La green new deal deve ripartire dai parchi - Weekend Premium

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La green new deal deve ripartire dai parchi - Weekend Premium
La  green   new  deal                               deve
ripartire dai parchi
di Vittorina Fellin

La rivoluzione sostenibile dell’Italia è in fase di partenza
e, prima di poter comprendere quali effetti possa produrre su
economia e mondo del lavoro, ci si chiede da dove iniziare
concretamente il processo di rinnovamento.

Ursula von der Leyen, l’autorevole Presidente della
Commissione europea, consapevole dell’ambizioso mutamento
richiesto ai singoli Stati, ha usato parole rassicuranti per
presentare il progetto: “Il Green Deal europeo è la nostra
nuova strategia per la crescita”. Il tema è complesso ed è
ormai chiaro a tutti che deve essere affrontato con una
visione strategica capace di abbracciare il destino della
montagna, della pianura e delle zone costiere, trovando un
equilibrio tra salvaguardia del territorio e necessario
sviluppo economico a fini produttivi agricoli e artigianali e
nello stesso tempo turistici.
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E se il Green new deal del governo italiano punta su “la
protezione dell’ambiente, il ricorso alle fonti rinnovabili,
la protezione della biodiversità e dei mari, il contrasto dei
cambiamenti climatici”, non può che partire dai parchi il
nuovo percorso verde.

Da sempre queste istituzioni territoriali hanno nella loro
missione questi compiti, e possono dare il loro lungo ed
esperto contributo all’auspicata transizione ecologica e ad
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indirizzare l’intero sistema produttivo verso un’economia
circolare.

I parchi sono motori di sviluppo
sostenibile
Le aree protette italiane coprono oltre il 10% del territorio
nazionale e al loro interno operano decine di migliaia
d’imprese. Per dare un ordine di grandezza, nei soli parchi
nazionali (che coprono meno del 50% della superficie totale
delle aree protette) erano presenti, nel 2015, ben 67.563
imprese, oltre il 90% delle quali direttamente od
indirettamente legate alle presenze turistiche, che negli
ultimi anni hanno superato i 30 milioni di presenze, secondo
Unioncamere.

Parco dell’Adamello Brenta, veduta del Monte Peller

Alle attività economiche si aggiunge il capitale umano: guide
ufficiali – sono oltre 800 le guide ufficiali nei parchi
nazionali – operatori, istruttori, accompagnatori che lavorano
in tutte le tipologie di aree protette. Lasciando da parte i
dati ed entrando nel concreto, pensiamo al prezioso contributo
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offerto al territorio dalle cooperative, molte sociali, che
operano nel recupero di antiche strade o borghi storici,
ripristinando una socialità di comunità e un’identità che
altrimenti andrebbe perduta.

Sentiero nel Parco Nazionale delle Cinque Terre, in Liguria

Spesso queste aziende sono baluardi di tradizioni, gusti,
saperi e di un’imprenditoria giovanile e femminile che
altrimenti stenterebbe a decollare in zone isolate. Come le
cooperative agricole di montagna, o quelle che promuovono il
lavoro di soggetti in condizioni di disabilità o in stato di
bisogno, ai servizi legati alla sostenibilità ambientale
offerti da imprese “verdi”. E i risultati si leggono nel PIL e
nella conservazione del territorio e della biodiversità.
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Una spiaggia dell’Isola d’Elba, cuore del Parco Nazionale
dell’Arcipelago Toscano

Il “verde” fa guadagnare
Gli analisti parlano di “effetto parco” per indicare come le
imprese localizzate in aree soggette a tutela ambientale siano
predisposte a una maggior capacità di creazione di ricchezza e
benessere. Secondo una ricerca del 2012 condotta sui
visitatori dei tre parchi naturali del Trentino (Adamello
Brenta, Paneveggio – Pale di San Martino e Parco Nazionale
dello Stelvio, parte trentina), le ricadute indirette
riconducibili in tutto o in parte all’esistenza dei tre parchi
in estate si attestano sui 300 milioni di euro. Se questo vale
per una regione di piccole dimensioni come il Trentino, si
consideri l’effetto moltiplicativo sull’economia italiana che
possono avere tutte le aree protette del Paese.
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Parco di Paneveggio

Negli Stati Uniti, che possiedono una rete di Parchi nazionali
composta da 401 riserve e 49 aree “d’interesse nazionale”, si
stanziano ogni anno poco più di 3 miliardi di dollari. Ma per
ogni dollaro investito, il sistema Parchi Usa ne produce 12,
contribuendo così all’economia nazionale con ben 40 miliardi.
E questo considerando solo le ricadute dirette.

I parchi, luoghi ideali per fare
impresa
Secondo un rapporto diffuso dal Ministero dell’Ambiente nel
2014, fare impresa all’interno delle aree naturali protette
conviene, almeno per quanto riguarda il Nord e il Centro. Il
valore aggiunto pro capite prodotto nei Parchi nazionali,
ovvero in aree definite come natural capital based, mostra un
differenziale positivo di 6 mila euro nel caso del Nord-Ovest
e di 1.800 euro nel caso del Centro rispetto a quelli di
modesta valenza naturalistica.
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Cervi nel Parco della Sila (Calabria)

L’unico dato negativo si registra nel Mezzogiorno: 8mila euro
contro quasi 10.500. Nelle aree naturali del Sud il valore
aggiunto pro-capite risulta inferiore a quelli del Nord e del
Centro Italia. A conferma di questi dati ci sono i numeri,
elevati, dei parchi nazionali che si posizionano nei primi
posti della classifica: lo Stelvio che registra un valore
aggiunto di 22.491 euro, l’Arcipelago Toscano con 20.991 euro
e le Cinque Terre, con 20.918 euro. In fondo alla classifica
troviamo la Sila, con 5.586 euro e l’Aspromonte con 5.212
euro.
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Tramonto nel Parco del Pollino

Un’economia di nuova ispirazione
Sempre più spesso un’area protetta diventa una sorta di
marchio di qualità territoriale con forte potere attrattivo e
con ricadute positive per l’immagine dell’intero sistema
economico e produttivo locale.
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Parco Nazionale dello Stelvio (Trentino)

Se al valore intangibile si aggiunge, poi, un valore
certificato il vantaggio è concreto. Come il progetto
”QualitàParco” del Parco Naturale Adamello Brenta che premia
le aziende ricettivo-turistiche e agro-alimentari che
dimostrino di rispondere a criteri specifici di tutela
ambientale e legame con il territorio e, di conseguenza, di
aderire alla cultura del Parco.

La natura del Parco dell’Adamello Brenta

La forza attrattiva del Trentino, legata ai valori della
sostenibilità ambientale, ha fatto si che si insediassero
delle start up di giovani provenienti da altri paesi europei.
 La vitalità e la fantasia dei parchi italiani hanno prodotto
risultati difficili da smentire. Qualche anno fa Federparchi
ha realizzato un primo repertorio nazionale che, senza voler
essere un censimento completo, puntava a mettere in luce
alcune delle esperienze più significative emerse in campi
quali   l’agricoltura     e  l’allevamento,    l’ingegneria
naturalistica, la conservazione e gestione faunistica, la
comunicazione, la cooperazione internazionale.
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…continua nella 2° pagina con il “Manifesto per il futuro” dei
parchi…

Il coraggio              deve      partire          dalle
istituzioni
 Per innovare, comunicare, sperimentare, ci vuole però uno
sforzo congiunto, che coinvolga le istituzioni e la politica
senza lasciare indietro nessuno. L’istituzione di strumenti
“straordinari” come le cosiddette “zone economiche
ambientali“- agevolazioni e vantaggi fiscali per i comuni
ricadenti nelle aree del parco e per chi volesse aprire al
loro interno attività imprenditoriali – possono aiutare quella
transizione verso la nuova economia circolare.
Arco di roccia nel Parco dell’Isola di Pantelleria

A fine 2019 sono nate le ZEA nei parchi nazionali del Cilento
e Vallo di Diano e Alburni, della Sila e, agli inizi del 2020,
quello di Pantelleria. Con le ZEA, finanziate con 20 milioni
di euro nella legge di stabilità, i parchi hanno la
possibilità di produrre sviluppo. Alle risorse già stanziate
si sono aggiunti altri 120 milioni di euro per il 2020, in
modo da realizzare su questi territori progetti green,
implementando l’imprenditoria e combattendo il fenomeno dello
spopolamento e della fuga del capitale umano. Le agevolazioni
per le ZEA sono state ribadite anche nel Decreto Rilancio per
far fronte ai danni diretti e indiretti derivanti
dall’emergenza Covid-19 alle imprese che vi operano.
Riflessi nel Parco Nazionale del Cilento

Parchi, il manifesto per il futuro
   1. Non si può più ritenere i parchi e le aree protette come
      una serie di nicchie slegate dal resto del contesto. I
      parchi non sono un sistema chiuso, ma vanno considerati
      all’interno di un “sistema territorio” più esteso.
   2. Una gestione attenta e precisa dell’ambiente e quindi
      dei parchi, abbinata all’attività di tutela, non può
      essere disgiunta da una gestione anche economica delle
      risorse presenti.
   3. Parchi ed aree protette devono suggerire nuove modalità
      produttive, nuove alleanze con settori economici
      diversi, soluzioni con il “bollino verde”.
   4. Questi luoghi “speciali” devono diventare esempi di
      gestione attiva, possibilmente innovativi e comunque
      riproducibili in altri contesti, che esulano dai compiti
      più strettamente istituzionali degli enti gestori.
Uno stambecco nel Parco Nazionale del Gran Paradiso

I parchi, il                     futuro               verde
dell’Italia
Quello che sembrava solo un dovere verso la natura per
proteggerla e conservarla oggi si trasforma in un potenziale
imprenditoriale per le generazioni future. Questa ricerca
dimostra con i numeri che l’ecoturismo e le produzioni dei
parchi sono un’attrattiva importante per i nostri weekend e
per il nostro futuro

di Vittorina Fellin

Questo periodo di forzata reclusione ci ha fatto riscoprire
quello che in parte avevamo scordato. La natura, il rapporto
che intimamente ci lega a essa, la frizzante gioia degli spazi
aperti, quella sensazione di profonda riconciliazione del qui
e ora. Oggi finalmente possiamo riprenderci quei momenti e
portarli di nuovo nelle nostre vite.

Cascata nel Parco Naturale di Paneveggio e Pale di San Martino

E allora perché non cominciare dai parchi, dalle oasi
naturaliste approfondendone la conoscenza. Non tutti sanno per
esempio che l’Italia è il Paese in Europa che, colmando un
divario storico durato a lungo, negli ultimi 15 anni ha
istituito più parchi e riserve naturali. Un ritardo che non ne
sminuisce il primato.
Il Monte Peller, nel Parco dell’Adamello Brenta

Circa l’11% del territorio italiano è tutelato attraverso 23
Parchi nazionali, 134 Parchi regionali, 147 riserve naturali,
365 riserve regionali, 171 aree protette regionali, 2 parchi
sommersi e un Santuario dei cetacei. Nel 2,5% della superficie
dei nostri mari, sono state istituite 24 Aree marine protette.
Un ulteriore 10% del territorio, esterno alle aree naturali
protette, è tutelato dalla presenza di Siti di interesse
comunitario (Sic) e Zone di protezione speciale (Zps)
istituiti ai sensi delle direttive comunitarie Uccelli e
Habitat.
Panorama dell’Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda
                           Cavallo

Circa un terzo dei comuni italiani sono territorialmente
interessati dalla presenza di un’area protetta. Questa
percentuale sale a due terzi per quanto riguarda i piccoli
comuni, quelli cioè al di sotto dei 5.000 abitanti. Le aree
protette occupano direttamente circa 4.000 lavoratori, oltre a
12.000 addetti impegnati nei servizi e nelle attività relative
alla divulgazione e all’educazione ambientale, alla ricerca
scientifica e soprattutto alla gestione, affidata a circa 500
cooperative e imprese, degli oltre 2.000 centri visita e più
in generale delle strutture culturali e naturalistiche
presenti nei parchi terrestri e marini.
Il “Bosco dei Violini” in Val di Fiemme

I parchi, un’attrattiva per i
turisti ecofriendly, un potenziale
che va comunicato
Circa 155 milioni di persone visitano ogni anno le aree
protette italiane che registrano il 14% del totale delle
presenze turistiche italiane. Quindi i parchi rappresentano
una delle mete turistiche più richieste all’interno di un
segmento, quello dell’ecoturismo, che registra una media
mondiale di crescita maggiore di circa il 4,6% rispetto agli
altri turismi.
I numerosi turisti eco-friendly che ogni anno frequentano i
parchi e i territori vicini costituiscono un valore economico,
come confermano diversi rapporti sull’attrattività e la
qualità della vita di queste zone. Ma questo valore per non
rimanere solo un potenziale va rafforzato passo dopo passo,
dalle comunità, dalle istituzioni, dai privati che dovrebbero
investire in risorse e comunicazione.
Parchi e aree protette, luogo di
incontro tra green economy e green
society
I parchi naturali e le aree protette italiane hanno seguito,
nel corso degli ultimi decenni, un percorso evolutivo che ne
ha trasformato in profondità natura, missione e funzioni.
 Fino agli anni Settanta, i parchi naturali hanno avuto come
obiettivo la conservazione della biodiversità e dell’ambiente
naturale. A questo è seguita una fase “protezionistica”,
fondata su divieti e vincoli giuridici, diretti a valorizzare
e salvaguardare le aree naturali nel loro complesso.
Oggi, superate queste funzioni, queste aree devono costruire
il proprio futuro per vincere le sfide che si prospettano. Il
numero    di    esperienze     improntate     alla     cultura
dell’ambientalismo che crea sviluppo, costituiscono ormai un
cospicuo repertorio di buone pratiche a cui ispirarsi.

            Alpeggi nel Parco dell’Adamello Brenta

Le comunità territoriali si devono “riappropriare” dei parchi,
adattandone in parte le finalità alle proprie esigenze di
sviluppo, in particolare nel settore turistico e della filiera
agro-alimentare. Nei territori adiacenti o interni ad un parco
le imprese dovrebbero convertire le proprie produzioni
all’agricoltura bio, ai prodotti per lo “slow food”,
partecipare alle manifestazioni d’eccellenza, costruire
esperienze di turismo ecosostenibile.

           Cavalli al pascolo nel Parco del Matese

Buona parte dei parchi e delle aree protette, attraverso
iniziative imprenditoriali, dovrebbero centrare un obiettivo
importante: ridare identità a territori marginali e diventare
un volano economico e occupazionale per l’economia locale. Un
patrimonio di bellezza che funge anche da attrattiva turistica
in ogni stagione.
Il fossile del dinosauro Ciro ritrovato nel Parco Regionale
                          del Matese

Come il Parco Regionale del Matese, in Campania, dove nel 1981
è stato ritrovato Ciro, il fossile di dinosauro meglio
conservato mai rinvenuto in Italia, o il Parco Regionale
Roccamonfina – Foce Garigliano, in provincia di Caserta, un
territorio il cui domina il vulcano spento di Roccamonfina
alle cui falde sgorga l’acqua Ferrarelle.

                              L
La Masseria delle Sorgenti nell’Oasi Ferrarelle

…scopri gli altri progetti di valorizzazione dei parchi nella
2° pagina…

 Natura, cibo e biodiversità: i
valori sono serviti nel piatto
I parchi e le aree protette sono mete turistiche sempre più
richieste, anche per il valore dei prodotti che si producono
attraverso un’agricoltura di qualità. Nei parchi nazionali si
trovano 150 prodotti a denominazione (Dop, Igp, Doc e Docg),
180 prodotti agroalimentari censiti da Slow Food, 263 prodotti
tradizionali.
Produzione di Bitto in Valtellina

In molte aree protette, soprattutto quelle di montagna, la
difesa e la valorizzazione delle produzioni agricole più
tipiche e tradizionali passa attraverso la tutela della
biodiversità, del paesaggio, dei sapori antichi, delle
identità territoriali più autentiche. In questi territori si
trovano così aziende a dimensione familiare che portano avanti
con impegno attività tradizionali come l’allevamento di razze
autoctone, le produzioni lattiero-casearie di eccellenza, la
lavorazione dei salumi, la produzione di birre artigianali, la
coltivazione di cereali antichi che altrimenti andrebbero
persi.
Salame di Suino Nero dei Nebrodi

Veri e propri laboratori di tipicità come gli allevamenti di
Razza Rendena nel Parco Adamello Brenta in Trentino o di suini
neri nel Parco dei Nebrodi in Sicilia, la coltivazione di erbe
e piante officinali (tra cui la stella alpina) nel Parco
Nazionale dello Stelvio, la produzione di insaccati e salumi
biologici nel Parco Nazionale della Sila in Calabria.
Bovini di razza Rendena nel Parco Adamello Brenta

L’esperienza della cooperativa
Atlantide nella Riserva della
Salina di Cervia
Un esempio di quelli che non si dimenticano ci arriva da
Cervia, dove una cooperativa fonda le proprie radici
nell’esperienza del turismo ecosostenibile grazie alla riserva
naturale. Un contributo importante per l’ambiente e per il
lavoro svolto da molti giovani che qui hanno trovato la loro
casa.
Dal 1979 la Salina di Cervia è divenuta Riserva Naturale dello
Stato di popolamento animale. Abitata da specie rare come i
fenicotteri, i cavalieri d’Italia, le avocette, la riserva è
un punto di riferimento per i visitatori sensibili agli
aspetti ambientali. All’interno del Centro Visite è possibile
approfondire le tematiche storiche, naturalistiche ed
economiche legate alla produzione del sale, di cui Cervia era
luogo di grande importanza.
Poco lontano si può fare una visita alla Casa delle Farfalle
(www.atlantide.net), dove tra le diverse attività si può
visitare una serra di oltre 500 mq, dove ammirare centinaia di
farfalle dai colori spettacolari provenienti da ogni parte del
mondo.

Il   tutto    è    gestito    dalla
cooperativa Atlantide, nata da un
gruppo di giovani professionisti
che nel 1990 hanno pensato bene di
occuparsi    di   educazione,    in
particolare nelle scuole, ambiente,
turismo legato alle tematiche
ecosostenibili. Un’attività che si
richiamava ad esperienze appena
nate in Italia in quel momento e
che oggi costituiscono un trend di
sviluppo     di   molti    sistemi
economici. Una visita da segnarsi
in   agenda   al   più   presto   e
un’esperienza da replicare in molti
territori!
INFO
I Parchi di Atlantide – Centro visite Salina di Cervia

Via Bova, 61, 48015 Cervia (RA)

www.atlantide.net

www.amaparco.it

UNESCO con Gusto. In Val
Camonica la natura è un libro
di pietra. E si gustano i
casoncelli
Un patrimonio italiano che è anche Patrimonio dell’Umanità, è
quello custodito in Val Camonica, tra le province di Brescia e
Bergamo, in Lombardia. Qui si trovano più di 140 mila
petroglifi, tra simboli e figure scalfite su 2500 rocce, che
coprono un periodo di circa 8000 anni di storia. I temi sono
legati alla caccia, alla guerra, all’agricoltura, alla
navigazione, ma anche al simbolismo e alla magia. Insomma, un
enorme “libro di pietra” che vanta il primato di essere stato
il primo sito italiano iscritto della lista del Patrimonio
Mondiale dell’UNESCO, nel 1979, con questa motivazione.

 “La Valle Camonica, con le sue migliaia di incisioni
rupestri, restituisce all’Europa 10.000 anni di storia. E
quale storia! Un meraviglioso racconto a fumetti, impresso
sulla roccia dai diretti protagonisti (…).       Le incisioni
rupestri della Valle Camonica costituiscono una straordinaria
documentazione figurata sui costumi e sulle ideologie
preistoriche. L’interpretazione, la classificazione tipologica
e gli studi cronologici su questi petroglifi hanno apportato
un contributo considerevole nei settori della preistoria,
della sociologia e della etnologia”.
Non solo. Quella della Val Camonica è annoverata tra le più
grandi collezioni di incisioni rupestri al mondo, senza
considerare poi che il sito, che si estende su un’area di 70
km, non è stato ancora completamente esplorato e potrebbe
svelare ancora tanti tesori nascosti.

Val Camonica, una lunga storia in
otto parchi
Si deve al geografo bresciano Walther Laeng la scoperta, nel
1909, nelle prime due incisioni rupestri su altrettanti sassi
di Pian del Greppe, nei pressi di Cemmo (Capo di Ponte). In
seguito, negli anni, ne emersero ben 2500, per lo più
concentrate tra le cime della Concarena e il Pizzo Badile
Camuno. Per tutelare le incisioni e per renderle fruibile ai
visitatori, sono stati creati nell’area otto parchi
archeologici, che hanno riaperto al pubblico lo scorso 2
giugno. Ecco quali sono.
Nel Parco del Lago Moro Luine e Monticolo, che si estende nel
territorio di Darfo Boario Terme e Angolo Terme si possono
ammirare le più antiche incisioni della valle risalenti al
Mesolitico (VIII – VI millennio a C) e riferibili al popolo
dei Camuni, da cui la valle prende il nome. Dopo un periodo di
abbandono da parte dell’uomo, la zona è stata di nuovo
ripopolata tra le fine del Neolitico e nelle Età del Bronzo e
del Ferro. Qui si trovano circa 100 petroglifi.
A Ossimo (BS) si trova invece il Parco Archeologico di Asinino
– Anvòia, che si estende sull’altopiano di Ossimo – Borno. Qui
sono presenti diverse aree di culto risalenti all’Età del Rame
(III millennio a.C) e si possono ammirare suggestivi santuari
megalitici composti di massi e steli allineate.

L’area archeologica più grande della Valcamonica è invece la
Riserva Naturale delle Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e
Paspardo, che si estende per circa 300 ettari e include più di
400 incisioni rupestri, situate in un contesto montano di rara
bellezza.
A Sellero (BS) si trova invece il Parco Archeologico
Minerario, che include quattro diversi siti di iscrizioni
rupestri e l’area mineraria di Carona. Le rocce qui sono
caratterizzate da una particolare durezza e striature
metalliche, con presenza di quarzo, quindi particolarmente
difficili da incidere. I petroglifi presenti risalgono al
Neolitico (IV – III millennio a.C) e all’Età del Ferro (I
millennio a.C).
A Sonico (BS) si trova poi il Parco Pluritematico del “Coren
delle Fate”, includo nel Parco dell’Adamello. Qui si
concentrano le cosiddette “incisioni geometriche”, tra cerchi,
linee e piccole incisioni circolari, dette “coppelle”, che
creano composizioni artistiche unite a colte da linee e
canalette.

I “parchi” di Capo di Ponte (BS)
Spostandosi a Capo di Ponte, troviamo invece il Parco
Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, il primo a
essere istituito, nel 1955. Le rocce incise, circa 104, si
possono ammirare grazie a cinque percorsi di visita di circa 3
km complessivi, che si snodano in uno splendido ambiente
boschivo. I percorsi sono corredati da pannelli didattici. I
petroglifi vanno dal Neolitico (V-VI millennio a.C) all’Età
del Ferro (I millennio a.C).
Nel territorio di Capo di Ponte si trova anche il Parco
Archelogico Nazionale dei Massi di Cemmo, dove si può ammirare
un vero e proprio santuario sorto attorno a due massi
precipitati all’inizio dell’Olocene. Il santuario risale
all’Età del Rame e conta diverse incisioni rupestri e un’area
antistante circoscritta da solchi e altre stele. Lo spazio
sacro è stato ulteriormente arricchito durante l’Età del
Bronzo con un muro largo 2,5 metri alla base, poi
ristrutturato durante l’Età del Ferro. Le funzioni del
santuario terminarono durante l’Età Romana e le stele furono
abbattute e gettate in grandi fosse con l’avvento del
Cristianesimo.
Nel Parco Archeologico di Seradina – Bedolina, istituto nel
2005, invece, cinque percorsi di visita consentono di ammirare
le incisioni che raffigurano i guerrieri e i cacciatori,
diverse scene di agricoltura e aratura e rare iscrizioni in
Etrusco settentrionale.

A Capo di Ponte si trova poi il Museo Nazionale della
Preistoria           della          Val         Camonica
(www.mupre.capodiponte.beniculturali.it), ospitato nello
splendido contesto di Villa Agostani, nel centro storico. Il
percorso di visita si articola su due piani, attraverso
reperti archeologici, tra cui menir, stele, massi, ma anche
oggetti di uso quotidiano, corredi funerari, iscrizioni in
diversi alfabeti successivi, dal camuno all’etrusco, è
possibile avere un quadro completo della storia della Val
Camonica.

Nei parchi della Val Camonica con
le guide
Tutti i parchi archeologici si sono attrezzati per garantire
ai visitatori la completa sicurezza in tema di norme sanitarie
per la prevenzione del Covid-19. Si può anche usufruire delle
visite guidate proposte dalla Federazione delle Guide
Turistiche della Val Camonica, che accompagneranno i
visitatori alla scoperta dei principali siti e punti di
interessi di Bienno, Breno, Borno, Ponte di Legno, Capo di
Ponte, Lovere e Pisogne tra monumenti, arte, storia,
tradizione e archeologia.
In programma nel mese di giugno: sabato 20, Ponte di Legno,
domenica 21, Borno, sabato 27, Capo di Ponte e Parco di
Naquane, domenica 28, Pisogne. Le visite cominciano alle ore
14 e terminano intorno alle 16. La partecipazione è gratuita
per i ragazzi e i bambini sotto i 12 anni. Le iscrizioni si
accettano fino alle ore 12 del giorno precedente e la conferma
dipende dal numero minimo di partecipanti. Le visite
avverranno con un numero massimo di 10 persone, la mascherina
è obbligatoria per tutti, è richiesto il rispetto del
distanziamento di almeno un metro e ricorso frequente
all’igiene delle mani.

Info:   guideturistiche.vallecamonica@gmail.com

….scopri i sapori della Val Camonica nella 2° pagina…

Val Camonica da gustare
E dopo l’UNESCO, il gusto. In Val Camonica il piatto simbolo,
per sapore e storia, sono i casoncelli, una pasta ripiena a
forma di mezzaluna che, si dice si il più antico formato di
pasta ripiena d’Italia.
Presente in diverse zone del paese, vede nella variante della
Val Camonica un ripieno di erbette lessate, tra cui spinaci,
bietole o verze, aromi come l’Erba di San Pietro, mortadella o
salame, salsiccia, grana grattugiato, patate, pangrattato,
prezzemolo, noce moscata, sale e pepe, avvolto in un impasto
di farina, sale, uova e latte, servite con burro, salvia e
grana. Ne esistono, tuttavia, numerose varianti, a seconda
della zona e anche il formato può variare. Quindi, ordinando
un buon piatto di casoncelli, non vi annoierete mai!
Tra i primi piatti da gustare in Val Camonica troviamo anche
gnocchi, minestre di orzo, tagliatelle ai funghi, maltagliati
con farina di castagne. Tra i secondi di carne, invece, c’è il
controfiletto alla brenese, la salsiccia di castrato, la carne
salata, le salsicce “strinù”, carni bianche e selvaggina. Il
contorno per eccellenza è invece la polenta di mais o di grano
saraceno. Da non perdere i formaggi, nelle squisite varietà
locali, tra cui ricotte, caprini, anche aromatizzati,
formaggelle, “casole”, “fatuli”, “bagoss”, “silter” e i salumi
di carne di suino.
I dolci sono semplici e gustosi, come biscotti, torte con
farina di castagne e spongade, da accompagnare con liquori o
grappe classiche o aromatizzare con erbe alpine, frutti di
bosco, miele o bacche.
COME ARRIVARE
In auto, per chi arriva dal Trentino, Passo del Tonale. Da
Sondrio e dalla Valtellina prendere la SS39 dell’Aprica. Da
Bergamo, A4 Milano Venezia, uscita casello di Seriate poi
SS42- Da Brescia A4 Milano Venezia, uscita Brescia Centro poi
SS510.

DOVE MANGIARE
*Ristorante Lambich, via Nazionale 45, Fornaci (BS), tel
0364/434486, www.lambich.it, il luogo giusto per gustare i
piatti tipici della Val Camonica, tra cui i casoncelli, ma
anche i formaggi e secondi di carne e selvaggina. Anche pizza.

*Ristorante Pizzeria GheBel, via Cesare Battisti 1, Ossimo
(BS), tel 0364/311058, www.ristoranteghebel.it Propone un menù
particolare e sfizioso, che spazia dai tradizionali casoncelli
alle imperdibili “Tagliatelle alla forma”, con porcini e crema
di latte serviti su una forma di Parmigiano. Tra i secondi:
cervo al barolo, filetto ai porcini con polenta integrale e
arrosticini di pecora alla griglia con salsa piccante e pane
nero.
DOVE DORMIRE
*B&B L’Invòlt Mountain Lodge, via Gorizia 11, Borno (BS), tel
342/0366707, www.linvoltmpuntainlodge.it B&B di charme con
camere arredate in perfetto stile di montagna. Abbondante
colazione con pane e dolci fatti in casa, marmellata e miele
di montagna.

*Hotel Marcella***, via Manifattura V. Olcese 33, Darfo Boario
Terme (BS), tel 0364/531837, www.hotelmarcella.it Nel centro
della cittadina termale, comodo al parco archeologico e a
quello termale. Dispone di 23 camere disposte su tre piani,
dotate di ogni comfort.

*Hotel Graffitipark***, via Briscioli 42, Capo di Ponte (BS),
tel 0364/42013, www.graffitipark.eu Comodissimo per
raggiungere il Parco Archeologico di Naquane, dispone di 40
camere e ristorante interno con cucina internazionale.
INFO
www.vallecamonicaunesco.it/

www.turismovallecamonica.it/

Ad Ascona la prima edizione
di “Giardini in arte”
La cornice è la splendida sponda svizzera del Lago Maggiore,
nel tratto dove le sue acque azzurre toccano Ascona. Qui,
presso il rigoglioso parco di Monte Verità, dal 4 al 6 maggio
si tiene la prima edizione di Giardini in arte, una grande
kermesse interamente “green”, dedicata ad arte, ambiente,
natura, benessere e salute.
La manifestazione, organizzata dalla Fondazione Monte Verità,
con la collaborazione del Museo Comunale d’Arte Moderna di
Ascona, del Centro professionale del Verde di Mezzana, del
Jardin Suisse Ticino, della Fondazione Alpina per le Scienze
della Vita di Olivone e di Books and Service- Casagrande
Editore, mette insieme diversi operatori del settore
turistico, botanico, artistico, culturale e didattico, con un
ricchissimo programma che include allestimenti a tema, mostre
mercato di piante aromatiche e officiali, installazioni
artistiche, laboratori didattici per grandi e piccoli e
incontri culturali con esperti del settore.

Le installazioni e gli incontri culturali
L’evento si tiene nei giardini di Monte Verità e del parco del
Castello San Materno. Nei quasi sette ettari del parco di
Monte Verità, tra piante esotiche e paesaggi di rara bellezza
che spaziano dall’azzurro del Lago Maggiore al verde delle
valli del Ticino e in alcuni spazi interni del complesso
saranno presenti opere e installazioni di artisti italiani e
svizzeri. Tra i primi, Ferruccio Ascari, mentre i secondi sono
rappresentati da Lorenzo Cambin, Luisa Figini, Ruth Moro,
Victorine Victorine Müller, Loredana Selene Ricca, Olivier
Estoppey, Teres Wydler e Stefania Beretta. A cura del Museo di
Arte Moderna di Ascona. Le opere rimarranno esposte fino a
prossimo luglio.

Presso l’Auditorium del Monte Verità, invece, nei due giorni
del festival sono in calendario sei incontri culturali sul
tema del giardino. Sabato 5 maggio, alle 11, Michael Jacob,
docente di Storia e Teoria del Paesaggio presso la Scuola di
Ingegneria di Ginevra.Lullier e al Politecnico di Losanna,
tratterà del “Giardino contemporaneo”. Nel pomeriggio, alle
14.30, Maria Laura Colombo, docente di Biologia Vegetale e di
Botanica Farmaceutica presso l’Università di Torino,
disquisirà sul tema “Le piante tossiche possono essere utili
anche per l’uomo?”. Alle 16.30, Corinne Hertaeg, dottoranda
presso l’Istituto di Scienze Agricole di Zurigo svelerà ai
presenti “Il linguaggio segreto delle piante”.
Domenica 6 maggio si comincia alle ore 10 con gli esperti de
L’ora della Terra Alfredo Barattella, esperto giardiniere,
Tiziano Pedrinis, esperto orticoltore, e Daniele Reinhart,
esperto frutticoltore che dialogheranno con il pubblico. A
seguire, alle 11, Lara Montagna di Rete UNO RSI dialogherà con
Meret Bissegger, autrice, cuoca, insegnante e membro di Slow
Food.

Concorsi, laboratori e una Libreria Verde
Nell’area del Giardino delle Erbe del parco di Monte Verità ,
nei due giorni, si tiene invece l’esposizione – concorso
“Spicchi di Erbe al Monte Verità” dove gli apprendisti del
Centro Professionle di Mezzana hanno progettato aiuole di erbe
aromatiche e officinali. La premiazione dei vincitori è
prevista domenica 6 alle ore 15.
Saranno poi allestite otto postazioni interattive, coordinate
dalla Fondazione Alpina di Olivone, dove grandi e piccoli
potranno imparare a preparare prodotti e cosmetici a base di
elementi naturali, ma anche a colorare i tessuti e cimentarsi
in composizione creative. Il tutto rigorosamente “green”:

Il Centro Professionale di Mezzana, poi, condurrà i
partecipanti alla scoperta dei sensi delle api, mentre la Casa
del Tè proporrà la Cerimonia del Tè con degustazioni guidate.
Nella Sala Balint, invece, sarà allestita una Libreria Verde
con una selezione di libri di botanica, cucina naturale,
gastronomia, paesaggistica e narrativa.
Mercatini e passeggiate didattiche
Spostandosi nello splendido parco botanico tropicale del
Castello San Materno, tra agrumeti, rose, magnolie e palme,
sabato e domenica, dalle 10 alle 17, sarà allestita una mostra
mercato di piante, fiori, ere officinali, aromatiche e
commestibili prodotte da vivaisti provenienti dal Canton
Ticino e da tutta la Svizzera.
In programma anche passeggiate didattiche             a cura
dell’Istituto Alpino di Olivone. Sabato 5 maggio alle 10.30,
alle 12 e, nel pomeriggio, alle 14 e alle 15.30 si potrà
usufruire di visite guidate gratuite nel parco di Monte
Verità. Domenica 6, alle 14 e alle 16, invece, Meret Bissegger
condurrà i partecipanti alla scoperta delle ere del parco di
Monte Verità.

Mangiare e dormire
Nel Parco di Monte Verità sarà disponibile un punto ristoro a
cura di Prodotti Naturali Felix Kautz mentre il Ristorante del
Monte Verità proporrà un menù con deliziose specialità
vegetariane.

Nel Parco del Museo di Castello San Materno sarà invece
disponibile un punto ristoro a cura dell’Associazione Amis da
la forchéta.

L’albergo Monte Verità, membro di Swiss Historic Hotels, nel
2013 è stato eletto Albergo Storico dell’anno. Dispone di 86
camere dislocate in diverse strutture, tutte all’interno del
Parco: l’albergo storico Bauhaus, Villa Semiramis in stile Art
Nouveau, Casa Monescia, Casa Gioia Casa Marta. Per la camera
doppia con colazione a buffet nell’hotel storico si parte da €
150, per la doppia in Casa Gioia da € 80,

INFO
Fondazione Monte Verità Strada Collina 84, CH-6612 Ascona
Tel. +41 91 785 40 40
www.monteverita.org, info@monteverita.org

A Cisterna di Latina riapre
il Giardino di Ninfa
Riapre al pubblico il 31 marzo e si potrà visitare a partire
dal weekend di Pasqua. Il Giardino di Ninfa di Cisterna di
Latina è un parco da fiaba, tra laghetti, fiori colorati,
angoli che sembrano rubati al Paradiso Terrestre, fontane e
piante tropicali. Talmente bello che ha ricevuto il
riconoscimento di “Parco più bello d’Italia”, ha riservato
alle visite un calendario fisso e solo attraverso visite
guidate, proprio per preservare la sua bellezza, la sua
biodiversità e l’equilibrio ambientale.

Si parte quindi il 31 marzo e il 1° e il 2 aprile. Le date
successive in cui sarà possibile accedere al parco sono il 7,
8, 15, 22 e 29 aprile. Nel mese di maggio, le giornate di
apertura sono il 1°, il 5, il 6, il 13, il 20 e il 27, mentre
i giorni dedicate alle visite a giugno sono il 2, 3 3 17.
Passando a luglio, cancelli aperti il 7, l’8 e il 22. Ad
agosto, il 4, il 5 e il 15 (Ferragosto). Le aperture autunnali
sono limitate ai primi due giorni di settembre, al 6 e 7 di
ottobre, con    chiusura    il   4   novembre.   Prenotazione
obbligatoria.
La visita guidata, che si effettua anche in caso di pioggia, è
di circa un’ora, durante la quale si possono ammirare le
bellezze del Giardino di Ninfa, tra cui l’Hortus Conclusus
(ingresso 2 euro), un giardinetto all’italiana del XVII
secolo, con un agrumeto e vasche abitate da eleganti cigni.

L’ambiente del parco
Il nome, Giardino di Ninfa, deriva da un tempietto di     epoca
romana, dedicato alle Ninfe Naiadi, divinità delle        acque
sorgive, costruito nei pressi dell’attuale parco, che è   stato
dichiarato Monumento Naturale dalla Regione Lazio nel     2000,
per tutelare questa splendida area storica di              fama
internazionale.
Il giardino comprende un habitat naturale costituito dal fiume
Ninfa, dalle aree lacustri da esso formato e dalle aree
circostanti. Nel complesso è compreso anche il Parco Naturale
Pantanello, inaugurato nel 2009.

Negli otto ettari di giardino si possono ammirare oltre 1300
piante diverse, tra cui alcune varietà di magnolie decidue,
betulle, iris palustri e una sensazionale varietà di aceri
giapponesi, inoltre a primavera i ciliegi e meli ornamentali
fioriscono in maniera spettacolare. Ci sono, inoltre,      i
viburni, i caprifogli, i ceanothus, gli agrifogli, le
clematidi, i cornioli, le camelie. Molte varietà di rose
rampicanti sono sostenute dalle rovine ed estendono i lunghi
rami vigorosi sugli alberi.
Il clima mite, poi, ha permesso anche di coltivare piante
tropicali, come l’avocado, la gunnera manicata del Sud America
e i banani. Nel parco vivono poi diverse specie animali, tra
cui 100 specie avicole censite.

Un po’ di storia
La storia del parco ha inizio nel VII secolo, quando
l’imperatore Costantino concede a Papa Zaccaria questa area
fertile, oltre a un vasto territorio chiamato Campagna e
Marittima, che entrano di diritto nei possedimenti pontifici.
Nell’XI secolo, Ninfa assume il ruolo di città e tra le varie
famiglie nobili spiccano i Conti Tuscolo, legati alla Roma
pontificia, e i Frangipani, che danno nuovo impulso
all’architettura cittadina.
Nel 1294 sale al soglio pontificio Benedetto Caetani, Papa
Bonifacio VIII, che nel 1298 aiuta suo nipote Pietro II
Caetani ad acquistare Ninfa, segnando l’inizio della presenza
dei Caetani nel territorio. Pietro II Caetani amplia il
castello della città, aggiungendo la cortina muraria con i
quattro fortini e innalzando la torre, già presente, a 32
metri, e realizzò il palazzo baronale.

Nel 1382 Ninfa    viene saccheggiata e distrutta da parte di
Onorato Caetani    sostenitore dell’antipapa Clemente VII nel
Grande Scisma e   avverso al ramo dei Caetani che possedevano
Ninfa. La città   rimane disabitata fino al XVI secolo, quando
il cardinale Nicolò III Caetani.
Nel XVI secolo il cardinale Nicolò III Caetani, amante della
botanica, vuole creare a Ninfa un ‘giardino delle sue
delizie’. Il lavoro viene affidato a Francesco da Volterra che
progetta un hortus conclusus, cioè un giardino delimitato da
mura con impianto regolare, proprio accanto alla rocca
medievale dei Frangipane. Alla morte del cardinale quel luogo
di delizie fu di nuovo abbandonato.
Alla fine dell’Ottocento i Caetani ritornano sui possedimenti.
Ada Bootle Wilbraham, moglie di Onoraro Caetani, con due dei
sui sei figli, Gelasio e Roffredo, si occupano di Ninfa
decidendo di crearvi un giardino in stile anglosassone,
dall’aspetto romantico. Bonificano le paludi, piantano i primi
cipressi, lecci, faggi, oggi maestosi, rose in gran numero, e
restaurarono alcune rovine, fra cui il palazzo baronale, che
diventa la casa di campagna della famiglia, oggi sede degli
uffici della Fondazione Roffredo Caetani.

Durante la Seconda Guerra Mondiale la famiglia Caetani si
rifugia nel castello Caetani di Sermoneta, facendo ritorno a
Ninfa solo dopo il 1944. L’ultima erede dei Caetani, Lelia,
figlia di Roffredo Caetani, donna sensibile e delicata, ha
curato il giardino come un grande quadro, accostando colori e
assecondando il naturale sviluppo delle piante, senza
forzature, ed evitando l’uso di sostanze inquinanti.
Insieme alla madre Marguerite, ha realizzato accanto alle mura
sud della città di Ninfa un rock garden. Donna Lelia morì nel
1977, ma prima della sua morte aveva istituito la Fondazione
Roffredo Caetani, al fine di tutelare la memoria del Casato
Caetani, di preservare il giardino di Ninfa e il castello di
Sermoneta, e di valorizzare il territorio.

INFO
Giardino di Ninfa

Doganella di Ninfa, via Provinciale Ninfina 68, Cisterna di
Latina

Ingresso: intero € 15, ridotto € 8, minori di 11 anni gratis

www.fondazionecaetani.org

COME ARRIVARE
In auto: da Roma, SR148 Pontina in direzione Latina, uscita
Borgo Sabotino-Lido di Latina, proseguire in direzione
Cisterna. Dopo la prima rotonda, alla seconda andare dritto e
seguire le indicazioni per la via Appia (SS7) e seguire
indicazione per Ninfa, Norma, Bassiano. Da Napoli, A1 con
uscita Frosinone, seguire indicazioni per Latina sulla SR156 e
proseguire fino a incrociare la via Appia, svoltare in
direzione Roma. Proseguire per 18 km , al km 76 svoltare a
destra seguendo indicazioni per Ninfa, Norma, Bassiano.

Parco    Storico                           Seghetti
Panichi,      il                           giardino
bioenergetico
È il primo giardino storico italiano “bioenergetico”. Nel
giardino botanico del Parco Storico Seghetti Panichi di Castel
di Lama, in provincia di Ascoli Piceno, sono stati effettuati
rilevamenti si elettromagnetismo durati due anni, a
conclusione dei quali si è giunti alla conclusione che
passeggiare in questo splendido spazio verde faccia bene alla
salute.
Il parco, tuttavia, vale una visita per la sua bellezza e
importanza storica e botanica. Era il 1870, infatti quando la
famiglia Carfratelli Seghetti decise di dare la propria
impronta al giardino della loro residenza estiva. I lavori
furono affidati al famoso paesaggista tedesco Ludwig Winter,
che vi impose la sua passione per le piante esotiche.

I lavori furono immani e, ancora oggi, si possono scorgere le
serpentine di canali di cotto per fare defluire le acque
piovane e creare l’impianto idrico che alimenta la varietà
botanica del parco.

Una varietà botanica unica
Oggi nel parco si possono ammirare specie botaniche tipiche
dell’area marchigiana, come querce e faggi rossi, ma,
soprattutto, palmizi e piante esotiche, grande passione di
Winter condivisa dai committenti. Tra le palme spuntano poi
grandi gruppi di Chamerops humilis, shingtonia filifera,
brahea dulcis, alberi di yucca e due rare Yubea spectabilis.
Tra gli esemplari degni di nota c’è una splendida quercia
detta “La Cattedrale” per le sue enrme dimensioni e l’ampiezza
della sua chioma, dimora di diverse specie di uccelli. Tra
magnolie, lecci e tigli spiccano poi due Gingko Biloba. Sul
retro della villa padronale, nel mezzo di un laghetto, in puro
stile romantico, svetta una statua di Venere e Amore, simbolo
della complicità tra natura e bellezza.

La “firma” di Ludwig Winter è invece un piccolo spazio
raccolto, riservato alla meditazione, detto “romitorio”, dove
i visitatori possono fermarsi un attimo a riflettere.
Soggiorni relax nel Borgo Storico
Chi si reca in visita al parco può cogliere l’occasione per
soggiornare presso il B&B Borgo Storico Seghetti Panichi.
Ricavato nei locali della villa, mette a disposizione degli
ospiti suite storiche, appartamenti privati e la splendida
“Casa d’Artista”, per un soggiorno all’insegna dell’eleganza e
della bellezza.
Il Ristorante del Borgo, immerso nel giardino mediterraneo,
propone piatti di alta qualità, preparati con ingredienti di
stagione e nel rispetto delle tradizioni enogastronomiche del
territorio. Ogni piatto, infatti, “racconta” il borgo e le sue
tradizioni. In primavera, poi, le ricette si arricchiscono con
l’inserimento di fiori commestibili “donati” dalle piante del
parco.

Completa l’offerta la zona benessere, con una piscina, una
sala massaggi e trattamenti e una sauna per due, dove gli
ospiti possono usufruire di trattamenti di bellezza e relax
personalizzati.

Tante le offerte da cogliere al volo per una romantica vacanza
a due o per un soggiorno relax con le amiche o la famiglia.
Per esempio, il pacchetto “Bioenergetico” viene offerto a €
250 per due persone e include due giorni e una notte in junior
suite nel Borgo Storico Seghetti Panichi, prima colazione a
buffet, massaggio rilassante bioenergetico per due persone.
INFO
Parco Storico Seghetti Panichi, via San Pancrazio 2, Castel di
Lama (AP), tel 0736/812552, www.seghettipanichi.it

Aperture: il parco è aperto tutto l’anno su prenotazione. Le
visite guidate si effettuano dalle 10 alle 17. Ingresso: € 10.

COME ARRIVARE
In auto: da nord A14 in direzione di Ancona, da sud A14 in
direzione Napoli. Seguire per San Benedetto del Tronto –
Ascoli Piceno, poi continuare sulla superstrada Ascoli-Mare RA
11 fino all’uscita per Castel di Lama. Da Ascoli Piceno:
prendere la SP 235 e proseguire in direzione della Superstrada
Ascoli – Mare RA 11 e seguire per San Benedetto del Tronto –
Ascoli Piceno con uscita Castel di Lama.
Il castello di Miradolo e il
suo parco
Continua il nostro appuntamento alla scoperta dei più bei
giardini storici italiani. Questa settimana vi portiamo al
Castello di Miradolo, circondato da un giardino di sei ettari,
che si estende ai piadi delle colline di Pinerolo (TO),
all’imbocco della Val Chisone e della Val Pellice, dove il
Monviso regala alla vista dell’osservatore la sua maestosa
sagoma.

Un gioiello del Settecento
Sia il Castello che il parco hanno origini settecentesche. La
loro “epoca d’oro”, tuttavia, risale agli anni Venti
dell’Ottocento, quando Maria Elisabetta Ferrero della Marmora,
moglie di Maurizio Massel, secondo marchese di Caresana,
decide di rinnovare l’edificio e di decorarlo secondo lo stile
Neogotico.

Negli   anni   Trenta   dell’Ottocento   si   aggiunge   anche   la
Citroniera e i confini del parco si ampliano secondo il gusto
romantico. È grazie ai figli Emanuele e Sofia, personalità di
spicco della nobiltà torinese, che il Castello di Miradolo e
il suo parco diventano meta di intellettuali, artisti e
personaggi di rilievo. Tra questi, figurano il pittore Lorenzo
Delleani, lo scultore Leonardo Bistoldi, il compositore
Alfredo Casella e il pittore Vittorio Avondo. Alla sua morte,
nel 1950, la contessa Sofia lascia il complesso in eredità a
una comunità religiosa.

Dopo un lungo periodo di abbandono, nel 2007, il Castello di
Miradolo viene acquistato da un gruppo di privati che,
attraverso la Fondazione Cosso, lo restituiscono al suo antico
splendore facendone, come ai tempi della contessa, un punto di
riferimento culturale, un luogo di incontro e un laboratorio
di idee.

Passeggiando nel Giardino
Il Parco del castello, di ben sei ettari, ha una forma
vagamente ovale e si ispira al giardino informale inglese. La
regolarità è interrotta da anse di vegetazione distribuite
attorno al vasto prato centrale. I sentieri di ghiaia lo
attraversano insieme a un sistema di “bialere” collegate al
fiume Chisone.

Nel giardino si possono ammirare 1700 alberi, di cui almeno
una quarantina di importanza storica. Sono poi presenti
settanta varietà riunite in gruppi, piccoli boschetti e alberi
isolati.

All’ingresso, il visitatore è accolto da alti e meravigliosi
Tassodi. Il maestoso viale di tigli accompagna poi al grande
prato centrale, mentre le siepi di Bosso ammantano le mura di
cinta. Spiccano per unicità l’imponente sequoia, il bosco di
bambù e lo storico ginko biloba. Grazie alla presenza di
numerosi corsi d’acqua, poi, il parco è diventata la dimora di
numerosi specie animali.

La contessa Sofia, poi, decorò il suo giardini di rose
antiche, rare idrangee ed eleganti camelie. Durante il
percorso di visita, poi, si possono ammirare la torre a pianta
circolare e la Serra neogotica, dedicata alle iniziative
culturali, ai ricevimenti e ai meeting.
Invito al parco
Grazie al progetto “Invito al parco” oggi si può visitare lo
splendido giardino che circonda il castello ai piedi del
Monviso attraverso un percorso multisensoriale, che avvicina
alla natura attraverso un’esperienza coinvolgente. I percorsi
di visita, attrezzati anche per persone con difficoltà
motorie, sono attrezzati con arredi, audio guide e spazi
dedicati.

Quattro diverse passeggiate portano a conoscere il parco e le
sue varietà botaniche in tutte le stagioni, apprezzandone le
oscillazioni di colori, luci, suoni e profumi.
COME ARRIVARE
In auto: si può raggiungere Torino attraverso le autostrade A4
(Milano-Torino), A5 (Torino-Ivrea), A6 (Torino-Savona), A21
(Torino-Piacenza). Dalla tangenziale di Torino si imbocca poi
l’Autostrada del Pinerolese, alla fine della quale si prosegue
sulla SR23 in direzione Sestriere fino all’uscita per San
Secondo di Pinerolo. Alla rotonda seguire a destra le
indicazione per il Castello di Miradolo.

DOVE MANGIARE
*Trattoria Val Pellice, via Val Pellice 97, San Secondo di
Pinerolo (TO), tel 0121/500218, www.trattoriavalpellice.it

*Casapautasso, via Delio Godino 17/A, San Secondo di Pinerolo
(TO), tel 0121/501555, www.casapautasso.it

DOVE DORMIRE
*Hotel Barrage****, Stradale San Secondo 100, Pinerolo (TO),
tel 0121/040500, www.hotelbarrage.it

*Glicini Hotel****, via Val Pellice 68, San Secondo di
Pinerolo (TO), tel 0121/503125, www.glicinihotel.com
INFO
Castello di Miradolo

Via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (TO)

Tel 0121/502761 – www.fondazionecosso.com

Orario: ven 14-18.30; sab, dom, lun 10-18.30. Gli altri giorni
su prenotazione.

Biglietto: ingresso al parco € 5.

Alla scoperta dell’Oasi Zegna
Continua il nostro viaggio alla scoperta dei giardini più
belli d’Italia che si possono visitare anche in inverno.
Questa volta andiamo alla scoperta dell’Oasi Zegna di Trivero,
in provincia di Biella.
Istituita nel 1993 come progetto di valorizzazione, su un’area
di circa 100 kmq sulle Alpi Biellesi, deve tuttavia il suo
primo nucleo allo stilista e imprenditore Ermenegildo Zegna,
che a partire dal 1938, cominciò a costruire la splendida
strada Panoramica che attraversa il paesaggio, che lo stesso
Zegna contribuì a plasmare mettendo a dimora più di 500 mila
conifere e centinaia di rododendri di varie specie, ortensie
blu e fiori colorati che, in primavera, regalano uno dei più
bei paesaggi nelle Alpi biellesi. In autunno, invece, l’Oasi
si infiamma con il foliage, mentre, in inverno, ospita il
comprensorio sciistico di Belmonte.

L’Oasi Zegna è aperta tutto l’anno e l’accesso è gratuito. Vi
si accede percorrendo la Strada Statale Panoramica da Trivero,
a 800 metri di altitudine, ancora oggi sede del Lanificio
Ermenegildo Zegna. Si attraversa la bella Valle Cervo, da cui
si ammirano scorci dell’Alta Val Sessera e della Pianura
Padana.
Da non perdere una passeggiata nella Conca dei Rododendri e il
sentiero ad anello del Bosco del Sorriso, un percorso
bioenergetico per scoprire i benefici delle piante sul corpo e
sulla mente. Tra i boschi dell’Oasi Zegna si può poi praticare
il Forest Bathing, un’antica pratica giapponese che consiste
nel passeggiare e sostare nei boschi per ottenere un effetto
rigenerante grazie all’azione antistress che normalizza la
frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e le difese
immunitarie.

A Mosso, c’è il Presepe Gigante
Da non perdere nel periodo delle feste, rimarrà allestito fino
al 7 gennaio 2018, con entrata libera dalle 8 alle 22, il
Presepe Gigante di Marchetto.(www.presepegigantemarchetto.it).
Si trova ne Comune di Mosso, ad appena 6 km da Trivero. Lo si
raggiunge percorrendo la SP232. Si tratta di uno dei presepi a
grandezza naturale più grandi d’Italia e viene allestito nel
centro storico. Assai suggestiva la visione serale, quando le
statue e le ricostruzioni si illuminano.
Si può iniziare la visita dalla scenografica piazza di Mosso,
dominata dalla chiesa dell’Assunta con il campanile romanico e
circondata dagli antichi palazzi nobiliari. Ci si inoltra poi
nelle vie e negli angoli più caratteristici, seguendo le
indicazioni, per ammirare le oltre 200 statue a grandezza
naturale, vestiti con abiti di inizio 900, ispirate alla
tradizione biellese. Si arriva poi ala Capanna della Natività,
immersa in una calda e delicata atmosfera natalizia. Gli
stessi visitatori diventano pare della scena, mescolandosi
alle statue.
COME ARRIVARE
In auto: A8 Milano-Laghi, imbocco A26 in direzione Genova,
uscita Romagnano Sesia in direzione Coggiola-Trivero. Oppure
A4 Milano-Torino, uscita Carisio, poi proseguire per Cossato,
Vallemosso, Trivero. Per chi arriva da Ovest, A26 Genova-
Gravellona Toce, uscita Romagnano Sesia, poi seguire la
direzione Coggiola-Trivero

DOVE MANGIARE
*Ristorante La Pineta, Strada Panoramica Zegna, loc.
Bielmonte,                tel             015/744124,
www.oasizegnaincoming.com/albergo-pineta/

*Agriturismo Cascina Il Faggio, Borgata Brughiera 5, Mosso
(BI), tel 015/756613, www.cascinailfaggio.com

DOVE DORMIRE
*Bucaneve Sport& Wellness****, Strada Panoramica Zegna 232,
tel 015/744184, www.bucaneve.eu

*Locanda Bocchetto Sessera, loc. Bielmonte        (BI),   tel
015/744115, www.bocchettosessera.it
INFO
Oasi Zegna, via Marconi 23, Trivero (BI)

tel 015/7591460 – www.oasizegna.com

Aperto tutti i giorni, ingresso gratuito

Alla scoperta dell’Uganda
Per gli amanti dell’Africa vera, della natura incontaminata,
degli animali la nostra redazione vi consiglia un safari in
Uganda.

Un viaggio che vi porterà a conoscere il cuore di questa terra
dove avventura e natura si mescolano e regalano emozioni
uniche: dal parco Nazionale di Queen Elizabeth, famoso per i
leoni arboricoli, alle foreste di Kibale e Bwindi, popolate da
scimpanzè e gorilla.

Weekend vi suggerisce di organizzare il viaggio rivolgendovi
direttamente ad un tour operator del posto, Hb Safaris,
gestito da italiani residenti in Namibia da diversi anni e che
sapranno organizzarvi questo tour nel pieno rispetto delle
popolazioni locali. Stefania ed Emiliano con la loro alta
professionalità, il loro entusiasmo e l’amore per l’Africa
sapranno regalarvi qualcosa di unico e indimenticabile.
Qui di seguito una delle loro tante proposte

1° Giorno   ENTEBBE

Al vostro arrivo all’aeroporto di Entebbe verrete attesi da
una guida in italiano e trasferiti al lodge dove pernotterete.

2° Giorno ENTEBBE – MURCHISON FALLS NATIONAL PARK

Dopo colazione partirete per le Murchison Falls, note per
essere l’origine del Nilo. Lungo il percorso sosterete allo
Ziwa Rhino Sanctuary.

3° Giorno   MURCHISON FALLS NATIONAL PARK

La mattina del terzo giorno vi porteranno a fare un safari
sul versante settentrionale del Nilo: entrerete in contatto
con elefanti, giraffe, leoni e molti altri animali. Dopo il
pranzo partirete per un’indimenticabile crociera sul Nilo. Una
passeggiata naturalistica vi porterà nella zona delle rapide
da dove potrete ammirare la magnificenza del fiume più lungo
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