La green new deal deve ripartire dai parchi - Weekend Premium
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La green new deal deve ripartire dai parchi di Vittorina Fellin La rivoluzione sostenibile dell’Italia è in fase di partenza e, prima di poter comprendere quali effetti possa produrre su economia e mondo del lavoro, ci si chiede da dove iniziare concretamente il processo di rinnovamento. Ursula von der Leyen, l’autorevole Presidente della Commissione europea, consapevole dell’ambizioso mutamento richiesto ai singoli Stati, ha usato parole rassicuranti per presentare il progetto: “Il Green Deal europeo è la nostra nuova strategia per la crescita”. Il tema è complesso ed è ormai chiaro a tutti che deve essere affrontato con una visione strategica capace di abbracciare il destino della montagna, della pianura e delle zone costiere, trovando un equilibrio tra salvaguardia del territorio e necessario sviluppo economico a fini produttivi agricoli e artigianali e nello stesso tempo turistici.
E se il Green new deal del governo italiano punta su “la protezione dell’ambiente, il ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione della biodiversità e dei mari, il contrasto dei cambiamenti climatici”, non può che partire dai parchi il nuovo percorso verde. Da sempre queste istituzioni territoriali hanno nella loro missione questi compiti, e possono dare il loro lungo ed esperto contributo all’auspicata transizione ecologica e ad
indirizzare l’intero sistema produttivo verso un’economia circolare. I parchi sono motori di sviluppo sostenibile Le aree protette italiane coprono oltre il 10% del territorio nazionale e al loro interno operano decine di migliaia d’imprese. Per dare un ordine di grandezza, nei soli parchi nazionali (che coprono meno del 50% della superficie totale delle aree protette) erano presenti, nel 2015, ben 67.563 imprese, oltre il 90% delle quali direttamente od indirettamente legate alle presenze turistiche, che negli ultimi anni hanno superato i 30 milioni di presenze, secondo Unioncamere. Parco dell’Adamello Brenta, veduta del Monte Peller Alle attività economiche si aggiunge il capitale umano: guide ufficiali – sono oltre 800 le guide ufficiali nei parchi nazionali – operatori, istruttori, accompagnatori che lavorano in tutte le tipologie di aree protette. Lasciando da parte i dati ed entrando nel concreto, pensiamo al prezioso contributo
offerto al territorio dalle cooperative, molte sociali, che operano nel recupero di antiche strade o borghi storici, ripristinando una socialità di comunità e un’identità che altrimenti andrebbe perduta. Sentiero nel Parco Nazionale delle Cinque Terre, in Liguria Spesso queste aziende sono baluardi di tradizioni, gusti, saperi e di un’imprenditoria giovanile e femminile che altrimenti stenterebbe a decollare in zone isolate. Come le cooperative agricole di montagna, o quelle che promuovono il lavoro di soggetti in condizioni di disabilità o in stato di bisogno, ai servizi legati alla sostenibilità ambientale offerti da imprese “verdi”. E i risultati si leggono nel PIL e nella conservazione del territorio e della biodiversità.
Una spiaggia dell’Isola d’Elba, cuore del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano Il “verde” fa guadagnare Gli analisti parlano di “effetto parco” per indicare come le imprese localizzate in aree soggette a tutela ambientale siano predisposte a una maggior capacità di creazione di ricchezza e benessere. Secondo una ricerca del 2012 condotta sui visitatori dei tre parchi naturali del Trentino (Adamello Brenta, Paneveggio – Pale di San Martino e Parco Nazionale dello Stelvio, parte trentina), le ricadute indirette riconducibili in tutto o in parte all’esistenza dei tre parchi in estate si attestano sui 300 milioni di euro. Se questo vale per una regione di piccole dimensioni come il Trentino, si consideri l’effetto moltiplicativo sull’economia italiana che possono avere tutte le aree protette del Paese.
Parco di Paneveggio Negli Stati Uniti, che possiedono una rete di Parchi nazionali composta da 401 riserve e 49 aree “d’interesse nazionale”, si stanziano ogni anno poco più di 3 miliardi di dollari. Ma per ogni dollaro investito, il sistema Parchi Usa ne produce 12, contribuendo così all’economia nazionale con ben 40 miliardi. E questo considerando solo le ricadute dirette. I parchi, luoghi ideali per fare impresa Secondo un rapporto diffuso dal Ministero dell’Ambiente nel 2014, fare impresa all’interno delle aree naturali protette conviene, almeno per quanto riguarda il Nord e il Centro. Il valore aggiunto pro capite prodotto nei Parchi nazionali, ovvero in aree definite come natural capital based, mostra un differenziale positivo di 6 mila euro nel caso del Nord-Ovest e di 1.800 euro nel caso del Centro rispetto a quelli di modesta valenza naturalistica.
Cervi nel Parco della Sila (Calabria) L’unico dato negativo si registra nel Mezzogiorno: 8mila euro contro quasi 10.500. Nelle aree naturali del Sud il valore aggiunto pro-capite risulta inferiore a quelli del Nord e del Centro Italia. A conferma di questi dati ci sono i numeri, elevati, dei parchi nazionali che si posizionano nei primi posti della classifica: lo Stelvio che registra un valore aggiunto di 22.491 euro, l’Arcipelago Toscano con 20.991 euro e le Cinque Terre, con 20.918 euro. In fondo alla classifica troviamo la Sila, con 5.586 euro e l’Aspromonte con 5.212 euro.
Tramonto nel Parco del Pollino Un’economia di nuova ispirazione Sempre più spesso un’area protetta diventa una sorta di marchio di qualità territoriale con forte potere attrattivo e con ricadute positive per l’immagine dell’intero sistema economico e produttivo locale.
Parco Nazionale dello Stelvio (Trentino) Se al valore intangibile si aggiunge, poi, un valore certificato il vantaggio è concreto. Come il progetto ”QualitàParco” del Parco Naturale Adamello Brenta che premia le aziende ricettivo-turistiche e agro-alimentari che dimostrino di rispondere a criteri specifici di tutela ambientale e legame con il territorio e, di conseguenza, di aderire alla cultura del Parco. La natura del Parco dell’Adamello Brenta La forza attrattiva del Trentino, legata ai valori della sostenibilità ambientale, ha fatto si che si insediassero delle start up di giovani provenienti da altri paesi europei. La vitalità e la fantasia dei parchi italiani hanno prodotto risultati difficili da smentire. Qualche anno fa Federparchi ha realizzato un primo repertorio nazionale che, senza voler essere un censimento completo, puntava a mettere in luce alcune delle esperienze più significative emerse in campi quali l’agricoltura e l’allevamento, l’ingegneria naturalistica, la conservazione e gestione faunistica, la comunicazione, la cooperazione internazionale.
…continua nella 2° pagina con il “Manifesto per il futuro” dei parchi… Il coraggio deve partire dalle istituzioni Per innovare, comunicare, sperimentare, ci vuole però uno sforzo congiunto, che coinvolga le istituzioni e la politica senza lasciare indietro nessuno. L’istituzione di strumenti “straordinari” come le cosiddette “zone economiche ambientali“- agevolazioni e vantaggi fiscali per i comuni ricadenti nelle aree del parco e per chi volesse aprire al loro interno attività imprenditoriali – possono aiutare quella transizione verso la nuova economia circolare.
Arco di roccia nel Parco dell’Isola di Pantelleria A fine 2019 sono nate le ZEA nei parchi nazionali del Cilento e Vallo di Diano e Alburni, della Sila e, agli inizi del 2020, quello di Pantelleria. Con le ZEA, finanziate con 20 milioni di euro nella legge di stabilità, i parchi hanno la possibilità di produrre sviluppo. Alle risorse già stanziate si sono aggiunti altri 120 milioni di euro per il 2020, in modo da realizzare su questi territori progetti green, implementando l’imprenditoria e combattendo il fenomeno dello spopolamento e della fuga del capitale umano. Le agevolazioni per le ZEA sono state ribadite anche nel Decreto Rilancio per far fronte ai danni diretti e indiretti derivanti dall’emergenza Covid-19 alle imprese che vi operano.
Riflessi nel Parco Nazionale del Cilento Parchi, il manifesto per il futuro 1. Non si può più ritenere i parchi e le aree protette come una serie di nicchie slegate dal resto del contesto. I parchi non sono un sistema chiuso, ma vanno considerati all’interno di un “sistema territorio” più esteso. 2. Una gestione attenta e precisa dell’ambiente e quindi dei parchi, abbinata all’attività di tutela, non può essere disgiunta da una gestione anche economica delle risorse presenti. 3. Parchi ed aree protette devono suggerire nuove modalità produttive, nuove alleanze con settori economici diversi, soluzioni con il “bollino verde”. 4. Questi luoghi “speciali” devono diventare esempi di gestione attiva, possibilmente innovativi e comunque riproducibili in altri contesti, che esulano dai compiti più strettamente istituzionali degli enti gestori.
Uno stambecco nel Parco Nazionale del Gran Paradiso I parchi, il futuro verde dell’Italia Quello che sembrava solo un dovere verso la natura per proteggerla e conservarla oggi si trasforma in un potenziale imprenditoriale per le generazioni future. Questa ricerca dimostra con i numeri che l’ecoturismo e le produzioni dei parchi sono un’attrattiva importante per i nostri weekend e per il nostro futuro di Vittorina Fellin Questo periodo di forzata reclusione ci ha fatto riscoprire quello che in parte avevamo scordato. La natura, il rapporto che intimamente ci lega a essa, la frizzante gioia degli spazi aperti, quella sensazione di profonda riconciliazione del qui
e ora. Oggi finalmente possiamo riprenderci quei momenti e portarli di nuovo nelle nostre vite. Cascata nel Parco Naturale di Paneveggio e Pale di San Martino E allora perché non cominciare dai parchi, dalle oasi naturaliste approfondendone la conoscenza. Non tutti sanno per esempio che l’Italia è il Paese in Europa che, colmando un divario storico durato a lungo, negli ultimi 15 anni ha istituito più parchi e riserve naturali. Un ritardo che non ne sminuisce il primato.
Il Monte Peller, nel Parco dell’Adamello Brenta Circa l’11% del territorio italiano è tutelato attraverso 23 Parchi nazionali, 134 Parchi regionali, 147 riserve naturali, 365 riserve regionali, 171 aree protette regionali, 2 parchi sommersi e un Santuario dei cetacei. Nel 2,5% della superficie dei nostri mari, sono state istituite 24 Aree marine protette. Un ulteriore 10% del territorio, esterno alle aree naturali protette, è tutelato dalla presenza di Siti di interesse comunitario (Sic) e Zone di protezione speciale (Zps) istituiti ai sensi delle direttive comunitarie Uccelli e Habitat.
Panorama dell’Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo Circa un terzo dei comuni italiani sono territorialmente interessati dalla presenza di un’area protetta. Questa percentuale sale a due terzi per quanto riguarda i piccoli comuni, quelli cioè al di sotto dei 5.000 abitanti. Le aree protette occupano direttamente circa 4.000 lavoratori, oltre a 12.000 addetti impegnati nei servizi e nelle attività relative alla divulgazione e all’educazione ambientale, alla ricerca scientifica e soprattutto alla gestione, affidata a circa 500 cooperative e imprese, degli oltre 2.000 centri visita e più in generale delle strutture culturali e naturalistiche presenti nei parchi terrestri e marini.
Il “Bosco dei Violini” in Val di Fiemme I parchi, un’attrattiva per i turisti ecofriendly, un potenziale che va comunicato Circa 155 milioni di persone visitano ogni anno le aree protette italiane che registrano il 14% del totale delle presenze turistiche italiane. Quindi i parchi rappresentano una delle mete turistiche più richieste all’interno di un segmento, quello dell’ecoturismo, che registra una media mondiale di crescita maggiore di circa il 4,6% rispetto agli altri turismi.
I numerosi turisti eco-friendly che ogni anno frequentano i parchi e i territori vicini costituiscono un valore economico, come confermano diversi rapporti sull’attrattività e la qualità della vita di queste zone. Ma questo valore per non rimanere solo un potenziale va rafforzato passo dopo passo, dalle comunità, dalle istituzioni, dai privati che dovrebbero investire in risorse e comunicazione.
Parchi e aree protette, luogo di incontro tra green economy e green society I parchi naturali e le aree protette italiane hanno seguito, nel corso degli ultimi decenni, un percorso evolutivo che ne ha trasformato in profondità natura, missione e funzioni. Fino agli anni Settanta, i parchi naturali hanno avuto come obiettivo la conservazione della biodiversità e dell’ambiente naturale. A questo è seguita una fase “protezionistica”, fondata su divieti e vincoli giuridici, diretti a valorizzare e salvaguardare le aree naturali nel loro complesso.
Oggi, superate queste funzioni, queste aree devono costruire il proprio futuro per vincere le sfide che si prospettano. Il numero di esperienze improntate alla cultura dell’ambientalismo che crea sviluppo, costituiscono ormai un cospicuo repertorio di buone pratiche a cui ispirarsi. Alpeggi nel Parco dell’Adamello Brenta Le comunità territoriali si devono “riappropriare” dei parchi,
adattandone in parte le finalità alle proprie esigenze di sviluppo, in particolare nel settore turistico e della filiera agro-alimentare. Nei territori adiacenti o interni ad un parco le imprese dovrebbero convertire le proprie produzioni all’agricoltura bio, ai prodotti per lo “slow food”, partecipare alle manifestazioni d’eccellenza, costruire esperienze di turismo ecosostenibile. Cavalli al pascolo nel Parco del Matese Buona parte dei parchi e delle aree protette, attraverso iniziative imprenditoriali, dovrebbero centrare un obiettivo importante: ridare identità a territori marginali e diventare un volano economico e occupazionale per l’economia locale. Un patrimonio di bellezza che funge anche da attrattiva turistica in ogni stagione.
Il fossile del dinosauro Ciro ritrovato nel Parco Regionale del Matese Come il Parco Regionale del Matese, in Campania, dove nel 1981 è stato ritrovato Ciro, il fossile di dinosauro meglio conservato mai rinvenuto in Italia, o il Parco Regionale Roccamonfina – Foce Garigliano, in provincia di Caserta, un territorio il cui domina il vulcano spento di Roccamonfina alle cui falde sgorga l’acqua Ferrarelle. L
La Masseria delle Sorgenti nell’Oasi Ferrarelle …scopri gli altri progetti di valorizzazione dei parchi nella 2° pagina… Natura, cibo e biodiversità: i valori sono serviti nel piatto I parchi e le aree protette sono mete turistiche sempre più richieste, anche per il valore dei prodotti che si producono attraverso un’agricoltura di qualità. Nei parchi nazionali si trovano 150 prodotti a denominazione (Dop, Igp, Doc e Docg), 180 prodotti agroalimentari censiti da Slow Food, 263 prodotti tradizionali.
Produzione di Bitto in Valtellina In molte aree protette, soprattutto quelle di montagna, la difesa e la valorizzazione delle produzioni agricole più tipiche e tradizionali passa attraverso la tutela della biodiversità, del paesaggio, dei sapori antichi, delle identità territoriali più autentiche. In questi territori si trovano così aziende a dimensione familiare che portano avanti con impegno attività tradizionali come l’allevamento di razze autoctone, le produzioni lattiero-casearie di eccellenza, la lavorazione dei salumi, la produzione di birre artigianali, la coltivazione di cereali antichi che altrimenti andrebbero persi.
Salame di Suino Nero dei Nebrodi Veri e propri laboratori di tipicità come gli allevamenti di Razza Rendena nel Parco Adamello Brenta in Trentino o di suini neri nel Parco dei Nebrodi in Sicilia, la coltivazione di erbe e piante officinali (tra cui la stella alpina) nel Parco Nazionale dello Stelvio, la produzione di insaccati e salumi biologici nel Parco Nazionale della Sila in Calabria.
Bovini di razza Rendena nel Parco Adamello Brenta L’esperienza della cooperativa Atlantide nella Riserva della Salina di Cervia Un esempio di quelli che non si dimenticano ci arriva da Cervia, dove una cooperativa fonda le proprie radici nell’esperienza del turismo ecosostenibile grazie alla riserva naturale. Un contributo importante per l’ambiente e per il lavoro svolto da molti giovani che qui hanno trovato la loro casa.
Dal 1979 la Salina di Cervia è divenuta Riserva Naturale dello Stato di popolamento animale. Abitata da specie rare come i fenicotteri, i cavalieri d’Italia, le avocette, la riserva è un punto di riferimento per i visitatori sensibili agli aspetti ambientali. All’interno del Centro Visite è possibile approfondire le tematiche storiche, naturalistiche ed economiche legate alla produzione del sale, di cui Cervia era luogo di grande importanza.
Poco lontano si può fare una visita alla Casa delle Farfalle (www.atlantide.net), dove tra le diverse attività si può visitare una serra di oltre 500 mq, dove ammirare centinaia di farfalle dai colori spettacolari provenienti da ogni parte del mondo. Il tutto è gestito dalla cooperativa Atlantide, nata da un gruppo di giovani professionisti che nel 1990 hanno pensato bene di occuparsi di educazione, in particolare nelle scuole, ambiente, turismo legato alle tematiche ecosostenibili. Un’attività che si richiamava ad esperienze appena
nate in Italia in quel momento e che oggi costituiscono un trend di sviluppo di molti sistemi economici. Una visita da segnarsi in agenda al più presto e un’esperienza da replicare in molti territori!
INFO I Parchi di Atlantide – Centro visite Salina di Cervia Via Bova, 61, 48015 Cervia (RA) www.atlantide.net www.amaparco.it UNESCO con Gusto. In Val Camonica la natura è un libro di pietra. E si gustano i casoncelli Un patrimonio italiano che è anche Patrimonio dell’Umanità, è quello custodito in Val Camonica, tra le province di Brescia e
Bergamo, in Lombardia. Qui si trovano più di 140 mila petroglifi, tra simboli e figure scalfite su 2500 rocce, che coprono un periodo di circa 8000 anni di storia. I temi sono legati alla caccia, alla guerra, all’agricoltura, alla navigazione, ma anche al simbolismo e alla magia. Insomma, un enorme “libro di pietra” che vanta il primato di essere stato il primo sito italiano iscritto della lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, nel 1979, con questa motivazione. “La Valle Camonica, con le sue migliaia di incisioni rupestri, restituisce all’Europa 10.000 anni di storia. E quale storia! Un meraviglioso racconto a fumetti, impresso sulla roccia dai diretti protagonisti (…). Le incisioni rupestri della Valle Camonica costituiscono una straordinaria documentazione figurata sui costumi e sulle ideologie preistoriche. L’interpretazione, la classificazione tipologica e gli studi cronologici su questi petroglifi hanno apportato un contributo considerevole nei settori della preistoria, della sociologia e della etnologia”.
Non solo. Quella della Val Camonica è annoverata tra le più grandi collezioni di incisioni rupestri al mondo, senza considerare poi che il sito, che si estende su un’area di 70 km, non è stato ancora completamente esplorato e potrebbe svelare ancora tanti tesori nascosti. Val Camonica, una lunga storia in otto parchi Si deve al geografo bresciano Walther Laeng la scoperta, nel 1909, nelle prime due incisioni rupestri su altrettanti sassi di Pian del Greppe, nei pressi di Cemmo (Capo di Ponte). In seguito, negli anni, ne emersero ben 2500, per lo più concentrate tra le cime della Concarena e il Pizzo Badile Camuno. Per tutelare le incisioni e per renderle fruibile ai visitatori, sono stati creati nell’area otto parchi archeologici, che hanno riaperto al pubblico lo scorso 2 giugno. Ecco quali sono.
Nel Parco del Lago Moro Luine e Monticolo, che si estende nel territorio di Darfo Boario Terme e Angolo Terme si possono ammirare le più antiche incisioni della valle risalenti al Mesolitico (VIII – VI millennio a C) e riferibili al popolo dei Camuni, da cui la valle prende il nome. Dopo un periodo di abbandono da parte dell’uomo, la zona è stata di nuovo ripopolata tra le fine del Neolitico e nelle Età del Bronzo e del Ferro. Qui si trovano circa 100 petroglifi.
A Ossimo (BS) si trova invece il Parco Archeologico di Asinino – Anvòia, che si estende sull’altopiano di Ossimo – Borno. Qui sono presenti diverse aree di culto risalenti all’Età del Rame (III millennio a.C) e si possono ammirare suggestivi santuari megalitici composti di massi e steli allineate. L’area archeologica più grande della Valcamonica è invece la Riserva Naturale delle Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, che si estende per circa 300 ettari e include più di 400 incisioni rupestri, situate in un contesto montano di rara bellezza.
A Sellero (BS) si trova invece il Parco Archeologico Minerario, che include quattro diversi siti di iscrizioni rupestri e l’area mineraria di Carona. Le rocce qui sono caratterizzate da una particolare durezza e striature metalliche, con presenza di quarzo, quindi particolarmente difficili da incidere. I petroglifi presenti risalgono al Neolitico (IV – III millennio a.C) e all’Età del Ferro (I millennio a.C).
A Sonico (BS) si trova poi il Parco Pluritematico del “Coren delle Fate”, includo nel Parco dell’Adamello. Qui si concentrano le cosiddette “incisioni geometriche”, tra cerchi, linee e piccole incisioni circolari, dette “coppelle”, che creano composizioni artistiche unite a colte da linee e canalette. I “parchi” di Capo di Ponte (BS) Spostandosi a Capo di Ponte, troviamo invece il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, il primo a essere istituito, nel 1955. Le rocce incise, circa 104, si possono ammirare grazie a cinque percorsi di visita di circa 3 km complessivi, che si snodano in uno splendido ambiente boschivo. I percorsi sono corredati da pannelli didattici. I petroglifi vanno dal Neolitico (V-VI millennio a.C) all’Età del Ferro (I millennio a.C).
Nel territorio di Capo di Ponte si trova anche il Parco Archelogico Nazionale dei Massi di Cemmo, dove si può ammirare un vero e proprio santuario sorto attorno a due massi precipitati all’inizio dell’Olocene. Il santuario risale all’Età del Rame e conta diverse incisioni rupestri e un’area antistante circoscritta da solchi e altre stele. Lo spazio sacro è stato ulteriormente arricchito durante l’Età del Bronzo con un muro largo 2,5 metri alla base, poi ristrutturato durante l’Età del Ferro. Le funzioni del santuario terminarono durante l’Età Romana e le stele furono abbattute e gettate in grandi fosse con l’avvento del Cristianesimo.
Nel Parco Archeologico di Seradina – Bedolina, istituto nel 2005, invece, cinque percorsi di visita consentono di ammirare le incisioni che raffigurano i guerrieri e i cacciatori, diverse scene di agricoltura e aratura e rare iscrizioni in Etrusco settentrionale. A Capo di Ponte si trova poi il Museo Nazionale della Preistoria della Val Camonica (www.mupre.capodiponte.beniculturali.it), ospitato nello
splendido contesto di Villa Agostani, nel centro storico. Il percorso di visita si articola su due piani, attraverso reperti archeologici, tra cui menir, stele, massi, ma anche oggetti di uso quotidiano, corredi funerari, iscrizioni in diversi alfabeti successivi, dal camuno all’etrusco, è possibile avere un quadro completo della storia della Val Camonica. Nei parchi della Val Camonica con le guide Tutti i parchi archeologici si sono attrezzati per garantire ai visitatori la completa sicurezza in tema di norme sanitarie per la prevenzione del Covid-19. Si può anche usufruire delle visite guidate proposte dalla Federazione delle Guide Turistiche della Val Camonica, che accompagneranno i visitatori alla scoperta dei principali siti e punti di interessi di Bienno, Breno, Borno, Ponte di Legno, Capo di Ponte, Lovere e Pisogne tra monumenti, arte, storia, tradizione e archeologia.
In programma nel mese di giugno: sabato 20, Ponte di Legno, domenica 21, Borno, sabato 27, Capo di Ponte e Parco di Naquane, domenica 28, Pisogne. Le visite cominciano alle ore 14 e terminano intorno alle 16. La partecipazione è gratuita per i ragazzi e i bambini sotto i 12 anni. Le iscrizioni si accettano fino alle ore 12 del giorno precedente e la conferma dipende dal numero minimo di partecipanti. Le visite avverranno con un numero massimo di 10 persone, la mascherina è obbligatoria per tutti, è richiesto il rispetto del distanziamento di almeno un metro e ricorso frequente all’igiene delle mani. Info: guideturistiche.vallecamonica@gmail.com ….scopri i sapori della Val Camonica nella 2° pagina… Val Camonica da gustare E dopo l’UNESCO, il gusto. In Val Camonica il piatto simbolo, per sapore e storia, sono i casoncelli, una pasta ripiena a forma di mezzaluna che, si dice si il più antico formato di pasta ripiena d’Italia.
Presente in diverse zone del paese, vede nella variante della Val Camonica un ripieno di erbette lessate, tra cui spinaci, bietole o verze, aromi come l’Erba di San Pietro, mortadella o salame, salsiccia, grana grattugiato, patate, pangrattato, prezzemolo, noce moscata, sale e pepe, avvolto in un impasto di farina, sale, uova e latte, servite con burro, salvia e grana. Ne esistono, tuttavia, numerose varianti, a seconda della zona e anche il formato può variare. Quindi, ordinando un buon piatto di casoncelli, non vi annoierete mai!
Tra i primi piatti da gustare in Val Camonica troviamo anche gnocchi, minestre di orzo, tagliatelle ai funghi, maltagliati con farina di castagne. Tra i secondi di carne, invece, c’è il controfiletto alla brenese, la salsiccia di castrato, la carne salata, le salsicce “strinù”, carni bianche e selvaggina. Il contorno per eccellenza è invece la polenta di mais o di grano saraceno. Da non perdere i formaggi, nelle squisite varietà locali, tra cui ricotte, caprini, anche aromatizzati, formaggelle, “casole”, “fatuli”, “bagoss”, “silter” e i salumi di carne di suino.
I dolci sono semplici e gustosi, come biscotti, torte con farina di castagne e spongade, da accompagnare con liquori o grappe classiche o aromatizzare con erbe alpine, frutti di bosco, miele o bacche.
COME ARRIVARE In auto, per chi arriva dal Trentino, Passo del Tonale. Da Sondrio e dalla Valtellina prendere la SS39 dell’Aprica. Da Bergamo, A4 Milano Venezia, uscita casello di Seriate poi SS42- Da Brescia A4 Milano Venezia, uscita Brescia Centro poi SS510. DOVE MANGIARE *Ristorante Lambich, via Nazionale 45, Fornaci (BS), tel 0364/434486, www.lambich.it, il luogo giusto per gustare i piatti tipici della Val Camonica, tra cui i casoncelli, ma anche i formaggi e secondi di carne e selvaggina. Anche pizza. *Ristorante Pizzeria GheBel, via Cesare Battisti 1, Ossimo (BS), tel 0364/311058, www.ristoranteghebel.it Propone un menù particolare e sfizioso, che spazia dai tradizionali casoncelli alle imperdibili “Tagliatelle alla forma”, con porcini e crema di latte serviti su una forma di Parmigiano. Tra i secondi: cervo al barolo, filetto ai porcini con polenta integrale e arrosticini di pecora alla griglia con salsa piccante e pane nero.
DOVE DORMIRE *B&B L’Invòlt Mountain Lodge, via Gorizia 11, Borno (BS), tel 342/0366707, www.linvoltmpuntainlodge.it B&B di charme con camere arredate in perfetto stile di montagna. Abbondante colazione con pane e dolci fatti in casa, marmellata e miele di montagna. *Hotel Marcella***, via Manifattura V. Olcese 33, Darfo Boario Terme (BS), tel 0364/531837, www.hotelmarcella.it Nel centro della cittadina termale, comodo al parco archeologico e a quello termale. Dispone di 23 camere disposte su tre piani, dotate di ogni comfort. *Hotel Graffitipark***, via Briscioli 42, Capo di Ponte (BS), tel 0364/42013, www.graffitipark.eu Comodissimo per raggiungere il Parco Archeologico di Naquane, dispone di 40 camere e ristorante interno con cucina internazionale.
INFO www.vallecamonicaunesco.it/ www.turismovallecamonica.it/ Ad Ascona la prima edizione di “Giardini in arte” La cornice è la splendida sponda svizzera del Lago Maggiore, nel tratto dove le sue acque azzurre toccano Ascona. Qui, presso il rigoglioso parco di Monte Verità, dal 4 al 6 maggio si tiene la prima edizione di Giardini in arte, una grande kermesse interamente “green”, dedicata ad arte, ambiente, natura, benessere e salute.
La manifestazione, organizzata dalla Fondazione Monte Verità, con la collaborazione del Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona, del Centro professionale del Verde di Mezzana, del Jardin Suisse Ticino, della Fondazione Alpina per le Scienze della Vita di Olivone e di Books and Service- Casagrande Editore, mette insieme diversi operatori del settore turistico, botanico, artistico, culturale e didattico, con un ricchissimo programma che include allestimenti a tema, mostre mercato di piante aromatiche e officiali, installazioni artistiche, laboratori didattici per grandi e piccoli e incontri culturali con esperti del settore. Le installazioni e gli incontri culturali L’evento si tiene nei giardini di Monte Verità e del parco del Castello San Materno. Nei quasi sette ettari del parco di Monte Verità, tra piante esotiche e paesaggi di rara bellezza che spaziano dall’azzurro del Lago Maggiore al verde delle valli del Ticino e in alcuni spazi interni del complesso saranno presenti opere e installazioni di artisti italiani e svizzeri. Tra i primi, Ferruccio Ascari, mentre i secondi sono rappresentati da Lorenzo Cambin, Luisa Figini, Ruth Moro, Victorine Victorine Müller, Loredana Selene Ricca, Olivier
Estoppey, Teres Wydler e Stefania Beretta. A cura del Museo di Arte Moderna di Ascona. Le opere rimarranno esposte fino a prossimo luglio. Presso l’Auditorium del Monte Verità, invece, nei due giorni del festival sono in calendario sei incontri culturali sul tema del giardino. Sabato 5 maggio, alle 11, Michael Jacob, docente di Storia e Teoria del Paesaggio presso la Scuola di Ingegneria di Ginevra.Lullier e al Politecnico di Losanna, tratterà del “Giardino contemporaneo”. Nel pomeriggio, alle 14.30, Maria Laura Colombo, docente di Biologia Vegetale e di Botanica Farmaceutica presso l’Università di Torino, disquisirà sul tema “Le piante tossiche possono essere utili anche per l’uomo?”. Alle 16.30, Corinne Hertaeg, dottoranda presso l’Istituto di Scienze Agricole di Zurigo svelerà ai presenti “Il linguaggio segreto delle piante”.
Domenica 6 maggio si comincia alle ore 10 con gli esperti de L’ora della Terra Alfredo Barattella, esperto giardiniere, Tiziano Pedrinis, esperto orticoltore, e Daniele Reinhart, esperto frutticoltore che dialogheranno con il pubblico. A seguire, alle 11, Lara Montagna di Rete UNO RSI dialogherà con Meret Bissegger, autrice, cuoca, insegnante e membro di Slow Food. Concorsi, laboratori e una Libreria Verde Nell’area del Giardino delle Erbe del parco di Monte Verità , nei due giorni, si tiene invece l’esposizione – concorso “Spicchi di Erbe al Monte Verità” dove gli apprendisti del Centro Professionle di Mezzana hanno progettato aiuole di erbe aromatiche e officinali. La premiazione dei vincitori è prevista domenica 6 alle ore 15.
Saranno poi allestite otto postazioni interattive, coordinate dalla Fondazione Alpina di Olivone, dove grandi e piccoli potranno imparare a preparare prodotti e cosmetici a base di elementi naturali, ma anche a colorare i tessuti e cimentarsi in composizione creative. Il tutto rigorosamente “green”: Il Centro Professionale di Mezzana, poi, condurrà i partecipanti alla scoperta dei sensi delle api, mentre la Casa del Tè proporrà la Cerimonia del Tè con degustazioni guidate. Nella Sala Balint, invece, sarà allestita una Libreria Verde con una selezione di libri di botanica, cucina naturale, gastronomia, paesaggistica e narrativa.
Mercatini e passeggiate didattiche Spostandosi nello splendido parco botanico tropicale del Castello San Materno, tra agrumeti, rose, magnolie e palme, sabato e domenica, dalle 10 alle 17, sarà allestita una mostra mercato di piante, fiori, ere officinali, aromatiche e commestibili prodotte da vivaisti provenienti dal Canton Ticino e da tutta la Svizzera.
In programma anche passeggiate didattiche a cura dell’Istituto Alpino di Olivone. Sabato 5 maggio alle 10.30, alle 12 e, nel pomeriggio, alle 14 e alle 15.30 si potrà usufruire di visite guidate gratuite nel parco di Monte Verità. Domenica 6, alle 14 e alle 16, invece, Meret Bissegger condurrà i partecipanti alla scoperta delle ere del parco di Monte Verità. Mangiare e dormire Nel Parco di Monte Verità sarà disponibile un punto ristoro a cura di Prodotti Naturali Felix Kautz mentre il Ristorante del Monte Verità proporrà un menù con deliziose specialità vegetariane. Nel Parco del Museo di Castello San Materno sarà invece disponibile un punto ristoro a cura dell’Associazione Amis da la forchéta. L’albergo Monte Verità, membro di Swiss Historic Hotels, nel 2013 è stato eletto Albergo Storico dell’anno. Dispone di 86 camere dislocate in diverse strutture, tutte all’interno del Parco: l’albergo storico Bauhaus, Villa Semiramis in stile Art Nouveau, Casa Monescia, Casa Gioia Casa Marta. Per la camera
doppia con colazione a buffet nell’hotel storico si parte da € 150, per la doppia in Casa Gioia da € 80, INFO Fondazione Monte Verità Strada Collina 84, CH-6612 Ascona Tel. +41 91 785 40 40 www.monteverita.org, info@monteverita.org A Cisterna di Latina riapre il Giardino di Ninfa Riapre al pubblico il 31 marzo e si potrà visitare a partire dal weekend di Pasqua. Il Giardino di Ninfa di Cisterna di Latina è un parco da fiaba, tra laghetti, fiori colorati, angoli che sembrano rubati al Paradiso Terrestre, fontane e piante tropicali. Talmente bello che ha ricevuto il riconoscimento di “Parco più bello d’Italia”, ha riservato
alle visite un calendario fisso e solo attraverso visite guidate, proprio per preservare la sua bellezza, la sua biodiversità e l’equilibrio ambientale. Si parte quindi il 31 marzo e il 1° e il 2 aprile. Le date successive in cui sarà possibile accedere al parco sono il 7, 8, 15, 22 e 29 aprile. Nel mese di maggio, le giornate di apertura sono il 1°, il 5, il 6, il 13, il 20 e il 27, mentre i giorni dedicate alle visite a giugno sono il 2, 3 3 17. Passando a luglio, cancelli aperti il 7, l’8 e il 22. Ad agosto, il 4, il 5 e il 15 (Ferragosto). Le aperture autunnali sono limitate ai primi due giorni di settembre, al 6 e 7 di ottobre, con chiusura il 4 novembre. Prenotazione obbligatoria.
La visita guidata, che si effettua anche in caso di pioggia, è di circa un’ora, durante la quale si possono ammirare le bellezze del Giardino di Ninfa, tra cui l’Hortus Conclusus (ingresso 2 euro), un giardinetto all’italiana del XVII secolo, con un agrumeto e vasche abitate da eleganti cigni. L’ambiente del parco Il nome, Giardino di Ninfa, deriva da un tempietto di epoca romana, dedicato alle Ninfe Naiadi, divinità delle acque sorgive, costruito nei pressi dell’attuale parco, che è stato dichiarato Monumento Naturale dalla Regione Lazio nel 2000, per tutelare questa splendida area storica di fama internazionale.
Il giardino comprende un habitat naturale costituito dal fiume Ninfa, dalle aree lacustri da esso formato e dalle aree circostanti. Nel complesso è compreso anche il Parco Naturale Pantanello, inaugurato nel 2009. Negli otto ettari di giardino si possono ammirare oltre 1300 piante diverse, tra cui alcune varietà di magnolie decidue, betulle, iris palustri e una sensazionale varietà di aceri giapponesi, inoltre a primavera i ciliegi e meli ornamentali fioriscono in maniera spettacolare. Ci sono, inoltre, i viburni, i caprifogli, i ceanothus, gli agrifogli, le clematidi, i cornioli, le camelie. Molte varietà di rose rampicanti sono sostenute dalle rovine ed estendono i lunghi rami vigorosi sugli alberi.
Il clima mite, poi, ha permesso anche di coltivare piante tropicali, come l’avocado, la gunnera manicata del Sud America e i banani. Nel parco vivono poi diverse specie animali, tra cui 100 specie avicole censite. Un po’ di storia La storia del parco ha inizio nel VII secolo, quando l’imperatore Costantino concede a Papa Zaccaria questa area fertile, oltre a un vasto territorio chiamato Campagna e Marittima, che entrano di diritto nei possedimenti pontifici. Nell’XI secolo, Ninfa assume il ruolo di città e tra le varie famiglie nobili spiccano i Conti Tuscolo, legati alla Roma pontificia, e i Frangipani, che danno nuovo impulso all’architettura cittadina.
Nel 1294 sale al soglio pontificio Benedetto Caetani, Papa Bonifacio VIII, che nel 1298 aiuta suo nipote Pietro II Caetani ad acquistare Ninfa, segnando l’inizio della presenza dei Caetani nel territorio. Pietro II Caetani amplia il castello della città, aggiungendo la cortina muraria con i quattro fortini e innalzando la torre, già presente, a 32 metri, e realizzò il palazzo baronale. Nel 1382 Ninfa viene saccheggiata e distrutta da parte di Onorato Caetani sostenitore dell’antipapa Clemente VII nel Grande Scisma e avverso al ramo dei Caetani che possedevano Ninfa. La città rimane disabitata fino al XVI secolo, quando il cardinale Nicolò III Caetani.
Nel XVI secolo il cardinale Nicolò III Caetani, amante della botanica, vuole creare a Ninfa un ‘giardino delle sue delizie’. Il lavoro viene affidato a Francesco da Volterra che progetta un hortus conclusus, cioè un giardino delimitato da mura con impianto regolare, proprio accanto alla rocca medievale dei Frangipane. Alla morte del cardinale quel luogo di delizie fu di nuovo abbandonato.
Alla fine dell’Ottocento i Caetani ritornano sui possedimenti. Ada Bootle Wilbraham, moglie di Onoraro Caetani, con due dei sui sei figli, Gelasio e Roffredo, si occupano di Ninfa decidendo di crearvi un giardino in stile anglosassone, dall’aspetto romantico. Bonificano le paludi, piantano i primi cipressi, lecci, faggi, oggi maestosi, rose in gran numero, e restaurarono alcune rovine, fra cui il palazzo baronale, che diventa la casa di campagna della famiglia, oggi sede degli uffici della Fondazione Roffredo Caetani. Durante la Seconda Guerra Mondiale la famiglia Caetani si rifugia nel castello Caetani di Sermoneta, facendo ritorno a Ninfa solo dopo il 1944. L’ultima erede dei Caetani, Lelia, figlia di Roffredo Caetani, donna sensibile e delicata, ha curato il giardino come un grande quadro, accostando colori e assecondando il naturale sviluppo delle piante, senza forzature, ed evitando l’uso di sostanze inquinanti.
Insieme alla madre Marguerite, ha realizzato accanto alle mura sud della città di Ninfa un rock garden. Donna Lelia morì nel 1977, ma prima della sua morte aveva istituito la Fondazione Roffredo Caetani, al fine di tutelare la memoria del Casato Caetani, di preservare il giardino di Ninfa e il castello di Sermoneta, e di valorizzare il territorio. INFO Giardino di Ninfa Doganella di Ninfa, via Provinciale Ninfina 68, Cisterna di Latina Ingresso: intero € 15, ridotto € 8, minori di 11 anni gratis www.fondazionecaetani.org COME ARRIVARE In auto: da Roma, SR148 Pontina in direzione Latina, uscita Borgo Sabotino-Lido di Latina, proseguire in direzione Cisterna. Dopo la prima rotonda, alla seconda andare dritto e seguire le indicazioni per la via Appia (SS7) e seguire indicazione per Ninfa, Norma, Bassiano. Da Napoli, A1 con
uscita Frosinone, seguire indicazioni per Latina sulla SR156 e proseguire fino a incrociare la via Appia, svoltare in direzione Roma. Proseguire per 18 km , al km 76 svoltare a destra seguendo indicazioni per Ninfa, Norma, Bassiano. Parco Storico Seghetti Panichi, il giardino bioenergetico È il primo giardino storico italiano “bioenergetico”. Nel giardino botanico del Parco Storico Seghetti Panichi di Castel di Lama, in provincia di Ascoli Piceno, sono stati effettuati rilevamenti si elettromagnetismo durati due anni, a conclusione dei quali si è giunti alla conclusione che passeggiare in questo splendido spazio verde faccia bene alla salute.
Il parco, tuttavia, vale una visita per la sua bellezza e importanza storica e botanica. Era il 1870, infatti quando la famiglia Carfratelli Seghetti decise di dare la propria impronta al giardino della loro residenza estiva. I lavori furono affidati al famoso paesaggista tedesco Ludwig Winter, che vi impose la sua passione per le piante esotiche. I lavori furono immani e, ancora oggi, si possono scorgere le serpentine di canali di cotto per fare defluire le acque piovane e creare l’impianto idrico che alimenta la varietà botanica del parco. Una varietà botanica unica Oggi nel parco si possono ammirare specie botaniche tipiche dell’area marchigiana, come querce e faggi rossi, ma, soprattutto, palmizi e piante esotiche, grande passione di Winter condivisa dai committenti. Tra le palme spuntano poi grandi gruppi di Chamerops humilis, shingtonia filifera, brahea dulcis, alberi di yucca e due rare Yubea spectabilis.
Tra gli esemplari degni di nota c’è una splendida quercia detta “La Cattedrale” per le sue enrme dimensioni e l’ampiezza della sua chioma, dimora di diverse specie di uccelli. Tra magnolie, lecci e tigli spiccano poi due Gingko Biloba. Sul retro della villa padronale, nel mezzo di un laghetto, in puro stile romantico, svetta una statua di Venere e Amore, simbolo della complicità tra natura e bellezza. La “firma” di Ludwig Winter è invece un piccolo spazio raccolto, riservato alla meditazione, detto “romitorio”, dove i visitatori possono fermarsi un attimo a riflettere.
Soggiorni relax nel Borgo Storico Chi si reca in visita al parco può cogliere l’occasione per soggiornare presso il B&B Borgo Storico Seghetti Panichi. Ricavato nei locali della villa, mette a disposizione degli ospiti suite storiche, appartamenti privati e la splendida “Casa d’Artista”, per un soggiorno all’insegna dell’eleganza e della bellezza.
Il Ristorante del Borgo, immerso nel giardino mediterraneo, propone piatti di alta qualità, preparati con ingredienti di stagione e nel rispetto delle tradizioni enogastronomiche del territorio. Ogni piatto, infatti, “racconta” il borgo e le sue tradizioni. In primavera, poi, le ricette si arricchiscono con l’inserimento di fiori commestibili “donati” dalle piante del parco. Completa l’offerta la zona benessere, con una piscina, una sala massaggi e trattamenti e una sauna per due, dove gli ospiti possono usufruire di trattamenti di bellezza e relax personalizzati. Tante le offerte da cogliere al volo per una romantica vacanza a due o per un soggiorno relax con le amiche o la famiglia. Per esempio, il pacchetto “Bioenergetico” viene offerto a € 250 per due persone e include due giorni e una notte in junior suite nel Borgo Storico Seghetti Panichi, prima colazione a buffet, massaggio rilassante bioenergetico per due persone.
INFO Parco Storico Seghetti Panichi, via San Pancrazio 2, Castel di Lama (AP), tel 0736/812552, www.seghettipanichi.it Aperture: il parco è aperto tutto l’anno su prenotazione. Le visite guidate si effettuano dalle 10 alle 17. Ingresso: € 10. COME ARRIVARE In auto: da nord A14 in direzione di Ancona, da sud A14 in direzione Napoli. Seguire per San Benedetto del Tronto – Ascoli Piceno, poi continuare sulla superstrada Ascoli-Mare RA 11 fino all’uscita per Castel di Lama. Da Ascoli Piceno: prendere la SP 235 e proseguire in direzione della Superstrada Ascoli – Mare RA 11 e seguire per San Benedetto del Tronto – Ascoli Piceno con uscita Castel di Lama.
Il castello di Miradolo e il suo parco Continua il nostro appuntamento alla scoperta dei più bei giardini storici italiani. Questa settimana vi portiamo al Castello di Miradolo, circondato da un giardino di sei ettari, che si estende ai piadi delle colline di Pinerolo (TO), all’imbocco della Val Chisone e della Val Pellice, dove il Monviso regala alla vista dell’osservatore la sua maestosa sagoma. Un gioiello del Settecento Sia il Castello che il parco hanno origini settecentesche. La loro “epoca d’oro”, tuttavia, risale agli anni Venti dell’Ottocento, quando Maria Elisabetta Ferrero della Marmora, moglie di Maurizio Massel, secondo marchese di Caresana, decide di rinnovare l’edificio e di decorarlo secondo lo stile Neogotico. Negli anni Trenta dell’Ottocento si aggiunge anche la Citroniera e i confini del parco si ampliano secondo il gusto
romantico. È grazie ai figli Emanuele e Sofia, personalità di spicco della nobiltà torinese, che il Castello di Miradolo e il suo parco diventano meta di intellettuali, artisti e personaggi di rilievo. Tra questi, figurano il pittore Lorenzo Delleani, lo scultore Leonardo Bistoldi, il compositore Alfredo Casella e il pittore Vittorio Avondo. Alla sua morte, nel 1950, la contessa Sofia lascia il complesso in eredità a una comunità religiosa. Dopo un lungo periodo di abbandono, nel 2007, il Castello di Miradolo viene acquistato da un gruppo di privati che, attraverso la Fondazione Cosso, lo restituiscono al suo antico splendore facendone, come ai tempi della contessa, un punto di riferimento culturale, un luogo di incontro e un laboratorio di idee. Passeggiando nel Giardino Il Parco del castello, di ben sei ettari, ha una forma vagamente ovale e si ispira al giardino informale inglese. La regolarità è interrotta da anse di vegetazione distribuite attorno al vasto prato centrale. I sentieri di ghiaia lo attraversano insieme a un sistema di “bialere” collegate al
fiume Chisone. Nel giardino si possono ammirare 1700 alberi, di cui almeno una quarantina di importanza storica. Sono poi presenti settanta varietà riunite in gruppi, piccoli boschetti e alberi isolati. All’ingresso, il visitatore è accolto da alti e meravigliosi Tassodi. Il maestoso viale di tigli accompagna poi al grande prato centrale, mentre le siepi di Bosso ammantano le mura di cinta. Spiccano per unicità l’imponente sequoia, il bosco di bambù e lo storico ginko biloba. Grazie alla presenza di numerosi corsi d’acqua, poi, il parco è diventata la dimora di numerosi specie animali. La contessa Sofia, poi, decorò il suo giardini di rose antiche, rare idrangee ed eleganti camelie. Durante il percorso di visita, poi, si possono ammirare la torre a pianta circolare e la Serra neogotica, dedicata alle iniziative culturali, ai ricevimenti e ai meeting.
Invito al parco Grazie al progetto “Invito al parco” oggi si può visitare lo splendido giardino che circonda il castello ai piedi del Monviso attraverso un percorso multisensoriale, che avvicina alla natura attraverso un’esperienza coinvolgente. I percorsi di visita, attrezzati anche per persone con difficoltà motorie, sono attrezzati con arredi, audio guide e spazi dedicati. Quattro diverse passeggiate portano a conoscere il parco e le sue varietà botaniche in tutte le stagioni, apprezzandone le oscillazioni di colori, luci, suoni e profumi.
COME ARRIVARE In auto: si può raggiungere Torino attraverso le autostrade A4 (Milano-Torino), A5 (Torino-Ivrea), A6 (Torino-Savona), A21 (Torino-Piacenza). Dalla tangenziale di Torino si imbocca poi l’Autostrada del Pinerolese, alla fine della quale si prosegue sulla SR23 in direzione Sestriere fino all’uscita per San Secondo di Pinerolo. Alla rotonda seguire a destra le indicazione per il Castello di Miradolo. DOVE MANGIARE *Trattoria Val Pellice, via Val Pellice 97, San Secondo di Pinerolo (TO), tel 0121/500218, www.trattoriavalpellice.it *Casapautasso, via Delio Godino 17/A, San Secondo di Pinerolo (TO), tel 0121/501555, www.casapautasso.it DOVE DORMIRE *Hotel Barrage****, Stradale San Secondo 100, Pinerolo (TO), tel 0121/040500, www.hotelbarrage.it *Glicini Hotel****, via Val Pellice 68, San Secondo di Pinerolo (TO), tel 0121/503125, www.glicinihotel.com
INFO Castello di Miradolo Via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (TO) Tel 0121/502761 – www.fondazionecosso.com Orario: ven 14-18.30; sab, dom, lun 10-18.30. Gli altri giorni su prenotazione. Biglietto: ingresso al parco € 5. Alla scoperta dell’Oasi Zegna Continua il nostro viaggio alla scoperta dei giardini più belli d’Italia che si possono visitare anche in inverno. Questa volta andiamo alla scoperta dell’Oasi Zegna di Trivero, in provincia di Biella.
Istituita nel 1993 come progetto di valorizzazione, su un’area di circa 100 kmq sulle Alpi Biellesi, deve tuttavia il suo primo nucleo allo stilista e imprenditore Ermenegildo Zegna, che a partire dal 1938, cominciò a costruire la splendida strada Panoramica che attraversa il paesaggio, che lo stesso Zegna contribuì a plasmare mettendo a dimora più di 500 mila conifere e centinaia di rododendri di varie specie, ortensie blu e fiori colorati che, in primavera, regalano uno dei più bei paesaggi nelle Alpi biellesi. In autunno, invece, l’Oasi si infiamma con il foliage, mentre, in inverno, ospita il comprensorio sciistico di Belmonte. L’Oasi Zegna è aperta tutto l’anno e l’accesso è gratuito. Vi si accede percorrendo la Strada Statale Panoramica da Trivero, a 800 metri di altitudine, ancora oggi sede del Lanificio Ermenegildo Zegna. Si attraversa la bella Valle Cervo, da cui si ammirano scorci dell’Alta Val Sessera e della Pianura Padana.
Da non perdere una passeggiata nella Conca dei Rododendri e il sentiero ad anello del Bosco del Sorriso, un percorso bioenergetico per scoprire i benefici delle piante sul corpo e sulla mente. Tra i boschi dell’Oasi Zegna si può poi praticare il Forest Bathing, un’antica pratica giapponese che consiste nel passeggiare e sostare nei boschi per ottenere un effetto rigenerante grazie all’azione antistress che normalizza la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e le difese immunitarie. A Mosso, c’è il Presepe Gigante Da non perdere nel periodo delle feste, rimarrà allestito fino al 7 gennaio 2018, con entrata libera dalle 8 alle 22, il Presepe Gigante di Marchetto.(www.presepegigantemarchetto.it). Si trova ne Comune di Mosso, ad appena 6 km da Trivero. Lo si raggiunge percorrendo la SP232. Si tratta di uno dei presepi a grandezza naturale più grandi d’Italia e viene allestito nel centro storico. Assai suggestiva la visione serale, quando le statue e le ricostruzioni si illuminano.
Si può iniziare la visita dalla scenografica piazza di Mosso, dominata dalla chiesa dell’Assunta con il campanile romanico e circondata dagli antichi palazzi nobiliari. Ci si inoltra poi nelle vie e negli angoli più caratteristici, seguendo le indicazioni, per ammirare le oltre 200 statue a grandezza naturale, vestiti con abiti di inizio 900, ispirate alla tradizione biellese. Si arriva poi ala Capanna della Natività, immersa in una calda e delicata atmosfera natalizia. Gli stessi visitatori diventano pare della scena, mescolandosi alle statue.
COME ARRIVARE In auto: A8 Milano-Laghi, imbocco A26 in direzione Genova, uscita Romagnano Sesia in direzione Coggiola-Trivero. Oppure A4 Milano-Torino, uscita Carisio, poi proseguire per Cossato, Vallemosso, Trivero. Per chi arriva da Ovest, A26 Genova- Gravellona Toce, uscita Romagnano Sesia, poi seguire la direzione Coggiola-Trivero DOVE MANGIARE *Ristorante La Pineta, Strada Panoramica Zegna, loc. Bielmonte, tel 015/744124, www.oasizegnaincoming.com/albergo-pineta/ *Agriturismo Cascina Il Faggio, Borgata Brughiera 5, Mosso (BI), tel 015/756613, www.cascinailfaggio.com DOVE DORMIRE *Bucaneve Sport& Wellness****, Strada Panoramica Zegna 232, tel 015/744184, www.bucaneve.eu *Locanda Bocchetto Sessera, loc. Bielmonte (BI), tel 015/744115, www.bocchettosessera.it
INFO Oasi Zegna, via Marconi 23, Trivero (BI) tel 015/7591460 – www.oasizegna.com Aperto tutti i giorni, ingresso gratuito Alla scoperta dell’Uganda Per gli amanti dell’Africa vera, della natura incontaminata, degli animali la nostra redazione vi consiglia un safari in Uganda. Un viaggio che vi porterà a conoscere il cuore di questa terra dove avventura e natura si mescolano e regalano emozioni uniche: dal parco Nazionale di Queen Elizabeth, famoso per i leoni arboricoli, alle foreste di Kibale e Bwindi, popolate da scimpanzè e gorilla. Weekend vi suggerisce di organizzare il viaggio rivolgendovi direttamente ad un tour operator del posto, Hb Safaris, gestito da italiani residenti in Namibia da diversi anni e che sapranno organizzarvi questo tour nel pieno rispetto delle popolazioni locali. Stefania ed Emiliano con la loro alta professionalità, il loro entusiasmo e l’amore per l’Africa sapranno regalarvi qualcosa di unico e indimenticabile.
Qui di seguito una delle loro tante proposte 1° Giorno ENTEBBE Al vostro arrivo all’aeroporto di Entebbe verrete attesi da una guida in italiano e trasferiti al lodge dove pernotterete. 2° Giorno ENTEBBE – MURCHISON FALLS NATIONAL PARK Dopo colazione partirete per le Murchison Falls, note per essere l’origine del Nilo. Lungo il percorso sosterete allo Ziwa Rhino Sanctuary. 3° Giorno MURCHISON FALLS NATIONAL PARK La mattina del terzo giorno vi porteranno a fare un safari sul versante settentrionale del Nilo: entrerete in contatto con elefanti, giraffe, leoni e molti altri animali. Dopo il pranzo partirete per un’indimenticabile crociera sul Nilo. Una passeggiata naturalistica vi porterà nella zona delle rapide da dove potrete ammirare la magnificenza del fiume più lungo
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