IL MOVIMENTO 5 STELLE: PARTITO POPULISTA O MOVIMENTO SOCIALE?

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IL MOVIMENTO 5 STELLE: PARTITO POPULISTA O MOVIMENTO SOCIALE?
Dipartimento di Scienze Politiche       Cattedra di Sociologia

Il MoVimento 5 Stelle: partito populista
        o movimento sociale?

RELATORE                                      CANDIDATO
Prof. Lorenzo De Sio                       Cristina Salmena
                                               Matr. 068532

                   ANNO ACCADEMICO
                            2013/2014
Indice

Introduzione                                                    pag. 2

1. Movimento 5 Stelle: nascita ed evoluzione                    pag. 6
   di un movimento politico
   1.1 Beppe Grillo: l’inizio di una carriera politica tra      pag. 6
       televisione e palasport

   1.2 La nascita del blog e dei primi Meetup                   pag. 7

   1.3 Dal primo V-Day alle liste civiche a cinque stelle       pag. 10

   1.4 Le prime sfide elettorali a cinque stelle                 pag. 12

   1.5 La candidatura di Grillo alle primarie del Partito        pag.13
       Democratico e la nascita del MoVimento 5 Stelle

   1.6 Il MoVimento alla prova delle urne: le tornate           pag. 15
       tornati elettorali del 2010, 2011 e 2012

   1.7 Le elezioni politiche 2013 e il vero vincitore: il       pag.17
       MoVimento 5 Stelle

   1.8 Il primo anno in Parlamento e le elezioni europee 2014   pag. 20

2. Il populismo e il MoVimento 5 Stelle                         pag. 24

   2.1 Di cosa parliamo quando parliamo di populismo?           pag. 24

   2.2 Il populismo in Italia: gli esempi dell’Uomo             pag. 28
       Qualunque e della Lega Nord

   2.3 MoVimento 5 Stelle e populismo                           pag. 31

3. I movimenti sociali e il MoVimento 5 Stelle                  pag. 34

   3.1 Cosa sono i movimenti sociali?                           pag. 34

   3.2 MoVimento 5 Stelle e movimenti sociali                   pag. 37

Conclusioni                                                     pag. 42

Bibliografia                                                    pag. 45

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Introduzione

                                     «È più democratico di Piero Fassino e Francesco Rutelli, più
                                     ambientalista di Alfonso Pecoraro Scanio, più giustizialista di
                                     Antonio Di Pietro, più liberale di Francesco Giavazzi, più pacifista
                                     di Gino Strada, più radicale di Marco Pannella, più nero di Obama e
                                     più bianco di Hillary, più a destra di Silvio Berlusconi e Gianfranco
                                     Fini messi insieme e più a sinistra di Fausto Bertinotti. Oltre ad
                                     essere più comico di Dario Fo, più epurato di Enzo Biagi, più
                                     incazzato di Mike Tyson, più televisivo di Pippo Baudo, forse più
                                     radiofonico di Fiorello e – se non ci fossero intralci accademico
                                     barra burocratici sulla sua strada – sarebbe financo più oncologo di
                                     Umberto Veronesi.» (Tommaso Labate su Formiche, giugno 2007)

  Con queste parole Tommaso Labate descrive Beppe Grillo, ideatore, capo politico e
cofondatore, insieme a Gianroberto Casaleggio, del MoVimento 5 Stelle, partito politico nato
nel 2009 e affermatosi in seguito alle elezioni del 2013. Elezioni che hanno scombussolato
completamente il panorama politico italiano, inducendo i partiti e gli studiosi a una riflessione
profonda sui cambiamenti e sulle nuove aspettative dei cittadini italiani.
   Il fallimento inaspettato del Partito Democratico, l’incredibile rimonta di Berlusconi, la
debacle del centro guidato da Monti e la prepotente affermazione del MoVimento 5 Stelle
sono tutte facce di una stessa medaglia, quella degli italiani stanchi delle promesse non
mantenute e delusi da una classe dirigente corrotta e immobile. Il ruolo di questo voto è stato,
dunque, fondamentale, soprattutto per rilevare il vero sentiment dei cittadini e sperare che,
constatato il forte malcontento generale, i governanti, come delle arabe fenici, risorgessero
dalle loro stesse ceneri e riprendessero in mano la gestione del Paese con più consapevolezza,
tenacia e dedizione.
   Preso atto di ciò, è venuto naturale decidere di focalizzare l’attenzione della ricerca sul
MoVimento 5 Stelle, grande incognita dal punto di vista sociologico perché novità assoluta.
   L’obiettivo di questa tesi è, quindi, quello di analizzare questo nuovo e forte soggetto
politico, al fine di capire quali sono le sue peculiarità, quanto può essere considerato un
partito populista e quanto, invece, un movimento sociale, e, soprattutto, quali sono le sue
prospettive di evoluzione.

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L’analisi è partita dalla figura di Grillo, di cui si sono tracciati i contorni, esaminando la
sua carriera politica iniziata nel 1986 in televisione e proseguita nei palasport, dove il suo
linguaggio è diventato man mano più aggressivo e politicizzato e dove la sua credibilità è
aumentata grazie a delle azioni collettive di successo che egli ha portato avanti, come quella
del 1994 contro i numeri a pagamento della Sip.
   Si è fatto anche un parallelismo tra l’attività politica di Grillo e quella del suo collega
comico Coluche, che negli anni Ottanta lanciò la sua candidatura alle presidenziali francesi,
poi ritirata a causa di pesanti intimidazioni ricevute.
   Dopo, si è accennato ai «discorsi all’umanità» del comico genovese, mandati in onda da
Tele+ in concomitanza con i discorsi di fine anno del Presidente della Repubblica.
   Parlando di costruzione della credibilità, invece, non si è potuto fare a meno di citare la sua
incisiva azione politica nel caso Parmalat del 2003, vero trampolino di lancio per la sua futura
carriera politica.
   Si è parlato, poi, della telefonata di Grillo a Casaleggio nell’aprile 2004, quella che ha
decretato l’inizio di una stretta collaborazione tra i due che continua tutt’oggi. È grazie a
questo sodalizio che il 26 gennaio 2005 nasce www.beppegrillo.it, il blog personale del
comico genovese, il quale assume rapidamente una certa rilevanza fino a conquistare il nono
posto nella classifica dell’Observer dei cinquanta blog più influenti della rete nel 2008.
   Si è raccontato, inoltre, della nascita dei Meetup, tappa fondamentale per la costruzione del
futuro MoVimento 5 Stelle e strumento importantissimo per allargare la base d’azione del
movimento. Essi, infatti, non sono altro che i precursori delle liste civiche che di lì a poco si
sarebbero misurate in varie tornate elettorali, oltre che del MoVimento stesso. Infatti, alle
amministrative del 2008 vengono presentate le prime liste civiche riconducibili al comico
genovese in sette capoluoghi e dieci centri, e liste regionali in Friuli Venezia Giulia e in
Sicilia.
   Si è parlato, poi, dei due V-Day organizzati dal comico l’8 settembre 2007 e il 25 aprile
2008, durante i quali, sostanzialmente, si è inveito contro la classe dirigente del Paese,
cominciando dai politici e dai burocrati e finendo ai giornalisti.
   Si è detto della candidatura di Grillo alle primarie del Partito Democratico nel 2009, che è
parsa fin da subito a tutti esclusivamente un gesto provocatorio, atto solo ad innescare una
polemica con il Pd. Polemica, peraltro, funzionale al lancio del nuovo movimento politico
voluto da Grillo, che nasce ufficialmente il 4 ottobre 2009 a Milano. Ovviamente si tratta del
MoVimento 5 Stelle, che nelle successive tornate elettorali dimostra di assumere sempre più
credibilità e seguito: nel 2010 riesce a eleggere consiglieri regionali sia in Emilia-Romagna

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che in Piemonte, nel 2011 una nuova tornata elettorale conferma i buoni risultati anche se
evidenzia una differenza tra il Nord, dove va piuttosto bene, e il Sud, dove invece va male.
   Si è parlato, poi, dell’exploit delle elezioni del 2012: per la prima volta i cinquestelle
conquistano tre comuni minori e un capoluogo importante come Parma, oltre a prendere
percentuali alte, spesso a due cifre.
   Si è raccontato, quindi, delle elezioni politiche del 2013, spiegando come il MoVimento 5
Stelle sia stato l’unico vero vincitore, come Berlusconi, dopo una ripresa, si sia avviato verso
una costante perdita di consenso, come il centro sia quasi scomparso e come il Pd abbia
aperto una nuova fase congressuale dalla quale è uscito vincitore Matteo Renzi, che in poco
tempo è diventato segretario del partito e Presidente del Consiglio.
   Si è poi posto l’accento sul primo anno in Parlamento del M5S, sulle battaglie che ha
combattuto, spesso solo ideologiche e piene di colpi di scena, come la protesta sul tetto del
Parlamento o la bagarre in aula a seguito dell’applicazione della cosiddetta “ghigliottina” da
parte della Presidente della Camera Laura Boldrini.
   Si è, infine, detto delle elezioni europee del 25 maggio 2014, durante le quali, dati alla
mano, si è avuto un ribaltamento della situazione politica rispetto al voto del 2013: il M5S ha
perso quasi tre milioni di voti, avendo un tracollo notevole nonostante il 21,16% ottenuto; il
Pd ha avuto, invece, un risultato incredibile: il 40,8%. Gli unici trend confermati sono stati
quelli del centro-destra e del centro, che raccolgono sempre meno consensi.
   Dopo aver analizzato la storia del MoVimento 5 Stelle, la ricerca si è focalizzata su
un’analisi di tipo più sociologico. Ci siamo chiesti se è più un partito populista o un
movimento sociale e, per rispondere alla domanda, abbiamo proceduto ad esaminare sia il
fenomeno dei populismi che quello dei movimenti sociali.
   Per quanto riguarda il populismo, si è cercato, innanzitutto, di darne una definizione
partendo dal nucleo basilare che racchiude gli elementi identificativi del fenomeno: la
presenza di un’ideologia collegata al binomio “popolo come portatore del giusto e del vero e
vittima da riscattare” contro “èlite corrotta e disinteressata nei confronti del bene comune”
che rappresenta il nemico da abbattere. Ci si è poi soffermati sui rimedi che i populisti
pensano di adottare per annientare i nemici, sulla figura di un leader forte e carismatico che
guida il popolo e, più in generale, sull’approccio top-down del populismo. Si sono fatti,
inoltre, degli esempi di populismo in Italia, come l’Uomo Qualunque e la Lega Nord. Infine,
si è cercato di analizzare quali aspetti del MoVimento 5 Stelle sono riconducibili ai partiti
populisti e in quale misura.

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Per quanto concerne i movimenti sociali, si è proceduto con lo stesso tipo di analisi.
Innanzitutto si è cercato di definire quali sono gli elementi costitutivi di un movimento
sociale, cioè le reti di relazioni informali, le credenze condivise e la solidarietà tra gli attivisti,
l’azione collettiva di tipo conflittuale, il ricorso alla protesta. Poi, si è tentato di ravvisare tali
caratteristiche e tale approccio bottom-up nel MoVimento 5 Stelle, per comprendere se e
quanto esso possa essere ricondotto alla categoria dei movimenti sociali.
   Alla luce di queste analisi, si è poi cercato di dare delle risposte alla domanda di ricerca e
di immaginare possibili evoluzioni del MoVimento.

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1. | Movimento 5 Stelle: nascita ed evoluzione di un movimento politico

1. Beppe Grillo: l’inizio di una carriera politica tra televisione e palasport

  La storia politica di Beppe Grillo inizia ventotto anni fa, nel 1986, in piena Prima
Repubblica. Più precisamente inizia il 15 novembre di quell’anno, quando, durante una
puntata di Fantastico 7, si scaglia contro il partito dell’allora Presidente del Consiglio Bettino
Craxi facendo una pesante battuta sui socialisti: «La cena in Cina. C’erano tutti i socialisti,
con la delegazione, e mangiavano…A un certo momento Martelli ha fatto una delle figure più
terribili. Ha chiamato Craxi e gli ha detto: “Ma senti un po’, qua ce n’è un miliardo e sono
tutti socialisti?”. E Craxi gli ha detto: “Sì, perché?”. “Ma allora se son tutti socialisti, a chi
rubano?”» (Ruggiero, 2003). Questo episodio gli procura la cacciata dalla RAI, dove tornerà
per due brevi apparizioni al Festival di Sanremo nel 1988 e nel 1989, con testi soggetti a
controllo preventivo.
   È con questa vicenda che Beppe Grillo passa dall’essere un comico che fa satira politica
all’iniziare un vero e proprio percorso politico che lo porterà a creare il Movimento 5 Stelle
insieme a Gianroberto Casaleggio.
   L’esempio di Coluche, il famoso comico francese che negli anni ’80 preannuncia la sua
candidatura alle presidenziali, gioca sicuramente un ruolo non poco rilevante nella decisione
di impegnarsi in politica di Grillo.
   Coluche era un simpatizzante di sinistra, ma il suo messaggio era piuttosto trasversale a
tutti gli orientamenti politici: «Mi rivolgo a quelli che hanno votato trent’anni a sinistra per
niente. Perché, purtroppo, la sinistra non ha fatto nulla…Parlo anche a coloro che hanno
votato la destra trent’anni per niente. Mi sapete citare una promessa mantenuta?...Oggi io
propongo di votare per un imbecille. Per me. Di solito, votavano per niente» (Colucci, 1980).
Il suo appello era stato definito da Pierre Bourdieu, sociologo francese, come «le parole più
importanti per la Francia dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789».
Ma Coluche iniziò a essere oggetto di inchieste riservate, a ricevere intimidazioni e pressioni
affinché rinunciasse alla sua candidatura e quando il suo più stretto collaboratore, René
Gorlin, fu ucciso, egli rinunciò al progetto di entrare in politica e invitò i suoi sostenitori a
votare per Mitterrand. (Biorcio & Natale, 2013)

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Dopo l’allontanamento dalla RAI, Grillo inizia a fare spettacoli nei palasport e nei teatri,
dove diventa più aggressivo e politicizzato e va a definire sempre più il suo rapporto con il
pubblico. Rapporto che si definisce in maniera più netta nel 1993, quando il comico genovese
ritorna con grande successo sul piccolo schermo per due puntate su Rai1, nelle quali iniziano
a venire fuori alcuni argomenti che Grillo riprenderà nel blog e, quindi, nel suo messaggio
politico: acqua bene comune, salvaguardia dell’ambiente, ruolo attivo dei cittadini, dicotomia
innovazione vs. classe dirigente “morta”. Ma quelle due puntate sono importanti perché per la
prima volta il comico dà il via a un’azione collettiva: invita gli spettatori a mandare una
cartolina al presidente della Sip, Biagio Agnes, per chiedere l’eliminazione dei numeri a
pagamento. L’iniziativa riesce con successo e la Sip, pochi giorni dopo, dirama un
comunicato ufficiale nel quale annuncia che dal 1° gennaio 1994 sarà consentita la
disattivazione dei numeri a pagamento. (Corbetta & Gualmini, 2013)
   In Tv, invece, torna dal 1998 al 2001 su Tele+ per delle apparizioni in concomitanza con il
discorso di fine anno del Presidente della Repubblica. Nei suoi «discorsi all’umanità»
conferma i suoi cavalli di battaglia: ecologia, potere delle multinazionali, guerre (ibidem).
   E così, pian piano, la credibilità politica di Grillo cresce costantemente, così come la
fiducia che i cittadini ripongono in lui al di fuori degli spettacoli.
   L’evento che, forse, consacra il comico genovese come paladino dei cittadini contro la
“casta” degli industriali è legato al crollo della Parmalat. Nel 2003 l’azienda dichiara il
default e, di conseguenza, non riesce a pagare le obbligazioni del gruppo stesso. Questo,
ovviamente, si traduce in perdite, talvolta anche ingenti, per molte famiglie e in una profonda
crisi di fiducia nell’intero sistema. Grillo, allora, diventa l’unico ad aver dichiarato
anticipatamente la reale situazione economica della Parmalat a differenza di tutti gli altri e,
quindi, si pone come «fonte credibile di proposta e di critica nei confronti della stampa e delle
forze politiche.» (ibidem, p. 33)

2. La nascita del blog e dei primi Meetup

   Nell’aprile 2004 Grillo, tentato dall’idea di creare un suo sito internet, telefona a
Gianroberto Casaleggio dopo aver letto un suo libro sulla rete ed esserne rimasto colpito. I
due si incontrano a Livorno e l’esperto del web gli consiglia di aprire un blog grazie al quale
tutti i lettori avrebbero potuto interagire tramite i commenti (Di Majo, 2013).
   È così che il 26 gennaio 2005, in concomitanza con la prima tappa a Pordenone
dell’omonimo tour, nasce www.beppegrillo.it, il blog personale del comico genovese. Esso

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assume subito una certa rilevanza grazie alle circa duecentomila visite al giorno e agli oltre
mille commenti per ogni post e diventa, così, il primo blog in lingua italiana per numero di
collegamenti entranti e tra i primi nel mondo per numero di accessi (Biorcio & Natale, 2013),
tanto da conquistare il nono posto nella classifica dell’Observer dei cinquanta blog più
influenti della rete (The Observer, 2008).
   I temi trattati nel blog sono diversi, spaziano dalla critica alla finanza italiana fino ad
arrivare all’ecologia, ma il cavallo di battaglia di Grillo, in un primo momento, è la critica al
precariato. Si fa portavoce di tutte le speranze e le promesse tradite dei giovani precari,
raccogliendo, attraverso il blog, le storie di molti di loro, per poi pubblicarle nel volume Gli
schiavi moderni scaricabile gratuitamente dal sito.
   Grillo, inoltre, si schiera apertamente contro la guerra in Iraq e accusa sia il Governo che il
Presidente della Repubblica di aver mentito agli italiani sulla natura dell’intervento italiano
nel conflitto e di aver dato inizio a una missione contraria alla Costituzione.
  Altra tematica fondamentale che il comico comincia a sviluppare è la lotta alla cosiddetta
“casta della politica”. Il 22 novembre 2005 pubblica, sull’International Herald Tribune, un
articolo a pagamento grazie al contributo economico dei frequentatori del blog dal titolo
Clean up Parliament! (Grillo, Clean up Parliament!, 2005). L’articolo altro non è che un
appello per le dimissioni di ventitré parlamentari italiani condannati in via definitiva per
diversi reati, i cui nomi appaiono sul sito.
  In un libretto, Un anno di blog 2005, Grillo definisce il blog come

       «lo strumento a nostra disposizione per realizzare una vera democrazia. Una nuova forma di democrazia
       che è stata definita “democrazia diretta”. Nasce dalla possibilità di informarsi sempre, da diverse fonti
       sui temi che ci riguardano, sull’energia, sull’acqua, sulla salute, sul governo e poter dire la propria
       opinione, senza i filtri dei mandarini di partito e delle redazioni dei giornali. È il passaggio dalla delega
       in bianco al politico, alla partecipazione del cittadino.» (Grillo, Un anno di blog 2005, 2006)

Ma non sono poche le perplessità sulla reale efficacia del blog di attuare queste promesse di
partecipazione attiva e paritaria. Piuttosto, esso sembrerebbe il modo migliore per permettere
a Grillo di bypassare i media e arrivare direttamente ai cittadini e per togliergli il “fastidio” di
doversi confrontare con giornalisti e, più in generale, con un reale contradditorio.
   Una tappa fondamentale per la costruzione del futuro Movimento Cinque Stelle è stata la
creazione dei Meetup. Senza di essi, probabilmente Grillo e i suoi non avrebbero mai vinto le
elezioni politiche del 2013. Riccardo Luna descrive così il sito Meetup, fondato da Scott

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Heiferman in seguito all’attacco dell’11 settembre per permettere alle persone di connettersi
più facilmente tra di loro:

       «È il Facebook della politica, la trasformazione delle vecchie sezioni di partito al tempo della rete. La
       differenza più evidente è che non esistono sedi fisiche: tramite Meetup ci si vede ogni volta che capita,
       in un bar, in una sala in prestito oppure a casa di qualcuno. A costo zero o quasi. » (Luna, 2013, p. 74)

  È, quindi, per passione politica che ci si incontra. Passione su cui cerca di far leva Grillo
che, nel post di presentazione dell’iniziativa, afferma di voler «dare a tutti coloro che seguono
il mio blog l’opportunità di incontrarsi tra loro, discutere, prendere iniziative, vedersi di
persona. Di trasformare una discussione virtuale in un momento di cambiamento» (Grillo,
Incontriamoci: MeetUp, 2005).
   Iniziano, così, a nascere i primi gruppi che, man mano, aumentano di numero in maniera
inaspettata. Nemmeno Grillo e Casaleggio erano riusciti a prevedere il successo di questa
iniziativa. Sono quegli stessi gruppi a organizzare incontri a livello nazionale per
sensibilizzare su specifici temi. Il primo di questi eventi ebbe luogo a Torino il 17 dicembre
2005 per manifestare contro la Tav, ma l’incontro con maggiore risonanza mediatica fu quello
organizzato dal Meetup di Napoli il 23 febbraio 2008 per denunciare la mala gestio dei rifiuti
in tutta la Campania.
   A oggi si contano più di centoventimila cittadini impegnati sul proprio territorio, attivisti
che tentano di lavorare per il Bene Comune, idealmente rappresentato dai cinque temi cardine
del Movimento, quelli che raffigurano le cinque stelle: acqua, ambiente, energia, trasporti e
sviluppo, a cui si aggiunge la lotta alla “casta” e per la trasparenza della politica.
   Tutto questo è stato possibile perché, come scrive Tommaso Labate, il comico è

       «un prodotto. Non è Beppe Grillo, ma beppegrillo con l’aggiunta del suffisso puntoit. Un brand che si
       nutre di un tam tam, che vola sul web e si materializza in teatri stracolmi di gente sudata per la ressa in
       biglietteria» (Labate, 2007)

e che riesce a unire tantissime persone stanche e disilluse dalla politica e dalla classe dirigente
in generale, persone che vedono in Grillo il paladino della giustizia e della trasparenza e che,
quindi, lo seguono e appoggiano su ogni battaglia e iniziativa. È una forza silenziosa eppure
incredibilmente capillare, che tutti hanno sottovalutato fino all’exploit delle politiche 2013,
compresi i media e molti studiosi che non credevano possibile un risultato del genere e che

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forse, così facendo, non hanno fatto altro che aiutare Grillo e il suo MoVimento a raggiungere
quel 25,56% che ancora sembra impossibile ai più.

3. Dal primo V-Day alle liste civiche a cinque stelle

   Il 14 giugno 2007 Grillo pubblica sul suo blog un post dal titolo Vaffanculo-Day, in cui dà
l’appuntamento ai suoi lettori per l’8 settembre in tutte le piazze italiane e spiega che il V-Day
si sarebbe tenuto in quella data «per ricordare che dal 1943 non è cambiato niente. Ieri il re in
fuga e la Nazione allo sbando, oggi politici blindati nei palazzi immersi in problemi
“culturali”» e che sarebbe stato «un giorno di informazione e di partecipazione popolare»
(Grillo, Vaffanculo-Day, 2007). La “V” ha un triplice significato: riprende la V di vendetta
del famoso fumetto - poi diventato un film di grande successo - di David Llyod e Alan
Moore, il segno di vittoria di Churchill e il “vaffanculo” rivolto alla classe politica italiana.
   L’idea del V-Day ebbe notevole successo: fu organizzato in duecento piazze, perfino
all’estero davanti alle ambasciate italiane. Grillo intervenne a Bologna, elencando la sua lunga
lista di “vaffanculo”.
   Durante la manifestazione venne organizzata anche una raccolta firme per tre leggi di
iniziativa popolare: una si scagliava contro la legge elettorale allora vigente, il cosiddetto
“porcellum”, soprattutto per il sistema di liste bloccate; un’altra voleva contrastare la politica
come professione, limitando a due mandati la carica di parlamentare; la terza e ultima
proponeva di rendere inaccessibile il Parlamento a tutti coloro i quali fossero stati condannati
in via definitiva o anche in primo o secondo grado e in attesa di giudizio, al fine di realizzare
uno degli obiettivi principali del messaggio politico di Grillo: il “Parlamento pulito”. Anche
questa iniziativa ebbe un successo clamoroso: si raggiunsero 336.144 firme, andando ben
oltre le 50mila previste dall’art. 71 della Costituzione.
   Dal punto di vista prettamente politico, è interessante ricordare il 15 settembre 2007:
questa è la data in cui il comico partecipa all’ultima Festa dell’Unità. Durante il suo
intervento a Milano, si scaglia duramente sia contro la dirigenza dei Ds che contro il governo
Prodi, distaccandosi definitivamente da essi e conquistando un nuovo spazio politico,
totalmente autonomo e distante dai tradizionali partiti di destra e sinistra.
   Dopo il successo del primo V-Day, Grillo decide di lanciarne un secondo, questa volta
contro i giornalisti, accusati di essere «i cani da guardia del potere», di aver «sostituito
l’esercito e i cannoni di Bava Beccaris» e di aver prima «ignorato il milione e mezzo di
persone del V-day» e poi cercato di diffamare il comico mettendo a tacere il tutto (Grillo, V-

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day di ieri e di domani, 2007). La data scelta è il 25 aprile 2008, in quanto sarebbe dovuto
essere «il giorno della liberazione degli italiani dalla disinformazione» (ibidem). Ovviamente,
Grillo sceglie il 25 aprile non solo per il suo forte valore simbolico nella storia italiana, ma
anche al fine colpire i partiti politici tradizionali, in particolar modo la sinistra, che avevano
costruito la loro identità su date come questa.
   Anche in questo caso le manifestazioni vennero organizzate in diverse piazze italiane e
venne organizzata una nuova raccolta firme, questa volta per tre referendum abrogativi: uno
per abolire la cosiddetta Legge Gasparri sul sistema radiotelevisivo italiano approvata nel
2004 dal governo Berlusconi II, uno per eliminare i finanziamenti pubblici all’editoria e
l’ultimo per sopprimere l’Ordine dei Giornalisti.
   Grillo, questa volta, sale sul palco a Torino e da lì, oltre ad inveire contro i media, attacca
in maniera diretta il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, chiamandolo “Morfeo”
e incitandolo ad essere il Presidente degli italiani e non dei partiti politici che, secondo il
comico, non esistevano più.
  La nascita e la crescita dei Meetup hanno contribuito a rendere sempre più capillare e
organizzata l’attività svolta sui territori, creando una sorta di legame tra gli attivisti, che è
diventata la base per la creazione di liste civiche a cinque stelle.
   È il 25 gennaio 2007 quando Grillo propone l’idea:

       «Vedo una sola possibilità. Per riappropriarci dei nostri diritti naturali. Del territorio, dell’acqua,
       dell’aria, della luce, della salute, dei trasporti, dell’ambiente. Tutta roba nostra di cui siamo stati
       espropriati dai partiti. Ripartire dai Comuni. […] Esprimete liste civiche in ogni Comune. Un
       programma che tuteli voi, i vostri figli, il futuro. Non permettete che una sola decisione venga
       presa senza consultarvi. E su questo punto siate chiari, duri, intransigenti, con sindaci e assessori. Vostri
       dipendenti. Chi viola la regola, fuori a calci nel culo.» (Grillo, Comuni a 5 stelle, 2007)

  E così si mette in moto la macchina per costruire le liste civiche. A ottobre dello stesso
anno, dopo il successo del primo V-Day, Grillo detta le linee-guida per la loro costituzione in
un nuovo post sul suo blog. Quattro sono i requisiti fondamentali: innanzitutto non bisogna
essere iscritto a nessun altro movimento o partito politico; poi non si devono avere né
procedimenti penali in corso né sentenze di condanna in sede penale, anche non definitive; si
deve risiedere nella circoscrizione del comune o della regione in cui ci si intende candidare;
non si deve aver assolto più di un mandato elettorale. Tre sono, invece, gli impegni che i
candidati devono ottemperare:

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«1. Ogni candidato si impegna a rimettere il mandato elettorale ricevuto, nel caso in cui, nel corso del
       suo svolgimento perda o si dimostri non abbia posseduto fin dall’origine uno o più dei requisiti minimi
       sopra descritti. In mancanza, l’intera lista perderà il diritto di qualificare la propria attività con la
       certificazione del blog
       2. All’atto della propria candidatura, la lista provvederà a pubblicare in Rete, in un apposito ed adeguato
       spazio web, l’elenco dei componenti ed il loro curriculum vitae secondo uno standard che andremo a
       definire, con il proprio programma di governo ed istituirà contemporaneamente un blog aperto a tutti i
       cittadini che consenta il libero scambio di opinioni e critiche con i componenti della lista civica
       3. La lista non potrà associarsi ad altri partiti o liste, se non certificate dal blog, per governare il
       Comune o la Regione.» (Grillo, Liste civiche/1, 2007)

   Gli attivisti del blog e Beppe Grillo sono ora pronti ad affrontare le sfide elettorali.

4. Le prime sfide elettorali a cinque stelle

  Il primo banco di prova elettorale per le liste civiche a cinque stelle è rappresentato dalle
amministrative del 2008. Il nome delle liste che appare più di frequente è “Amici di Beppe
Grillo”. Il blog certifica le liste in sette capoluoghi (Roma, Viterbo, Pescara, Pisa, Massa,
Vicenza e Treviso) e in dieci centri (Fiumicino, Tivoli, Nettuno, Formia, Cepagatti, Campi
Bisenzio, Villafranca di Verona, Pozzuoli, Forio d’Ischia e Bitonto). Inoltre sono presenti
liste regionali in Friuli Venezia Giulia, dove però viene esclusa dalla Commissione elettorale
regionale, e in Sicilia, dove Grillo appoggia Sonia Alfano, attivista anti-mafia candidata alla
presidenza della Regione.
    Il risultato elettorale si attesta intorno al 2%, ma solo a Campi Bisenzio e a Treviso
vengono eletti rispettivamente due e un consigliere. La Alfano ottiene il 2,4% dei voti, mentre
la sua lista arriva all’1,7%.
   Beppe Grillo accoglie con favore questi risultati «ottenuti senza pubblicità, senza fondi
pubblici, senza televisioni, senza giornali. Ma con l’onestà, con il porta a porta, con la Rete.»
(Grillo, Comunicato politico numero 8, 2008)
   Dopo questa prima tornata elettorale si cerca però di dare uniformità alle liste. Così l’8
marzo del 2009 si svolge a Firenze il “I incontro nazionale delle Liste civiche a 5 stelle”,
durante il quale Grillo presenta la Carta di Firenze (Grillo, Carta di Firenze , 2009), in cui
sono stabiliti i dodici obiettivi che le liste civiche dovranno perseguire per poter essere
certificate dal blog: acqua pubblica, impianti di depurazione, espansione del verde urbano,
limiti alle concessioni edilizie, piano di trasporti pubblici non inquinanti e rete di piste

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ciclabili, piano mobilità per disabili, connettività gratuita, punti pubblici di telelavoro, zero
rifiuti, sviluppo delle fonti rinnovabili, efficienza energetica e incentivi alle produzioni locali.
  Nel 2009 c’è una nuova tornata elettorale. Questa volta si vota anche per le elezioni
europee oltre che per le amministrative. Cinquantadue sono i comuni in cui si riescono a
presentare liste civiche riconducibili a Grillo, seppur non ancora con simboli e nomi
uniformati. Il 3% viene superato in diverse città più grandi interessate dal voto e, addirittura,
in alcuni piccoli centri si arriva a percentuali a doppia cifra, come nel caso di Suvereto, in
provincia di Livorno, dove la lista appoggiata dal comico tocca il 31,5% dei voti. Questi
risultati testimoniano come le liste civiche e l’influenza di Grillo si stiano radicando sempre
di più sul territorio.
   Per quanto riguarda le europee, invece, il comico genovese non presenta una sua lista né
appoggia altre, ma dà il suo sostegno a due candidati che si presentano da indipendenti con Di
Pietro: Sonia Alfano e Luigi De Magistris, con la «speranza che due persone per bene che
rispondono solo alla loro coscienza ci rappresentino a Bruxelles» (Grillo, Comunicato politico
numero venti, 2009).
   Entrambi vengono eletti ed entrambi si ritroveranno scomunicati dal MoVimento. La
Alfano, in una intervista a Vanity Fair, parlerà di una vera e propria epurazione e del ruolo
poco chiaro svolto da Casaleggio all’interno del MoVimento, mentre De Magistris sarà
considerato reo di aver dichiarato di voler dialogare anche con altri movimenti.

5. La candidatura di Grillo alle primarie del Partito Democratico e la nascita del
   MoVimento 5 Stelle

   Grillo, dunque, grazie al blog, ai Meetup, ai V-Day e alle liste civiche, si costruisce un
terreno molto fertile intorno, sempre più adatto a una sua diretta discesa nell’agone politico.
   La prima occasione gli si presenta con le primarie del Partito Democratico, quello che lui
chiama “PDmenoelle”, del 25 ottobre 2009. In un post sul blog del 12 luglio dello stesso
anno, il comico annuncia la sua candidatura criticando aspramente il partito:

        «Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c'è il Vuoto. Un Vuoto di idee, di proposte, di coraggio,
        di uomini. Una sinistra senza programmi, inciucista, radicata solo nello sfruttamento delle
        amministrazioni locali. […] Un mostro politico, nato dalla sinistra e finito in Vaticano. La stampella di
        tutti i conflitti di interesse. Una creatura ambigua che ha generato Consorte, Violante, D'Alema,

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riproduzioni speculari e fedeli dei piduisti che affollano la corte dello psiconano [Berlusconi, ndr]. Un
       soggetto non più politico, ma consortile, affaristico, affascinato dal suo doppio berlusconiano. Una
       collezione di tessere e distintivi. Una galleria di anime morte, preoccupate della loro permanenza al
       potere. Un partito che ha regalato le televisioni a Berlusconi e agli italiani l'indulto. Io mi candido, sarò
       il quarto con Franceschini, Bersani e Marino. Partecipo per rifondare un movimento che ha tolto
       ogni speranza di opposizione a questo Paese, per offrire un'alternativa al Nulla.» (Grillo, Beppe Grillo
       candidato alla segreteria del PD, 2009)

   Ma, ovviamente, a molti la sua candidatura appare impossibile per una serie di motivi:
innanzitutto, come ricorda Fassino, Grillo non è iscritto al Pd; poi, come sottolinea la
Commissione nazionale di garanzia del partito nel comunicare il rigetto della candidatura, il
comico si è contrapposto spesso agli ideali e ai valori del Pd, il più delle volte appoggiando
liste civiche che andavano contro di esso. Dunque, anche quando, il 17 luglio, la sezione di
Partenopoli, in provincia di Avellino, gli concede l’iscrizione, essa viene invalidata ed egli
risulta ancora incandidabile (Corbetta & Gualmini, 2013).
   È chiaro che Grillo non mirava davvero a partecipare e a vincere le primarie. Piuttosto, il
suo scopo era quello di dimostrare le profonde divisioni all’interno del Partito Democratico e
di evidenziare l’impenetrabilità dei palazzi romani, ripiegati su se stessi, incapaci di dar voce
ai cittadini e attenti solo a fermare un vero processo democratico.
   È in questo clima che il 1 agosto Grillo annuncia di voler creare un nuovo movimento
politico, intenzione che poi specifica in un post del 4 agosto:

       «Perché creare un movimento? Semplice! Perché c’è già! Ci sono milioni di persone scese in piazza, se
       vi ricordate, coi due V-day. […] Il movimento è la voce di milioni di persone che non hanno voce nei
       telegiornali e in televisione, ma che saranno la voce dell’Italia di domani. L’Italia di persone oneste,
       trasparenti, pulite, che non vogliono centrali nucleari, inceneritori, discariche con rifiuti tossico-nocivi.
       Un’Italia di persone per bene. Ci sono le persone per bene! Che non vogliono il potere fine a se stesso.
       Ma che vogliono darsi da fare per cambiare questo stato di cose. […] In autunno lancerò le liste a
       Cinque Stelle Regionali e subito dopo il Movimento, attraverso la Rete. Un movimento di democrazia
       diretta. Un virus che non si può fermare perché cammina attraverso le sue idee e i suoi programmi.»
       (Grillo, Grillo168 - Noi: i cittadini, 2009)

  Il MoVimento 5 Stelle nasce il 9 settembre 2009, con la chiara intenzione di non creare un
partito con un apparato e una struttura ben definiti, bensì un movimento legato solo ad un
programma costruito comunitariamente in Rete. Il suo “battesimo” avviene, invece, il 4
ottobre a Milano, dove viene presentato un programma complessivo di centoventidue punti e
viene annunciata la partecipazione alle elezioni regionali del 2010.

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Non esiste una sede fisica del MoVimento 5 Stelle, esiste solo quella che corrisponde al
blog, all’indirizzo web www.beppegrillo.it; non esiste nemmeno una organizzazione definita:
esistono solo linee-guida generali, chiamate “non-statuto” per marcare la differenza con gli
statuti dei partiti tradizionali; non esistono organi deputati al controllo e alla garanzia della
democrazia interna, ma solo figure che si occupano di convalidare le candidature nelle fila del
neonato MoVimento; infine, il principio fondamentale del M5S è condensato nell’espressione
«uno vale uno» che Grillo e Casaleggio pongono a fondamento della loro personale idea di
democrazia diretta. (Corbetta & Gualmini, 2013)
   Così, nel 2009, vede la luce il MoVimento 5 Stelle, nuovo soggetto politico destinato a
sconvolgere silenziosamente il panorama partitico, nella totale indifferenza dei media e degli
altri partiti politici.

6. Il MoVimento alla prova delle urne: le tornate elettorali del 2010, 2011 e 2012

   Alle elezioni regionali del 2010, il MoVimento riesce a presentare proprie liste in cinque
Regioni su tredici (Campania, Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte) e in undici
comuni su quattrocentosessantadue. Riesce a eleggere consiglieri regionali sia in Emilia-
Romagna che in Piemonte, grazie anche ai comuni della Val di Susa i quali, toccati dalla
questione della TAV, premiano i cinquestelle che da sempre sono schierati contro la
realizzazione del progetto. Sempre in quest’ultima regione si ha anche il risvolto politico più
interessante: infatti, sono proprio i voti dati al candidato del MoVimento alla presidenza della
regione a contribuire alla sconfitta di Mercedes Bresso, la presidente uscente del Partito
Democratico.
   Dopo questa tornata elettorale incoraggiante, tutti coloro i quali simpatizzano e/o si
spendono per il blog decidono di incontrarsi il 25 e 26 ottobre a Cesena. È in questa
“Woodstock a 5 stelle”, tra politica e musica, che Grillo annuncia la sua intenzione di
presentare il MoVimento alle prossime politiche. (ibidem)
   Il 15 e 16 maggio 2011 c’è una nuova tornata elettorale di amministrative: il M5s presenta
liste in 75 dei 1177 comuni al voto e ottiene buone percentuali. Ancora una volta ha maggiore
forza in Piemonte ed Emilia-Romagna, mentre va male al Sud.
   Le elezioni del 2012 determinano il vero exploit del MoVimento, conferendogli una forza
politica su tutto il territorio nazionale. Per la prima volta, i grillini riescono a conquistare tre
comuni minori e un importante capoluogo come Parma; in più, arrivano a prendere

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percentuali alte di voti, spesso anche a due cifre, che denotano la forza crescente di questo
nuovo soggetto politico. In molti dei comuni al voto, il M5S si presenta per la prima volta,
mentre ci sono città nelle quali il MoVimento aveva già messo alla prova la sua forza
elettorale per le regionali del 2010. Per esempio ad Alessandria, dove, in valore assoluto, nel
2012 riesce a quadruplicare i voti rispetto al 2010, o ancora a Verona dove li triplica, oppure a
Belluno, Cuneo, Monza, Parma dove vengono duplicati. (tab. 1) In punti percentuali, invece,
si va da un massimo di +13% a Parma a un minimo +1,7% a Palermo. Certo, come
confermano anche questi dati, il consenso elettorale al M5s non è spalmato in maniera
uniforme su tutto il territorio nazionale: più forte al nord, molto meno al sud. Ma le cause
possono essere molteplici, sia di origine sociologica che di origine pratica: scarse
infrastrutture informatiche e maggiore incidenza del voto di scambio, per esempio, non sono
condizioni favorevoli per un radicamento al Sud del MoVimento e, se a questi motivi
aggiungiamo una copertura dei comizi di Grillo spostata decisamente verso Nord, possiamo
spiegarci anche il risultato elettorale diverso tra il Settentrione e il Meridione del Paese.

Tabella 1 – Differenza in valori assoluti e in punti percentuali nel voto del M5s nelle elezioni comunali
2012 rispetto alle regionali 2010.

Nota: Il confronto relativo a Palermo si riferisce alle regionali 2008 (lista Amici di Beppe Grillo)
Fonti: Istituto Cattaneo; Rinaldo Vignati, 2012

È interessante focalizzare l’attenzione sulla vittoria del M5s a Parma, dove Federico Pizzarotti
è il primo candidato grillino ad arrivare al ballottaggio e a vincerlo, divenendo sindaco del
comune emiliano.
   Questo risultato segna un passaggio decisivo e strategico per Grillo e il suo MoVimento,
soprattutto se si vanno a guardare i flussi elettorali in cui tanti sono i voti che provengono dal
centrodestra e che, quindi, rendono il MoVimento più indipendente rispetto a quei temi come

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l’ecologia o l’egualitarismo tipicamente di sinistra dai quali era partito, prospettando un
aumento dei consensi dall’altra metà campo politica. (Biorcio & Natale, 2013)
   La vittoria di Pizzarotti, però, offre anche un aiuto alle forze di opposizione per
evidenziare alcuni problemi: un esempio su tutti il ritardo nella formazione della giunta
comunale che, per quanto possa essere effettivamente un passaggio decisivo per il
MoVimento anche su base nazionale, risulta essere eccessivo data la maggioranza
monocolore dei cinquestelle e denota innanzitutto una certa inesperienza della classe politica
grillina, poi i diversi problemi nella gerarchia di comando del MoVimento e, infine, la
confusione e la poca chiarezza nelle procedure organizzative interne. A questo va collegato
anche la questione della scelta del direttore generale del comune che, in un turbine di
dichiarazioni e smentite, trascina Pizzarotti, Grillo e Casaleggio nell’occhio del ciclone
mediatico. (Corbetta & Gualmini, 2013)
   Nonostante questi problemi, il MoVimento 5 Stelle continua a registrare un aumento di
consensi e vede la sua base elettorale allargarsi sempre di più, come dimostrano numerosi
sondaggi sulle intenzioni di voto dei cittadini.
   Inizia così la corsa verso le elezioni politiche del 2013, il punto di svolta per Grillo e i
grillini.

7. Le elezioni politiche 2013 e il vero vincitore: il MoVimento 5 Stelle

   Dopo l’inaspettato exploit del MoVimento alle elezioni del 2012, il suo consenso elettorale
continua a crescere e a consolidarsi. È chiaro, a questo punto, a tutte le altre forze politiche
che Grillo e il M5S non sono più una forza da sottovalutare. Così iniziano a venire a galla i
vari atteggiamenti di avvicinamento o di insulto da parte dei competitor.
   Tra coloro i quali cercano di avvicinarsi a Grillo c’è Antonio Di Pietro. L’ex magistrato
crede che ad accomunare lui e il M5S sia l’opposizione al governo guidato da Mario Monti e
il 26 luglio 2012, dopo aver attaccato il Pd colpevole di un presunto complotto volto a
escludere tutti i «non allineati», fa un appello al M5S e a SEL, auspicando che, insieme alla
sua IdV, si possa costruire una coalizione capace di sfidare il centro-sinistra e il centro-destra
alle politiche dell’anno seguente. La risposta di Grillo non si fa attendere: il MoVimento 5
Stelle non fa alleanze con nessuno. (Corbetta & Gualmini, 2013)
   Nel fronte opposto, tra coloro i quali cercano di screditare Grillo e il suo movimento agli
occhi dell’elettorato, troviamo il Partito Democratico, certamente la forza politica che

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maggiormente teme la forza elettorale del M5S. Pierluigi Bersani, il segretario del Pd, non fa
mancare numerose accuse, culminate in agosto alla Festa democratica dove, riferendosi agli
epiteti poco gentili con cui Grillo è solito definire il Pd e i suoi iscritti (tra gli altri, «zombie»
o «cadaveri ambulanti»), accusa il comico genovese di usare «linguaggi fascisti». La replica
di Grillo è immediata e dura: definisce Bersani un «fallito» e «amico dei piduisti». Si innesca,
così, una polemica tra i due, e i rispettivi seguaci, che prosegue per giorni e con toni sempre
più forti. (ibidem)
   È in questo clima molto teso che inizia la corsa per le politiche del 24 e 25 febbraio 2013.
Il Presidente del Consiglio uscente, Mario Monti, dopo aver rassegnato le dimissioni il 21
dicembre 2012, decide di creare un suo partito, Scelta Civica, e di entrare nell’agone politico
in una coalizione con gli altri partiti di centro, UdC e Fli. Bersani guida, invece, una
coalizione di centro-sinistra che racchiude, oltre al Pd, Sel, Centro Democratico e Svp. Silvio
Berlusconi, dato per politicamente finito solo un anno prima, torna a capo della coalizione di
centro-destra comprendente Pdl, Lega Nord, Fratelli d’Italia, La Destra e altri partiti minori.
Ci sono poi, oltre a partiti di poca rilevanza, l’ex pm Antonio Ingroia con la sua lista
Rivoluzione Civile e il giornalista Oscar Fulvio Giannino con Fare per Fermare il Declino. E,
infine, c’è il MoVimento 5 Stelle, la vera incognita elettorale, al tempo stesso temuto e
minimizzato. (Ministero dell'Interno)
  I sondaggi più accreditati (Tecné, Demos & Pi., Euromedia Research, Ipsos), davano, a
circa un mese dal voto, il MoVimento 5 Stelle intorno al 14%. Nelle settimane successive lo
si dava in costante e forte crescita, ma comunque intorno al 20%. Il 22 febbraio, Grillo
approda a Piazza San Giovanni, a Roma, con l’ultima data del suo Tsunami Tour che fa
coincidere con la chiusura della campagna elettorale. Il successo è fuori da ogni previsione.
Lui parla di ottocentomila presenze in piazza e centocinquantamila contatti in streaming. La
portata dell’evento è ben spiegata da un articolo di Alessandro Trocino sul Corriere della Sera
del giorno dopo:

       «[Grillo, ndr] Arriva in camper, con il viso sorridente schiacciato sul finestrino, sale sul palco, con
       occhiali e sciarpa bianca e blocca subito l'ovazione del pubblico: «Non fate così, che è tutta la notte che
       mi esercito per non commuovermi». Davanti a lui c'è tutta piazza San Giovanni piena, la piazza del
       primo maggio, della sinistra, dei sindacati, diventata per un giorno il palcoscenico di questo nuovo
       movimento che vola nei sondaggi e si appresta a sbarcare in massa a poche centinaia di metri da qui, nel
       Parlamento. Militanti e simpatizzanti, uniti da un solo grido: «Tutti a casa».» (Trocino, 2013)

                                                      18
La stampa italiana viene relegata dietro le transenne, solo i giornalisti esteri vengono fatti
accreditare all’evento. Sale sul palco finanche Casaleggio, dove racconta di tutte le volte in
cui lui o Grillo volevano lasciare ma, facendosi forza l’un l’altro, non avevano mollato.
Insomma, è chiaro a tutti che le elezioni ormai alle porte avrebbero visto nascere un nuovo
forte soggetto politico a livello nazionale. (ibidem)
   A urne chiuse e spoglio concluso, il MoVimento 5 Stelle risulta il vero vincitore: 25,56%,
8.691.406 di voti, 108 seggi alla Camera (più uno della circoscrizione Estero), e 54 al Senato.
Male il centro-sinistra, dato per favorito assoluto, che si attesta al 29,55%, seguito dalla
coalizione di centro-destra al 29,18%, in incredibile rimonta e a una distanza di meno di
123mila voti. Malissimo la coalizione guidata dall’uscente Presidente del Consiglio Mario
Monti che arriva al 10,56%. (Ministero dell'Interno) Quella di Bersani è, dunque, una «non
vittoria», come lui stesso la definisce: non c’è una maggioranza certa e il Paese risulta
ingovernabile se non si fanno accordi.
   Come afferma Nicola Maggini, la proposta politica di Grillo e del movimento, è un mix di
propositi tesi a sradicare quella tradizionale visione politica incentrata esclusivamente sulla
differenza destra-sinistra: un nuovo uso del web che favorisce la partecipazione diretta dei
cittadini (seppure, nei fatti, mediata dai leader), il limite di due mandati elettorali,
l’ineligibilità degli indagati, il libero accesso a Internet, la fine dell’erogazione di fondi
pubblici a partiti e giornali, l’incremento dell’uso delle energie rinnovabili, una settimana
lavorativa di venti ore, tasse più basse, ecc. Tutta questa critica anti-establishment combinata
con la richiesta di trasparenza e di un nuovo modo di fare politica, possono spiegare il
successo di Grillo. (Maggini, 2013)
   Le elezioni del 24 e 25 febbraio hanno, quindi, scombussolato il panorama politico e
partitico italiano, quello della Seconda Repubblica incentrato sul bipolarismo e sull’alternanza
al governo di centro-destra e centro-sinistra. Questo si deve al MoVimento 5 Stelle che ha
intercettato quello spazio politico creatosi con la nascita del governo tecnico guidato da Monti
e supportato tanto dal Pdl quanto dal Pd. Il malcontento della popolazione per la crisi
economica senza fine e le inchieste condotte dalla magistratura che avevano messo in luce
scandali a tutti i livelli di governo, hanno portato gli elettori a disaffezionarsi sempre di più
alla politica e ai partiti, creando quel terreno fertile che Grillo ha saputo sfruttare al meglio
portando il MoVimento, da tutti sottovalutato, a quel risultato da record del 25,56%.
(ITANES, 2013)

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8. Il primo anno in Parlamento e le elezioni europee 2014

   L’attività parlamentare dei cinquestelle inizia con una foto di un apriscatole postata su
Facebook, e poi ripresa anche da Beppe Grillo sul suo profilo, dai senatori salentini Barbara
Lezzi, Daniela Donno e Maurizio Buccarella, per sottolineare un concetto che il comico aveva
più volte ribadito in campagna elettorale, quello dell’«apriremo il Parlamento come una
scatoletta di tonno». E non prosegue in maniera più fruttuosa. Infatti, se si va a monitorare
l’attività parlamentare dei deputati e senatori a cinque stelle, risulta evidente una tendenza alla
scarsità nella presentazione di disegni di legge e all’abbondanza, invece, di emendamenti o
interrogazioni. Possiamo prendere come esempi il deputato Alessandro Di Battista, primo
firmatario e cofirmatario di 39 disegni di legge e 1946 emendamenti (Openparlamento - On.
Alessandro Di Battista), oppure il senatore Nicola Morra, primo firmatario o cofirmatario di
56 disegni di legge e 6111 emendamenti (Openparlamento - Sen. Nicola Morra).
   Ma le azioni dimostrative portate avanti dai cinquestelle in sede istituzionale non si
fermano alla foto dell’apriscatole.
   Il 6 settembre 2013, undici deputati (Massimo Artini, Sergio Battelli, Laura Castelli,
Giuseppe D’Ambrosio, Alessandro Di Battista, Manlio Di Stefano, Filippo Gallinella, Dalila
Nesci, Carlo Sibilia, Maria Edera Spadoni, Alessio Villarosa), salgono sul tetto del
Parlamento srotolando uno striscione con su scritto “La Costituzione è di tutti” per protestare
contro il disegno di legge Costituzionale sulle riforme.
   Il 29 gennaio 2014, poi, si assiste a un evento unico nella storia repubblicana: la Presidente
della Camera Laura Boldrini è costretta a utilizzare la cosiddetta “ghigliottina” per far
approvare un decreto legge che sarebbe scaduto alla mezzanotte dello stesso giorno con il
rischio di arrecare un danno ai cittadini, i quali sarebbero stati così obbligati a pagare la
seconda rata dell’Imposta Municipale Unica, odiata tassa introdotta dal governo Monti.
Boldrini è stata costretta perché, per fini puramente ostruzionistici, risultavano iscritti a
parlare per le dichiarazioni di voto 173 deputati tra MoVimento 5 Stelle, Sel e Lega Nord.
Messo in atto questo strumento di diritto parlamentare, inizia la bagarre in aula: i cinquestelle
urlano «siamo tornati al fascismo» e «questa è dittatura» rivolti alla Presidente Boldrini e ai
colleghi del Pd; questi ultimi fanno partire dei cori cantando “Bella ciao” rivolti verso le
minoranze; i deputati di Fratelli d’Italia occupano i banchi della Presidenza. Tutto ciò ha
come risultato diversi commessi parlamentari che finiscono in infermeria e vari
provvedimenti disciplinari presi nei confronti di alcuni deputati. Ma, soprattutto, innesca una
dura polemica tra Grillo e Laura Boldrini. Il comico, il 31 gennaio, lancia in rete tramite i suoi

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profili Facebook e Twitter un video in cui un attivista fa finta di guidare l’automobile mentre
parla con una sagoma di cartone della Presidente, offendendola (Grillo, In viaggio con Lady
Ghigliottina Boldrini, 2014). Al tutto Grillo aggiunge un commento fraintendibile al video già
di per sé provocatorio: «Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?». La
domanda scatena violenti commenti, per lo più a sfondo sessuale, da parte dei frequentatori
del blog, innescando uno scontro tra le parti politiche: quelle di maggioranza difendono
strenuamente Boldrini attaccando brutalmente il MoVimento e Grillo, che afferma di non
essere responsabile per i commenti lasciati dagli utenti sotto i suoi post. La diatriba prosegue
per giorni in un clima incandescente, durante il quale un altro attivista cinquestelle posta una
foto di un libro di Corrado Augias, giornalista, autore televisivo e politico italiano, mentre
brucia in un caminetto. Augias era considerato reo di aver criticato il comico genovese
durante Le Invasioni Barbariche, programma condotto da Daria Bignardi su La7.
   È in questo clima incandescente che si va verso le elezioni europee del 25 maggio 2014.
Da una parte c’è un MoVimento 5 Stelle con toni sempre più forti, a tratti violenti, dall’altra
ci sono un Partito Democratico (e un governo) a guida Matteo Renzi, pertanto fortemente
rinnovato e modernizzato, e un centro destra diviso e debole. La partita vera, quindi, è quella
tra il M5S e il Pd, tra Grillo e Renzi. Non a caso il premier, usando un linguaggio calcistico,
definisce queste elezioni «un derby tra rabbia e speranza».
   L’affluenza alle urne non è molto alta, ma il Partito Democratico raggiunge un risultato
eclatante ed inimmaginabile, che solo la Democrazia Cristiana nel 1958 era riuscita di poco a
superare: il 40,81%, 11.172.861 di voti assoluti, 3.183.262 in più rispetto al 2013. Il
MoVimento 5 Stelle invece, ha un tracollo: 21,16%, 5.792.865 voti, 2.909.996 in meno
rispetto alle politiche dell’anno precedente, come si può notare dalla Tab.2 (Ministero
dell'Interno, 2014). Le regioni dove va peggio sono la Sicilia, il Trentino Alto-Adige e la
Toscana; va meglio, invece, in Abbruzzo, Campania e Molise.

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Tabella 2 – Voto al MoVimento 5 Stelle ( elezioni 2014 e 2013. Voti assoluti e variazione percentuale)

Fonte: Elaborazione dell’Istituto Cattaneo sui dati del Ministero dell’Interno

   I dati da analizzare attentamente, però, sono quelli contenuti nella Fig.1, nella quale si
analizzano i flussi elettorali. Innanzitutto è significativo sottolineare il fatto che, mentre il
MoVimento 5 Stelle cede circa l’11% dei voti al Pd e circa il 13% al “partito del non voto”,
riceve dal primo solo il 5% dei voti e dal secondo solo il 3%. Poi, è necessario evidenziare
come hanno votato i giovani nella fascia d’età 18-24: il 35,5% per il Partito Democratico
contro il 25,4% per il M5S, con oltre dieci punti percentuali di distanza (Ipsos Public Affairs,
2014). Risultato, quest’ultimo, completamente ribaltato rispetto alle politiche del 2013 dove il

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35% dei giovani tra i 18 e i 24 anni aveva votato per il MoVimento 5 Stelle e solo il 19% per
il Pd (Ipsos Public Affairs, 2013).

Figura 1 – Flussi elettorali e voti assoluti: elezioni 2013 e 2014 a confronto

Fonte: Ipsos Srl per il Corriere della Sera

È chiaro, dunque, alla luce di questi dati, che un inasprimento dei toni da parte del
MoVimento 5 Stelle e di Grillo non ha giovato affatto in termini elettorali, specie in
combinato disposto con un Pd completamente rinnovato, che ha potuto contare su una
leadership forte e carismatica come quella di Matteo Renzi, il quale è stato in grado di
intercettare voti da ogni schieramento politico, riducendo, di fatto, lo spazio politico del M5S.

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