MASSIMO DECIMO MOURINHO CAIO MARIO BALOTELLI - SFIDA Gli incubi notturni di un tifoso interista

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Luigi Lavorgna

    MASSIMO DECIMO MOURINHO
                          SFIDA

         CAIO MARIO BALOTELLI

         Gli incubi notturni di un tifoso interista

                     AUTOPRODOTTO

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Interno di un Centro di Salute Mentale. E’ circa mezzogiorno. Un ragazzo
biondo, dall’apparente età di sedici/diciassette anni, bussa alla porta e dice
all’inserviente:

 risponde il ragazzo e si avvia.
Dopo pochi passi, un distinto signore sulla cinquantina, capelli e barba
lunghi e brizzolati, gli si para davanti, gli porge la mano e, con un sorriso a
trentadue denti stampato sul viso, gli dice:
.
Il ragazzo rimane un attimo perplesso, ma subito dopo un lampo di malizia
attraversa il suo sguardo e, stretta affabilmente la mano, risponde:

Dopo di che, sorridendo come un bambino che ha appena fatto una
marachella, riprende il cammino senza far caso a due nerboruti infermieri
che hanno seguito con interesse tutta la scena e che, quando lui dichiara di
essere Napoleone Bonaparte, si scambiano un furtivo sguardo d’intesa e
uno dei due dice sottovoce all’altro:

I due si separano e cominciano una manovra di avvicinamento cercando di
non mettere in allarme la preda. Lo sguardo torvo non promette niente di
buono.
Percepita la minaccia, il ragazzo allunga il passo. Anche i cacciatori
allungano il passo. E lui, più preoccupato che mai, inizia a correre alla
disperata lungo il corridoio, dribblando le persone che vi stazionano.
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Arrivato in fondo è costretto a fermarsi… si sente in trappola. Vede una
porta chiusa, l’apre, entra, e la chiude a chiave dietro di sé.
Si guarda intorno e si accorge che all’incirca dieci/dodici persone, tra
maschi e femmine, di età compresa tra la cinquantina e la ottantina, chi
intento a giocare a carte, chi a passeggiare e chi a chiacchierare, cessata
ogni attività, lo interrogano con lo sguardo.
Il ragazzo, sorpreso, non riesce a profferire parola. Un signore si stacca dal
gruppo e gli si avvicina. Un altro lo segue. Non sa a che santo votarsi,
finché riesce a balbettare la prima cosa che gli viene in mente:

S’interrompe nel vedere che una porta laterale si apre ed entra uno degli
inseguitori che, con un sorriso beffardo, gli dice:

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Nonno e nipote cominciano a saltare, ballare, cantare, fare mille gesti pazzi.
Il nonno, però, dopo aver assecondato per un po’ il ragazzo, lo blocca
tenendolo per le braccia e dice:

Il ragazzo riprende fiato e poi continua:

       L’uomo che non sa di calcio, il miliardario pollo e spendaccione, il membro
       poco furbo della famiglia, e via carogneggiando. Dal ’95 al 2005 ha imparato il
       mestiere, mentre intorno a lui trafficavano in modo indegno. Da cinque anni
       vince, con una programmazione che andrebbe studiata nelle Università:
       insieme a Branca e Oriali ha scovato Maicon e Julio Cesar, ripescato
       Cambiasso e Sneijder, resuscitato Samuel e Lucio, cresciuto Balotelli,
       valorizzato Milito, Thiago Motta ed Eto’o. Sarebbe questo, il ricco
       incompetente?
perso la testa della classifica e la Roma ci ha sorpassato, ho avuto paura che
potevamo fallire qualche obiettivo. Invece, con un finale assolutamente
strepitoso, abbiamo centrato tutti e tre i tituli per dirla con Josè.>>

        In primo luogo il modulo di gioco con l’abbandono del rombo e l’avvio a
        gennaio dello schema con due ali. Poi la riduzione della rosa a una quindicina
        di elementi; la soluzione del caso Balotelli, diventato uomo prezioso, e
        l’invenzione del «tandem» Milito-Sneijder. Infine Mourinho, attaccabrighe
        nato, è riuscito proprio per questo a fare da parafulmine e a tenere la squadra
        fuori dalle risse.

Il nonno emozionatissimo stappa la bottiglia di spumante - il nipote
applaude al botto - riempie i bicchieri e ne porge uno al ragazzo. Poi,
all’unisono li alzano verso il cielo…
 dice il ragazzo. E il nonno, sempre più
emozionato, prosegue:

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E bevono di gusto.
Dopo il brindisi, il ragazzo, improvvisamente tace e mostra una faccia
afflitta. E il nonno lo interroga con lo sguardo.

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Siamo nel 180 d.c., in una località della Germania, e la battaglia tra
l’esercito di Roma e le tribù barbare locali, è imminente.
Sulla cima della collina, Marco Aurelio, a cavallo, circondato dalle guardie
pretoriane romane, guarda il campo di battaglia.
La cavalleria è al suo posto di combattimento appostata fra gli alberi,
pronta ad attaccare i barbari alle spalle e sui fianchi.
I soldati si preparano per la battaglia e il generale Massimo Decimo
Mourinho, protetto dalla corazza e coperto da una pelliccia per ripararsi dal
freddo, cammina tra le file dell’esercito schierato.
Al suo passaggio i militari si alzano con rispetto e lo salutano chiamandolo
Generale. Anche Massimo passa in mezzo ai soldati e sorride e li saluta
Massimo si avvicina a Quinto e a Valerio e dice loro:

 risponde Quinto.
 chiede ancora Massimo.
 risponde Valerio. E poi domanda: 
Il generale abbozza un sorriso amaro e risponde: 
Quinto osservando i soldati che stanno approntando le catapulte dice con
tono di rimprovero: 
 s’inserisce Massimo nel discorso.
 ribatte Quinto.
 sentenzia Massimo e chiude la
questione.
In lontananza si sentono le urla dei barbari che mormorano frasi
incomprensibili. Intanto un cavallo con un cavaliere emerge dalle linee

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germaniche e Massimo dopo aver osservato attentamente la scena dice:

Quando il cavallo arriva a destinazione, infatti, si può vedere che il
cavaliere è senza testa. Intanto un barbaro staccatosi dalle file dei guerrieri
germanici avanza agitando la testa del cavaliere, grida degli insulti e,
infine, la lancia nel fango. Contemporaneamente l’esercito dei barbari,
armato in modo rudimentale, esce dalla foresta e lancia grida di guerra
agitando le armi.
Quinto, rivolto a Massimo, dice:

 ribatte Massimo. Ciò detto il
generale romano si piega a raccogliere una manciate di terra, la porta al
naso e la odora, mentre il suo cane lupo lo guarda guaendo con impazienza.
Rialzatosi, Massimo si gira verso Quinto e Valerio, stringe il braccio di
Quinto e dice:

Quinto e Valerio si scambiano lo stesso saluto. Massimo sale a cavallo, si
rivolge a Quinto e dice: 
Il generale inizia a cavalcare e il suo lupo corre di fianco al cavallo. Passa
tra i soldati che si alzano al suo passaggio e continua ad osservare il campo
di battaglia.
Quinto ha preso il comando del suo gruppo e ordina:

Il capo degli arcieri gli fa eco:

E il centurione:

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Massimo e il suo lupo raggiungono la cavalleria appostata nel folto della
foresta e, rivolgendosi ai cavalieri, dice:

Un soldato si avvicina e porge a Massimo il suo elmo che lo indossa.
Appena pronto per la battaglia fa un cenno del capo ad un arciere e dà il
segnale per Scatenare l’inferno.
E, nel giro di qualche minuto, inferno è.
Nugoli di frecce infuocate volano per l’aria… la cavalleria scende
velocemente dalla collina… un denso fumo nero riempie il cielo. Le
catapulte lanciano palle di fuoco che incendiano la foresta all’interno della
quale si nascondono i barbari. Poi si sentono sibilare centinaia e centinaia
di frecce molte delle quali raggiungono il bersaglio. Intanto la cavalleria
procede al galoppo tra gli alberi… cavalieri che saltano attraverso le
fiamme. Anche il lupo di Massimo continua la sua corsa accanto ai cavalli.
Massimo ordina:

La fanteria entra in contatto con il nemico e cominciano i primi
combattimenti corpo a corpo. Ad un tratto, alle spalle dei barbari, dalla
foresta, sbuca la cavalleria romana che attacca i barbari alle spalle.
Massimo grida:  e guida la carica… E’ una
carneficina!.
Poi la cruenta battaglia finisce e i legionari, in ordine sparso, finiscono i
nemici feriti. Massimo, stanchissimo e ansimante, alza la spada e grida:
 I legionari superstiti alzano le spade e applaudono.
Sulla cima della collina, intanto, Marco Aurelio respira di sollievo…

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 ribatte Lucio.
di euro e, perciò, non è più sufficiente, come un tempo, buttare la palla
avanti e poi pedalare. Oggi tutto è pianificato, nulla è lasciato
all’improvvisazione. Le squadre di calcio sono quotate in borsa e sono
organizzate in modo scientifico. Non dimenticare che siamo nella società
della conoscenza e che sono stati fatti degli enormi progressi in ogni campo
delle scibile umano. E qui sta la grandezza di Josè Mourinho: essere
riuscito a creare una sintesi perfetta di tutti i fattori sia psicologici che
tecnici, sia agonistici che strategici e tattici.>>

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prende Mourinho in un anno lui ha acquistato Hamsik e qualcun altro.
Ebbene credo che Moratti abbia fatto un investimento veramente
vantaggioso. Mourinho i soldi che prende li vale tutti. E’ inevitabile che un
professionista del suo livello si attiri poche simpatie e molte antipatie.
Emblematico è il pezzo di Massimo Oriani sul sito on line della Gazzetta
dello Sport del 29 aprile 2010 intitolato ―Il calcio secondo Nash, Il play
punzecchia l'Inter‖ dedicato a Steve Nash cestista dei Phoenix Suns,
appassionato di soccer (gioco del calcio americano) che sul suo account
Twitter…>>

       Ecco allora apparire ieri sul suo account Twitter un post su Barcellona-Inter.
       Da esteta del calcio non deve aver particolarmente apprezzato la prestazione
       catenacciara dei nerazzurri: ―Gli undici dell’Inter per arrivare in finale: Butt,
       Yashin, Banks, Zoff, Maier, Tomaszewski, Zubizarreta, Scmheichel, Clemens,
       Higuita, Chilavert‖. I meno giovani avranno colto immediatamente l’ironia: si
       tratta infatti di undici portieri. Al di là del geniale umorismo, c’è da apprezzare
       anche la profonda conoscenza della materia. Non si sa se il commento sia stato
       messo online prima o dopo l’espulsione di Thiago Motta, fatto sta che l’Inter
       anche nella prima mezz’ora, giustamente visto il 3-1 dell’andata, non aveva
       certo dato segnali di voler andare all’arrembaggio dei catalani. Non ci
       sorprenderemmo se il 22 maggio a Madrid, qualora i suoi Suns non dovessero
       essere più in corsa per i playoff, al Bernabeu ci fosse anche lui. Magari
       potrebbe suggerire l’undici di partenza a Mourinho: Pelè, Maradona, Van
       Basten, Gerd Műller, Sivori, Crujff, Di Stefano, Zico, Fontaine, Best, Ronaldo.

 commenta Lucio.
Simpatico l’aneddoto da lui stesso raccontato durante una trasmissione
televisiva relativo a Gennaro Gattuso.>>

       Le prime parole di italiano me le ha insegnate lui. Giocavamo Chelsea-Milan
       in Usa, io protestavo per un atteggiamento troppo aggressivo del Milan, mi si
       avvicina Rino e mi dice: Mister, non ci sono amichevoli.

       Mi è piaciuto l'atteggiamento della squadra, di tutti i ragazzi. Questa è già una
       nostra cultura: la squadra lavora sempre in modo serio, la squadra è
       professionista, è amica, lavoriamo tutti insieme nei momenti belli e facili, ma
       anche in quelli brutti e difficili. È stato così l'anno scorso e anche in questo
       inizio di stagione non è cambiato nulla. Per me è stato molto molto importante,
       e credo che noi tutti siamo un po' responsabili di questo, vedere la reazione del
       gruppo dopo la partenza di un giocatore delle dimensioni di Zlatan
       Ibrahimovic. Perchè, quando una squadra perde un giocatore così fondamentale
       come lo era lui, può entrare in un periodo di scuse, di alibi e di minor fiducia.
       Questa società, invece, ha avuto una reazione forte. Io come allenatore sono
       fiero della mia posizione, fiero di non aver avuto paura di costruire una squadra
       completamente nuova e del tutto diversa. Anche i giocatori sono stati
       bravissimi nel dire “Ok, siamo qui, la nostra squadra è questa, abbiamo dei
       nuovi giocatori, andremo in una nuova direzione, però vogliamo vincere,
       vogliamo giocare un calcio positivo, vogliamo cambiare l'immagine di una
       squadra che vince, ma che può fare meglio". Di questo tipo di atteggiamento
       sono assolutamente soddisfatto. È una bellissima sfida quella di costruire una
       squadra praticamente nuova.

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Ho avuto nella stagione qualche momento dove ho capito che questa non era la
mia casa, che non era il paese dove ero felice a lavorare, ho sentito questo
diverse volte, siamo entrati in un periodo dove non c'e tempo per pensare un
momento, dove uno deve dare tuttto, ed è stato quello che ho fatto io, ora
voglio dare tutto quello che posso in questa settimana storica e dopo mi
prenderò un po' di tempo per respirare un po' e pensare un po' a me stesso, a
quello che mi renderà più felice.

Siamo stati una squadra epica e perfetta, sarà ricordata come la squadra degli
eroi di Barcellona: in undici era difficile, in dieci è stato storico e magari il
fatto di aver giocato tante volte in dieci in Italia ci ha aiutato...

Per me e per quelli che lavorano con me non c’è una passerella rossa per farlo
rientrare in squadra. Con me per entrare in squadra deve giocare meglio dei
miei attaccanti in questo momento. E per farlo deve essere al 100% di
motivazione e di allenamento. Se ha dei piccoli problemi, un po’ di stanchezza,
un po’ di infortuni è meglio che torni al 100%. Essere titolare come attaccante
nella mia squadra è difficile.

Qua siamo organizzati. Il team manager organizza l’aereo, l’allenatore prepara
gli allenamenti, i giocatori un mese prima sanno quando è il loro giorno libero.
Noi lavoriamo così e dispiace quando arriva qualcuno dalla luna che fa
cambiare tutta la nostra struttura. Sapevamo a dicembre avremmo avuto la
squadra stanca che avrebbe giocato in Coppa Italia in un periodo freddo e con
5.000 eroi sulle tribune. Noi sappiamo il nostro calendario e non lo cambiamo.
Perché uno lo ha fatto cambiando una partita, è stato fatto un casino incredibile
e si gioca la semifinale di ritorno di Coppa Italia ad aprile. Tutti vedono bene
quello che è successo. Questa partita di Coppa Italia del Milan contro
l’Udinese che era così importante tu vedi il risultato… Hanno cambiato perché
quella partita era così importante? No, lo hanno fatto per la partita con noi. Noi
non vogliamo cambiare il calendario.

Io non cambio la mia mentalità e per me l’importante è sempre la prossima
partita.

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Rispetto la partita e l’avversaria: per questo faccio giocare la squadra che mi
       sembra migliore per vincere l’incontro.

       Per vincere non basta il nome o i soldi. Serve la mentalità di squadra.

       Avevo paura solo di Van Gaal, perché lo conosco bene. Sa come sa caricare
       una squadra. E prima del match ha cercato di provocarmi calcisticamente
       dicendo che giocavo in difesa. Lui voleva giocare in contropiede, ma lo volevo
       anch’io. E noi siamo stati bravi a non perdere la nostra identità.

       Milito è l'uomo delle finali, ma il merito è di tutti, da chi ha segnato gol
       decisivi a chi non ha giocato neanche un minuto, perché siamo una famiglia".

       Del calcio italiano ho odiato il fatto di dover vedere molte partite dalla tribuna
       e di vedere che la mia squadra che aveva dieci punti di vantaggio finiva
       seconda, in un determinato periodo. Ma mi è servito per imparare a giocare
       sotto una pressione che c’è solo in Spagna e Italia. Ho molti più capelli bianchi
       ma sono migliorato

       Quelli del Barcellona dovevano lasciare in campo la pelle, i miei ci hanno
       lasciato il sangue.

       Credo che il più grande divertimento nel calcio, e non voglio cambiare la mia
       filosofia, sia quello di vincere. Però c'è vincere e vincere. Se si può vincere e,
       allo stesso tempo, essere felici del modo nel quale si gioca è ovviamente molto
       meglio. Adesso, quando noi lavoriamo tatticamente si vede che la squadra c'è,
       che vuole partecipare e migliorare in una direzione nuova.
mai ad allenare una squadra di De Laurentiis? risponde in modo lapidario:
Non ha soldi per me.>>

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Siamo nel 181 d.c. in una zona di campagna alle porte di Mediolanum,
denominata Appianum Gentilum, dove sorge una scuola di specializzazione
per Magister Gladio denominata ―Special One‖ che una volta all’anno, al
termine di ogni stagione dei giochi, organizza un corso di aggiornamento

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per Magister, dove vengono studiate tutte le novità che si sono verificate
nell’anno.
Quello di quest’anno è il decimo corso di aggiornamento organizzato dalla
Scuola. Si sono iscritti 17 corsisti provenienti dalle zone più disparate
dell’impero. Il giorno dell’inaugurazione sono tutti presenti nel salone e
sono curiosi di sapere chi è l’ospite d’onore. Il direttore del corso prende la
parola:

Applausi scroscianti sottolineano le parole del direttore che ringrazia e
prosegue con voce sicura:

Ancora applausi.

Un corsista, di nome Tarquinio, si rivolge al vicino e domanda:

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L’interlocutore lo guarda perplesso. Intanto il padrone di casa prosegue:

Un lungo applauso accoglie il nuovo venuto.
Tarquinio sbianca in viso. Poi, si rivolge di nuovo al vicino e dice:

 saluta Mourinho e gli applausi s’intensificano.
E ancora una volta Tarquinio abbassa la testa scornato. E il vicino
sarcastico dice:

Intanto il direttore della Scuola continua con la sua arringa:

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Ancora applausi. Tarquinio è annichilito. Intanto, il padrone di casa
continua la presentazione:

Altri applausi. Appena si ricompone il silenzio Massimo Decimo Mourinho
guadagna il centro della scena e si appresta a prendere la parola per iniziare
il ciclo di lezioni. Tarquinio, un attimo prima che Mister Mourinho cominci
a parlare, dice al compagno:

 ribatte rassegnato l’interlocutore.

Ed in effetti il pubblico rimane alquanto interdetto. Nessuno profferisce
parola. E mister Mourinho prosegue:

Gli applausi raggiungono un’intensità pazzesca. Al che, il vicino si rivolge
a Tarquinio e chiede:

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>
attenta, lanci per Drogba, palle smistate ai contropiedisti esterni. Ci sembrava
       poco e quasi uno spreco, con gente come Lampard ed Essien. Ma è così che ha
       vinto e dunque poco da dire.
       Giunto da noi, ha ripetuto l’operazione portata a termine in Inghilterra. Non ha
       inventato un nuovo calcio, ha solo perfezionato il nostro, limandolo. Prima
       affidandosi a Ibra, come aveva fatto con Drogba. Quindi, partito lo svedese,
       allargando il ventaglio di ipotesi tattiche, sempre partendo da un punto fermo:
       la difesa. Che si esalta con gente come Samuel, Lucio, Maicon. E non con
       calciatorini tecnici come Maxwell, spedito altrove. Con questa Inter, fa calcio
       di posizione: i mediani che distruggono, quelli che corrono, il trequartista, le
       punte. La palla scorre secondo binari facilmente rintracciabili sulla mappa.
       Poche idee e chiare. I calciatori vivono di elementari certezze. C’è chi deve
       interdire e fare la faccia cattiva, chi allunga la squadra, chi offre fantasia, chi,
       infine, chiude nella porta avversaria il percorso fatto dalla palla.

       BARCELLONA, 29 aprile - "Mou te lo sei guadagnato": È a tutta pagina in
       prima su Marca il festeggiamento della vittoria dell'Inter sul Barca, ieri sera al
       Camp Nou. "Cibeles dorme tranquilla" è il titolo di As, in riferimento alla
       fontana di Madrid dove i giocatori del Real celebrano le vittorie, e avrebbero
       potuto festeggiare anche la finale di Champions League che si giocherà al
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vicino Bernabeu. Per il giornale madrileno "Mourinho ha cacciato il Barca
       dalla Champions con un catenaccio fuori dal comune". In Catalogna invece i
       giornali provano a incassare il colpo: "Il campione è caduto come un
       campione", assicura Sport in prima pagina.
       "Il Barca ha dato il tutto per tutto, ha dominato tutta la partita e gli è mancato
       solo un gol", continua nel sottotitolo. "È arrivato tardi" è invece il titolo del
       Mundo Deportivo sul gol di Gerard Piquè che "non è bastato ad un Barca che si
       è schiantato contro il muro italiano". "Addio al Bernabeu" è invece il titolo
       amaro del catalano La Vanguardia, che mette in prima la foto del portiere
       blaugrana Valdes mentre assale Mourinho che festeggiava la vittoria sotto la
       gradinata dei catalani a fine partita. Una foto piccola di Messi è la scelta di El
       Pais che spiega in prima pagina come "Il leggendario catenaccio dell'Inter
       toglie al Barca la finale", aggiungendo che "gli balugrana hanno segnato solo
       un gol di fronte ad un rivale che ha giocato in 10 dal 28/esimo minuto". Anche
       per El Mundo una foto piccola di Valdes e Mourinho correda il titolo: "Il Barca
       si schianta contro un Inter in 10 e non giocherà la finale del Bernabeu". Marca
       chiede già in copertina che il Real Madrid assuma Mourinho come allenatore,
       che nelle pagine successive diventa "il re del Camp Mou". Il giornale sottolinea
       con una punta di condanna il fatto che il club catalano abbia fatto aprire gli
       spruzzi di annaffiamento sul campo, a fine partita, per impedire all'Inter di
       festeggiare la vittoria. L'As cita una frase del tecnico: "È impossibile che io
       alleni il Barca per l'odio che hanno qui nei miei confronti". Lo Sport riporta
       invece Guardiola: "ci rialzeremo e lotteremo per la Liga".

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Entrambi, in epoche diverse, hanno sfruttato al massimo la comunicazione, le
        interviste, i microfoni, giocando sempre su un tono spavaldo.
        (…)
        Mentre HH attaccava se stuzzicato, Mourinho attacca a prescindere. Vedi
        l'etichetta di "prostituzione intellettuale" a una platea di giornalisti che da quel
        momento l'ha ancor più adorato. Se uno gli chiede in conferenza-stampa la
        cosa più banale, tipo "che giorno è oggi?" lui risponderebbe "venerdì, ma
        spiegatelo a Ranieri che è un po' più anzianotto".

        Pentacampioni! Suona bene, mi piace. All’ultimo respiro, stavolta: c’è più
        gusto. Cinque scudetti di fila, da 75 anni, non li vinceva nessuno. In totale sono
        diciotto. Uno più del Milan, e non possiamo dire che la cosa ci addolori.
        Qualcuno ora dice: eravate più simpatici prima! Ovvio, ma è una qualità cui
        rinunciamo volentieri. C’è una simpatia che scivola nella compassione; e noi

                                                                                               24
l’abbiamo rischiata, anni fa. Così esiste un’antipatia che confina con
       l’arroganza. E quella dobbiamo evitarla, è lo stile di qualcun altro.
       Esiste una fisiologia e una patologia dei sentimenti. L’Inter ha già ottenuto una
       rarissima doppietta— campionato e Coppa Italia— contro una fantastica Roma,
       senza la quale sarebbe stata una stagione da sbadigli. E sappiamo che sabato
       sera siamo di nuovo tutti impegnati. Com’è possibile che la nostra gioia non
       susciti un po’ d’invidia, e l’invidia cerchi le sue giustificazioni? José
       Mourinho, per esempio? Sarebbe lui il generatore d’antipatia? Ma quando mai!
       L'avete visto ieri a Siena? Commosso e con gli occhi lucidi. Va be’, dopo
       un’ora ha trovato il modo di ricordare che gli avversari, una volta ancora,
       vanno in vacanza con «zero tituli». Ma che ci volete fare? Il Comandante Mou
       è un timido-aggressivo, come lo fu Mancini in nerazzurro. Ma, a differenza di
       Mancini, Mourinho è diretto: se deve dire una cosa, la dice. Ranieri è meglio?
       È come dire che Hugh Grant è meglio di Russell Crowe: bravi tutt’e due, ma
       interpretano personaggi diversi. O invece sono i giocatori dell’Inter a risultare
       antipatici?

       Alle interiste è inutile chiedere. «Ora che abbiamo vinto posso dirlo: Mou è
       perfetto. Geniale, fighissimo, caustico e con un accento che ti ribalta». Delle
       romaniste si rispetta il lutto, e l’opinione: «Lo trovo finto. La sua antipatia
       voluta che piace tanto, alla fine, è stucchevole ». Le altre italiane, tifose o
       agnostiche, alla domanda «ti piace Jose Mourinho?» si spaccano in due partiti
       (un sondaggio online di pinkblog.it segnala un 58 per cento di femmine
       sdilinquite e un 42 di ostiche). Forse perché da noi i maschi di riferimento sono
       anziani maggiorenti e truzzi tatuati. E il metrosexual vittorioso di respiro
       europeo, con gli occhi scuri e torvi e la sciarpa a cappio diventa una cartina di
       tornasole di inclinazioni e frustrazioni femminili. E allora. Mou «è narcisista, e
                                                                                            25
degli uomini narcisisti ne ho piene le scatole». Però «è arrogante, ma si capisce
       che in fondo è un romanticone». Ipotesi confermata dalla sua ex amante Elsa
       Sousa: ha raccontato all’inglese Daily Sun che Mourinho in privato è
       affettuosissimo; preferibilmente con sottofondo soft-rock, Bryan Adams o
       Sting. Testimoni del lungo affaire hanno riferito al Sun che Elsa lo chiamava
       «Zezinho» o «il mio bambino Mourinho», e che i due si sbaciucchiavano
       parlandosi con vocine infantili al ristorante. Belle cose, se non si è la moglie.
       Ma poi, l’anno scorso, quando la signora Matilde voleva lasciarlo causa
       adulterio (non è successo), c’erano ammiratrici che sentenziavano: «Se non
       sarà più la moglie di Mourinho, beh, zero tituli». Tra le fan, va così.

       Ma i soldi non bastano. L'Inter ha vinto soprattutto per merito del suo
       allenatore. Mourinho. Mourinho è antipatico, strafottente e, soprattutto, si
       prende troppo sul serio. Però è bravo e oggi il suo lavoro è sotto gli occhi di
       tutti. Questo è stato davvero il suo scudetto. Per molto tempo non c'erano
       differenze col gioco di Mancini. Sembrava la stessa Inter, potente fisicamente e
       con giocatori talmente bravi da poter risolvere la partita da soli in qualsiasi
       momento, chiunque fosse stato in panchina. Poi le cose sono cambiate e l'Inter
       si è consegnata alla storia del calcio come una squadra costruita su un
       equilibrio perfetto con difensori, centrocampisti e attaccanti pronti a scambiarsi
       i ruoli. Una squadra totale e modernissima sull'esempio della grande Olanda di

                                                                                            26
Cruyff della quale, si dice, Mourinho ha saccheggiato gli schemi. E' possibile e
       non ci sarebbe niente di male perché nel calcio ormai c'è poco da inventare e
       davanti a tanti che non s'inventano nulla o copiano male chi copia bene è
       bravo.
       Ma per giocare in questo modo, per convincere Eto'o e Pandev a fare i
       terzini, per convincere Milito a restare da solo nella metà campo avversaria
       anche per un'ora costringendolo a spolmonarsi, per convincere Zanetti,
       Cambiasso, Sneijder a cambiare ruolo ogni volta che serve, avere giocatori
       intelligenti non basta. Occorre essere bravi e sapersi guadagnare la stima dei
       giocatori. E Mourinho lo è stato perché gestire un gruppo di milionari, tanto
       più se sono ragazzi è difficile. Meno difficile per uno come lui, che vi è
       portato, consegnarsi alle risse settimanali del calcio italiano. Ha fatto il
       parafulmine ed ha litigato con tutti consentendo ai giocatori di stare tranquilli e
       anche questo è un merito.

7

E’ pomeriggio inoltrato ma il sole è ancora alto nel cielo e picchia in testa
di brutto, eppure due gringos temerari procedono lentamente lungo il
sentiero che conduce al campo dei Navajos. Uno, di nome Allan Parker, è
un famoso giornalista e l’altro, allenatore di una grande squadra di calcio,
si chiama Josè Mourinho.
Quando sono al cospetto di Tex Willer, capo di tutti i navajos, il giornalista
prende la parola:

                                                                                             27
Balotelli Mario, evaso dalle patrie galere e rifugiatosi in terra d'America.
L'altro giorno avevo quasi compiuto la mia missione, infatti il reo era alla
mia mercé, quando è intervenuto il malefico Mefisto che me l'ha sottratto
con l'aiuto delle sue arti occulte. Perciò, o potente e saggio capo dei
Navajos, solo tu che l'hai già precedentemente combattuto con successo,
puoi aiutarmi a portare a compimento il mio dovere. Devo assolutamente
riprendere Balotelli e riportarlo in Patria.>>
essere preziosa per evitare che la pista si raffreddi troppo. Buona notte
signori, a domani. Ah! Ancora una cosa - rivolgendosi al giornalista – lei ci
accompagnerà signor Parker?>>
>

Tex lo guarda a bocca aperta, e non solo lui, poi dopo un momento di
esitazione dice:
valori, motivato dalla rapida ascesa di forme coercitive di distorsione della
libertà e dei suoi più elementari diritti di civile convivenza, continuamente
estrinsecantisi nell'arricchimento di un eterogeneo e variopinto panorama,
toccando forme di violenza che raggiungono toni e sfumature per nulla
sfocate, ma bensì vivide e marcate, noi giustifichiamo e sosteniamo con un
appoggio incondizionato l'iniziativa texiana a tal fine diretta. Tex Willer, da
anni ormai propugnatore e paladino instancabile e inarrestabile, benché
abbia trovato il suo cammino disseminato di ostacoli, di una crociata
moralizzatrice che l'ha visto sempre marciare sul sentiero di guerra, ancora
una volta si dipinge il volto con i colori della pugna e, consapevole della
propria responsabilità, novello Atlante chiamato a sostenere il peso del
mondo, il propugnatore della legge del Giudice Colt scende in campo. Un
ennesimo momento della verità per Aquila della Notte, che ancora una
volta gioca una partita. avente quale posta la vita; un ennesimo rebus per
noi che l'accompagniamo con il fiato sospeso in questa rischiosissima
impresa e seguiremo in qualità di osservatore partecipante l'evolversi degli
eventi. Cominceremo immantinentemente a seguire le alambiccate e
contorte strade che portano alla meta, cercando e mettendo insieme con
consumata perspicacia tutta texiana i tasselli che formano il mosaico,
tessendo e ritessendo i fili intricati che portano alla tanta agognata
soluzione; e dopo un interminabile e paziente lavoro di collage, speriamo di
riuscire a smantellare il fatiscente edificio costruito da ladri e imbroglioni.
E questa volta, e lo diciamo con fierezza, ci saremo anche noi. La parola
d'ordine è : Lotta ad oltranza... Dio ci aiuti.>>
Tex, senza battere ciglio, conclude:

Rimasti soli, Tex e Carson si attardano a discutere. Tex chiede al fraterno
amico:

                                                                                  31
8
campionato, infatti, tra esoneri, nuove entrate e richiami, si sono alternati
35 tecnici. Soltanto 8, dico otto, tecnici hanno cominciato e finito la
stagione sulla panchina dove avevano iniziato. Questi sono gli stabili: Josè
Mourinho (Inter), Leonardo (Milan), Delneri (Sampdoria), Gasperini
(Genoa), Guidolin (Parma), Ventura (Bari), Prandelli (Fiorentina) e Di
Carlo (Chievo). Considera che solo 2 di essi siederanno sulla stessa
panchina anche per il prossimo campionato… Quelli che hanno ottenuto e
performance migliori sono stati: Mourinho, Leonardo (nonostante fosse
all’esordio assoluto come allenatore) Delneri e Ventura. Tra quelli che sono
subentrati in corso d’opera mi sono piaciuti: Ranieri, Rossi, Mazzarri,
Mihajlović e Reja che ha tolto le castagne dal fuoco a Lotito. Poi ci sono
gli allenatori trombati, tra cui, i nomi più altisonanti sono, primo fra tutti
Allegri che osannato per quasi tutto l’anno è stato esonerato a poche
giornate dal termine, poi Ferrara, Zenga, Conte, Cosmi, Ballardini, ecc.>>

                                                                                   33
Anche se lo desidera, anche se lo pensa, è una mancanza di rispetto. Voglio
       ancora pensare che non sia vero. È la prima volta che leggo di un CT, di una
       persona con una grande responsabilità istituzionale, che dice una cosa del
       genere.
       Il campionato sembra finito prima di iniziare. È normale che i giornalisti diano
       la loro opinione e dicano "La Juve vincerà il titolo". È normale che lo dicano i
       dirigenti e l'allenatore della Juventus, ma è la prima volta che leggo di un CT
       che dice queste cose.

       Mi dispiace – è la replica di Lippi - se Mourinho dà questa interpretazione:
       nella sua semplicità il mio era solo un pronostico, una delle mille ipotesi che si
       fanno prima che cominci il campionato.

       Esagerare? Non certo da parte mia. Se era un pronostico, come Lippi per altro
       ha confermato, era un pronostico, esagerato, che il CT di tutto il calcio italiano
       non dovrebbe mai fare. Ieri sera il CT di tutti ha dato un suo indirizzo preciso a
       un campionato che deve ancora iniziare. A me questo non sta bene e lo dico,
       serenamente, da allenatore di club a CT.

La polemica con Ranieri, allenatore della Roma, invece, ha vissuto dei
momenti di tensione altissimi soprattutto dopo che la Roma, alla 35esima
di campionato deve lasciare la testa della classifica raggiunta dopo un
                                                                                            34
inseguimento memorabile a causa della sconfitta in casa con la Sampdoria.
L’Inter, la settimana dopo, nel posticipo serale - la Roma aveva giocato nel
pomeriggio - vince facile con la Lazio, con il tifo dei tifosi laziali a favore.
Apriti cielo! Accuse destra e a manca, agli arbitri, alla federazione, alle TV,
ai tifosi laziali e chi più ne ha più ne metta. Si parla di vergogna, di
sconfitta dello sport, e via di questo passo. Secondo il mio modesto parere
– immagino che moltissimi non lo condividano - è che lo scudetto alla
Roma glielo ha fatto perdere proprio il suo capitano Totti …>>

                                                                                   35
se prima di una partita, mettesse la squadra a guardare "Il Gladiatore", i
suoi giocatori si metterebbero a ridere e chiamerebbero il dottore per
stabilire se per caso fosse malato.>>
anche grande appassionato di calcio. Che te ne pare? Semplice, chiaro e
diretto.>>
Il ragazzo annuisce. Poi, improvvisamente diventa pensieroso. Il nonno, gli
siede accanto e chiede:

Il ragazzo sembra esitare. Poi, facendosi coraggio, dice:

Il nonno rimane per un momento interdetto, poi chiede:

>

Ma lui si alza dalla panchina e dice:

9

                                                                                 38
La mattina dopo, all'alba, i nostri eroi, equipaggiati di tutto punto, partono.
Riassumendo, compongono la troupe: Josè Mourinho, Allan Parker, Tex
Willer, Kit Carson, Kit Willer, Tiger Jack, Gros Jean e l'erculeo Pat Mac
Ryan. Dopo circa tre ore di piccolo trotto, a volte inerpicandosi per sentieri
scoscesi, i nostri giungono al piccolo villaggio dove risiede lo stregone che
Tex vuole incontrare. L'eroe bonelliano entra da solo nella tenda dello
stregone. Qualche ora dopo Aquila della Notte si congeda e riprende il
viaggio insieme ai pards; strada facendo li mette a corrente di quanto ha
saputo. Lo stregone, dopo averlo messo in guardia perché trattasi di
missione pericolosa, gli ha indicato la pista da seguire e gli ha regalato un
potente amuleto per combattere la cattiva magia di Mefisto. I nostri eroi
cavalcano ad andatura sostenuta per tutta la giornata e la sera si accampano
in una radura; accendono il fuoco, consumano un frugale pasto e si
preparano per dormire.
Quasi tutti si sono addormentati, quando qualcosa attira l'attenzione di Tex
che, senza dir nulla, si alza e va ad osservare da vicino: sono i resti di un
bivacco di qualche giorno prima. Tex osserva, e poi si muove tutt'intorno
con circospezione alla ricerca di altre tracce. Le trova, le segue per pezzo,
poi ritorna indietro. Carson, che da poco aveva notato la scomparsa
dell'amico, gli chiede:
sfotte Tex. E subito dopo
rivolto a Tiger, dice:

 risponde il fedele indiano.
Tempo dopo, riposati e rifocillati, riprendono il cammino seguendo le
tracce dei due fuggitivi. Proseguendo possono ammirare il meraviglioso,
incontaminato ed accattivante paesaggio che li circonda. Quanta
vegetazione! Quanto profumo! Quanta bellezza! Il tratto di pista più bello è
quello che costeggia un torrente e che li accompagna per un bel pezzo con
il suo dolce mormorio. Dopo diverse ore di marcia decidono di fermarsi e
rinfrescarsi. Sono ancora intenti a ristorarsi quando avviene qualcosa di
stupefacente che li ammutolisce. Un gruppo di cavalieri, armati di spade e
lance, con elmi, corazze e mantelli, li circonda, e senza che essi possa
abbozzare qualsiasi reazione, li catturano. I nostri eroi si guardano in viso
esterrefatti
Ad un tratto Mourinho esclama:

 ordina con voce stentorea il comandante della pattuglia. Poi
prosegue:

Tex cerca di protestare:

                                                                                40
Poi rivolgendosi ai suoi soldati, continua:

Poco dopo, legati come comuni malfattori, Tex e compagni sono costretti
ad incamminarsi in fila indiana, senza le loro pistole, scortati dai soldati di
Roma. Durante il cammino Tex più volte tenta di prendere la parola e
cercare di chiarire la situazione ma, vista l'indifferenza dei legionari,
desiste, ripromettendosi più tardi, una volta arrivati a destinazione, di
trovare un modo per riuscire a liberare se stesso e i suoi pards. Cammina e
cammina, è ormai sera inoltrata quando giungono davanti ad una grande
villa. Il centurione, dato l'ordine di fermarsi, entra lui solo nell' abitazione.
Ne esce dopo una mezz'ora tutto contento, stringendo tra le mani un
sacchettino colmo di sesterzi d'oro. Tutto giulivo dice ai prigionieri:

Tex, furibondo, risponde:

Ma il centurione, senza nemmeno rispondergli, monta a cavallo e, seguito
dai suoi soldati, sparisce ben presto in una nuvola di polvere.
Per la notte viene loro assegnata una grande camera dove ci sono letti
sufficienti per tutti. C'è ancora da dire che uno per uno vengono assicurati
ai letti con grosse catene. Durante la notte, mentre i pards, sopraffatti dalla
stanchezza e dalle emozioni, cadono in un sonno profondo, Tex, non
riuscendo a prendere sonno, cerca di riflettere e fare il punto della

                                                                                    41
situazione. Mille congetture si susseguono nella sua mente, ma non
riuscendo a trovare una soluzione che possa trarli d'impaccio, decide di
attendere l'evolversi degli eventi e poi regolarsi di conseguenza.
Il mattino dopo ricevono la visita del padrone di casa scortato da quattro
energumeni armati di spade e fruste. L'anfitrione, un tipo grasso e flaccido,
li osserva con occhi colmi di cupidigia e poi, tutto soddisfatto, dice:
questa occasione annuncia alcuni nomi nuovi oltre a quelli già noti, e quella
di Tiberio da Ostia che voi avete già tante volte applaudita. Ecco i nomi dei
telesini: capitano Sansone, gladiatore dalla forza leggendaria, Sparviero,
Drago, Aquila della Notte, Tiger Jack, Piccolo Falco, Pat Mac. Ryan, Gros
Jean, e, infine, Capelli d'Argento che, sebbene anziano, è ancora pieno di
vigoria. I telesini sono allenati da Josè Mourinho da Setubal. Per la squadra
di Tiberio, allenata da Iena, saranno nell'arena: capitano Ercole, gladiatore
dotato di una forza mostruosa, Spartacus, Tigre, Leone, Muzio il
sanguinario, Camposanto, Falco, Bisonte e Toro.>>
Un applauso frenetico sottolinea le parole dell'araldo, e già il pubblico
comincia ad invocare a gran voce i propri beniamini. Prima di scendere
nell'arena, Tex, rompendo il mutismo e guardando il figlio dritto negli
occhi gli dice:
Poco dopo i venti gladiatori fanno il loro ingresso nell'arena, si schierano
gli uni di fronte agli altri; alzano le armi in segno di saluto... e poi si
avventano contro, pronti a dare la morte o a riceverla.
La battaglia subito si accende furiosa. Il pubblico segue ora l'uno ora l'altro.
I combattenti lottano all'ultimo sangue, sembrano animati da un furore che
si può placare solo con la morte dell'avversario. Tex e compagni, sebbene
siano abituati alla prateria e ad altre armi, se la cavano benissimo e
compiono miracoli di valore, gesta di autentico eroismo. E il pubblico di
Roma, conquistato, si schiera apertamente dalla loro parte e li incita a gran
voce; mentre Prepulzio si sfrega le mani per la soddisfazione. Il primo a
cadere però, è un gladiatore della squadra di Tex, Sparviero. Un'incornata
di Toro gli è fatale: un brutto colpo di tridente e per il gladiatore sannita è
finita. Poi, vigliaccamente, Toro colpisce da tergo Sansone, che sta per
avere la meglio sul suo diretto avversario, infliggendogli una pugnalata alle
spalle. Sansone si volta e, prima di morire, strozza il vigliacco con le
proprie mani. Drago, visto il compagno e amico morire, colto da furore,
prima uccide Muzio e poi, assetato di sangue, corre a combattere contro
Ercole. Ma, dopo uno strenuo combattimento contro il mitico avversario,
cade gravemente ferito nell'arena. Ercole sorride trionfante e si avvicina per
finirlo. Il pubblico dice di no, ma il gladiatore si accinge lo stesso a finirlo.
Tex che segue la scena, nonostante stia combattendo contro Spartacus,
afferra un tridente e lo lancia nella gola del vile gladiatore, squarciandola.
Dopo pochi secondi di agonia, Ercole rende l'anima a Dio. Il pubblico
riprende ad incitare l'eroe bonelliano con più vigore, mentre Drago viene
trasportato fuori dell'arena e curato. I nostri sette gladiatori continuano a
dare prova della loro bravura, ma soprattutto della loro lealtà. Infatti invece
di uccidere i loro avversari, Tex e compagni, l'uno dopo l'altro, disarmano i
loro antagonisti, ponendogli il piede sul petto e la spada alla gola. Il
pubblico grida:

                                                                                    44
Ma Tex, gettata la spada, si rivolge agli spettatori e li arringa:
Impaurito, il grassone scappa via mormorando oscure minacce. Per la notte,
i nostri protagonisti vengono sistemati nei sotterranei della casa romana di
Prepulzio. Il patrizio, scosso dalle minacce di Tex, li fa legare con catene.
Durante la notte, mentre tutti dormono sopraffatti dalla stanchezza, Pat
cerca di liberarsi dalla catena, ma per quanti sforzi faccia, l'erculeo amico
di Tex, non viene a capo di nulla. Sconfortato, Pat si abbandona al sonno.
Sembra quasi che siano condannati irrimediabilmente a restare per sempre
in quei posti a fare i gladiatori per tutta la via. Ma ecco che la stella di Tex
riprende a brillare. In piena notte, infatti, Drago, sebbene ferito, riesce ad
arrivare fino alla stanza dei nostri; sveglia Tex e gli consegna le chiavi
delle catene che aveva precedentemente sottratte ai carcerieri. Tex in un
baleno si libera e poi provvede anche ai compagni. Appena tutti sono svegli
e liberi, il sannita dice:
>
Poi rivolto a Pat prosegue:
neutralizzano e poi fanno cenno ai pards di avanzare. Nel mentre che i
compagni avanzano cautamente, Tiger e Kit raggiungono la scuderia, e
poco dopo ritornano con otto cavalli. Montano a cavallo e partono a spron
battuto verso la libertà.

10

        (…)
        Balotelli è come le previsioni del tempo. Non può mancare dalle cronache di
        un giornale, sia se faccia bello o che il barometro segni tempesta. Stavolta è
        ancora tempesta, scoppiata sabato sera. Le accuse sono sempre quelle: ritardi,
        vita non da atleta, atteggiamento menefreghista in allenamento.
        (…)
        «Quando una squadra gioca così e vince - spiega Mourinho - mi sembra una
        mancanza di rispetto parlare di un giocatore che non c’era. Balotelli non c’era e
        non credo che mi debba giustificare. E’ un’opzione mia, la mia squadra ha
        vinto». E ancora: «Avevo in panchina due campioni del mondo, Vieira e

                                                                                            47
Materazzi. Chi è Mario Balotelli per avere tante domande, Maradona? Lui è un
        giocatore come gli altri. Per 90 minuti non mi sono ricordato di lui».
l'attaccante dell'Inter parla del suo rapporto con l'opinione pubblica che gli
       rimprovera alcuni atteggiamenti e il suo non ridere mai, neanche dopo un gol:
        «Secondo me non c'è difficoltà nel farmi apprezzare - spiega -, il problema è
       che l'80 per cento della mia vita lo vivo sotto i riflettori, quando le cose non
       vanno bene uno non può sorridere, se mi vedessero a casa mia, con i miei amici
       e la mia famiglia, tutti si accorgerebbero che io sono un ragazzo solare».
       Balotelli è molto ambizioso e non ha problemi ad ammettere il suo vero
       obiettivo: «io sto bene, sono pronto a diventare il giocatore più forte del
       mondo. Sono tranquillo, ho questo sogno da quando ero piccolo e sono io il
       primo a non voler rovinare tutto questo».
       (…)
       INSULTI E GESTACCI - «Sporco milanista», l'insulto meno volgare che si è
       sentito martedì sera in tribuna contro Balotelli, fra i fischi assordanti.
       L'attaccante ha risposto indicando tutte le tribune del Meazza e indirizzando
       una serie di «vaffa...» e «figli di p...», come si è colto dal labiale nelle
       immagini televisive. Poi, al fischio finale, Super Mario si è tolto la maglia e
       l'ha gettata a terra (Stankovic per nasconderla se l'è infilata nei pantaloncini,
       poi ha commentato dicendo che «Mario è ancora un bambino») e si è avviato
       negli spogliatoi, dribblando Gabriele Oriali che tentava di calmarlo. «Mi
       dispiace, ma capisco il pubblico perché tutti gli altri giocatori avevano dato
       tutto in campo mentre Balotelli ha avuto quell'atteggiamento: è successa una
       cosa brutta», ha detto Mourinho, assicurando che non si farà problemi a
       mandarlo in campo al Meazza sabato contro l'Atalanta.

       Nello spogliatoio è stato duro il confronto fra Mario e alcuni compagni.
       «Materazzi voleva matarlo (ammazzarlo, ndr), mai vista una cosa del genere»,
       ha raccontato Zlatan Ibrahimovic.>>
Te ne eri andato via dall’Inter per vincere la Champions e invece, tu sei
andato, e noi l’abbiamo vinta!>>
che si agita nel ragazzo. Se non la considerazione che «le sue doti lo hanno
       spinto troppo presto sotto i riflettori», con una «spavalderia» che spesso sfocia
       in «mancanza di disciplina»: «Nulla che la semplice e inevitabile crescita del
       ragazzo non possa risolvere», conclude il Wall Street Journal.
nervosamente avanti e indietro. Massimo Decimo Mourinho dice a
bruciapelo:

Caio Mario non batte ciglia e Mourinho prosegue imperterrito:

Nemmeno stavolta Caio Mario reagisce, è impassibile quasi fosse una
statua. Nessuna emozione traspare dai lineamenti del suo volto.

Caio Mario abbozza un sorriso amaro. Ma Massimo Decimo Mourinho non
frena l’ira che sente salire dentro di sé e riprende:

Caio Mario si ferma, le braccia lungo i fianchi, e finalmente risponde:
>

                                                                                  53
risponde con pacatezza.

Intanto M. D. Mourinho da’ da mangiare alla sua iena incatenata. Poi
prosegue:

Ciò detto, Mou respira profondamente, quasi come se potesse sentirne
l’odore. Poi con voce sognante prosegue:

> chiede Caio Mario.
Con un lampo di orgoglio e un moto di fierezza risponde sicuro:

 domanda incredulo Caio Mario.
 ribatte alterandosi Mou.

                                                                                 54
Caio Mario si avvicina Mou e con voce bassa ma sicura dice:

 risponde Mou
infervorandosi.
Caio Mario sta in piedi sull’attenti, le mani chiuse dietro la schiena e
ascolta in silenzio , annuisce e risponde deciso:

Le parole di Caio Mario sono musica per le orecchie di Massimo Decimo
Mourinho:

Ciò detto gli lancia una corazza. Caio Mario l’afferra a volo e si conceda.
Mou lo guarda dalla finestra.

12
La rottura si verifica dopo che Balotelli, terminata la partita con il
Barcellona allo stadio Meazza di Milano, getta per terra la maglia dell’Inter
scatenando la rabbiosa reazione dei tifosi. I siti on line dei quotidiani
sportivi vengono inondati di commenti di tifosi arrabbiatissimi.>>

       Faber6868 Scrive:
       27/04/2010 19:20:42
       non si butta via la maglia?!?!!?
       come se fosse un oggetto sacro!!!!???
       mamma mia che razza becera il tifoso
       gente che non ha né arte né parte nella vita e si attacca al nulla per dare un
       senso alle proprie giornate insulse
       tristi
       Balotelli fai quel che ti pare...dai retta a te e non calcolare mai nessuno

       ibra1959 Scrive:
       27/04/2010 20:26:00
       Faber6868 vai a nanna che leggere ti fa male.....uno che non capisce il valore di
       un simbolo (che sia una maglia o altro) è senza valori......è un ogetto sacro.....

       Vivo per lei da quando sai
       la prima volta l’ho incontrata,
       non mi ricordo come ma
       mi è entrata dentro e c’è restata.
       Vivo per lei perché mi fa
       vibrare forte l’anima,
       vivo per lei e non è un peso.

                                                                                            56
Vivo per lei anch’io lo sai
       e tu non esserne geloso,
       lei è di tutti quelli che
       hanno un bisogno sempre acceso,
       come uno stereo in camera,
       di chi è da solo e adesso sa,
       che è anche per lui, per questo
       io vivo per lei.

       user_2609421 domenica 25 aprile 2010, 11:02
       Basta! "SuperMario", tu sarai il migliore sul mondo? Solo nella testa tua! E
       anche questo non e sicuro... Tuti tuoi compagnioni avevano 19 anni, pero
       nessuno facheva le cose cosi brutte. Butare la maglia santa, perche nessuno puo
       di critizzarti caminare come turista quando gli alti davano 1000% e piu,...E non
       e prima volta, neanche seconda... Sei un grande egoista con il cervello da
       trovare Sono 1000% Interista, pero lo dico:"va te ne via!" Forza Inter (senza di
       te)!!!

       dani.els domenica 25 aprile 2010, 09:01
       il giocatore che diventerà il più forte del mondo.per ora sta in tribuna e a
       spasso con le ragazze. Bambino viziato,almeno questa è l'immagine che dà,e
       anche superbia e prepotenza non gli difettano:dovrebbe far parlare di sè solo
       per quello che fa vedere giocando ma non è a posto con la testa,se non sono
       riusciti i suoi genitori ormai chi gli insegnerà la creanza?

       pacman79 sabato 24 aprile 2010, 21:54
                                                                                          57
ve lo dico da juventino ma sto Balotelli cosa ha fatto per ritenersi in giocatore
       piu' forte del mondo?Se non alla sua eta' ma poco ci mancava Totti e Del Piero
       facevano cose pazzesche...Del Piero alzava lo coppe (vinte grazie a lui , non
       grazie alla squadra) lui cosa ha fatto? non scherziamo... e' saccente e
       maleducato...io non amo Mourinho... ma la disciplina in uno spogliatoio e'
       importante. Comanda il mister. PUNTO.e la mossa che ha fatto mercoledi e'
       una di quelle che i tifosi difficilmente dimenticano! e' incredibile.questo gioca
       con Milito che il DIO DEL GOL,Eto'o che qualcosina in piu' di lui ha vinto
       cosi' Zanetti che gli faranno una statua di fianco a quella di Facchetti...ad
       occhio... e si atteggia da divo! sei l'ultima ruota del carro!anche Pandev ti ha
       rubato il posto(ottimo giocatore tra l'altro). Quello che gli mancava ora era un
       procuratore che lo viziasse ulteriormente.... Moratti svegliati! vendilo e compra
       un'altra punta...o tieniti Arnautovic BALOTELLI SEI UNA VELINA...

       Member_156959 sabato 24 aprile 2010, 16:52
       serie B Bravo Balotelli! Comincia a studiare il campionato di serie B, perche' è
       lì che andrai a giocare l'anno prossimo!

       termetro sabato 24 aprile 2010, 15:58
       balo mou è il responsabile tecnio dell'Inter ha tutti i diritti di pretendere dai
       Professionisti giocatori il rispetto delle sue strateggie, se Balotelli fa pasticci
       nell'Inter li farà in qualsiasi altra squadra( vedi Adriano) e se proprio devo dirla
       tutta andrà via dall'Inter ma non farà la fine di pirlo ma di pirla come i vari
       Martis, Kallon, Obinna.... Tutti si scorderanno del campione...

                                                                                              58
termetro domenica 25 aprile 2010, 09:51
       E' incredibile fino a metà stagione, prima dell'arrivo di raviola, tutti " gli altri"
       a dare addosso a questo "fenomeno" e noi interisti a difenderlo, adesso che
       grazie ai consigli e metodi del suo procuratore ha rovinato il rapporto con
       interisti e società " gli altri" ( jumentini e milanisti) lo difendono, boh proprio
       razionali non c'è che dire.

       mekong domenica 25 aprile 2010, 09:17
       per favore.... basta con Raiola e Balotelli!!!vadano per la loro strada al piu'
       presto!!!!!

       trip97 domenica 25 aprile 2010, 08:46
       caso Balotelli Più ci penso e più mi sorge un dubbio, ma sarà proprio vero che
       Balotelli non riesce ad accorgersi degli atteggiamenti fastidiosissimi che tiene
       spesso in campo e a volte anche fuori? Siamo sicuri che non sia tutta una
       strategia del nuovo procuratore Raiola quella di rompere con tifosi, compagni e
       società per riuscire a convinvere Moratti a venderlo?

       ARDILEX sabato 24 aprile 2010, 15:57
       Raiola Da quando è il procuratore di Supermario non lo ha mollato un
       secondo, e figuriamoci se lo fa, la gallina dalle uova d'oro non si deve perdere
       di vista. Mario sei proprio un pollo finirai spennato, liberati di quella zecca
       succhiasangue, non venirci a dire che nessuno ti ha messo in guardia da un
       elemento del genere. Comunque buona fortuna ...

       Sangueneroblu75 sabato 24 aprile 2010, 15:49
       Raiola Questo ex ristoratore e mani in pasta un po' ovunque è la persona adatta
       per gestire questo ragazzo. Considerate il fatto che ad ogni cambio di maglia il
       procuratore prende dei bei soldoni. Quando crediate che resisterà Ibra al Barca?

                                                                                               59
E' cominciato il mal di pancia dell'ingrato marietto :D Proprio la persona
       adatta.
qualcosa... ma che ne sapete ??? quanta aria sprecata, gonfiate dei aplloncini, vi
         divertite di più...

         NiKeS10 venerdì 07 maggio 2010, 20:05
         Mah... Non sono fiducioso sulla durata di questa "reunion"...basta
         semplicemente una partita? Mario deve dimostrare ancora molto...bisognerà
         vedere come reagirà alla prossima delusione/partita storta, e come reagiranno i
         tifosi...

         bubuars venerdì 07 maggio 2010, 17:43
         come e' difficile educare un figlio..... e' sempre lungo il percorso che deve
         fare questo ragazzo...anche perche' questi ultimi atteggiamenti mi sembrano
         "suggeriti" dal suo indegno procuratore...cmq il tifoso non dimentichera' mai il
         gesto della maglia..pero' se il ragazzo fara' capire che ha imparato la lezione e
         si comportera' da professionista..si puo' chiudere un occhio!!!

13

Lucilla entra nella stanza di Caio Mario Balotelli che è alle prese con la
cinghia che trattiene la sua spada. Egli cerca di rimuovere attraverso il
collo. Lucilla lo aiuta e facilita l’operazione.
>
domanda alla sorella, paonazzo in volto.
E lei:

 risponde con cattiveria.

                                                                                              61
Prendendo posto sul trono, Caio Mario continua:

 ribatte interrompendola Caio Mario.
 puntualizza lei.
>

>

Intanto, fuori del palazzo, due tizi parlano dei giochi che l’imperatore ha
fatto tornare in auge per attirare la folla. Ancora si possono vedere
giocolieri che si esibiscono in esercizi di abilità, mercanti che offrono le
loro merci e la gente che curiosando va e viene. Due soldati si fermano a
chiacchierare. Il primo dice all’altro:

E l’altro:

                                                                               62
14

                                                                                   63
Mercoledì sera ho sbagliato, questo è innegabile, ma poi va tutto ricollegato e
       riportato alla realtà dei fatti. In questi anni ogni sfida con l’Inter è sempre stata
       carica di polemiche. Prima e dopo le partite. Insieme a decisioni arbitrali
       discutibili, in questo caso sempre a nostro sfavore. Probabilmente ci abbiamo
       rimesso scudetti e trofei, ma siamo usciti dal rettangolo di gioco sempre con
       l’onore di indossare questa maglia. Alla finale di Coppa Italia si è arrivati dopo
       quindici giorni di polemiche. A cominciare dal derby, dove tutto è stato
       strumentalizzato per la mia esultanza, di cui mi sono subito scusato. La vittoria
       a Parma, con la speranza che si era riaccesa e il giorno successivo con Lazio-
       Inter. Su quella partita noi romani e romanisti ci siamo già espressi. Infine si è
       arrivati alla partita con l’Inter, che tutti aspettavano e che tutti - sottolineo tutti
       - ci hanno chiesto di giocare con temperamento e aggressività agonistica.

       Sono entrato in campo con la voglia di ribaltare il risultato. Certamente non ero
       nel migliore stato d’animo. Avrei voluto dare il mio contributo dall’inizio, ma
       rispetto sempre le decisioni del tecnico, senza mai avere nessun atteggiamento
       polemico. Ho fatto lo stesso anche in precedenti partite.

       Durante la gara ―lui‖ ha avuto nei riguardi dei miei compagni un atteggiamento
       provocatorio e questo è avvenuto anche in passato contro di noi. Ricordate la
       linguaccia a Panucci, o quello che è successo con Mexes, o la sua esultanza
       sotto la nostra curva? Tutto questo, sempre dallo stesso calciatore, è stato fatto
       in quasi tutti gli stadi italiani e anche in Europa ed è probabilmente questo uno
       dei motivi per i quali nel proprio gruppo non è mai stato ben accetto ed è
       sempre visto da altri club o dalla Nazionale stessa come un elemento di
       disturbo. Certo, ho sbagliato nel commettere quel fallo, ma io sono sempre
       stato il primo a riconoscere i miei errori e a giustificare chi contro di me ha
       compiuto falli di gioco che mi hanno procurato anche infortuni gravi, ma privi
                                                                                                 64
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