Luglio 2021 - Focolari Italia

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Luglio 2021

“Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata”   (Mt 9,22).

Gesù e
      ̀ in cammino, circondato dalla folla: un padre disperato
lo ha pregato perché vada a soccorrere la sua bambina che sta
morendo. Mentre e
                ̀ in strada, avviene un altro incontro: tra la
gente si fa largo una donna che soffre di perdite di sangue da
tanti anni; una condizione fisica dalle conseguenze gravi,
anche perché la costringe a limitare i rapporti familiari e
sociali. La donna non chiama Gesù   , non parla, ma gli si
avvicina alle spalle e osa toccare la frangia del suo abito.
Ha un’idea molto chiara: “Se solo toccherò il suo mantello,
saròguarita da questa sofferenza che mi tormenta”.

Ed ecco, Gesù si volta, la guarda e la rassicura: la sua fede
le ha ottenuto la salvezza. Non solo la salute fisica, ma
l’incontro con l’amore di Dio, attraverso lo sguardo di Gesù
                                                            .

“Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata”.

Questo episodio del Vangelo di Matteo apre anche a noi una
prospettiva inaspettata: Dio e
                             ̀ sempre in cammino verso di noi,
ma attende anche la nostra iniziativa per non perdere
l’appuntamento con Lui; il nostro percorso di fede, benche  ́
accidentato e segnato da errori, fragilità e delusioni, ha un
grande valore. Egli è il Signore della vera Vita, che vuole
riversare su tutti noi, suoi figli e figlie, ricchi ai suoi
occhi di una dignità che nessuna circostanza può sopprimere.
Per questo, oggi Gesùdice anche a noi:
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“Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata”.

Per vivere questa Parola, puòaiutarci quanto Chiara Lubich ha
scritto, meditando proprio questo passo evangelico: «Nella
fede, l’uomo mostra chiaramente di non contare su se stesso ma
di affidarsi a Chi è più forte di lui. […] Gesù chiama la
donna guarita: “figlia”, per manifestarle quello che veramente
desidera darle: non solo un dono per il suo corpo, ma la vita
divina che la può rinnovare interamente. Gesù, infatti,
opera i miracoli perché venga accolta la salvezza che egli
porta, il perdono, quel dono del Padre che è egli stesso e
che comunicandosi all’uomo lo trasforma. […] Come vivere,
allora, questa Parola? Manifestando a Dio nelle gravi
necessità tutta la nostra fiducia. Questo atteggiamento non
ci scarica certo delle nostre responsabilità, non ci dispensa
dal far tutta la nostra parte. […] ma la nostra fede può
essere messa alla prova. Lo vediamo proprio in questa donna
sofferente, che sa superare l’ostacolo della folla che si
frappone tra lei e il Maestro. […] Dobbiamo avere fede,
dunque, ma quella fede che non dubita di fronte alla prova. E,
ancora, dobbiamo mostrare a Gesù che abbiamo compreso
l’immenso dono che egli ci ha portato, il dono della vita
divina. Ed essergli grati. E corrispondervi»   (1).

“Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata”.

Questa certezza ci permette anche di portare salvezza,
“toccando” con tenerezza chi è a sua volta nella sofferenza,
nel bisogno, nel buio, nello smarrimento.

Cosı̀ e
      ̀ stato per una mamma del Venezuela, che ha trovato il
coraggio di perdonare: «Alla disperata ricerca di aiuto, ho
partecipato a un incontro sul Vangelo, dove ho sentito
commentare le frasi di Gesù: “Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio” (2) , “Amate i vostri
nemici” (3). Come potevo, io, perdonare chi aveva ucciso mio
figlio? Ma intanto un seme era entrato in me e finalmente ha
prevalso la decisione di perdonare. Ora posso dirmi davvero
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“figlia di Dio”. Di recente sono stata chiamata a un confronto
con l’uccisore di mio figlio, che era stato catturato. È
stata dura, ma è intervenuta la grazia. Nel mio cuore non
c’era odio né rancore, ma solo una grande pietà e
l’intenzione di affidarlo alla misericordia di Dio».

Letizia Magri
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__________

1 C. Lubich, Parola di Vita luglio 1997, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio

Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; CittàNuova, Roma, 2017) pp. 583-585.

2 Cf. Mt 5,9.

3 Cf. Lc 6,35.

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Parola di vita ragazzi 2021

Giugno 2021

“Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno
dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che ̀
                                                         e nei
cieli” (Mt 7,21).

Questa frase del vangelo di Matteo fa parte della conclusione
del grande Discorso della montagna, in cui Gesù , dopo aver
proclamato le Beatitudini, invita i suoi ascoltatori a
riconoscere la vicinanza amorevole di Dio e indica come agire
di conseguenza: scoprire nella volontà del Padre la
direttissima per raggiungere la piena comunione con Lui, nel
suo Regno.

“Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno
dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che ̀
                                                         e nei
cieli”.

Ma cosa e
        ̀ la volontàdi Dio? Come possiamo conoscerla?

Cosı̀ Chiara Lubich ha condiviso la sua scoperta: «[…] La
volontà di Dio è la voce di Dio che continuamente ci parla e
ci invita; è un filo o, meglio, una trama d’oro divina che
tesse tutta la nostra vita terrena e oltre; è il modo di Dio
di esprimerci il suo amore, amore che chiede una risposta
perché egli possa compiere nella nostra vita le sue
meraviglie. La volontà di Dio è il nostro dover essere, il
nostro vero essere, la nostra piena realizzazione. […]
Ripetiamo allora ogni attimo di fronte ad ogni volontà di Dio
dolorosa, gioiosa, indifferente: “Sia fatta”. […] scopriremo
che queste due semplici parole saranno una spinta potente,
come una pedana di lancio, per fare con amore, con perfezione,
con totale dedizione ciò che dobbiamo fare. […] E comporremo
attimo dopo attimo il meraviglioso, unico e irripetibile
mosaico della nostra vita che il Signore da sempre ha pensato
per ciascuno di noi: egli, Dio, a cui s’addicono solamente
cose belle, grandi, immense, nelle quali anche ogni più
piccola parte, come un atto d’amore, ha senso e splende, così
come i fiori minuscoli e variopinti hanno il loro perché
nella sconfinata bellezza della natura» (1).

“Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno
dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che ̀
                                                         e nei
cieli”.

Secondo il vangelo di Matteo, la Legge per eccellenza del
cristiano consiste nella misericordia, che porta a pienezza
ogni espressione di culto e di amore per il Signore. Questa
Parola ci aiuta ad aprire il nostro rapporto con Dio,
certamente personale e intimo, alla dimensione fraterna,
attraverso gesti concreti. Ci spinge ad “uscire” da noi stessi
per portare riconciliazione e speranza agli altri.

Un gruppo di ragazzi di Heidelberg (Germania) offre questa
testimonianza: «Come far sperimentare anche ai nostri amici
che la chiave per la felicità si trova nel donarsi agli
altri? È da qui che siamo partiti per lanciare la nostra
nuova azione intitolata: ‘Un’ora di felicità’. L’idea è
molto semplice: si tratta di far felice un’altra persona,
almeno per un’ora al mese. Abbiamo iniziato con chi ci
sembrava avesse più bisogno di amore e, dovunque abbiamo
offerto la nostra disponibilità, ci siamo visti spalancare le
porte! E così, eccoci in un parco per portare a spasso alcuni
anziani su sedie a rotelle, in ospedale, dove abbiamo giocato
con i bambini ricoverati o fatto sport con portatori di
handicap. Loro erano felicissimi, ma come promette l’azione:
noi lo eravamo ancora di più! Ed i nostri amici invitati a
partecipare? Dapprima incuriositi, ora che hanno provato a
dare felicità, sono d’accordo con noi: la felicità sì dona
e, detto fatto, si sperimenta!”».

Letizia Magri
______________________________________________________________
__________

1   C. Lubich, Collegamento telefonico, 27 febbraio 1992, in eadem, Conversazioni in

collegamento telefonico, a cura di M. Vandeleene (Opere di Chiara Lubich 8/1; Città

Nuova, Roma 2019) pp. 446-448.
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Maggio 2021

“Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane
in lui”    (1Gv 4,16).

“Dio è amore”: è la definizione più luminosa di Dio nella
Scrittura che compare solamente due volte e proprio in questo
testo, una lettera o forse un’esortazione, che riecheggia il
quarto Vangelo. L’autore infatti è un discepolo che testimonia
la tradizione spirituale dell’apostolo Giovanni. Egli scrive
ad una comunità cristiana del primo secolo, che purtroppo
stava già affrontando una delle prove più dolorose, cioè la
discordia, la divisione sia sul piano della fede che della
testimonianza.

Dio è amore: Egli vive in se stesso la pienezza della
comunione come Trinità e trabocca questo amore sulle sue
creature. A quanti lo accolgono dà il potere di diventare suoi
figli (1), con il suo stesso DNA, capaci di amare. E il suo è
un amore gratuito, che libera da ogni paura e timidezza (2).

Perché poi si realizzi la promessa della reciproca comunione:
noi in Dio e Dio in noi, occorre però “rimanere” in questo
stesso amore attivo, dinamico, creativo. Per questo i
discepoli di Gesù sono chiamati ad amarsi gli uni gli altri, a
dare la vita, a condividere i propri beni con chiunque sia nel
bisogno. Con questo amore la comunità rimane unita, profetica,
fedele.

“Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane
in lui”.

È un annuncio forte e chiaro anche per noi, oggi, che ci
sentiamo a volte travolti da eventi imprevedibili e
difficilmente controllabili, come la pandemia o altre tragedie
personali o collettive. Ci sentiamo smarriti e spaventati e
forte è la tentazione di chiuderci in noi stessi, di innalzare
muri per proteggerci da chi sembra minacciare le nostre
sicurezze, piuttosto che costruire ponti per incontrarci.

Come è possibile continuare a credere nell’amore di Dio in
queste circostanze? È possibile continuare ad amare?
Josiane, libanese, era lontana dal suo Paese quando ha saputo
della terribile esplosione al porto di Beirut, nell’agosto
2020. Confida a chi come lei vive la Parola di vita: «In cuore
ho provato dolore, collera, angoscia, tristezza, smarrimento.
È fortissima la domanda: non basta tutto quello che il Libano
ha vissuto finora? Pensavo a quel quartiere raso al suolo,
dove sono nata ed ho vissuto; dove parenti e amici ora sono
morti, feriti o sfollati; dove palazzi, scuole, ospedali che
conosco molto bene, sono ormai distrutti. Ho cercato di stare
vicina alla mamma e ai fratelli, di rispondere ai moltissimi
messaggi di tante altre persone che dimostravano vicinanza,
affetto, preghiera, ascoltando tutti in questa ferita profonda
che si era aperta. Volevo credere e CREDO che questi incontri
con chi soffre sono un richiamo a rispondere con l’amore che
Dio ha messo nel nostro cuore. Oltre le lacrime ho scoperto
una luce nei tanti libanesi, spesso giovani, che si sono
rialzati, si sono guardati attorno e hanno portato soccorso a
chi era nel bisogno. È nata in me la speranza che ci siano
giovani disposti ad impegnarsi seriamente anche nella
politica, perché convinti che la soluzione sia la via del
dialogo vero, della concordia, dello scoprirsi – perché lo
siamo – fratelli».

“Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane
in lui”.

Un prezioso suggerimento per vivere questa Parola del Vangelo
ce lo offre Chiara Lubich: «Non si può più separare la croce
dalla gloria, non si può separare il Crocifisso dal Risorto.
Sono due aspetti dello stesso mistero di Dio che è Amore (3).
[…] Una volta fatta l’offerta, cerchiamo di non pensarci più,
ma di compiere quanto Dio vuole da noi, là dove siamo: […]
cerchiamo di amare gli altri, i prossimi che ci stanno
attorno. Se così faremo, potremo sperimentare un effetto
insolito e insperato: la nostra anima è pervasa di pace, di
amore, anche di gioia pura, di luce. […]. E, ricchi di questa
esperienza, potremo aiutare più efficacemente tutti i fratelli
nostri a trovar beatitudine fra le lacrime, a trasformare in
serenità ciò che li travaglia. Diventeremo così strumenti di
gioia per molti, di felicità, di quella felicità a cui ambisce
ogni cuore umano» (4).

Letizia Magri
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__________

1 Cf.Gv1,12;1Gv3,1.
2 Cf. 1 Gv 4,18.
3 Cf. 1 Gv 4,10.

4 C. Lubich, Parola di Vita gennaio 1984, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio

Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 279-281.

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Aprile 2021

“Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita
per le pecore” (Gv 10,11).

Le immagini della cultura biblica, scandita dai tempi lenti
della vita nomade e pastorale, sembrano lontane dalle nostre
esigenze quotidiane di efficienza e competitività. Eppure
anche noi sentiamo a volte il bisogno di una pausa, di un
luogo dove riposare, di un incontro con qualcuno che ci
accolga così come siamo.

Gesù si presenta come colui che più di chiunque altro è pronto
ad accoglierci, ad offrirci ristoro, anzi a dare la vita per
ognuno di noi.

Nel lungo brano del vangelo di Giovanni da cui è tratta questa
Parola di vita, Egli ci assicura di essere la presenza di Dio
nella storia di ogni persona, come promesso ad Israele per
bocca dei profeti (1).

Gesù è il pastore, la guida che conosce ed ama le sue pecore,
cioè il suo popolo affaticato e a volte smarrito. Non è un
estraneo che ignora le necessità del gregge, né un ladro, che
viene per rubare, o un brigante che uccide e disperde e
neanche un mercenario, che agisce solo per interesse.

“Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita
per le pecore”.

Il gregge che Gesù sente suo sono certamente i suoi discepoli,
tutti coloro che hanno già ricevuto il dono del battesimo, ma
non solo. Egli conosce ogni creatura umana, la chiama per nome
e di ognuno si prende cura con tenerezza.

Egli è il vero pastore, che non solo ci guida verso la vita,
non solo viene a cercarci ogni volta che ci smarriamo (2), ma
ha già dato la vita per compiere la volontà del Padre, che è
la pienezza della comunione personale con Lui e la riconquista
della fraternità tra noi, ferita mortalmente dal peccato.

Ognuno di noi può cercare di riconoscere la voce di Dio;
sentire la sua parola rivolta proprio a sè e seguirla con
fiducia. Soprattutto, possiamo avere la certezza di essere
amati, compresi e perdonati incondizionatamente da chi ci
assicura:

“Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita
per le pecore”.

Quando sperimentiamo, almeno un po’, questa presenza
silenziosa ma potente nella nostra vita, si accende nel cuore
il desiderio di condividerla, di far crescere la nostra
capacità di cura e di accoglienza verso gli altri.
Sull’esempio di Gesù, possiamo cercare di conoscere meglio le
persone di famiglia, il collega di lavoro o il vicino di casa,
per lasciarci scomodare dalle esigenze di chi abbiamo accanto.

Possiamo sviluppare la fantasia dell’amore, coinvolgendo gli
altri e lasciandoci coinvolgere. Nel nostro piccolo, possiamo
contribuire alla costruzione di comunità fraterne e aperte;
capaci di accompagnare con pazienza e coraggio il cammino di
tanti.

Meditando questa stessa frase del Vangelo, Chiara Lubich ha
scritto: «Gesù dirà apertamente di sé: “Nessuno ha un amore
più grande di questo: dare la vita per i propri Amici” (Gv
15,13). Ed egli vive fino in fondo la sua offerta. Il suo
amore è un amore oblativo e cioè un amore fatto di effettiva
disponibilità a offrire, a donare la propria vita. […] Dio
domanda anche a noi […] atti d’amore che abbiano (almeno
nell’intenzione e nella decisione) la misura del suo amore.
[…]. Solo un amore così è un amore cristiano: non un qualche
amore, non una patina d’amore, ma un amore così grande da
mettere in gioco la vita. (…) Facendo così, la nostra vita di
cristiani farà un salto di qualità, un grande salto di
qualità. E vedremo allora raccogliersi attorno a Gesù,
attirati dalla sua voce, uomini e donne da ogni angolo della
terra» (3).

Letizia Magri
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1 – Cf. Ez 34,24-31.
2 – Cf. Lc 15,3-7; Mt 18, 12-14.
3 – C. Lubich, Parola di Vita aprile 1997, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio
Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 576-577.

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Marzo 2021

“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi
sentieri” (Sal 25 [24],4).

Questo salmo ci presenta un uomo che si sente circondato da
pericoli e minacce. Ha bisogno di trovare la strada giusta,
che lo porti finalmente al sicuro. A chi chiedere aiuto?

Nella coscienza della propria fragilità, finalmente alza gli
occhi e grida al Signore, al Dio di Israele, che mai ha
abbandonato il suo popolo, ma anzi lo ha guidato attraverso il
lungo viaggio nel deserto fino alla Terra promessa.

L’esperienza del camminare fa rinascere nel viandante la
speranza, è l’occasione privilegiata di una nuova intimità con
Dio, di abbandono fiducioso al Suo amore fedele, nonostante la
propria infedeltà. Nel linguaggio della Bibbia, camminare con
Dio è anche una lezione di vita, è imparare a riconoscere il
suo disegno di salvezza.

“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi
sentieri”.

Spesso, dopo aver percorso le strade della nostra presunta
autosufficienza, ci troviamo disorientati, confusi, più
consapevoli dei nostri limiti e delle nostre mancanze.
Vorremmo ritrovare la bussola della vita, e con essa il
percorso verso la meta.

Questo Salmo ci dà un grande aiuto; ci spinge all’esperienza
nuova o rinnovata dell’incontro personale con Dio, alla
fiducia nella sua amicizia. Ci dà il coraggio di essere docili
ai suoi insegnamenti, che ci invitano costantemente ad uscire
da noi stessi per seguirlo sulla via dell’amore, che Egli
stesso percorre per primo per incontrarci.

Può essere una preghiera che ci accompagna durante la giornata
e fa di ogni momento, gioioso o doloroso, una tappa del nostro
cammino.

“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi
sentieri”.

In Svizzera, Hedy, sposata e madre di quattro figli, da tempo
cerca di vivere la Parola, ora è gravemente ammalata; sa che
sta per arrivare alla meta del suo cammino sulla terra.

La sua cara amica Kati racconta: «Durante ogni visita, anche
con il personale di cura, Hedy è sempre rivolta verso l’altro,
si interessa a lui, sebbene per lei ora sia diventato molto
difficoltoso il parlare. Ringrazia tutti di essere lì e dona
la sua esperienza. Lei è solo Amore, un vivo Sì alla volontà
di Dio! Attira tante persone: amici, parenti, sacerdoti. Tutti
sono profondamente colpiti dalla sua attenzione verso tutti i
visitatori e dalla sua forza, frutto della fede nell’amore di
Dio».
Chiara Lubich ha parlato della vita come di un “santo
viaggio”(1): «[…] Il “santo viaggio” è il simbolo del nostro
itinerario verso Dio. […] Perché non fare dell’unica vita che
abbiamo, un viaggio, un viaggio santo, perché Santo è Colui
che ci attende. […] Anche chi non ha un preciso credo
religioso può fare della sua vita un capolavoro,
intraprendendo con rettitudine un cammino di sincero impegno
morale. […] Se la vita è un “santo viaggio” lungo il tracciato
della volontà di Dio, il nostro cammino domanda di progredire
ogni giorno. […] E quando ci fermiamo? […] Dobbiamo
abbandonare l’impresa, scoraggiati dai nostri sbagli? No, in
questi momenti la parola d’ordine è “ricominciare” […] ponendo
tutta la fiducia nella grazia di Dio più che nelle nostre
capacità. […] E soprattutto camminiamo insieme, uniti
nell’amore, aiutandoci gli uni gli altri. Il Santo sarà in
mezzo a noi e Lui si farà nostra “Via”. Lui ci farà capire più
chiaramente la volontà di Dio e ci darà il desiderio e la
capacità di attuarla. Uniti tutto sarà più facile ed avremo la
beatitudine promessa a chi intraprende il “santo viaggio”»(2).

Letizia Magri
______________________________________________________________
__________

1 Cf. Sal 84(83),6: “Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il

santo viaggio” (CEI 1974). 2 C. Lubich, Parola di Vita dicembre 2006, in eadem,

Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma

2017) pp. 797-799.
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Parola di vita ragazzi 2021

Febbraio 2021
“Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”
(Lc 6,36).

L’evangelista Luca ama sottolineare la grandezza dell’amore di
Dio attraverso una qualità, che certamente gli sembra
descriverla al massimo: la misericordia.Essa è, nelle Sacre
Scritture, la sfumatura materna, potremmo dire, dell’amore di
Dio, quella con cui Egli si prende cura delle sue creature, le
solleva, le consola, le accoglie senza stancarsi mai. Per
bocca del profeta Isaia, il Signore promette al suo popolo:
“Come una madre consola un figlio così io vi consolerò; in
Gerusalemme sarete consolati”(1).

È un attributo riconosciuto e proclamato anche dalla
tradizione islamica: fra i 99 Bei Nomi di Dio, quelli che
ritornano più frequentemente sulle labbra del fedele musulmano
sono il Misericordioso ed il Clemente.

Questa pagina del vangelo ci presenta Gesù che, di fronte ad
una moltitudine di persone provenienti da città e regioni
anche lontane, fa a tutti una proposta audace, sconcertante:
imitare Dio, il Padre, proprio nell’amore di misericordia. Una
meta che a noi sembra quasi impensabile, irraggiungibile!

“Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”.

Nella prospettiva del   Vangelo, per imitare il Padre dobbiamo
innanzitutto metterci   ogni giorno dietro a Gesù e imparare da
lui ad amare per         primi, così come Dio stesso fa
incessantemente con     noi.

È l’esperienza spirituale descritta dal teologo luterano
Bonhoeffer (1906-1945): «Ogni giorno la comunità cristiana
canta: “Ho ricevuto misericordia”. Ho avuto questo dono anche
quando ho chiuso il mio cuore a Dio; […] quando mi sono
smarrito e non ho trovato la via del ritorno. Allora è stata
la parola del Signore a venirmi incontro. Allora ho capito:
egli mi ama. Gesù mi ha trovato: mi è stato vicino, soltanto
Lui. Mi ha dato conforto, ha perdonato tutti i miei errori e
non mi ha incolpato del male. Quando ero suo nemico e non
rispettavo i suoi comandamenti, mi ha trattato come un amico.
[…] Fatico a comprendere perché il Signore mi ami così, perché
io gli sia così caro. Non posso capire come egli sia riuscito
e abbia voluto vincere il mio cuore con il suo amore, posso
soltanto dire: “Ho ricevuto misericordia”» (2).

“Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”.

Questa Parola del Vangelo ci invita ad una vera rivoluzione
nella nostra vita: ogni volta che ci troviamo di fronte ad una
possibile offesa possiamo non seguire la via del rifiuto, del
giudizio inappellabile e della vendetta, ma piuttosto quella
del perdono, della misericordia.

Si tratta non tanto di eseguire un dovere gravoso, quanto
piuttosto di accogliere da Gesù la possibilità di passare
dalla morte dell’egoismo alla vita vera della comunione.
Scopriremo con gioia di aver ricevuto lo stesso DNA del Padre,
che non condanna nessuno definitivamente, ma dà a tutti una
seconda possibilità, aprendo orizzonti di speranza.

Questa scelta di campo ci permetterà anche di preparare il
terreno a rapporti fraterni, da cui può nascere e crescere una
comunità umana finalmente orientata alla convivenza pacifica e
costruttiva.

“Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”.

Così suggeriva Chiara Lubich, meditando sulla frase del
vangelo di Matteo (3) , che proclama la beatitudine di chi
pratica la misericordia: «Il tema della misericordia e del
perdono pervade tutto il Vangelo. […] E la misericordia è
appunto l’ultima espressione dell’amore, della carità, quella
che la compie, che la rende cioè perfetta. […] Cerchiamo
dunque di vivere in ogni nostro rapporto quest’amore agli
altri in forma di misericordia! La misericordia è un amore che
sa accogliere ogni prossimo, specie il più povero e bisognoso.
Un amore che non misura, abbondante, universale, concreto. Un
amore che tende a suscitare la reciprocità, che è il fine
ultimo della misericordia, senza la quale ci sarebbe solo
giustizia, che serve a creare eguaglianza ma non fraternità.
[…]   Anche se sembra difficile e ardito, chiediamoci, di
fronte ad ogni prossimo: come si comporterebbe sua madre con
lui? E’ un pensiero che ci aiuterà a capire e a vivere secondo
il cuore di Dio» (4).

Letizia Magri
______________________________________________________________
__________1     Cf. Is 66,13.

2 Dietrich Bonhoefer, 23 gennaio 1938, in La fragilità del male, raccolta di scritti

inediti, Piemme, 2015.

3 Cf. Mt 5,7.

4 C. Lubich, Parola di Vita novembre 2000, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio

Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 633-634.

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Parola di vita per bambini

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Parola di vita ragazzi 2021

Gennaio 2021

“Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”   (Cf. Gv 15,5-9).

Ogni anno i cristiani appartenenti alle diverse Chiese
dedicano un tempo comune (1) alla
preghiera, per chiedere insieme al Padre il dono dell’unità,
secondo il desiderio di Gesù.
Egli la vuole “perché il mondo creda” (Gv 17,21): è con
l’unità che si cambia il mondo, si creano comunione,
fraternità e solidarietà. Essa è fondamentalmente un dono di
Dio, per questo è indispensabile chiederla con insistenza e
fiducia al Padre.

È l’esperienza di un gruppo che, in Spagna, vive la Parola di
vita. Da alcuni anni, proprio durante la Settimana di
preghiera per l’Unità dei cristiani, si sentono spinti a
pregare per la grazia dell’unità e a costruire ponti. Scrive
Margarita: “Abbiamo contattato il responsabile diocesano
dell’ecumenismo, i parroci, il sacerdote ortodosso e i pastori
evangelici. Ci siamo raccolti per pregare, come cristiani
unanimi, prima nella parrocchia cattolica poi in quella
ortodossa. Ogni volta le nostre chiese si riempiono della
gioia che viene dalla presenza di Dio. È Lui che apre strade
di unità”.

Per il 2021, la comunità monastica di Grandchamp (2) ha
proposto come luce per questo cammino un motto molto efficace,
tratto dal vangelo di Giovanni:

“Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”.

È un pressante invito a vivere ed operare per l’unità dei
cristiani in questi giorni speciali, continuando per tutto
l’anno, per tutta la vita. Le nostre divisioni sono una grave
ferita, che ha bisogno di essere sanata, prima di tutto dalla
misericordia di Dio e poi dall’impegno a conoscerci, stimarci
e testimoniare insieme il vangelo.

Con queste parole, Gesù ci svela i passi sicuri da fare: prima
di tutto “rimanere” nel suo amore. Occorrerà dunque stringere
più forte il nostro personale rapporto con Lui, affidargli la
nostra vita, credere nella sua misericordia. Gesù infatti
“rimane” sempre con noi, fedelmente.

Allo stesso tempo ci chiama a metterci con decisione dietro a
Lui, per fare come Lui della nostra esistenza un dono al
Padre; ci propone di imitarlo nel venire incontro con
delicatezza alle necessità di ogni persona con cui
condividiamo una parte piccola o grande della nostra giornata,
con generosità e disinteresse, per portare così “molto
frutto”.

“Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”.

Risuonano di grande attualità le parole di Chiara Lubich,
pronunciate a Ginevra nell’ottobre 2002 durante le
celebrazioni del Giorno della Riforma (3): «[…] Quanto bisogno
d’amore nel mondo! […] (Gesù) ha detto che il mondo ci avrebbe
riconosciuto come suoi e, attraverso di noi, avrebbe
riconosciuto lui, dall’amore reciproco, dall’unità: “Da questo
tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli
uni per gli altri” (Gv 13,35). […] l’abbiamo capito: il tempo
presente domanda a ciascuno di noi amore, domanda unità,
comunione, solidarietà. E chiama anche le Chiese a ricomporre
l’unità lacerata da secoli. E’ questa la riforma delle riforme
che il Cielo ci chiede; è il primo e necessario passo verso la
fraternità universale con tutti gli altri: uomini e donne del
mondo. Il mondo infatti crederà se noi saremo uniti. Lo ha
detto Gesù: “Che tutti siano uno (…) affinché il mondo creda”
(cf Gv 17,21). Dio questo vuole! […]. Che egli ci dia la
grazia, se non di veder realizzato tutto questo, almeno di
prepararlo». (4)

Letizia Magri

______________________________________________________________
__________

1 Nell’emisfero nord la Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani si celebra

annualmente dal 18 al 25 gennaio, mentre nell’emisfero sud si sceglie un’altra data,

intorno alla solennità di Pentecoste.

2 Per informazioni: www.grandchamp.org.

3 Il “Giorno della Riforma” (“Reformationstag”) si celebra ogni anno il 31 ottobre,

occasione    in   cui   Martin   Lutero    avrebbe    proclamato    le   95   tesi.

https://it.wikipedia.org/wiki/Giorno_della_Riforma.

4 C. Lubich, in L’unità, a cura di D. Falmi e F. Gillet, Città Nuova, Roma 2015, pp.

87-88.
Parola di Vita Gennaio 2021
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Lorena Bianchetti legge la Parola di Vita di gennaio

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Parola di vita ragazzi
Dicembre 2020

“Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore?”
(Sal 27 [26],1).

«Poco dopo la nascita di Mariana i medici le hanno
diagnosticato una lesione cerebrale. Non avrebbe parlato né
camminato. Abbiamo sentito che Dio ci chiedeva di amarla così
e ci siamo buttati nelle sue braccia di Padre» scrive Alba,
giovane mamma brasiliana. E continua: «Ha vissuto con noi per
quattro anni ed ha lasciato a tutti un messaggio d’amore. Non
abbiamo mai sentito le parole papà e mamma dalla sua bocca, ma
nel suo silenzio parlava con gli occhi, che avevano una luce
risplendente. Non abbiamo potuto insegnarle a fare i primi
passi ma lei ci ha insegnato a fare i primi passi nell’amore,
nella rinuncia di noi stessi per amare. Mariana è stata per
tutta la famiglia un dono dell’amore di Dio che potremmo
riassumere in un’unica frase: l’amore non si spiega con le
parole».

È quanto accade anche oggi ad ognuno di noi: di fronte
all’impossibilità di governare tutta la nostra esistenza
abbiamo bisogno di luce, anche di un barlume che mostri la via
di uscita, i passi da fare oggi, verso la salvezza di una vita
nuova.

“Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore?”.
L’oscurità del dolore, della paura, del dubbio, della
solitudine, delle circostanze “nemiche” che vanificano i
nostri sogni è un’esperienza che si sperimenta in ogni punto
della terra ed in ogni epoca della storia umana, come
testimonia questa antica preghiera contenuta nel libro dei
Salmi.

L’autore è probabilmente una persona accusata ingiustamente,
abbandonata da tutti, in attesa di giudizio. È nell’incertezza
per un destino minaccioso, ma si affida a Dio. Sa che Egli non
ha abbandonato il suo popolo nella prova, conosce la sua
azione liberatrice; per questo troverà in Lui la luce e
riceverà riparo sicuro ed inattaccabile.

Proprio nella consapevolezza della sua fragilità si apre alla
confidenza con Dio, accoglie la Sua presenza nella propria
vita ed attende con fiducia la vittoria definitiva sulle
strade imprevedibili del Suo amore.

“Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore?”.

È questo il momento opportuno per riaccendere la nostra
fiducia nell’amore del Padre, che vuole la felicità dei suoi
figli. Egli è pronto a caricarsi delle nostre preoccupazioni
(1) in modo che non ci ripieghiamo su noi stessi, ma siamo

liberi di condividere con gli altri la nostra luce e la nostra
speranza.

La Parola di Vita, come scrive Chiara Lubich, ci guida nel
cammino dalle tenebre alla luce, dall’io al noi: «[…] È un
invito a ravvivare la fede: Dio c’è e mi ama. […] Incontro una
persona? Devo credere che attraverso di lei Dio ha qualcosa da
dirmi. Mi dedico a un lavoro? In quel momento continuo ad aver
fede nel Suo amore. Arriva un dolore: credo che Dio mi ama.
Arriva una gioia? Dio mi ama. Egli è qui con me, è sempre con
me, sa tutto di me e condivide ogni mio pensiero, ogni gioia,
ogni desiderio, porta assieme a me ogni preoccupazione, ogni
prova della mia vita. Come ravvivare questa certezza? […]
Cercandolo in mezzo a noi. Lui ha promesso di essere lì dove
due o più sono uniti nel suo nome (2) . Incontriamoci allora
nell’amore scambievole del Vangelo con quanti vivono la Parola
di Vita, condividiamo le esperienze e sperimenteremo i frutti
di questa sua presenza: gioia, pace, luce, coraggio. Lui
rimarrà con ciascuno di noi e continueremo a sentirlo vicino e
operante nella nostra vita d’ogni giorno» (3).

Letizia Magri

______________________________________________________________
______

1 Cf. 1 Pt 5,7. 2 Cf. Mt 18,20.

2 Cf. Mt 18,20.
3 C. Lubich, Parola di Vita luglio 2006, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio

Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 785-786.

Parola di Vita Dicembre 2020
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Parola di vita ragazzi

2020 PDV 12
Novembre 2020

“Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”
(Mt 5,4).

Chi non ha pianto, nella propria vita? E chi non ha conosciuto
persone il cui dolore traboccava attraverso le lacrime? Oggi
poi, che i mezzi di comunicazione portano nelle nostre case
immagini da tutto il mondo, rischiamo addirittura di
abituarci, di indurire il cuore di fronte al fiume di dolore
che rischia di travolgerci.

Anche Gesù ha pianto (1) ed ha conosciuto il pianto del suo
popolo, vittima dell’occupazione straniera. Tanti malati,
poveri, vedove, orfani, emarginati, peccatori accorrevano a
Lui per ascoltare la sua Parola risanatrice ed essere guariti,
nel corpo e nell’anima.

Nel vangelo di Matteo, Gesù è il Messia che compie le promesse
di Dio ad Israele e per questo annuncia:

“Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”.

Gesù non è indifferente alle nostre tribolazioni e impegna sé
stesso nel guarire il nostro cuore dalla durezza dell’egoismo,
nel riempiere la nostra solitudine, nel dare forza alla nostra
azione.

Così ci dice Chiara Lubich, nel suo commento alla stessa
Parola del Vangelo: «[…] Gesù, con queste sue parole, non
vuole portare chi è infelice alla semplice rassegnazione
promettendo una ricompensa futura. Egli pensa anche al
presente. Il Suo Regno infatti, anche se in maniera non
definitiva, è già qui. Esso è presente in Gesù che, risorgendo
da una morte sofferta nella più grande afflizione, ha vinto la
morte. Ed è presente anche in noi, nel nostro cuore di
cristiani: Dio è in noi. La Trinità vi ha preso dimora. E
allora la beatitudine annunziata da Gesù può verificarsi sin
d’ora. […] Le sofferenze possono permanere, ma c’è un nuovo
vigore che ci aiuta a portare le prove della vita e ad aiutare
gli altri nelle loro pene, a superarle, a vederle, come Lui le
ha viste e accolte quale mezzo di redenzione». (2)

“Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”.

Alla scuola di Gesù, possiamo imparare ad essere l’uno per
l’altro testimoni e strumenti dell’amore tenero e creativo del
Padre. È la nascita di un mondo nuovo, che risana la
convivenza umana dalla radice ed attira la presenza di Dio tra
gli uomini, sorgente inesauribile di consolazione per
asciugare ogni lacrima.

Così Lena e Philippe, del Libano, hanno condiviso la loro
esperienza con gli amici della comunità ecclesiale:
«Carissimi, vi ringraziamo per i vostri auguri per la Pasqua
molto speciale di quest’anno. Stiamo bene e cerchiamo di stare
attenti a non esporci al virus. Tuttavia, essendo in prima
fila nell’azione “Parrainage Liban” ( 3 ) , non possiamo
rimanere sempre a casa e usciamo circa ogni due giorni, per
assicurare i bisogni urgenti ad alcune famiglie: soldi,
vestiti, cibo, prodotti farmaceutici etc… Già prima del
Covid-19, la situazione economica nel Paese era molto pesante
e, come in tutto il mondo, oggi è peggiorata. Ma la
Provvidenza non manca: l’ultima è arrivata la settimana scorsa
da un libanese che vive fuori dal Libano. Ha chiesto a Lena di
assicurare un pasto completo, tre giorni alla settimana, per
dodici famiglie per tutto il mese di aprile. Una bella
conferma dell’amore di Dio che non si lascia vincere in
generosità».
Letizia Magri

______________________________________________________________
______
1 Cf. Gv 11,35; Lc 19,41.

2 C. Lubich Parola di Vita novembre 1981, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio

Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5;

3 Spiega Lena : «L’azione Parrainage Liban e’ nata nel 1993 da un gruppo di famiglie

che vivevano la Parola di vita, per aiutare una mamma con 5 bambini, con il marito

in carcere. Fino ad adesso abbiamo aiutato circa 200 famiglie, di tutto il Libano e

di tutte le religioni. I nostri collaboratori sono impegnati in vari modi per

riportare le famiglie all’autonomia: con visite domiciliari, ricerca di alloggio e

lavoro, aiuto negli studi. Siamo sostenuti economicamente da un centinaio di persone

e aziende che credono nella nostra azione».

Parola di Vita Novembre 2020
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Da Città Nuova: Lorena Bianchetti legge la Parola di Vita di
Novembre
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Parola di vita per bambini

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Parola di vita ragazzi

Calendario                   Parola          di    Vita
2021
In uscita a novembre il Calendario Parola di Vita 2021, che
riporta la frase della Parola di Vita di ogni mese; uno
strumento per divulgare e far conoscere la Parola di Vita a
tutti, utile da tenere esposta nei luoghi di culto, negli
uffici, nelle scuole, in casa, nelle parrocchie. Iniziativa
nata nel 2020 che ha riscosso molto interesse.

I foglietti della Parola di Vita del prossimo anno
riporteranno la stessa grafica del Calendario, arricchiti da
una foto per ogni mese.

Per info ed ordini scrivere a: info@grades.it

Oppure telefonare al numero: 328/5774081
Ottobre 2020

“Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà
esaltato” (Lc 14,11).

I Vangeli ci mostrano spesso Gesù che accetta volentieri gli
inviti a pranzo: sono momenti di incontro, occasioni per
stringere amicizie e consolidare rapporti sociali.

In questo brano del Vangelo di Luca, Gesù osserva il
comportamento degli invitati: c’è una corsa ad occupare i
primi posti, quelli riservati alle personalità; è palpabile
l’ansia di emergere gli uni sugli altri.

Ma Egli ha in mente un altro banchetto: quello che sarà
offerto a tutti i figli nella casa del Padre, senza “diritti
acquisiti” in nome di una presunta superiorità. Anzi, i primi
posti saranno riservati proprio a quelli che scelgono l’ultimo
posto, al servizio degli altri. Per questo proclama:

“Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà
esaltato”.

Mettendo al centro noi stessi, con la nostra avidità, il
nostro orgoglio, le nostre pretese, le nostre lamentele,
cadiamo nella tentazione dell’idolatria, cioè dell’adorare
falsi dei, che non meritano onore e fiducia.
Il primo invito di Gesù sembra     quindi quello di scendere dal
“piedistallo” del nostro io,      per non mettere al centro il
nostro egoismo, ma piuttosto       Dio stesso. Egli sì che può
occupare il posto d’onore nella   nostra vita!

È importante farGli spazio, approfondire il nostro rapporto
con   Lui,    imparare    da   Lui   lo   stile    evangelico
dell’abbassamento. Infatti, metterci liberamente all’ultimo
posto è scegliere il posto che Dio stesso ha scelto, in Gesù.
Egli, pur essendo il Signore, ha scelto di condividere la
condizione umana, per annunciare a tutti l’amore del Padre.

“Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà
esaltato”.

Da questa scuola impariamo anche a costruire la fraternità,
cioè la comunità solidale di uomini e donne, adulti e ragazzi,
sani e malati, capaci di costruire ponti e servire il bene
comune.

Come Gesù, anche noi possiamo avvicinare il nostro prossimo
senza paura, metterci al suo fianco per camminare insieme nei
momenti difficili e gioiosi, valorizzare le sue qualità,
condividere beni materiali e spirituali, incoraggiare, dare
speranza, perdonare. Raggiungeremo il primato della carità e
della libertà dei figli di Dio.

In un mondo malato di arrivismo, che corrompe la società, è
davvero andare controcorrente, è una rivoluzione tutta
evangelica. É questa la legge della comunità cristiana, come
scrive anche l’apostolo Paolo: «Ciascuno di voi, con tutta
umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso». (1)

“Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà
esaltato”.

Come ha scritto Chiara Lubich: «Osservi? Nel mondo le cose
stanno in un ordine completamente diverso. Vige la legge
dell’io […] E sappiamo quali sono le dolorose conseguenze: […]
ingiustizie e prevaricazioni di ogni genere. Tuttavia, il
pensiero di Gesù non va direttamente a tutti questi abusi, ma
piuttosto alla radice da cui essi scaturiscono: il cuore
umano. […] Occorre, per Lui, trasformare proprio il cuore e di
conseguenza assumere un atteggiamento nuovo necessario per
stabilire rapporti autentici e giusti. Essere umili non vuol
dire soltanto non essere ambiziosi, ma essere consapevoli del
proprio nulla, sentirsi piccoli davanti a Dio e mettersi
quindi nelle sue mani, come un bambino. […].

Come vivere bene questo abbassamento? Attuandolo, come ha
fatto Gesù, per amore dei fratelli e delle sorelle. Dio
ritiene fatto a sé quello che fai loro. Dunque, abbassamento:
servirli. […] E l’esaltazione avverrà certamente nel mondo
nuovo, nell’altra vita. Ma per chi vive nella Chiesa questo
rovesciamento di situazioni è già presente. Infatti, chi
comanda deve essere come uno che serve. Situazione, dunque,
già mutata. E così la Chiesa, ove si vivono le parole che
abbiamo approfondito, è già per l’umanità un segno del mondo
che verrà». (2)

Letizia Magri

______________________________________________________________
______
1 Cf. Fil 2,3.

2 C. Lubich, Parola di Vita ottobre 1995, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio

Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 564- 565.
Parola di Vita Ottobre 2020
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Città Nuova Lorena Bianchetti legge la parola vita di ottobre

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Parola di vita ragazzi

Settembre 2020
“Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e
traboccante vi sarà versata nel grembo” (Lc 6,38).

“C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di
gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di
Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo …”:(1) così
l’evangelista Luca introduce il lungo discorso di Gesù, che si
snoda attraverso l’annuncio delle beatitudini, delle esigenze
del Regno di Dio e delle promesse del Padre ai suoi figli.

Gesù annuncia liberamente il suo messaggio a uomini e donne,
di diversi popoli e culture, accorsi per ascoltarlo; è un
messaggio universale, rivolto a tutti e che tutti possono
accogliere per realizzarsi come persone, create da Dio Amore a
Sua immagine.

“Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e
traboccante vi sarà versata nel grembo”.

Gesù rivela la novità del Vangelo: il Padre ama ogni suo
figlio personalmente di amore “traboccante” e gli dona la
capacità di allargare il cuore ai fratelli con sempre maggiore
generosità. Sono parole pressanti ed esigenti: dare del
nostro; beni materiali, ma anche accoglienza, misericordia,
perdono, con larghezza, ad imitazione di Dio.

L’immagine della ricompensa abbondante versata nella veste
ripiegata, ci fa comprendere che la misura dell’amore di Dio
per noi è senza misura e che le sue promesse si realizzano
oltre le nostre aspettative, mentre ci libera dall’ansia dei
nostri calcoli e dei nostri calendari, dalla delusione di non
ricevere dagli altri secondo la nostra misura.
“Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e
traboccante vi sarà versata nel grembo”.

A proposito di questo invito di Gesù, Chiara Lubich ha
scritto: «Ti è mai capitato di ricevere da un amico un dono e
di sentire la necessità di contraccambiare? […] Se succede a
te così, puoi immaginare a Dio, a Dio che è Amore. Egli
ricambia sempre ogni dono che noi facciamo ai nostri prossimi
in nome suo […] Dio non si comporta così per arricchirti o per
arricchirci. Lo fa perché […] più abbiamo, più possiamo dare;
perché – da veri amministratori dei beni di Dio – facciamo
circolare ogni cosa nella comunità che ci circonda […].
Certamente Gesù pensava in primo luogo alla ricompensa che
avremo in Paradiso, ma quanto avviene su questa terra ne è già
il preludio e la garanzia»   (2)   .

“Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e
traboccante vi sarà versata nel grembo”.

Ma cosa potrebbe accadere se ci impegnassimo a praticare
questo amore insieme, con tanti altri uomini e donne? Sarebbe
certamente il germe per una rivoluzione sociale.

Racconta Jesùs, dalla Spagna: «Mia moglie ed io lavoriamo
nella consulenza e nella formazione. Ci siamo appassionati ai
principi dell’Economia di comunione (3) e abbiamo voluto
imparare a guardare l’altro: i dipendenti, con la valutazione
dei salari e le alternative a ovvi licenziamenti; i fornitori,
rispettando i prezzi, i pagamenti, i rapporti a lungo termine;
la concorrenza, con corsi congiunti e offrendo il nostro Know
How, i clienti, con consigli dati in coscienza, anche
rinunciando al nostro tornaconto. La fiducia che si è generata
ci ha salvato poi nella crisi del 2008.

Successivamente, attraverso la ONG “Levántate y Anda” (Alzati
e cammina), abbiamo incontrato un insegnante di spagnolo in
Costa d’Avorio. Voleva migliorare le condizioni di vita del
suo villaggio con una sala parto. Abbiamo studiato il progetto
e offerto la somma necessaria. Non ci credeva. Ho dovuto
spiegargli che erano gli utili dell’azienda. Oggi la sala di
parto “Fraternità”, costruita da musulmani e cristiani, è il
simbolo della convivenza. Negli ultimi anni i profitti della
azienda si sono moltiplicati per dieci. Con altre aziende EdC
abbiamo creato il Commercio Internazionale di Comunione e
insieme a imprenditori congolesi abbiamo investito in una
nuova società che trasporta cibo da Kinshasa a villaggi
lontani».

Letizia Magri

______________________________________________________________
______

1 Cf Lc 6,17-18.

2 C. Lubich, Parola di Vita giugno 1978, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio

Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 108-110.

3 https://www.edc-online.org/

Parola di Vita Settembre 2020
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Parola di vita per bambini

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Parola di vita ragazzi

Agosto 2020

“Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”   (Rm 8,35).

La lettera che l’apostolo Paolo scrive ai cristiani di Roma è
un testo straordinariamente ricco di contenuto. Egli infatti
vi esprime la potenza del Vangelo nella vita di ogni persona
che lo accoglie, la rivoluzione che questo annuncio porta:
l’amore di Dio ci libera!

Paolo ne ha fatto l’esperienza e vuole esserne testimone, con
le parole e con l’esempio. Questa sua fedeltà alla chiamata di
Dio lo porterà proprio a Roma, dove potrà dare la vita per il
Signore.
“Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”

Poco prima, Paolo ha affermato: «Dio è con noi»!(1) . Per lui,
l’amore di Dio per noi è l’amore dello Sposo fedele, che mai
abbandonerebbe la sposa, alla quale si è legato liberamente
con un legame indissolubile, a prezzo del proprio sangue.

Dio non è dunque un giudice, ma anzi è colui che prende su di
sé la nostra difesa. Per questo nulla può separarci da Lui,
attraverso il nostro incontro con Gesù, il Figlio
amato. Nessuna difficoltà, grande o piccola, che possiamo
incontrare in noi e fuori di noi è un ostacolo insormontabile
per l’amore di Dio. Anzi, dice Paolo, proprio in queste
situazioni, chi si fida di Dio e a Lui si affida è “super-
vincitore”! (2)

In questo nostro tempo di super-eroi e super-uomini, che
pretendono di stravincere con l’arroganza ed il potere, la
proposta del Vangelo è la mitezza costruttiva e l’apertura
alle ragioni dell’altro.

“Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”

Per comprendere e vivere meglio questa Parola, può aiutarci il
suggerimento di Chiara Lubich: «Certamente noi crediamo, o
perlomeno diciamo di voler credere, all’amore di Dio. Tante
volte, però […] la nostra fede non è così coraggiosa come
dovrebbe essere. […] nei momenti della prova, come nelle
malattie o nelle tentazioni. È molto facile che ci facciamo
assalire dal dubbio: «Ma è proprio vero che Dio mi ama?». E
invece no: non dobbiamo dubitare. Dobbiamo abbandonarci
fiduciosamente, senza alcuna riserva, all’amore del Padre.
Dobbiamo superare il buio ed il vuoto che possiamo provare
abbracciando bene la croce. E buttarci poi ad amare Dio
compiendo la sua volontà e ad amare il prossimo. Se così
faremo, sperimenteremo assieme a Gesù la forza e la gioia
della risurrezione. Toccheremo con mano quanto sia vero che,
per chi crede e si abbandona al suo amore, tutto si trasforma:
il negativo diventa positivo; la morte diventa sorgente di
vita e dalle tenebre vedremo spuntare una meravigliosa
luce» (3) .

“Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”

Anche nella cupa tragedia della guerra, chi continua a credere
nell’amore di Dio apre spiragli di umanità: «Il nostro paese
si trova in una guerra assurda, qui nei Balcani. Nella mia
squadriglia venivano anche i soldati della prima linea del
fronte, con tanti traumi dentro perché vedevano parenti ed
amici morire davanti ai loro occhi. Non potevo fare altro che
amarli uno per uno per quanto potevo. Nei rarissimi momenti di
sosta, cercavo di parlare con loro di tante cose che un uomo
ha dentro in quelle circostanze, ma siamo arrivati a parlare
anche di Dio, perché tanti di loro non credevano. In uno di
questi momenti di ascolto, ho proposto di chiamare un
sacerdote per celebrare la Messa. Tutti hanno accettato e
alcuni si sono accostati alla confessione dopo vent’anni.
Posso dire che Dio era lì con noi».

Letizia Magri

______________________________________________________________
______

1 Rm 8, 31.

2 Cf. Rm 8,37.

3 C. Lubich, Parola di Vita agosto 1987, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio

Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) p. 393.
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