LA SCALA - Riccardo Chailly, Yannis Kokkos, Andrea Marcon, Leo Muscato, Frédéric Olivieri, Silvia Colasanti, Renata Scotto, Sandro Laffranchini
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LA SCALA 04/23 Rivista del Teatro Riccardo Chailly, Yannis Kokkos, Andrea Marcon, Leo Muscato, Frédéric Olivieri, Silvia Colasanti, Renata Scotto, Sandro Laffranchini
EDITORIALE Nel calendario scaligero del mese di aprile campeg- Al capolavoro donizettiano è dedicato uno spazio giano due prime d’opera importanti e attese che si preponderante anche nella sezione delle rubriche: spartiscono le pagine di questo numero della rivista, al portfolio sulle grandi Lucie scaligere introdotto aperta da uno sguardo in avanti sulla nuova opera su da Luca Chierici si aggiungono la sezione dedicata Anna Achmatova commissionata dalla Scala a Silvia all’attività di Yannis Kokkos come scenografo a cura di Colasanti, intervistata da Alessandro Tommasi. Vittoria Crespi Morbio, la recensione dell’ultima inci- Da martedì 4 è in scena Li zite ngalera (“I fidanzati sulla sione di Lisette Oropesa firmata da Luca Ciammarughi, nave”) di Leonardo Vinci, rappresentata per la prima l’analisi spettrografica della voce di Renata Scotto, volta nel 1722 al Teatro dei Fiorentini di Napoli. Per la che di Lisette è stata insegnante, condotta da Lisa La Scala un titolo nuovo, un compositore mai eseguito Pietra, e un’indagine d’archivio sulla presenza dell’ar- e un intero genere da riscoprire, la commeddeja pe monica a bicchieri nelle esecuzioni ottocentesche museca, cui è dedicato anche un convegno di studi il 31 svolta da Andrea Vitalini. E sul rapporto tra Donizetti marzo. Il titolo si inscrive nel progetto di approfondi- e Franz Liszt si concentra l’esordio della nuova rubrica mento delle radici italiane del melodramma voluto dal “Note d’archivio”, che apre un dialogo tra la nostra Sovrintendente Meyer e inaugurato con successo nella Rivista e l’Archivio Ricordi con la firma prestigiosa di scorsa stagione con La Calisto di Francesco Cavalli. Gabriele Dotto. Nel complesso un tentativo di restitu- L’incursione nel ‘700 napoletano proseguirà nel mese ire al lettore la vastità delle implicazioni di questa pro- di giugno con la rappresentazione in forma di concerto duzione pensata come apertura di Stagione. di Carlo il Calvo di Nicola Porpora. A presentare gli Zite Completano le pagine delle rubriche Armando Torno ai lettori troviamo, dopo la consueta introduzione di che presenta il volume di Paolo Fabbri su Rossini e una Raffaele Mellace, il direttore Andrea Marcon intervi- chiacchierata di Mattia Palma con il Primo violoncello stato da Carlo Mazzini e il regista Leo Muscato inter- scaligero Sandro Laffranchini. vistato da Elisabetta Tizzoni. Ma non c’è solo l’opera: mentre il Corpo di Ballo è L’altra grande prima operistica del mese è l’approdo impegnato nella preparazione dell’attesissima serata alle scene dell’allestimento di Lucia di Lammermoor dedicata a William Forsythe (dal 10 maggio), la Scuola che avrebbe dovuto inaugurare la Stagione 2020/2021 dell’Accademia presenta il 14 aprile La fille mal gardée, su riportando finalmente Donizetti alla ribalta della musica di Peter Ludwig Hertel con le scenografie create Prima, ma era stato cancellato dopo l’inizio delle prove da Luisa Spinatelli per la versione di Heinz Spoerli. Vito a causa della situazione sanitaria. Il progetto è rima- Lentini ha intervistato Frédéric Olivieri nella doppia sto a lungo in sospeso anche a causa della difficoltà di veste di coreografo e direttore della Scuola. Infine, nella riunire i cantanti protagonisti, Lisette Oropesa e Juan sezione dedicata ai concerti, Liana Püschel annuncia Diego Flórez. Il Direttore Musicale Riccardo Chailly il debutto del giovane direttore Timur Zangiev con le ci guida nella partitura in dialogo con Elisabetta Fava, Quinte sinfonie di Čajkovskij e Šostakovič e il ritorno tornando anche sull’inserimento dell’armonica a bic- di un’autentica istituzione del pianismo viennese, chieri nella tavolozza timbrica di Donizetti. Luca Rudolf Buchbinder, con un bel programma tra Mozart, Baccolini interroga invece il regista Yannis Kokkos Beethoven e Schubert. sulla qualità tragica di Lucia ma anche sulla sua idea di rappresentazione teatrale come apertura dello spa- zio della fantasia, in opposizione alla moda dei “con- — paolo besana cept” stringenti e univoci. Capo Ufficio Stampa del Teatro alla Scala 2 LA SCALA APRILE 2023 1
ASPETTANDO ANNA A La Scala ha commissionato a Silvia fotografie di Brescia e Amisano Colasanti un’opera sulla grande poetessa russa Anna Achmatova, su libretto di Paolo Nori, che andrà Paolo Nori, in scena nel 2025 Silvia Colasanti Nel febbraio 2025 andrà in scena alla Scala la prima di La storia si fa poesia attraverso il volto di una di queste Il rapporto tra arte e potere non potrebbe essere più questione di genere, viene quella della produzione”. Anna A, l’opera di Silvia Colasanti dedicata alla stra- donne: “Al sentire che è una scrittrice, una delle madri attuale. “L’idea dell’opera precede la guerra in Ucraina, È però innegabile che i cartelloni siano storicamente ordinaria vita della poetessa russa Anna Achmatova e le chiede se potesse descrivere tutto ciò che stavano ma oggi è diventato ancora più stringente parlare di una dominati da uomini, ma Colasanti non trova particolar- al rapporto tra arte e potere. Un progetto nato per i vivendo. Achmatova risponde “Posso”. La reazione non figura come Anna Achmatova”. D’altronde, si può par- mente interessante riscoprire figure cancellate dalla sto- giovani, ma un’opera rivolta a tutti, che si avvarrà del può essere espressa che con le parole della stessa poe- lare di temi attuali senza parlare di cronaca. “Ci sono ria. “Non possiamo cambiare ciò che è stato, dobbiamo libretto realizzato con lo scrittore e traduttore Paolo tessa: “Allora una specie di sorriso scivolò per quello storie che diventano universali, figure emblematiche concentrarci sul presente, incentivare la creazione di Nori. “Seguo Paolo da anni e ammiro la sua capacità di che una volta era stato il suo volto”. A esprimere la voce che ci riguardano tutti”. Anche per questo la composi- nuove opere e la partecipazione di più compositrici. Ma divulgare la letteratura russa”, racconta Silvia Colasanti. più intima di Achmatova, un violino solista che ostina- trice non ha alcun pudore nel parlare di Russia. “Anna ci vorrà del tempo perché il divario venga veramente “Quando la Scala mi ha proposto il progetto ho pen- tamente continuerà a cantare, mentre l’orchestra sarà Achmatova era una voce discorde, un’artista non asser- colmato. Parliamo di secoli di tradizione, di un retag- sato subito a lui. Ancora non sapevo che contempo- percorsa dai timbri degli strumenti russi e dalla rielabo- vita al potere, una figura libera. Scegliere di non parlare gio culturale che non va rinnegato”, ma che consegna raneamente stava scrivendo un libro proprio su Anna razione di canti popolari slavi, a indicare il ruolo della di Achmatova oggi, significa fare un favore al potere”. La agli attori del panorama musicale di oggi il compito di Achmatova, era la dimostrazione che stavamo guar- poetessa come alfiere di tutta una popolazione. È questa grande arte, per Silvia Colasanti, è sempre stata libera ripensare gli spazi della musica contemporanea, dando dando nella stessa direzione”. la forza della poesia e dell’arte in generale, saper parlare e ogni volta ha vinto sui regimi. “La politica ha sempre voce alle compositrici viventi e alle storie straordinarie per tutta un’epoca, incarnare il dolore in una storia che cercato di servirsi dell’arte e della cultura per le pro- come quella di Anna Achmatova. Il libretto di quest’opera, un atto unico della durata di resta nei secoli, a perenne sfida e monito dei potenti. prie finalità propagandistiche. Parlare di chi ha scelto circa un’ora, non ripercorre tutta la vita di Achmatova, di opporsi è parlare dell’essere umano, in tutte le sue — alessandro tommasi ma ne presenta alcuni momenti, come quadri. “La cor- Una tematica, questa del rapporto tra arte e potere, epoche”. In questo senso, la storia di Achmatova può Giornalista e organizzatore, ha studiato management culturale e pianoforte, nice sono Anna e l’amica Lidija Čukovskaja, che la va che oltre a funzionare particolarmente bene in un pro- veramente diventare universale. scrive per Amadeus, Quinte Parallele, Le Salon Musical ed è membro dell’As- sociazione Critici Musicali a trovare ogni giorno. I loro dialoghi introducono epi- getto didattico, dà voce a una delle principali missioni sodi, ricordi e reminiscenze dalla vita di Anna, in par- del musicista, secondo Colasanti. “La musica e il canto La commissione di quest’opera ha un’altra particola- ticolare dai fatti narrati in Requiem”. Forse il massimo devono mantenere vivo il dialogo. Sta a noi compositori rità, oltre al tema attuale. Silvia Colasanti è infatti la capolavoro di Achmatova, Requiem è una raccolta di 12 farci capire - che non vuol dire semplificare”. L’obiettivo prima donna a cui il Teatro alla Scala, nei suoi quasi canti che raccontano i mesi passati a fare la coda di è raccontare la complessità del presente con chiarezza 250 anni di storia, abbia mai commissionato un’opera fronte al carcere di Leningrado per andare a trovare e un forte intento comunicativo, senza fare tabula rasa lirica. Una responsabilità importante che ricade sulle il figlio lì imprigionato. “Con Requiem, la storia fa il di ciò che veniva prima, ma confrontandosi a fronte spalle di Colasanti, che però sposta l’attenzione altrove. suo ingresso nell’opera di Anna Achmatova, che si fa alta con la tradizione musicale. “Siamo un ‘precipitato’ “Per me il dato più interessante non è che una donna voce di un popolo, di un coro di madri che come lei di una storia complessa e ricca, che può essere sover- scriva un’opera per la Scala, ma che il più importante aspetta di fronte al carcere per vedere i propri figli, a chiante, ma è nelle nostre mani saper dialogare con que- teatro italiano commissioni una nuova opera. Il nostro volte imprigionati solo a causa del proprio cognome”. sta tradizione, parlando dei temi di oggi”. settore, oltre che maschile, è conservatore. Prima della 2 LA SCALA APRILE 2023 3
01 03 «Lucia incominciò con aria austera la cavatina in sol maggiore; descriveva le sue pene d’amore ed esprimeva il desiderio di poter volare. Anche OPERA CONCERTI 04 Emma avrebbe voluto fuggire dalla vita, Li zite ngalera Confronti andarsene in un abbraccio.» 9 È cchiù doce tra Quinte 43 lo gaudé! — DA MADAME BOVARY, GUSTAVE FLAUBERT 10 Cartoline dalla Napoli del Settecento 15 RUBRICHE Lucia di Lammermoor portfolio 19 bozzetti e figurini Kokkos alla Scala Vertigini 48 donizettiane 20 libri Ripensare Rossini Se la follia di Lucia 52 è memoria 25 dischi Belcanto d’oltralpe Lucia 53 02 di Lammermoor LA SCALA alla Scala voci alla scala Rivista del Teatro 04/23 29 Renata Scotto Registrazione n. 221 del 10 luglio 2015 e le “volatine” della sua Lucia direttore responsabile: Paolo Besana 54 coordinatore di redazione: Mattia Palma con la collaborazione di: Lucilla Castellari, Carla Vigevani, Raffaele Mellace, Andrea Vitalini, note d’archivio Luciana Ruggeri, Valentina Grassani, Donizetti by Liszt Davide Massimiliano 57 progetto grafico e impaginazione: memorie della scala Tomo Tomo e Kevin Pedron con Jacopo Undari BALLETTO Il mistero dell’armonica stampa: AGPRINTING a bicchieri alla Scala Amori 58 Si consiglia di verificare date e programmi e divertimenti sul sito www.teatroallascala.org al confine scaligeri copertina: Bozzetto di Federica Parolini con l’opera buffa Sandro Laffranchini per Li zite ngalera 36 61 4 LA SCALA APRILE 2023 5
Amisano Brescia eGuindani 01 OPERA Li zite ngalera 10 9 È cchiù doce lo gaudé! Cartoline dalla Napoli del Settecento Vertigini donizettiane 20 Se la follia di Lucia è memoria 25 Lucia 15 di Lammermoor fotografie di Stefano alla Scala Lisette Oropesa in abito da sera Lucia 29 fotografia Giorgio Armani Privé per la serata di Lammermoor “… a riveder le stelle”, 7 dicembre 2020 19 APRILE 2023 7
LI ZITE NGALERA Lo spirito della commedia – brillante, vivace, irrive- Il compositore calabrese, scomparso improvvisamente rente, irresistibile – anima Li zite ngalera, tra i prodotti prima dei quarant’anni, al culmine d’una carriera che più freschi e gustosi di una civiltà dello spettacolo che nel decennio aperto dagli Zite ngalera gli aveva con- nella Napoli austriaca degli anni Venti del Settecento segnato le chiavi delle principali piazze teatrali della raggiunse l’approdo luminoso di un’illustre vicenda Penisola, vive da dieci anni a questa parte una consi- secolare. L’agitazione frenetica e i palpiti sentimen- derevole fortuna scenica, disco e videografica, anche tali del numeroso cast, che attinge a ogni età e condi- grazie alle potenzialità offerte agli interpreti dalle parti zione in un gioco illusionistico tra ruoli vocali e identità composte soprattutto per l’opera seria, generosissime di genere (con giovani uomini interpretati da donne, per virtuosismo ed espressione patetica. Allestirne il donne anziane interpretate da uomini, la protagoni- capolavoro comico, l’unico suo titolo di questo genere sta travestita da uomo…), sono tradotti dal librettista di cui sopravviva la musica (tra l’altro in uno splendido Bernardo Saddumene nel dialogo rapido e saporito della autografo), nella sala del Piermarini significa garantir- lingua napoletana. Il compositore (coetaneo?) Leonardo gli le condizioni per apprezzare pienamente la qualità Vinci conferisce loro una veste immancabilmente effi- d’una musica ancora troppo soffocata tra il barocco cace e calzante, che nella mobilità degli incisi e nella maggiore d’un Händel e il classicismo d’un Mozart. Il qualità melodica trasforma in invenzioni musicali ica- Settecento è stato anche altro: lo sapeva bene Händel, stiche e memorabili una cornucopia di detti senten- che a Londra metteva in scena le opere di Vinci, arran- ziosi («L’uomo è come un pezzo di pane», «Noi donne giandone ad esempio la Didone abbandonata; e lo sapeva siamo fatte così», «Povere quelle che son soggette», «Lo anche Mozart, per il quale lo stile galante rappresentò so che è una pazzia voler bene alle donne», «Sono fiore un riferimento imprescindibile in quella carriera tea- senza odore») e di diverbi, sentimentali o concitati. trale che proprio a Milano spiccò il volo. Correre con il Agli osservatori più imparziali (francesi, inglesi) Vinci pensiero alla verve delle Nozze di Figaro mentre si assiste apparve come il «Lully italiano», l’inventore, a forza di al mulinello di stratagemmi e travestimenti degli Zite puro genio, d’uno stile naturale e umanissimo: un vero ngalera dimostrerà tutta la vitalità del teatro comico in e proprio manifesto dell’illuminismo. Non è un caso musica, ancora prodigo di sorprese, da un capo all’al- se, ripensando da Vienna alla Napoli della gioventù, tro del Settecento. dove non sarebbe più tornato, Metastasio rievocasse con nostalgia, d’un intero e brulicante mondo musi- — Raffaele Mellace cale, soprattutto la «grazia», l’«espressione» e la «fecon- Professore di Musicologia e Storia della musica all’Università di Genova, Bozzetti di Federica Parolini dità» di Vinci. Consulente scientifico del Teatro alla Scala APRILE 2023 9
“È CCHIÙ DOCE LO GAUDÉ!” Intervista ad Andrea Marcon Il direttore veneto Andrea Marcon, di Carlo Mazzini specialista nel repertorio barocco, debutta alla Scala nell’opera di Leonardo Vinci, una commedia musicale tutta in napoletano In un caleidoscopio di equivoci, doppi sensi e storie diretto prima: grazie all’invito della Scala per questa d’amore, Leonardo Vinci realizza nel 1722 con Li zite produzione ho iniziato un inedito percorso di studio ngalera un capolavoro di comicità e leggerezza. Dopo e approfondimento. la sua ripresa moderna nel 1979, si contano sulle dita d’una mano le occasioni di riascolto dal vivo di questa cm Che differenze ha trovato rispetto agli autori commedia musicale. Tanto più preziosa è perciò la diretti finora? nuova produzione della Scala, in scena dal 4 al 21 am Chiaramente il linguaggio è diverso, e le diffe- aprile e affidata ad Andrea Marcon, classe 1963: diret- renze sono le stesse che troviamo, ad esempio, tore, cembalista e organista, è considerato uno dei nell’arte in senso lato. Tutti sappiamo riconoscere un grandi specialisti del repertorio barocco e debutta alla quadro del Settecento: diverso è capire se si tratti di Scala in questa occasione. un quadro veneto o napoletano, o addirittura identifi- carne l’autore preciso. Quest’ultimo passaggio può cm Direttore veneto, specialista di Vivaldi, vincitore essere fatto solo tramite il passo successivo, dove si del Premio Händel 2021. Si considera uno spe- comprende anche il contesto culturale in cui nasce cialista del repertorio barocco? l’opera: nel nostro caso, non si tratta solo di un’opera- am C’è da dire che in realtà i confini temporali della zione sulle note, ma anche di un confronto con le musica che ho finora diretto vanno molto al di là del altre opere per capire che si è di fronte a una comme- barocco: quando ero direttore artistico a Granada ho dia musicale. Non abbiamo lunghe arie, ma ognuna diretto spesso Mozart, Beethoven, Schubert, di queste è un piccolo quadretto che si inserisce nei Schumann, Brahms, mentre nell’opera mi sono spinto lunghi recitativi, di per sé molto complessi e serrati. fino all’Idomeneo di Mozart. È importante conoscere il Anche in questo si percepisce il carattere di comme- repertorio che si ama, poi essere “specialista” è un’eti- dia. Tutta in dialetto. chetta che si crea in base a quanto si fa: nel mio caso, ad esempio, ho registrato dei dischi di musica barocca cm Cosa non così comune in altre realtà… che hanno avuto grande successo e ho vinto il Premio am Infatti. Ad esempio, non abbiamo opere in dia- Händel di Halle, città natale del compositore. letto veneziano e dobbiamo aspettare Wolf Ferrari per avere le prime all’inizio del secolo scorso. Non so per- cm Nel suo repertorio c’era Leonardo Vinci? ché, ma nonostante la ricca produzione di prosa in am No, Vinci non lo conoscevo e non lo avevo mai dialetto veneto di Goldoni, nessun compositore a lui 10 LA SCALA APRILE 2023 11
contemporaneo l’ha messa in musica. A Napoli invece am In effetti le opere di Vivaldi sarebbero una pro- c’era una grande tradizione in tal senso, e Li zite figura posta importante, anche se è un autore molto com- tra le prime opere napoletane di questo genere ad plesso, soprattutto per quanto riguarda la vocalità. aver conquistato subito un grandissimo successo. Una volta era difficile, se non impossibile, trovare Un’opera, tra l’altro, con un libretto eccezionale, tutte le voci adatte per una sua opera, mentre adesso pieno di ambiguità e doppi sensi intraducibili in per fortuna sta entrando nella programmazione dei italiano. grandi teatri: basti pensare al Giustino fatto da poco all’Opera di Berlino; è stata la prima volta che in quel cm E il fatto che il libretto sia in napoletano rappre- cartellone è apparso Vivaldi, segno di apertura nei senta una difficoltà durante il lavoro di confronti di questo repertorio. Ed è un atteggiamento preparazione? culturale giusto perché prima di Mozart abbiamo am Il regista Leo Muscato, che firma questo nuovo quasi due secoli di repertorio operistico, soprattutto allestimento scaligero, ci ha fornito subito la tradu- italiano, che non possiamo più ignorare. zione, utile a capire perfettamente l’intreccio e la trama. Ma la grande fortuna è soprattutto che lui sia cm Qual è il vantaggio di eseguire questa musica, napoletano e che abbia una lunga esperienza con soprattutto in teatri con delle tradizioni così compagnie teatrali napoletane: vedrei qualche diffi- radicate come la Scala? coltà in più dovendo collaborare con un regista tede- am La cosa meravigliosa è che, in questo modo, sco su questo titolo… il pubblico viene a teatro spinto dalla curiosità di sen- tire qualcosa di nuovo, e non per titoli di repertorio cm Non c’è solo il napoletano però: abbiamo l’ita- che conosce a memoria. Perché altrimenti l’unica cosa liano metastasiano del padre di Belluccia/ da discutere è la regia, che diventa la sola novità. Peppariello, Federico Mariano, oppure il napo- Se invece si programmano opere da riscoprire - qual- letano/africano di Assan. cuno ha mai sentito in teatro la Merope di Geminiano am Sì, infatti, e quello di Assan, anche se seconda- Giacomelli? - si crea nel pubblico la stessa curiosità di rio, è un personaggio curioso. Queste differenze chi va al cinema a vedere un nuovo film. Che poi era il anche di registro mettono in evidenza la genialità del senso del teatro già all’epoca. libretto. Sarà un problema per chi dovrà fare i sottoti- toli: bisognerà operare delle scelte e temo che alcuni cm Lei aveva sentito Li zite dal vivo? Magari nella 4, 12, 15, 18, 21 aprile 2023 doppi sensi si perderanno. prima ripresa moderna al Maggio Musicale Fiorentino del 1979? Leonardo Vinci cm Lei è abituato a dirigere orchestre nate come am No, non l’avevo mai sentita dal vivo, ed è un’o- LI ZITE NGALERA compagini storicamente informate, come la pera di cui ci sono anche pochissime incisioni. Sono Venice Baroque Orchestra. Com’è il suo approc- passati esattamente tre secoli dalla prima esecuzione Nuova produzione Teatro alla Scala cio invece con orchestre come quella della Scala, e oggi possiamo tranquillamente affermare che questa che pur suonerà con strumenti antichi? commedia musicale di Vinci si ripresenta fresca, libretto di Bernardo Saddumene am Ho affrontato anni fa l’orchestra del Bol’soj luminosa e vivida. Sono certo che non mancherà di direttore Andrea Marcon regia Leo Muscato nell’Alcina di Händel per ben diciannove recite, ho stupire ed entusiasmare il pubblico scaligero. scene Federica Parolini diretto rinomate orchestre sinfoniche, quindi sono costumi Silvia Aymonino abituato a lavorare con orchestre moderne, peraltro — carlo mazzini luci Alessandro Verazzi sempre più aperte a letture e interpretazioni storica- Presidente onorario della Conferenza Nazionale degli Studenti dei mente informate. Devo dire che qui alla Scala il per- Conservatori, diplomato in Composizione, attualmente studia Direzione Orchestra e Coro del Teatro alla Scala d’orchestra presso il Conservatorio di Milano, di cui è anche membro del CdA su strumenti storici corso sulle prassi esecutive è iniziato anni fa, e quindi non si creano quei malintesi tipici di chi non le abbia cast mai praticate: l’opposto diventerebbe una situazione Carlo Celmino / Francesca Aspromonte difficilissima per il direttore. Qui invece, dove da Belluccia Mariano / Chiara Amarù subito si parla un linguaggio comune, è tutto più Ciomma Palumbo / Francesca Pia Vitale Federico Mariano / Filippo Morace semplice: mi sono trovato col primo violino e ci Meneca Vernillo / Alberto Allegrezza siamo intesi subito. fotografie di Brescia e Amisano (2) Titta Castagna / Filippo Mineccia Col’Agnolo / Antonino Siragusa cm Tra l’altro questo repertorio, con l’eccezione di Ciccariello / Raffaele Pe Händel, non è così frequente alla Scala. Due Rapisto / Marco Filippo Romano Assan / Matías Moncada anni fa è stata eseguita per la prima volta un’o- Na schiavottella / Fan Zhou pera di Cavalli, ma per esempio manca ancora Vivaldi. 12 LA SCALA APRILE 2023 13
CARTOLINE DALLA NAPOLI DEL SETTECENTO Intervista a Leo Muscato Leo Muscato mette in scena il giorno di Elisabetta Tizzoni di ordinaria follia de Li zite ngalera: un “delirio superorganizzato” di schermaglie amorose e comicità dialettale nella Napoli del Settecento È la rivincita di Leonardo Vinci che da sempre paga lo 301 anni fa, ma il linguaggio sembra ancora più scotto della quasi omonimia con il genio italiano. antico. Nonostante avessi acquistato sei o sette voca- Finalmente la sua “commeddeja pe museca” arriva bolari sono riuscito a capire la metà delle parole che alla Scala nella sua prima rappresentazione moderna. mi sarebbero servite. Poi fortunatamente sono stato Non si tratta di un dramma carcerario come il titolo affiancato da un consulente linguistico e da Raffaele potrebbe suggerire, ma di un’opera dal sapore parte- Mellace, consulente scientifico del Teatro, che si è nopeo che rientra nel progetto di riscoperta e rilancio prodigato per la verifica certosina di libretto e del repertorio barocco italiano del Teatro. A curarne partitura. l’allestimento l’eclettico Leo Muscato, che accetta la sfida e ci racconta il suo approccio registico. et A proposito del libretto può dirci qualcosa? lm L’autore è Bernardo Saddumene, che ha creato et Com’è stato cimentarsi con quest’opera? un delirio superorganizzato. La trama è piuttosto lm Quando mi hanno chiesto se me la sentivo di esile ma i versi sono molto interessanti. Ho letto mettere in scena un’opera del repertorio barocco in diverse critiche dell’epoca che gli attribuiscono un napoletano antico non l’ho vissuta come una sfida, certo gusto metastasiano ed effettivamente siamo ma come un “giocare in casa”. Col senno di poi, forse davanti a un bel lavoro; alla fine è l’opera per cui viene istintivamente con un po’ troppo ottimismo. ricordato. et Si sentiva vicino a questo genere? et Rispetto alle opere di repertorio, quali sono le lm Da ragazzo ho lavorato a lungo come attore sfide da affrontare con un titolo da riscoprire? nella compagnia di Luigi De Filippo e dopo la sua lm Con un’opera così si deve partire da zero, ini- scomparsa ne sono diventato direttore artistico. ziando a capire quando e per chi è nata, per quale Quindi, non so come dire, pensavo che mi sarebbe pubblico è stata concepita. In realtà è nata per il fotografia di Thilo Beu riuscita facile. In realtà è stato molto complicato. Teatro dei Fiorentini, un teatro popolare nel pieno centro di Napoli che si era specializzato proprio in et Da quale punto di vista? quegli anni nelle farse comiche in musica. Quindi lm La lingua. L’opera è settecentesca, ha debuttato commedia e musica, non opera lirica come la 14 LA SCALA APRILE 2023 15
realtà sono circa diciotto ambienti diversi di questa “Il libretto è molto realistico locanda che si compongono e si scompongono dalla e la cosa più vicina è il teatro cucina, al salotto, ai corridoi, alle camere e sono tutti piuttosto realistici. A un certo punto lo spazio si di Goldoni: La locandiera, svuota e si apre in un mondo più esterno. Lì arriva la I rusteghi, Il campiello. galera che altro non è se non un fondale dipinto, giu- sto per dire: “Signori, si chiama Li zite ngalera, ecco la Quest’ultima in particolare galera”. Ma se uno legge il testo non c’è bisogno della è molto simile” galera, non c’è un luogo dove inserirla, musicalmente parlando. et Passiamo ai personaggi. Può descriverceli brevemente? lm Lavorano quasi tutti all’interno di questa intendiamo noi. Probabilmente una sorta di Teatro locanda: c’è zia Meneca che è la padrona, probabil- Sistina di Garinei e Giovannini, dove a recitare c’e- mente una nobile decaduta; c’è suo figlio Titta che è rano i Gigi Proietti, i Carlo Verdone e i Christian De un tuttofare innamorato della cugina Ciomma, che è fotografie di Brescia e Amisano Sica dell’epoca, figure che erano prima di tutto attori. la bella del posto. Seguono il cuoco Rapisto, il bar- Poi c’è un abisso tra ciò che era quel teatro e questo biere stralunato Col’Agnolo e Ciccariello, il fool shake- Teatro. speariano, in questo caso un simpatico scugnizzo napoletano. Poi c’è tutto il mondo degli avventori, tra Prove de et Quali sono le differenze tra il Teatro dei cui “li zite” del titolo: Belluccia, che da dodici anni è Li zite ngalera Fiorentini e la Scala? alla ricerca del fidanzato che l’ha sedotta e abbando- lm Il teatro dei Fiorentini aveva un palcoscenico di nata, un tale Carlo, un Don Giovanni “di noialtri”. Ho 6,80 metri o poco più per una platea di non più di tre- inserito anche dieci mimi che fanno un po’ da servi- cento persone, quindi un teatro proprio piccolo. Qui tori della locanda e un po’ da clienti. parliamo di tutta un’altra cosa a livello di spazi e di et Con che tipo di commedia abbiamo a che fare? et Può farmi un esempio? sedute, che ha messo in luce criticità ed esigenze ben et Qual è il filo conduttore della storia? lm Al netto di questo delirio, il libretto è molto rea- lm Il momento in cui l’azione si svolge non è un precise, ad esempio per quanto riguarda l’ambienta- lm L’amore “sbagliato”. Tutti amano la persona sba- listico e la cosa più vicina è il teatro di Goldoni: La giorno qualsiasi, ma è martedì grasso, la fine della sta- zione unica: siamo in un vicolo di Napoli e tutto gliata: Belluccia è innamorata di Carlo, lui è innamo- locandiera, I rusteghi, Il campiello. Quest’ultima in parti- gione di Carnevale. Nel terzo atto c’è una scena in cui accade al suo interno nell’arco di una giornata. Fissi rato di Ciomma e quest’ultima è innamorata di colare è molto simile, ambientata in una giornata Rapisto e Ciccariello provano per lo spettacolo che in un vicolo, con l’opera che dura più di tre ore, il Peppariello (Belluccia travestita da maschio). È un ordinaria nella vita di tanti personaggi ordinari ma in dovranno fare la sera. Può sembrare che questa messa rischio “effetto presepe” era dietro l’angolo. cortocircuito continuo. A creare ulteriore comicità, un momento in cui accade una cosa tanto fuori in scena arrivi così all’improvviso, ma non se si pensa oltre agli amori giovanili ci sono quelli dei vecchi per dall’ordinario che scuote le loro vite e le rivoluziona. al contesto temporale. Il Carnevale a Napoli era, ed è et Come evitare questa staticità? i giovani: Col’Agnolo innamorato di Ciomma e zia È un luogo di realismo dove l’emotività di tutti in una ancora, molto sentito e quindi è giusto che ci sia. Fa lm Inventando una struttura diversa, un po’ come Meneca infatuata di Peppariello. frazione di secondo sale alle stelle, ma sempre in un parte di quel mondo di riferimenti, all’epoca imme- abbiamo fatto per Il barbiere di Siviglia allestito qui alla clima da commedia. Un continuo sali e scendi della diati perché contemporanei, che noi oggi non pos- Scala nel 2021. Anche lì la scena era fissa e il tutto si et Ci sono altri elementi che contribuiscono alla temperatura emotiva, un continuo alternarsi tra il siamo nemmeno lontanamente immaginare. svolgeva nell’arco di ventiquattr’ore, il luogo era sem- comicità generale? serio e il faceto. pre il teatro, ma suddiviso in spazi diversi che si alter- lm Le tessiture vocali. Era prassi musicale dell’e- — Elisabetta Tizzoni navano movimentando il tutto. poca che certi personaggi avessero delle voci sopra- et Come ha vinto la tentazione di trasporre tutto Laureata in Lettere moderne e Storia dell’arte, ha pubblicato articoli nili, e quindi troviamo Carlo interpretato da un nel presente? per l’editore Campisano e il BTA. Ha studiato Pianoforte e Musicologia e collabora con il Museo Teatrale alla Scala et La galera del titolo ha aiutato questa soprano; Belluccia che, anche se si traveste da lm Quando metto in scena uno spettacolo ci sono movimentazione? Peppariello, è un altro soprano; Titta che è un con- tre date da cui non posso mai prescindere: quella in lm In realtà ci ha dato molto filo da torcere, perché tralto ed è quindi un’altra voce femminile; mentre zia cui l’opera è andata in scena la prima volta - e quindi c’è ma non la vedi. A un certo punto tutti scendono da Meneca è interpretata da un tenore. com’era il mondo in quel momento e cosa raccontava un’imbarcazione, che quindi dovrebbe sottintendere di quel mondo l’opera -, la data di ambientazione e la vicinanza a una zona costiera. Questa deduzione ci et Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di una infine quella in cui andrà in scena, che è la data più ha fatto riflettere e visto che molte pensioni all’epoca storia gender fluid ante litteram… complicata di tutte. Su una di queste tre bisogna pre- si concentravano vicino al porto, abbiamo deciso di lm Con questo delirio avremmo potuto osare, mere l’acceleratore, e qui abbiamo puntato su quella ambientare tutto in una locanda sul porto di Napoli. avremmo potuto raccontare quel mondo in modo in cui l’opera è stata rappresentata, che in questo caso veramente facilissimo. Ci siamo però ritrovati a fare coincide con l’ambientazione. Per il pubblico dell’e- et Come sono state concepite le scene? diverse considerazioni: la trama non avrebbe retto e a poca si trattava di una commedia contemporanea lm La scenografia si compone di tante cartoline, me di solito piace l’idea di raccontare l’opera e i per- popolata da riferimenti contemporanei che tutti come la veduta del golfo di Napoli con il Vesuvio. In sonaggi, quel clima lì. coglievano e in cui si immedesimavano. 16 LA SCALA APRILE 2023 17
LUCIA DI LAMMERMOOR In uno dei romanzi simbolo del grande Ottocento lette- offrono pronte alla memoria per restarvici per sempre; rario e del costume di quel secolo, Emma Bovary consta- dall’altro, compiuta realizzazione della ricetta classica terà la distanza siderale tra la propria meschina vicenda del melodramma romantico, di cui dimostra al milli- sentimentale e “la poesia della finzione che la conqui- metro l’efficacia. Perfetta, grazie anche al contributo stava” assistendo proprio alla Lucia di Lammermoor di d’un librettista di talento come Salvatore Cammarano, Donizetti al Teatro di Rouen, “sporgendosi dal palco nel conferire il debito spazio all’anelito di libertà, cioè piantando le unghie nel velluto del parapetto” e “abban- di felicità, della coppia di protagonisti e all’opposizione donandosi all’onda della melodia”, nell’aspirazione inaggirabile d’una realtà ostile, rappresentata dal fra- repressa d’“involarsi in un abbraccio d’amore”. Così tello di lei, Enrico: una débâcle che i due amanti sconte- Gustave Flaubert. Sarà sempre la Lucia donizettiana ranno l’una con la follia, l’altro con il suicidio. a inquietare Anna Karenina in Tolstoj. A una rappre- L’attenzione del compositore – e quella dello spetta- sentazione di Lucia assisterà significativamente anche tore, sin da quel 1835 – è calamitata in particolare da due Harriet Herriton nel romanzo Where Angels Fear to Tread “posizioni”, come le avrebbe chiamate Verdi, formida- (Monteriano: dove gli angeli non osano metter piede, 1905) di bili: momenti in grado di catalizzare le emozioni più Edward Morgan Forster, l’autore di Camera con vista, violente dei protagonisti in corrispondenza dell’epilogo Passaggio in India e Casa Howard. delle rispettive vicende. Epilogo che ciascuno vivrà per Detonatore potentissimo, evidentemente, l’opera che conto suo, in allucinata o straziata solitudine, tanto più Donizetti aveva scritto nel 1835 per Napoli, nel far defla- drammaticamente, poiché è segno dello scacco esisten- grare le passioni di altre eroine della fantasia, che a loro ziale più cocente, che non consente neppure la condi- volta avrebbero moltiplicato nei lettori di diversi paesi visione degli estremi istanti con l’amato, e lascia ai due e lingue, fino al mondo globale di oggi, le passioni di infelici soltanto l’eco flebile ed empatica di due voci Lucia ed Edgardo, sublimazione d’un amore infelice provenienti dall’orchestra, un’armonica a bicchieri e che non trova spazio nella realtà. Non è propriamente un violoncello. casuale, un risultato tanto lusinghiero. Donizetti aveva dedicato molta cura a una partitura perfetta per misura, — Raffaele Mellace equilibri, costruzione complessiva e singoli dettagli. Professore di Musicologia e Storia della musica all’Università di Genova, Bozzetti di Yannis Kokkos Straripante di bellezze melodiche, da un lato, che si Consulente scientifico del Teatro alla Scala 18 LA SCALA APRILE 2023 19
VERTIGINI DONIZETTIANE Intervista a Riccardo Chailly Al lavoro su Lucia di Lammermoor, di Elisabetta Fava Riccardo Chailly approfondisce il modo in cui i vari strumenti riescono a ritrarre gli stati d’animo dei personaggi. Fondamentale la glassarmonica, uno strumento che fa pensare al Novecento Con la produzione di Lucia di Lammermoor che sta per voci ideali per far rivivere la scrittura donizettiana, andare in scena si recupera un titolo molto atteso del che segna la transizione dal belcanto di Rossini alla cartellone scaligero: in origine era previsto per il drammaticità di Verdi. Sant’Ambrogio 2020, ma poi si è dovuto rinunciare a E tuttavia Chailly precisa che Lucia si basa su un vero causa della pandemia e ora fa il suo dovuto rientro quartetto vocale: sono fondamentali per la quadratura all’interno della Stagione presente. Solo nel 1967, drammaturgica anche il baritono (con le frequenti direttore Claudio Abbado, protagonista Renata rischiose salite al registro tenorile che richiedono un Scotto, la Scala aveva inaugurato con Lucia di timbro chiaro e una voce giovane, come quella di Lammermoor e Riccardo Chailly ricorda ancora che Boris Pinkhasovich, in grado di dominare anche una impressione fece a lui, ragazzino, quella drammatur- tessitura acuta scomodissima) e il basso, che la tradi- gia così potente e incisiva. Da allora gli studi critici zione ha ridotto a comprimario a furia di tagli, ma sono molto progrediti e oggi potremo ascoltare Lucia che alla Scala con Michele Pertusi e Carlo Lepore si nella sua versione integrale, quella concepita per la potrà ascoltare reintegrato nell’interezza del suo prima rappresentazione (Napoli 1835), senza i tagli ruolo, cruciale nell’economia drammatica del lavoro. apportati via via e divenuti prassi comune, anche con le migliori intenzioni: in questo modo si recupera la ef Maestro, quali sono i caratteri determinanti di struttura originaria, restituendo il giusto peso a tutti i questa ripresa della Lucia dal punto di vista della personaggi e ripristinando una drammaturgia di sua integrità e del suo valore strumentale? fotografia di Brescia e Amisano notevole modernità, dove niente suona superfluo. Il rc Alla Scala sono al mio secondo Donizetti, dopo Maestro Chailly è felice di poter contare su due inter- il Don Pasquale, e siamo di fronte a due partiture mira- preti come Lisette Oropesa, con il suo formidabile colose; a eseguirle come sono scritte si resta incantati dominio degli acuti, e Juan Diego Flórez, che in que- dalla perfezione di una scrittura dove non c’è nulla di sti anni ha affiancato alla qualità belcantistica della utopico, mai; certo, c’è bisogno di un’orchestra vir- voce anche un sensibile rafforzamento dei centri: due tuosa, che sappia rendere giustizia al respiro sinfonico 20 LA SCALA APRILE 2023 21
il timbro si trasforma in vero e proprio elemento ef Quindi la glassarmonica è irrinunciabile? aspetti di declamazione; e poi la forma si apre e nei “L’orchestra è determinante drammaturgico. Ma d’altra parte tutta questa parti- rc Certamente! È una scelta scomoda, ma va recu- varchi entra questo straordinario tessuto sinfonico, fin dal principio, anche per tura è attenta alla drammaturgia: la parte di perata senza ombra di dubbio, perché è l’unica che che è fatto di colori, ma anche di armonie d’estremo Raimondo è proprio pensata in questo senso; la davvero restituisce il mondo della follia, l’instabilità interesse, che vanno a incidere continuamente sull’a- la ricerca timbrica: basta nostra edizione ripristina nella sua integrità la scena nervosa e mentale; e va lasciata sola, senza alcun rad- zione e sui suoi riflessi interiori. Le parole di sentire il colore impressionante iniziale del II atto (“Cedi, cedi”), che è fondamentale doppio: lei e la voce di Lucia, a vibrare da sole, nel Cammarano, a dire il vero, mi suonano un po’ d’altri per scolpire l’azione e muovere il dramma. vuoto. E poi sarà che amo tanto Varèse, ma a me que- tempi; se la scrittura di Donizetti nella Lucia è tuttora del Preludio, che stabilisce sto strumento fa pensare al Novecento; per me è modernissima, il testo invece è quanto meno classico, subito il clima tragico, lugubre, ef Ci sono momenti su cui la tensione drammatica un’anticipazione del theremin, in parte anche delle o persino arcaico ai nostri occhi. Però porge al com- si convoglia in modo particolare? onde Martenots: suoni indeterminati, con un’intona- positore una serie di situazioni perfette anche per il tenebroso dell’opera” rc Su tutti direi il grande concertato che va a chiu- zione di per sé oscillante, inquietante. loro montaggio; e lì sopra Donizetti trova soluzioni di dere il II atto, il vero climax dell’intera opera, con efficacia strabiliante e di una novità psicologica che un’articolazione interna che potenzia questo effetto. ef La follia di Lucia è diversa, per la sua natura ancora oggi ci lascia senza fiato. Quando si arriva allo scoppio dei piatti si resta senza patologica, neuropatica, da tutte le altre follie, respiro, uno di quei casi in cui Donizetti ci insegna per quanto certo ci fosse una tradizione nutrita — Elisabetta Fava che cosa sia la catarsi, la vertigine pura: ci sposta su di scene di follia all’opera. Questo è certo un ele- Ordinaria di Storia della musica all’Università di Torino, è studiosa di Lied un’altra regione dello spirito. E anche qui bisogna mento di notevole modernità: ma tutta l’opera e di teatro musicale tedesco. Collabora regolarmente con l’Ufficio Edizioni del Teatro alla Scala tendere le orecchie per cogliere quel che succede in ha qualcosa di sperimentale, anche nella strut- orchestra, con una scrittura complessa, sinfonica, che tura, a partire dal libretto, che era in sostanza conduce il discorso e lo rilancia: perché qui in realtà i l’esordio di Cammarano. culmini sono ben due. E l’atto non è ancora finito: c’è rc Sì, la scrittura di Donizetti qui produce il ancora la stretta conclusiva con il coro “Esci, fuggi”, meglio di sé: c’è l’invenzione lirica, c’è una sensibilità un 6/8 indiavolato, che ci travolge d’impeto dopo lo estrema nel fraseggio vocale, sempre attentissimo agli sbalordimento del concertato. ef Tornando alla personalità dell’orchestra, anche il terzo atto contiene momenti memorabili. ininterrotto, al mordente di questi lavori anche sotto rc Senza dubbio, a partire dal temporale con cui il profilo del tessuto strumentale; un’orchestra che comincia, un vero poema sinfonico, di nuovo in non è affatto solo accompagnamento, ma che deve piena sintonia con l’azione: qui l’uso delle percus- riuscire nel doppio compito di dialogare con le voci, sioni, la scrittura quasi onomatopeica, la densità del rispettandone il fraseggio, e di far emergere tutti i tessuto orchestrale confermano il livello dell’orche- colori e le sfumature che Donizetti le affida. stra di Donizetti e ancora una volta il suo impiego drammaturgico. E comunque l’intuizione più origi- ef Le prove si annunciano quindi impegnative? nale, oltre che modernissima, è certo quella della rc La preparazione di queste opere richiede una glassarmonica per la scena della follia: un timbro grande cura del dettaglio, un’estrema elasticità nel immateriale, ma anche di un’instabilità particolaris- rapporto voci-orchestra e molta flessibilità nell’uso sima, nevrotica, allucinata. Chissà quanto gli dovette dei tempi, per assecondare il continuo passaggio del costare, povero Donizetti, dovervi rinunciare canto dal lirismo alla declamazione. L’orchestra è dav- quando lo strumentista si diede alla macchia, insod- vero determinante fin dal principio, anche per la disfatto del contratto, a un paio di giorni dalla prima ricerca timbrica: basta sentire il colore impressio- di Napoli, costringendolo a ripiegare frettolosa- nante del Preludio, una vera marcia funebre, che sta- mente sul flauto da cui poi non si liberò mai più; ma bilisce subito il clima tragico, lugubre, tenebroso senza dubbio era questa l’idea timbrica che aveva in dell’intera opera: riesce a identificare un preciso stato testa, e di nuovo era un’idea che coglieva con asso- d’animo attraverso l’impiego di quattro corni nella luta precisione uno stato d’animo. Anzi, qui tessitura grave. Donizetti si preoccupa anche di fissare l’interpreta- zione: per esempio quando Lucia arriva ai trilli ef Questa capacità di ritrarre gli stati d’animo finali, muovendosi con una serie di intervalli sempre fotografia di Brescia e Amisano attraverso la strumentazione e le armonie si più verso l’acuto, una serie di didascalie prescrive conferma anche nel corso dell’opera? alla glassarmonica un’esecuzione “ondeggiante”, rc Senza dubbio: a partire dalla cavatina di Lucia, e dunque partecipe: deve tenere un lungo do, però dove la lunga introduzione dell’arpa allude al pallore non deve farne un suono fisso; deve diventare lunare; fra l’altro con una scrittura virtuosistica che umana, rispecchiare la perdita di baricentro richiede uno strumentista di prim’ordine; e anche qui di Lucia, estraniarsi con lei. 22 LA SCALA APRILE 2023 23
SE LA FOLLIA DI LUCIA È MEMORIA Intervista a Yannis Kokkos Dopo quasi quindici anni dall’ultima di Luca Baccolini volta, con Assassinio nella cattedrale nel 2009, il regista Yannis Kokkos torna alla Scala con il capolavoro di Donizetti Un titolo e un cast da inaugurazione di stagione percepibile nella musica di Donizetti. Lucia è un (quale in effetti era questa Lucia di Lammermoor fir- melodramma pienamente romantico ma è scritto in mata da Yannis Kokkos, prima che il covid del 2020 una maniera che lo avvicina a una tragedia in senso facesse saltare i piani) si riprende il palcoscenico con classico, dove la fatalità e la nemesi assumono dimen- la forza di una promessa mantenuta. Greco di nascita sioni necessarie. e parigino d’adozione dal 1963, Kokkos ha sviluppato un’idea di teatro che parte dal disegno, matrice di un lb La sua carriera è divisa in due grandi stagioni: pensiero creativo che si sviluppa come un flusso con- quella da scenografo, soprattutto al fianco di tinuo, essenziale e mai decorativo. Alla Scala si Antoine Vitez, e poi da regista in proprio. Che ricorda il suo storico Pelléas et Mélisande del 1986, rapporto gerarchico c’è, secondo lei, tra sceno- ultima produzione di Claudio Abbado a Milano, e poi grafia e regia? nella Götterdämmerung di Wagner, senza contare yk La scenografia è un’arte vera e propria, e una Pizzetti (Assassinio nella cattedrale) e Gluck (Iphigénie en componente della regia, una sua espressione non Aulide, alla prima di stagione agli Arcimboldi). indipendente, perché niente a teatro è autonomo. Le Eleganza e semplicità sono ora messe alla prova con grandi scenografie non prescindono mai dalla visione l’incandescenza del melodramma donizettiano. registica. Da scenografo, ho sempre lavorato con regi- sti che avessero la stessa mia lunghezza d’onda e vice- lb Maestro, è la sua prima Lucia? versa. Ma quando ho cominciato a fare teatro in un yk No, ne avevo già curata una a Pechino, per la senso totale la prima preoccupazione è stata sugli prima cinese del titolo. Un progetto completamente attori. Attenzione, non che non pensassi agli attori fotografia di Brescia e Amisano diverso, molto più calato nella storia. Parlando con quando facevo lo scenografo. Gli attori si muovono Riccardo Chailly abbiamo convenuto sul fatto che in pur sempre all’interno della scenografia. Da regista, questa produzione dovesse esserci una tensione per- però, ho dovuto cominciare a preoccuparmi anche dei manente, pur nel rispetto dei cambi di scena. Spero loro movimenti e di ciò che i movimenti significano che la rapidità di passaggio da una scena all’altra darà nell’economia dello spettacolo. In generale, non ho allo spettatore un senso di urgenza che è già ben mai percepito uno stacco tra la prima vita da 24 LA SCALA APRILE 2023 25
yk Dai miei spettacoli, ma in generale potrei dire “Il teatro è far apparire da tutti gli spettacoli, bisognerebbe uscire non con cose segrete senza dire che una spiegazione in tasca, ma con una sensazione di indefinitezza, oserei dire di sgomento, di dubbio. La lo stai facendo mentre regia d’opera sta andando verso una didascalizzazione lo stai facendo” sistematica, c’è una ricerca spasmodica nel costruire il “libretto delle istruzioni” per lo spettatore. Nel mio lavoro difendo invece un principio di vaghezza, di astrazione, pur cercando di esplicitare e chiarire la vicenda. lb Un teatro la contatta per una nuova produzione. Lei accetta. Da lì in avanti come lavora? scenografo e quella da regista. Tutto è avvenuto nel yk Per prima cosa ascolto l’opera in tutte le versioni segno della continuità. Facendo il regista non ho mai possibili per farmi un’idea generale e complessiva pensato di aver cominciato una nuova attività. della struttura musicale. Poi passo al disegno a mano: butto giù scene o momenti particolari, e affianco que- lb La scenografia sarebbe un personaggio, secondo sta operazione alla ricerca di pitture, foto, altri dise- alcuni scenografi. È d’accordo? gni connessi al titolo. È un passaggio molto libero e yk Non credo che la scenografia sia un personaggio. creativo, che serve ad attivare l’immaginario. Poi fotografia di Brescia e Amisano Se lo fosse veramente, interferirebbe con la dramma- dimentico tutto e torno al lavoro con la mia squadra turgia e distoglierebbe troppo l’attenzione dalla di collaboratori. musica. La scenografia è un essere vivente, sì, ma deve dare la possibilità di vedere cose che non abbiamo lb Ha una squadra fissa? mai immaginato. È importante dare una visione per- yk Mia moglie, Anne Blancard, mi aiuta molto sul sonale, ma il concept non può avere la meglio su piano drammaturgico sin dai miei esordi nella regia. tutto. Secondo me è fondamentale che le cose si capi- Fare regia non è mai un lavoro solitario. In questa scano chiaramente lasciando spazio alla fantasia, o Lucia ci saranno le luci di Vinicio Cheli, che ha lavo- perlomeno senza costringere la fantasia a prendere rato a lungo con Strehler, i video di Eric Duranteau, direzioni troppo precise. Il teatro è far apparire cose ma c’è anche il contributo di Paola Mariani per i segrete senza dire che lo stai facendo mentre lo stai costumi. Come si sa, attribuisco un’importanza parti- facendo. Se facessi una Lucia di Lammermoor in un colare ai costumi, perché sono la prima cosa che l’at- 13, 16, 20, 23 (h14:30), 26, 29 aprile; ospedale psichiatrico non sbaglierei, forse sarebbe tore guida nello spazio e ciò che fa entrare l’attore nel 2, 5 maggio 2023 persino interessante, ma così la follia diventerebbe personaggio. Ma ho anche assistenti per i modellini nient’altro che follia e perderebbe immediatamente delle scene, per i movimenti di scena... Gaetano Donizetti potenza. lb Quanto conta l’artigianalità nel suo lavoro? LUCIA DI LAMMERMOOR lb Invece cos’è la follia? yk La mano ha sempre il primato. E non può che Nuova produzione Teatro alla Scala yk La follia è la memoria di Lucia che affiora tutta essere così. Quando si progetta una scena a tre all’improvviso. Tutte le opere sono memorie di cose dimensioni sullo schermo di un computer si produce libretto di Salvatore Cammarano passate. In questo, Lucia è un frammento di memoria un’idea essenzialmente falsata, anche perché una direttore Riccardo Chailly regia, scene e costumi Yannis Kokkos eterna, e come tale va animato con gesti memorabili. volta realizzata non sarà più esattamente quella. luci Vinicio Cheli Ho piacere che ci sia Lisette Oropesa, grande can- Certo, anche i modellini possono generare molti scene e costumi Luisa Spinatelli tante ma pure grande attrice: con lei è garantita non errori, ma è interessante vedere come e perché video Eric Duranteau solo l’emozione musicale, ma anche quella teatrale. In nascono quegli errori, e da lì trovare nuovi spunti. collaboratrice del regista e drammaturgia questo titolo l’elemento fantasmatico è centrale, ma i Col digitale non è possibile fare errori: è già tutto sta- Anne Blancard personaggi non sono necessariamente inquadrabili in bilito al millimetro. Il teatro invece è un continuo Orchestra e Coro del Teatro alla Scala buoni e cattivi. Enrico è senza dubbio un manipola- divenire, non è mai fermo. Il teatro, nella sua essenza, tore, ma anche lui ha un suo lato fragile, senza con- non esiste. Ma esiste nella memoria. Ed è quella che cast tare la passione per la sorella, al limite bisogna difendere, sollecitare, evocare. Enrico / Boris Pinkhasovich dell’incestuoso. Tutti quanti si muovono in una Lucia / Lisette Oropesa Edgardo / Juan Diego Flórez società senza valori, basata sul tradimento. — Luca Baccolini Arturo / Leonardo Cortellazzi Giornalista, lavora per la redazione bolognese de La Repubblica Yannis Kokkos in prova Raimondo / Michele Pertusi / Carlo Lepore lb In che disposizione d’animo desidera che esca e per il mensile Classic Voice con Lisette Oropesa, Alisa / Valentina Pluzhnikova da teatro un suo spettatore? novembre 2020 Normanno / Giorgio Misseri 26 LA SCALA APRILE 2023 27
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