Opera - Macbeth Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri

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Opera - Macbeth Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
opera
Stagione teatrale 2015-2016
 TEATRO DANTE ALIGHIERI

Giuseppe Verdi

Macbeth
Opera - Macbeth Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
Fondazione Ravenna Manifestazioni
                         Comune di Ravenna
       Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
                      Regione Emilia Romagna

            Teatro di Tradizione Dante Alighieri

          Stagione d’Opera e Danza
                             2015-2016

                       Macbeth
                       melodramma in quattro atti
                        musica di Giuseppe Verdi

                          Teatro Alighieri
                             8, 10 aprile

con il contributo di         partner
Opera - Macbeth Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
Sommario
                                             La locandina................................................................. pag.           5

                                             Il libretto ........................................................................ pag.    7

                                             Il soggetto . ................................................................... pag.      27

                                             Macbeth: il bene non ha voce
                                             di Susanna Venturi . ................................................ pag.                  29

                                             I protagonisti .............................................................. pag.          38

Coordinamento editoriale
Cristina Ghirardini
Grafica Ufficio Edizioni
Fondazione Ravenna Manifestazioni

Foto © Maurizio Montanari
Le immagini sono relative all’allestimento
di Ravenna Festival 2013

L’editore si rende disponibile
per gli eventuali aventi diritto
sul materiale utilizzato.

Stampa Edizioni Moderna, Ravenna
Opera - Macbeth Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
Macbeth
melodramma in quattro atti
libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei
dalla omonima tragedia di William Shakespeare
musica di Giuseppe Verdi
(Editore Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano)

personaggi e interpreti
Macbeth Matias Tosi
Banco Daniel Giulianini
Lady Macbeth Vittoria Ji Won Yeo
Dama di Lady Macbeth Antonella Carpenito
Macduff Alessandro Scotto di Luzio
Malcolm Giovanni Sebastiano Sala
Fleanzio Andrea Zannini
Medico Daniele Macciantelli
Domestico di Macbeth, Araldo Alessandro Nuccio
Sicario Enrico Gaudino
Prima apparizione Alfredo Stefanelli
Seconda apparizione Anna Righini
Terza apparizione Alice Serra

direttore Nicola Paszkowski
regia e ideazione scenica Cristina Mazzavillani Muti
light design Vincent Longuemare
scene Ezio Antonelli
costumi Alessandro Lai
visual design Davide Broccoli

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
maestro del coro Corrado Casati
DanzActori di Ravenna Festival
Francesca De Lorenzi, Giorgia Massaro, Marta Capaccioli, Martina Cicognani, Chiara Nicastro,
Carlo Gambaro, Mirko Guerrini, Alberto Lazzarini, Ivan Merlo, Michael D’adamio
Schermitori storici della “Società dei Vai”

aiuto regista e direttore di scena Maria Grazia Martelli
maestro di sala Davide Cavalli maestro collaboratore Alessandro Benigni maestro ai sovratitoli Silvia Gentilini

attrezzisti Enrico Berini, Federica Caraboni caposarta Anna Tondini sarte Marta Benini, Manuela Monti
trucco Elena Quercetti (Galeazzi Profumeria) parrucco Roberto Acquaroli (Pourparler Parrucchieri)
sovratitoli Prescott Studio Firenze
realizzazione scene Laboratorio del Teatro Alighieri costumi Tirelli Costumi Roma calzature Pompei Roma
si ringrazia il Teatro dell’Opera di Roma per la fornitura di costumi e attrezzerie

allestimento Ravenna Festival 2013
produzione Ravenna Festival, Teatro Alighieri di Ravenna, Savonlinna Opera Festival
Opera - Macbeth Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
Macbeth
                       melodramma in quattro atti
           libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei
            dalla omonima tragedia di William Shakespeare
                         musica di Giuseppe Verdi
           (Editore Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano)

                               PERSONAGGI

Duncano, Re di Scozia                                      –
Macbeth, generale dell’esercito del Re Duncano      baritono
Banco, generale dell’esercito del Re Duncano           basso
Lady Macbeth, moglie di Macbeth                     soprano
Dama di Lady Macbeth                           mezzosoprano
Macduff, nobile scozzese, Signore di Fiff             tenore
Malcolm, figlio di Duncano                            tenore
Fleanzio, figlio di Banco                                  –
Medico                                                 basso
Domestico di Macbeth                                   basso
Sicario                                                basso
Araldo                                                 basso
Ecate, Dea della notte                                     –

Streghe, Messaggeri del Re, Nobili e Profughi scozzesi, Sicari, Soldati
inglesi, Bardi, Spiriti aerei, Apparizioni.

    La scena è in Iscozia, e massimamente al castello di Macbeth.
 Sul principio dell’atto quarto è tra il confine di Scozia e d’Inghilterra.

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Opera - Macbeth Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
ATTO PRIMO                                             Macbeth                                    Macbeth                                         Scena quarta
                                                       (S’avvede delle streghe.)                  Vanîr!... Saranno i figli tuoi sovrani.         Le streghe ritornano.
Scena prima                                            			               Oh, chi saranno
Bosco. Tre crocchi di streghe appariscono l’un         costor?                                    Banco                                           Streghe
dopo l’altro fra lampi e tuoni.                                                                   E tu re pria di loro!                             S’allontanarono! – N’accozzeremo
                                                       Banco                                                                                      		 quando di fulmini – lo scroscio udremo.
Streghe I.                                             			 Chi siete voi? Di questo mondo         Banco e Macbeth                                   S’allontanarono, – fuggiam!... s’attenda
  Che faceste? dite su!                                o d’altra regïone?                         			             Accenti arcani!                 		 le sorti a compiere – nella tregenda.
                                                       Dirvi donne vorrei, ma lo mi vieta                                                           Macbetto riedere – vedrem colà,
Streghe II.                                            quella sordida barba.                                                                      		 e il nostro oracolo – gli parlerà.
		 Ho sgozzato un verro.                                                                          Scena terza                                     Fuggiam, fuggiam, sì fuggiam.
                                                       Macbeth                                    Messaggieri del Re. I precedenti.               (Partono.)
Streghe I.                                             			                     Or via, parlate!
					                        E tu?                                                                Messaggieri
                                                       Streghe I.                                   Pro’ Macbetto! Il tuo signore                 Scena quinta
Streghe III.                                             Salve, o Macbetto, di Glamis sire!       		 sir t’elesse di Caudore.                     Atrio nel castello di Macbeth. Lady Macbeth
  M’è frullata nel pensier                                                                                                                        leggendo una lettera.
		 la mogliera di un nocchier;                         Streghe II.                                Macbeth
		 al dimon la mi cacciò...                              Salve, o Macbetto, di Caudor sire!       		 Ma quel sire ancor vi regge!                 Lady
		 ma lo sposo che salpò                                                                                                                          “Nel dì della vittoria io le incontrai...
		 col suo legno affogherò.                            Streghe III.                               Messaggieri                                     Stupito io n’era per le udite cose;
                                                         Salve, o Macbetto, di Scozia re!         		 No! percosso dalla legge                     quando i nunzi del Re mi salutaro
Streghe III.                                                                                      		 sotto il ceppo egli spirò.                   sir di Caudore, vaticinio uscito
		 Un rovaio io ti darò...                             Banco                                                                                      dalle veggenti stesse
                                                       (A Macbeth.)                               Banco                                           che predissero un serto al capo mio.
Streghe III.                                           Tremar vi fanno così lieti auguri?         		 (Ah, l’inferno il ver parlò!)                Racchiudi in cor questo segreto. Addio.”
		 I marosi io leverò...                               (Alle streghe.)                                                                            Ambizïoso spirto
                                                       Favellate a me pur, se non v’è scuro,      Macbeth                                         tu sei, Macbetto... Alla grandezza aneli,
Streghe III.                                           crëature fantastiche, il futuro.           (Fra sé.)                                       ma sarai tu malvagio?
		 Per le secche io lo trarrò.                                                                      Due vaticini compiuti or sono...              Pien di misfatti è il calle
(Odesi un tamburo.)                                    Streghe I.                                 		 mi si promette dal terzo un trono...         della potenza, e mal per lui che il piede
                                                         Salve!                                   		 Ma perché sento rizzarmi il crine?           dubitoso vi pone, e retrocede!
Tutte                                                                                             		 Pensier di sangue, d’onde sei nato?...
                                                                                                                                                    Vieni! t’affretta! accendere
  Un tamburo! che sarà?                                Streghe II.                                		 Alla corona che m’offre il fato
                                                                                                                                                  		 vo’ quel tuo freddo core!
		 Vien Macbetto. Eccolo qua!                          			    Salve!                              		 la man rapace non alzerò.
                                                                                                                                                  		 L’audace impresa a compiere
(Si confondono insieme e intrecciano una ridda.)
                                                                                                                                                  		 io ti darò valore;
  Le sorelle vagabonde                                 Streghe III.                               Banco
                                                                                                                                                    di Scozia a te promettono
		 van per l’aria, van sull’onde,                      			            Salve!                      (Fra sé.)
                                                                                                                                                  		 le profetesse il trono...
		 sanno un circolo intrecciar                                                                      Oh, come s’empie costui d’orgoglio
                                                                                                                                                  		 Che tardi? accetta il dono,
		 che comprende e terra e mar.                        Streghe I.                                 		 nella speranza di un regio soglio!
                                                                                                                                                  		 ascendivi a regnar.
                                                         Men sarai di Macbetto e pur maggiore!    		 Ma spesso l’empio Spirto d’inferno
                                                                                                  		 parla, e c’inganna, veraci detti,
Scena seconda                                          Streghe II.                                		 e ne abbandona poi maledetti
                                                                                                                                                  Scena sesta
Macbeth e Banco. Le precedenti.                          Non quanto lui, ma più di lui felice!    		 su quell’abisso che ci scavò.
                                                                                                                                                  Un servo e la precedente.
Macbeth                                                Streghe III.                               Messaggieri
                                                                                                                                                  Servo
Giorno non vidi mai si fiero e bello!                    Non re, ma di monarchi genitore!           (Perché si freddo n’udì Macbetto?
                                                                                                                                                  Al cader della sera il Re qui giunge.
                                                                                                  		 perché l’aspetto non serenò?)
Banco                                                  Tutte                                      (Tutti partono.)
                                                                                                                                                  Lady
Né tanto glorïoso!                                       Macbetto e Banco vivano!
                                                                                                                                                  Che di’? Macbetto è seco?
                                                         Banco e Macbetto vivano!
                                                       (Spariscono.)

                                                   8                                                                                          9
Opera - Macbeth Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
Servo                                                Lady                                              che nel cielo ti chiama o nell’inferno.        Macbeth
			                       Ei l’accompagna.           				Or bene?...                                   (Entra nelle stanze del Re.)                   (Guardandosi le mani.)
La nuova, o donna, è certa.                                                                                                                           		 O vista, o vista orribile!
                                                     Macbeth
Lady                                                 E se fallisse il colpo?                           Scena dodicesima                               Lady
Trovi accoglienza quale un re si merta.                                                                Lady Macbeth.                                  		 Storna da questo il ciglio...
(Il servo parte.)                                    Lady
                                                     Non fallirà... se tu non tremi.                   Lady                                           Macbeth
                                                     (Lieti suoni a poco a poco si accostano.)         Regna il sonno su tutti... Oh qual lamento!    		 Nel sonno udii che oravano
Scena settima                                        			                             Il Re!            Risponde il gufo al suo lugubre addio!         		 i cortigiani, e: “Dio
Lady Macbeth sola.                                   Lieto or lo vieni ad incontrar con me.                                                           		 sempre ne assista”, ei dissero;
                                                                                                       Macbeth                                        		 “Amen” dir volli anch’io,
Lady                                                                                                   (Di dentro.)                                   		 ma la parola indocile
Duncano sarà qui?... qui? qui la notte?...           Scena nona                                        Chi v’ha?                                      		 gelò sui labbri miei.
                                                     Musica villereccia, la quale avanzandosi a poco
  Or tutti sorgete, – ministri infernali,
                                                     a poco annuncia l’arrivo del Re. Egli trapassa    Lady                                           Lady
		 che al sangue incorate, – spingete i
                                                     accompagnato da Banco, Macduff, Malcolm,          			       Ch’ei fosse di letargo uscito        		 Follìe!
mortali!
                                                     Macbeth, Lady Macbeth e séguito.                  pria del colpo mortal?
		 Tu, notte, ne avvolgi – di tenebre immota;
                                                                                                                                                      Macbeth
		 qual petto percota – non vegga il pugnal.
                                                                                                                                                      			       Perché ripetere
                                                     Scena decima                                      Scena tredicesima                              		 quell’“Amen” non potei?
                                                     Macbeth ed un servo.                              La precedente. Macbeth stravolto con un
Scena ottava
                                                                                                       pugnale in mano.                               Lady
Macbeth e la precedente.
                                                     Macbeth                                                                                          		 Follie, follie che sperdono
                                                     Sappia la sposa mia che, pronta appena            Macbeth                                        		 i primi rai del dì.
Macbeth
                                                     la mia tazza notturna,                            			                     Tutto è finito!
Oh donna mia!
                                                     vo’ che un tocco di squilla a me lo avvisi.                                                      Macbeth
                                                                                                         Fatal mia donna! un murmure,
                                                     (Il servo parte.)                                                                                  Allor questa voce m’intesi nel petto:
Lady                                                                                                   		 com’io non intendesti?
                                                                                                                                                      		 avrai per guanciali sol vepri, o Macbetto!
			              Caudore!
                                                                                                                                                      		 Il sonno per sempre, Glamis, uccidesti!
                                                                                                       Lady
                                                     Scena undicesima                                                                                 		 Non v’è che vigilia, Caudore, per te!
Macbeth                                                                                                		 Del gufo udii lo stridere...
                                                     Macbeth solo.
Fra poco il re vedrai.                                                                                 		 Testé che mai dicesti?
                                                                                                                                                      Lady
                                                     Macbeth                                                                                            Ma dimmi, altra voce non parti d’udire?
Lady                                                                                                   Macbeth
                                                     Mi si affaccia un pugnal?! L’elsa a me volta?                                                    		 Sei vano, o Macbetto, ma privo d’ardire:
E partirà?                                                                                             		 Io!
                                                     Se larva non sei tu, ch’io ti brandisca...                                                       		 Glamis, a mezz’opra vacilli, t’arresti,
                                                     Mi sfuggi... eppur ti veggo! A me precorri                                                       		 fanciul vanitoso, Caudore, tu se’.
Macbeth                                                                                                Lady
                                                     sul confuso cammin che nella mente
			     Domani.                                                                                        			 Dianzi udirti parvemi.
                                                     di seguir disegnava!... Orrenda imago!                                                           Macbeth
                                                     Solco sanguigno la tua lama irriga!...                                                             Vendetta! tuonarmi com’angeli d’ira,
Lady                                                                                                   Macbeth
                                                     Ma nulla esiste ancor... Solo il cruento                                                         		 udrò di Duncano le sante virtù.
Mai non ci rechi il sole un tal domani.                                                                		 Mentre io scendea?
                                                     mio pensier le dà forma, e come vera
                                                     mi presenta allo sguardo una chimera.                                                            Lady
Macbeth                                                                                                Lady
                                                     Sulla metà del mondo                                                                               (Quell’animo trema, combatte, delira...
Che parli?                                                                                             			                        Sì! Sì!
                                                     or morta è la natura: or l’assassino                                                             		 chi mai lo direbbe l’invitto che fu?)
                                                     come fantasma per l’ombre si striscia,
Lady                                                                                                   Macbeth                                          Il pugnal là riportate...
                                                     or consuman le streghe i lor misteri.
			          E non intendi?                                                                              Di’! nella stanza attigua                    		 Le sue guardie insanguinate...
                                                     Immobil terra! a’ passi miei sta’ muta...
                                                                                                       		 chi dorme?                                  		 Che l’accusa in lor ricada.
                                                     (Un tocco di squilla.)
Macbeth
                                                     È deciso... quel bronzo ecco m’invita!
Intendo, intendo!                                                                                      Lady                                           Macbeth
                                                     Non udirlo, Duncano! È squillo eterno
                                                                                                       			             Il regal figlio...             		 Io colà?... non posso entrar!

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Opera - Macbeth Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
Lady                                                 Qui m’attendete, o Banco.                        Tutti
  Dammi il ferro.                                    (Entra nella stanza del Re.)                       Schiudi, inferno, la bocca, ed inghiotti
(Strappa dalle mani di Macbeth il pugnale, ed                                                         		 nel tuo grembo l’intero creato;
entra nelle stanze del Re.)                                                                           		 sull’ignoto assassino esecrato
                                                     Scena diciassettesima                            		 le tue fiamme discendano, o Ciel.
                                                     Banco solo.                                        O gran Dio, che ne’ cuori penètri,
Scena quattordicesima                                                                                 		 tu ne assisti, in te solo fidiamo;
Macbeth solo.                                        Banco                                            		 da te lume, consiglio cerchiamo
Bussano forte alla porta del castello.               Oh qual orrenda notte!                           		 a squarciar delle tenebre il vel!
                                                     Per l’äer cieco lamentose voci,                    L’ira tua formidabile e pronta
Macbeth                                              voci s’udian di morte;                           		 colga l’empio, o fatal punitor;
			              Ogni rumore                         gemea cupo l’augel de’ tristi auguri,            		 e vi stampi sul volto l’impronta
		 mi spaventa!                                      e si sentì della terra il tremore...             		 che stampasti sul primo uccisor.
(Si guarda le mani.)
			              Oh questa mano!
		 Non potrebbe l’oceàno                             Scena diciottesima
		 queste mani a me lavar.                           Macduff e Banco.

                                                     Macduff
Scena quindicesima                                   Orrore! orrore! orrore!
Lady Macbeth, e il precedente.
                                                     Banco
Lady                                                 Che avvenne mai?
  Ve’! le mani ho lorde anch’io;
		 poco spruzzo, e monde son.                        Macduff
		 L’opra anch’essa andrà in oblio...                			                   Là dentro
(Battono di nuovo.)                                  contemplate voi stesso... io dir nol posso!...
                                                     (Banco entra nelle stanze del Re.)
Macbeth                                              Correte!... olà!... tutti accorrete! tutti!
		 Odi tu? raddoppia il suon!                        O delitto! o delitto! o tradimento!

Lady
  Vieni altrove! ogni sospetto                       Scena diciannovesima
		 rimoviam dall’uccisor;                            Macbeth, Lady Macbeth, Malcolm, Macduff,
  torna in te! fa’ cor, Macbetto!                    Banco, Dama di Lady, Servi.
		 Non ti vinca un vil timor.
                                                     Lady e Macbeth
Macbeth                                              Qual subito scompiglio!
  Deh, potessi il mio delitto
		 dalla mente cancellar!                            Banco
  Deh, sapessi, o Re trafitto,                       (Esce spaventato.)
		 l’alto sonno a te spezzar!                        			                       Oh noi perduti!
(Macbeth è trascinato via da Lady.)
                                                     Tutti
                                                     Che fu? parlate! che seguì di strano?
Scena sedicesima
Macduff e Banco.                                     Banco
                                                     È morto assassinato il Re Duncano!
Macduff                                              (Stupore universale.)
Di destarlo per tempo il Re m’impose;
e di già tarda è l’ora.

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Opera - Macbeth Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
ATTO SECONDO                                         Scena seconda                                    L’ora è presso!... or ci occultiamo,               		 seggio al suo grado eletto.
                                                     Lady sola.                                     		 nel silenzio lo aspettiamo.                       		 pago son io d’accogliere
Scena prima                                                                                         		 Trema, o Banco! – nel tuo fianco                  		 tali ospiti a banchetto.
Stanza nel castello. Macbeth pensoso, seguito        Lady                                           		 sta la punta del coltel!                            La mia consorte assidasi
da Lady Macbeth.                                       La luce langue... il faro spegnesi           (S’allontanano guardinghi.)                          		 nel trono a lei sortito,
                                                     		 ch’eterno scorre per gli ampi cieli!                                                             		 ma pria le piaccia un brindisi
Lady                                                 		 Notte desiata, provvida veli                                                                     		 sciogliere a vostr’onor.
Perché mi sfuggi, e fiso                             		 la man colpevole che ferirà.                Scena quarta
ti veggo ognora in un pensier profondo?                Nuovo delitto!! È necessario!...             Banco e Fleanzio.                                    Lady
Il fatto è irreparabile! Veraci                      		 Compier si debbe l’opra fatale.                                                                    Al tuo regale invito
parlar le malïarde, e re tu sei.                     		 Ai trapassati regnar non cale;              Banco                                                		 son pronta, o mio signor.
Il figlio di Duncan, per l’improvvisa                		 a loro un requiem, l’eternità.              Studia il passo, o mio figlio... usciam da queste
sua fuga in Inghilterra,                                                                            tenèbre... un senso ignoto                           Coro
                                                       O voluttà del soglio!
parricida fu detto, e vuoto il soglio                                                               nascer mi sento in petto                               E tu ne udrai rispondere
                                                     		 O scettro, alfin sei mio;
a te lasciò.                                                                                        pien di tristo presagio e di sospetto.               		 come ci detta il cor.
                                                     		 ogni mortal desìo
                                                     		 tace e s’acqueta in te.                       Come dal ciel precipita
Macbeth                                                                                                                                                  Lady
                                                       Cadrà fra poco esanime                       		 l’ombra più sempre oscura!
			       Ma le spirtali donne                                                                                                                             Si colmi il calice
                                                     		 chi fu predetto re.                         		 In notte ugual trafissero
Banco padre di regi han profetato...                                                                                                                     		 di vino eletto;
                                                     (Parte.)                                       		 Duncano il mio signor.
Dunque i suoi figli regneran? Duncano                                                                                                                    		 nasca il diletto,
                                                                                                      Mille affannose imagini
per costor sarà spento?                                                                                                                                  		 muoia il dolor.
                                                                                                    		 m’annunciano sventura,
                                                                                                                                                           Da noi s’involino
                                                     Scena terza                                    		 e il mio pensiero ingombrano
Lady                                                                                                                                                     		 gli odi e gli sdegni,
                                                     Parco. In lontananza il castello di Macbeth.   		 di larve e di terror.
			                       Egli e suo figlio                                                                                                              		 folleggi e regni
                                                                                                    (Si perdono nel parco.)
vivono è ver...                                                                                                                                          		 qui solo amor.
                                                     Sicari I.
                                                                                                    (Voce di Banco entro la scena.)                        Gustiamo il balsamo
                                                       Chi v’impose unirvi a noi?
Macbeth                                                                                             Ohimè!... Fuggi, mio figlio!... o tradimento!        		 d’ogni ferita,
			          Ma vita                                                                                (Fleanzio attraversa la scena inseguito da un        		 che nova vita
                                                     Sicari II.
immortale non hanno...                                                                              sicario.)                                            		 ridona al cor.
                                                     		 Fu Macbetto.
Lady                                                                                                                                                     Tutti
                                                     Sicari I.
			                      Ah sì, non l’hanno!                                                        Scena quinta                                         (Ripetono.)
                                                     			                Ed a che far?
                                                                                                    Magnifica sala. Mensa imbandita. Macbeth,              Cacciam le torbide
Macbeth                                                                                             Lady Macbeth, Macduff, Dama di Lady                  		 cure dal petto;
                                                     Sicari II.
Forz’è che scorra un altro sangue, o donna!                                                         Macbeth. Dame e Cavalieri.                           		 nasca il diletto,
                                                     		 Deggiam Banco trucidar.
                                                                                                                                                         		 muoia il dolor.
Lady                                                                                                Coro
                                                     Sicari I.
Dove? Quando?                                                                                        Salve, o Re!
                                                     		 Quando?... Dove?...
                                                                                                                                                         Scena sesta
Macbeth                                                                                             Macbeth                                              I precedenti. Un sicario si affaccia ad un uscio
                                                     Sicari II.
			               Al venir di questa notte.                                                         			          Voi pur salvète,                        laterale. Macbeth gli si fa presso.
                                                     			                      Insiem con voi.
                                                                                                    		 nobilissimi signori.
                                                     		 Con suo figlio ei qui verrà.
Lady                                                                                                                                                     Macbeth
Immoto sarai tu nel tuo disegno?                                                                    Coro                                                  Tu di sangue hai brutto il volto.
                                                     Sicari I.
                                                                                                    		 Salve, o donna!
                                                     		 Rimanete... or bene sta.
Macbeth                                                                                                                                                  Sicario
Banco! l’eternità t’apre il suo regno.                                                              Lady                                                 		 È di Banco.
                                                     Tutti
(Parte precipitoso.)                                                                                			               Ricevete
                                                       Sparve il sol... la notte or regni
                                                                                                    		 la mercé de’ vostri onori.                        Macbeth
                                                     		 scellerata – insanguinata.
                                                                                                                                                         			              Il vero ascolto?
                                                     		 Cieca notte, affretta e spegni
                                                                                                    Macbeth
                                                     		 ogni lume in terra e in ciel.
                                                                                                     Prenda ciascun l’orrevole

                                                14                                                                                                      15
Opera - Macbeth Giuseppe Verdi - Teatro Alighieri
Sicario                                                Lady                                                    Macbeth
		 Sì.                                                 			          Restate!... Gli è morbo fugace...          (Nel massimo terrore, allo spettro.)
                                                       (Piano a Macbeth.)                                        Va’, spirto d’abisso!... Spalanca una fossa,
Macbeth                                                		 E un uomo voi siete?                                 		 o terra, e l’ingoia... Fiammeggian quell’ossa!
			 Ma il figlio?                                                                                              		 Quel sangue fumante mi sbalza nel volto!
                                                       Macbeth                                                 		 Quel guardo a me volto – trafiggemi il cor!
Sicario                                                			                      Lo sono, ed audace
			                Ne sfuggì!                          		 s’io guardo tal cosa che al demone istesso           Tutti
                                                       		 porrebbe spavento... là... là... nol ravvisi?        		 Sventura! terrore!
Macbeth                                                (Allo spettro.)
		 Cielo!... e Banco?                                  		 Oh, poi che le chiome scrollar t’è concesso,         Macbeth
                                                       		 favella! il sepolcro può render gli uccisi?          			                    Quant’altri io pur oso!...
Sicario                                                (L’ombra sparisce.)                                     		 Diventa pur tigre, leon minaccioso...
			                  Egli morì.                                                                                		 M’abbranca... Macbetto tremar non vedrai,
(Macbeth fa cenno al sicario, che parte.)              Lady                                                    		 conoscer potrai – s’io provi timor...
                                                       (Piano a Macbeth.)                                      		 Ma fuggi!... deh fuggi fantasma tremendo!
                                                       		 Voi siete demente!                                   (L’ombra sparisce.)
Scena settima                                                                                                  		 La vita riprendo!
I precedenti, meno il sicario.                         Macbeth
                                                       			                        Quest’occhi l’han visto...   Lady
Lady                                                                                                           (Piano a Macbeth.)
  Chi ti scosta, o re mio sposo,                       Lady                                                    			                (Vergogna, signor!)
		 dalla gioia del banchetto?...                       (Forte.)
                                                       		 Sedete o mio sposo! Ogni ospite è tristo.            Macbeth
Macbeth                                                		 Svegliate la gioia!                                    Sangue a me quell’ombra chiede,
		 Banco falla! il valoroso                                                                                    		 e l’avrà, l’avrà, lo giuro!
		 chiuderebbe il serto eletto                         Macbeth                                                 		 Il velame del futuro
		 a quant’avvi di più degno                           			                     Ciascun mi perdoni:             		 alle streghe squarcierò.
		 nell’intero nostro regno.                           		 il brindisi lieto di nuovo risuoni,
                                                       		 né Banco obbliate, che lungi è tuttor.               Lady
Lady                                                                                                           (Piano a Macbeth.)
		 Venir disse, e ci mancò.                            Lady                                                      Spirto imbelle! il tuo spavento
                                                         Si colmi il calice                                    		 vane larve t’ha creato.
Macbeth                                                		 di vino eletto;                                      		 Il delitto è consumato;
		 In sua vece io sederò.                              		 nasca il diletto,                                    		 chi morì tornar non può.
(Macbeth va per sedere. Lo spettro di Banco,           		 muoia il dolor.
veduto solo da lui, ne occupa il posto.)                 Da noi s’involino                                     Macduff
  Di voi chi ciò fece?                                 		 gli odi e gli sdegni,                                (Fra sé.)
                                                       		 folleggi e regni                                       Biechi arcani!... s’abbandoni
Tutti                                                  		 qui solo amor.                                       		 questa terra: or ch’ella è retta
			                   Che parli?                         Gustiamo il balsamo                                   		 da una mano maledetta,
                                                       		 d’ogni ferita,                                       		 viver solo il reo vi può.
Macbeth                                                		 che nova vita
(Allo spettro.)                                        		 ridona al cor.                                       Tutti
			                              Non dirmi,                                                                      Biechi arcani! sgomentato
		 non dirmi ch’io fossi!... le ciocche cruente        Tutti                                                   		 da fantasmi egli ha parlato!
		 non scuotermi intorno...                              Vuotiam per l’ìnclito                                 		 Uno speco di ladroni
                                                       		 Banco i bicchieri!                                   		 questa terra diventò.
Tutti                                                  		 Fior de’ guerrieri,
(Sorgono.)                                             		 di Scozia onor.
			                        Macbetto è soffrente!       (Riappare lo spettro.)
		 Partiamo.

                                                  16                                                                                                               17
ATTO TERZO                                          		 rossi e ceruli,                                   Macbeth                                            Apparizione
                                                    		 rimescete!                                        Evocatele pur, se del futuro                       			             Sta’ d’animo forte:
Scena prima                                           Voi che mescere                                    mi possono chiarir l’enigma oscuro.                  glorïoso, invincibil sarai
Un’oscura caverna. Nel mezzo una caldaia che        		 ben sapete,                                                                                            fin che il bosco di Birna vedrai
bolle. Tuoni e lampi. Streghe.                      		 rimescete!                                        Streghe                                              ravviarsi, e venir contro te.
                                                    		 rimescete!                                          Dalle basse e dall’alte regioni                  (Sparisce.)
Streghe I.                                                                                                 spirti erranti, salite, scendete!
  Tre volte miagola la gatta in fregola.                                                                 (Scoppia un fulmine e sorge da terra un capo       Macbeth
                                                    Scena seconda                                        coperto d’elmo.)                                    Lieto augurio! Per magica possa
Streghe II.                                         Le streghe, Ecate, spiriti, demoni.                                                                      selva alcuna giammai non fu mossa.
		 Tre volte l’ùpupa lamenta ed ulula.                                                                   Macbeth                                             Or mi dite: salire al mio soglio
                                                    La scena si riempie di spiriti, diavoli, streghe,     Dimmi o spirto...                                  la progenie di Banco dovrà?...
Streghe III.                                        che danzano intorno alla caldaia. Appare Ecate,
  Tre volte l’istrice guaisce al vento.             la dea della notte e dei sortilegi. Tutti stanno     Streghe                                            Streghe
			                                                 religiosamente atteggiati, e quasi tremanti          			                  T’ha letto nel core;            Non cercarlo!
Tutte                                               contemplandola.                                        taci, e n’odi le voci segrete.
		 Questo è il momento.                             Ecate dice alle streghe che conosce l’opera                                                             Macbeth
                                                    loro e per qual scopo fu evocata; esamina tutto      Apparizione                                        			              Lo voglio! lo voglio!
  Su via! sollecite giriam la pentola,
                                                    attentamente, poi annunzia che re Macbetto            O Macbetto! Macbetto! Macbetto!                     o su di voi la mia spada cadrà!
		 mesciamvi in circolo possenti intingoli:
                                                    verrà ad interrogarle sul suo destino, e              Da Macduffo ti guarda prudente.                   (La caldaia cala sotterra.)
		 sirocchie, all’opera! l’acqua già fuma,
                                                    dovranno soddisfarlo. Se le visioni abbattessero                                                          La caldaia è sparita! perché?
			 crepita e spuma.
                                                    troppo i suoi sensi, evocheranno gli spiriti aerei   Macbeth                                            (Suono sotterraneo di cornamusa.)
                                                    per risvegliarlo e ridonargli vigore. Ma non deve      Tu m’afforzi l’accolto sospetto!                   Qual concento! Parlate! Che v’è?
Streghe I.
                                                    più differirsi la rovina che l’attende.                Solo un motto...
  Tu rospo venefico
                                                    Poiché le streghe hanno rispettosamente              (L’apparizione sparisce.)                          Streghe I.
		 che suggi l’aconito,
                                                    ricevuto i suoi ordini, Ecate scompare fra lampi                                                          Apparite!
		 tu vepre, tu radica
                                                    e tuoni.                                             Streghe
		 sbarbata al crepuscolo,
                                                    Tutti allora danzano intorno alla caldaia            			                 Richieste non vuole.           Streghe II.
		 va’, cuoci e gorgoglia
                                                    una ridda infernale, né si arrestano che               Ecco un altro di lui più possente.               			         Apparite!
		 nel vaso infernal.
                                                    all’appressarsi di Macbeth.                          (Tuono: apparisce un fanciullo insanguinato.)
                                                                                                           Taci, e n’odi le occulte parole.                 Streghe III.
Streghe II.
                                                                                                                                                            			                     Apparite!
  Tu lingua di vipera,
                                                    Scena terza                                          Apparizione
		 tu pelo di nottola,
                                                    Macbeth. Le precedenti.                                O Macbetto! Macbetto! Macbetto!                  Tutte
		 tu sangue di scimïa,
                                                                                                           Esser puoi sanguinario, feroce:                    Poi qual nebbia di nuovo sparite.
		 tu dente di botolo,
                                                    Macbeth                                                nessun nato di donna ti nuoce.                   (Otto Re passano l’uno dopo l’altro. Da ultimo
		 va’, bolli e t’avvoltola
                                                    (Sull’ingresso, parlando ad alcuno de’ suoi.)        (Sparisce.)                                        viene Banco con uno specchio in mano.)
		 nel brodo infernal.
                                                    Finché appelli, silenti m’attendete.
                                                    (Si avanza verso le Streghe.)                        Macbeth                                            Macbeth
Streghe III.
                                                    Che fate voi, misterïose donne?                        La tua vita, Macduffo, perdono...                (Al primo.)
  Tu dito d’un pargolo
                                                                                                         (Feroce.)                                            Fuggi, regal fantasima,
		 strozzato nel nascere,
                                                    Streghe                                                No!... morrai... sul regale mio petto            		 che Banco a me rammenti!
		 tu, labbro d’un Tartaro,
                                                    Un’opra senza nome.                                    doppio usbergo sarà la tua morte!                		 La tua corona è folgore,
		 tu cor d’un eretico,
                                                                                                         (Tuoni e lampi: sorge un fanciullo coronato che    		 gli occhi mi fai roventi!
		 va’dentro, e consolida
                                                    Macbeth                                              porta un arboscello.)                              (Al secondo.)
		 la polta infernal.
                                                    Per quest’opra infernale io vi scongiuro!              Ma che avvisa quel lampo, quel tuono?...           Via, spaventosa immagine,
                                                    Ch’io sappia il mio destin, se cielo e terra           Un fanciullo col serto dei Re!                   		 che il crin di bende hai cinto!
Tutte
                                                    dovessero innovar l’antica guerra.                                                                      (Agli altri.)
(Danzando intorno.)
                                                                                                         Streghe                                            		 Ed altri ancor ne sorgono?...
  Bolli. Bolli.
                                                    Streghe                                                Taci, ed odi.                                    		 Un terzo?... un quarto?... un quinto?
  E voi Spirti                                      Dalle incognite posse udir lo vuoi,                                                                       O mio terror!... dell’ultimo
		 negri e candidi,                                 cui ministre obbediam, oppur da noi?                                                                    		 splende uno specchio in mano,

                                               18                                                                                                          19
e nuovi Re s’attergano                              Macbeth                                      Lady
		 dentro al cristallo arcano...                       			     (Che?)                               Or riconosco il tuo coraggio antico!...
  È Banco!... ahi vista orribile!
		 Ridendo a me li addita?                             Lady                                         Macbeth e Lady
		 Muori, fatal progenie!...                           			                Vi trovo                    Ora di morte – e di vendetta,
(Trae la spada, s’avventa sugli spettri, poi           alfin; che fate?                             		 tuona, rimbomba – per l’orbe intero,
s’arresta.)                                                                                         		 come assordante – l’atro pensiero
		 Ah! che non hai tu vita!                            Macbeth                                      		 del cor le fibre – tutte intronò!
                                                       			            Ancora                          Ora di morte, – omai t’affretta!
Vivran costor?
                                                       le streghe interrogai...                     		 Incancellabile – il fato ha scritto:
(Alle Streghe.)
                                                                                                    		 l’impresa compiere – deve il delitto,
                                                       Lady                                         		 poiché col sangue – si inaugurò.
Streghe
                                                       E disser?
			            Vivranno.
                                                       Macbeth
Macbeth
                                                       			     Da Macduff ti guarda...
			                        Oh me perduto!
(Perde i sensi.)
                                                       Lady
                                                       			                               Segui...
Streghe
Ei svenne!... Aerei spirti,
                                                       Macbeth
ridonate la mente al Re svenuto!
                                                       Te non ucciderà nato da donna.

                                                       Lady
Scena quarta
                                                       Segui...
Scendono gli spirti e, mentre danzano intorno a
Macbeth, le Streghe cantano il seguente
                                                       Macbeth
                                                       			 Invitto sarai finché la selva
Coro
                                                       di Birna contro te non mova.
  Ondine e Silfidi
		 dall’ali candide,
                                                       Lady
		 su quella pallida
                                                       			                           Segui...
		 fronte spirate.
  Tessete in vortice
                                                       Macbeth
		 carole armoniche,
                                                       Ma pur di Banco apparvemi la stirpe...
		 e sensi ed anima
                                                       E regnerà!...
		 gli confortate.
(Spiriti e streghe spariscono.)
                                                       Lady
                                                       			         Menzogna!!!
                                                       Morte, sterminio sull’iniqua razza!
Scena quinta
Macbeth rinviene, poi Lady Macbeth,
                                                       Macbeth
annunciata da un araldo che parte.
                                                       Sì, morte! di Macduffo arda la rocca!
                                                       Ne peran moglie, prole...
Macbeth
Ove son io?... Svanirò!... O sia ne’ secoli
                                                       Lady
maledetta quest’ora in sempiterno!
                                                       Di Banco il figlio si rinvenga, e muoia.
Araldo
                                                       Macbeth
La Regina!
                                                       Tutto il sangue si sperda a noi nemico...

                                                  20                                                                                           21
ATTO QUARTO                                                Coro                                           recasi in man?                               Lady
                                                           		 La foresta di Birnamo.                                                                   			               I panni indossa
Scena prima                                                                                               Dama                                         		 della notte... or via, ti sbratta!...
Luogo deserto ai confini della Scozia e                    Malcolm                                        			            La lampada che sempre         		 Banco è spento, e dalla fossa
dell’Inghilterra. In distanza la foresta di Birnam.        		 Svelga ognuno, e porti un ramo              si tiene a canto al letto.                   		 chi morì non surse ancor.
Profughi scozzesi, uomini, donne, fanciulli.               		 che lo asconda, innanzi a sé.
Macduff in disparte addolorato.                            (A Macduff.)                                   Medico                                       Medico
                                                             Ti conforti la vendetta.                     			                     Oh come gli occhi     Questo ancor!
Coro                                                                                                      spalanca!
  Patria oppressa! il dolce nome                           Macduff                                                                                     Lady
		 no, di madre aver non puoi,                             		 Non l’avrò... di figli è privo!             Dama                                         			             A letto, a letto...
		 or che tutta a’ figli tuoi                                                                             			       E pur non vede.                    (S’avvia lentamente alle sue stanze.)
		 sei conversa in un avel!                                Malcolm                                                                                     		 Sfar non puoi la cosa fatta...
  D’orfanelli, e di piangenti                              		 Chi non odia il suol nativo                 Medico                                       		 Batte alcuno!... andiam, Macbetto,
		 chi lo sposo e chi la prole,                            		 prenda l’armi, e segua me.                  Perché terge la man?                         		 non t’accusi il tuo pallor.
		 al venir del nuovo sole                                 (Malcolm e Macduff impugnano le spade.)
		 s’alza un grido e fere il Ciel.                                                                        Dama                                         Dama e Medico
  A quel grido il Ciel risponde                            Tutti                                          			                   Lavarsi crede!         		 Ah di lei, pietà, Signor!
		 quasi voglia impietosito                                  La patria tradita                                                                         (Seguono Lady Macbeth inorriditi.)
		 propagar per l’infinito,                                		 piangendo ne invita!                        Lady
		 patria oppressa, il tuo dolor.                          		 Fratelli! gli oppressi                        Una macchia è qui tuttora...
  Suona a morto ognor la squilla,                          		 corriamo a salvar.                          		 Via, ti dico, o maledetta!...             Scena quinta
		 ma nessuno audace è tanto                                 Già l’ira divina                             		 Una... due... gli è questa l’ora!         Sala nel Castello. Macbeth, esce agitatissimo.
		 che pur doni un vano pianto                             		 sull’empio ruina;                           		 Tremi tu!... non osi entrar?
		 a chi soffre ed a chi muor.                             		 gli orribili eccessi                          Un guerrier così codardo?                  Macbeth
                                                           		 l’Eterno stancâr.                           		 Oh vergogna!... orsù t’affretta!...       Perfidi! All’Anglo contro me v’unite!
Macduff                                                                                                   		 Chi poteva in quel vegliardo              Le potenze presaghe han profetato:
O figli, o figli miei! da quel tiranno                                                                    		 tanto sangue immaginar?
                                                                                                                                                           “Esser puoi sanguinario, feroce;
tutti uccisi voi foste, e insiem con voi                   Scena terza
                                                                                                                                                           nessun nato di donna ti nuoce.”
la madre sventurata!... Ah, fra gli artigli                Scena nel castello di Macbeth come nell’atto   Medico
di quel tigre io lasciai la madre e i figli?               primo. Notte. Medico e Dama di Lady Macbeth.    Che parlò?...                               No, non temo di voi, né del fanciullo
                                                                                                                                                       che vi conduce! Raffermar sul trono
  Ah, la paterna mano
                                                           Medico                                         Lady                                         questo assalto mi debbe,
		 non vi fu scudo, o cari,
                                                           Vegliammo invan due notti.                     			          Di Fiffe il Sire                o sbalzarmi per sempre... Eppur la vita
		 dai perfidi sicari
                                                                                                          		 sposo e padre or or non era?              sento nelle mie fibre inaridita!
		 che a morte vi ferîr!
                                                           Dama                                           		 Che n’avvenne?... e mai pulire              Pietà, rispetto, onore,
  E me fuggiasco, occulto
                                                           In questa apparirà.                            		 queste mani io non saprò?...              		 conforto ai dì cadenti,
		 voi chiamavate invano
		 coll’ultimo singulto,                                                                                                                               		 non spargeran d’un fiore
                                                           Medico                                         Dama e Medico                                		 la tua canuta età.
		 coll’ultimo respir.
                                                           			                 Di che parlava              Oh terror!...                                 Né sul tuo regio sasso
  Trammi al tiranno in faccia,
                                                           nel sonno suo?                                                                              		 sperar soavi accenti:
		 Signore! e s’ei mi sfugge
                                                                                                          Lady                                         		 sol la bestemmia, ahi lasso!
		 possa a colui le braccia
                                                           Dama                                           			          Di sangue umano                 		 la nenia tua sarà.
		 del tuo perdono aprir.
                                                           			           Ridirlo                          		 sa qui sempre... Arabia intera
                                                           non debbo a uom che viva... Eccola!            		 rimondar sì picciol mano                  Grida interne
                                                                                                          		 co’ suoi balsami non può.                  Ella è morta!
Scena seconda
                                                                                                            Oimè!...
Al suono del tamburo entra Malcolm,
                                                           Scena quarta                                                                                Macbeth
conducendo molti soldati inglesi.
                                                           Lady Macbeth, e precedenti.                    Medico                                       			              Qual gemito?
                                                                                                          			         Geme?
Malcolm
                                                           Medico
 Dove siam? che bosco è quello?
                                                           			                                  Un lume

                                                      22                                                                                              23
Scena sesta                                             Scena nona                                       Bardi
Dama della Regina, e Macbeth.                           Macbeth incalzato da Macduff.                    (S’avanzano ed intuonano l’inno.)
                                                                                                           Macbeth, Macbeth ov’è?
Dama                                                    Macduff                                          		 Dov’è l’usurpator?...
			                            È morta                  Carnefice de’ figli miei, t’ho giunto.           		 D’un soffio il fulminò
 la Regina!...                                                                                           		 il Dio della vittoria.
                                                        Macbeth                                          (Poi volti a Macduff.)
Macbeth                                                 Fuggi; nato di donna                               Il prode eroe egli è
(Pensoso.)                                              uccidermi non può.                               		 che spense il traditor.
			            La vita!... che importa?...                                                               		 La patria, il Re salvò;
  È il racconto d’un povero idiota!                     Macduff                                          		 a lui onore e gloria!
  Vento e suono che nulla dinota!                       			                 Nato non sono:
(La Dama parte.)                                        strappato fui dal sen materno.                   Soldati
                                                                                                           Il prode eroe egli è
                                                        Macbeth                                          		 che spense il traditor;
Scena settima                                           (Spaventato.)                                    		 la patria, il Re salvò;
Coro di guerrieri e Macbeth.                            			                           Cielo!             		 a lui onore e gloria!
                                                        (Brandiscono le spade e, disperatamente
Coro                                                    battendosi, escono di vista.)                    Donne
 Sire! ah Sire!                                                                                            Salgano grazie a te,
                                                                                                         		 gran Dio vendicator;
Macbeth                                                 Scena decima                                     		 a chi ne liberò
			              Che fu?... quali nuove?                Entrano donne scozzesi. La battaglia continua.   		 inni cantiam di gloria.

Coro                                                    Donne                                            Malcolm
 La foresta di Birna si muove!                          Infausto giorno!...                                Confida, o Scozia, in me!
                                                        Preghiam pei figli nostri!...                    		 Fu spento l’oppressor;
Macbeth                                                 Cessa il fragor!                                 		 la gioia eternerò
(Attonito.)                                                                                              		 tra noi di tal vittoria!
  M’hai deluso, presago infernale!...                   Voci interne
  Qui l’usbergo, la spada, il pugnale!                  			              Vittoria!...                    Macduff
  Prodi, all’armi! La morte o la gloria.                                                                   S’affidi ognun al Re
                                                        Donne                                            		 ridato al nostro amor!
Coro                                                    (Con gioia.)                                     		 L’aurora che spuntò
  Dunque all’armi! sì, morte o vittoria.                Vittoria!...                                     		 vi darà pace e gloria!
(Escono tutti correndo.)

                                                        Scena ultima
Scena ottava                                            Malcom seguito da soldati inglesi. Macduff con
Pianura circondata da alture e boscaglie. Il            altri soldati, bardi e popolo.
fondo della scena è occupato da soldati inglesi,
i quali lentamente si avanzano, portando                Malcolm
ciascheduno una fronda innanzi a sé. Malcolm,           			       Ove s’è fitto
Macduff e soldati.                                      l’usurpator?

Macduff                                                 Macduff
  Via le fronde, e mano all’armi,                       			            Colà da me trafitto.
  mi seguite!
(Malcolm, Macduff e soldati partono.)                   Tutti
			           All’armi! all’armi!                       (Piegando un ginocchio a terra.)
(Di dentro odesi il fragore della battaglia.)           Salve, o Re!

                                                   24                                                                                        25
Il soggetto

     Atto primo
     Macbeth e Banco, reduci da una vittoriosa battaglia, incontrano un drappello di Streghe,
     che accolgono Macbeth con un triplice saluto: sire di Glamis, sire di Caudor, re di Scozia.
     Egli è effettivamente sire di Glamis, ma gli altri due titoli non gli appartengono. Banco
     chiede che anche a lui venga predetto il futuro: egli sarà genitore di re. Quando le
     Streghe si allontanano, giungono messaggeri di Duncano ad annunciare a Macbeth che
     è stato nominato sire di Caudor. Il vaticinio realizzato getta Macbeth in un profondo
     turbamento, mentre Banco lo osserva con sospetto. Nel castello, Lady Macbeth legge la
     lettera del marito con il racconto del vaticinio: lei intuisce il segreto desiderio di lui, ma
     sa che la strada per realizzarlo è molto ardua, e teme che egli si lasci prendere dal timore.
     Quando un Servo annuncia l’arrivo di Duncano, Lady non ha più dubbi sulle decisioni
     da prendere, e cerca di stimolare il marito sopraggiunto. Entra nel castello il corteo del
     re, poi tutti si ritirano per la notte; poco dopo Macbeth, pur in preda a laceranti dubbi,
     entra nelle stanze dove riposa il re. Giunge Lady Macbeth, che vede rientrare il marito con
     in mano un pugnale intriso di sangue; egli è terrorizzato, ed è la donna a dover rientrare
     nella stanza per lasciarvi il pugnale e insanguinare i servi affinché siano essi considerati
     colpevoli. Si sente bussare alla porta, Lady Macbeth trascina via il marito; entrano Banco e
     Macduff: quest’ultimo, incaricato di svegliare il re, entra nella stanza. Mentre Banco ha la
     sensazione di un’imminente tragedia, Macduff esce stravolto dalla stanza, annunciando
     il terribile delitto. Alle sue grida accorrono tutti, stupefatti e increduli.

     Atto secondo
     In una stanza del castello, Macbeth esprime la propria angoscia alla moglie: ha raggiunto
     il soglio regale, ma la predizione delle Streghe impone un nuovo e duplice delitto,
     Banco e suo figlio. Macbeth è ormai deciso ad agire, mentre la moglie, rimasta sola, pur
     nell’oscuro timore che comincia a possederla, ribadisce l’orgoglio del potere. Intanto i
     Sicari, di notte, tendono un’imboscata a Banco e l’uccidono, ma suo figlio Fleanzio riesce
     a fuggire. Un Sicario ne informa Macbeth mentre è in corso un magnifico banchetto; egli
     è turbato, ma siede alla mensa e, poco dopo, rimane improvvisamente atterrito nel vedere
     seduto alla mensa anche lo spettro di Banco. La moglie, di fronte ai commensali stupiti,
     cerca di calmarlo e, invano, propone un nuovo brindisi.

26                                                27
Atto terzo
In un’oscura caverna, dove le Streghe si aggirano intorno a una caldaia che bolle, giunge
Ecate, accompagnata da Diavoli e Spiriti, e annuncia che la rovina di Macbeth non può
più essere differita. Al termine di una ridda infernale, entra Macbeth, che chiede alle
Streghe di svelargli il futuro. Da terra sorge un capo coperto da un elmo, e una voce lo
invita a diffidare di Macduff; appare poi un fanciullo insanguinato, e una voce gli dice
che nessun nato di donna potrà nuocergli; infine appare un fanciullo con una corona, e
di nuovo una voce gli assicura il regno fino a che non vedrà il bosco di Birnam venirgli
incontro. Ora Macbeth vuole sapere se la stirpe di Banco regnerà, ma la caldaia scompare
improvvisamente e appaiono otto figure di re, l’ultimo è Banco con uno specchio in
mano. Macbeth tenta di assalirli, ma cade a terra svenuto, mentre gli Spiriti danzano
intorno a lui. Quando Spiriti e Streghe si sono allontanati, giunge Lady Macbeth e i due si
fanno animo: per conservare il regno basterà uccidere Macduff e il figlio di Banco.

Atto quarto
Al confine fra Scozia e Inghilterra, presso il bosco di Birnam, profughi scozzesi piangono

                                                                                                 Macbeth: il bene non ha voce
il tragico destino della patria oppressa da un re sanguinario; a sua volta Macduff, in
lacrime per la morte della moglie e dei figli assassinati dai sicari di Macbeth, è pronto alla
vendetta. Giunge Malcolm con molti soldati inglesi e dà ordine che ciascun combattente
                                                                                                 di Susanna Venturi
prenda un ramo e con esso si nasconda alla vista; poi, impugnando la spada, si appresta
al combattimento. Nel frattempo, nel castello durante la notte, un Medico e una Dama
                                                                                                    Andare oltre, e parlare di adeguamento dell’uno all’altro, è uno pseudo problema critico: anche e soprattutto
osservano con occhi pietosi il delirio di Lady Macbeth che, in preda al sonnambulismo,              perché non possediamo tutti i dati che potrebbero dare al problema l’equilibrio che gli manca e gli mancherà
è ossessionata dalla vista di macchie di sangue sulle mani. In un’altra stanza, Macbeth             sempre: i dati, cioè, che dovrebbero riferirsi agli sforzi di Shakespeare per adeguarsi a Verdi. E questo non è
si appresta al combattimento e, pur essendo certo della vittoria, sente la tristezza di una         uno pseudo problema, perché Shakespeare, com’è chiarissimo, Verdi lo aveva preveduto al millimetro. Tanto
vita che non ha conosciuto né pietà né amore. Quasi con indifferenza apprende della                 che, poi, avvenne.
morte della moglie, e subito dopo i suoi uomini lo informano che il bosco di Birnam                 (Gabriele Baldini) 1
si sta muovendo. Il presagio delle Streghe è stato dunque ingannevole, ma egli non si
lascia intimorire ed esce correndo, pronto a combattere. Intanto, Malcolm dà ordine ai           “Mal per me che m’affidai / ne’ presagi dell’inferno!… / Tutto il sangue ch’io versai! /
soldati inglesi, che avanzano portando ciascuno un ramo d’albero, di attaccare, e poco           grida in faccia dell’Eterno!… / Sulla fronte… maledetta… / sfolgorò… la sua vendetta!
dopo si scontrano Macbeth e Macduff: quest’ultimo gli rivela di essere stato strappato dal       / Muojo… al Cielo… al mondo in ira. / Vil corona!… e sol per te!” Nella prima edizione,
ventre della madre morta, quindi di non essere nato da donna. Dunque, anche il secondo           quella fiorentina del 1847, queste sono le parole che accompagnano la morte di Macbetto,
vaticinio è ingannevole e i due si allontanano combattendo. La battaglia infuria, si odono       il suo congedo: una sorta di riflessione, titanica e rabbiosa sintesi di un’esistenza
poi grida di vittoria ed entra Malcolm seguito da Macduff e dai soldati: Macbeth è stato         segnata dall’ambizione e dal sangue, ultimo rimorso consumato in solitudine. Il cerchio
ucciso da Macduff e tutti i presenti ringraziano il cielo, inneggiando al nuovo re Malcom.       si chiude, e si ricompone l’equilibrio sulla bilancia della giustizia che Dio impone
                                                                                                 agli uomini. È la fine, la “giusta punizione” che Macbeth attendeva, e temeva, fin da
                                                                                                 subito: insita già nell’iniziale predizione delle streghe, nel primo brivido che lo aveva
                                                                                                 attraversato (“ma perché sento rizzarmi il crine?”) e trascinato al delitto. Ai delitti, uno
                                                                                                 dopo l’altro: perché il sangue si nutre di sangue e l’orrore cresce su se stesso cancellando
                                                                                                 ogni possibilità di riscatto e ravvedimento. L’inferno si sceglie in vita e Macbeth ne ha già
                                                                                                 percorso i sentieri più bui, la morte è solo l’ultimo, necessario passo verso le viscere di una
                                                                                                 sofferenza eterna. Non c’è niente di liberatorio in questa morte, solo cupa rassegnazione
                                                                                                 e rabbia: “vil corona… e sol per te!”
                                                                                                 Per la corona, il trono, il potere… Tragedia dell’ambizione: è la sbrigativa, quanto
                                                                                                 sommaria e come tale insufficiente, definizione utilizzata per riassumere il senso del
                                                                                                 dramma shakespeariano. Certo, la sete di potere è il nucleo centrale del Macbeth e forse
                                                                                                 nessun’altra opera ha mai indagato con altrettanta forza e intensità l’ambizione umana
                                                                                                 nelle sue diverse fasi e manifestazioni: dal primo insinuarsi nell’animo del protagonista
                                                                                                 al graduale sviluppo che spinge l’azione omicida, fino all’ossessione che conduce alla

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si sono analizzati i titoli verdiani che direttamente mettono in musica soggetti del catalogo
                                                                                               di Shakespeare (come appunto Macbeth, poi Otello e Falstaff) e si è tentato di interpretare
                                                                                               anche ciò che rimase allo stato di intenzione (pensiamo al Re Lear). Nell’attingere ai
                                                                                               drammi del grande inglese, Verdi aderisce perfettamente all’attenzione reverenziale e
                                                                                               all’amore incondizionato che tutta la cultura romantica riserva ad essi: ancora sul finire
                                                                                               del Settecento, nonostante fossero non del tutto rare le “riduzioni operistiche” dei testi
                                                                                               shakespeariani, quel teatro appariva come difficile da percepire nella sua violenta crudezza,
                                                                                               nell’ambiguità esplosiva dei suoi personaggi, nello scavo impietoso delle passioni umane,
                                                                                               ma è poi su quegli stessi caratteri che si fonda la sua fortuna ottocentesca (che ancora,
                                                                                               inesauribile, dura), e sulla sua rivoluzionaria sostituzione del verosimile con il vero. Un
                                                                                               elemento quest’ultimo individuato ben presto come lo strumento per uscire dalle pastoie
                                                                                               tardo classicistiche in cui versava il melodramma se già nel 1774 Ranieri de’ Calzabigi – e
                                                                                               non deve stupire tale intuizione sulla penna del letterato già protagonista della famosa
                                                                                               “riforma” di metà Settecento al fianco di Gluck – a proposito di Shakespeare ebbe a scrivere:
                                                                                               “Non si curò egli di abbelir la natura; la mostrò tale qual era al tempo suo, rozza, feroce,
                                                                                               selvaggia”. Certo, la piena accettazione ancora non è raggiunta, ma è tutta già racchiusa in
                                                                                               quella “natura selvaggia” quindi misteriosa e contradditoria, come l’intima, inesplicabile
                                                                                               essenza dell’animo umano.
                                                                                               L’uomo, come sempre, è al centro degli interessi di Verdi che proprio con quest’opera,
                                                                                               misurandosi con la natura dei suoi protagonisti, epicamente grandi quanto
                                                                                               profondamente umani, intraprende una sorta di rinnovamento del linguaggio e delle
                                                                                               strutture melodrammatiche: ad un livello di sperimentazione che, tenendo conto del
                                                                                               diverso grado di maturità artistica, sarà superato solo molti anni dopo, e non a caso alle
                                                                                               prese con un altro soggetto shakespeariano, l’Otello. È la stanchezza che gli viene dagli
                                                                                               “anni di galera”, dal forsennato comporre seguendo criteri drammaturgici e forme
follia. E questo sentimento non attraversa solo Macbeth e, naturalmente, la Lady; anche        oramai trite, a spingerlo prima ad un lungo riposo, sei mesi prescrittigli dal medico – e
Banco ne è solleticato, appena un soffio ma non meno inquietante – in fin dei conti è          rispettati “con lo stesso scrupolo puntiglioso con cui faceva fronte ai più molesti impegni
lì a dimostrare come nessuno ne sia del tutto esente. Ma l’ambizione è vista nel suo           di lavoro” sottolinea Mila; poi ad affondare con entusiasmo le mani in un testo che gli
intrecciarsi con la solitudine, la paura, il senso di colpa, l’angoscia, l’illusione, con le   consente, appunto, di gettare nuova luce sulle possibilità espressive del teatro d’opera.
tante facce della vita stessa: che non può ridursi a un ordinato schedario di passioni e       “Questa tragedia è una delle più grandi creazioni umane!… Se noi non possiamo fare
situazioni. Soprattutto se a darcene conto è Shakespeare.                                      una gran cosa cerchiamo di fare una cosa almeno fuori del comune”: scrive a Piave in
Per la corona, il trono, il potere… per amore anche. Sì, perché non si dà Macbeth senza        una delle tante, e spesso sferzanti, lettere che segnano il faticoso lavoro del librettista
la sua Lady, perché lei, pur incisa da Shakespeare come poi da Verdi con il fuoco di un        continuamente richiamato a una concisione (“brevità e sublimità” ed ancora “poche
carattere di straordinaria forza, dotata di una personalità inequivocabilmente propria,        parole… poche parole ma significanti” gli intima Verdi) che proprio sembra non essere
è parte di lui. Come moglie (di lei non ci è fornito che il nome coniugale) gli entra nella    nelle sue corde tanto che, in seguito anche alle modifiche fatte apportare ad Andrea
carne e nell’anima: lo conquista e sembra tenerlo in pugno (sì, sembra, nonostante la          Maffei, il libretto venne pubblicato anonimo.
generale tendenza, sottilmente misogina, che la vuole in qualche modo “più cattiva” di         Dunque, “una cosa almeno fuori del comune”: non più semplice colore musicale a
lui). Ma non lo spinge a fare niente che già non sia nelle sue intenzioni: lei lo conosce      dipingere le azioni in scena, e cantabili effusioni liriche ad esaltare i personaggi nelle
più di ogni altro, sa interpretarne ogni gesto, ogni piega del volto e della voce, sa dare     situazioni culminanti, piuttosto una più unitaria concezione drammatica che si realizzi
consistenza e forma agli inconfessabili desideri di lui. Agisce attraverso il marito come      nell’adesione della musica al divenire del testo, alla parola intesa come mezzo attraverso
egli si serve di lei per agire le proprie scelte, in una reciprocità e complicità d’intenti    cui si esprime la cangiante tensione del dramma (non è ancora “parola scenica” ma è la via
impossibile al di fuori di una profonda intimità amorosa, che come tale non può che            che porterà ad essa). Intenzioni ben riassunte in un’altra lettera del compositore, questa
definirsi come la somma di pulsioni e atteggiamenti che vanno dall’estasi alla paura, dal      volta indirizzata al soprano Barbieri-Nini scritturata per la prima al Teatro della Pergola
pieno appagamento all’angoscia della perdita.                                                  di Firenze:
È questa complessità, questo intrico di sensi e contraddittori sentimenti che definisce il
profilo e la natura profondamente umana dei personaggi, ad attrarre Verdi. Molto si è             il soggetto è preso da una delle più grandi tragedie che vanti il teatro ed io ho cercato di farne
scritto del rapporto tra la drammaturgia shakespeariana e la visione operistica del nostro:       estrarre tutte le posizioni con fedeltà, di farlo verseggiare bene e di farne un tessuto nuovo e

                                             30                                                                                                  31
di fare della musica attaccata, il più che poteva, alla parola ed alla posizione; ed io desidero
        che questa mia idea la comprendano bene gli artisti, in somma desidero che gli artisti servano
        meglio il poeta che il maestro.

     E la stessa idea è ribadita nelle lettere al baritono Varesi, voluto fortemente da Verdi
     quale primo Macbeth per l’intelligenza interpretativa e l’abilità nel declamato (“Io non
     cesserò mai di raccomandarti di studiare bene la posizione, e le parole; la musica viene da
     sé”), e illustrata con una serie di dettagliate istruzioni su come affrontare i diversi passi
     dell’opera.
     Questa nuova e “progressista” concezione verdiana risulta naturalmente con maggiore
     evidenza e finitezza nel Macbeth cosiddetto “riformato” che Verdi rielaborò nel 1865
     per il Théâtre Lyrique di Parigi (che poi è anche la versione che da allora si è imposta
     in repertorio). Citatissime sono le righe in cui il compositore si lagna di come, nel
     riprendere in mano l’opera per aggiungervi i balli, indispensabili sulle scene francesi,
     sia stato “colpito da cose che – scrive – non avrei voluto trovare”. Tanto da dover rifare
     brani importanti, come tra gli altri l’aria di Lady Macbeth dell’Atto i, il coro degli esuli in
     apertura dell’Atto iv e il Finale, e ritoccare in più punti la partitura il cui carattere rimane
     comunque quello già con chiarezza delineato nella versione del ’47. E infatti a quella
     prima stesura risalgono le pagine in cui meglio emerge lo spessore drammatico della
     parola, e Verdi ne è pienamente consapevole:

        Avvertite – scrive al Cammarano per la ripresa napoletana del ’48 – che i pezzi principali
        dell’Opera sono due: il Duetto fra Lady, ed il marito ed il Sonna[m]bulismo; Se questi pezzi si
        perdono l’opera è a terra: e questi pezzi non si debbono assolutamente cantare:
        bisogna agirli, e declamarli con una voce ben cupa e velata: senza di ciò non vi può essere effetto.
        (L’orchestra colle sordine.)

     Ma se, a proposito del tentativo di recuperare la naturale e irregolare inflessione del
     parlato a discapito della tradizionale levigatezza del belcanto, Mila ha addirittura
     azzardato la definizione di Sprechgesang, la cura quasi ossessiva che Verdi ripose nella
     predisposizione dell’allestimento scenico è stata considerata – dallo stesso Mila
     con intuizione poi ampiamente condivisa – come l’affacciarsi del Gesamtkunstwerk,
     l’opera d’arte totale.2 Il che non lascia dubbi sul carattere “avveniristico” del Macbeth.
     Effettivamente, nello scorrere il copiosissimo carteggio con i diversi interlocutori (il
     librettista in primo luogo, poi l’impresario Lanari, l’editore Ricordi, i cantanti Barbieri-
     Nini e Varesi, senza trascurare le informazioni che ci vengono dagli assidui resoconti
     che il collaboratore del maestro, Muzio, indirizza a Barezzi) che accompagna la stesura
     dell’opera, quasi sorprende l’insistenza con cui Verdi pretende di controllare, oltre
     ai gesti e la vocalità dei cantanti, ogni più minuto dettaglio della messa in scena. Già
     dalle primissime fasi di lavorazione mette in guardia Lanari sul fatto che: “le cose da
     curare molto in quest’opera sono: Coro e Machinismo”. Per un’apparato anche visivo
     strettamente funzionale all’espressione dinamica del dramma che in alcuni punti è
     definito con pignoleria quasi viscontiana. Solo alcuni esempi: considerata l’epoca storica,
     “nel vestiario non ci deve essere né seta, né velluto”; eppoi “[i figurini] saran fatti bene:
     perché ho mandato a prenderne diversi a Londra, ho fatto consultare da letterati di
     primissimo ordine l’epoca e i costumi”. Ancora, nel secondo atto:

        l’ombra di Banco deve sortire da sotterra: dovrà essere l’attore istesso che rappresentava Banco

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del protagonista, e quindi ai misfatti che in nome di essa sarà portato a compiere, è
                                                                                                              tutto racchiuso nella profezia pronunciata dalle Streghe in apertura d’opera. Entità
                                                                                                              soprannaturali, emissari del diavolo o, se vogliamo, più modeste fattucchiere di
                                                                                                              campagna: è attraverso la loro presenza che si esprime – al di là della sperimentazione
                                                                                                              drammatica e musicale cui già si è accennato – l’altra straordinaria novità del Macbeth, il
                                                                                                              carattere magico e fantastico. Che Verdi non tratta, non può trattare, come mero elemento
                                                                                                              coloristico: “Abbiate per massima che i rôles di quest’opera sono tre, e non possono che
                                                                                                              essere tre: Lady Macbeth, Macbeth, il Coro delle Streghe” scrive all’Escudier in vista della
                                                                                                              rappresentazione parigina (e mai come in quest’opera il ricorso alle parole dello stesso
                                                                                                              Verdi si rivela necessario ad illuminarne fino in fondo gli intenti).3
                                                                                                              Dunque, le Streghe sono innalzate al rango di vero e proprio personaggio.
                                                                                                              Soprannaturale sì, ma dotato di concretezza fisica, di sanguigna materialità – un po’
                                                                                                              come i fantasmi degli otto re, pretesi “in carne ed ossa”. Troppo immischiate nelle
                                                                                                              umane passioni per assumere la trasparenza eterea di divinità del male. Maligne lo
                                                                                                              sono, è vero, ma la cupezza che sanno sprigionare nella strisciante staticità della fatale
                                                                                                              sentenza lanciata su Macbeth, si sbriciola nell’allegria della chiacchiera, nella sguaiata
                                                                                                              fisicità della danza: le “sorelle vagabonde” hanno gusti e movenze da zingare – del resto,
                                                                                                              nell’immaginario popolare, tra le arti delle zingare figura anche quella di leggere il
                                                                                                              destino.
                                                                                                              Ma quale è il destino che le maliarde leggono nel futuro del protagonista (e in quello,
                                                                                                              non dimentichiamolo, di Banco che, per la cronaca storica di Holinshed che fu alla base
                                                                                                              del testo di Shakespeare, prima di entrare in conflitto con Macbeth fu suo complice nel
                                                                                                              regicidio)?
                                                                                                              E quanta parte ha il destino nell’atroce vicenda che va a compiersi?
                                                                                                              Il destino: è lungo il filo di questo concetto che scopriamo ciò che più strettamente lega
   nell’Atto i, dovrà avere un velo cenerino ma assai rado e fino che appena appena si veda, e Banco          Verdi a Shakespeare. Non c’è alcun destino a determinare il futuro degli uomini al di
   dovrà avere i capelli rabbuffati e diverse ferite nel collo visibili. Tu[tte] queste nozioni io le ho da   fuori degli uomini stessi, questa è la modernità dei personaggi creati dal drammaturgo
   Londra ove si rappresenta continuamente questa Tragedia da 200 anni e più.                                 elisabettiano: Macbeth è artefice del proprio destino, egli è libero di scegliere e se sceglie
                                                                                                              il male ciò non avviene per una causa che risiede fuori o sopra di lui – come avveniva per
Mentre per le apparizioni del terzo atto Verdi si lascia affascinare dall’idea di impiegare                   il Fato nella tragedia greca. Le streghe, che possono solleticare le sue ambizioni senza
la fantasmagoria, una sorta di lanterna magica in grado di proiettare immagini –                              però determinarle, rappresentano piuttosto la proiezione fisica del suo “lato oscuro”, del
un’attrezzatura che poi non sarà utilizzata per il divieto di lasciare completamente al                       male che, inevitabilmente, alberga in ogni uomo. E lo stesso è per Verdi: macché streghe
buio la sala, condizione indispensabile per sortire l’effetto voluto. A ribadire poi quanto                   o predestinazione, Macbetto e la Lady nella loro sciagurata grandezza sono vittime di
importante sia per Verdi il diretto riferimento alla fonte shakespeariana, quindi alla                        se stessi, mentre l’elemento fantastico è ricondotto nel romantico alveo delle “credenze
tradizione scenica inglese, quando l’opera viene ripresa a Napoli egli si premura di                          contemporanee” e delle “popolaresche tradizioni”, mai disgiunte quindi dall’uomo.
chiarire anche come deve essere realizzata la processione degli otto re:                                      In questo modo il compositore dà prova di straordinaria indipendenza culturale – e
                                                                                                              lo sottolinea bene Francesco Degrada – distaccandosi dall’interpretazione del Macbeth
   le apparizioni dei re (io l’ho visto a Londra) si devono fare dietro un foro nella scena, con avanti       shakespeariano elaborata dagli intellettuali nei primi decenni dell’Ottocento (i vari
   un velo non spesso cenerino. I re devono essere non fantocci ma otto uomini in carne ed ossa: il
                                                                                                              Nicolini, Maffei, Giusti), che vedevano nell’intervento soprannaturale delle streghe,
   piano su cui devono passare deve essere come una montagnuola, e che si veda ben distintamente
   montare e scendere. La scena dovrà essere perfettamente scura specialmente quando la caldaja
                                                                                                              ministre infernali, l’artificio necessario a stemperare l’atrocità della tragedia e quindi
   sparisce e soltanto chiaro ove passano i re.
                                                                                                              a tranquillizzare lo spettatore riguardo alle potenzialità negative della specie umana.
                                                                                                              Opponendo “una resistenza, squisitamente cattolica, ad accettare l’aspetto inquietante
Quella “caldaja”, che ribolle di rospi, lingue di vipera, sangue di scimmia, dita di                          e propriamente religioso […] del confronto straziato ma sempre lucidissimo del
pargolo… di repellente “brodo infernal”, prima di sprofondare nel terreno mentre si                           protagonista con la propria coscienza, dal momento dell’esaltazione illusoria a quello
prepara l’ultima terribile profetica visione per Macbetto, ci conduce all’elemento che                        della certezza tragica della disfatta”.4 Verdi, invece, non indietreggia di fronte alla
induceva Verdi a scrivere: “il sogetto non è né politico, né religioso, è fantastico”. Perché                 coscienza di Macbetto.
ciò che apparentemente muove l’azione, il primo impulso alla scellerata ambizione                             La sua lettura è, in realtà, direttamente influenzata dall’interpretazione di Schlegel – che
                                                                                                              era posta quale appendice alla traduzione del Macbeth elaborata da Carlo Rusconi, quella

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