Hammamet: la recensione del film di Gianni Amelio con Pierfrancesco Favino - Il Discorso

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Hammamet: la recensione del film di Gianni Amelio con Pierfrancesco Favino - Il Discorso
Hammamet: la recensione del
film di Gianni Amelio con
Pierfrancesco Favino

Questo film mette in scena la parabola discendente di Craxi,
tristemente consumatasi nel suo rifugio ad Hammamet, in
Tunisia. La storia comincia con un bambino che rompe delle
vetrate con una fionda. Scopriremo che si tratta del giovane
Craxi, che nella scena successiva viene rappresentato al
massimo del suo fulgore, sul palco del 45° Congresso del
Partito Socialista Italiano, dove viene eletto segretario con
una maggioranza bulgara, e osannato da una plaudente folla in
delirio.

Viene avvertito da quello che presumibilmente è un tesoriere
del partito che sono in corso delle perquisizioni, ma Craxi,
con supponenza e arroganza, lo invita ad andare in vacanza e
di stare tranquillo. Nella scena seguente vediamo l’ex
segretario, ormai ridotto a un dolorante relitto umano, che si
trascina zoppicando, appoggiato a un bastone, nella sua villa
Hammamet: la recensione del film di Gianni Amelio con Pierfrancesco Favino - Il Discorso
ad Hammamet, in compagnia della moglie, della figlia, del
nipotino e della sua fedele scorta armata.

Il resto del film è una lenta discesa verso l’oblio di quello
che una volta era uno degli uomini più potenti d’Italia. Ecce
homo.

Hammet: un film nella quale la finzione prevale
sul dato storico
Nel film non vengono mai usati i nomi reali dei personaggi
storici. Lo stesso Craxi viene chiamato presidente, e sua
figlia, che nella realtà si chiama Stefania, è Anita, come la
figlia di Garibaldi. Non viene mai fatto il nome di un
magistrato di Mani Pulite, né di un politico, neanche di
quello che viene a trovarlo nella sua villa, in un incontro
colmo di tristezza, rimpianti e qualche rancore.

Nella storia entra in scena anche un personaggio inventato,
Fausto, figlio di un collaboratore morto suicida in seguito
alle inchieste giudiziarie. Tutte scelte che sembrano
sottolineare la volontà del regista di prendere le distanze
dalla realtà storica dei fatti, che pure costituisce il
substrato su cui si basa il film, per concentrarsi sul punto
di vista dell’assoluto dominatore della scena, Craxi, assurto
quasi a metafora dell’uomo potente caduto nella polvere.

A Fausto l’ex segretario del PSI affida una sorta di
testamento spirituale, una discorso ripreso con una telecamera
a mano nel deserto tunisino, vicino al rottame di un vecchio
carro armato inglese, nel quale gli dice cose che non ha mai
detto a nessuno. E con quel prezioso tesoro multimediale, del
quale allo spettatore non è dato conoscere i contenuti, Fausto
sparisce nel nulla. Lo ritroveremo alla fine del film, in un
manicomio, dove consegnerà ad Anita il prezioso nastro,
esortandola a non farlo vedere a nessuno, perché altrimenti
qualcuno potrebbe fare del male all’Italia. Una neanche tanto
velata allusione a un possibile complotto internazionale che
Hammamet: la recensione del film di Gianni Amelio con Pierfrancesco Favino - Il Discorso
avrebbe decretato la fine di Craxi.

Che, peraltro, in tutto il film non fa altro che auto-
giustificarsi e auto-assolversi, perché le tangenti le
prendevano tutti, perché la democrazia ha un costo, perché il
politico deve soddisfare tutti, perché la magistratura non può
comandare il parlamento, perché lui è veramente malato, perché
non c’è nessun tesoro nascosto ad Hammamet. Sarà, ma visto lo
stile di vita esibito e la quantità di guardie armate
schierate a sua difesa, lo spettatore può lecitamente
chiedersi chi ha pagato il suo esilio dorato.

Un altra domanda sorge spontanea: un giovane spettatore che
non ha vissuto i tempi di mani pulite, che idea si può fare di
quel tormentato periodo storico, guardando questa pellicola?
Anche perché è facile immedesimarsi in un vecchio malato,
Craxi, peraltro magistralmente interpretato da un
Pierfrancesco Savino in stato di grazia.

Hammamet: un film del quale verrà ricordato solo
la recitazione stellare di Pierfrancesco Favino
Gianni Amelio ha scelto di rappresentare l’esilio ad Hammamet
presentando solo il punto di vista di Craxi, dei suoi
familiari e della sua amante. Una decisione legittima, per
carità, ma di comodo, che toglie spessore al film, costretto
nel perimetro delle nostalgiche, e spesso rancorose,
riflessioni di un uomo ormai finito, debilitato da una
malattia terribile e ormai abbandonato da (quasi) tutti.

Una scelta analoga a quella fatta da Checco Zalone, con il suo
mediocre Tolo Tolo: mettere in scena un tema sul quale si può
avere un’ampia risonanza mediatica senza troppi sforzi, ma
senza avere il coraggio di andare fino in fondo, rifugiandosi
nel tradizionale buonismo italico. Se Checco Zalone sembra
strizzare l’occhio ai migranti, ma non troppo, perché poi
magari qualcuno può prenderla male, Gianni Amelio sembra dare
una pacca sulla spalla a un Craxi ormai finito, ma non troppo
Hammamet: la recensione del film di Gianni Amelio con Pierfrancesco Favino - Il Discorso
vigorosa, mi raccomando, non si sa mai che qualcuno si
offenda. E poi ci si può sempre rifugiare dietro al fatto che
viene messa in scena una fiction, e quindi tutto è lecito o
comunque interpretabile.

Scelte analoghe che portano a risultati simili: pellicole di
scarso spessore, che magari ottengono successo al botteghino
ma che vengono dimenticate rapidamente. Tuttavia bisogna
ammettere che Hammamet ha una marcia in più: la performance
stellare di Pierfrancesco Favino. Anche grazie a un trucco che
ha richiesto ore di lavoro ogni giorno di recitazione, la sua
interpretazione di Bettino Craxi è eccezionale. Una luce
sfavillante in un film per il resto alquanto opaco.

Perché la narrazione è molto lenta e ondivaga, schiacciata
sulla figura di Craxi e sui suoi monologhi spesso
contraddittori, che verso la fine della pellicola, quando la
malattia inesorabilmente prende il sopravvento, deborda in una
dimensione onirica e quasi metafisica, dove orientarsi non è
facile. E che lascia molto poco allo spettatore che ha pagato
il biglietto.

A dimostrazione che forse in Italia i tempi non sono ancora
maturi per affrontare certi argomenti con serenità.

“Pop    Art   Revolution”:
l’intervista al quartetto
comico che da vita allo
Hammamet: la recensione del film di Gianni Amelio con Pierfrancesco Favino - Il Discorso
spettacolo
   “Il teatro non si può raccontare, il teatro si deve
                         vedere”

 parte da questo assunto tutto ciò che verrà scritto in
                questo comunicato stampa.

                       Siete pronti?

Pop Art, il testo di Maurizio Francabandiera è la volontà di
rappresentazione dell’interiorità creativa degli autori,
attraverso immagini, suoni, volutamente esasperati,
dissacratori,     ironici,   un’arte    contemporanea    dove
l’esaltazione del talento inventivo mette in mostra una grande
capacità espressiva. “Avete capito? In una sinossi uno ci può
scrivere di tutto, di questi tempi poi. Abbiamo letto certe
Hammamet: la recensione del film di Gianni Amelio con Pierfrancesco Favino - Il Discorso
sinossi, talmente descrittive e bizzarre, poi abbiamo visto lo
spettacolo ci siamo chiesti: “ma quello che ha scritto la
sinossi…lo ha visto?” affermano i Fuorisync, il gruppo
composto da Alessandro Campaiola, Federico Campaiola, Alessio
Nissolino che darà vita allo spettacolo.

Scrivere una sinossi per l’autore e il gruppo di attori è
davvero complicato perché hanno la certezza che ciò che
scriveranno sarà completamente stravolto dal primo giorno di
prova. Ma una cosa è certa: Pop Art, come diceva Picasso, è
l’arte che scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita
di tutti i giorni. Pop Art è il grande amore di esprimersi
attraverso il teatro, un bisogno di provare in una sola volta
più emozioni possibili.

Il quartetto comico è formato da 3 noti doppiatori
italiani: Alessandro Campaiola -voce di Flash nella serie
omonima, Kingsman, Steve in Stranger Things, Michelangelo
delle tartarughe Ninja, Eren Jaeger nell’attacco dei giganti,
Saitama in One punch man e molti altri -, Federico Campaiola –
voce di Ready Player One, Johnatan in Stranger Things,
Firestorm di Leggend of Tomorrow, Onorevole Kyoshi in Prison
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School, Ryder nella Paw Patrol, il premio oscar Manchester By
the Sea e molti altri – e Alessio Nissolino, voce di Moccicoso
in Dragon Trainer, Toby di Pretty little Liars, Dorian Gray in
Penny Dreadfull, Jake di Due uomini e mezzo, Matt Mcguire in
Lizzie Mcguire, Marco Polo nella serie Netflix omonima, Koku
in Be the Begining e molti altri. Maurizio Francabandiera,
celebre autore comico nel panorama romano, nella sua
prestigiosa carriera ha collaborato, tra gli altri, con e per
Antonio Giuliani, Pablo e Pedro, Massimo Lopez.

Domande per Maurizio Francabandiera:

– Come mai hai scelto dei doppiatori per il tuo spettacolo

Non è che li ho scelti, ci siamo conosciuti 5 anni fa ad un
corso di recitazione che facevo insieme ad Antonio Giuliani al
Teatro Tor Bella Monaca. Poi Alessandro e Federico Campaiola
mi chiamarono perché dovevano montare un pezzo per un provino
e da lì abbiamo pensato di formare un gruppo. Subito dopo è
arrivato Alessio Nissolino.

– Da dove è nata l’idea di questo spettacolo

In realtà insieme abbiamo fatto uno spettacolo l’anno, questo
è il quarto. Se tutto va bene, penso che questo sodalizio con
i FuoriSync durerà per molto tempo!

 Domande per Alessandro Campaiola, Federico Campaiola, Alessio
Nissolino (ha risposto Alessio per tutti):

 – È la prima volta che vi capita di uscire dal ruolo di
doppiatori per fare gli attori?

No, non è la prima volta. In particolare, io e mio fratello
sono dieci anni che facciamo anche questo parallelamente al
doppiaggio: Federico ha preso parte a diverse commedie
teatrali, io invece ho fatto anche set (quest’estate, per
esempio, ho girato un film con Stefano Mordini, “Gli
Infedeli”, con Laura Chiatti, Valerio Mastandrea e Riccardo
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Scamarcio). Non è la prima volta, è da diverso tempo che
facciamo anche gli attori.

– Cosa vi appaga di più tra fare il doppiatore e l’attore?

Non c’è una veste che ci appaga di più fra le due,
semplicemente non potremmo vivere – e penso di parlare a nome
di tutti – senza entrambe: doppiaggio e palco, nonostante le
loro diversità, ci portano a fare ciò che amiamo davvero,
ovvero recitare.

 Domanda per tutti e quattro:

– Da quello che ho potuto leggere, lo spettacolo vuole
rappresentare l’interiorità creativa dell’attore e la sua
capacità espressiva, ma che emozioni personalmente volete
trasmettere a chi vi guarda?

Con i nostri spettacoli noi ci poniamo l’obiettivo di far
ridere le persone. Oggi la vita risulta particolarmente
stressante, siamo messi di fronte a tantissime
realtà spiacevoli, perciò, secondo noi, quando uno esce e va a
teatro, deve ridere o perlomeno sorridere. Vogliamo entrare
nel cuore degli spettori con un sorriso, ma anche trasmettere
qualcosa di più profondo grazie a dei momenti riflessivi.

Pop Art è un susseguirsi caleidoscopico di gag dove i
Fuorisync si cimentano nella reinterpretazione di famose scene
di film e pezzi cult della televisione che tutti ricordiamo,
tutto legato da monologhi innovativi ed esilarante. Uno show
che affida ai 90 minuti di durata: comicità fulminante,
memoria, improvvisazione , suggestione dei ricordi, suoni e
immagini facilmente riconducibili nella memoria ma stravolti e
reinterpretati.
Hammamet: la recensione del film di Gianni Amelio con Pierfrancesco Favino - Il Discorso
PRESEPE DI SABBIA DI LIGNANO
SABBIADORO – Natale da record
per la 16° edizione, già
superati     i     50    mila
visitatori.           L’opera
visitabile fino al 2 febbraio
Per    consultare     le    giornate    e    gli   orari     di
apertura www.presepelignano.it o www.lignanosabbiadoro.com

È stato senz’altro un Natale da ricordare quello che ha visto
protagonista il grande Presepe di Sabbia di Lignano
Sabbiadoro, opera giunta alla 16° edizione, fra le attività di
punta del programma dei festeggiamenti del “Natale d’A…mare”
di Lignano. Già al 6 gennaio le presenze registrate nella
tensostruttura adiacente alla Terrazza a Mare avevano superato
le 50 mila unità, una cifra davvero ragguardevole per quella
che è diventata a tutti gli effetti un’attrazione simbolo del
Natale del Friuli Venezia Giulia e non solo. Già perché buona
parte dei visitatori provengono da fuori regione e
dall’estero, da Austria e Slovenia – ma anche Croazia e
Ungheria – su tutte, per una percentuale di stranieri che si
aggira intorno al 25 per cento. Un successo clamoroso per
tutta la comunità di Lignano Sabbiadoro, che vede la località
balneare confermarsi come punto di riferimento del turismo a
Nordest anche nella stagione invernale. “Siamo veramente
soddisfatti per quello che è un grande risultato di tutta la
città – ha commentato il Presidente dell’Associazione Dome
Aghe e Savalon d’Aur, Mario Montrone – e per prima cosa mi
preme ringraziare l’amministrazione, la Lisagest, le
associazioni e i tanti volontari che hanno permesso la
realizzazione di tutto questo grazie al loro impegno e alla
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loro                                             passione”.

Il tema scelto per l’edizione 2019 è stato quello della Genesi
e della Creazione del mondo, reso su sabbia, senza l’ausilio
di alcun collante o sostanza chimica, grazie al talento
dell’equipe di artisti internazionali dell’Accademia della
Sabbia, composta da Irina Sokolova (Russia), Charlotte Kostner
(Olanda) e Eda Kaytan (Turchia), capitanate dal maestro
scultore Antonio Molin, per la direzione artistica di Patrizia
Comuzzi. La qualità delle opere e l’appropriatezza del tema
sono state confermate dall’unanime giudizio del pubblico, che
ha lasciato centinaia di messaggi sul libro presenze e
migliaia di colorati biglietti di auguri appesi ai rami dell
tradizionale Albero di Yule. Per chi ancora non ha avuto modo
di visitare l’opera non c’è motivo di preoccupazione; il
Presepe rimarrà infatti visitabile tutti i fine settimana fino
al     2    febbraio      con    il     seguente      orario:
i sabati dalle 14.00 alle 18.00 e le domeniche con orario
continuato         dalle       10.00        alle       18.00.
Tutte                    le                    informazioni
su www.presepelignano.it, www.lignanosabbiadoro.com e sulla
pagina Facebook Associazione Dome Aghe e Savalon d’Aur.

Il 16° Presepe di Sabbia di Lignano Sabbiadoro è organizzato
da è organizzato dall’Associazione Dome Aghe e Savalon d’Aur,
con il sostegno della Città di Lignano, in collaborazione
con Lignano in Fiore Onlus, Lignano Sabbiadoro
Gestioni, Consorzio Spiaggia Viva, Consorzio Holiday
Vacanze, Consorzio Marine Lignano, Consorzio 6 Parchi e con il
fondamentale contributo delle associazioni lignanesi.

Foto in allegato a cura di DAVIDE CARBONE
CASARSA la prossima settimana
due appuntamenti teatrali:
LUCIDO diSpregelburd e LA
FESTA    DEL   PARADISO    di
Leonardo
Il 2020 della stagione teatrale del Pier Paolo Pasolini di
Casarsa, realizzata da Comune e Circuito ERT, inizia con due
appuntamenti nell’arco di due giorni. Il primo, martedì 14
gennaio, avrà per protagonista un testo di Rafael Spregelburd,
drammaturgo argentino già vincitore in Italia del Premio UBU.
Il suo Lucido sarà diretto e interpretato da Jurij Ferrini,
attore e regista che il pubblico regionale ha potuto
apprezzare nelle scorse stagioni nel Cyrano de Bergerac. Due
giorni dopo, giovedì 16 gennaio, debutterà la rassegna Teatro
Oggi 2020 – proposte di spettacolo contemporaneo. Al Pasolini
andrà in scena La Festa del Paradiso, un progetto di
Wunderkammer e Piccolo Festival dell’Animazione che
ricostruirà, con musiche e animazioni video, l’omonimo
spettacolo di cui nel 1490 Leonardo da Vinci curò le
scenografie. La Festa del Paradiso sarà ospite venerdì 17
gennaio alle ore 21 anche del Teatro Zancanaro di Sacile.

Lucido è uno dei testi più recenti scritti da Rafael
Spregelburd, artista di punta della nuova scena argentina. Il
suo
Lucido

teatro si è rivelato un’opera di richiamo internazionale che
schiva qualsiasi moda o etichetta e gli ha valso numerosi
premi, tra i quali due volte il Premio Ubu in Italia con
Bizarra nel 2009 e proprio con Lucido nel 2011. Jurij Ferrini,
interprete assieme a Rebecca Rossetti, Agnese Mercati,
Federico Palumeri, lo presenta così: «Spregelburd parla di
noi, di un’umanità che ha perso ogni contatto con il mondo
reale e si diverte a mostrarci la sua antitragedia; è un
autore capace di far ridere a differenti livelli, di
nascondere il senso per tutto lo spettacolo per mostrarlo solo
al momento opportuno, occultandolo tra significati provvisori,
che poi in scena vengono continuamente smentiti. Per
apprezzare nella sua interezza un’opera di Spregelburd occorre
ridere, ridere molto, lasciarsi andare».

La Festa del Paradiso è uno spettacolo firmato da Andrea Lausi
e Paola Erdas che unisce le musiche e la danza

                                  Foto di Fabrizio Caperchi
dell’epoca con ricostruzioni virtuali in tempo reale. Nel 1490
Leonardo organizzò la scenografia per un portentoso spettacolo
– Festa del Paradiso – commissionatogli da Ludovico il Moro in
occasione delle nozze tra Gian Galeazzo Maria Sforza e
Isabella d’Aragona. L’ideazione prevedeva fanciulli travestiti
da angeli e da pianeti mitologici posti entro nicchie che
ruotavano attorno a Giove. Al posto delle stelle sfavillavano
numerose candele che, riflesse da una superficie curvilinea
dorata, creavano un bagliore accecante. Le qualità che
l’umanista Paolo Giovio attribuisce a Leonardo («era maestro
inventore d’ogni eleganza e singolarmente dei dilettevoli
teatrali spettacoli») perfettamente rifulgevano nella Festa
del Paradiso e potranno essere apprezzate, ancorchè
virtualmente, in questo spettacolo.

Maggiori informazioni al sito www.ertfvg.it chiamando la
Biblioteca di Casarsa (0434 873981) e il Teatro Zancanaro di
Sacile (0434 780623).

Pistoia – Dialoghi sull’uomo
2020: ecco il tema della XI
edizione
XI edizione, dal 22 al 24 maggio

Tema del 2020 è “I linguaggi creano il mondo: voci,
suoni e segni per una nuova umanità”

Milano, 10 gennaio – Dopo il successo della X edizione, che ha chiuso il
primo decennio di vita del festival con circa 200.000 presenze, torna dal
22 al 24 maggio 2020 il festival di antropologia del contemporaneo
Pistoia – Dialoghi sull’uomo, promosso dalla Fondazione Cassa di
Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto
da Giulia Cogoli.

Tema della XI edizione è: “I linguaggi creano il mondo: voci, suoni e
segni per una nuova umanità” (www.dialoghisulluomo.it).

In programma tre giornate con circa 30 appuntamenti nel centro storico di
Pistoia: incontri, dialoghi, letture, proposti con un linguaggio
accessibile     a   tutti    e   rivolti   a   un    pubblico   interessato
all’approfondimento e alla ricerca di nuovi strumenti e stimoli per
comprendere la realtà di oggi. Antropologi, filosofi, storici, scrittori
e pensatori italiani e internazionali saranno chiamati a riflettere sul
tema dei linguaggi. La comunicazione, verbale e non solo, è infatti alla
base delle società umane, è indispensabile alla loro creazione, è
funzionale al loro mantenimento, ne determina i cambiamenti e ne segna
profondamente la specificità.

Attraverso la lingua noi definiamo il mondo che ci circonda, lo
classifichiamo, lo descriviamo, diamo voce alla nostra fantasia,
affermiamo la nostra identità. Il vocabolario che ognuno di noi utilizza
è   anche   l’inventario    degli   elementi   che   la   propria   cultura   ha
categorizzato per dare senso al mondo in cui vive. Interrogarsi sul
rapporto che esiste tra lingua e cultura, significa capire lo sguardo con
cui ogni società umana guarda il mondo. A volte le lingue scompaiono, a
volte ne nascono di nuove.

«C’è una lingua per comunicare» afferma Giulia Cogoli «Quella che tutti
usiamo quotidianamente, c’è la lingua privata – quella dei sentimenti e
degli affetti – e la lingua del pubblico, con le sue responsabilità, ma
quella stessa lingua può essere modellata, forgiata da abili artigiani
come i grandi scrittori e gli artisti hanno saputo e sanno fare,
trasformando parole e segni in opere d’arte.

Ci sono le parole dell’odio e le parole dell’amore, perché i linguaggi
uniscono o dividono, possono essere tradotti, ma a volte sembrano
intraducibili, resta il fatto che non potremmo fare a meno di comunicare,
pena la fine della nostra specie».

L’undicesima edizione dei Dialoghi si propone, con la consueta pluralità
di voci, di compiere sia un viaggio nella Babele delle lingue, che nelle
nuove forme di comunicazione, dalle lingue classiche al linguaggio dei
social: come vogliamo e dobbiamo scambiarci idee e sensazioni per
continuare a esistere?

Fin dalla prima edizione, Pistoia – Dialoghi sull’uomo ha riservato
grande attenzione ai giovani e alle scuole, organizzando incontri per
avvicinare i ragazzi al tema della manifestazione.

I cicli di conferenze per le scuole hanno riscosso un successo tale che
l’organizzazione ha deciso di aprirli anche al pubblico adulto (con
accesso libero previa prenotazione) e di renderli disponibili in
streaming.

Il primo incontro del 2020 è in programma martedì 4 febbraio alle ore 11
al Teatro Manzoni, con l’antropologo Adriano Favole, consulente al
programma del festival.

La conferenza, dal titolo “Dire e fare il mondo: tra antropologia e
linguistica”, verterà principalmente sul rapporto tra società, lingua e
cultura e sulla diversità linguistica e culturale tra gli esseri umani.
La lingua trasmette diseguaglianze oltre che informazioni e sapere. Come
abbiamo constatato anche negli ultimi tempi, la lingua può esprimere odio
in senso profondo, ma è anche uno dei pochi strumenti di condivisione tra
gli esseri umani. Gli antropologi hanno lavorato molto sul modo in cui il
contatto culturale cambia i sistemi linguistici. L’intervento di Favole
fornirà spunti etnografici rispondendo a domande importanti: perché
alcune lingue divengono egemoniche? Cosa ha voluto dire nel contesto
coloniale l’imposizione di lingue metropolitane a società locali?
Esistono lingue globali? I nuovi media sono un pericolo per la diversità
linguistica, oppure possono favorire l’uso scritto di alcune lingue a
tradizione orale? Come possiamo costruire insieme il mondo del futuro
senza perdere l’incredibile ricchezza della diversità linguistica?
L’incontro     è    visibile   in   diretta     streaming   sul    sito
www.dialoghisulluomo.it. Le classi collegate in streaming potranno
inoltre dialogare o porre domande attraverso twitter usando l’hashtag
#DialoghiPistoia.

Per   prenotazioni     personali    o   di   classi:   Martina    Meloni
– dialoghi@comune.pistoia.it – tel. 0573 371 611

dal 19 al 22 marzo 2020 “A
colpi di tasto”: convegno
internazionale    di   musica
antica “Palazzo veneziano” di
Malborghetto-Valbruna
MALBORGHETTO-VALBRUNA – È uno scrigno di storia e di cultura,
il cinquecentesco “Palazzo veneziano” di Malborghetto-
Valbruna. Varcare la sua porta significa intraprendere un
“viaggio” affascinante attraverso geologia, paleontologia,
scienze naturali, storia ed etnografia, approfondendo, anche
attraverso diorami e proiezioni di grande suggestione, aspetti
riguardanti la Foresta di Tarvisio e le tradizioni,
originalissime, antiche e vitali, frutto della convergenza
delle tre grandi culture europee: quella latina, quella
tedesca e quella slava. Proprio lì, dal 19 al 22 marzo 2020,
saranno custoditi meravigliosi e antichi strumenti musicali.
L’occasione? Un importantissimo convegno internazionale di
musica antica: “A colpi di tasto”. Nelle giornate dedicate, in
tutto il mondo, alla musica antica, il Festival Risonanze
riserva un’ampia manifestazione agli strumenti da tasto
antichi e al loro repertorio. L’intero programma è disponibile
su www.risonanzefestival.com .

IL CONVEGNO – Il convegno – organizzato con il contributo del
Comune di Malborghetto–Valbruna, della Regione Friuli Venezia
Giulia, di Promoturismo Fvg, Uti Canal del Ferro-Valcanale,
Festival Risonanze, La Via della Musica – Progetto Interreg
Strategia CLLD; con la collaborazione del Museo Carnico delle
arti e tradizioni popolari di Tolmezzo – sarà aperto a
docenti, studenti e appassionati di musica antica. La
frequenza sarà gratuita, previa iscrizione obbligatoria. Oltre
18 relatori, provenienti da istituzioni musicali di tutto il
mondo, si confronteranno sui temi più disparati legati alla
musica da tasto del XVII e XVIII secolo. Sarà invece prevista
una quota di iscrizione per le masterclass di strumento. «È un
piacere ospitare in Valcanale “A colpi di tasto”, il primo
convegno internazionale dedicato alle tastiere antiche – ha
commentato Alberto Busettini, assessore alla cultura del
Comune di Malborghetto-Valbruna e direttore artistico di
Risonanze -. In questo lembo di terra stretto tra le Alpi
Giulie e a ridosso del confine con Austria e Slovenia ci
troviamo di fatto nel cuore della Mitteleuropa, lungo un
crocevia di strade fulcro per secoli dello scambio musicale
tra la penisola italica e i paesi dell’area tedesca. La
Foresta di Tarvisio, unica in Europa per la sua biodiversità e
ricchezza faunistica, custodisce il prezioso abete di
risonanza che “dà voce” a moltissimi strumenti musicali come
clavicembali, pianoforti, chitarre, violini e violoncelli: un
numero sempre maggiore di liutai, italiani ed esteri, scelgono
il nostro legno per la sua qualità, contribuendo a portare il
nome della nostra valle nel mondo. E noi, attraverso il
Festival Risonanze, riportiamo i musicisti assieme ai loro
strumenti a suonare o discutere di musica proprio nella
foresta, dove tutto ha inizio, dove la musica è silente e
latente all’intero di alberi sempre verdi e maestosi. È un
onore – ha concluso Busettini – poter ospitare concertisti di
fama internazionale, docenti universitari ed esperti nel campo
della musica antica a Malborghetto-Valbruna, nella sede del
Palazzo Veneziano. Auguriamo a tutti un soggiorno sereno e
giornate di approfondimento e confronto produttive. Siamo
molto soddisfatti anche perché a due mesi dall’evento le
masterclass sono al completo, abbiamo dovuto aggiungere ore
per poter soddisfare tutte le richieste. Inoltre al convegno
si stanno iscrivendo studenti da tutta Italia e dall’estero,
oltre a docenti e professori di Università e Accademie di
tutto il mondo. A oggi vantiamo iscrizioni da Cina, Norvegia,
Austria, Usa, Francia, Belgio, Germania, Olanda».

STRUMENTI A DISPOSIZIONE – Per la quattro-giorni saranno
diversi gli strumenti a disposizione. Due i pezzi originali:
un clavicembalo viennese (anonimo) di fine XVII secolo,
custodito nel Museo Carnico delle arti e tradizioni popolari
di Tolmezzo; e uno Square piano Longman&Broderip, datato 1789,
della collezione Bartoccini. Due anche i clavicordi. Uno,
copia di Fabio Rigali, replica di uno strumento anonimo di
Norimberga, di fine XVII secolo; l’altro sassone di Joris
Potvlieghe (2018). Quattro invece i Clavicembali: uno
francese, copia da Goermans Taskin (1764 – 1783) dei Fratelli
Leita; uno italiano, copia da Giusti (1681) dei Fratelli
Leita; un secondo italiano, copia Grimaldi dei Fratelli Leita;
e un viennese, copia dell’anonimo, conservato al Museo
Etnografico di Tolmezzo, dei Fratelli Leita. Ci sarà poi un
fortepiano Walther, copia di Paul McNulty e un organo positivo
a tre registri, di A. Zanin.

SCUOLE E STUDENTI – Il 21 marzo, dalle 11, è anche previsto un
appuntamento dedicato alle scuole. Evento al quale
parteciperanno i ragazzi dell’Istituto Omnicomprensivo di
Tarvisio e che vedrà dialogare gli studenti con Andrea
Buccarella e Teodoro Baù. A seguire invece è in programma una
lezione guidata dal musicologo Alessio Screm che accompagnerà
i giovani alla scoperta della viola da gamba, delle tastiere
antiche, del repertorio dedicato a questi strumenti e dello
spirito barocco dell’arrangiamento e della trascrizione per/da
altri strumenti.

MASTERCLASS – In quanto alle masterclass (aperta a studenti di
tutte le tastiere) la prima è in programma il 21 marzo, dalle
14 alle 19. Si comincerà con “Il clavicordo: sensibilità,
tocco e intonazione” con Giovanni De Cecco e un repertorio
settecentesco, da J. S. Bach al primo L. van Beethoven, con
particolare attenzione all’area tedesca e iberica. Si
proseguirà il 22 marzo (dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle
18.30) con Francesco Cera e “Girolamo Frescobaldi: ulteriori
riflessioni sulla sua musica per tastiera”, una masterclass
nella quale si porrà particolare attenzione ai lavori
clavicembalistici come i due Libri di Toccate e i Capricci.

EVENTI – In programma anche un evento aperto al pubblico. Il
21 marzo, alle 19, alla sala degli Affreschi, Claudio Mansutti
della Fondazione Luigi Bon, Helga Pӧcheim della Via Iulia
Augusta, e il musicologo Alessio Screm, discuteranno della
strategia dei progetti europei Interreg CLLD come forma di
dialogo e incentivo alla collaborazione tra istituzioni
musicali trasfrontaliere.

CONCERTI – Il ricco calendario di “A colpi di tasto” prevede
anche due concerti. Il 20 marzo, alle 21, nella sala dei
concerti andrà in scena “La Follia del Fandango” (musica di A.
Scarlatti, D. Scarlatti, A. Soler, J. G. Pratsch) con Dubee
Sohn (primo premio al concorso clavicembalistico
internazionale Gianni Gambi) al clavicembalo e fortepiano. Il
giorno seguente alla stessa ora la sala dei concerti ospiterà
“Reworkings” con Teodoro Baù alla viola da gamba e Andrea
Buccarella al clavicembalo (su musica originale e trascritta
di Johann Sebastian Bach).

INFORMAZIONI CONVEGNO E MASTER CLASS:

acolpiditasto@gmail.com                                      |
www.risonanzefestival.com/acolpiditasto |

INFORMAZIONI PERNOTTAMENTO: Ufficio turistico di Malborghetto
– Valbruna | 0428.64970       |   info@visitvalcanale.it     |
www.visitvalcanale.it |

TEATRO COMUNALE DI CORMONS
‘L’anima buona di Sezuan’ con
Monica Guerritore Giovedì 16
gennaio

Lo                             ‘L’anima buona di Sezuan’ sarà
il prossimo appuntamento al Teatro Comunale di Cormons,
giovedì 16 gennaio, alle 21. Il testo di Bertold Brecht, nella
traduzione di Roberto Menin, e avrà per protagonista Monica
Guerritore, anche regista dello spettacolo, regia ispirata
all’edizione del 1981 di Giorgio Strehler. Una produzione
firmata da La Contrada e ABC Produzioni che vedrà in scena,
accanto alla Guerritore, Matteo Cirillo, Alessandro Di Somma,
Enzo Gambino, Nicolò Giacalone, Francesco Godina, Diego Migeni
e Lucilla Mininno.

Nella capitale della provincia cinese del Sezuan giungono tre
dèi alla ricerca di qualche anima buona e ne trovano solo una,
la prostituta Shen Te, che li ospita per la notte. Il compenso
Monica Guerritore

inaspettato per tale atto di bontà è una tonda sommetta, mille
dollari d’argento, ossia, per Shen Te, la possibilità di
vivere bene. Ma il compenso è accompagnato dal comandamento di
continuare a praticare la bontà. La povera Shen Te apre una
tabaccheria e si trova subito addosso uno sciame di parassiti,
falsi e veri parenti bisognosi, esigenti fino alla ferocia, da
cui è costretta a difendersi. Per farlo, una notte, si
traveste da cugino cattivo, Shui Ta, spietato con tutti. A
complicare la situazione però interviene l’amore…

Nell’ Anima buona di Sezuan – spiega nelle note di regia
Monica Guerritore – c’è un piccolo popolo di abitanti di un

luogo che è tutti i luoghi del mondo: essi appaiono come
buffi, straniti e imperiosi ‘personaggi’ più veri e precisi
che nel mondo reale. Nel mio spettacolo sarà forte l’influenza
del mio Maestro: soprattutto nel concetto che l’essere umano
                             si     rappresenta       perché,
                             attraverso la rappresentazione,
                             qualcuno lo capisca, lo accolga,
                             lo compianga e forse gli dia una
                             soluzione finale. Nell’Anima
                             Buona c’è tutta la tenerezza e
                             l’amore per gli esseri umani
                             costretti dalla povertà e dalla
sofferenza a divorarsi gli uni con gli altri ma sempre
raccontati con lo sguardo tenero e buffo di chi comprende. In
questi anni durissimi solo il teatro può raccontarci dal di
dentro, rendendoci consapevoli delle maschere ringhianti che
stiamo diventando. Mettere in scena la meravigliosa parabola
di Brecht risponde alla missione civile e politica del mio
mestiere. Teatro civile, politico, di poesia.

Prevendite lunedì dalle 17 alle 19 e un’ora prima dell’inizio
dello spettacolo.

C.L.

LA STORIA DI GIORGIO PERLASCA
IN SCENA AL GIOVANNI DA UDINE
MARTEDI 14 GENNAIO 2020
  Perlasca. Il coraggio di dire no” sarà in scena martedì 14
  gennaio 2020 con doppia recita: matinée per le scuole con
 inizio alle 10.30 e poi, alle 20.45, per tutti (pubblico in
                            palco)

Udine, 10 gennaio 2020 – Un eroe dei nostri giorni, una
persona semplice e normale. È dedicato al commerciante
italiano che in Ungheria, nel 1944, salvò oltre 5200 persone
dalla deportazione lo spettacolo Giorgio Perlasca. Il coraggio
di dire no, in scena al Teatro Nuovo Giovanni da Udine martedì
14 gennaio 2020 con doppio appuntamento: alle 10.30 in una
matinée per le scuole e alle 20.45 (recita con pubblico in
palco).

Protagonista sulle tavole del palcoscenico e autore del testo
è Alessandro Albertin, diretto da Michela Ottolini in un
racconto travolgente, che suona come un avvertimento per tutti
noi affinché restiamo uomini e donne liberi dall’orrore della
guerra e dalle ingiustizie. Siamo a Budapest, è il 1944. Un
commerciante di carne italiano, Giorgio Perlasca, è ricercato
dalle SS perché ha rifiutato di aderire alla Repubblica di
Salò. Ma in tasca ha un salvacondotto, una lettera che lo
invita a rifugiarsi presso una qualunque ambasciata spagnola
in caso di bisogno. È il suo cavallo di Troia: Perlasca si
spaccia per un ambasciatore, sfodera un coraggio da leone,
salva migliaia e migliaia di ebrei (ma non solo) perseguitati.
Di tutto questo, una volta rientrato in Italia, Perlasca non
parlerà con nessuno, per decenni. Soltanto nel 1988,
rintracciato da una coppia di ebrei ungheresi che gli deve la
vita, la sua storia e quella delle tante persone che ha
salvato dai campi di concentramento diventano di dominio
pubblico. Ora il suo nome si trova a Gerusalemme, tra i Giusti
fra le Nazioni, e un albero a suo ricordo è piantato sulle
colline che circondano il Museo dello Yad Vashem.

“Davanti a qualcosa di terribile si può reagire in due modi:
commentare la cosa, oppure occuparsi della cosa –
spiega Alessandro Albertin nelle note di regia -. La prima
soluzione è quella più comoda e ci conduce inesorabilmente al
tasto “mi piace” di Facebook. La seconda soluzione è quella
più scomoda, richiede coraggio ed eroismo. E umiltà. A
commentare siamo capaci tutti. Per occuparsi di un problema e
risolverlo, serve la volontà di farlo. Questa è la grande
lezione che ci ha lasciato Giorgio Perlasca. E da qui siamo
partiti per raccontare al meglio questa storia meravigliosa.
Lo facciamo con uno spettacolo semplice, senza fronzoli.
Affidandoci alla straordinarietà degli eventi e ad
un’interpretazione che mescola tecnica ed emotività,
accompagnandoci per mano alla scoperta di un capitolo della
nostra storia che è necessario conoscere. In quanto italiani.
In quanto uomini.”

Perlasca. Il coraggio di dire no, in scena al Giovanni da
Udine per la rassegna “Tempi Unici”, è prodotto da Teatro de
gli Incamminati con il patrocinio della Fondazione Giorgio
Perlasca. Luci di Emanuele Lepore.

Diplomatosi attore alla Scuola d’Arte drammatica Paolo Grassi
di Milano, Alessandro Albertin ha lavorato, tra gli altri, con
Gianrico Tedeschi, Andrée Ruth Shammah, Gigi Proietti,
Alessandro Gassmann, Damiano Michieletto, Giuseppe Emiliani e
Franco Branciaroli. È autore dei testi di Overlord Teatro.

Biglietteria del Teatro Nuovo Giovanni da Udine aperta dal
martedì al sabato dalle 16.00 alle 19.00. Chiuso il lunedì e
giorni festivi. L’acquisto dei biglietti è possibile anche
online su www.teatroudine.it e www.vivaticket.it, nei punti
vivaticket e alla Libreria Feltrinelli di Udine (Via
Canciani), il venerdì mattina dalle 9.30 alle 13.00. Per info:
tel. 0432 248418 e biglietteria@teatroudine.it. Previste
speciali riduzioni per i possessori della G-Teatrocard.

TEATRO NUOVO GIOVANNI DA UDINE

martedì 14 gennaio 2020 – ore 20.45 (pubblico in placo)
martedì 14 gennaio 2020 – ore 10.30 recita riservata alle
scuole

PERLASCA. Il coraggio di dire no

scritto e interpretato da Alessandro Albertin

luci Emanuele Lepore

regia Michela Ottolini

produzione Teatro de gli Incamminati

con il patrocinio della Fondazione Giorgio Perlasca

 E.L.
LAMEZIA TERME: MOSTRA VIDE
Viaggio Dell’Emozione Fino al
29 febbra
LAMEZIA TERME

Città: Lamezia Terme (Catanzaro)

Nome del Museo: Museo archeologico lametino

Nome del reperto: Hydrìa di Cerzeto

Datazione: 380-370 a.C.

Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio nel mondo
femminile tra realtà e mito
L’Hydrìa è nota per il suo
ricco apparato figurativo
che rimanda con forza al
tema del mondo femminile
greco.      Le    immagini
principali    rappresentano
scene di toilette e alludono
alla sfera nuziale e alla
preparazione per il primo
incontro d’amore. Dopo un
bagno rituale all’aperto
presso una rocciosa fonte
sacra, la protagonista,
avvolta in un sottile abito
trasparente e adorna di
gioielli, si rimira allo
specchio per verificare la
conquista di quel potere di
seduzione che le permetterà
di abbandonare lo status di adolescente per diventare
finalmente sposa (in greco nymphe) e poi madre. Suggestiva è
l’ipotesi di identificarla con la ninfa Terina, dea locale da
cui i crotoniati trassero il nome della loro colonia,
spostando il nostro viaggio      dal   mondo    reale   a   quello
dell’immaginario mitico.

COSENZA

Città: Cosenza

Nome del Museo: Galleria nazionale di Cosenza

Nome dell’opera: Riposo durante la fuga in Egitto, Francesco
De Rosa detto Pacecco

Datazione: 1645 ca

Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio come
salvezza
Il tema del viaggio, generalmente inteso come piacere di
scoprire luoghi nuovi, è declinato, nel dipinto Riposo nella
fuga in Egitto di Pacecco De Rosa, come “itinerario” indicato
da Dio per la salvezza del suo Figlio unigenito: è così che la
Sacra Famiglia, in fuga verso la terra straniera d’Egitto,
scampa all’atroce strage di innocenti ordinata da Erode e
trova un momento di pace. Il dipinto manifesta grande
intensità di accenti e, per intelligenza emotiva, figura
a pieno titolo nell’ambito del “naturalismo affettivo” messo a
fuoco dalla critica per questa fase della pittura napoletana.

AMENDOLARA

Città: Amendolara (Cosenza)

Nome del Museo: Museo archeologico nazionale di Amendolara

Nome del reperto: Aegyptiaca

Datazione: VIII-VII sec. a.C.

Descrizione relativa al tema del viaggio: Un viaggio lungo
rotte commerciali e scambi culturali nel Mediterraneo

Dalle terre d’Oriente alle coste della Sibaritide, navi
mercantili di provenienza greca e fenicia trasportavano
amuleti d’imitazione di tipo egizio, oggetti ritenuti magici
poiché legati alle credenze della cultura faraonica della
tutela, della fecondità femminile e della salute infantile.
Tali oggetti erano destinati all’aristocrazia locale e
conservati per generazioni come cimeli. La loro presenza
nell’area di Amendolara è una testimonianza inequivocabile
degli scambi culturali che direttamente o indirettamente
attraverso i commerci, ponevano l’antico centro preellenico
tra gli scali delle rotte battute da naviganti lungo le coste
del Mediterraneo.

SIBARI

Città: Cassano all’Ionio (Cosenza)
Nome del Museo: Museo e Parco archeologico nazionale della
Sibaritide

Nome del reperto: Pettorale in oro e argento

Datazione: 599-575 a.C.

Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio degli
Achei e la fondazione della colonia di Sibari

Ritrovato nell’area di Stombi, il prezioso oggetto faceva
parte di un antico pettorale utilizzato probabilmente come
ornamento per una veste rituale. Tale reperto riassume nella
propria materia d’oro e argento e nella lavorazione
decorativa, formata da coppie di palmette a sette petali
contrapposte a fiori di loto, i fasti di Sybaris, la città
fondata dagli Achei nel 720 a.C., che tra il VII e il VI sec.
a.C. conquistò, grazie alla sua floridezza, la supremazia
sulle città di confine. Tale ruolo fu perduto dopo due secoli
di splendore, quando decadde a seguito della dolorosa
sconfitta infertale dall’esercito dei Crotoniati guidati
dall’atleta Milone.

VIBO VALENTIA

Città: Vibo Valentia

Nome del Museo: Museo archeologico nazionale “Vito Capialbi”

Nome del reperto: Laminetta orfica di Hipponion

Datazione: IV sec. a.C.

Descrizione relativa      al   tema   del   viaggio:   Il   viaggio
nell’oltretomba

Piccole lamine d’oro databili fra IV e III sec. a. C. venivano
create per essere seppellite insieme al defunto e per
accompagnare la sua anima nel viaggio verso l’oltretomba.
Legate al culto orfico, tali laminette possono essere
considerate delle vere e proprie istruzioni di guida sul
percorso da seguire nel viaggio finale. Tra queste, quella di
Hipponion è la più completa. Ritrovata sul petto di una donna,
ripiegata quattro volte su se stessa, presenta un’iscrizione
greca incisa su sedici righe. Grazie alle indicazioni
descritte, l’anima, aiutata dalla dea memoria Mnemosyne non si
sarebbe accostata alla prima fonte che avrebbe trovato lungo
il cammino, la fonte dell’oblio, ma avrebbe proseguito fino
alla fonte della memoria, da lì avrebbe pronunciato le sacre
parole alle porte degli Inferi che l’avrebbero condotta
finalmente nell’aldilà.

BOVA

Città: Bova Marina (Reggio Calabria)

Nome del Museo: Museo e Parco archeologico “Archeoderi”

Nome del reperto: Colonna miliaria proveniente dalla località
Amigdalà

Datazione: 306-367 d. C.

Descrizione relativa al tema del        viaggio:   Strade   per
viaggiare, strade per dominare

A partire dal II sec. a.C., Roma, divenuta ormai una grande
potenza, aveva sentito l’esigenza di costruire delle strade
per agevolare i collegamenti al Sud; così nacquero la via
Capua-Regium, meglio nota come via Popilia, e sulla costa
ionica l’asse viario che collegava Reggio con Taranto. Lungo
questi tratti, furono costruite delle stazioni di sosta
(stationes) che permettevano ai viaggiatori di rifocillarsi e
cambiare i cavalli. Uno di questi punti di sosta, denominato
Scilleum o Sileum, secondo l’Itinerario Guidonense, era
situato nella vallata del S. Pasquale, in località Deri di
Bova Marina. Su questo sistema stradale si colloca la colonna
miliaria monolitica di calcare granitico locale, frammentata
alle due estremità, che conserva due iscrizioni contrapposte,
indice del suo riutilizzo in età successiva, una con dedica
all’imperatore Massenzio e l’altra agli imperatori
Valentiniano e Valente.

GIOIA TAURO

Città: Gioia Tauro (Reggio Calabria)

Nome del Museo: Museo archeologico Metauros

Nome del reperto: Anfora di produzione calcidese

Datazione: 550-500 a.C.

Descrizione relativa al tema del viaggio:          Il   viaggio
nell’oltretomba: le necropoli di Mètauros

L’antica Métauros fu fondata dagli abitanti di Zancle (odierna
Messina) per motivi espansionistico-commerciali e nel VI
secolo a.C. passò sotto l’influenza della colonia magno-greca
di Locri. L’intensa urbanizzazione del secolo scorso non ha
permesso la conduzione di indagini approfondite ed in
estensione nella zona di Pian delle Fosse, sede probabile
dell’abitato antico: solo quelle condotte lungo la fascia
litoranea hanno restituito numerosi dati di conoscenza della
necropoli in uso tra VII e V secolo a.C. I ricchi corredi
attestano anche gli stretti legami di Métauros con i centri di
Mylae, Zancle e Rhegion. Da segnalare, l’anfora con scena di
auriga su biga, una delle numerose testimonianze di produzione
ceramica calcidese rinvenute nel corso delle indagini.

LOCRI

Città: Locri (Reggio Calabria)

Nome del Museo: Musei e Parco archeologico nazionale di Locri
– Museo del territorio di Palazzo Teotino Nieddu del Rio

Nome del reperto: Modellini di ninfei e reperti dal Santuario
di Grotta Caruso
Datazione: dal VI sec. a.C.

Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio nel
territorio ionico: tra elementi naturali e rituali

Gli antichi vedevano le risorse naturali come elementi vitali
per la sopravvivenza della comunità e l’acqua, elemento
rigenerante presente nei miti di fondazione della terra,
occupa un posto importante anche in occasione di cerimonie
sacre in luoghi di culto dedicati a diverse divinità. A Locri,
la scoperta di Grotta Caruso che presentava alle pareti una
serie di nicchie e un bacino lustrale raggiungibile attraverso
sette gradini, ne è una chiara testimonianza. Vi erano
venerate le Ninfe, legate tradizionalmente ai luoghi d’acqua,
che sovrintendono ai riti prenuziali con il passaggio dalla
condizione di fanciulla vergine a quella di sposa. Frequentato
dagli inizi del IV sec. a.C. fino alla metà del II secolo
a.C., il suggestivo luogo di culto ha restituito un ricco
deposito votivo di terrecotte: modellini di grotte-ninfeo in
terracotta, figurine femminili nude sedute, piccoli rilievi
(erme) con le teste delle Ninfe.

MONASTERACE

Città: Monasterace Marina (Reggio Calabria)

Nome del Museo: Museo e Parco archeologico dell’Antica Kaulon

Nome del reperto: I kadoi

Datazione: I sec. a.C. – I sec. d.C.

Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio
nell’antica colonia di Kaulonía, tra mare e zona aspromontana

I Kadoi erano particolari contenitori in terracotta utilizzati
per la conservazione e per il trasporto della pece. E’ un
rinvenimento abbastanza raro e non altrimenti documentato in
Calabria che attesta come nell’antichità venissero sfruttate
alcune delle risorse a disposizione. La città di Kaulonía,
grazie alla sua localizzazione tra mare e zona aspromontana,
offriva ai suoi abitanti e a quanti risiedevano nel suo
territorio, la possibilità di procurarsi legname e pece,
quella pece perfettamente conservata nei Kadoiesposti al
museo, utilizzata oltreché per i fabbisogni quotidiani anche
per uso commerciale. Va ricordato infatti, che il centro acheo
era inserito nei circuiti commerciali marini dell’area
mediterranea sia in età greca che romana.

SCOLACIUM

Città: Borgia (Catanzaro)

Nome del Museo: Museo e Parco archeologico nazionale di
Scolacium

Nome del reperto: Reperti provenienti dalla Necropoli Sud-Est

Datazione reperti: fine I sec. a.C. – I sec. d.C.

Descrizione relativa al tema del viaggio: Ultra limina leti –
Oltre le porte della morte. L’ultimo viaggio dei cittadini di
Scolacium​

Le necropoli di Scolacium testimoniano l’importanza del centro.
Con la crescita economica e sociale della città si
organizzarono e iniziarono ad estendersi anche le “città dei
morti”. Le ricerche archeologiche hanno permesso di scoprire
le diverse tipologie di sepolcri, dalle inumazioni alle tombe
ad incinerazione, fino ai mausolei monumentali che, lungo le
vie e sotto gli occhi dei cittadini, plasmavano la fisionomia
del suburbio e erano uno dei punti di riferimento per i
viaggiatori. Il contesto proposto per rappresentare l’ultimo
viaggio proviene dalla necropoli sud-est, che ha restituito
sepolture databili tra il I secolo a.C. e il IV secolo d.C.:
una tomba ad inumazione in cassone di mattoni e due urne
cinerarie (in terracotta e in lamina di piombo) con i loro
corredi, manufatti in vetro deposti insieme alla salma e
alcuni oggetti rinvenuti fusi all’esterno delle tombe, in
relazione ai rituali post mortem.

MILETO

Città: Mileto (Vibo Valentia)

Nome del Museo: Museo statale di Mileto

Nome dell’opera: Turibolo in argento

Datazione: fine XV sec. – inizi XVI sec.

Descrizione relativa al tema del viaggio: Viaggio alla
riscoperta di un artigianato locale

Proveniente dal Tesoro dell’antica Cattedrale, il turibolo è
il vaso metallico utilizzato per bruciare l’incenso e
diffonderne il profumo durante le celebrazioni eucaristiche.
Interrogare questo antico manufatto significa arretrare fino
al XII secolo, al viaggio compiuto dall’abate Gioacchino da
Fiore alla volta di Longobucco, sede di miniere in argento,
per la fornitura di un calice. Tale notizia, ricavata dalla
biografia del religioso, è stata di fondamentale importanza
per stabilire l’esistenza e l’attività di una “scuola
argentaria” nei pressi di Longobucco, e quindi collegare anche
la realizzazione dell’incensiere di Mileto all’operosità di
qualche officina locale e non già alla scuola napoletana. Il
viaggio di Gioacchino da Fiore, quindi, è il viaggio alla
riscoperta di un artigianato locale di lontanissime origini,
ancora difficile da documentare, ma sicuramente esistito.

CROTONE

Città: Crotone

Nome del Museo: Museo e Parco archeologico nazionale di Capo
Colonna

Nome del reperto: Parti di statue in marmo raffiguranti
cavalli
Datazione: secondo quarto del V secolo a. C.

Descrizione relativa al tema del viaggio: La figura del
cavallo come compagno di viaggio

Gli elementi equini esposti a Capo Colonna rappresentano parti
considerevoli di gruppi statuari raffiguranti presumibilmente
i carri delle divinità. Essi componevano l’apparato decorativo
dei frontoni del grande tempio di ordine dorico eretto nel
475-460 a.C., di cui oggi si conservano le enormi fosse di
fondazione del basamento ed una delle sei colonne del lato
orientale, affacciata sul mare, che dà oggi nome al sito, Capo
Colonna.

CROTONE

Città: Crotone

Nome del Museo: Museo e Parco archeologico nazionale di
Crotone

Nome dell’opera: Museruola in bronzo

Datazione: seconda metà del IV secolo a.C.

Descrizione relativa al tema del viaggio: La figura del
cavallo come compagno di viaggio

Si tratta di una museruola per cavallo che doveva fungere da
offerta votiva all’interno del santuario collocato
nell’attuale località Vigna Nuova. Tale santuario rappresenta
uno dei principali luoghi di culto di epoca greca individuati
in corrispondenza dell’antica area urbana. La scelta di un
tema legato al cavallo vuole mettere in collegamento due musei
che convivono nello stesso Comune, Crotone. Mezzo di trasporto
sin dall’antichità più remota ma anche segno di prestigio
sociale, il cavallo verrà raccontato in maniera da porre in
risalto le sue varie funzioni nel corso della storia, con
particolare riguardo alle peculiarità che lo mettono in
relazione con le culture greca e italica pre-romana in genere.
ISOLA DI CAPO RIZZUTO

Città: Isola di Capo Rizzuto (Crotone)

Nome del sito: Le Castella

Nome dell’architettura: Fortezza di Le Castella

Datazione: XIII – XVI secolo

Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio tra terra
e mare. Le Castella crocevia di popoli e di epoche

L’isolotto su cui sorge la fortezza di Le Castella è
localizzato all’estremità orientale del golfo di Squillace.
Collegato alla costa da un sottile lembo di terra, realizza
una suggestiva simbiosi scenografica tra architettura
costruita e architettura naturale. L’impianto del XIII secolo,
costruito su preesistenze di epoca greca, rientrava nella
politica di difesa del litorale attuato dagli angioini
all’acquisizione del regno meridionale. Gli aragonesi ne
entrarono in possesso dalla fine del XV secolo, trasformando
la fortificazione, della quale la torre cilindrica costituiva
il nucleo originario, adeguata alle nuove esigenze di difesa
contro le armi da fuoco. Intorno al 1520 nacque a Le Castella
Giovanni Dionigi Galeni, meglio conosciuto come Uluç Alì
Pascià, corsaro dal nome turco da cui deriva il nostro
“Uccialì” o “Occhialì”, figura esemplare per rappresentare il
tema del viaggio come intreccio di relazioni, scambi,
interazioni e migrazioni da sempre esistito nel mar
Mediterraneo e in territorio calabrese.

GERACE

Città: Gerace (Reggio Calabria)

Nome del sito: Chiesa di San Francesco d’Assisi

Nome dell’architettura: Chiesa di San Francesco d’Assisi
Datazione: fine XIII – inizio XIV secolo

Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio nella
spiritualità francescana

Importante esempio di architettura dell’ordine mendicante in Italia
meridionale, la Chiesa, costruita tra la fine del Duecento e gli inizi
del Trecento sui resti di un precedente edificio romanico, apparteneva ad
un complesso conventuale di cui rimangono il pozzo e una parte del
chiostro. Nonostante le trasformazioni di età barocca, conserva nelle
sobrie forme la volontà di aderire ai dettami pauperistici dei suoi
fondatori. Attraverso un monumentale portale trecentesco con decorazioni
di ispirazione arabo-normanna si accede all’ampia aula rettangolare,
coperta da tetto a capriate e illuminata da una serie di monofore.
Arricchisce l’interno il magnifico altare seicentesco a tarsie marmoree,
che disegnano mirabili elementi paesaggistici, fitomorfi e zoomorfi, fra
cui un grazioso uccellino che sembra evocare il messaggio del fraticello
d’Assisi “Laudato sie mi’ Signore, cum tucte le tue creature”.

STILO

Città: Stilo (Reggio Calabria)

Nome del sito: La Cattolica

Nome dell’architettura: La Cattolica

Datazione: fine X – inizio XI sec.

Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio nella
spiritualità bizantina

Inserita in un suggestivo contesto paesaggistico, la Cattolica
di Stilo è il monumento simbolo della Calabria bizantina. Di
esigue dimensioni, è impostata su una pianta a croce greca
inscritta in un quadrato con tre absidi orientate. L’interno è
suddiviso in nove spazi da quattro colonne di spoglio e la
luce vi filtra enfatizzandone la dimensione mistica. Le pareti
e le cupole sono affrescate con immagini sacre che per il
culto bizantino rappresentano una “…finestra aperta sul mondo
soprannaturale al di là del tempo e dello spazio”. Colpiscono
i vibranti colori degli affreschi, tra cui quelli della scena
dell’Annunciazione, in cui Maria nel momento del concepimento,
divenendo “…cielo senza cessare di rappresentare la terra…”,
permise il riavvicinamento tra il divino e l’umano.

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MOSTRA

VIDE Viaggio Dell’Emozione

Fino al 29 febbraio 2020
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