Mille modi per dire polenta - Perchè in una città inclusiva, c'è spazio per tutti! - Cantiere Verde

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Mille modi per dire polenta - Perchè in una città inclusiva, c'è spazio per tutti! - Cantiere Verde
Mille modi

Perchè in una città inclusiva, c’è spazio per tutti!
                                                       per dire polenta
                                                                    BABEL N° 5 marzo 2021
                                                                    Rivista semestrale a cura
                                                                    delle Acli Provinciali di Bergamo
Mille modi per dire polenta - Perchè in una città inclusiva, c'è spazio per tutti! - Cantiere Verde
Mille modi per dire polenta - Perchè in una città inclusiva, c'è spazio per tutti! - Cantiere Verde
BABEL | Mar 2021                                                                                                         BABEL | Mar 2021

                   EDITORIALE

                   Ricominciare a raccontare
                   la città di tutti
                   di Marco Pacati
                   Dirigente scolastico

                      T
                              ra disperazione e speranza di ripartire, tra   generazione; le categorizzazioni interessano la stati-
                              tentazioni di rassegnazione e disfattismo e    stica, gli aspetti burocratici e giuridici, mentre il mes-
                              rinnovate energie, corroborate dalla fidu-     saggio di Babel è per tutti, anzi “di” tutti. La reda-
                   cia nel vaccino, anche Babel è arrivata al suo quinto     zione valorizza l’eterogeneità delle culture attraverso
                   numero: ma contrariamente a quanto ci si potrebbe         l’adesione di giovani collaboratori che con passione
                   attendere, non vi è giunta per forza d’inerzia, in os-    ed entusiasmo hanno desiderio di raccontare e rac-
                   sequio al dovere di non sprecare quanto di buono          contarsi con semplicità, spontaneità, ma anche con
                   fatto finora. Anzi, questo numero si pone in continui-    un occhio attento e aperto al mondo che ci circonda.
                   tà coi precedenti per quanto riguarda contenuti, gra-         La rivista vuole proporre una cultura “leggera”,
                   fica, motivi ispiratori, ma è profondamente rinnovato     che fa della sua autenticità e immediatezza il suo
                   per quanto riguarda la Redazione e i collaboratori,       valore primario; non intende raccontare e analizzare
                   quasi incredibilmente raddoppiati nel numero (ora         la storia di Bergamo e delle sue dinamiche socio-an-
                   una quindicina), che hanno portato linfa nuova, fre-      tropologiche, ma enuclearle attraverso la narrazione
                   schezza ed entusiasmo ad un gruppo già affiatato e        di “storie”, siano esse di bambini, di viaggi, di cibo, di
                   motivato, quasi a sfidare l’evidenza di una situazione    esperienze di lavoro, di studio, di fedi religiose…, che
                   di impasse relazionale e comunicativa.                    riteniamo siano tutte altrettanto degne di attenzio-
                       Daniele Rocchetti ha voluto onorarmi affidando-       ne, di rispetto, di condivisione.
                   mi l’incarico di Direttore Responsabile, finora rico-         Mi auguro, a nome di tutta la Redazione, che il
                   perto da lui, e il mio impegno sarà quello di garantire   lettore sappia cogliere questo spirito positivo e uni-
                   continuità ad una rivista che già conoscevo e di cui      versale della rivista e ci aiuti a farla conoscere sem-
                   ho sempre apprezzato la qualità e la tipicità, non        pre più parlandone con gli amici, conservandola con
                   certo quello di rivoluzionare un prodotto che spero       cura, offrendoci un feedback che ci aiuti a migliora-
                   potrà essere apprezzato da un numero sempre mag-          re… ed eventualmente proponendosi per una colla-
                   giore di lettori, che vorremmo trasformare da sem-        borazione nelle forme e nelle modalità che ciascuno
                   plici fruitori ad amici e, perché no?, a sostenitori e    potrà offrire.
                   collaboratori.                                                Grazie di cuore a tutti.
                       Babel vuole rivolgersi al cuore, non solo alla te-
                   sta, della comunità bergamasca, e non solo agli ex-
                   tracomunitari, siano essi di prima, seconda o terza

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Mille modi per dire polenta - Perchè in una città inclusiva, c'è spazio per tutti! - Cantiere Verde
BABEL | Mar 2021                                                                                                             BABEL | Mar 2021

                   EDITORIALE
                                                                                                            Sommario

                   Abitare Babele
                   di Marco Dell’Oro
                   Caporedattore de L’Eco di Bergamo

                      C
                              he cosa hanno in comune            anziani faranno sogni, i vostri giovani
                              un corso di kickboxing, una        avranno visioni”. La profezia mette in
                              polenta bergamasca e una           scena il “dopo” mentre ancora la ter-
                   polenta bianca eritrea? Lo scoprire-          ra è flagellata e il popolo allo stremo.
                                                                                                            pag. 9
                   te leggendo le pagine che seguono,            Torneremo a mietere il grano e tor-
                                                                                                            Mille mondi al lavoro
                   scritte da qualcuno che preferisce            nerà la vendemmia, ma solo perché
                                                                                                            I cervelli in fuga:
                   abitare Babele e trasformarla nel-            uno spirito nuovo arriverà a riaprirci
                                                                                                            dal punto di vista dell’altro
                   la casa di tutti invece di scalare una        la Storia. Gli anziani potranno di nuo-
                   torre per arrivare a toccare il cielo,        vo sognare e i giovani avranno visio-      pag. 15
                   senza meritarlo. L’importante è avere         ni, cioè abiteranno il futuro invece di    Mille mondi a scuola
                   voglia di ascoltare, la parola arriva da      temerlo.                                   Crescere resilienti
                   sola, è un panno caldo che ripara dal              Volendo, non c’è bisogno di sco-      pag. 23
                   freddo. Mettersi nei panni degli altri        modare Dio. Il poeta René Char ricor-      Mille mondi a tavola
                   rappresenta il vero riconoscimento            da che a tutti i pasti consumati in-       La polenta, dal mondo
                   dell’altro come “altro”, e quindi del-        sieme dai partigiani francesi durante
                   la nostra appartenenza a un mondo             la Resistenza era invitata la libertà:
                                                                                                            pag. 29
                                                                                                            Molte fedi
                   plurale in cui non siamo la possibilità       “Il posto rimane vuoto ma il piatto
                                                                                                            nella preghiera
                   di un’isola, ma la certezza di un por-        resta in tavola” (Fogli d’Ipnos 1943-
                                                                                                            Due Natali all’anno
                   to all’orizzonte, se il mare s’ingrossa.      1944). Ogni volta che condividiamo la
                   Quando proviamo interesse per un              polenta e le nostre parole sanno di        pag. 33
                   dolore o una gioia che non sono i no-         rispetto e d’amore, noi tocchiamo il       Mille mondi
                   stri, è proprio allora e solo allora che      cielo con un dito.                         nel tempo libero
                   avremo occhi per chi ci vive accanto.                                                    Nel mondo
                        Vale sempre, vale soprattutto in                                                    delle seconde generazioni
                   tempo di pandemia. Il profeta Gio-
                                                                                                            pag. 41
                   ele lo dice con parole giuste: “Dopo
                                                                                                            SPECIALE
                   questo, io effonderò il mio spirito
                                                                                                            Di generazione in generazione
                   sopra ogni uomo e diverranno profeti
                                                                                                            La comunità di San Fermo:
                   i vostri figli e le vostre figlie; i vostri
                                                                                                            un progetto di accoglienza

6                                                                                                                                           7
Mille modi per dire polenta - Perchè in una città inclusiva, c'è spazio per tutti! - Cantiere Verde
BABEL | Mar 2021                                                   BABEL | Mar 2021

                   Mille mondi
                   al lavoro

                      P
                              erché si lascia la propria terra? Le
                              ragioni sono svariate, uniche e per-
                              sonalissime. Tra le più frequenti c’è
                   quella del lavoro: per questo, abbiamo voluto
                   raccogliere le testimonianze di tre giovani.
                   Due di loro, un bergamasco e un bresciano,
                   vivono e lavorano fuori dall’Europa. Il terzo, di
                   origine marocchina, è arrivato in Italia da pic-
                   colo. Tutti loro, ci raccontano una storia di re-
                   alizzazione, che è passata attraverso il lavoro.
                       E le loro storie sono così simili!
                       Speriamo che ci aiutino a moltiplicare i
                   nostri punti di vista…

8                                                                                9
Mille modi per dire polenta - Perchè in una città inclusiva, c'è spazio per tutti! - Cantiere Verde
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                     FORMAZIONE E LAVORO

                     Una ricetta
                     per crescere                                                                                               Durante la laurea magistrale andai in     Bergamo dell’Associazione dei Giovani Musul-
                                                                                                                            Francia per un anno, con il programma Era-    mani in Italia. Nel 2016, con alcuni amici, ab-

                     M
                     di Jamal Ouchikh                                                                                       smus, curioso di conoscere quel paese: ero    biamo iniziato il rinnovamento dell’Associa-
                                                                                                                                                                          zione a Bergamo, costruendo MYBG (Muslim
                                                                                                                            intenzionato a trasferirmi in Francia, per fare
                                                                                                                            un’esperienza di vita. In Francia, i compagni Young Bergamo Generation), per legare mag-
                                                                                                                            di studio mi ascoltavano perché ero italiano, giormente l’Associazione alle esigenze dei
   Una storia di                                 i chiamo Jamal,         il tutor dello stage del IV anno, per motoristi,   marocchino, europeo, potevo parlare e pro-    giovani della nostra provincia. Ne sono stato
   integrazione
                                                 sono arrivato in Ita-   mi ha fatto notare che la nuova specializza-       porre soluzioni frutto della sintesi di tre di-
                                                                                                                                                                          Presidente fino ad un anno fa: siamo presenti
     e successo,
                                                 lia nel 1999, avevo     zione di termotecnico era quella a cui appari-     versi punti di vista.                         nelle Reti sociali, abbiamo collaborato con il
   attraverso lo
studio, il lavoro,                               10 anni, venivo da      vo maggiormente interessato. Così ha sciolto           Dal febbraio 2017 lavoro come responsa-   Comune, con gli Oratori, con le ACLI. Studen-
      l’impegno
                                                 un paese agricolo       ogni mia perplessità sul nuovo percorso da         bile della gestione delle manutenzioni nell’O-ti universitari e laureati offrono attività di
           sociale                                                                                                          spedale Papa Giovanni XXIII, mi occupo della  orientamento ai più giovani, perché ognuno
                                                 marocchino e sono       intraprendere.
                                                 giunto a Sant’Omo-           Il “Pesenti” mi ha dato molto anche dal       programmazione tecnica e del personale: cir-  si dedichi alla costruzione della propria vita.
                                                 bono Imagna, dove       punto di vista umano, ho avuto professori che      ca 20 persone. Sono contento, ogni giorno si  I nostri genitori hanno studiato in Marocco:
                     ho frequentato le scuole medie; mio padre           sapevano essere pazienti anche in situazioni       impara qualcosa di nuovo. I primi due anni ho difficilmente possono discutere e consigliare
                     era qui da 10 anni quando decise per il ricon-      difficili, si poteva discutere con loro, mostra-   dovuto studiare molto, da solo, per approfon- sulla situazione italiana. Per questo, il con-
                     giungimento familiare, viste le poche possi-        vano di credere in te quando ti davi da fare,                                                    fronto tra giovani è molto importante. L’im-
                                                                                                                            dire la conoscenza sui singoli impianti, alcuni
                     bilità lavorative in Marocco.                       infondevano fiducia. Questo investimento po-       dei quali conoscevo solo teoricamente: così   pegno sociale è fondamentale per la crescita
                          La scelta dell’Istituto “Pesenti”, nel 2003,   sitivo rimane nei ragazzi per tutta la vita e li   mi sono costruito autonomamente una sorta     della personalità, fuori dalle costrizioni del
                     fu basata sui consigli dei professori della         influenza positivamente.                           di corso di aggiornamento, che ora propongo   mondo del lavoro.
                     scuola media: mi interessavano le automobi-              Dopo la maturità mio padre mi disse che       anche ai collaboratori.                            Mi sono sposato nel settembre 2017 con
                     li, ho concentrato l’attenzione sulla meccani-      non dovevo aver fretta di lavorare e mi sti-                                                     una ragazza di origine marocchina, nata e
                     ca; per la mia famiglia bastava che si trovasse     molò a proseguire gli studi: un suggerimento                                                     cresciuta a Carpi, conosciuta al convegno
                     lavoro facilmente e quell’anno ci trasferimmo       prezioso per un giovane. Volevo iscrivermi ad                La cultura marocchina               annuale dell’Associazione Giovani Musulma-
                     a Bergamo.                                          Ingegneria energetica, ma avrei dovuto fre-               mi ha aiutato nel rispet-              ni d’Italia. Ho fatto una scelta alternativa a
                                                                                                                                                                          quella tradizionale: di solito si torna in Ma-
                          A scuola mi sono inserito bene, in par-        quentare a Milano. Allora scelsi Ingegneria                  to di chi è più grande:             rocco per sposarsi, oppure ci si lega ad una
                     ticolare mi piacevano le ore di laboratorio,        meccanica a Dalmine per poter contempora-
                     preferivo apprendere in classe e nella pra-         neamente lavorare. Era una bella sfida, teme-
                                                                                                                                     non rispettare gli altri             ragazza italiana. Invece, io, ho conosciuto mia
                     tica che studiare teoricamente sui libri. Il        vo che partendo dal “Pesenti” fosse troppo                ti priva della possibilità             moglie, che ora studia economia all’Universi-
                     primo anno ho frequentato il corso macchine         difficile; invece ero tecnicamente preparato. Il           di ascoltare e di andare              tà di Bergamo ed è molto contenta della sua
                                                                                                                                                                          nuova città, in una attività sociale della vasta
                     utensili, con il disegno meccanico; il secondo      primo anno ero tentennante per la paura di                                       avanti.
                     e terzo anno ho scelto il percorso per motori-      non farcela: questa fu la vera sfida da vince-                                                   comunità degli italo-marocchini.
                     sti, con molti stage. Infine ho seguito il bien-    re. Poi acquisii il metodo di studio: mi laureai                                                      Le chiavi della mia vita sono l’umiltà, sa-
                                                                                                                                È importante, nella mia vita, l’impegno per ascoltare ed imparare da tutti, e la fiducia
                     nio per tecnico dei sistemi energetici e mi si      nel 2014, sempre studiando e lavorando part-
                                                                                                                            nella comunità musulmana di Bergamo. Ho nelle mie capacità per migliorare.
                     è aperta una nuova interessante prospettiva:        time, presso la Brembo.
                                                                                                                            intrapreso l’impegno sociale nella sezione di

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Mille modi per dire polenta - Perchè in una città inclusiva, c'è spazio per tutti! - Cantiere Verde
BABEL | Mar 2021                                                                                                                                                                                                    BABEL | Mar 2021

DAL PUNTO DI VISTA DELL’ALTRO

                                                                                                                                                                                  I campi
                                                                                                                                                                  «Trasferirmi
                                                                                                                                                                  per lavoro
                                                                                                                                                                  mi ha anche

La mia vita                                                                                                                                                                       (di calcio)
                                                                                                                                                                  consentito di
                                                                                                                                                                  conoscere il
                                                                                                                                                                  mondo: eccomi

negli USA                                                                                                                                                                         di Beirut
                                                                                                                                                                  in viaggio in
                                                                                                                                                                  Guatemala»

di Francesco Castrale                                                                                                                                                             di Stefano Fogliata

                                                                                                                                                                                     Q
                                                                                                                                                                                              uando a febbraio 2014 ho preso il
                                                                                                                                                                                              primo aereo per Beirut non avevo
                                                                                                                                                                                              aspettative, se non quella di pren-
                                                                                                                                                                                  dere il massimo da un’esperienza di servizio
                                                                                                                                                                                  civile dove mi si chiedeva di dare il massimo.
                                                                                                                                                                                  Non c’era una casa che ci aspettava, nessuna
                                                                                                                                                                                  amicizia e nessun progetto definito, se non
                                                                                                                                                                                  quello di dare una mano a Caritas Libano

     “L
                                                                                                                                                                                  dentro un campo profughi palestinesi e in una
                ’inglese non è per me, non sono porta-    sono sempre stati il centro del mio mondo, quando          una vita, di fatto, ancora collegiale, con professional      comunità di donne-bambini migranti.
                to per le lingue”. Quante volte mi sono   ad ottobre 2015 mi sono ritrovato in Machigan Ave-         exams da superare e vivendo in una comunità di gio-              Un anno sono diventati due: ho deciso di
                ripetuto questa frase dietro ai banchi    nue, a Chicago, con il naso all’insú in mezzo ai grat-     vani di ogni nazionalità, incluso un grande gruppo di        lasciare il mondo della cooperazione inter-
di scuola e quante volte ho pensato a come Bergamo        tacieli, per la prima volta ho provato la sensazione       italiani all’estero. La seconda, e attuale, esperienza       nazionale e iniziare un dottorato di ricerca
avesse tutto per me: gli amici di sempre, il quartie-     di essere un piccolo puntino al centro di un mondo         negli Stati Uniti, ha rappresentato un salto molto           all’Università di Bergamo, che avrei svolto sul
re, la famiglia, la montagna, il lavoro vicino a casa e   molto piú grande.                                          più grande sotto ogni profilo: geografico, personale         campo rimanendo in Libano. Il mio progetto?
molto altro.                                                   Lavorare per un’azienda internazionale e vivere       e professionale; ha significato mettere in discussio-        Continuare a farmi delle domande su quel
     Per quanto queste due convinzioni abbiamo se-        all’estero ha significato superare barriere linguisti-     ne molte certezze, accettare di fare compromessi e           microcosmo che, a Beirut, avevo trovato. Do-
gnato i primi venticinque anni della mia vita, feb-       che e culturali, imparare una professione sempre           iniziare un percorso di maturazione nuovo, senza             mande a cui sapevo già che non avrei trovato
braio 2021 segna il mio quinto anno negli Stati Uniti,    nuova e in divenire giorno dopo giorno, being resi-        sapere bene dove mi avrebbe portato.                         risposte.
maggio 2021 il mio settimo anno lontano da Berga-         lient durante i momenti difficili, e, soprattutto, vede-        E dove ci porterà questo viaggio nella sua pros-            Sono ripartito da una domanda che un
mo, avendo fatto tappa a Dublino per diciotto mesi,       re l’impegno e il merito premiati e riconosciuti anno      sima tappa ce lo chiediamo spesso, probabilmente             allenatore di calcio aveva posto ai suoi baby
prima di trasferirmi oltreocano. L’inglese, che non       dopo anno. La prima esperienza in Irlanda ha signifi-      ogni settimana, e non avere una risposta chiara devo         giocatori durante una cena di Ramadan den-
faceva per me, é la lingua in cui sogno, penso e co-      cato la scoperta dell’indipendenza, uscire di casa, ma     ammettere non sia sempre semplice. Sentiamo il ri-           tro il campo profughi: “Chi non sa come torna-
munico il 99% del tempo, al lavoro e a casa, avendo       essere abbastanza vicini da poter tornare ogni volta       chiamo di casa ma allo stesso tempo la nostra casa è,        re a casa?”. Attorno al tavolo c’erano circa 50
sposato lo scorso settembre una ragazza irlandese.        che lo si volesse; avere la responsabilità nuova di do-    oggi, anche un po’ da questa parte del mondo.                bambini palestinesi e siriani, tutti profughi,
     Bergamo, e specialmente Borgo Santa Caterina,        ver pagare l’affitto, bollette, fare la spesa, ma avere                                                                 tutti lontani da “casa”, chi da pochi anni e chi

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Mille modi per dire polenta - Perchè in una città inclusiva, c'è spazio per tutti! - Cantiere Verde
BABEL | Mar 2021                                                                                                                                                              BABEL | Mar 2021

                                                                                                                         Mille mondi
                                                                                                                         a scuola
                                                                                                          «A Beirut,
                                                                                                          il campetto
                                                                                                          da calcio è
                                                                                                          stata la mia
                                                                                                          biblioteca»

da intere generazioni. E mentre io continuavo           persone. Bambini esclusi dalla scuola che
a pormi domande “esistenziali” sul senso di             guardavano al calcio come unica alternativa
casa e sulla fortuna di avere in tasca un pas-          quotidiana, adolescenti cresciuti troppo in
saporto che mi permetteva di tornare a “casa”           fretta, adulti alle prese coi problemi di tutti
in ogni momento lo desiderassi, i bambini pa-           i giorni ed anziani che non finirebbero mai di
lestinesi si auto-organizzavano per accom-              raccontarti la loro Storia, con la S maiuscola,

                                                                                                                            Q
pagnare a casa i loro coetanei siriani arrivati         fatta di guerre, esili, violenze ma anche delle
                                                                                                                                      uanti significati si celano nei modi
da poco.                                                gioie indimenticabili date dalla tripletta di
                                                                                                                                      in cui facciamo scuola? In questa
    Quella scena di quotidiana umanità nel-             Paolo Rossi ascoltata alla radio mentre l’in-
                                                                                                                                      sezione ce li racconta Omar, che
le difficoltà mi ha aiutato a ricercare una via         tero campo era sotto le bombe della guerra
                                                                                                                         vive nello studentato universitario a Berga-
alternativa per poter raccontare tutto quanto           civile nel 1982.
                                                                                                                         mo, dove si trova grazie a una borsa di studio
stavo vivendo dall’occhio privilegiato di gio-              Dopo quattro anni di Libano, tutto ciò non
                                                                                                                         che l’ha spinto a lasciare la sua terra nativa, il
vane europeo. Per capire qualcosa di quel               poteva rimanere un patrimonio mio e dei po-
                                                                                                                         Mozambico, per studiare in Italia.
posto era necessario sentirsi a casa, ricon-            chi addetti ai lavori in Università: tornare a
                                                                                                                             Ce li racconta anche Sofia, nata in Italia
nettendomi alle abitudini quotidiane che a              casa significava provare a raccontare un mon-
                                                                                                                         e trasferitasi da poco con la sua famiglia a
casa ti fanno sentire. Ho così iniziato a ripen-        do che mai mi sarei aspettato di incontrare
                                                                                                                         Shangai, dove fa amicizia con i suoi compa-
sare la mia ricerca giocando a calcio, il lavoro        nel lontano febbraio 2014. Grazie ad amici e
                                                                                                                         gni, si diverte e scopre nuovi usi e tradizioni.
più bello del mondo vero? La mia biblioteca             professionisti, abbiamo realizzato “Footbal-
                                                                                                                         Per tutti loro, la scuola è una grande occasio-
vivente è diventato un campetto da calcio               lization”, un documentario che prova a rac-
                                                                                                                         ne di crescita e incontro. E, se il Coronavirus a
dentro Borj el-Barajneh, vicino a Beirut. Quel          contare il Libano dei campi profughi dalla
                                                                                                                         tutti sta creando qualche difficoltà, si sa bene
rettangolo verde rappresenta il luogo simbo-            prospettiva di un pallone e di persone con un
                                                                                                                         che il “bisogno” altro non è che la molla ver-
lo di tutta la socialità, di tutte le difficoltà e di   numero sulla schiena. Per provare a chiedersi
                                                                                                                         so il “sogno”!
tutti gli scontri accumulatisi in 70 anni di vita       davvero “Chi non sa come tornare a casa?”.
di un campo profughi che oggi ospita 44.000

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Mille modi per dire polenta - Perchè in una città inclusiva, c'è spazio per tutti! - Cantiere Verde
BABEL | Mar 2021                                                                                                                                                                                                                BABEL | Mar 2021

                    A SCUOLA DI RESILIENZA
                                                                                                                            Quando i bambini
                    Chi sono                                                                                                ci fanno scuola…
                    i veri maestri?                                                                                         d’integrazione
                                                                            Con l’avvento della didattica a distanza,
                                                                       sono emerse difficoltà di diversa natura, da
                    di Roberta Finazzi                                 quelle materiali a quelle legate alla difficoltà     di Margherita Basanisi e Claudia Norbis
                                                                       di gestione di una lezione così diversa dalle
                                                                       solite. Sono però anche venuti alla luce altri

                                                                                                                                A
                                                                       aspetti: quando le lezioni erano in presenza,
                    «Il Coronavirus ci ha obbligati tutti a stare a                                                                    bbiamo chiesto a Sofia, Elisabetta, Anto-       un po’ più scura. Osservando questi disegni, non
                                                                       non tutti avevano la possibilità di acquistare
                    casa e imparare a distanza, però è una bella                                                                       nio, Giulia, Samuel, Anna e ad altri bam-       abbiamo saputo notare le differenze. Certo, il nome
                                                                       il biglietto del treno tre o quattro volte alla
                    cosa per imparare insieme»                                                                                         bini di raccontarci la loro classe. Shangai,    o la bandiera ci possono dare qualche indicazione,
                                                                       settimana, non tutti potevano lasciare a qual-
                    «Voglio tornare a scuola perché mi manca in-                                                            Montirone (Bs), Milano, Venegono (Va) e Bergamo:           ma non sembrano essere discriminanti per loro, anzi.
                                                                       cuno i loro figli, non tutti godevano di una agi-
                    contrare le persone»                                                                                    i disegni che abbiamo collezionato provengono da           Quando abbiamo chiesto ad Alice di raccontarci della
                                                                       lità lavorativa che permettesse di conoscere
                    «Adesso che studio a casa posso stare con i                                                             diverse città e scuole primarie. La richiesta una sola:    sua classe, ha incominciato a parlare di una compa-
                                                                       con precisione gli orari in cui si è impegnati.
                    miei bambini»                                                                                           raccontare la differenza culturale all’interno della       gna nata in Svizzera, ma per lei non era una notizia
                                                                       Quasi tutti, invece, possiedono uno smar-
                    «Quando torniamo a scuola?»                                                                             loro classe, in modo spontaneo e naturale.                 importante. Subito, ci ha raccontato della loro amici-
                                                                       tphone per comunicare con la loro famiglia,

                       E
                                                                                                                                La semplicità dei bambini è qualcosa di fenome-        zia e di come a scuola disegnano e giocano insieme
                                                                       e la maggior parte ha una rete di conoscenze
 Un piccolo pez-              cco i pezzetti del puzzle da comporre                                                         nale: alcuni dei nostri piccoli intervistati hanno ori-    ai loro compagni. Ci ha raccontato le loro avventure
zo di cronaca di
                                                                       ed amicizie per cui è facile trovare qualcuno
                              per avere una vaga idea della com-                                                            gini straniere, altri sono italiani, alcuni con la pelle   e i litigi che, fortunatamente, si risolvono condivi-
fatica quotidia-                                                       disposto a ‘prestare’ il wi-fi. Ci siamo quindi
                              plessità di una scuola che è, forse,
na dalla Scuola                                                        trovati ad avere una scuola fatta di mamme
      di Italiano   ancora più particolare delle altre. Dal marzo
                                                                       che seguono le lezioni mentre allattano il loro
     Ataya della    scorso, chi si trova alle prese con l’appren-
    Cooperativa                                                        figlio; di ragazze e ragazzi che si collegano dal-
                    dimento della lingua italiana ha visto la sua
            Ruah.                                                      le loro case o da quelle di amici, dal proprio
                    routine scolastica, già di per sé sui generis,
                                                                       lavoro mentre tagliano i capelli ad un cliente
                    stravolta.
                                                                       o cucinano; mentre sono in fila alle poste o in
                         Chi si occupa di questo insegnamento
                                                                       qualche altro ufficio pubblico.
                    è abituato agli imprevisti e ai cambiamenti
                                                                            In tutti c’è la speranza di tornare presto
                    emergenziali, ma la singolarità della situa-
                                                                       a scuola, l’impegno e la fatica di questi stu-
                    zione ha disarmato anche loro, i docenti più
                                                                       denti però hanno fatto capire che la scuola
                    camaleontici ed estrosi. E non è stato facile:
                                                                       che desideriamo e a cui sogniamo di torna-
                    non è stato compito facile spiegare che fra
                                                                       re, è importante iniziare a costruirla adesso,
                    i parenti stretti non si potevano includere
                                                                       usando, al meglio, i pochi (o tanti) strumenti
                    i cugini di secondo grado della zia, che era
                                                                       che abbiamo a nostra disposizione. Perché gli
                    meglio evitare per un po’ di offrire alla vicina
                                                                       strumenti davvero indispensabili per la scuo-
                    il couscous che le piace tanto, che se le per-
                                                                       la sono il bisogno e il desiderio. Per aspera ad
                    sone non accettavano più i loro inviti, non si
                                                                       astra, facendo del “bi-sogno” la molla verso
                    dovevano offendere.
                                                                       il “sogno”.

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Mille modi per dire polenta - Perchè in una città inclusiva, c'è spazio per tutti! - Cantiere Verde
BABEL | Mar 2021                                                                                   BABEL | Mar 2021

                                                          il virus impone). “Mi vengono in mente, per contra-
                                                          sto, alcune vignette propagandistiche degli anni del
                                                          colonialismo italiano che ho mostrato ai miei alunni
                                                          qualche settimana fa. Lì lo straniero era inconfon-
                                                          dibile, perché era raffigurato in modo talmente de-
                                                          forme che non poteva di certo passare inosservato.
                                                          E gli autori di tali immagini non erano sicuramente
                                                          bambini”, ci spiega la maestra.
                                                               Allora ci sovviene una riflessione. Un bambino
                                                          che oggi va a scuola non vede nello straniero una dif-
                                                          ferenza a priori. Lo straniero è innanzitutto un bam-
                                                          bino che, come qualsiasi altro, potrà essergli più o
                                                          meno simpatico e quindi più o meno amico. Niente
                                                          nasi enormi o labbra spropositate. Amico e confiden-
                                                          te o semplice compagno di classe, null’altro. Il colore
                                                          della pelle quasi non si vede più e non per super-
                                                          ficialità: non è più un problema. L’adulto di oggi è
                                                          capace di guardare oltre, proprio come fa suo figlio?
dendo la merenda. Sofia, invece, è nata in Italia ma
oggi vive con la sua famiglia vicino Shangai; con i
suoi compagni si diverte, scopre nuove tradizioni e
impara diversi giochi. Ohema, Andrea, Sohaib, Marco
e Veronica frequentano la classe quarta e durante
l’intervallo sono inseparabili. Laddove l’adulto vede
differenza e una possibile difficoltà, i più piccoli si
lasciano trascinare dall’entusiasmo e iniziano a gio-
care. In questi disegni, quindi, riusciamo davvero a
distinguere “gli stranieri”? Facciamo fatica e questo
ci scalda il cuore. Qualche bimbo ha colorato di to-
nalità più scura alcuni compagni, o gli ha disegnato
le treccine in testa, ma con la stessa attenzione con
cui ha raffigurato gli occhiali o la coda di cavallo su
un volto più chiaro. Nessuna differenza, solo sempli-
ci compagni di classe e perché no, anche amici. In
questi disegni non c’è spazio per il pregiudizio, per
la disuguaglianza, per la distanza (eccetto quella che

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LO STUDENTATO UNIVERSITARIO

La torre di Babel
bergamasca                                                        Alcuni scatti
                                                             all’interno dello
                                                                   studentato
                                                              universitario di
                                                                 Via Garibaldi
di Noha Tofeile                                                 a Bergamo, a
                                                              cura di Soljane

     I
        n via Garibaldi, a Bergamo, si cela una piccola
        miniera multiculturale: lo studentato universi-
        tario.
     Lì vivono molti studenti come Omar, che si è ca-
tapultato dal Mozambico e Anitta, che ha avverato il
proprio sogno di scoprire la realtà lontana dalla sua
terra nativa, il Kerala.
     “Un proverbio africano dice che chi nasce, vive e
muore nel suo paese, non ha vissuto” racconta Omar.
Così, vinta la borsa di studio, ha colto immediata-
mente l’opportunità e nel 2019 si è trasferito in Italia.
     “Ammetto che all’inizio è stato difficile. Soprat-
tutto con le persone”. Abituato al calore affettivo del
Mozambico, dove si stringe amicizia al primo saluto,
instaurare rapporti per lui non è stato facile: “Tutti
sono gentili, ma c’è un velo di formalità, a me inso-
                                                                                  “Amo l’Italia ma… casa dolce casa, il Mozambico è il      non vedi solo campanili come a Bergamo, ci sono
lita, che mi ha fatto sentire lo straniero”. Anche in
                                                                                  mio paradiso”.                                            moschee, templi e chiese gli uni accanto agli altri”.
università ha trovato alcune difficoltà: “Ero abituato
                                                                                       Anitta è qui da poco tempo; nonostante il Covid      È un mondo tutto nuovo per lei: dalla lingua fino ad
a sessioni di studio collettivo. Qui mi sono dovuto
                                                                                  non le permetta di andare in università e fare ami-       arrivare al cibo – che ammette, nelle rare occasioni
adattare a quelle individuali. Per fortuna, non mi
                                                                                  cizia, non perde l’entusiasmo. “Manoharam, beauti-        in cui lo mangia, non resiste ad aggiungergli un po’
sono arreso e, superato lo shock iniziale, ho cono-
                                                                                  ful”. Descrive così la sua esperienza a Bergamo. “La      di sapori di casa. “Sicuramente il Kerala mi manca
sciuto molti ragazzi con cui, con il tempo, ho stretto
                                                                                  città è bellissima e sicura. La sera posso passeggiare    molto, ma qui mi sento libera ed indipendente e non
amicizia”.
                                                                                  senza paura”. Come Omar, anche lei nota un lato più       vedo l’ora di scoprire ancora di più. C’è solo una cosa
     Poi è arrivato il Covid, ma con un risvolto positivo.
                                                                                  freddo e distaccato delle persone: “Ti trattano tut-      che non capisco: perché, in Italia chiedete sempre
“Rinunciando alle nostre vite fuori dallo studentato,
                                                                                  ti con cordialità. Ti salutano, ti chiedono come stai,    scusa?”.
abbiamo iniziato a riunirci ogni giorno e condividere
                                                                                  ma poi se ne vanno. Da noi invece si parla un sacco”.
cibo, tempo e storie”. Questa esperienza ha permes-
                                                                                  All’interno dello studentato, la prima cosa che ha no-
so a Omar di conoscere un mondo nuovo, inaspet-
                                                                                  tato è stata la multinazionalità. “In Kerala è diverso:
tato, ma che forse non l’ha conquistato totalmente.
                                                                                  sono tutti indiani. La differenza è che per le strade

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BABEL | Mar 2021                                                  BABEL | Mar 2021

                   Mille mondi
                   a tavola

                      S
                            copriamo tutti i segreti della po-
                            lenta! Non solo la più importante
                            tra le pietanze tradizionali berga-
                   masche, ma anche un’occasione per girare il
                   mondo… nello spazio di un paiolo.

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                                                                                                                                                Cinzia, della

                                            LE POLENTE!
                                                                                                                                                cooperativa
                                                                                                                                                   “Cantiere
                                                                                                                                                      Verde”

                                                                                                   L
                                                                                                          a polenta è diffusa in diversi posti nel
                                             di Martina Biava e Elena Sarzilla
                                                                                                          mondo, preparata in semplicità con
                                                                                                          gli ingredienti che ogni terra ha mes-

                                                L
                                                                                                 so a disposizione dell’uomo. Vi sono diversi
                                                      a più povera delle portate è la po-        tipi di polente cucinate a Bergamo, scopria-
                                                      lenta, cuore del pranzo domenicale         mole. Cosa hanno in comune? La vocazione
                                                      ed orgoglio bergamasco.                    alla condivisione!
                                                Ricetta antica, mais antichi: ne parliamo
                                             con Cinzia, produttrice agricola della coop.

                                                                                                 Gheat                                                          Foutou
                                             sociale “Cantiere Verde” di Cene.

                                                 La polenta bergamasca nasce dal seme            la polenta bianca eritrea                                      di banane e manioca
                                             di un cereale, il mais. Quali varietà coltivate?                                                                   La specialità del popolo Akan
                                                                                                 Cucinata da Mesgena Letehawariat di Bergamo                    Cucinata da suor Madeleine Tanoh delle Suore
                                                  Il mais di Gandino e il Rostrato Rosso di                                                                     delle Poverelle di Bergamo
                                             Rovetta, due sementi antiche, che coltiviamo
                                             nei territori da cui prende il nome il mais. Of-
                                                                                                 PREPARAZIONE                                                   La seconda versione di “polenta”, tipica della
                                             frendo tali prodotti biologici, riviviamo la sto-
                                                                                                                                                                Costa d’Avorio e del Ghana, non prevede l’uso
                                             ria dei semi conservati dai nonni, valorizzati      Far bollire l’acqua salata in una pentola.
                                                                                                                                                                dei cerali. Si prepara con banane e manioca,
                                             oggi dalle nuove generazioni. La decisione          Quando bolle, togliere la pentola dal fuoco e
                                                                                                                                                                una radice nutriente e versatile. Preparare il
                                             è stata culturale: ogni terra ha i suoi sapori,     aggiungere la farina di orzo speciale*, mesco-
                                                                                                                                                                foutou (o fufu) sembra semplice, il segreto:
                                             questi sono i nostri. Il mais è polifunziona-       lare e cuocere lentamente. Versare la polenta
                                                                                                                                                                saperlo abbinare con i condimenti giusti!
                                             le: se non si mangia genera calore, si usa per      cotta in un recipiente largo, amalgamare con
                                             costruire mobili e nel terreno crea materia         una noce di burro e dare una forma circola-
                                                                                                                                                                PREPARAZIONE
                                             organica. La polenta è per tutti: è adatta ai       re. Con l’aiuto di una tazza, creare una conca
                                                                                                                                                                Sbucciare le banane e la manioca e bollirle
                                             vegani e agli intolleranti al glutine, è nutrien-   nel gheat e riempirla di tesmi (burro aroma-
                                                                                                                                                                separatamente (salare l’acqua della secon-
                                             te e, soprattutto, la polenta è festa!».            tizzato). Spolverare di berbere (pepe rosso,
                                                                                                                                                                da). Una volta cotti, pestarle con un mortaio,
                                                                                                 polvere con dodici spezie) e servire con ajobo
                                                                                                                                                                poi unirli e mescolarli. Si otterrà un impasto
                                                                                                 (yogurt).
                                                                                                                                                                denso e omogeneo a cui dare la forma, ova-
                                                                                                 *la farina per gheat; il cereale viene lavato,                 le per l’uomo e tonda per la donna. Può ac-
                                                                                                 seccato al sole, tostato in padella (moklo),                   compagnare una salsa con pollo, gamberoni
                                                                                                 macinato e infine filtrato con il menfit.                      e melanzane.
Farina del Mais Rostrato Rosso di Rovetta

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                                      Cinzia al lavoro
                   al Mercato Agricolo M&C di Albino

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                   Molte fedi
                   nella
                   preghiera

                   I
                   n occasione delle festività natalizie, abbia-
                   mo incontrato Don Vasyl, parroco della co-
                   munità cattolica-ucraina a Bergamo.

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LA COMUNITÀ UCRAINA A BERGAMO

Due Natali
sono meglio che uno
di Noha Tofeile e Nadia El Ghaouat

     «S
                  ono arrivato in Italia per studia-       A proposito di giovani, come comunica con loro?        quest’ultimo distribuito con un cucchiaino da
                  re Teologia all’Istituto Orientale a                                                            un calice. Sono piccole differenze, ma in re-
                  Roma. Terminati gli studi, mi sono       «Con i giovani è più difficile comunicare ed av-       altà l’essenziale – credo e sacramenti – non
fermato per servire i miei connazionali, prima per    vicinarli alla Chiesa. Per noi, i ragazzi sono molto        cambiano».
sette anni tra Caserta e Napoli e poi per sei a Brescia.
                                                      importanti, infatti sosteniamo anche diverse scuole
Dopo queste esperienze, sono tornato in Ucraina per   in collaborazione con la Chiesa, per mantenerli in          Domani, 7 gennaio, sarà Natale. Come viene
due anni fin quando mi è stato proposto di servire la contatto con la cultura, la storia e la lingua di ori-      celebrato e quali differenze ci sono rispetto
comunità ucraina qui a Bergamo, poiché al parroco     gine. Inoltre, prima della pandemia spesso veniva-          alla tradizione latina?
era scaduta la convenzione e serviva qualcuno che     no organizzati eventi che li coinvolgevano, presso il
parlasse italiano».                                   patronato San Vincenzo. Per ora, oltre alla messa, le            «Esatto. Oggi, il 6, si cena con la famiglia: i
                                                      altre attività sono tutt’ora sospese. Io collaboro con      membri si riuniscono e cantano canzoni nata-
Ci parli di più sulla sua comunità qui a Bergamo.     l’ufficio migranti, con don Sergio e anche con questa       lizie e il giorno di Natale è dedicato alla visita
                                                      parrocchia. Spesso partecipo ed aiuto nella celebra-        ad amici e parenti portando in dono il pane
    «Sfortunatamente, non appena sono arrivato è zione del rito latino».                                          fatto in casa. Dato che in Italia il 7 gennaio
scoppiata la pandemia e non ho avuto modo di co-                                                                  non è festivo, poche persone possono per-
noscere a fondo i membri della mia comunità. Ini- Quindi quali sono le differenze tra il rito occidentale         mettersi di partecipare alla messa Natalizia.
zialmente, abbiamo gestito le messe online. Solo e quello orientale?                                              Per questo, oggi abbiamo celebrato la mes-
negli ultimi sei mesi abbiamo ripreso a riunirci per                                                              sa prefestiva e domani, per chi può, ci sarà
la messa, celebrata all’aperto in oratorio. Grazie ad      «Il nostro è cantato, anche i vespri. La messa         quella di Natale. Ho notato una differenza tra
alcune testimonianze, posso raccontarvi che la co- dura circa un’ora e mezza e in occasione delle feste,          Ucraina e Italia: in Ucraina, pur celebrando
munità si è formata circa vent’anni fa ed è cresciuta fino a quattro ore. Inoltre, noi prepariamo i doni per      il Natale il 7 gennaio, anche il 25 dicembre è
con il tempo. Prima capitava di seguire la messa con l’offertorio sull’altare laterale prima della messa e        festa nazionale, per rispetto dei fedeli di rito
altre parrocchie a domeniche alternate. Con il tempo non durante. Un’altra differenza riguarda la comu-           latino. È un giorno libero in più, con il fine di
la frequenza delle messe è aumentata e ora si cele- nione. Al posto dell’ostia, usiamo la “prosfora”, un          ritrovarci spesso a celebrare anche quello.
bra in lingua ucraina nella chiesa del Santo Spirito. pane da noi preparato sui cui è impressa la scritta         Alla fine, due Natali sono meglio di uno, no?».
Ad oggi, ogni domenica, partecipano 120/130 fedeli, IC XC NIKA, (Gesù Cristo, colui che vince). La si taglia
tra cui anche molti giovani».                         in piccole parti e la si offre unita al sangue di Cristo,

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                   Mille mondi
                   nel tempo
                   libero

                   C
                          he cosa vuol dire fare cultura dell’inte-
                          grazione? Per noi, vuol dire innanzitut-
                          to aprirsi alla pluralità e moltiplicare i
                   punti di vista. Ed è proprio questa la missione
                   del gruppo che vi presentiamo in questa se-
                   zione, Black Lives Matter Bergamo.
                       In questo numero abbiamo deciso di pas-
                   sare il microfono a tutte quelle realtà che, con
                   passione e perseveranza, cercano di creare
                   luoghi accoglienti nella città per tutti. Ecco a
                   voi allora l’esperienza di una kickboxing un
                   po’ interculturale, e di un regista che proiet-
                   ta sullo schermo l’identità di una ragazza, di
                   nome Fatou, rigorosamente afroromana.

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                     INTEGRAZIONE FILM FESTIVAL

                     Fatou: l’arte e il racconto
                                                                                                                         Uno di questi spazi è stato anche IFF. Come
                                                                                                                         valuti l’esperienza e qual è il tuo prossimo
                                                                                                                         progetto?

                     delle seconde generazioni                                                                               “Il festival è stata una sorpresa inaspet-                                                  La locandina
                                                                                                                                                                                                                         del film
                                                                                                                         tata. Lo conoscevo, ma non avevo mai avuto                                                      I Am Fatou
                                                                                                                         l’opportunità di partecipare. Non avevo gran-
                     di Nadia El Ghaouat                                                                                 di aspettative, la vincita ha significato ri-
                                                                                                                         scattare la seconda generazione. Il prossimo
                                                                                                                         progetto si chiama “Origines” (già lanciato su

                        I
                                                                                                                         Youtube); si tratta di un movimento artistico
   Integrazione             FF (Integrazione Film Festival): il festi-    “Durante un progetto dell’UE che coinvol-      volto alla creazione di uno spazio di inclusio-
   Film Festival
                            val promosso dalla Cooperativa Ruah      geva diversi ragazzi di Roma, Berlino e Podgo-                                                        IO SONO FATOU. Sono nata il 22 giugno del 1995, i miei
     2020, vince                                                                                                         ne per giovani di seconda generazione, con
                            che racconta l’integrazione attraverso   rica, ho conosciuto Fatou. La sua personalità                                                         genitori sono entrambi originari del Senegal, a Roma,
       il riscatto                                                                                                       l’obiettivo di sentirsi parte di un gruppo ed
 della seconda       brevi cortometraggi. Abbiamo intervistato       suscitò in me molto interesse e curiosità. Per                                                        in un quartiere in cui c’era il mondo, Piazza Vittorio,
                                                                                                                         esprimere al meglio i propri talenti e le pro-
   generazione
                     Amir Ra, il vincitore della scorsa edizione, chequesto motivo, le proposi l’idea del cortome-                                                         dietro la stazione Termini.
  con la voce di                                                                                                         prie creatività”.
                     nella sua attività cinematografica si è dedica- traggio e lei ne fu entusiasta. Volevo raccon-                                                        Quasi tutti i giorni sono in conflitto con l’interno e l’e-
Fatou e la regia
      di Amir Ra     to a lungo al tema delle seconde generazioni    tare la sua storia senza il rischio di fuorviarla                                                     sterno della casa. La vita che io ho fatto non è stata fa-
                     e ai loro vissuti in-between.                   e perciò prima di produrre, decisi di vivere la                                                       cile (a livello economico, sociale…). Per uscire da quel-
                                                                     sua quotidianità dentro casa con la madre e                                                           la realtà cruenta e negativa che mi circonda e tornare
                     Ciao Amir, raccontaci chi sei e il tuo percorso fuori. Il lungo lavoro di osservazione mi aiutò                                                       ad un mood positivo mi aiutano il canto, la danza, la
                     nel mondo del cinema.                           a stabilire un quadro dettagliato dove poter                                                          recitazione.
                                                                     inserire la sua storia”.                                                                              Adesso mi sento a mio agio e riesco a costruire delle
                         “Sono nato a Il Cairo e sono cresciuto a                                                                                                          energie dentro di me che qualsiasi individuo da fuori
                     Milano fino a che non sono ritornato in Egitto Fatou pare un’immagine simbolo della secon-                                                            apprezza. Mi definisco afro-romana in quanto miscu-
                     per studiare fotografia e cinema all’universi- da generazione. Era ciò che volevi comunica-                                                           glio delle mie parti africana, italiana e romana.
                     tà. Durante il mio ultimo anno, la mia strada re?                                                                                                     Oggi comunque c’è molta “afro-italianità”: nella musi-
                     incrociò quella del direttore della fotografia                                                                                                        ca, nella recitazione, nello sport, in tutto. L’Italia è ric-
                     Marco Onorato, che si trovava lì per lavoro.         “Esatto, è la storia di Fatou, ma anche di                                                       ca di AFRO, solo che questo non è messo alla luce del
                     Per gioco del destino, al direttore serviva un qualsiasi giovane di seconda generazione. Da                                                           sole. C’è qualcosa dentro questa Italia: ci sono ragazzi
                     assistente che parlasse italiano. Quella fu un lato gli scontri con le origini e la società in                                                        e ragazze con background migratorio, figli di genitori
                     la mia fortuna più grande. Con lui si instau- cui vive e dall’altro le battaglie più universali                                                       di origine straniera o nati da coppie miste, che riesco-
                     rò, poi, un rapporto speciale che mi riportò come il conflitto con i genitori o le delusioni                                                          no a far emergere e mostrare il proprio talento.
                     a Roma. La sua scomparsa mi scosse molto, provocate dalle amicizie. È una giovane donna
                     così iniziai a scrivere e produrre storie delle che sta crescendo alla ricerca del suo posto
                     quali sentivo l’esigenza di raccontare. Una di nel mondo e al contempo è pervasa da un’in-
                                                                                                                                                                           Guarda il nuovo video Origines,
                     queste fu anche quella di Fatou”.               finita ricerca identitaria. Con il canto riesce a
                                                                                                                                                                           di Amir Ra, con la voce di Fatou
                                                                     trovare una risposta che grida al mondo inte-
                                                                                                                                                                           http://www.integrazionemigranti.gov.it/Attualita/
                     Come è nata l’idea di “I am Fatou”?             ro e questa è una piccola rivoluzione: avere gli
                                                                                                                                                                           Notizie/Pagine/Origines-An-Italian-Second-Genera-
                                                                     spazi e i mezzi per farsi sentire”.
                                                                                                                                                                           tion-Movement.aspx

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BABEL | Mar 2021                                                                                                                                                                                                      BABEL | Mar 2021

UNO SPORT DAI MILLE MONDI

La kickboxing                                            Elena che con grande fierezza raccontano di come              pregavano e io facevo le mie cose, entrambi nel ri-

di Supreme Fight
                                                         hanno messo in pratica i principi su cui hanno fon-           spetto reciproco… certo, all’inizio è stato strano, non
                                                         dato la palestra: il rispetto dell’altro, l’inclusione e la   ero abituato, ma poi è diventato normale”. Prose-
                                                         convivenza.                                                   guono con orgoglio raccontando del progetto con

Team
                                                             Con orgoglio citano il progetto con la scuola del         l’Associazione Italiana Parkinsoniani di Bergamo con
                                                         Patronato, i cui studenti spesso presentano fragili-          cui è attiva una collaborazione innescata da Grazia-
                                                         tà, il percorso con le ragazze della Comunità Agatà           no che, dopo aver provato varie palestre dove non
                                                         e, ancora, con gli oratori. Tutte iniziative accomunate       si sentiva a suo agio, è arrivato da loro e, trovandosi
                                                         da un unico scopo: supportare adolescenti fragili,            bene, ha proposto loro di dedicare un corso a per-
di Alice Bendotti                                        spesso esclusi da altre realtà sportive, nella gestio-        sone con parkinson. Adesso hanno molti iscritti, il
                                                         ne dell’emotività e della fisicità; trovare un gruppo         Covid19 non ha impedito loro di continuare on-line,

     S
                                                         accogliente li ha aiutati a lavorare sull’autostima, a        così come con tutti gli altri corsi. “Sono un agonista
            ono già passati due anni da quando, dietro   trovare un posto dove sentirsi bene, a prescindere            ma da quando esiste Supreme, le mie soddisfazio-
            spinta di un’amica, decido di recarmi alla   dal paese d’origine o dal contesto di marginalità in          ni non vengono solo dalle performance degli atleti,
            palestra del Patronato dove da poco Su-      cui talvolta si trovano.                                      ma anche dall’impatto sociale che la kickboxing ha
preme Fighting Team organizza corsi di kickboxing,           All’interno del gruppo ci sono persone di vari            sulle persone che frequentano la palestra, in primis
sia a livello amatoriale che agonistico.                 paesi, religioni, abitudini, ma c’è rispetto e condivi-       il progetto con parkinsoniani” conclude Elio; Supre-       Chi c’è dietro a
    Subito rimango colpita dalla calorosità con cui
vengo accolta, esco da un periodo tosto e, guardan-
                                                         sione: “Per esempio, quando c’è Ramadan gli atleti
                                                         musulmani me lo comunicano così che io possa ge-
                                                                                                                       me Fighting Teams è un esempio concreto di come lo
                                                                                                                       sport, se esercitato da leaders inclusivi, può essere      Supreme Fighting
domi intorno, mi accorgo che qui c’è davvero spazio      stire il ritmo d’allenamento; durante il progetto con
                                                         la scuola del Patronato, alcuni durante l’intervallo
                                                                                                                       motore di educazione alla convivenza in una città dai
                                                                                                                       Mille Mondi.
                                                                                                                                                                                  Team?
per tutti. Me lo confermano Elena Andreoletti ed Elio
Pinto, i fondatori di una palestra che promuove un
modello di sport sano ed inclusivo, nata in un luo-
go speciale della città spesso dimenticato. “Siamo
approdati al Patronato un po’ per caso, grazie a Don
Marco e spesso ci chiedevamo perché le persone                                                                                                                                   Elio Pinto
scegliessero noi ad altre palestre” esordisce Elio.                                                                                                                              Pluricampione italiano, campione europeo Wako
    La risposta a questa domanda arriva proprio                                                                                                                                  Pro, atleta azzurro per svariati anni. Ad oggi Di-
quando chiedo loro qual è il valore aggiunto di SFT,                                                                                                                             rettore Tecnico della nazionale italiana juniores
mi raccontano all’unisono “Il gruppo: noi veniamo                                                                                                                                di kickboxing e di Supreme Fighting.
qui per stare bene e per fare questo occorre che an-
che chi viene si senta bene; quando vediamo che le
                                                                                                                                                                                 Elena Andreoletti
persone chiacchierano negli spogliatoi, fanno cose
                                                                                                                                                                                 Istruttore federale e atleta da 20 anni di kick-
insieme, si aiutano durante l’allenamento, noi sia-
                                                                                                                                                                                 boxing, decide di dedicarsi all’insegnamento
mo felici; se Luca Mameli, che è il mio miglior atleta
                                                                                                                                                                                 della disciplina Dojo Supreme per trasmettere
agonista, esce con il muso, per me è un allenamen-
                                                                                                                                                                                 la sua contagiosa passione, i valori sportivi, le
to buttato; al di là della performance non c’è niente
                                                                                                                                                                                 competenze tecniche. In breve, offrire alle perso-
di più bello che vedere una palestra con un gruppo
                                                                                                                                                                                 ne la possibilità di trovare un equilibrio armo-
che si diverte”. Queste alcune delle parole di Elio ed
                                                                                                                                                                                 nioso attraverso questo sport meraviglioso.

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                   BLACK LIVES MATTER A BERGAMO

                   Costruire insieme la città
                   delle nuove generazioni
                   di Wiam Bouqallaba, Ayman Bourrai
                   e Samira Naamane di BLM Bergamo

                      B
                               lack Lives Matter Bergamo nasce da un          scriminazioni nella vita quotidiana, sia quelle espli-
                               gruppo di ragazze e ragazzi che si è unito     cite che quelle più inconsapevoli. In quest’ottica,
                               per organizzare il presidio del 7 Giugno,      l’Intersectional Day di luglio è stata un’occasione per
                   seguendo l’onda delle proteste scoppiate negli Stati       affrontare il tema anche in relazione ad altre lotte
                   Uniti per la morte di George Floyd, contro un sistema      sociali fondamentali, quali la giustizia ambientale, il
                   oppressivo e razzista nei confronti degli Afroameri-       femminismo e i diritti LGBTQ+.
                   cani.                                                           Un nuovo progetto a cui teniamo molto è anche
                       Infatti, anche in Italia, come nel resto del mondo,    Voci dall’Africa, una serie di incontri in cui si parla
                   le persone manifestavano a sostegno alla lotta della       di notizie da vari paesi africani, approcciate da una
                   comunità afroamericana e contro le discriminazioni         prospettiva diversa rispetto a quella bianco-centri-
                   presenti sul proprio territorio.                           ca dei mass media e dei programmi scolastici.
                       In meno di una settimana, abbiamo riunito circa             Accanto a queste iniziative di stampo educativo
                   seicento persone in piazza: qualcosa nella vecchia         e culturale, sentiamo anche la necessità di portare
                   Bergamo finalmente si era mosso! L’evento ha visto         avanti una battaglia politica che stia al passo con
                   una significativa partecipazione, soprattutto da par-      gli eventi che colpiscono il nostro territorio locale e
                   te dei giovani della bergamasca: c’era ascolto reci-       nazionale: ad esempio ci siamo opposti fermamente
                   proco e un’irrefrenabile voglia di farsi sentire, di es-   con una serie di manifestazioni al caso di Botta di
                   sere parte di una collettività ampia e interculturale.     Sedrina in cui si era fatta una raccolta firme per chie-
                       “Questo è solo l’inizio”, ci siamo detti. Ed è così    dere di separare i mezzi di trasporto per gli ospiti del
                   che il gruppo si è man mano allargato accogliendo          centro di accoglienza lì presente.
                   nuove persone col desiderio comune di vedersi rap-              Infine, data la volontà intersezionale di Black Li-
                   presentate in una città che ignora il potenziale della     ves Matter Bergamo, ci sono state e ci saranno anche
                   sua multiculturalità: siamo ragazze e ragazzi italiani,    collaborazioni (che speriamo di raccontarvi in futuro)
                   afrodiscendenti e non, studenti delle superiori, uni-      con le varie realtà di attivismo già esistenti nel ter-
                   versitari o lavoratori, che lottano insieme per una        ritorio, con l’obiettivo comune di rendere Bergamo
                   Bergamo antirazzista e inclusiva.                          una città adatta alle esigenze delle nuove generazio-
                       Perciò dal primo presidio non potevano che sus-        ni.
                   seguirsi altre iniziative volte ad analizzare le diverse
                   forme di razzismo, dagli ostacoli istituzionali alle di-

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                   LA COMUNITÀ DI SAN FERMO

                   Di generazione
                   in generazione

                   di Anna Marinoni e Irene Mapelli

                      O
                               rmai da molti anni la città di Bergamo è
                               chiamata a dare delle risposte alle esi-
                               genze e alle sfide dell’accoglienza. Le
                   esperienze nate in passato, così come quelle attive
                   oggi, sono tante e diverse, ma da esse emerge la co-
                   mune consapevolezza che la loro buona riuscita ha
                   poco a che fare con criteri di efficiente spartizione
                   di quote umane. Nasce invece dall’incontro, dallo
                   scambio reciproco e, soprattutto, dalla convinzione
                   che il primo atto accogliente è quello di fare spazio,
                   di creare un luogo dove chi giunge non si senta di
                   troppo, ma nel posto giusto per ricominciare.
                       È con la volontà di mostrare questo volto dell’ac-
                   coglienza che abbiamo scelto di raccontarvi, accom-
                   pagnandovi in questa e altre “puntate”, l’esperienza
                   avviata dalla Comunità di San Fermo.
                       Comunità di base nata a Bergamo nel 1970, negli
                   ultimi anni San Fermo ha scelto di compiere un pas-
                   saggio significativo nella sua già lunga storia di acco-
                   glienza, decidendo di dedicarsi in particolare all’ac-
                   coglienza di stranieri. Nel 2016 aderiva all’iniziativa

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                                           “Rifugiato a casa mia”, in cui una coppia, Luciano ed     mente all’acquisto di un appartamento che, fortuna
                                           Anna, si rese disponibile ad ospitare per alcuni mesi     vuole, si rese disponibile giusto a pochi passi dalla
                                           Suleiman, un ragazzo gambiano. Da questa espe-            chiesa di San Fermo: iniziò così il progetto di ristrut-
                                           rienza, non priva di difficoltà, emerse molto forte il    turazione, avviato quando ancora non si sapeva chi
                                           desiderio di dare vita ad una proposta di più ampio       sarebbero stati i primi, tanto attesi, inquilini.
                                           respiro: l’obiettivo divenne quindi quello di avviare         Ciò che sin da subito risultò chiaro a tutti era il
                                           un progetto che offrisse la possibilità ad una fami-      desiderio di preparare per loro una casa che fosse
                                           glia appena arrivata in Italia di intraprendere il per-   bella, che non sembrasse arrangiata o freddamente
                                           corso di integrazione all’interno di un appartamento      funzionale ai bisogni primari; una casa curata e quin-
                                           autonomo, da abitare per una arco di tempo limitato,      di pensata, senza esserlo, come casa propria, e nello
                                           ma sufficiente per raggiungere la stabilità necessaria    stesso tempo incompiuta così da poter assumere la
                                           per lasciare questo primo nido. L’idea iniziale di tro-   forma definitiva che solo il dispiegarsi concreto della
                                           vare una casa in affitto si scontrò, purtroppo, con la    vita gli avrebbe dato.
                                           diffidenza dei proprietari contattati che, venendo a          Il progetto fu affidato alla sapienza e alla profes-
                                           conoscenza del progetto, ritiravano improvvisamen-        sionalità di un team di artigiani e artisti locali, cui
                                           te la disponibilità precedentemente mostrata. La          si aggiunse l’impegno instancabile di volontari e
                                           Comunità si decise infine per l’acquisto di un appar-     amici della comunità. Fu proprio la capillarità della
                                           tamento e, per concretizzare questo proposito, scel-      rete sociale, coltivata negli anni da San Fermo, a co-
                                           se di costituirsi in associazione la cui stesura dello    ordinare e sorreggere l’afflusso di contributi, perchè
                                           statuto divenne anche occasione per riconfermare,         convergesse a realizzare l’ambizioso disegno.
                                           in una nuova forma, quelle finalità che avevano spin-         Sebbene possa sembrare insolito nell’ottica di
                                           to alla nascita della comunità stessa. Si giunse final-   una casa non destinata ad essere abitata a lungo,
                                                                                                     fondamentale rimase l’attenzione per la componen-
                                                                                                     te artistica nelle scelte di arredo, soprattutto degli
                     L’appartamento,
                                                                                                     gli spazi comuni. È principalmente il soggiorno ad
                     acquistato dalla
                    Comunità di San                                                                  ospitare le opere, donate o realizzate appositamen-
                         Fermo per le                                                                te, che arricchiscono l’appartamento. Dalla porta
                   famiglie ospitate,                                                                d’ingresso, costellata di fogli dorati come augurio di
                        è decorato da
                     opere realizzate                                                                buon viaggio, inizia un vero e proprio percorso, di
                      da artisti locali.                                                             cui vi lasciamo alcuni passi.
                           Sulla porta                                                                   Nel maggio del 2018, la casa era finalmente pron-
                   d’ingresso, i fogli
                       dorati portano
                                                                                                     ta e altrettanto pronta era la prima famiglia, arrivata
                   l’augurio di buon                                                                 nell’autunno del 2017 tramite corridoio umanitario,
                              viaggio.                                                               che ne avrebbe varcato la soglia. Loro sono Raiad,
                                                                                                     Nadia, Fadi, Fadia, Maryam e Milad, ma oggi non c’è
                                                                                                     posto su questa pagina per la loro storia: vi aspettia-
                                                                                                     mo nel prossimo numero per scoprirla insieme.

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BABEL | Mar 2021                                                                                                                                                                                                                 BABEL | Mar 2021

                                                                                                                           ne della precarietà lavorativa. Più recentemente ri-       “vivono una vita di solitudine”. Della paura che ha

L’epidemia
                                                                                                                           schiano di diventare irregolari anche quei cittadini       colto anche loro badanti in questi mesi: “uno deve
                                                                                                                           stranieri che hanno presentato domanda di prote-           saper gestire la sua paura”. Non solo per sé stesse e

degli invisibili
                                                                                                                           zione internazionale all’ingresso in Italia: dopo i        per gli anziani curati, ma anche per i parenti, i genito-
                                                                                                                           molti anni che spesso sono necessari per il comple-        ri più spesso, che stanno al paese d’origine, dove le
                                                                                                                           tamento dell’iter giuridico per la richiesta di asilo,     condizioni sanitarie li mettono a rischio di contagio,
                                                                                                                           essi si trovano in alcuni casi ad avere una risposta       malattia, morte. Ci hanno raccontato la solidarietà
                                                                                                                           negativa dalle istituzioni preposte alla loro domanda      tra amici e connazionali che condividono la medesi-
di Andrea Pendezzini                                                                                                       di protezione (commissioni del Ministero dell’Inter-       ma condizione lavorativa, nei confronti di coloro che
                                                                                                                           no e Tribunali), dopo che altre istituzioni (Comuni        il lavoro lo avevano perso proprio a causa dell’epi-
                                                                                                                           e vari soggetti del privato sociale con fondi sempre       demia. Del dramma dell’essersi contagiate insieme

     V
                                                                                                                           del Ministero dell’Interno) hanno investito risorse        ai propri assistiti, senza sapere chi avesse portato il
             erso la metà dello scorso Marzo, nel con-          affermato da Pietro Calamandrei in un suo discorso         ed energie in percorsi di accoglienza ed inserimento       virus in casa: i parenti? I nipotini? Loro stesse?
             statare che l’Europa era diventata l’epi-          all’Assemblea Costituente del 31 Gennaio 1947: “è un       socio-lavorativo. Situazione questa paradossale, de-            Dell’umanità di alcuni datori di lavoro, figli o pa-
             centro della pandemia di Coronavirus, il           errore formulare gli articoli della Costituzione con lo    scritta ormai da numerose ricerche.                        renti degli anziani accuditi, ci è stato anche detto:
direttore esecutivo dell’Organizzazione Mondiale                sguardo fisso agli eventi appassionanti, alle amarez-          Gli “irregolari”, dunque, in una parte significativa   qualcuno ad esempio ha prestato il proprio nome
della Sanità, Michael Ryan, ha espresso la necessi-             ze, agli urti, alle preoccupazioni elettorali dell’imme-   sono persone relativamente inserite nel tessuto so-        perché la persona che accudisce il genitore potesse
tà di una particolare attenzione verso quelle fasce             diato avvenire[...]. La Costituzione deve essere pre-      ciale dei territori dove vivono. Spesso in questi terri-   comprare una scheda SIM (non è possibile farlo sen-
di popolazione che, per vari motivi, sono invisibili:           sbite, deve vedere lontano, non essere miope.”             tori lavorano, anche se senza un contratto, impiegati      za un regolare permesso di soggiorno) e uno smar-
“Non possiamo dimenticare i migranti, non possia-                    Il “saper vedere lontano” della metafora di Cala-     nella ristorazione, settore duramente colpito dall’e-      tphone economico, consentendo così ad una giovane
mo dimenticare i lavoratori senza documenti, non                mandrei, in effetti, è una qualità della nostra carta      pidemia, o sfruttati nella campagne del sud come del       badante di poter “incontrare” tramite video-chiama-
possiamo dimenticare i detenuti”.                               costituzionale e delle legislazione ordinaria che, pur     nord della penisola per paghe da fame, soggetti ai         ta il figlio che non vedeva da molti anni. E’ stata com-
     Gli immigrati irregolari si trovano in una situa-          dopo un lungo ritardo, dal 1995 parzialmente e in          fenomeni criminali del caporalato e della tratta. Ma       messa in questo episodio un’azione illegale? O forse
zione di particolare delicatezza in questo periodo              seguito pienamente a partire dal Decreto Legislativo       li possiamo trovare anche molto vicino a “noi”: nel-       esiste una giustizia superiore e più grande di certe
epidemico: spesso hanno paura di chiedere aiuto,                286 del 1998, dà accesso alle cure mediche anche a         la case dei bergamaschi come badanti degli anziani         leggi degli uomini? La stessa badante ci raccontava
anche se la normativa italiana in campo sanitario,              cittadini stranieri “irregolari”. Chi sono queste perso-   non autosufficienti, spesso impiegate “in nero” per        poco dopo della sua fiducia nelle istituzioni italiane,
tra le più avanzate a livello europeo, in linea con             ne? Solo in una piccola parte si tratta dei cosiddetti     ragione complesse ed eterogenee che non abbiamo            nel come stanno provando a gestire la pandemia, e ci
il dettato dell’articolo 32 della Costituzione, sta-            “clandestini” - persone entrate nel territorio nazio-      lo spazio qui di analizzare compiutamente.                 ha raccontato che al suo paese di origine - la scorsa
bilisce il loro diritto all’accesso alle cure non solo          nale senza permesso. Nella maggior parte dei casi              Abbiamo intervistato alcune persone facenti            primavera - non tutti credevano alle notizie che arri-
“urgenti”, ma anche “essenziali” e dunque a tut-                essi sono soggetti entrati regolarmente in Italia, per     parti di quest’ultima categoria, in prevalenza don-        vavano da Bergamo: lo hanno fatto più tardi quando
te le prestazioni connesse al Coronavirus. In una               lavoro, ricongiungimento familiare o per richiesta di      ne: le abbiamo contattate tramite contatti perso-          si sono ritrovati i morti nella proprie case. La fiducia
prospettiva avanzata sia da un punto di vista eti-              protezione internazionale. Alcuni di loro, in certi casi   nali, ma anche bazzicando tra le panchine intorno          di questa giovane donna e il suo lavoro attento con
co generale, che da quello pragmatico della sanità              dopo anni di vita nel nostro paese, perdono la legit-      a Porta Nuova a Bergamo, luogo dove in certi giorni        una persona anziana e fragile non sono forse anche
pubblica, infatti, il primo comma del suddetto ar-              timità di potervi soggiornare regolarmente sempli-         si ritrovano. Ci hanno raccontato la difficoltà della      il frutto dell’umanità che come singoli cittadini, e
ticolo recita: “La Repubblica tutela la salute come             cemente a causa dello stretto legame tra il possesso       loro vita durate l’epidemia di Coronavirus, che ha         come società nel suo complesso, siamo in grado di
fondamentale diritto dell’individuo e interesse della           di un contratto di lavoro e la possibilità di rinnovare    ridotto e spesso completamente annullato quei già          esprimere nei confronti di chi è oggi invisibile?
collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.       il proprio permesso di soggiorno in scadenza, intro-       pochi spazi di socialità che avevano, nella giornate            La giovane badante conclude l’intervista così:
Il diritto alla salute è l’unico tra i diritti sociali ad es-   dotta con la legge 189 del 2002. Con la crisi economi-     (o mezze-giornate) alla settimana libere da un lavoro      “basta dire una buona parola... ti può aiutare a vi-
sere appannaggio non solo dei cittadini, ma di ogni             ca, iniziata nel 2008, questa disposizione legislativa     che impegna sovente 24 ore su 24. Ci hanno descritto       vere”.
individuo presente sul territorio nazionale. A questo           ha portato molte persone regolarmente presenti in          con garbo lo sforzo fatto per “cercare di dare tran-
proposito ci sembra significativo ricordare quanto              Italia a scivolare nell’irregolarità giuridica in ragio-   quillità” alle persone che accudiscono, che spesso

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