a una biografia, tutto il contrario. Racconto gli spasmi di un’agonia”. (Gianni Amelio) In odore di premi nazionali ed internazionali, vedremo quali e di che valenza, già a partire dalle nominations ai David di Donatello, che verranno rese pubbliche a marzo; Hammamet ha la forza di un kolossal storico-politico e la grazia di un film d’alta scuola, supportato da un regista esperto ed “impegnato” e da un attore protagonista monstre, ormai davvero il “top dei tops” italiani dell’ultimo ventennio. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
Cresce l’attesa per gli Oscar 2020 con l’annuncio delle nomination. Joker continua a comandare. Annunciate il 13 gennaio le nomination per gli Oscar 2020, che si terranno il prossimo 10 febbraio. Continua a dominare il film “Joker” con il formidabile Joaquin Phoenix, subito dopo Tarantino, Mendes e Scorsese. Ecco le nomination: MIGLIOR FILM Le Mans ’66 – La Grande Sfida The Irishman Jojo Rabbit Joker Piccole Donne Storia di un matrimonio 1917 C’era una volta a…Hollywood Parasite J o k e r 1 1 c a n d i d a t
ure MIGLIOR REGIA Martin Scorsese (The Irishman) Todd Phillips (Joker) Sam Mendes (1917) Quentin Tarantino (C’era una volta a…Hollywood) Bong Joon-ho (Parasite) MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA Cinthia Erivo (Harriet) Scarlett Johansson (Storia di un matrimonio) Saoirse Ronan (Piccole Donne) Charlize Theron (Bombshell) Renée Zellweger (Judy) MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA Antonio Banderas (Dolor Y Gloria) Leonardo DiCaprio (C’era una volta a…Hollywood) Adam Driver (Storia di un Matrimonio) Joaquin Phoenix (Joker) Jonathan Pryce (I Due Papi)
T h e I r i s h m a n 1 0 c a ndidature MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA Kathy Bates (Richard Jewell) Laura Dern (Storia di un Matrimonio) Scarlett Johansson (Jojo Rabbit) Florence Pugh (Piccole Donne) Margot Robbie (Bombshell) MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA Tom Hanks (Un amico straordinario) Anthony Hopkins (I due papi) Al Pacino (The Irishman) Joe Pesci (The Irishman) Brad Pitt (C’era una volta a…Hollywood) MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE Corpus Christi (Polonia) Honeyland (Macedonia) I Miserabili (Francia) Dolor y Gloria (Spagna)
Parasite (Corea del Sud) C ’ e r a u n a v o l t a … a H ollywood 10 candidature MIGLIORE COLONNA SONORA Joker Piccole Donne Storia di un Matrimonio 1917 Star Wars: L’Ascesa di Skywalker MIGLIORE CANZONE ORIGINALE Toy Story 4 Rocketman Breakthrough Frozen 2 Harriet MIGLIOR CORTOMETRAGGIO ANIMATO Dcera (Daughter)
Hair Love Kitbull Memorable Sister 1 9 1 7 – 1 0 c a n d i d a t u re MIGLIOR CORTOMETRAGGIO LIVE ACTION Brotherhood Nefta Football Club The Neighbors’ Window Saria A Sister MIGLIOR SONORO Le Mans ’66 – La Grande Sfida Joker 1917 C’era una volta a…Hollywood Star Wars: L’ascesa di Skywalker MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Ad Astra Le Mans ’66 – La Grande Sfida Joker 1917 C’era una volta a…Hollywood P a r a s i t e 6 c a n d i d a ture MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE Dragon Trainer: il mondo nascosto Dov’è il mio corpo? Klaus Missing Link Toy Story 4 MIGLIORE FOTOGRAFIA The Irishman Joker The Lighthouse 1917
C’era una volta a…Hollywood MIGLIORI EFFETTI VISIVI Avengers: Endgame The Irishman Il Re Leone 1917 Star Wars: L’ascesa di Skywalker J o J o R a b b i t 6 c a n d i dature MIGLIORI SCENOGRAFIE The Irishman Jojo Rabbit 1917 C’era una volta a…Hollywood Parasite MIGLIOR MONTAGGIO
Le Mans ’66 – La Grande Sfida The Irishman Jojo Rabbit Joker Parasite MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO DOCUMENTARIO American Factory The Cave The Edge of Democracy For Sama Honeyland MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO In the Absence Learning to Skateboard in a Warzone (If You’re a Girl) Life overtakes me St. Louis Superman
Walk Run Cha-cha MIGLIORI COSTUMI The Irishman Jojo Rabbit Joker Piccole Donne C’era una volta a…Hollywood MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURE Bombshell Joker Judy Maleficent: Signora del Male 1917 MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE Cena con Delitto – Knives Out Storia di un Matrimonio 1917 C’era una volta a…Hollywood Parasite MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE The Irishman Jojo Rabbit Joker Piccole Donne I Due Papi
E voi avete visto questi film? Qual è il vostro favorito? Siete d’accordo con le nomination? Tolo Tolo: gli Italiani davanti allo specchio. Nelle sale dal 1° gennaio 2020, l’ultimo film di Checco Zalone (del quale, per la prima volta, il noto attore comico è anche regista) è il campione indiscusso del Box Office, con un totale di € 39.193.464 di incasso e 5.587.955 presenze registrate all’11 gennaio. Ancora più significativo il successo se guardiamo al primo giorno di programmazione: infatti a Capodanno il film di Zalone è stato visto da 1.174.285 persone, incassando € 8.668.926 e diventando il maggior incasso di sempre nella storia del cinema nelle prime 24 ore. Frainteso, discusso e criticato ancora prima di uscire nelle sale, complice un videoclip promozionale sibilino, “Tolo Tolo” spadroneggia anche sui social: su Twitter l’hashtag #ToloTolo è uno di quelli che fa più tendenza, mentre su Instagram e Facebook si sprecano i post che commentano, criticano od esaltano il film. https://youtu.be/we1sS9EJt8w Noi di Smart Marketing, da sempre appassionati di cinema, vogliamo dire la nostra su quello che al di là delle opinioni che ciascuno di noi si può (e si deve) fare rimane il fenomeno, non solo cinematografico, di quest’inizio decennio. Per farvi sapere cosa ne pensiamo, dopo averlo visto (cosa che non tutti i commentatori hanno fatto), abbiamo scelto, in luogo della più classica recensione, la formula dei 5 buoni motivi per vedere Tolo Tolo. Ed allora cominciamo 1) La storia (soggetto e sceneggiatura) La sceneggiatura è nata dal sodalizio fra Checco Zalone e Paolo Virzì, che anzi, secondo indiscrezioni, ebbe l’idea iniziale del film e contattò il comico pugliese per lavorare insieme al soggetto. Lo script finale risente di entrambe le mani dei due autori, con i toni caustici ed irriverenti propri dello Zalone e con la poesia e lievità che contraddistinguono invece la cifra di Virzì. Il film parla della parabola discendente e del successivo riscatto di Pierfrancesco Zalone, strampalato imprenditore pugliese che dopo il fallimento del suo improbabile ristorante giapponese “Murgia&Sushi”, perseguitato da creditori e famigliari ridotti sul lastrico, scappa in Africa a lavorare in un lussuoso villaggio turistico in Kenya. Qui varie vicissitudini lo porteranno ad affrontare un viaggio a ritroso per tornare in occidente, durante il quale conoscerà la tragedia dei
uoum nn to risapso fem o rla msc,ig he rarà n,ti e .o rim gli )2 L e l o c a t i o n Il film Tolo Tolo è girato in diverse e suggestive location sparse principalmente fra la Puglia e l’Africa. Le location italiane, con l’eccezione di Roma, Trieste e Latina, sono tutte Pugliesi, cominciando da Spinazzola (dove è ambientato la primissima parte del film), Acquaviva delle Fonti, Bari, Gravina di Puglia, Minervino Murge, Monopoli, Poggiorsini e Torre Guaceto. Per quanto concerne le location africane gran parte delle riprese si sono svolte in Kenya e in Marocco. Il film fa della celebrazione del paesaggio naturale ed architettonico uno dei punti salienti della narrazione, infatti tutta la storia si svolge on the road: la strada, ma anche il mare, diventano il percorso lungo il quale matura la consapevolezza del personaggio di Zalone. Ma lungo questo percorso anche il budget è lievitato, il film, infatti, è costato oltre 20 milioni di euro.3) Il cast lg( i a t t o r i , i c a m m e i e le comparse)
Benché il film ruoti intorno alla figura di Zalone, il cast di cui si circonda l’attore/regista gira a meraviglia. Le scene in Africa sono sempre corali, girate in autentici villaggi, con gli attori presi per la maggior parte fra gli abitanti degli stessi. Fra i personaggi principali vanno ricordate le interpretazioni di Souleymane Sylla, che interpreta Oumar, l’amico di colore del protagonista appassionato di cinema e cultura italiana, quella di Manda Touré, la bellissima Idjaba, cameriera del resort dove lavora anche Zalone che ha perso la testa per lei, quella del piccolo Doudou, il giovanissimo Nassor Said Birya, molto naturale e a suo agio nelle riprese. Ma, oltre a queste vanno ricordate almeno altre due interpretazioni, quella dell’Avvocato Russo, impersonato dal sempre bravo Nicola Nocella, e quella di Luigi Gramegna, interpretato dal talentuoso Gianni D’Addario, che già avevamo apprezzato nel precedente film di Zalone “Quo Vado” e nel “Viva la sposa” di Ascanio Celestini, entrambi del 2015. Ma la vera chicca sono i cammei di alcuni volti noti e di vecchie glorie sia del piccolo che del grande schermo. Prima fra tutte la splendida Barbara Bouchet, che con i suoi 77 anni suonati è ancora un modello di stile ed eleganza, poi ci sono i due giornalisti Massimo Giletti e Enrico Mentana, nella parte di loro stessi in collegamento rispettivamente dagli studi di “Non è l’Arena” e del “TG La7”. Inoltre c’è il mitico Nicola Di Bari che interpreta l’arzillo Zio Nicola. Ma senza dubbio il più riuscito cammeo è quello di Nichi Vendola, che interpreta se stesso in un gustosissimo siparietto che non vi vogliamo svelare. 4 ) L ’ I r o n i a Diciamolo subito: dimenticatevi le grasse, e un po’ becere, risate a cui Zalone ci ha abituato con i suoi precedenti film. Certo, si ride, ma a denti stretti, e sempre con un misto di disagio e imbarazzo. Il film è pieno di trovate geniali, che prendono in giro tutto il costume dell’Italia di oggi. Dalla mania
per i ristoranti fusion, alla fissazione per i marchi dell’alta moda, fino all’ossessione per i prodotti di bellezza (la ricerca di una crema per le rughe sarà il vero tormentone del film). Ancora una volta siamo posti di fronte ad uno specchio e mentre intorno a noi imperversa una crisi umanitaria, la fame, addirittura la guerra, il personaggio di Zalone è preso da faccende futili e superficiali, la sua felicità come la nostra è dettata da ciò che possiede, da ciò che indossa o da ciò che usa per idratare la sua pelle. Il contrasto con le popolazioni locali è molto forte e stridente, i poveri migranti non hanno nulla di tutto questo, eppure durante il viaggio e nelle peggiori situazioni non perdono il sorriso, la voglia di cantare e di divertirsi.
5 ) C h e c c o Z a l o n e ( l ’ a t t o r e e i l r e g i s t a ) Ancora una volta Luca Medici (questo il vero nome di Checco Zalone) prende in giro i peggiori vizi italiani, in questo caso il razzismo, la mancanza di legalità, il non rispetto delle regole, l’esterofilia, ma pure l’ignoranza e l’atteggiamento radical chic. Molti commentatori hanno scomodato addirittura mostri sacri come Totò a cui paragonare il Zalone di quest’ultimo film. Ma, al di là di certi improbabili paragoni, il percorso cinematografico intrapreso dall’attore pugliese, prima con il regista Gennaro Nunziante e adesso da solo, ricorda, per molti versi e con tutti i giusti distinguo, il percorso di un altro gigante del nostro cinema, tale Alberto Sordi, soprattutto se ci
focalizziamo sui film girati dall’Albertone nazionale dopo il 1960. Lo so, il paragone è azzardato, ma nel comico pugliese rivedo lo stesso cinismo un po’ gigione, la stessa irriverente ironia sugli italici vizi, la prepotente presa in giro dell’ignoranza con cui Alberto Sordi ha tratteggiato i suoi personaggi più celebri ed indimenticabili. Ricordo molto bene tutte le polemiche intorno all’italiano medio interpretato da Sordi, che fu poco amato dalla critica e dagli intellettuali quando era in vita, a differenza del pubblico che invece lo adorava. Ebbene, lo ripeto ancora una volta, con tutte le differenze del caso, anche la parabola cinematografica di Checco Zalone mi pare stia subendo la stessa sorte. Fintanto che Zalone ha fatto il comico tutto andava bene, ma da quando ha deciso di cimentarsi con il cinema molti critici e commentatori hanno cominciato a storcere il naso, eppure nulla è cambiato nella ironia feroce o nelle imitazioni irriverenti con le quali il comico si era fatto conoscere, prima ancora che a Zelig, nei programmi comici di Telenorba (la stessa emittente, per dire, che ha lanciato le carriere di Toti e Tata, ovverosia Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo). Quindi in conclusione, cosa altro dirvi? A noi di Smart Marketing il film “Tolo Tolo” è piaciuto e vi consigliamo di andarlo a vedere, e se non vi sono bastati i 5 motivi sopra elencati ve ne diamo un altro, l’ultimo. Il film di Checco Zalone va visto perché l’italiano che mette in scena attraverso le vicissitudini del protagonista rappresenta la nostra cartina tornasole, il nostro specchio segreto, il nostro lato oscuro (ma non troppo). Durante il film ridiamo poco, perché il protagonista Pierfrancesco Zalone ci somiglia troppo, con la sua mania per le griffe, il suo finto buonismo, la sua smania di seguire i trend del momento, il suo fascismo di ritorno e la sua incapacità di apprezzare la tradizione, la semplicità e la bellezza. Checco Zalone sono io, sei tu, siamo noi, ed è per questo che quando usciamo dal cinema ci rendiamo conto che abbiamo riso meno di quanto pensavamo, che avvertiamo un certo disagio, quasi un fastidio, e che non possiamo fare a meno di dire la nostra opinione sul film, quasi a voler esorcizzare il momento catartico che stiamo vivendo. Un film, un buon film, prima ancora che intrattenerci, divertirci ed appassionarci, dovrebbe farci
riflettere, e in questo senso il film Tolo Tolo centra perfettamente l’obbiettivo. È impossibile infatti uscire dalla sala senza quella sensazione di amaro in bocca, le idee un po’ confuse e la voglia di capire perché il film inneschi questi strani effetti. I vincitori dei Golden Globes 2020, tra impegno vegan e toccanti discorsi, con un pensiero all'Australia Svolti il 6 gennaio scorso i Golden Globes 2020, tra i più importanti premi al mondo per il cinema e la televisione, assegnati da circa novanta giornalisti della stampa estera iscritti all’HFPA (Hollywood Foreign Press Association). L’edizione, presentata dal comico inglese Ricky Gervais, fra tante risate e discorsi impegnati, soprattutto dedicati all’ambiente e alla libertà di scelta delle donne, ha assegnato anche due premi alla carriera, rispettivamente all’attrice americana Ellen DeGeneres e al grandissimo Tom Hanks. R i c k y G e r v a i s A farla da padrone nelle nomination il colosso Netflix, che però poi non ha portato a casa numerosi risultati. Questa edizione, la prima con cena totalmente vegana, ha visto come protagonista anche numerosi discorsi dei vincitori dedicati all’Australia e alla sua tremenda situazione attuale. Qui di seguito i vincitori della Sezione CINEMA:
Miglior film drammatico 1917 The Irishman Joker Storia di un matrimonio I due papi P a r t e d e l c a s t e d i l registta Sam Mendes del film “1917”. Miglior attrice in un film drammatico Cynthia Erivo, Harriet Scarlett Johansson, Storia di un matrimonio Saoirse Ronan, Piccole donne Charlize Theron, Bombshell Renée Zellweger, Judy Miglior attore in un film drammatico Christian Bale, Le Mans ’66 – La grande sfida Antonio Banderas, Dolor y Gloria Adam Driver, Storia di un matrimonio Joaquin Phoenix, Joker Jonathan Pryce, I due papi
J o a q u i n P h o e n ix Miglior film commedia o musicale C’era una volta… a Hollywood Jojo Rabbit Cena con delitto – Knives out Rocketman Dolemite Is My Name C ’ e r a u n a v o l t a … a H ollywood Miglior attrice in un film comico Awkwafina, The Farewell Ana de Armas, Cena con delitto – Knives out Cate Blanchett, Che fine ha fatto Bernadette? Beanie Feldstein, La rivincita delle sfigate
Emma Thompson, E poi c’è Katherine Miglior attore in un film comico Daniel Craig, Cena con delitto – Knives out Roman Griffin Davis, JoJo Rabbit Leonardo DiCaprio, C’era una volta… a Hollywood Taron Egerton, Rocketman Eddie Murphy, Dolomite Is My Name T a r o n E g e r t o n Miglior attrice non protagonista Kathy Bates, Richard Jewell Annette Bening, The Report Laura Dern, Storia di un matrimonio Jennifer Lopez, Le ragazze di Wall Street Margot Robbie, Bombshell Miglior attore non protagonista Tom Hanks, Un amico straordinario Anthony Hopkins, I due papi Al Pacino, The Irishman Joe Pesci, The Irishman Brad Pitt, C’era una volta… a Hollywood
B r a d P i t t Miglior regista Bong Joon-ho, Parasite Sam Mendes, 1917 Todd Phillips, Joker Martin Scorsese, The Irishman Quentin Tarantino, C’era una volta… a Hollywood Miglior film straniero The Farewell (Cina) Dolor y Gloria (Spagna) Les Misérables (Francia) Parasite (Corea del Sud) Ritratto della giovane in fiamme (Francia)
I l r e g i s t a B o n g J o o n-ho ritira il Golden Globe per Il miglior Film Straniero per “Parasite”. Miglior film d’animazione Frozen 2 Dragon Trainer 3: Il mondo nascosto Missing Link Il Re Leone Toy Story 4 Miglior sceneggiatura Noah Baumbach, Storia di un matrimonio Bong Joon Ho, Parasite Anthony McCarten, I due papi Quentin Tarantino, C’era una volta… a Hollywood Steven Zaillian, The Irishman
Q u e n t i n T a r a n t i n o Miglior colonna sonora Alexandre Desplat, Piccole donne Hildur Guðnadóttir, Joker Randy Newman, Storia di un matrimonio Thomas Newman, 1917 Daniel Pemberton, Motherless Brooklyn Miglior canzone Beautiful Ghosts (Cats) (I’m Gonna) Love Me Again (Rocketman) Into the Unknown (Frozen 2) Spirit (Il Re Leone) Stand Up (Harriet) Qui di seguito i vincitori della Sezione SERIE TV: Miglior serie drammatica Big Little Lies Killing Eve Succession The Crown The Morning Show
i l c a s t d e l l a s e r i e TV Succession Miglior attrice in una serie drammatica Jennifer Aniston, The Morning Show Olivia Colman, The Crown Jodie Comer, Killing Eve Nicole Kidman, Big Little Lies Reese Witherspoon, The Morning Show Miglior attore in una serie drammatica Brian Cox, Succession Kit Harington, Il Trono di Spade Rami Malek, Mr. Robot Tobias Menzies, The Crown Billy Porter, Pose Miglior serie comica Barry Fleabag Il metodo Kominsky The Marvelous Mrs. Maisel The Politician Miglior attrice in una serie comica Christina Applegate, Dead to Me Rachel Brosnahan, The Marvelous Mrs. Maisel Kirsten Dunst, On Becoming a God in Central Florida Natasha Lyonne, Russian Doll Phoebe Waller-Bridge, Fleabag
M i g l i o r A t t r i c e i n u n a Serie Comica, Phoebe Waller-Bridge per “Fleabag”. Miglior attore in una serie comica Michael Douglas, Il metodo Kominsky Bill Hader, Barry Ben Platt, The Politician Paul Rudd, Living with Yourself Ramy Youssef, Ramy Miglior miniserie o film tv Catch-22 Chernobyl Fosse/Verdon The Loudest Voice
Unbelievable Miglior attrice in miniserie o film tv Kaitlyn Dever, Unbelievable Joey King, The Act Helen Mirren, Caterina la Grande Merritt Wever, Unbelievable Michelle Williams, Fosse/Verdon Miglior attore in miniserie o film tv Christopher Abbott, Catch-22 Sacha Baron Cohen, The Spy Russell Crowe, The Loudest Voice Jared Harris, Chernobyl Sam Rockwell, Fosse/Verdon Miglior attrice non protagonista in una serie, miniserie o film tv Patricia Arquette, The Act Helena Bonham Carter, The Crown Toni Collette, Unbelievable Meryl Streep, Big Little Lies Emily Watson, Chernobyl
P a t r i c i a A r q u e t t e Miglior attore non protagonista in una serie, miniserie o film tv Alan Arkin, Il metodo Kominsky Kieran Culkin, Succession Andrew Scott, Fleabag Stellan Skarsgard, Chernobyl Henry Winkler, Barry Non resta che darci appuntamento al 10 febbraio, con i prestigiosi e attesissimi premi Oscar 2020, per vedere quanto saranno in linea con gli ambiti globi appena assegnati. 5 storie vere per ispirarci al cambiamento Il nuovo anno si avvicina e con lui anche i buoni propositi, cosa c’è di meglio allora che avere come fonte d’ispirazione il cinema? Vi proponiamo per l’occasione 5 film basati su personaggi realmente esistiti, che hanno deciso di cambiare la propria vita. Sono persone comuni che hanno creduto in un sogno e hanno deciso di non lasciare tutto come prima, rassegnandosi al proprio destino, ma hanno accolto la sfida di cambiare le cose, la vita, il mondo circostante.
Puoi anche leggere