LA SCALA - Franco Zeffirelli, Marco Gandini, Marina Rebeka, Frédéric Chaslin, Luisa Spinatelli, Mirella Freni, Andrea Amato
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LA SCALA 03/23 Rivista del Teatro Franco Zeffirelli, Marco Gandini, Marina Rebeka, Frédéric Chaslin, Luisa Spinatelli, Mirella Freni, Andrea Amato
SE LA SCALA È SOLD OUT Marzo alla Scala è il mese di Franco Zeffirelli. Le cele- miglioramento rispetto alla situazione fino al 2019, sia brazioni del centenario riportano in palcoscenico il suo sui titoli più popolari sia su proposte nuove come il allestimento de La bohème che compie sessant’anni e due- Barocco, o per esempio, The Tempest. Sarà allora giu- cento rappresentazioni in sede, e che il 14 marzo sarà in stificato per la Scala, come per il mondo dell’opera nel diretta su LaScalaTv, mentre al Museo Teatrale prosegue suo complesso, guardare a se stessa sulla base dei dati la mostra “Zeffirelli alla Scala” curata da Vittoria Crespi piuttosto che delle idées reçues, talvolta riprese anche Morbio e Arte prepara uno speciale sulla produzione. in un dibattito prodigo di ricette per “salvare la lirica”. La bohème zeffirelliana è stata la “casa” di generazioni di L’opera e il balletto sono generi di grande complessità artisti che l’hanno abitata rinnovandola e riflettendosi produttiva che, come tutti, devono affrontare le sfide in essa. Ce lo spiega con intelligenza e passione il regista di un panorama di crisi internazionale, costi energetici Marco Gandini che, intervistato da Mattia Palma, rac- e incertezza sui contributi, ma continuano a essere un conta anche di un incontro tra Zeffirelli e Graham Vick. riferimento culturale fondamentale e un polo di coe- L’approfondimento su La bohème prosegue con un’inter- sione sociale sentito da tutti, incluso chi non ci va. I vista di Alessandro Tommasi alla protagonista Marina temi ricorrenti nel discorso sui teatri sono tre: la man- Rebeka, una retrospettiva firmata da Luca Chierici, un canza di pubblico, la situazione finanziaria e l’età media tuffo negli Archivi con Andrea Vitalini e un omaggio a degli spettatori. Restando alla Scala, confrontiamoli Mirella Freni di Lisa La Pietra, che dà spiegazione ed con i fatti: la sala è piena e nel caso del balletto si sono evidenza scientifica al miracolo di omogeneità vocale addirittura aumentate le rappresentazioni, il bilancio che conosciamo. Il secondo titolo operistico del mese è è sempre in pareggio dal 2005 e il Teatro, grazie alla Les contes d’Hoffmann: Valentina Crosetto ha intervistato fedeltà del suo pubblico e alla generosità dei contributi Frédéric Chaslin, che è molto più di un direttore d’or- privati, si sostiene per due terzi con mezzi propri; inol- chestra. Studioso, compositore egli stesso, Chaslin mette tre da una recente ricerca solo un terzo del pubblico in dubbio i risultati dell’edizione critica corrente con ha più di 55 anni. È il risultato di una politica di lungo un’analisi minuziosa che unisce documentazione storica corso, iniziata nell’era Grassi dal Servizio Promozione e competenza musicale. Il dibattito su questa partitura Culturale del Commendator Severgnini, proseguita con soggiogante dalla storia tormentata è aperto. Altrettanto il progetto ‘Under30’ di Stéphane Lissner e gli spettacoli complessa la vicenda compositiva del byroniano Corsaire per bambini di Alexander Pereira e rimessa a sistema che torna alla Scala con il suo carico di prodezze virtuo- oggi con iniziative come ‘Un palco in famiglia’ e il sistiche e narrazioni avventurose nella coreografia di progetto ‘Under35’ e rilanciata dalle nuove prospettive Manuel Legris: Elisabetta Tizzoni ne ha parlato con la aperte da LaScalaTv. Significativamente, tra gli eventi scenografa Luisa Spinatelli. Le rubriche comprendono del mese di marzo ci sarà anche la presentazione di una un omaggio a Piero Tosi, il principe dei costumisti cui nuova opera su Anna Achmatova, commissionata dal si deve anche la Bohème zeffirelliana, un’incursione di Teatro alla Scala alla compositrice Silvia Colasanti e Armando Torno nell’epistolario pucciniano e la recen- pensata espressamente per un pubblico di adolescenti. sione firmata da Luca Ciammarughi del disco mozar- L’apertura al pubblico più giovane, o meglio al bilan- tiano di Elena Bashkirova, che sarà alla Scala insieme ad ciamento tra pubblici di età diverse, non è prerogativa Anna Netrebko. La ricognizione dei volti e delle persona- della sola Scala: sono molti i Teatri italiani a muoversi lità del Teatro prosegue con Andrea Amato, la cui sorri- con slancio ed efficacia in questa direzione. Sarà sem- dente efficienza accoglie gli spettatori in sala da 15 anni. pre più importante, in un passaggio storico complesso, mantenere lucidità e informazione sullo stato concreto Guardando alla programmazione di marzo un dato si dei teatri, rivendicando la centralità di forme d’arte impone con evidenza: al momento di scrivere queste che il pubblico ama, che sono fondamentali per la vita righe le recite d’opera e balletto sono tutte esaurite fino anche economica delle città e dei territori e che godono alla metà del mese, i concerti probabilmente lo saranno nel complesso di salute assai migliore di quanto a volte quando le leggerete. Si consolida una tendenza posi- non si pensi. tiva che prosegue da tempo ed è confermata da percen- tuali di riempimento che non mostrano soltanto una — paolo besana piena ripresa dopo la pandemia, ma anche un netto Capo Ufficio Stampa del Teatro alla Scala MARZO 2023 1
In un mondo dove la tecnologia annulla sempre di Chailly. Inoltre, il Teatro alla Scala sta collaborando con più le distanze, è importante che i teatri non guardino Rai e RaiCom per pubblicare alcuni titoli storici anche con sospetto ai nuovi mezzi di comunicazione, ma che sulla piattaforma LaScalaTv. anzi abbraccino l’innovazione con coraggio. Con que- Dal punto di vista tecnico, LaScalaTv si allinea alle isti- sto spirito, la Scala ha inaugurato lo scorso 9 febbraio tuzioni più all’avanguardia che nel mondo sono attive LaScalaTv, il nuovo servizio in streaming del Teatro sul fronte del servizio streaming: per quanto concerne milanese. Tramite un catalogo on demand costante- la qualità video, la piattaforma scaligera offre fino al mente aggiornato e un fitto programma di dirette, 4K, ossia la qualità UltraHD (3840×2160 pixel), consi- questo innovativo canale permetterà agli appassionati derata attualmente lo standard dei servizi premium di di sempre di rivedere le loro opere preferite, ma farà questo genere, e il comparto audio può contare su un anche sì che un pubblico vasto e lontano possa vivere solidissimo formato stereo AAC, con frequenza di cam- l’esperienza della musica scaligera a migliaia di chilo- pionamento di 48kHz e con bitrate 192k, che garantisce metri di distanza. Inoltre, una parte non secondaria un’esperienza uditiva immersiva e di qualità. LaScalaTv dell’offerta sulla piattaforma sarà dedicata alle scuole, rappresenta quindi un importante passo avanti nell’e- con la proposta di spettacoli dedicati ai bambini e di voluzione del teatro musicale e un esempio di come la documentari che avvicinino i giovani e i giovanissimi cultura possa adottare la tecnologia a proprio vantaggio. alla grande musica. L’offerta vasta e costantemente aggiornata, la qualità Attività centrale del servizio sarà però senza dubbio video elevata e l’attenzione alle scuole sono solo alcuni quella delle dirette dalla sala del Piermarini, inaugu- dei punti di forza di questo servizio, che permetterà a rate lo scorso febbraio dai Vespri siciliani diretti da Fabio un pubblico sempre più vasto di apprezzare e vivere Luisi con regia di Hugo de Ana e dal festeggiatissimo la grande musica, anche da casa propria, sognando di concerto di Daniel Barenboim. A condurre le trasmis- essere nella sala più iconica del mondo. sioni il regista e autore Mario Acampa. Nel mese di marzo la trasmissione dal vivo interessa due — Carlo Mazzini opere, un concerto sinfonico e un balletto. Presidente onorario della Conferenza Nazionale degli Studenti dei Si inizia infatti il primo del mese con Le Corsaire, una Conservatori, diplomato in Composizione, attualmente studia Direzione d’orchestra presso il Conservatorio di Milano, di cui è anche membro del CdA. produzione che approda alla Scala con la coreografia di Manuel Legris che, partendo dal lavoro di Petipa, firma una rilettura di questo celebre lavoro, con scene e costumi di Luisa Spinatelli. Il 10 marzo Lorenzo Viotti è atteso con la Sinfonia n.104 di Haydn insieme a due capolavori espressionisti, il Concerto per violino di Erich Wolfgang Korngold, solista Marc Bouchkov, e Tod und Verklärung di Richard Strauss. DIRETTE Il 14 marzo, gli amanti dei capolavori pucciniani possono rivedere la storica Bohème con regia di Franco Zeffirelli ripresa da Marco Gandini, diretta dalla coreana Eun Sun Kim e con Marina Rebeka, Freddie De Tommaso, Irina Lungu e Luca Micheletti nei ruoli principali. Le dirette di marzo si chiudono il 24 con la nuova SCALIGERE produzione di Les contes d’Hoffmann di Offenbach con la direzione di Frédéric Chaslin e la regia di Davide Livermore, che possono contare su un cast d’eccezione dove spiccano tra gli altri Eleonora Buratto, Vittorio Grigolo e Marina Viotti. Oltre alle trasmissioni dal vivo, la piattaforma può contare già al momento del lancio su un catalogo on demand di altissimo livello. Al suo interno, infatti, si trovano alcuni degli spettacoli più di successo delle La programmazione della nuova piattaforma LaScalaTv ultime stagioni al Piermarini: La Calisto di Cavalli con la entra a pieno regime: nel mese di marzo due opere, direzione di Christophe Rousset, Thaïs di Massenet con la direzione di Lorenzo Viotti e I Capuleti e i Montecchi a sinistra un balletto e un concerto diretti da Speranza Scappucci, ma anche balletti come Nicoletta Manni, Timofej Andrijashenko e Mario Acampa Madina, Sylvia e Giselle e sul versante sinfonico, la stra- durante la diretta streaming ordinaria Seconda Sinfonia di Mahler diretta da Riccardo dei Vespri siciliani 2 LA SCALA MARZO 2023 3
01 03 «Nathanael rimase impietrito… aveva visto troppo bene che il volto di cera di Olimpia, pallido come la morte, non aveva occhi: al loro posto caverne buie. OPERA CONCERTI Era una bambola senza vita.» 04 La bohème I concerti 9 di marzo — DA L’UOMO DELLA SABBIA, E. T. A. HOFFMANN 47 Da Verdi a Puccini 10 Perché guardare i classici 15 La bohème alla Scala RUBRICHE 19 portfolio Les contes bozzetti e figurini d’Hoffmann Tosi alla Scala 25 52 Alla ricerca libri dell’Ur-Hoffmann Corinna, Elvira 26 e Cio-Cio-San nelle lettere di Puccini Les contes 58 02 d’Hoffmann alla Scala dischi LA SCALA 31 Melos e libertà Rivista del Teatro 03/23 nel Mozart Registrazione n. 221 del 10 luglio 2015 di Elena Bashkirova 59 direttore responsabile: Paolo Besana coordinatore di redazione: Mattia Palma con la collaborazione di: Lucilla Castellari, voci alla scala Carla Vigevani, Raffaele Mellace, Andrea Vitalini, Il legato Luciana Ruggeri, Valentina Grassani, di Mirella Freni Davide Massimiliano 60 progetto grafico e impaginazione: Tomo Tomo e Kevin Pedron BALLETTO memorie della scala con Jacopo Undari Zeffirelli e Karajan: stampa: Galli Thierry srl Le Corsaire un idillio tra giganti 38 62 Si consiglia di verificare date e programmi sul sito www.teatroallascala.org La favola scaligeri copertina: Bozzetto dello studio Giò Forma di Byron Andrea Amato per Les contes d’Hoffmann, 2023 40 65 4 LA SCALA MARZO 2023 5
fotografie di Brescia e Amisano 01OPERA La bohème 9 Da Verdi a Puccini 10 Perché guardare i classici Les contes d’Hoffmann 25 Alla ricerca dell’Ur-Hoffmann 26 15 Les contes d’Hoffmann La bohème alla Scala Secondo quadro della Bohème, alla Scala 31 regia di Franco Zeffirelli, 2012 19 MARZO 2023 7
LA BOHÈME Spira un’aria nuova nella Bohème, capolavoro del gio- brutale fatalità s’interrompe in un qualsiasi, banale vane Puccini, tenuto a battesimo dalla bacchetta di momento della Storia. La circostanza rende tanto più Toscanini che qui in Scala, all’altro capo del percorso, incomprensibile, e dunque ancor più tragico, un destino ne presenterà, postuma, l’estrema Turandot. L’aria che vi cui si è impreparati: lo scacco dell’esistenza di gente si respira è lo spirito dell’età di cui quest’opera coglie, semplice, ingenua, innocente, che non si potrà nem- con precisione infallibile e poetica trasfigurazione, l’es- meno leggere all’ombra, in qualche modo consolatoria, senza: la gioventù. La coglie, quest’essenza, non nella dei grandi eventi della Storia. Le passioni, insomma, staticità d’un ritratto decorativo, compiaciuto, magari non divampano più sullo sfondo di epocali tumulti lezioso, bensì attraverso le modalità stesse che appar- romantici, ma si estinguono nell’aria assiderata di un’a- tengono a quell’età: l’entusiasmo, il movimento, il vita- nonima soffitta. Con un supplemento di consapevo- lismo, l’accendersi repentino delle passioni e il loro lezza tragica. altrettanto rapido evaporare. Ci trasmettono questo L’equilibro miracoloso, perseguito dal genio del giovane spirito l’organizzazione rapsodica dell’azione in quat- Puccini tra lirismo cantabile e sofisticata costruzione tro quadri contesi tra allegra spensieratezza e malinco- d’un tessuto sinfonico avvolgente, ritorna davanti al nico ripiegamento sul passato; l’esuberanza brillante pubblico scaligero nella formula altrettanto prodigiosa di un’orchestra dai colori sgargianti; la purezza sorgiva messa a punto esattamente sessant’anni fa da Franco di un’invenzione melodica che pare non esaurirsi mai. Zeffirelli: una regia, da allora senza rivali su queste Ogni mezzo, insomma, concorre a ribadire la fresca scene, capace di sfidare con successo il tempo, eterna- autenticità della disordinata vie de bohème dei protago- mente giovane nel funambolico equilibrio tra realismo nisti della vicenda, che lo storico, celeberrimo manife- e introspezione, colore locale e poesia dei sentimenti. fotografie di Brescia e Amisano sto di Adolf Hohenstein pare rappresentare trasportati Sentiti come autentici e come tali consegnati al pub- dal turbinio d’un vento capriccioso. blico di oggi. Più esattamente, l’opera ha per oggetto non tanto la gio- vinezza, quanto il suo scomparire: la natura effimera, — Raffaele Mellace Terzo quadro della Bohème, illusoria d’un sogno di bellezza e felicità che come è Professore di Musicologia e Storia della musica all’Università di Genova, regia di Franco Zeffirelli, 2012 germogliato senza apparente ragione, con altrettanta, Consulente scientifico del Teatro alla Scala MARZO 2023 9
DA VERDI A PUCCINI Intervista a Marina Rebeka Dopo aver affrontato la parte di Elena di Alessandro Tommasi nei Vespri siciliani, il soprano lettone vestirà i panni di Mimì nella Bohème, in cui devono emergere la semplicità e la sincerità del personaggio Protagonista dell’acclamata Thaïs di Massenet nel mr Ho scoperto una nuova categoria di pubblico che 2022, Marina Rebeka torna a calcare il palco del non avevo mai incontrato: i loggionisti! Ma fu una Piermarini nella Stagione 2022/2023 con la Duchessa grande scuola per me, da studentessa potevo assistere Elena nei Vespri siciliani di Verdi e Mimì nella Bohème alle recite del Regio, potevo andare a Busseto, di Puccini. Ma il legame con l’Italia la accompagna insomma, ho trovato quelle radici che cercavo. dagli studi fino al debutto al Teatro alla Scala nel 2009 con Il viaggio a Reims di Rossini, diretto da at Dopo qualche anno, però, si trasferì al Dantone e con la regia di Ronconi. Conservatorio di Santa Cecilia a Roma. Per quale ragione? at Il suo percorso a Riga comincia un po’ come mr Io ho bisogno di sfide, di impegni, di sentire per Verdi a Milano: non venendo ammessa che sto dando tutto ciò che posso. A Roma mi hanno al Conservatorio. È vero? proposto di frequentare il Conservatorio di Santa mr Sì, pensi, mi dissero che non avevo voce, Cecilia e parallelamente un’accademia privata in cui non avevo talento, che era meglio se lasciavo perdere. c’era una piccola orchestra a disposizione, senza dover Ma, come sempre nella mia vita, ho deciso di fare pagare l’iscrizione all’accademia, il che era una manna. di testa mia e mi sono iscritta invece allo Jāzeps Non erano anni facili. Mediņš Riga Music College (oggi Music High School nda), dove ho compiuto i miei primi studi. at Perché? mr I soldi non erano molti, i miei genitori dovettero at Perché la decisione di studiare in Italia? chiedere un prestito per aiutarmi con le spese di tutti i mr Era un mio sogno e già studiavo italiano per giorni. D’altronde, lavorare non era semplice, non conto mio. Volevo andare alle radici dell’opera lirica, potevo fare tardi tutte le sere come cameriera o bari- quindi decisi di iscrivermi a un concorso di canto sta: se non dormi perdi la voce. Quindi saltavo tra vari a Linz con l’obiettivo di chiedere consiglio a docenti lavori per sbarcare il lunario: ho lavorato un po’ come e colleghi. Mi venne fatto il nome di Lucetta Bizzi segretaria, un po’ come insegnante, sono anche stata al Conservatorio di Parma e lì mi sono trasferita. guardasala alla mostra del Parmigianino alla Pilotta. at Come fu il confronto con l’ambiente musicale at Fortunatamente la carriera iniziò presto… italiano? mr Sì, ma non fu facile. Non avevo risorse per 10 LA SCALA MARZO 2023 11
potermi pagare lezioni private, quindi mi sono dovuta at Insomma, non esattamente lo stereotipo di una arrangiare da sola. Dove andare, cosa fare, quali con- cantante lirica. corsi, quali repertori, ho capito che potevo contare solo mr Quando si interpreta Mimì bisogna dimenticarsi su me stessa e dovevo fidarmi del mio senso critico. di essere cantanti, l’esatto contrario di Tosca o di Adriana Lecouvreur. at Dopo aver iniziato a lavorare, non ha mai pensato di cercare nuovi docenti? at Quando lavora sull’interpretazione del personag- mr Certo, cantare significa non smettere mai gio, come si relaziona con i registi? di studiare, anche perché il tuo stesso corpo è in mr Parto sempre da un assunto: è tutto scritto nella costante movimento. Negli anni ho avuto diversi musica. Soprattutto con Puccini, basta prendere la par- insegnanti e molti ottimi consigli, ma non ho mai titura, ogni nota ha un preciso significato scenico. desiderato restare a lungo, né affidarmi completa- Anche per questo, quando preparo un ruolo, la prima mente a qualcuno. Alla fine, nello studio come nel regista sono io, che mi costruisco una mia idea di come lavoro, me la sono prevalentemente sbrigata da me. mi sento, cosa vedo, cosa penso, come mi muovo. at Quale fu il suo primo ruolo? at E se il regista non concordasse? mr Traviata a Erfurt, in Germania. 2 giugno 2007, una mr Può capitare e nel caso si inizia un dialogo tra la data che ricorderò per sempre, anche perché poche set- sua idea e la tua. L’importante è mettere sempre la timane dopo mi sarei diplomata e subito dopo mi musica al centro, non posso fare qualcosa solo perché avrebbero ammesso all’Accademia Rossiniana di lo vuole il regista. L’artista non è un soldato, non ubbi- Pesaro, i primi riconoscimenti del duro lavoro disce, l’artista deve trasformare, rielaborare e per farlo e nuove sfide da affrontare. deve in primo luogo capire. at Parlando di sfide, lei è appena stata la Duchessa at La sua visione artistica è piuttosto chiara. È per Elena nei Vespri siciliani. questo che ha deciso di fondare Prima Classic, la mr Ha detto bene, è stata proprio una sfida. Quel sua etichetta discografica? 4, 7, 11, 14, 16, 19 (h14:30), 22, 26 (h14:30) registro grave, quelle temibili cadenze; Elena è un mr Esattamente. Come avrà intuito, sono una perfe- marzo 2023 ruolo estremamente difficile, ma anche un personaggio zionista e sentivo il bisogno di poter curare in ogni più splendido da interpretare, così fiera, così orgogliosa, piccolo dettaglio i miei progetti discografici, perché Giacomo Puccini sempre pronta a esplodere. rispondessero ai miei criteri e ai miei ideali artistici. LA BOHÈME at Qual è il suo bilancio dopo la produzione? at Lei si occupa direttamente delle incisioni? Produzione Teatro alla Scala mr Sono felice. Ovviamente ero molto nervosa mr Seguo tutto: cast, presa del suono, postprodu- prima del debutto, ma a ogni recita mi sentivo più a zione, scelta delle foto, note al libretto, cerco le per- direttrice mio agio e so che ho dato tutto ciò che avevo, senza sone migliori per ogni aspetto e fase della produzione, Eun Sun Kim risparmiarmi. Non capita molte volte nella vita di così da ritagliare ogni dettaglio su un cast il più omo- regia e scene poter affrontare i Vespri e sono felice di aver colto geneo possibile. Tutto deve funzionare alla perfezione. Franco Zeffirelli regia ripresa da Marco Gandini l’occasione. costumi Piero Tosi at Non è un lavoro facile. luci Marco Filibeck at Dopo i Vespri, La bohème. Com’è passare da Elena mr Per niente, richiede molto tempo, anche perché a Mimì? mi occupo io della logistica e pure dei piani di registra- cast mr È un po’ come tornare a casa! Potrei cantare zione per me e per i miei colleghi. Però le soddisfazioni Mimì / Marina Rebeka (4, 7, 11, 14 mar.), Irina Lungu (16, 19, 22, 26 mar.) Mimì anche se mi svegliassero di colpo la notte, ogni non mancano: il mio progetto de Il pirata di Bellini ha Rodolfo / Freddie De Tommaso singola nota ormai fa parte di me. E non vedo l’ora vinto il premio ICMA come incisione operistica del Musetta / Irina Lungu (4, 7, 11, 14 mar.), di tornare a calcare le scene di questa bellissima produ- 2022. In ogni disco che pubblichiamo so che ho messo Mariam Battistelli (16, 19, 22, 26 mar.) zione, in cui ho già cantato al Met di New York tutta me stessa e ho la coscienza veramente tranquilla Marcello / Luca Micheletti e alla Staatsoper di Vienna. quando posso dire: “Ecco, questo è ciò che volevo”. Schaunard / Alessio Arduini Colline / Jongmin Park Benoît / Alcindoro / Andrea Concetti at Cosa cerca, quando interpreta Mimì? — alessandro tommasi fotografie di Brescia e Amisano (2) mr Semplicità e sincerità. Con Mimì la cosa più Giornalista e organizzatore, ha studiato management culturale e pianoforte, Orchestra e Coro del Teatro alla Scala importante è portare ogni parola al pubblico con scrive per Amadeus, Quinte Parallele, Le Salon Musical ed è membro dell’Asso- Coro di Voci bianche naturalezza, offrire a chi ascolta l’anima pura e inno- ciazione Critici Musicali dell’Accademia Teatro alla Scala sopra a pagina 11 cente di questa ragazza, che non è una diva, è una Maestro del Coro Alberto Malazzi Marina Rebeka nei Vespri Marina Rebeka in Thaïs ragazza come tante, schiva, mite, dolce. Maestro del Coro di Voci bianche Bruno Casoni siciliani di Giuseppe Verdi, 2023 di Jules Massenet, 2022 12 LA SCALA MARZO 2023 13
PERCHÉ GUARDARE I CLASSICI Intervista a Marco Gandini La bohème “di” Zeffirelli, sessant’anni di Mattia Palma dopo il suo debutto, è ancora un modello per tutti i registi che si confrontano col capolavoro pucciniano. Marco Gandini, incaricato di riprenderla, svela alcuni segreti di questa leggendaria produzione. Se il teatro è l’arte dell’effimero, sembra un paradosso appropriata perché effettivamente lo spettacolo si è che si parli di uno spettacolo come di un “classico”. imposto come modello di genere, per un larghissimo Eppure ci sono delle eccezioni, allestimenti divenuti arco di tempo, sempre con eccellenza, e come esem- ormai parte dell’identità stessa della Scala, come Le pio di una forma artistica della migliore tradizione. nozze di Figaro “di” Giorgio Strehler o La bohème “di” Franco Zeffirelli, entrambi presenti in stagione alla mp Quali sono secondo lei le ragioni principali per Scala. Quest’ultimo in particolare detiene tutti i cui il pubblico resta ancora incantato da questa record nei cartelloni del Piermarini, giunto alla venti- produzione? quattresima ripresa da quella prima del 1963 in cui mg Negli ultimi anni molte proposte registiche dirigeva Herbert von Karajan. Da allora La bohème è hanno messo la rappresentazione del testo in secondo entrata nell’immaginario del pubblico – non solo piano e hanno sovrapposto interpretazioni dramma- milanese – così come l’aveva pensata Zeffirelli. E ses- turgiche originali e ingiustificate. Si è verificata anche sant’anni dopo, a un secolo esatto dalla nascita del l’insistenza di uno stile “horror”, e quindi scene splat- grande regista, ci si chiede quali siano i segreti che ter o macabre, e nudità offese. Spesso l’intento è stato fotografia di Gianfranco Fainello hanno trasformato questa leggendaria produzione in di determinare uno scandalo o di fare una provoca- un cult. Molti di questi segreti ce li può svelare Marco zione. L’opera lirica parla delle grandi idee: la libertà, Gandini, a lungo assistente di Zeffirelli – oltre che di l’amore, i grandi conflitti interiori, la guerra, tutto però Graham Vick, e a sua volta regista dalla lunga carriera filtrato dalla musica che rende poetico anche il tema –, che da tanti anni ha l’incarico di riprendere lo spet- più brutale o scabroso. Io sono un sostenitore dello tacolo con pazienza ed entusiasmo. stile poetico della rappresentazione operistica. Anche in un’opera buffa c’è la possibilità di trovare questo mp Per cominciare, è giusto secondo lei dire che punto poetico e gentile. Il successo riconosciuto a que- questo spettacolo è un “classico”? O si rischia sta Bohème credo sia dovuto proprio alla presenza in forse di considerarlo un pezzo da museo? altissimo grado di uno stile poetico volto alla bellezza. Franco Zeffirelli con Marco Gandini durante mg In questa descrizione è contenuto molto valore: le prove di Carmen all’Arena di Verona, 1995 chi mai non vorrebbe avere in casa un vero pezzo da mp In ventiquattro edizioni, cosa è cambiato in que- museo! La dicitura “classico” è assolutamente sta Bohème? 14 LA SCALA MARZO 2023 15
velocità di cambio di scena e di prospettiva. Ma si può “Il punto di forza di altrettanto dire che un simile processo cinematogra- Zeffirelli regista è di saper fico sia a sua volta teatrale perché dal teatro trae ispi- razione. L’opera lirica italiana ha affinato nella sua gestire i meccanismi della evoluzione delle strutture drammaturgiche meccani- rappresentazione sia delle smi che sono stati presi a modello dal cinema, come per esempio il doppio finale usato nei film hollywoo- grandi masse, sia nei diani contemporanei. Il punto di forza di Zeffirelli momenti soltanto musicali regista è di saper gestire i meccanismi della rappre- sentazione sia delle grandi masse, ove ogni dettaglio è più intimi e patetici” ben chiaro e distinto, sia nei momenti soltanto musi- cali più intimi e patetici, come per esempio il prelu- dio di Traviata sostenuto dalla sola Violetta. mg L’allestimento venne ripreso nel ‘91 con Araiza/ mp Nel 1994 Mimì era Mirella Freni, che riprendeva Freni al Teatro dell’Opera di Roma e riproposto nel lo spettacolo per l’ultima volta più di trent’anni fotografie di Brescia e Amisano gennaio del ‘93 con Alagna/Freni. In quell’epoca ero dopo averlo visto nascere. Cosa si ricorda della un assistente del Teatro. Nel 1991 il maestro Zeffirelli sua interpretazione? rivisitò interamente la regia dello spettacolo, rinvigo- mg Con Mirella Freni avevo fatto le due edizioni al rendola e dandole un nuovo slancio, apportò delle Teatro dell’Opera di Roma nel ‘91 e ‘93. Nel 1991 io Franco Zeffirelli con Daniele modifiche scenografiche, come il tetto/plafone avevo 25 anni, Mirella Freni era il mio mito assoluto. Rustioni e Marco Gandini costruito del caffè Momus, nonché la rigenerazione Ricordo che arrivò qualche giorno dopo l’inizio delle agli applausi della Bohème, 2012 degli elementi grandi di attrezzeria. Il cambio più prove, e a sostenere il suo ruolo c’era una cover: sostanziale fu operato sui costumi che vennero ricon- entrando discretamente si sedette in una delle sedie cepiti dal grandissimo Piero Tosi per un’immagine in proscenio proprio di fianco a me, tenendosi la assolutamente nuova e magnifica. Lo spettacolo borsa in mano appoggiata sulle gambe. Appena giunse Pagliacci che portai in tutto il mondo. Franco mi Zeffirelli in platea, per rispetto e disciplina del lavoro venne poi riprogrammato alla Scala nella nuova veste io mi alzai in cortesia e le chiesi se volesse provare. chiese poi di fare il film Storia di una capinera. Franco di palcoscenico. Si precipitò quindi a salutarlo poco con nuove modifiche negli anni successivi: vennero Lei mi disse: “Non importa… intanto guardo la scena aveva un’empatia unica con il palcoscenico e sapeva prima che Franco se ne andasse via. Ci fu allora una ricostruite le case e la cancellata del terzo atto, in e rinfresco la memoria”. Durante la prova lei accen- relazionarsi in modo magnifico con tutte le singole specie di omaggio reciproco sottile, di alta diploma- modo tale da permettere anche cambi di scena più nava con la voce le varie frasi e per me questo fu una persone dei vari reparti. Diceva sempre di aver impa- zia, pungente e rispettosa, dove Franco disse di veloci, e venne fatta la sostituzione della panchina del specie di shock indimenticabile: poter sentire la sua rato dalla Simionato che, per vincere nell’opera, biso- ammirare il nuovo linguaggio della regia impersonato terzo atto ove Rodolfo e Mimì concludevano la scena voce così bella e distinta già nel semplice accenno. gnava saper conquistare e gestire scenicamente il da Graham, ma di non averne la padronanza, facendo con una fontana centrale che il maestro concepì per la Mirella era una persona generosa e gioiosa, amava coro, di cui a Franco piaceva conoscere tutti i nomi e intendere criticamente di non avere alcuna inten- versione del Metropolitan di New York, successiva a Franco ed era assolutamente felice di poter ripren- a cui dedicava grandissima attenzione. In palcosce- zione di possederla! Graham lo omaggiò per le grandi quella della Scala. Possiamo dire che queste modifi- dere lo spettacolo di cui serbava magnifici ricordi. In nico a volte si poteva raggiungere anche un po’ di ten- rappresentazioni teatrali degli anni Sessanta in che sono come gli odierni aggiornamenti di sistema un certo senso fu il trampolino di lancio per sione, di quella positiva, perché Franco nella sua Inghilterra, come a dire che lo Zeffirelli doc si limi- del nostro mondo digitale, e hanno permesso allo entrambi. In alcuni momenti Mirella creava dei sipa- elettrizzante creatività impartiva tutto con grande tava al teatro di quegli anni. Franco pensava che l’ap- spettacolo di mantenersi vivo. rietti deliziosi con Franco dicendogli scherzosa- impeto e a volte per gli artisti era difficile rispondere prezzamento di Graham fosse soltanto di circostanza, mente: “Ma non ti ricordi che mi avevi detto di fare immediatamente nello stesso grado. ma qui Graham con un colpo di scena citò minuzio- mp Un aspetto che molti sottolineano dell’arte di così!” (nell’edizione originale di tantissimi anni samente la regia di Romeo e Giulietta a Stratford-upon- Zeffirelli è la sua capacità di raccontare, di nar- prima). La memoria di Mirella era precisa, ma Franco mp Lei ha avuto modo di affiancare due grandissimi Avon. Franco ne rimase veramente stupefatto, e ancor rare. Pensa che la sua versatilità nel passare dal voleva ricreare lo spettacolo riproponendolo con registi, Franco Zeffirelli e Graham Vick, che a più quando Graham confessò di averne visto una doz- palcoscenico al set c’entri qualcosa? Quanto nuovo slancio. Di Mirella Freni per me rimarranno prima vista non potrebbero essere più lontani… zina di rappresentazioni, dicendo che quello spetta- cinema c’è in questo spettacolo? indimenticabili l’incisività, la vocalità, e l’espressività o forse qualcosa in comune ce l’avevano? colo rappresentò una svolta per tutti i registi inglesi mg Franco era un grandissimo disegnatore, i suoi del terzo atto… insuperati, e la grande amicizia che mg Graham è stato il regista e l’uomo più intelli- della sua generazione. Franco rispettò moltissimo il bozzetti di scena e di costume sono dei veri piccoli mi accordò e che continuò anche negli anni in cui gente che io abbia mai incontrato, e assieme a Franco lavoro di Graham, che volle conoscere di più tramite capolavori. Sia nel cinema sia nel teatro, di prosa e insegnammo insieme all’Accademia del Teatro alla ha cambiato la mia vita. Sono due registi classici nel la mia frequentazione artistica con lui. lirico, ha sempre portato la sua visione artistica della Scala. senso che rispettano il testo: Franco descrivendolo in composizione dell’immagine secondo i parametri modo più narrativo e naturalistico, Graham utiliz- — mattia palma della grande arte classica. Si può dire che le composi- mp Com’era Zeffirelli durante le prove? Si dice che zando maggiormente gli strumenti dell’allegoria e del Giornalista, collabora con Classic Voice, L’Essenziale, La Lettura zioni sceniche, inquadrate in un boccascena di teatro avesse la capacità di creare sempre una magni- simbolo. Un anno si verificò il caso in cui ero contem- e Cultweek, è coordinatore di redazione della Rivista della Scala o in un frame cinematografico, sono dei quadri veri e fica atmosfera con tutto il palcoscenico, dal cast poraneamente l’associate director di Franco per Butterfly propri con una struttura interna molto articolata e alle comparse ai macchinisti. e di Graham per La traviata all’Arena di Verona. ben studiata. Il passaggio tra la scena della soffitta e la mg Incontrai il maestro al Teatro dell’Opera di Franco venne inaspettatamente a visitare le prove di scena grande di Momus è cinematografico nella sua Roma; lì feci anche Aida e la nuova produzione di Traviata, Graham continuò la prova benché vedesse 16 LA SCALA MARZO 2023 17
Portfolio uno degli spettacoli d’opera di maggior successo che non ha mai conosciuto una flessione nel gusto del — Fotografie pubblico e nell’apprezzamento da parte della critica e che ha vissuto una seconda giovinezza sia alla Scala d’archivio nel 2012 (Zeffirelli giunse alla ribalta su una carroz- zina, visibilmente commosso per la standing ovation da parte del pubblico) che ancor più recentemente al Metropolitan. Con quasi 400 recite, comprese le trasferte in Come nel caso di altre opere che si può dire vivano di Giappone, Stati Uniti e Canada, La bohème è il titolo vita propria, anche La bohème è relativamente indi- pucciniano più rappresentato alla Scala e forse l’opera pendente dalla fama di direttori e cantanti pur famo- più amata dal pubblico, presente in teatro senza solu- sissimi che si sono avvicendati in Teatro. Le bacchette zione di continuità a partire dalla prima esecuzione di Karajan e Kleiber hanno firmato due edizioni cer- del 15 marzo 1897. La prima scaligera, affidata a tamente indimenticabili nel recente passato, ma fin Leopoldo Mugnone con la Mimì della Pandolfini e il dall’inizio sul podio si erano alternati grandi nomi a Rodolfo di De Lucia, ebbe un successo decisivo, partire da Toscanini. Votto, Guarnieri e Santini riportato dalle cronache dell’epoca che parlarono di furono protagonisti delle Bohème tra le due guerre, “sei chiamate a Puccini”, “spettacolo eccezionale”, mentre il secondo Dopoguerra vide la presenza pre- “ovazioni e acclamazioni senza fine”. Un’accoglienza stigiosa di De Sabata (che portò l’opera anche in tra- che smentiva felicemente quella piuttosto tiepida sferta a Berlino nel giugno del 1937) e Bernstein. riservata all’opera dal pubblico e dalla critica torinese, Mimì di fama indiscussa furono nel passato Rosina che spesso si era lanciata in commenti confutati in Storchio, Rosetta Pampanini, la Favero, l’Albanese (che seguito in maniera clamorosa: leggere oggi giudizi cantò in quel ruolo nell’incisione di Toscanini), la che parlano di “musica che può allettare, difficilmente Olivero e la giovane Tebaldi, la Scotto e la Carteri, per commuovere” o previsioni secondo le quali Bohème arrivare forse a quella più nota ai nostri tempi – “non lascerà grande traccia nella storia del nostro tea- Mirella Freni – che ha dominato le recite dal 1963 al tro lirico” fanno davvero sorridere. 1994. Altrettanto decisivo fu l’apporto dei Rodolfo d’ec- Tra gli invarianti fondamentali di Bohème alla Scala cezione, da Di Stefano e Gianni Raimondi a Pavarotti e figura il complesso di regia e scene affidate dal 1963 a Carreras, con una breve partecipazione di Domingo. Franco Zeffirelli e da allora mutate solamente per l’intervento dei costumi di Anna Anni (1994) e Piero — Luca chierici Tosi (dal 2000) che sostituirono quelli a lungo utiliz- dal testo del programma di sala zati di Marcel Escoffier (dal 1963 al 1991). Molto proba- Critico musicale per Radio Popolare dal 1978 al 2020 bilmente La bohème di Zeffirelli, della quale si realizzò e per Il Corriere Musicale dal 2012, collabora alle riviste anche la trasposizione cinematografica, è in assoluto Musica e Classic Voice dalla fondazione LA BOHÈME Rosanna Carteri e Giuseppe Di Stefano, 1952 ALLA SCALA MARZO 2023 19
a sinistra Luciano Pavarotti e Mirella sopra Freni, direzione di Nino Giuseppe Di Stefano, direzione Sanzogno, regia di Franco di Victor de Sabata, regia di Zeffirelli, 1969 Mario Frigerio, 1952 20 LA SCALA MARZO 2023 21
fotografie di Erio Piccagliani (5) fotografia di Lelli e Masotti sopra a sinistra Mirella Freni e Roberto Alagna, José Carreras e Ileana Cotrubaș, direzione di Gianandrea direzione di Georges Prêtre, Gavazzeni, regia di Franco regia di Franco Zeffirelli, 1977 Zeffirelli, 1994 22 LA SCALA MARZO 2023 23
LES CONTES D’HOFFMANN Nell’immaginario popolare Les contes d’Hoffmann sono l’irrazionale e il sovrannaturale dominano a discapito di innanzitutto la magia della Barcarolle in cui due voci qualsiasi realismo di norma imperante nell’opera fran- femminili invocano la “bella notte d’amore” perché cese. Si materializza così un’azione scenica – appropria- arrida alle loro “ebbrezze”, mentre si va preparando una tamente un’“opera fantastica” – introdotta dagli spiriti festa in un palazzo sul Canal Grande. L’incanto d’un del vino e della birra, quasi a mettere immediatamente momento estatico, fissato per l’eternità: un hit fortu- in dubbio la veridicità delle visioni che appariranno e nato, stabilmente insediato in ogni classifica. In realtà insieme dichiarare l’origine irrazionale e potente dell’i- termini come “magia” e “incanto” sono di casa nei Contes spirazione poetica che le hanno generate. Un mondo d’Hoffmann, frutto curioso d’un artista altrimenti votato liminare, paranormale, cui soltanto la musica ha i mezzi alla musa comica più dissacrante e irriverente, quella per portare alla vita. dell’opéra-bouffe, cioè dell’operetta. E invece, per quello Nel contempo, è una galleria del femminile, quella che resterà il suo ultimo lavoro, che non gli fu nemmeno che Les contes d’Hoffmann mettono in scena. Olympia, dato di vedere sulle scene, Jacques Offenbach smise i Antonia, Giulietta sono tre personificazioni dell’eterno panni del caustico, divertito fustigatore dei costumi femminino goethiano, declinato nelle direzioni più moderni per lasciarsi sedurre da un mondo poetico lon- disparate e distanti. Figure che prendono vita sotto uno tano dalla frenesia della Parigi ottocentesca, la chiassosa sguardo maschile (degli altri personaggi, degli autori: Capitale del XIX secolo. quelli dei racconti, del libretto e della musica), come Lo fa puntando al cuore stesso della Romantik, a una incarnazioni diverse di un’unica creatura metamor- delle sue voci più genuine e originali: a un poeta (e fica. Diversissime anche sul piano vocale, viste le pre- compositore) tanto sensibile al fascino della musica tese imposte alle voci attraverso cui assumono evidenza che come terzo nome aveva scelto “Amadeus”. Ernst sonora i tre personaggi femminili. Voci che incantano Theodor Amadeus Hoffmann, appunto. È un mondo e illudono il protagonista, che invano vi cercherà una incantato e irreale quello che, quasi lievitando magi- felicità sempre irrimediabilmente irraggiungibile. camente dalle pagine di tre dei più popolari racconti fantastici del letterato tedesco (un genere nuovo e popo- — Raffaele Mellace Bozzetto dello studio Giò Forma larissimo, praticamente inventato da Hoffmann), prende Professore di Musicologia e Storia della musica all’Università di Genova, per Les contes d’Hoffmann, 2023 vita sul palcoscenico. Anzi sono più mondi, in cui Consulente scientifico del Teatro alla Scala MARZO 2023 25
ALLA RICERCA DELL’UR-HOFFMANN Intervista a Frédéric Chaslin Il direttore francese, che ha di Valentina Crosetto cominciato a eseguire i Contes trent’anni fa, spiega in che modo orientarsi nel puzzle delle edizioni del capolavoro di Offenbach È una sorta di “storia infinita” quella che Les contes revisori, a partire da Ernest Guiraud, che orchestrò la d’Hoffmann hanno subìto dalla genesi a oggi: messo in partitura dopo la scomparsa improvvisa di Offenbach, scena postumo e largamente manipolato dopo la per arrivare ad André Bloch e Pierre Barbier, autori morte dell’autore, il capolavoro più ambizioso del re della produzione di Montecarlo del 1904, e alla tradi- dell’operetta Jacques Offenbach andò in gran parte zione esecutiva fissata delle edizioni Choudens (1887- perduto a causa di un incendio scoppiato nel 1887 1907). Fra i tentativi di restauro più recenti, alcuni all’Opéra-Comique, il teatro parigino dove aveva visto hanno preteso di accostarsi all’“autentico” Hoffmann la luce. Non meno tormentato fu il suo percorso sventolando una patente di scientificità che però non esecutivo, costellato di continue revisioni che pure è provata dalla reperibilità delle fonti. Mi riferisco non hanno ostacolato la circolazione di questa alla cosiddetta edizione “definitiva” di Michael Kaye e opéra-fantastique rendendola popolare in tutto il Jean-Christophe Keck (2009), sulla cui autenticità è mondo. A Frédéric Chaslin, direttore, compositore e legittimo nutrire seri dubbi, tenuto conto degli errori uomo di teatro a tutto tondo, che lo scorso anno ha di armonia, di prosodia, di orchestrazione che pre- debuttato alla Scala con La Gioconda di Ponchielli, il senta ma che Offenbach non avrebbe mai commesso. compito di “afferrare” l’imprendibile incompiuta Ho svolto una vera e propria indagine alla Sherlock nella nuova produzione scaligera dei Contes, in scena Holmes (che pubblicherò prossimamente) per sma- dal 15 marzo con la regia di Davide Livermore. scherarne tutte le attribuzioni arbitrarie. vc Les contes d’Hoffmann sono un’opera complessa, vc Qual è dunque la versione che dirigerà alla punteggiata di tagli, ricuciture, integrazioni di Scala? fonti ritrovate senza fine. Da studioso esperto di fc Dopo aver diretto nel corso della mia carriera questa partitura, qual è il suo giudizio su questa tutte le versioni esistenti dei Contes, ero davanti a un incessante metamorfosi? bivio: potevo continuare a interpretare l’opera fotografia di Martinez fc La tradizione testuale frammentaria che caratte- secondo la moda del momento, quella della novità e rizza i Contes ha aperto la strada a un’ardua questione del sensazionalismo, oppure tornare indietro all’Ur- filologica ancora oggi dibattuta. Molti e sostanziali text, alla fonte più pura e vicina all’originale di sono i cambiamenti apportati all’originale dai Offenbach. Ho scelto la seconda via, per me la più 26 LA SCALA MARZO 2023 27
onesta, coniugando l’edizione Choudens e quella di il grande psichiatra Carl Gustav Jung racconta che gli Fritz Oeser (1976), che ha il merito di non alterare il uomini tendono a cercare donne con lo stesso nome miracoloso equilibrio che sussiste fra materiale origi- perché aspirano sempre al medesimo modello. Per nario e musica spuria. A questo nucleo si uniscono le Hoffmann, quando la ricerca fallisce, l’unica via di aggiunte apocrife di Guiraud, amico fidato dell’autore fuga diventa la sua stessa arte, la poesia. che ha trasformato la maggior parte dei dialoghi par- lati in recitativi, e di Raoul Gunsbourg, direttore tea- vc Come si è approfondita la sua interpretazione trale dell’Opéra di Monte-Carlo che ha composto il dell’Hoffmann nel corso degli anni? Septuour nell’atto di Giulietta a partire dal tema della fc Ho iniziato a eseguire quest’opera trent’anni fa: Barcarola. Sono interpolazioni che risalgono all’epoca la mia prima volta è stata a 29 anni alla Fenice di di Offenbach e che, a differenza delle ultime ricerche Venezia e da allora ne ho dirette oltre 500 recite in musicologiche, non intaccano la magia e l’unità giro per il mondo. Fin da bambino, mi ha sempre dell’Hoffmann. Non dimentichiamo che l’opera tradi- affascinato la sua magia, la leggerezza di tocco con cui zionale dura già tre ore e che la versione con tutte le la musica aderisce alle visioni fantastiche di aggiunte arriva fino a cinque. Tanto varrebbe scrivere Hoffmann, rendendole reali e sinistramente quoti- un’opera da zero per contenere in termini teatral- diane. La difficoltà maggiore che si incontra a livello mente accettabili la lunghezza dello spettacolo. esecutivo risiede nella sua drammaturgia liquida: pur essendo un unico pezzo teatrale, i Contes non sono vc Quanto influisce una corretta interpretazione un’autostrada che punta dritto senza deviazioni come fotografia di Brescia e Amisano delle fonti sulla drammaturgia dei Contes? certe opere di Wagner, ma un percorso che si snoda fc Questo lavoro è come un puzzle, ognuno può fra curve e cambi di direzione con una fluidità e una costruirlo come vuole, ma bisogna tener conto della naturalezza che si padroneggiano solo dopo molta bontà di certe scelte a livello drammaturgico. Per esperienza. In questa produzione scaligera ho poi la esempio, l’atto veneziano di Giulietta non può prece- fortuna di tornare a collaborare, dopo La Gioconda, dere quello di Antonia, che è il vero asse di simmetria con Davide Livermore: uno dei registi d’opera che dell’opera. Dei tre riflessi di Stella che Hoffmann fan- apprezzo di più per la sua straordinaria capacità di far 15, 18, 21, 24, 28, 31 marzo 2023 (h19:30) tasticando proietta su differenti figure di donna, l’epi- lavorare i cantanti come attori, mettendoli al servizio Jacques Offenbach sodio di Antonia è quello centrale perché rappresenta della narrazione. la grande storia d’amore tragica. Offenbach la costrui- LES CONTES D’HOFFMANN sce come una piccola opera a sé, assegnando alla più vc Preferisce cimentarsi nel repertorio francese o fragile fra le tre creature femminili le melodie canta- in quello italiano? Nuova produzione Teatro alla Scala bili più belle, in contrasto con la virtuosistica mecca- fc Da compositore d’opera, mi sento molto vicino direttore nicità di Olympia nell’atto precedente. Mentre all’atto alla musica italiana ma non ho preferenze, né di Frédéric Chaslin di Giulietta, che chiude la triade, è demandato il epoca né di geografia. In tanti anni di carriera, ho regia compito di alleggerire i toni da opéra-lirique con quelli diretto decine di titoli francesi, italiani, tedeschi, Davide Livermore dell’operetta. russi. Quando si parla d’opera, ho un solo limite, scene Giò Forma quello del linguaggio: non amo eseguire opere in lin- ombre Controluce Teatro d’Ombre vc È preferibile riunire in un unico interprete le tre gue che non conosco, come l’ungherese. Del resto, costumi Gianluca Falaschi amanti di Hoffmann oppure mantenere distinti direbbe Rachmaninov, la musica basta per un’esi- luci Antonio Castro i ruoli, come in questo caso? stenza ma un’esistenza non basta per la musica. fc Mentre le personificazioni del Male (Lindorf, cast Olympia / Federica Guida Coppélius, Miracle e Dapertutto) fanno capo a un — valentina crosetto Giulietta / Francesca Di Sauro solo interprete, Offenbach concepisce i requisiti Responsabile della comunicazione presso l’Associazione Lingotto Musica Antonia / Eleonora Buratto vocali della protagonista femminile in modo diffe- e giornalista di cultura e spettacolo Stella / Greta Doveri rente per ciascuno dei tre atti centrali. Olympia è Hoffmann / Vittorio Grigolo scritta per un soprano di coloratura, Antonia per un Lindorf / Coppélius / Miracle / Dapertutto / Luca Pisaroni soprano lirico e Giulietta per un soprano dramma- Nicklausse / La Muse / Marina Viotti tico. Non sempre è facile trovare una voce con un’e- Hermann / Schlémil / Hugo Laporte stensione così ampia da racchiuderle tutte. Qui l’idea Andrés / Cochenille / Frantz / Pitichinaccio / della donna molteplice, nella quale coesistono la François Piolino bambola senz’anima, la cortigiana impudica e la gio- Luther / Crespel / Alfonso Antoniozzi sopra Spalanzani / Yann Beuron vane clorotica, è spartita fra tre duttilissime voci Erwin Schrott, Nathanaël / Nestor Galvan sopranili in una sorta di ideale crescendo che riflette Frédéric Chaslin, Daniela la delusione provata da Hoffmann di fronte all’impos- Barcellona agli applausi Orchestra e Coro del Teatro alla Scala sibilità di trovare il vero amore. In un breve articolo, per La Gioconda, 2022 Maestro del Coro Alberto Malazzi 28 LA SCALA MARZO 2023 29
Portfolio precedente versione, “ha sfoggiato precisa copiosa vocalità, splendido temperamento di attore”. — Fotografie Alla fine di giugno del 1995 ecco finalmente Les contes d’Hoffmann in lingua originale sotto la direzione di d’archivio Riccardo Chailly. Paolo Isotta sul “Corriere” loda sen- z’altro Samuel Ramey come interprete della “quadru- plice incarnazione demoniaca” (“l’impeccabilità del suo canto, la bellezza del timbro, il sapiente rilievo attribuito alla linea melodica, lo rendono vincitore La tardiva presenza dei Racconti di Hoffmann alla Scala, della prova”), l’Olimpia di Nathalie Dessay “per lo rigorosamente in italiano, può essere spiegata dalle strepitoso eppur espressivo virtuosismo con cui ha parole di Franco Abbiati, recensore della prima esecu- dato voce e acuti stratosferici al personaggio della zione sul “Corriere della Sera” del 7 maggio 1949. Il bambola meccanica”, Cristina Gallardo Domas (“dà ad critico definisce infatti l’opera di Offenbach “il prin- Antonia delicatissimi accenti da soprano lirico”), cipe dell’operetta sociale francese”, uno spettacolo per Denyce Graves (“con la sensualità del suo timbro, il quale “più difficili da intendere sono per noi quei degnamente completa la schiera”). E si sottolinea la riferimenti satirici nel testo che avevano allora pun- sintesi a opera di Chailly (“al cui dominio tecnico, gente significato di attualità”. Ecco allora che “un poco segnalatosi tanto nella pulizia di celebri passi orche- impoverita troviamo quella sua arte, ridotta ai soli strali e nella perizia degli accompagnamenti, vanno puri valori musicali… resta sempre, sì, quel sereno e aggiunti l’incalzare e la passione, tutta affondata nel spontaneo fluire di una melodia semplice, tenera a suono, del ritmo drammatico”. volte o scherzosa, quella stessa stragrande facilità L’ultima apparizione scaligera dei Contes risale al 15 inventiva che persino indusse alcuni suoi contempora- gennaio 2012 in un allestimento di Robert Carsen, con nei a vedere in lui un novello Mozart: questo v’è la direzione di Marko Letonja. Angelo Foletto parla di nell’arte sua, ma non altro”. Giudizio certamente uno spettacolo che “ha il merito di sondare tutte le severo che contrasta tra l’altro con una messa in scena disordinate traiettorie poetiche” dell’opera e “le di Alberto Savinio e uno stile registico di Guido geniali sregolatezze” dell’autore. Ramón Vargas è uno Salvini che sembrano sposare più le caratteristiche “Hoffmann da manuale” e Ildar Abdrazakov svela “l’a- “dell’angosciosa fiaba hoffmanniana e non già della nima elegantemente nera” dei personaggi demoniaci. musica offenbachiana”. La messa in scena di dodici anni più tardi vede la pre- senza di Nicola Filacuridi quale Hoffmann. Virginia — Luca chierici Zeani interpreta tutt’e quattro le figure femminili dal testo del programma di sala “cantando con limpida grazia, con bella sicurezza e Critico musicale per Radio Popolare dal 1978 al 2020 con intelligente adattabilità ai vari caratteri”. Nicola e per Il Corriere Musicale dal 2012, collabora alle riviste Rossi Lemeni, nei ruoli coperti da Taddei nella Musica e Classic Voice dalla fondazione LES CONTES D’HOFFMANN Nicola Rossi Lemeni, direzione Nino Sanzogno, regia di Herbert Graf, 1961 ALLA SCALA 30 LA SCALA MARZO 2023 31
fotografia di Erio Piccagliani (2) fotografia di Lelli e Masotti sopra a sinistra Samuel Ramey, Susanne Al centro Virginia Zeani, Mentzer, Neil Shicoff, direzione Nino Sanzogno, regia direzione di Riccardo Chailly, di Herbert Graf, 1961 regia di Alfredo Arias, 1995 32 LA SCALA MARZO 2023 33
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