LE PDSARDINE PER TENTARE DI CRESCERE NEI CONSENSI - L ...

Pagina creata da Gabriele Calabrese
 
CONTINUA A LEGGERE
LE PDSARDINE PER TENTARE DI CRESCERE NEI CONSENSI - L ...
Le PdSardine per tentare di
crescere nei consensi

Già, le ‘Sardine’,
questo movimento pseudo goliardico voluto e incentivato da un
PD mascherato,
che sull’argomento non si pronuncia, e che riscuote il favore
del presidente
del Consiglio Conte che ‘li vuole incontrare’, giusto per
tenere aperte tutte
le porte e cautelarsi: se non puoi combatterli, allèati con
loro per
controllarli. Possono sempre venir buoni per combattere
l’odiato nemico, il
perfido Salvini.

Le Sardine si
esprimono con il ‘flash-mob’, questo comportamento molto
giovane che viene da
oltreoceano, e che consiste nel radunarsi improvvisamente
LE PDSARDINE PER TENTARE DI CRESCERE NEI CONSENSI - L ...
tutti in un luogo,
per manifestare per qualsiasi motivo, in genere ‘contro’.

E’, infatti, un
comportamento di protesta, ma solo di quella, senz’altre
proposte politiche. Un
comportamento molto giovane, adolescenziale, molto aggregativo
– si sa che i
ragazzi in quell’età cercano di fare gruppo, basta solo dar
loro un pretesto –
e molto ‘di pancia’, supportato e reso possibile dalla
connessione che oggi
permettono i social e gli smartphone. Basta un tweet e si
riempie una piazza, e
vigliacco chi arriva ultimo. Una buona alternativa a quelli
che una volta erano
pic-nic, gite fuori porta e passeggiate nella natura, magari
con canadese e
sacco a pelo. Una iniziativa nata e condotta soltanto contro
Salvini e soltanto
per contestare lui, che in molti vorrebbero vedere morto,
anche fra gli uomini
di chiesa, grande esempio di democrazia, di libertà e di
antifascismo… Pare
infatti che sia stata lanciata una specie di fatwa contro
Matteo, da più parti,
quasi che la caccia sia aperta e chi l’ammazza prima vinca un
premio, come
testimoniano sia la tentata aggressione subita poco tempo fa,
sventata dalla
scorta, sia le numerose minacce ricevute per posta, insieme a
cartucce di vario
calibro. Una fatwa lanciata per odio da chi invece accusa di
odio proprio il
leader della Lega, mentre l’esercizio quotidiano di odio nei
suoi confronti
viene dalla sinistra, ma non solo: non c’è giorno che papa
LE PDSARDINE PER TENTARE DI CRESCERE NEI CONSENSI - L ...
Francesco non parli
di ‘odio e paura’, affiancato dal presidente Mattarella, con
le stesse parole,
e l’allusione è chiara, anche da parte di chi, ricoprendo così
alte cariche
istituzionali, dovrebbe badare a che qualche mente esaltata
raccolga un
messaggio sbagliato. Ma tant’è, come diceva un mio caro amico,
molto
importante, Mattarella è come la filosofia, “Con la quale e
senza la quale
tutto rimane tale e quale”.

A parte il fatto
che senza di lui dovremmo cercare qualcun altro per tagliare
nastri, fare
discorsi, appuntare medaglie, nominare cavalieri e senatori a
vita, celebrare
ricorrenze, consegnare onorificenze, deporre corone d’alloro,
partecipare a
Giorni della Memoria, e così via.

A memoria, invece,
ricordiamo le grandi adunanze di Beppe Grillo, i suoi ‘vaffa
day’, quelli che
tutti abbiamo accolto con un sospiro di sollievo, perché
finalmente qualcuno
diceva fuor dai denti ciò che tutti, più o meno, pensavamo.
Mandare a quel
paese una classe politica becera e orientata solo verso il
proprio ombelico era
assolutamente liberatorio.

Nacque così il
Movimento 5 Stelle, e un po’ tutti lo abbiamo caldeggiato,
coccolato,
all’inizio, proprio perché non apparteneva alla Casta…
all’inizio.
LE PDSARDINE PER TENTARE DI CRESCERE NEI CONSENSI - L ...
A proposito di
Beppe Grillo, ricordiamo una frase di Fassino, piuttosto
presuntuosa e poco
profetica. Criticando, infatti, la discesa in campo di Beppe e
dei ‘grillini’,
ebbe a dire pressappoco: “Fondi pure un partito, partecipi
alle elezioni e poi
vediamo cosa sarà capace di fare”. Penso che oggi il buon
Fassino, e cattivo
profeta, si mangi le mani, come un po’ noi tutti. Ci appariva
simpatico, il
Movimento, ci piacevano i giovani, contrapposti ai soliti
parrucconi mangia stipendio
e succhia vitalizi – compresi i cosiddetti ‘senatori a vita’,
creati solo come
salvagente per una certa parte politica, ma lautamente
retribuiti per le loro
endemiche assenze – che finalmente sarebbero stati spodestati.
Oggi non si
capisce bene se i vitalizi siano ancora… vitali, e comunque i
senatori a vita
sono sempre lì, e del M5S non sappiamo più come liberarci,
come la carta delle
caramelle che ci si attacca alle dita. Oggi
l’anima del Movimento è profondamente cambiata, e ogni giorno
di più
mostra la sua propensione ad una forma di presenzialismo e di
estremismo
dittatoriale mascherati da buonismo progressista. Secondo B.
il Movimento ha un comportamento
di estrema sinistra. Certo, oggi nessuno li può tacciare di
ingenuità, data
l’operazione che fatto cadere Salvini, troppo scomodo per i
loro programmi – ma
soprattutto per la figura di Di Maio, il capo riconosciuto del
Movimento. Oggi
Di Maio, con il suo tiepido sorriso e la sua aria di bravo
LE PDSARDINE PER TENTARE DI CRESCERE NEI CONSENSI - L ...
ragazzo con i
capelli a spazzola e il passato da bibitaro allo stadio, è
avviato ad essere
l’uomo solo al comando, ciò che la presenza di Salvini gli
avrebbe impedito.
Notiamo con soddisfazione che invece Grillo Giuseppe da Genova
è tornato a fare
il comico, – che gli viene senz’altro meglio – riconfermando e
ungendo di sacro
crisma Giggino a capo del partito, pardon, del Movimento, fino
al 2023, data
presunta di conclusione della legislatura, – come se la vita
del governo
dipendesse da lui – quando ogni danno possibile sarà stato
fatto, e ogni
subalternità verso l’Unione Europea sarà stata blindata,
magari in
Costituzione. E al diavolo i ‘due mandati costi quel che
costi’.

Le Sardine:

Chi sono le
Sardine? Certamente oggi sono un movimento costituito, che con
un tweet si
raduna nelle piazze, come al suono di una tromba. Il movimento
delle Sardine è
dichiaratamente di sinistra, creato a latere del PD. Se
vogliamo, una specie di
Fronte della Gioventù Piddino, rapportato ai tempi nostri,
favorito dalla
facilità di comunicazione che oggi offrono i social e gli
smartphone, e
dall’età pericolosamente bassa. Uno dei motivi per cui
qualcuno vorrebbe, oltre
a riconoscere lo Ius Soli agli immigrati – i quali voterebbero
in massa per il
LE PDSARDINE PER TENTARE DI CRESCERE NEI CONSENSI - L ...
partito che così generosamente li ha favoriti contro ogni
logica e consuetudine
di altri paesi del mondo – dare il voto ai sedicenni, ritenuti
abbastanza
maturi per decidere le sorti di una nazione – salvo poi a
ricredersi qualche
anno più avanti, come fatalmente accade – è proprio quello di
ufficializzare e riconoscere fenomeni
come le Sardine. Le quali, contro ogni logica di buongoverno,
non hanno idee
politiche, almeno apparentemente. Loro sono solo ‘contro’, e
manifestando soltanto
‘contro’, senza idee politiche dichiarate, non si fa politica.
La politica è
fatta di idee, di proposte, di programmi, di gestione della
Cosa Pubblica, di
capacità, di cultura, di maturità, di responsabilità, di
iniziative ‘a favore’,
e non ‘contro’. Perfino Conte, alla sua riconferma, ha
dichiarato che non
avrebbe fatto politica ‘contro’ qualcuno ma ‘per’ qualcun
altro. Dichiarazione
poi quotidianamente disattesa dai fatti, ma questo è marginale
e proprio nella
logica del personaggio.   Le Sardine nascono
come movimento ‘spontaneo’: ma non c’è nulla di spontaneo
nell’organizzare
queste manifestazioni da parte di ragazzi dichiaratamente di
sinistra Piddina.
In realtà, questi adolescenti sono dei
‘trolls’ usciti da Facebook, di appoggio politico ed
elettorale al PD, e poco
manca che prendano il posto del M5S, ormai arrivato a
posizioni di Casta.
Stiamo attenti alle Sardine. Fare politica ‘contro’ può essere
pericoloso. Può
evocare periodi bui della nostra storia. Infatti oggi, momento
LE PDSARDINE PER TENTARE DI CRESCERE NEI CONSENSI - L ...
in cui si
blatera tanto contro il nulla, cioè contro quei ‘fascisti’ che
non ci sono più
– a parte pochi nostalgici poco intelligenti portati in prima
pagina e trattati
come se fossero un esercito – i più ‘fascisti’ sono proprio
quelli che vedono
il fascismo nei loro antagonisti, rendendosi colpevoli di
discriminazione e di
posizioni fondamentaliste.

Corrado Augias,
giornalista coccolato dalla sinistra, spesso su Rai 3, dal
comportamento
piuttosto supponente e non buono per tutti i palati, ha
dichiarato, in una
intervista televisiva, che ‘E’ facile essere di destra, perché
l’uomo di destra
dice ‘Il migrante mi fa schifo’, mentre quello di sinistra è
uno che ragiona”.
In questa frase infelice c’è tutta la limitata filosofia di
una persona che
quando parla pontifica, convinta com’è di essere nel giusto, e
che la cultura e
l’intelligenza siano solo da una parte. Queste sono forme di
discriminazione e
di razzismo specifico, dettate ambedue da animosità nei
confronti di una
persona, o di un gruppo di persone, che non la pensano come
lui: insomma, cosa
grave per uno che ha fatto una trasmissione sulla
Costituzione,
anticostituzionale. Era Voltaire che diceva che non la pensava
come il suo
interlocutore, ma che si sarebbe battuto fino alla morte
affinchè egli potesse
esprimere le sue idee. Alla faccia di chi ritiene che le idee
LE PDSARDINE PER TENTARE DI CRESCERE NEI CONSENSI - L ...
– quelle buone –
siano solo da una parte, per una sorta di illuminazione
divina. È il grande
equivoco della mai troppo deprecata ‘questione morale’, che
attribuisce – come
nei film western – il ruolo dei ‘buoni’ a quelli che hanno
terminato la guerra
dalla parte dei vincitori, e il ruolo dei ‘cattivi’ agli
altri. Cari amici,
questa è la filosofia delle Sardine, il movimento ‘contro’,
creato soltanto per
impedire una regolare competizione democratica, che sia sotto
elezioni o no.
Che differenza c’è fra le Sardine che contestano la presenza
di Salvini, e i
cortei di Casapound che vogliono contestare i comizi di
avversari politici? La
logica ormai acquisita dice che i secondi
sono fascisti, e che quindi va impedito loro perfino di
parlare. Ma le
Sardine non sono diverse, se ci pensate un attimo. Solo,
stanno dall’altra
parte, quella dello sceriffo buono, del giustiziere, del
castigamatti. Quello i
cui omicidi – nei film western – sono giustificati dal fatto
che chi muore è
sempre il cattivo. Oggi una certa parte politica li
chiamerebbe ‘giustizieri
fai date’, giudice, giuria e boia insieme. Vogliamo che, anche
virtualmente,
questi comportamenti abbiano spazio?

Ormai la propaganda
elettorale non ha soluzioni di continuità, e ogni giorno
assistiamo in televisione
alle dichiarazioni di personaggi che dicono cose difficilmente
verificabili, ma
LE PDSARDINE PER TENTARE DI CRESCERE NEI CONSENSI - L ...
che pesano sul nostro bilancio, per dirne una. Qualcuno dice
che le tasse sono
state aumentate, e qualcun altro addirittura diminuite.
Provate a vedere cosa
vi rimane in tasca a fine mese, facendo sempre le stesse cose,
e saprete la
verità. Sempre che, a fine mese, ci possiate arrivare, perchè
la pressione
fiscale si può esercitare anche in una forma occulta e
strisciante, non
dichiarata. Attenzione alle Sardine. Non facciamoci
condizionare nelle nostre
scelte e nelle nostre idee da seimila, più o meno, ragazzini
che fanno casino,
cioè appena l’un per cento del nostro Paese. Possono
incattivirsi, nella loro
arroganza, e diventare davvero un movimento pericoloso per la
nostra
democrazia, posto che mai ne abbiamo avuta una. Ancora più
pericolosi questi
piccoli pesci senza un capobranco, perché dichiaratamente non
hanno bandiere di
partito. Tranne quelle che occultamente portano in piazza. E
si sa che le
piazze amplificano.

Italia    allo   sbando    e
“Giuseppi” si rifà il bagno…
LE PDSARDINE PER TENTARE DI CRESCERE NEI CONSENSI - L ...
con i soldi nostri

Ci mancavano anche i lavori per “Giuseppi” che a Palazzo Chigi
stanno impegnando una squadra di operai per installare porte
blindate e rifare il bagno secondo i suoi ‘desiderata’,
compresa una doccia idromassaggio a otto schizzetti, come
riferisce oggi un quotidiano bene informato, per un totale di
circa 23.000 euro. Che pagheremo noi. Come pagheremo i
programmati – ma non si sa se saranno in questa misura –
duemila esuberi della Arcelor-Mittal, che ne pretende 5.000.

La società per cui
lo stesso Di Maio si occupò della conclusione dell’affare ex
ILVA, sta facendo
piegare in avanti il dorso del nostro presidente del Consiglio
fino al
raggiungimento dei fatidici 90 gradi – in senso figurato –
nonostante lo
stesso, la cui maggior qualità non è certo la voce che
vorrebbe avere quando
adotta certi toni stentorei, richiamanti il ventennio, o al
massimo una
requisitoria in aula di tribunale, vada tuonando a destra e a
sinistra – ma
soprattutto a sinistra – che la Arcelor-Mittal se la vedrà con
lui.

Pare infatti che il
crack fosse programmato fin da luglio, e che riguardasse la
volontà di
distruggere un nemico sul piano industriale, e non quella di
rilevare
un’azienda e metterla a regime produttivo. Prova ne siano le
testimonianze dei
dirigenti dell’ex-ILVA e l’ammanco di circa 500 milioni di
materiale nelle
riserve dell’acciaieria, spariti per mai più tornare: come se,
in definitiva,
non si volesse dar seguito ad un ciclo produttivo. Intanto
rischiano il posto
20.000 operai, compresi quelli impiegati nell’indotto.

Il che,
moltiplicando per famiglie, fa, ad occhio, almeno 60.000
persone: una città,
per esempio, come Viterbo tutta intera. Non siamo d’accordo
sulla negoziazione
che Conte sta mettendo in atto, che prevede, secondo lui, 2000
esuberi: il che
comunque fa 6000 persone, tranne l’eventuale perdita di lavoro
sull’indotto.
Quando il ministro Di Maio ha svenduto il nostro gioiello
industriale, la più
grande azienda siderurgica europea, a certi personaggi, più
che delle offerte
che essi facevano sulla carta, e sugli impegni che poi sono
stati regolarmente
disattesi, avrebbe dovuto indagare sulla qualità delle persone
e sul loro
coinvolgimento nel mercato mondiale dell’acciaio. Ma, si sa,
non si manda un
ragazzo a fare il lavoro di un uomo: lo abbiamo già scritto. È
una bella cosa
avere ministri giovani e rampanti ( non sempre), ma ci vuole
anche esperienza.
In campo industriale, è frequente il caso di una azienda
concorrente che ne
acquisisce un’altra soltanto per toglierla dal mercato.

Ma questo,’
Giggino er    bibbitaro’ non poteva saperlo, data appunto
la sua giovane età e la sua totale mancanza di esperienza
specifica nel
ministero che si era autoattribuito.
Temiamo ora, visti i fatti, per la politica estera, affidata a
cotanto
personaggio. Purtroppo il costo di tanta ingenuità lo
pagheranno gli operai che
rischiano il posto, e, alla fine della fiera, tutti gli
Italiani. Dicevamo che
l’Italia è allo sbando: in realtà, allo sbando c’è questo
governo
raccogliticcio, fatto di seconde linee: i più furbi si sono
tenuti indietro,
già sapendo che non sarebbe durato. Oggi, fra un Conte ex
Cincinnato buono per
tutte le stagioni, che crede che per risolvere i problemi
basti prendere
l’aereo e andare a parlare con le persone – infatti lo vediamo
dappertutto, con
e senza cravatta, secondo le occasioni, in alcuni casi con il
maglione alla
Marchionne (ma magari!), ma sempre con le scarpe nere tirate a
lucido – quando
poi manca, a lui come ad altri, posto che ce ne sia la
capacità, il tempo
materiale per fare le cose.

Ma tant’è, Mussolini
ha tracciato una via, evidentemente, come quando, raccontava
Giorgio Bracardi
ad Alto Gradimento, programma radiofonico di Renzo Arbore che
i meno giovani
ricorderanno, riuscì, secondo il fido Catenacci, a fermare
un’eruzione
dell’Etna – o del Vesuvio, poco importa. La filosofia è
quella. Fra
l’allagamento periodico di Venezia, i fiumi che rischiano lo
straripamento,
frane e smottamenti dovuti al degrado idrogeologico, tornados
che buttano giù
alberi, intere foreste o pini marittimi urbani, causando danni
comunque da
rifondere, il povero Giuseppi non trova pace, mentre Giggino,
da parte sua, fa
il Salvini del vecchio governo, comportandosi esattamente come
faceva il Matteo
tanto criticato per il suo presenzialismo, ma in effetti oggi
vediamo solo lui.
Il Di Maio capopopolo dei Cinquestelle; il quale, trascurando
l’attività dovuta
per il suo secondo mandato ministeriale, cioè agli Affari
Esteri, si occupa
invece di tutto ciò che in italico suolo accade. Abbiamo anche
capito perché
abbia voluto farlo fuori: gli faceva ombra: ciò che faceva
ieri Matteo, fa oggi
Giggino, senza che un altro vicepresidente del Consiglio lo
sovrasti con la sua
personalità. Vediamo anche, a 24 pollici per alcuni, ma è
possibile più grande,
avendo un televisore con lo schermo di maggiore ampiezza, il
faccione
sorridente a prescindere di Zingaretti in maniche di camicia,
il quale prima e
dopo i pasti ci ricorda, orami da circa un mese, non avendo
altri
argomenti,   che ‘loro’ hanno evitato l’aumento
dell’IVA, quello che invece Salvini non solo non avrebbe
evitato, ma avrebbe
caldeggiato. Dimenticando che il ‘salasso’ era stato ordinato
dall’asse
Macron-Merkel-Moscovici-Dombrowski, e non da Matteo; con il
quale, comunque
avremmo evitato la ‘catastrofe’. E che comunque bisogna
smontare tutto ciò che
Salvini ha realizzato, in una furia iconoclasta a cnhe questa
a prescindere;
rispolverando quello ‘ius soli’, trasformatosi per breve tempo
in ‘ius
culturae’, affiancato dal voto ai sedicenni e dall’esclusione
dalle urne degli
anziani, nel disperato tentativo di raccattare voti per il suo
Partito Decotto.
Poveretti, oggi “litigano su tutto”, dopo appena tre mesi
insieme – o quattro,
ma è lo stesso. Abbiamo un governo? Meglio sarebbe di no, a
questo punto. Il
tutto condito da una geniale pensata da quattro aficionados
del PD e della
rete, che si sono inventati le sardine, al soldo di
‘qualcuno’. Ma, si sa,
quando si può gabellare un movimento per ‘spontaneo’, questo
fa più presa nella
mentalità di chi crede ancora alla Befana.

Siamo proprio alla
frutta. È chiaro che i ragazzi fanno gruppo, non importa
contro chi, anche solo
per andare allo stadio, o ad un concerto di musica rock, o ad
una adunata in
piazza a capodanno. Potevano mai lasciarsi scappare questa
occasione? La figura
poi delle sardine, con tanti pescetti dipinti su carta
colorata, sa tanto di
Carnevale, quando noi stessi ritagliavamo le maschere da
metterci sul viso con
un elastico dietro la nuca. So’ ragazzi, lasciateli giocare.
Ma non venite a
dirci che questa è una manifestazione politica. La politica è
una cosa seria,
perché riguarda la gestione di una nazione, e i suoi destini.
O, almeno, lo
era, fino a qualche decennio fa. Basta vedere i personaggi che
oggi la
popolano. Insomma, non siamo in buone mani. Qualcuno prevede
elezioni in
primavera. Qualcun altro in settembre, quando maturano non i
grappoli d’uva, ma
i vitalizi. Quelli che a parole avrebbero dovuto essere
aboliti. Tutto ciò
mentre Salvini sospetta che il nostro presidente del Consiglio
abbia usato male
i risparmi degli Italiani – leggi Cassa Depositi e Prestiti –
per ingraziarsi
certi personaggi a Bruxelles, con i quali mostra perfetta
sintonia, ma una
certa subalternità, al fine di salvare le banche tedesche,
dall’Italia già
abbondantemente salvate in passato. Non si fanno le nozze con
i fichi secchi.
Questa ‘maggioranza’, tale solo in parlamento, non avrà lunga
vita, come già
avevamo pronosticato da queste colonne. Rimettiamo le cose a
posto. E
ricordiamoci, quando saremo davanti alla scheda elettorale –
il più presto possibile
– di tutte le menzogne, i disservizi, le faziosità, l’odio
contro chi è
dall’altra parte, per poi accusarne gli avversari politici, i
toni di comando e
di delirio di onnipotenza, le incapacità, le inesperienze, le
trappole, i
tradimenti e quant’altro abbiamo dovuto subire, noi Italiani,
da questa gente,
che s’è aggrappata ad un cavillo elettorale – una maggioranza
solo
parlamentare, peraltro già scaduta – per prendere in mano le
nostre sorti, a
vantaggio di una Unione Europea che ha in pratica usurpato la
nostra sovranità,
facendoci i conti in tasca e costringendoci
a manovre di austerità senza alcun motivo, se non quello di
‘avere i
conti a posto’: ma nei confronti di chi?
Ronciglione,      rapinatori
indisturbati e residenti in
continuo stato d’allerta: è
allarme sicurezza

RONCIGLIONE (VT) – Carabinieri allertati di continuo, con
altrettanti interventi nella zona fra Poggio Cavaliere e Punta
del Lago, a Ronciglione, in provincia di Viterbo.

Ladri ancora più audaci a Ronciglione
Entrano nelle case nonostante sia chiaro che c’è gente. Pare
che a Punta del Lago abbiano fatto una vera e propria razzia,
addirittura sfondando il muro di una villa in cui non
riuscivano ad entrare altrimenti.

A Poggio Cavaliere, durante la serata di ieri sono entrati
nella villa del sig. G. D. B., il quale ha fatto in tempo a
vedere qualcuno che scappava dalla finestra della camera da
letto, situata al piano superiore rispetto al living.

Insomma, non se ne può più. Tutti gli abitanti di questi
quartieri della periferia di Ronciglione vivono ormai in stato
di allerta.

Si sentono cani abbaiare insistentemente, sistemi d’allarme
che suonano continuamente, residenti che si avvertono
reciprocamente via Whatsapp.

Certamente sarà difficile per tutti allontanarsi dalla propria
abitazione, nel timore di subire l’ennesimo furto.

D’altra parte i carabinieri del posto sono sempre sulla
breccia e più di ciò che fanno non possono fare, dato anche
l’esiguo contingente a disposizione.

Come già scritto, i furti in appartamento sono sottovalutati
dai nostri beneamati politici, che preferiscono litigarsi
sulle poltrone piuttosto che creare una situazione di ordine
sociale.

È molto difficile, anzi raro, o anche di più: a memoria di chi
scrive non ricordare d’aver letto dell’appartamento di un
politico svaligiato, date anche le scorte che si auto
attribuiscono generosamente.

Siamo alle solite: siamo cittadini o sudditi? La spaccatura
fra paese reale e la nostra politica si allarga sempre più, è
diventata un crepaccio largo e profondo. Ma state tranquilli,
a caderci dentro siamo soltanto noi.

Lo strano                caso          di    Liliana
Segre
Io sono dalla parte degli Ebrei. Lo sono per molti motivi, e
da molto tempo. Posso dire d’esserlo sempre stato, senz’ombra
di dubbio. Lo sono a causa della persecuzione subita dai
nazifascisti. Lo sono per la loro storia, che mi ha insegnato
a conoscere quel popolo. Lo sono perché sono un piccolo
popolo, ma ricco di vittorie. Lo sono perché il soldato
israeliano, come si diceva una volta, è il migliore del mondo.
Lo sono perché hanno trasformato in un giardino quello che era
soltanto deserto. Lo sono perché ritengo che quel territorio
che hanno strappato alla desolazione spetta loro di diritto,
come contemplato nell’Antico Testamento. Mi hanno entusiasmato
due episodi, della loro storia più recente: la guerra dei sei
giorni, condotta da Moshe Dayan, un generale con un occhio
solo, una guerra lampo che ha permesso loro di riconquistare
il territorio del Sinai; il raid di Entebbe, con la
liberazione di tutti i passeggeri – tranne un’anziana signora
– di un volo della El Al sequestrato da terroristi palestinesi
con la connivenza di Idi Amin Dada, dittatore ugandese, che
offrì loro supporto logistico.

Era il periodo dei dirottamenti, e tutti seguivamo con
interesse ognuno di questi episodi. Anche questa fu una
vittoria di tutto il popolo ebraico, in Italia segregato in
ghetti, ma sempre in grado di risollevare la testa. Sono stato
a tavola con Eli Wiesel, per due anni consecutivi, quando
vivevo a Bari, invitato a cene di Pesach, cioè la
commemorazione della fuga del popolo ebraico dall’Egitto, con
il ‘passaggio’ dell’angelo della morte. Eli Wiesel, reduce dal
campo di sterminio di Auschwitz, è stato insignito del premio
Nobel per la pace nel 1986.

Ho stretto la mano, una sera, al Teatro Petruzzelli, prima
dell’incendio che lo ha distrutto, al rabbino Toaff. Non
sempre ho ricevuto da qualcuno di loro la stessa dimostrazione
di amicizia, ma c’è il buono e il cattivo dappertutto, ed è
sbagliato fare di tutte le erbe un fascio. Per esempio, stimo
molto Enrico Mentana, come professionista. Molto meno Gad
Lerner, per la sua faziosità pelosa. Non mi piacciono George
Soros, né la famiglia Rotschild, e tanto meno quella
Rockfeller, per la loro smania di dirigere il mondo. Non è tra
le mie simpatie neanche l’onorevole Fiano, per la sua
appartenenza ad una sinistra che si mostra, da una parte amica
della causa palestinese; dall’altra demagogicamente si schiera
in difesa di persone, come la Segre, minacciate da presunti
‘fascisti’, e comunque, antisemiti. Ma i primi antisemiti,
caro Fiano, sono proprio gli eredi dei comunisti, quali voi
vorreste essere. Oppure, con un doppio avvitamento carpiato,
siete da due parti, secondo l’occasione?

Un bel giorno, si affaccia sulla scena pubblica una distinta
signora, molto elegante, con una bella capigliatura bianca:
una donna d’immagine, che colpisce subito la fantasia di
tutti. E’ una di quelle persone che sono riuscite a
sopravvivere ai campi di sterminio, si chiama Liliana Segre, è
ebrea. Suppongo a causa del suo passato, per il quale merita
rispetto, ma anche per il suo attivismo politico, viene
elevata dal presidente Mattarella al rango di senatrice a
vita. Diventa un personaggio pubblico, e le sue interviste
vengono trasmesse in televisione. Viene anche invitata in
diverse occasioni più o meno istituzionali, durante le quali
dice e fa ciò che lei sa che gli altri si aspettano da lei,
cioè parla della persecuzione, dei fascisti, delle leggi
razziali italiane, delle deportazioni e così via. Tutti
argomenti del “Per non dimenticare”. Nessuno vuole dimenticare
quei momenti bui della nostra società. E nessuno ha alcunché
in contrario a che vengano ricordati. Ma la nostra sinistra ha
il sasso in tasca.

È un momento politicamente difficile, per la sinistra e per il
M5S. Di Maio e i suoi compagni di partito hanno appena gabbato
Matteo Salvini, bloccando ogni attività del governo
gialloverde, e facendogli credere, con dichiarazioni fuor dai
denti, che mai sarebbero andati con il PD.

Di contro, il buon Zingaretti, l’uomo che ride a prescindere,
ha dichiarato che mai sarebbe andato con i grillini. Il gioco,
suggerito da quel Machiavelli di Matteo Renzi, è fatto.
Salvini chiede elezioni e si ritira dal governo, Di Maio e
Conte si alleano con i presunti avversari piddini. Nasce un
governo che ha la maggioranza in Parlamento, ma non nel paese.
Soffia infatti un vento di destra che vorrebbe al potere la
Lega, o magari un nuovo centrodestra. Per questo è
obbligatorio bloccare qualsiasi tentativo di andare a nuove
elezioni, che la Lega, con Salvini, vincerebbe a man bassa.
Ricordo ancora l’espressione sollevata del presidente
Mattarella quando, uscendo alla Vetrata, annunciò che il
governo era fatto, fra M5S e PD. Anche lui temeva, date le sue
origini politiche, una vittoria di Salvini.

Del resto, Matteo Renzi, che sarà anche un Pinocchio eccetera
eccetera, ma le cose sa vederle in anticipo, ha sempre detto
che, andando a votare, avrebbero consegnato il paese a
Salvini. Occorreva quindi combattere questo pericoloso
avversario politico. E come, se non tacciandolo di razzismo,
di antisemitismo, di odio? Infatti, la commissione
parlamentare ventilata, forse in buona fede, da Liliana Segre,
è “Contro l’odio”. Quell’odio che la sinistra e i grillini
hanno sempre dimostrato nei confronti di Salvini, e che invece
vorrebbero attribuire al capo della Lega. Quindi nell’ottica
della delegittimazione, è partita anche la campagna Segre.

Due quotidiani in edicola ieri, 12 novembre, due ‘giornaloni’,
portano in prima pagina la notizia relativa a quella che
sarebbe una bufala, cioè le duecento pretese minacce
quotidiane di    antisemiti nei confronti della Segre. Pare
invece, a ciò che scrivono, che qualche insulto l’abbia
ricevuto (come un po’ tutti noi, sui social), ma nell’ordine
di poche decine al’anno. La decisione di dare una scorta di
due carabinieri a Liliana Segre era apparsa subito esagerata e
strumentale, diretto ad amplificare ad arte una situazione di
pericolo leghista. Ora possiamo dire, guardando queste
notizie, che lo strumento politico che la sinistra ha voluto
creare contro Salvini – per traslazione colpevole di odio
antisemita, di nuovo nazifascismo e di nazionalpopulismo,
oltre che di razzismo – è proprio quella minuta e signorile
vecchietta reduce dal campo di sterminio, Liliana Segre, non
sappiamo quanto consapevole del suo ruolo. E allora, le
persone che stanno al governo, e che vorrebbero portare la
nostra nazione in una condizione di ‘crescita’ e di benessere,
nonché di stabilità politica (a parole), e che poi nei fatti
dimostrano d’essere ben altro, sono queste. Uno Zingaretti che
sorride sempre e che ricorda che il PD ha salvato l’Italia
dall’aumento dell’IVA – mentre l’IVA non sarebbe aumentata
neanche con Salvini. Un Di Maio che, glissando sul suo
‘tradimento’ del compagno di governo, dichiara che facendo
cadere il governo Salvini avrebbe voluto monetizzare il
vantaggio elettorale che i sondaggi gli attribuivano, così
ammettendo di essere comunque ancora in minoranza.

Il premier Giuseppi, mancato Cincinnato, che secondo alcuni ha
diversi scheletri nell’armadio, e che dichiarò alla Vetrata
che avrebbe fatto un governo ‘per’ qualcuno e non ‘contro’
nessuno, e invece non manca occasione per scagliarsi contro un
Salvini che era stato al suo fianco fino all’ultimo, non
subodorando il voltafaccia. Tra parentesi, quando stipulò il
millantato accordo con Malta per i migranti ebbe a dire che
aveva fatto più lui in un giorno che Salvini in sei mesi.
Risultato: Malta manda le vedette libiche a respingere i
barconi, e i migranti che arrivano ce li cucchiamo tutti noi,
perché Merkel e Co. vogliono prima ‘vagliarne la qualità’.
Avere strumentalizzato la figura di una reduce da Auschwitz-
Birkenau per cercare di screditare un avversario politico, al
punto di attribuirle una scorta (la tenga pure, oggi una
scorta non si nega a nessuno, tranne a chi ne ha bisogno, come
il colonnello Ultimo o il giuslavorista Marco Biagi, ucciso
dalle BR sotto casa, definito ‘rompicoglioni’ dal ministro
Scajola, per la sua insistenza nel chiederne una – proprio
quel personaggio, Scajola, a cui hanno intestato un
appartamento al centro di Roma ‘a sua insaputa’) denota il
carattere delle persone e il loro progetto sinistroide.
Vorremmo affidare il nostro futuro a persone così? Persone che
non sanno se agitare la bandiera rossa e appoggiare i
terroristi palestinesi; e che poi diventano filo ebraici
quando si tratta di tacciare di ‘odiatore’ l’avversario
politico? Personalmente farei un’altra scelta, ma questo è
tacito. E comunque, è vero che ‘in amore e in guerra tutto è
lecito’, come recita un proverbio. Ma è anche vero che a
governare una nazione ci vogliono persone che abbiano principi
sani e onesti; che siano al di sopra di ogni sospetto; e che,
come diceva Cesare di sua moglie, non devono soltanto apparire
onesti, ma devono esserlo. E qui mi sa che non ci siamo.

Ronciglione,   è   di   nuovo
emergenza rapine in villa:
torna   la   paura    tra   i
residenti
RONCIGLIONE (VT) – È da circa un mese che a Ronciglione,
ridente cittadina in provincia di Viterbo, si verificano furti
in appartamenti e ville. La tecnica di intrusione è semplice:
una porta o una finestra scardinata, un vetro rotto, una
recinzione scavalcata, e la banda – almeno tre o quattro
malviventi – sono in casa tua; di notte alle 3, di giorno alle
17, di mattina alle cinque, mentre tutta la famiglia gode
l’ultimo sonno, comodamente a letto.

Quattro ingressi in 48 ore
Abbiamo contato quattro ingressi in quarantottore, davvero
degli stakanovisti: due in villa, a Villaggio 91, più uno,
sempre in villa, nelle adiacenze di Villaggio 91, in via di
Poggio cavaliere. Il quarto addirittura in un quartierino
abbastanza nuovo, dietro la caserma dei Carabinieri!

Dicevamo che la tecnica di intrusione è quella che già abbiamo
visto, da queste parti, e anche le vie di avvicinamento sono
consuete:

 Ronciglione: prosegue l'emergenza ladri
Per esempio, nel caso di Villaggio 91, il noccioleto di
Tedeschi che sta alle spalle del complesso. Sono evidentemente
persone che conoscono bene i luoghi e gli abitanti. Vien da
pensare alla banda di giostrai arrestata qualche anno fa dalla
squadra guidata dal maresciallo Longobardi, allora comandante
di stazione e ora in pensione.

L’azione fu coordinata, a quanto si ricorda, insieme ad altri
carabinieri, di Capranica ed altre stazioni.

 Ronciglione, continua l'allarme sicurezza: ladri a Poggio
 Cavaliere

Le persone arrestate furono otto, e possiamo legittimamente
pensare che siano state associate alle patrie galere. Se la
banda, come sembra, è la stessa, certamente la pena inflitta a
ciascuno di loro non è stata congrua, visto che a breve
distanza sono già in libertà: oppure in permesso premio, come
piace oggi fare ad alcuni magistrati che vivono nelle nuvole.
Secondo noi, la pena deve servire a punire, e non solo al
‘recupero’ dei banditi; i quali, ben lungi dal farsi
‘recuperare’, adottano tutti i sistemi per uscire prima del
dovuto, non ultimo la ‘buona condotta’, che permette uno
sconto di pena del 25%: cioè in pratica di un quarto della
ormai inefficace ‘pena’.

Nel concedere tali benefici bisognerebbe tener conto – ma pare
che, dalla cronache, questo non si faccia – delle recididive
specifiche. Se uno è un delinquente incallito, dovrebbe essere
tenuto lontano dalla gente onesta e civile quanto più
possibile, e le pene, in caso di nuovo arresto, dovrebbero
consentire una pena tale da sconsigliarlo, per tarda età, di
continuare a delinquere.

Due parole sui furti in appartamento
Abbiamo seguito, più d’una volta, casi in cui un cittadino per
bene, svegliato nel cuore della notte, e trovandosi di fronte
a tre/quattro individui magari anche mascherati, abbia avuto
la triste sorte d’esser massacrato di botte. L’alternativa è
stata quella di armarsi e uccidere l’intruso, o gli intrusi,
con conseguenze più pesanti per chi si è difeso, spaventato,
nel suo diritto, che per i complici. Questa è una stortura
della nostra Italia. Troppo spesso i furti in appartamento
vengono considerati reati minori, mentre sono quelli che
rivestono una maggior pericolosità sociale, come anche i furti
d’auto, le rapine a farmacie e supermercati, e gli scippi:
tutti reati che incidono negativamente sulla qualità della
vita delle persone oneste, e che andrebbero sanzionati con
molta più severità. È necessario un maggior controllo del
territorio, tale da prevenire e scoraggiare le intrusioni
domestiche, notturne o diurne, con abitanti o senza.
Certamente è necessario che le nostre forze dell’ordine
vengano riportate all’organico che consentiva loro, una volta,
di controllare efficacemente città e campagne: parliamo di
Carabinieri, ma anche di Polizia di Stato. Per esempio, i
Carabinieri di Ronciglione devono controllare una zona molto
vasta, che arriva addirittura a Monte Romano: di questo si
avvalgono i malintenzionati. Se sono da una parte, non possono
essere dall’altra. Il rischio che tutti corriamo è quello di
avallare una svolta autoritaria delle istituzioni: questo ci
garantirebbe più sicurezza, pene più giuste, niente permessi
premio, nessuna indulgenza per chi dimostra di non saper
vivere in un contesto sociale sano e civile. Quindi vediamo
bene quale sia la pericolosità sociale del sottovalutare – o
depenalizzare addirittura – reati come quelli di cui parliamo.

Creazione di ronde di cittadini, rischio di giustizia
sommaria, rischio che il cittadino per bene, subendone le
conseguenze anche civili nei confronti degli aggressori, si
difenda oltre il limite consentito da una legge che, seppur
riformata, non corrisponde – dovendo passare sotto le forche
caudine discrezionali della nostra magistratura – a quello che
sarebbe una difesa reale ed efficace: e che comunque si
dovrebbe considerare come eccezionale.

Siamo un paese che non ha la fortuna di avere un governo
efficace e competente. La nostra salute, fisica e psicologica,
è l’ultimo dei pensieri dei nostri ministri, tutti tesi come
sono a soddisfare le lobby che versano ricchi contributi nelle
loro ‘fondazioni’, e ad accontentare quelle clientele che
porteranno loro voti alle prossime elezioni: oltre ad
insultare ed incolpare chicchessia – specialmente la vecchia
gestione, senza tener conto che di quella facevano parte anche
loro – delle loro incapacità. Morale della favola: muniamoci
di allarmi, di sensori meglio se esterni, di telecamere che
possano registrare le intrusioni e permettere di identificare
i malviventi, tanto ormai sono conosciuti.

E confidiamo nelle nostre poche forze dell’ordine, che anche
di notte sono disponibili all’intervento, a qualsiasi ora, e
di questo sono testimone. Soprattutto non confidiamo
nell’intelligenza di chi queste forze dell’ordine dovrebbe
meglio gestire, perché è un valore molto labile – se esiste.

Giuseppe Conte: il re è nudo
Giuseppe Conte, da Volturara Appula, in provincia di Foggia,
sulle montagne della Daunia, altitudine circa 550 mt. sul
livello del mare, abitanti poco più di 400: praticamente un
condominio. Il nome Volturara – associato all’aggettivo
Appula, per la sua collocazione in Puglia – significa ‘Città
degli avvoltoi’, dal latino ‘Vultur’, ‘avvoltoio’ , un rapace
poco elegante che si nutre di carcasse in putrefazione, uno
spazzino della natura. Un uccello rapace dalla grande apertura
alare, ma non nobile come l’aquila: in realtà asservito ad uno
scopo ben preciso. Un uccello dalle grandi ali, ma dalla
moralità di saprofago. Un luogo che ha dato i natali al
nostro, degno cittadino di quel piccolissimo Comune, figlio
del segretario comunale e di una maestra elementare, cresciuto
all’ombra dei Gesuiti del Collegio Nazareth, che nella
evidenza delle cose lo hanno accompagnato dov’è ora: da
Volturara a Bruxelles il passo è lungo.

Conte è volato a riferire alla sua superiore Ursula Von Der
Leyen, non appena terminata la scontata cerimonia di fiducia
al nuovo governo in Senato, lasciando il suo scranno dorato
ancora caldo. Una visita lampo. L’uomo che sussurrava alla
Merkel è andato a presentare alla presidente della Commissione
europea la sua obbedienza, senza riceverne particolari elogi.
Tutto era previsto, e non era ammesso che fosse il contrario.

Salvini fa paura. Con il suo piglio rozzo ma efficiente, con
il suo vocabolario grezzo, ma espressivo ha fatto paura a
tutti i papaveri dell’UE. Ha fatto paura anche per il suo
potere aggregante, e per il progetto di creare una forza
populista e sovranista con i capi di Stato di altri Paesi –
come Orbàn e la Le Pen – che potesse bilanciare lo strapotere
di una Unione Europea strumento di poteri forti che vengono da
lontano. Tanto che a Bruxelles, ma anche a Strasburgo, a
Parigi e a Berlino, si sono disposti a contrastarlo, e l’hanno
fatto con la loro consueta efficienza da Spectre. Oggi è
chiaro a tutti che il ribaltone che Salvini – definito
‘traditore’ da Conte e dai Cinquestelle, i veri traditori –
aveva percepito, non era una scusa per indire nuove elezioni e
capitalizzare i consensi che i sondaggi gli accreditavano.

La manovra sotterranea targata Renzi era già in atto da almeno
sei mesi, e bloccava l’attività parlamentare, già prima che
Matteo Salvini dichiarasse finita l’esperienza di governo.
Dell’inciucio tra PD e 5stelle s’è saputo da una anonima Gola
Profonda. Un ministro – di cui tutti, naturalmente conoscono
nome e cognome – che non ha resistito alla tentazione di
vantarsi di aver tramato con altri pentastellati per far
cadere il governo, bloccandone le azioni, cosa di cui Salvini
si lamentava da parecchio. La certezza è che anche Giuseppe
Conte sapesse tutto, e che se ne sia fatto complice, alla luce
del suo convinto europeismo. Tanti, troppi, non hanno ben
compreso il motivo dell’interruzione di un esecutivo che alla
fine sembrava poter durare, e il torto dell’ex ministro
dell’Interno è stato quello di non spiegare chiaramente, fuor
dai denti, ciò che era successo. A volte l’impulsività è segno
anche di ingenuità, e ciò che circolava in quei giorni
soprattutto sui social, a proposito dei rapporti fra PD e 5
Stelle non consentiva l’ipotesi di una combine. Tutta scena.
Anche, e soprattutto, quando Di Maio ha dichiarato
platealmente “Mai con il partito di Bibbiano”.

Il professor Giuseppe Conte, l’ex Cincinnato, l’ex Cavaliere
Senza Macchia e Senza Paura, l’ex avvocato del popolo italiano
e ora avvocato di Bruxelles, è uscito, da quella fiducia data
al ‘suo’ governo, molto ridimensionato. Caduta la maschera, si
è mostrato per quello che è, un esecutore degli ordini
impartiti dalla UE, un sodale di Merkel e Macron, l’artefice
di un’operazione che non è stata fatta in nome del popolo
italiano, a cui sempre più si vuol togliere la dignità
d’essere un popolo, padrone e sovrano in casa propria. La
conversazione al bancone del bar tra Conte e la Merkel,
sussurrata in un orecchio, e di cui lo stesso Conte s’è
affrettato a dare una sua spiegazione, nel nome di una ormai
fallimentare pretesa di ‘trasparenza’, è la dimostrazione
della supinità di ‘Giuseppi’ nei confronti di una UE e di una
Merkel che, pur non avendo una posizione ufficiale in seno al
Parlamento Europeo, detta le regole del gioco.

Ricorda tanto il Napolitano di qualche anno fa. Come ha anche
fatto con una telefonata, la Merkel, durante la formazione
della nuova compagine trovaticcia, per raccomandarsi che non
fosse dato spazio ai sovranisti. Così, il governo è nato da
una maggioranza riguardante numeri e cifre che erano buoni il
5 di marzo del 2018, ma che ormai non sono più quelli.

Una maggioranza di carta e sulla carta, per capitalizzare – i
Cinquestelle – consensi ormai svaniti, che appartengono al
passato e che non crediamo tornerranno. Un governo retto da
una maggioranza inesistente nel paese, buona solo per le aule
parlamentari. Un’operazione concepita per evitare di subire il
sorpasso – già avvenuto, secondo i sondaggi – della Lega nei
confronti del M5S. Una trappola in cui siamo caduti tutti,
confusi dai discorsi di Giuseppe Conte.

Non si capisce perché al Presidente del Consiglio serva tanto
tempo per preparare un discorso, come è stato sia per
l’intervento al Senato, quando lui stesso si è preoccupato di
mostrare il suo ‘coraggio’ nello staccare la spina al governo
gialloverde, sia in occasione del voto di fiducia scontato
alla Camera, sia per la fiducia scontata al Senato. Non si
capisce perché gli ci voglia tanto tempo per scrivere sempre
le stesse banalità, con l’abuso di termini quali ‘coraggio’,
‘nuovo’, ‘crescita’, ‘lotta all’evasione fiscale’, ‘lotta alla
disoccupazione’, ‘lavoro per i giovani’, ‘asili nido per
tutti’, ‘responsabilità’, e via così, in un festival
dell’ovvio e dello zuccheroso, e mentre, come si dice a Roma,
‘le chiacchiere stanno a zero’ ; mentre il sospetto è che
quelle chiacchiere nascondano altri programmi che non si
vogliono esplicitare. Per poi andare a baciare la pantofola
alla Merkel e alla Von Der Leyne. Intanto la corsa alle
poltrone di sottosegretario è incominciata e già finita, e
qualcuno è rimasto a terra, perchè, come riferisce un
quotidiano oggi, i sederi sono in numero eccedente l’effettiva
disponibilità. Qualcun altro si dovrà accontentare, aspettando
di scalare l’ambita posizione in appresso, come è accaduto
alla ora ‘ministra’ delle Politiche Agricole Teresa Bellanova.
La quale, per non smentire la sua appartenenza alla Casta
controllata da Bruxelles, ha subito aperto le braccia agli
OGM, Organismi Geneticamente Modificati, prodotti dalla
americana Monsanto, i quali, nonostante non sia stato
dimostrato scientificamente, non possono non essere a lungo
termine nocivi per l’organismo umano; e al CETA, quell’accordo
di libero scambio con gli USA e il Canada, da cui riceviamo
migliaia di tonnellate di grano al glifosato, che in altri
Paesi pare sia smaltito come rifiuto tossico. Il Glifosato è
un erbicida non selettivo sospettato d’essere cancerogeno e
mutageno, che viene usato specialmente in Canada per la
raccolta precoce del grano, prodotto dalla Monsanto e ora
anche dalla tedesca Bayer, e del quale proprio la Germania ha
vietato l’uso nelle sue campagne. Un accordo, il CETA,
micidiale per i nostri produttori – ma probabilmente
remunerativo per i nostri politici – che troveranno il mercato
interno invaso da prodotti non italiani, e quindi senza quelle
caratteristiche di controllo che contraddistinguono ciò che in
Italia si produce, oltre alla concorrenza sleale dei prezzi. È
questo, e come tale si è immediatamente rivelato, terreno di
scontro con i 5 Stelle, mentre i nostri agricoltori, lontani
dall’essere protetti dal loro Ministro, già protestano.
Sul fronte fiscale si affaccia una tassa del 2 % per i
prelievi in contante eccedenti i 1500 euro mensili,
nell’ambito della disincentivazione all’uso del contante: il
controllo economico è una delle leve più forti nei confronti
di un popolo, e il pretesto è sempre quello della lotta
all’evasione fiscale, mentre chi deve evadere lo fa ancora e
sempre con la massima tranquillità. Sono ‘I grande evasori’:
tutti sanno chi sono, ma sono troppo potenti per attaccarli.

Mentre il sindaco di Lampedusa, all’arrivo degli 81 della
Ocean Viking, strilla “Siamo accoglienti ma non stupidi!”
Zingaretti tuona che bisogna aprire i porti, “Senza se e senza
ma”, espressione molto cara ai nostri politici. Anche se lui,
da segretario del PD, non avrebbe alcuna voce in capitolo per
ordinare gli sbarchi: ma tant’è, Salvini bisogna contrastarlo
sempre e comunque, e anche questo è obbedienza all’UE -Macron-
Merkel-Bilderberg. Nonostante le fantasie di Conte, che
millanta accordi europei per l’accoglienza ai migranti, e le
minacce di una sanzione (per ora solo ipotetica) per gli Stati
membri che non obbediscano, le sue richieste non hanno
trovato, appunto, accoglienza. Basterà pagare la sanzione e
non accogliere gli africani, sarà sempre più vantaggioso
economicamente e non creerà disturbo alla popolazione e
problemi al governo. Intanto quelli della Ocean Viking
rimarranno tutti in Italia, stavolta sì, senza se e senza ma,
mentre pare che in Libia migliaia di persone siano già pronte
ad imbarcarsi sul solito gommone-navetta per venire da noi,
che ormai non abbiamo più protezione. Vengono per i motivi più
disparati, ma intuibili: abbiamo scoperto di recente – ma non
c’è voluto molto – che tante donne in stato interessante
vengono a partorire in Italia, dove hanno a disposizione il
nostro sistema sanitario, con completa assistenza al parto,
per il quale non pagano una lira, tanto chi paga siamo noi.
Mentre a noi tocca aspettare mesi per una TAC o un esame
salvavita, e le cure della Lorenzin – per non dir mancamento
della Grillo – hanno tranciato in maniera assolutamente
orizzontale presidi medici indispensabili, sulla base soltanto
di un ipotetico numero di ingressi e distanze misurabili sulla
carta.

Così, per fare un esempio, mentre a Viterbo si raddoppia
l’Ospedale di Belcolle, a Ronciglione, a ventitré chilometri
di strada tutta curve, impraticabile d’inverno con la neve, si
chiude l’Ospedale S. Anna, una struttura che funzionava
benissimo ed era completa e punto di riferimento per i paesi
circonvicini, ridotta ormai a semplice Punto di Assistenza
Infermieristica, privata anche della possibilità di fare un
prelievo di sangue.
Dicevamo di Conte. Ci era apparso come un gigante, ma si è
affrettato a dimostrare d’essere un pigmeo, agli ordini di una
Europa che all’Italia s’è già presentata male, con l’inganno e
l’austerity, quella misura del governo Monti che ha distrutto
ad arte la nostra economia, e ancora ne subiamo gli effetti.
Mentre all’orizzonte s’affacciano, tra l’altro, l’eutanasia, i
matrimoni e le adozioni gay, il gender, lo Ius Soli, la
patrimoniale tanto cara alle sinistre. Un’altra delle banalità
ricorrenti dei discorsi programmatici di Conte è la lotta alla
mafia: tutti argomenti demagogici, che fanno presa sul grande
pubblico, complici i giornali e le TV di Stato.

A proposito di mafia, di quelle ufficiali noi ne abbiamo
almeno tre. A queste s’è aggiunta, di recente la più crudele,
la nigeriana – arrivata con i barconi – quella del commercio
degli organi. Certamente di mafie ce n’è ancora di più, di
quelle che tengono il profilo tanto basso da non essere
individuate. Ma ce n’è una che ci avviluppa tutti – alla fine
la mafia è un fatto culturale e storico – e che circola nei
corridoi del potere politico, tanto che non è appropriato
chiamarla mafia, perché non ne ha i metodi; ma, alla fine, i
risultati sono gli stessi. È una sorta di organismo amorfo,
mutante, proteiforme. Ricorda un’ameba, che si trasforma
secondo le sue esigenze, e che clona se stessa,
moltiplicandosi, in un groviglio inestricabile e inestricato,
che si nutre di corruzione, di mazzette, di favori, di poteri,
di inciuci, di clientele, di voti di scambio; che si nutre di
intrighi di palazzo, di pugnalate alla schiena, di tradimenti;
che si cerca, si avviluppa, si mescola, si prende e si lascia,
mai mostrando il suo vero volto, ma a volte mescolandosi e
incastrandosi in poteri in odore di illegalità, al punto che
non si distinguono più i limiti dell’uno e dell’altro. Alla
ricerca del potere che diviene fine a se stesso, confondendo
il fine col mezzo; potere politico, potere economico,
clientele. L’Italia è il Paese delle raccomandazioni e dei
raccomandati, della ricerca dell’onorevole o del monsignore,
per trovare lavoro, essere promossi agli studi, sistemarsi la
vita: in cambio di voti.
Oggi, da ciò che vediamo leggendo fra le righe, lo scopo dei
politici non è più l’amministrazione della Repubblica; quella
Res Publica, o Cosa Pubblica – la casa di tutti – che una
volta era affidata a probiviri, da gente integra, al di sopra
di ogni sospetto, ( da cui il termine ‘candidato’, dalla veste
candida di ognuno che simboleggiava la sua mancanza di colpe)
oggi asservita a chi il potere lo vuole esercitare per i
propri scopi e non certo per il bene dei cittadini. La corsa
alle poltrone è diventata un fenomeno tale, che non è più
possibile tenerlo nascosto, è sotto gli occhi di tutti.

Ma ciò che fa orrore, quando se n’è acquisita l’immagine, è
questo organismo ectoplasmatico, impalpabile e amorfo che
muta, si trasforma, permea, corrode, corrompe, unisce e
divide, prendendo ogni volta la forma che più riesce ad
ingannare il popolo bue, ma mai quella vera, autentica e
veritiera. Quello che vediamo nei programmi politici, e quello
che ci ammanniscono come orientamento politico, non è mai la
verità; o, per meglio dire, la realtà. È solo fuffa per gli
idioti, controinformazione, menzogna, con il contentino,
quando a loro aggrada, di portarci al voto; che poi viene
utilizzato come all’ameba fa comodo. Oggi abbiamo un governo
che non risponde alla volontà popolare, accuratamente
dribblata.    Un  governo   giuridicamente           esatto,
costituzionalmente perfetto, derivato dagli          accordi
proteiformi dei corridoi del palazzo, con un ‘pigmeo’ a capo
dello stesso. Un ex-gigante ridimensionato, a cui va tutta la
nostra compassione di uomini liberi. Mentre lui, libero, non
è.
Tutti tranquilli (si fa per
dire): c’e’ Lord Conter il
cavaliere che da bianco è
diventato nero

E così abbiamo un ‘nuovo governo’. Cioè, metà del governo
vecchio, più un’altra armata fra vecchi PD e raccogliticci
nuovi elementi eterogenei, da cui si comprende come gli sforzi
del Cavaliere Nero ‘Giuseppi’ Conte lo abbiano portato a
raschiare il fondo del barile. Ma non da solo. Già, il
Cavaliere Nero, quello che si era presentato come Sir Galahad,
il Cavaliere Bianco senza macchia e senza paura, l’avvocato
degli Italiani. Ma che tale non si è dimostrato. All’inizio lo
avevamo creduto un novello Cincinnato, con quella
dichiarazione che aveva rilasciato al suo esordio, che diceva
pressappoco così: La mia esperienza politica inizia e finisce
qui. Dopo questo governo, non rimarrò in politica. Lo faccio
solo per amore degli Italiani e dell’Italia. Più o meno. Il
sen so era quello. Ma poi qualcosa è cambiato, facendoci
capire che in politica i miracoli non esistono. Il sospetto,
però che la sua condotta fosse già viziata all’inizio da
alcune riserve mentali, sorge quando si da’ un’occhiata a chi
è ‘Giuseppi’ Conte, il Cavaliere senza macchia e senza paura,
il sir Galahad che dal bianco ha virato improvvisamente al
nero più fosco. Quando si è presentato a giurare davanti a
Mattarella, lo stesso (Mattarella) avrebbe potuto dirgli che
poteva farne a meno, che era ancora ‘sotto giuramento’, come
succede nei tribunali per i testimoni. Giurare e stragiurare
fedeltà alla Repubblica – e non all’Italia – non giova alla
condotta di un presidente del Consiglio: non ha semplicemente
senso. Come per la campanella. Conte è succeduto a se stesso,
passandola da una mano all’altra, in una ennesima comica
finale che tutta questa compagine governativa rappresenta,
riproponendosi alla nostra memoria come la famosa armata
raccogliticcia del cavaliere Brancaleone da Norcia. Un’armata
radunata in fretta e furia per evitare non già l’aumento
dell’IVA, ma le elezioni che il Capo dello Stato sarebbe stato
costretto ad indire, sciogliendo le camere. L’abbiamo visto,
invece, il Presidente, sorridente e felice, dopo che Conte
aveva sciolto la riserva nelle sue mani: una delle rare
occasioni in cui ha mostrato buonumore, bisogna dire. Possiamo
pensare che si sia sentito sollevato. E possiamo
legittimamente pensare che il suo sollievo sia dipeso dal
fatto che finalmente le comprensibili pressioni esogene che lo
preoccupavano sarebbero cessate. Tutto andava nella direzione
giusta. Riportano alcuni giornali che nel momento più delicato
della trattativa la Merkel ha telefonato a Conte, spronandolo
a fare il governo a tutti i costi ‘per fermare i sovranisti’.

Quello che irrita ogni buon cittadino italiano, alla fine, è
proprio questa ingerenza nei nostri affari interni, che
riporta alla mente un’altra ingerenza del genere, quella di
Adolf Hitler. E sappiamo com’è andata a finire. Questo è uno
dei motivi ‘fondanti’ della nuova ‘maggioranza’ solo
parlamentare, ma gradita alla Merkel e ai suoi sodali. Ma in
Puoi anche leggere