La creatività dell'amore - Fondazione Nigrizia

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La creatività dell'amore - Fondazione Nigrizia
MENSILE DI INFORMAZIONE DEI MISSIONARI COMBONIANI                                                                                                                 5 – 2020
ANNO XXXIX (nuova serie) N. 5 Maggio 2020 – 37129 Verona - Vicolo Pozzo, 1 – Poste Italiane Spa Sped. in A.P. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Verona

La creatività dell’amore
                                                                                                                            pensiero va anche ai detenuti nelle
                                                                                                                            carceri, al cui dolore si aggiunge il
                                                                                                                            timore per l’epidemia, per sé e i loro
                                                                                                                            cari; penso ai senza dimora, che non
Sorpresa a ora di cena venerdì 3 aprile: il volto di                                                                        hanno una casa che li protegga.
papa Francesco appariva al TG delle 20 su Rai1 per                                                                          È un momento difficile per tutti. Per
                                                                                                                            molti, difficilissimo. Il Papa lo sa e,
consegnarci il suo videomessaggio per la settimana                                                                          con queste parole, vuole dire a tutti
santa 2020. Ecco le sue parole                                                                                              la sua vicinanza e il suo affetto. Cer-
                                                                                                                            chiamo, se possiamo, di utilizzare al
                                                                                                                            meglio questo tempo: siamo genero-
                                                                                                                            si; aiutiamo chi ha bisogno nelle no-
                                                                                                                            stre vicinanze; cerchiamo, magari via
                                                                                                                            telefono o social, le persone più sole;
                                                                                                                            preghiamo il Signore per quanti sono
                                                                                                                            provati in Italia e nel mondo. Anche
                                                                                                                            se siamo isolati, il pensiero e lo spirito
                                                                                                                            possono andare lontano con la cre-
                                                                                                                            atività dell’amore. Questo ci vuole
                                                                                                                            oggi: la creatività dell’amore.
                                                                                                                            Celebriamo in modo davvero insolito
                                                                                                                            la Settimana Santa, che manifesta e
                                                                                                                            riassume il messaggio del Vangelo,
                                                                                                                            quello dell’amore di Dio senza limiti.
                                                                                                                            E nel silenzio delle nostre città, ri-
                                                                                                                            suonerà il Vangelo di Pasqua. Dice
                                                                                                                            l’apostolo Paolo: «Ed egli è morto per
                                                                                                                            tutti, perché quelli che vivono non vi-
                                                                                                                            vano più per sé stessi, ma per colui
                                                                                                                            che è morto e resuscitato per loro»
                                                                                                                            (2 Cor 5,15). In Gesù risorto, la vita
                                                                                                                            ha vinto la morte. Questa fede pa-
                                                                                                                            squale nutre la nostra speranza. Vorrei

C
                                                                                                                            condividerla con voi questa sera. È la
       ari amici, buonasera!                                  lutti dovuti al coronavirus o ad altre                        speranza di un tempo migliore, in cui
       Questa sera ho la possibilità                          cause. In questi giorni penso spesso                          essere migliori noi, finalmente liberati
       di entrare nelle vostre case                           alle persone sole, per cui è più diffi-                       dal male e da questa pandemia. È una
in un modo diverso dal solito. Se lo                          cile affrontare questi momenti. So-                           speranza: la speranza non delude;
permettete, vorrei conversare con                             prattutto penso agli anziani, che mi                          non è un’illusione, è una speranza.
voi per qualche istante, in questo                            sono tanto cari.                                              Gli uni accanto agli altri, nell’amore e
periodo di difficoltà e di sofferenze.                        Non posso dimenticare chi è amma-                             nella pazienza, possiamo preparare
Vi immagino nelle vostre famiglie,                            lato di coronavirus, le persone rico-                         in questi giorni un tempo migliore. Vi
mentre vivete una vita insolita per                           verate negli ospedali. Ho presente                            ringrazio per avermi permesso di en-
evitare il contagio. Penso alla viva-                         la generosità di chi si espone per la                         trare nelle vostre case. Fate un ge-
cità dei bambini e dei ragazzi, che                           cura di questa pandemia o per ga-                             sto di tenerezza verso chi soffre,
non possono uscire, frequentare la                            rantire i servizi essenziali alla socie-                      verso i bambini, verso gli anzia-
scuola, fare la loro vita. Ho nel cuore                       tà. Quanti eroi, di tutti i giorni, di tutte                  ni. Dite loro che il Papa è vicino e
tutte le famiglie, specie quelle che                          le ore! Ricordo anche quanti sono in                          prega, perché il Signore ci liberi tutti
hanno qualche caro ammalato o                                 ristrettezze economiche e sono pre-                           presto dal male. E voi, pregate per
che hanno purtroppo conosciuto                                occupati per il lavoro e il futuro. Un                        me. Buona cena. A presto!
La creatività dell'amore - Fondazione Nigrizia
Testimonianza

RICORDANDO PADRE
ANGELO VENTURELLI

Emozione
indicibile
Le famiglie dei
comboniani considerano
tesoro prezioso la
custodia del ricordo del
loro missionario. E in
particolari occasioni,
intendono ricordarlo
insieme

È
       così, ad esempio, che i parenti
       di padre Angelo Venturelli, ni-     Città del Vaticano. Papa Francesco abbracciato da Luigi Tosoni
       poti e pronipoti, vogliono ricor-
dare lo zio missionario in occasione       Sudan tra la popolazione denka. Poi,            «Grazie padre. Con gioia le faccio
del 50° della sua morte, avvenuta a        per 11 anni (1944-1955) fu al Com-              sapere che è stato padre Ange-
Milano il 22 maggio 1970, a 59 anni,       boni College di Khartoum (Sudan)                lo a benedire il nostro matrimonio il
in seguito a una malattia contratta in     e infine 7 anni, cioè fino all’espulsio-        05/10/1969 e, grazie a Dio, con mia
missione.                                                                                  moglie siamo uniti con il dono di 4
                                           ne di tutti i missionari dal Sud Sudan
Padre Angelo, nato a Sona (VR), era
                                           (1964), nel seminario sudanese del              figlie e 8 nipoti – è la risposta –. Da
entrato molto presto tra i combonia-
                                           Tore, come padre spirituale, inse-              parte mia, pensando di fare cosa
ni, trascorrendo in Africa 23 anni
                                           gnante ed economo.                              gradita, con piacere, condivido con
della sua vita. Era divenuto sacer-
                                           «È stato un vero uomo di Dio: lo spi-           te la gioia dell’udienza avuta da Papa
dote a Verona il 10 luglio 1938. Pri-
                                           rito di preghiera era la caratteristica         Francesco. Allego alcune foto e la ri-
ma dell’inizio della Seconda guerra
                                           più marcata della sua persona di                sposta che avevo inviato a una suora
mondiale, dopo alcuni mesi di studio
                                           sacerdote e di religioso. In umiltà e           comboniana che mi chiedeva “delle
dell’inglese in Inghilterra, era in Sud
                                           semplicità era sempre tutto proteso             mie emozioni”. Intanto un abbraccio
                                           verso la ricerca del Regno di Dio,              che viene dopo a quello del Papa. In-
                                           senza mai badare a sé stesso. Ave-              fatti a lui ho chiesto una benedizione
                                           va una certa apparenza di ruvidez-              e un abbraccio per i benefattori e per
                                           za, forse segno di un’innata timidez-           le persone a me care (e tu ci sei!).
                                           za; ma chi viveva in comunità con lui           Ed ecco la risposta alla suora:
                                           scopriva facilmente il suo vero ca-             «Ancora non riesco a riprendermi
                                           rattere, fatto di cordialità, di vera ca-       dall’emozione e quando mi sem-
                                           rità, per cui stargli vicino diventava          bra di essere un po’ rientrato nella
                                           un vero piacere», così i comboniani             normalità, basta che uno mi chieda
                                           ricordano ufficialmente il loro con-            com’è andata e io gli metto le mani
                                           fratello. (Da Bollettino n. 91, agosto          sulle spalle, come ho fatto con il
                                           1979, p.77-78).                                 Santo Padre, e ripeto il dialogo con
                                           All’inizio della settimana santa, sor-          il quale sono stato, dopo la mia ri-
                                           presa: un nipote di padre Angelo,               chiesta, invitato dal Papa ad abbrac-
                                           Luigi Tosoni, mi raggiunge al telefo-           ciarlo, e la sfida che mi ha lanciato
                                           no per avere qualcosa di scritto del            quando chiedendogli un selfie, mi ha
                                           nostro missionario. Gli inoltro quanto          risposto: “vediamo se è così giovane
                                           padre Piergiorgio Prandina, solerte             da farlo?”. Anche ora, scrivendoti ri-
                                           archivista dell’Archivio centrale dei           vivo quelle emozioni. Indefinibili. Un
                                           comboniani a Roma, mi aveva tanto               abbraccio. Luigi».
Un giovane padre Angelo Venturelli         gentilmente fatto avere.                                                      padre Elio

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La creatività dell'amore - Fondazione Nigrizia
Biografia Ambrosoli

Da medico a comboniano
                                                                                         I compagni novizi lo amano e stima-
                                                                                         no perché «voleva sempre l’ultimo
                                                                                         posto e i lavori più umili. Era spesso
                                                                                         al lavello dei piatti, anche se non era
Giuseppe Ambrosli: la sua formazione, la sua entrata                                     il suo turno», come testimonia uno di
in noviziato, la sua prima professione religiosa                                         loro. Ma ora, pur essendo dottore,
                                                                                         deve limitarsi a fare… l’infermiere.
             CENACOLO                       comboniano. Ma prima parte a Lon-
                                            dra per frequentare un corso di me-            DA RELIGIOSO PROFESSO…

C
       on la fine della Seconda guer-       dicina tropicale al Tropical Institute.
       ra mondiale, inizia per Giu-                                                      Giuseppe conclude il noviziato con
                                            Rientrato in Italia, scrive all’allora
       seppe un periodo fondamen-                                                        la prima professione religiosa. È il 9
                                            superiore generale dei comboniani,
tale per la sua scelta missionaria.                                                      settembre 1953. Quel giorno, i com-
                                            padre Antonio Todesco, manifestan-
L’incontro che segna la vita spirituale                                                  boniani celebrano uno dei patroni
                                            do la sua decisione di entrare a far
di Giuseppe è con don Silvio Riva,                                                       dell’istituto, quel san Pietro Claver,
                                            parte dell’istituto come sacerdote.
l’assistente diocesano dell’Azione                                                       gesuita spagnolo, conosciuto come
                                            A 28 anni, Giuseppe, medico chi-
cattolica di Como che riunisce i mi-                                                     “l’apostolo degli schiavi neri” (aethio-
                                            rurgo, si presenta in noviziato,
gliori giovani in un gruppo che ha                                                       pum semper servus – era così che
                                            rinunciando all’onorata profes-
battezzato “Cenacolo”. Si tratta di                                                      si firmava) e sotto la cui protezione
                                            sione, alla carriera, alla posizione
un’associazione in cui i giovani si ri-     economica della sua famiglia…                Daniele Comboni ha posto i suoi isti-
trovano, in un clima di alta spiritualità   È il 16 ottobre 1951 quando, accom-          tuti, «ravvisando in lui un luminoso
oltre che di amicizia e di fraternità,      pagnato da mamma Palmira e dal fra-          esempio di dedizione ai più poveri e
per pregare e per meglio vivere gli         tello Alessandro, l’ultimogenito, Giu-       abbandonati».
aneliti del Cuore di Cristo espressi        seppe entra in noviziato. I novizi cui si    Il giorno dopo la professione, Giu-
alla vigilia della sua passione nel         unisce sono tutti molto più giovani di       seppe – ora Fratel Ambrosoli a tutti
discorso dell’ultima cena con i suoi        età, adolescenti. Il suo titolo di “dotto-   gli effetti – entra nello scolasticato
dodici amici, gli apostoli.                 re” viene sostituito da quello di “fratel-   di Venegono Superiore (Varese) per
La sua crescita spirituale si tradu-        lo”, fratel Giuseppe. A lui piace così.      seguirvi i corsi di teologia. La notizia
ce nella ricerca della santità intesa       La vita del noviziato è austera. Si trat-    della presenza di uno scolastico-
come identificazione con Cristo.            ta di formare il carattere di persone        dottore in quella casa di studio fa
Matura così, giorno dopo giorno, la         che dovranno affrontare le più gros-         rapidamente il giro delle missioni
sua vocazione alla missione che già         se difficoltà che la missione riserverà      comboniane in Africa. Il primo a
ha lasciato intuire ai suoi compagni        ad apostoli destinati all’Africa.            farsi vivo per “prenotarlo” è padre
di campo di Heuberg.                        In brevissimo tempo, si trova a suo          Alfredo Malandra, dall’Uganda: insi-
A guerra finita, Giuseppe riprende          agio anche con quelle mille rego-            ste con il superiore generale, padre
gli studi universitari. Si laurea in me-    lette che spezzano la giornata in un         Antonio Todesco, per avere subito il
dicina e chirurgia all’università degli     puzzle di difficile composizione. Ma         dottor Ambrosoli. Il motivo è più che
studi di Milano, il 18 luglio 1949, con     il suo obbedire non è mai rinuncia a         valido: «È la condizione indispensa-
un punteggio di 108 su 110. Subito          vedere o pensare. Sa esporre le sue          bile per sviluppare l’opera sanitaria
dopo, frequenta come volontario tiro-       ragioni, anche se sempre con rispet-         che ho iniziato a Kalongo», scrive.
cinante il reparto di medicina dell’o-      to e pazienza.                               Padre Todesco cede alle pressioni e
spedale di Como. Il dottor Luciano          Importante per lui è la                      invia una lettera a Giuseppe.
Terruzzi, assistente in questo ospe-        contemplazione del
dale, racconta: « Nell’assistenza agli      Cuore di Cristo (i mis-
ammalati e nell’esecuzione dei vari         sionari comboniani sono
adempimenti era il più premuroso;           i Figli del sacro Cuore di
sempre attento, senza farsi notare,         Gesù), trovando nel mi-
a supplire alle omissioni degli altri,      stero di Cristo lo slancio
con l’atteggiamento di scusarsi, rin-       per il suo impegno mis-
graziando chi gli aveva così permes-        sionario. Come Comboni
so di esercitarsi nelle varie mansioni      prima di lui, anche padre
diagnostiche e terapeutiche».               Giuseppe scopre che
                                            quel Cuore aveva palpi-
      DA MEDICO A NOVIZIO                   tato ed era morto anche
                                            per la “Nigrizia”, per gli
Quel giorno dell’estate 1949 in cui
                                            africani.
Giuseppe si presenta al seminario
comboniano di Rebbio per avere
delle informazioni, la sua decisione           Padre Giuseppe Ambrosoli
è presa: sarà medico missionario                visita un piccolo paziente

                                                                 3
La creatività dell'amore - Fondazione Nigrizia
In Pace Christi

PADRE GIUSEPPE SIMONI
CADIDAVID (VR) 9-11-1947 – MILANO 21-3-2020

Un missionario
splendido
La morte inaspettata di padre Giuseppe, causata
dal coronavirus, ha toccato profondamente tutti i
comboniani e gli amici che avevano avuto modo
di apprezzarne la maniera di essere missione. Una
perdita molto grande per tutti!

E
       ra nato 72 anni fa, Giuseppe,        della sua applicazione, che hanno          All’inizio del nostro noviziato, era
       a Cadidavid, una frazione che        segnato il nostro cammino di matura-       padre maestro Ernesto Malugani.
       oggi conta un po’ meno di            zione umana e cristiana. Nostro “pa-       Poco dopo, padre Ernesto venne
8mila abitanti, del comune di Verona,       dre spirituale” era quel Giuliano Volpi    a scontrarsi con quel vento di fan-
in direzione sud. Papà e mamma si           che tanti comboniani hanno avuto           tasia, innovazione e cambiamento
arrabattavano, come facevano tutti          come punto di riferimento della loro       che nel “terribile ’68” soffiava forte
in quel periodo di ricostruzione all’in-    vita spirituale, così come della forma-    anche sulle istituzioni di formazione
domani della guerra, per nutrire una        zione della loro personalità, anche        che erano i noviziati e i seminari, e
famiglia composta da due figlie e           per l’aspetto importante della perso-      che già a fine ’67 lasciava intendere
questo bambino che faceva sogna-            na che è l’affettività. Padre Giuliano     che qualcosa di importante si prepa-
re i suoi genitori. Come è avvenuto         ci voleva bene e ci aiutava a matu-        rava. Ritiratosi padre Ernesto, a Na-
per tantissime famiglie italiane, non       rare per riuscire degli ottimi mis-        tale venne ad “ascoltarci” da Roma
ci è stato dato, come confratelli, di       sionari, come li voleva san Daniele        padre Leonzio Bano che dal 1959
essergli vicino negli ultimi istanti, né    Comboni dai cui scritti attingeva          faceva parte del consiglio generale
di accompagnarlo alla sepoltura. Ma         nelle meditazioni che ci proponeva.        ed era incaricato della formazione.
il carro funebre che lo accompagna-         Al termine del liceo, nel settembre        L’ambiente in noviziato non era dei
va al cimitero, ha fatto sosta davanti      1967 entravamo nel noviziato di Fi-        migliori, ma padre Leonzio nei 15
alla nostra casa a Milano e così lo         renze, in via della Piazzola,103 a         giorni che stette con noi ci ascol-
abbiamo salutato.                           qualche centinaio di metri da san          tò uno ad uno, cercando di capi-
Lo vogliamo ora ricordare, ringra-          Domenico di Fiesole, ai piedi della        re che cosa volevamo, riportando
ziandolo prima di tutto per quello          collina che sovrasta la città. Sono        così un po’ di serenità negli animi
che è stato per tanti di noi.               stati due anni non facili, tumultuosi      di noi giovani. Padre Leonzio era
Il suo desiderio di essere missionario      per certi aspetti, ma in cui si respira-   uomo estremamente onesto e amico
gli era sbocciato in cuore ancora ra-       va la voglia di rinnovamento di una        dei giovani, nonostante l’età e la sua
gazzo. I comboniani lo avevano ac-          Chiesa che papa Francesco defini-          formazione…come il vino nuovo in
colto: a Padova ha frequentato me-          sce oggi “in uscita”. Ci siamo lasciati    otri vecchi. Confrontandoci con lui,
die e ginnasio, per poi passare nel         coinvolgere nella vicenda della co-        capimmo la nostra povertà spirituale
liceo di Carraia, comune di Capan-          munità cristiana dell’Isolotto, presie-    e il vuoto spirituale in cui ci muove-
nori, a pochi chilometri da Lucca.          duta da don Enzo Mazzi e i suoi due        vamo. Al termine della visita ognuno
Di seguito, la testimonianza del            collaboratori; abbiamo goduto del-         maturò le sue decisioni. Di noi novizi
trentino padre Tullio Donati, suo           la prossimità dello scolopio padre         non furono in pochi a lasciare…
compagno di liceo e di professio-           Ernesto Balducci di stanza allora          A maggio 1968 ci raggiunse dall’U-
ne religiosa, che con padre Giusep-         alla Badia Fiesolana, pochi minuti         ganda, come padre maestro, Anto-
pe ha condiviso non solo gli anni del-      sotto il noviziato, e che da noi tene-     nio Colombo. Un uomo di pace. Le
la formazione, ma anche parte della         va i ritiri mensili del “Cenacolo”; e      cose cambiarono in meglio e il clima
vita missionaria nell’ex Zaire, oggi        abbiamo avuto la gioia di conosce-         si rasserenò, anche se le nostre “fa-
Repubblica democratica del Congo:           re la spiritualità di don Divo Barsotti,   tiche” non erano finite. Si ridusse la
«Ci siamo conosciuti negli anni del         un monaco cristiano, presbitero e          differenza tra noi candidati preti e i
liceo comboniano di Carraia. Erano          scrittore, fondatore della Comunità        nostri compagni “fratelli”: era norma-
anni belli (1964-67), gli anni della fine   dei Figli di Dio, che veniva a tenerci     le condividere le stesse incombenze
del concilio Vaticano II e dell’inizio      i ritiri mensili.                          e gli stessi lavori. Così padre An-

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La creatività dell'amore - Fondazione Nigrizia
tonio, coadiuvato felicemente da         grande abitudine alla contemplazio-         cità che gli derivava da una profonda
padre Pietro Moro, oggi 90enne,          ne. Non soffriva di complessi di fron-      umanità. Lo dico perché ne ho fatto
ci accompagnò serenamente alla           te a nessuno e si mostrava sempre           l’esperienza, conoscendolo. Ne sono
professione religiosa, il 9 settem-      per quello che era, cioè disponibi-         prova i tanti servizi, anche impegna-
bre 1969.                                le a tutti. Sapeva accettare anche          tivi, e in ambiti diversi, che ha reso
Passammo come “prefetti”, cioè           situazioni di ostilità, ma senza farle      durante la sua vita missionaria».
assistenti dei ragazzi, nel semina-      pesare. La sua porta rimaneva sem-          E infine, la testimonianza di padre
rio minore di Pesaro a Villa Baratoff.   pre aperta e disponibile al dialogo.        Franco Moretti da Nairobi, la cui ni-
Furono due anni ricchi di fraternità.    Con lui si stava bene, a proprio agio,      pote Paola lavora al Niguarda dove
Nell’estate 1971 raggiungevamo lo        sempre sereni anche nell’affrontare         padre Giuseppe era stato ricoverato,
scolasticato internazionale franco-      situazioni difficili, per arrivare insie-   colpito dal virus. Verso mezzanotte
fono a Issy-les-Moulineaux che era       me a scelte sempre positive.                di venerdì 20 marzo, Paola chatta su
stato aperto l’anno prima. Dopo un       Grazie, Bepi!».                             WhatsApp con lo zio: “Ciao, zietto!
anno di corso all’Università cattolica   E questa la testimonianza di fratel         Come stai? Conosci un comboniano
di Parigi in “Scienza e teologia delle   Daniele Giusti, il medico della co-         che si chiama Simoni Giuseppe?”.
religioni”, nasce l’idea di partire in   munità di cui padre Giuseppe era il         “Certo! – risponde lo zio –. Era mio
missione prima della nostra ordina-      superiore: «Padre Giuseppe è stato          compagno in liceo, a Carraia…mis-
zione. Ci imbarchiamo per l’allora       una guida discreta, assidua, pazien-        sionario nella Repubblica democra-
Zaire (oggi Repubblica democratica       te e amorevole per i confratelli anzia-     tica del Congo. Ora è superiore della
del Congo), sotto la responsabilità di   ni e ammalati. Il suo modo semplice         nostra casa di cura a Milano. Grande
padre Adriano Danzi. L’esperienza        di parlare e di agire ha conquistato        musicista, provetto chitarrista…Per-
si concluse felicemente, due anni        tutti in poco tempo e la sua presenza       ché me lo chiedi?”. E Paola: “Di’ una
dopo, con la nostra ordinazione sa-      ha dato una enorme stabilità e sere-        preghierina per lui questa notte. È
cerdotale nella parrocchia di Sainte     nità alla comunità».                        qui al Niguarda. Infetto. Ma temo non
Anne a Isiro. Era il 6 gennaio 1975,     «Padre Giuseppe è il missionario che        ce la farà. Mi spiace moltissimo”. E
Epifania del Signore. Il “ricordo”       ogni Padre provinciale desiderereb-         Franco: “Anche a me…È stato un
dell’ordinazione è unico e riporta i     be avere – testimonia padre Venan-          grande missionario”. Paola conclu-
nostri due nomi.                         zio Milani –. Un uomo sereno, sempre        de: “Sì, sì. Me lo hanno detto che è
Ci siamo ritrovati, dopo vari anni, a    disponibile a situazioni di emergenza       un uomo splendido”. La mattina di
Kisangani, nell’est della Rd Congo       e con la ferma volontà di ricostruire.      sabato padre Giuseppe ci lasciava.
(1980), lui formatore dei postulanti e   Uomo di riconciliazione, di media-
io in parrocchia di san Camillo. Poi a   zione e di pace. Con quella sempli-                          a cura dei confratelli
san Mbaga (2001-2007)
a Kinshasa, comunità
di 250mila abitanti (!).
Quando a padre Giusep-
pe si propose di farsi ca-
rico della responsabilità
della parrocchia, piutto-
sto impegnativa, fu mol-
to esitante, ma quando il
padre provinciale gli co-
municò che mi avrebbe
proposto di coadiuvarlo,
accettò senza riserve.
Giuseppe era un uomo
sempre disponibile, ca-
pace di osservazione e
giudizio. Comunicava
sempre una grande se-
renità e tranquillità, che
alcuni fraintendevano.
Era estremamente sem-
plice. Quello che diceva
sembrava ovvio e ba-
nale, ma veniva da una

            Cotonou (Benin).
      Padre Giuseppe con un
             gruppo di novizi

                                                            5
La creatività dell'amore - Fondazione Nigrizia
Testimonianza

IN RICORDO DI DON GIUSEPPE BERARDELLI                                               seppe si è aggravato velocemente
                                                                                    ed è morto in quattro giorni, in un

Il prete del                                                                        ospedale tra tanti ammalati isolati
                                                                                    e soli. La comunità, spiegano dalla

“pace e bene”
                                                                                    curia di Bergamo, non ha potuto ac-
                                                                                    quistare il respiratore….Ora, oltre la
                                                                                    morte restano le strade tracciate e
                                                                                    gli insegnamenti dati. Più importante
Sono decine e decine i sacerdoti, religiosi, missionari                             del “come” e del “cosa” è la testimo-
e missionarie vittime del coronavirus. Di questi                                    nianza lasciata da don Giuseppe.
preti, in solidarietà con la diocesi di Bergamo, la più                             Era, don Giuseppe, un pastore umi-
                                                                                    le e vicino alla gente, un gioioso
colpita, ne vogliamo ricordare uno, don Giuseppe                                    testimone del Vangelo. Ha donato
Berardelli, testimone autentico del vangelo e icona                                 la sua vita alla gente e al Signore.
                                                                                    Ha dedicato il suo sacerdozio a tutta
dello stile bergamasco. Ci ha lasciati il 16 marzo                                  la comunità di Casnigo e anche alle
                                                                                    altre comunità dove è stato parroco.
                                                                                    Ha donato la sua vita al Signore e
                                                                                    alla gente, con tutto il cuore. Per
                                                                                    qualsiasi necessità e bisogno era
                                                                                    sempre disponibile a dare una mano.
                                                                                    Era realmente una persona gioiosa,
                                                                                    testimone della gioia, del Vangelo,
                                                                                    della lieta notizia. Il suo motto era
                                                                                    “pace e bene”, e lo ripeteva a tutti.
                                                                                    Non potendo partecipare alle ese-
                                                                                    quie per le misure restrittive, la co-
                                                                                    munità di Casnigo ha voluto salutare
                                                                                    il suo don con un caloroso applauso
                                                                                    dai balconi…Lui ha voluto bene alla
                                                                                    gente e la gente gli ha voluto bene,
                                                                                    esprimendogli così il suo grazie.

                                                                                    maggio
T
      ra le migliaia di morti a causa     ospedali per la mancanza di posti in
      del Covid-19, molti erano sa-       terapia intensiva: «Se dovesse suc-
      cerdoti. Vite donate alla comu-     cedere a me – diceva – lascerei su-                          Il sultano pregò
nità e al Signore che si sono spente,     bito il posto a un giovane!».                                    Francesco di
come è successo a molte altre per-        Ed è successo davvero. Il coronavi-                        supplicare per lui
sone, nella solitudine e senza la vi-     rus ha innescato una gravissima crisi                                il Signore
cinanza di parenti e amici. È anche       respiratoria. Ma non è difficile crede-
questa la sorte, ma non l’ultimo atto     re che abbia ripetuto col poco fiato
della testimonianza di don Giuseppe       che aveva agli operatori sanitari: se
Berardelli, arciprete della parrocchia    c’è bisogno, lasciate il mio posto a
di San Giovanni Battista di Casnigo.      un giovane.
Se ne è andato lasciando un ricordo
indelebile nelle comunità dove ha               UNA TESTIMONIANZA
svolto il suo ministero sacerdotale.                INDELEBILE                         Intenzione di preghiera
Dalla Curia di Bergamo ricordano          La comunità di Casnigo, che già due          Perché quanti occupano po-
che l’immagine di don Giuseppe è          anni fa aveva dimostrato il suo lega-        sti di responsabilità si affidino
una icona dello stile bergamasco          me affettivo al suo parroco per un           all’intercessione di Maria per
non tanto di fare il prete, quanto di     problema oncologico, ha subito pen-          poter accogliere la presenza
esserlo. Alla sua gente ripeteva il       sato a cosa fare, a come organizzar-         e la sapienza di Dio nelle loro
suo saluto francescano, squillante        si, magari anche con una colletta per        decisioni e azioni e poter così
e sorridente di “pace e bene” an-         comprare un respiratore. Le buone            servire con più gioia ed effica-
che nei giorni in cui le notizie annun-   intenzioni, però, non hanno avuto il         cia. Preghiamo.
ciavano il rischio di collasso negli      tempo di diventare realtà. Don Giu-

                                                            6
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«Ma io non voglio andarmene – ribatté il primo – vorrei
                                                                     restare qui per sempre».
                                                                     «Non abbiamo scelta – replicò l’altro –, ma forse c’è una
                                                                     vita dopo la nascita!».
                                                                     E come può essere – domandò il primo, dubbioso –, per-
   FESTA DELLA MAMMA                                                 deremo il nostro cordone di vita e come faremo a vivere
                                                                     senza di esso? E per di più altri prima di noi hanno la-
   I gemelli                                                         sciato questo grembo e nessuno di loro è tornato a dirci
                                                                     che c’è una vita dopo la nascita. No, la nascita è la fine!».
   Racconto dedicato a tutte le mamme (festa della mam-              Così uno di loro cadde in un profondo affanno e disse:
   ma, domenica 10 maggio), anche quelle dal figlio unico            «Se il concepimento termina con la nascita, che senso ha
                                                                     la vita nell’utero? È assurda. Magari non esiste nessuna
   A     vvenne che in un grembo venissero concepiti due ge-
         melli. Passavano le settimane e i bambini crescevano.
   Nella misura in cui cresceva la loro coscienza, aumentava
                                                                     madre dietro tutto ciò».
                                                                     «Ma deve esistere – protestò l’altro – altrimenti come
                                                                     avremmo fatto a entrare qui dentro? E come faremmo a
   la gioia: «Di’, non è fantastico che siamo stati concepiti?
                                                                     sopravvivere?».
   Non è meraviglioso che viviamo?».
                                                                     «Hai mai visto nostra madre? – domandò l’uno –. Magari
   I gemelli cominciarono a scoprire il loro mondo.
   Quando scoprirono il cordone ombelicale che li legava             vive soltanto nella nostra immaginazione. Ce la siamo
   alla madre dando loro nutrimento, cantarono di gioia:             inventata, perché così possiamo comprendere meglio la
   «Quanto grande è l’amore di nostra madre che divide con           nostra esistenza». E così gli ultimi giorni nel grembo della
   noi la sua vita stessa!».                                         madre furono pieni di mille domande e di grande paura.
   A mano a mano che le settimane passavano, però, tra-              Infine, venne il momento della nascita.
   sformandosi poi in mesi, notarono improvvisamente che             Quando i gemelli ebbero lasciato il loro mondo, aprirono
   erano cambiati.                                                   gli occhi. Gridarono.
   «Che cosa significa», chiese uno. «Significa – rispose            Ciò che videro superava i loro sogni più arditi.
   l’altro – che il nostro soggiorno in questo mondo presto
   volgerà alla fine».                                                 don Bruno Ferrero (da La voce e il tempo, 17.02.2019)

Grazie a tutti                               (la lavanda dei piedi che non si è potu-
                                             ta fare) e a “quel gesto che è la condi-
                                                                                           rivava nei posti in missione era an-
                                                                                           dare al cimitero, a vedere la tomba

i sacerdoti,                                 zione per entrare nel Regno dei cieli”,
                                             il Papa ha detto: «In quello scambio
                                                                                           dei sacerdoti che avevano lasciato
                                                                                           la vita lì, giovani, per la gente del

“santi della                                 di parole che ha avuto con Pietro, il
                                             Signore ci fa capire che per entrare
                                                                                           posto. Nessuno sa il loro nome:
                                                                                           sacerdoti anonimi». L’omaggio di

porta accanto”                               nel Regno dei cieli dobbiamo lascia-
                                             re che il Signore ci serva, che sia il
                                                                                           Francesco è andato, inoltre, ai “par-
                                                                                           roci di campagna che sono parroci
                                             servo di Dio, il servo nostro. Questo         di quattro, cinque, sette paesini e

D
          edicata ai sacerdoti, nel          è difficile da capire. Se io non lascio       vanno dall’uno all’altro, conoscono
          primo Giovedì santo senza          che Signore sia il mio servitore, che mi      la gente”: «Una volta – ha rivelato
          Messa crismale e senza il          faccia crescere, che mi perdoni, non          Francesco – uno di loro mi diceva
rito della lavanda dei piedi, l’omelia       entrerò nel Regno dei cieli».                 che conosceva il nome di tutta la
della Messa “nella cena del Signo-           Il Papa ha menzionato “i sacerdo-             gente del paese. “Davvero?”, ho
re”, presieduta dal Papa nella basi-         ti che vanno lontano per portare il           chiesto io. “Anche il nome dei cani”.
lica di San Pietro, luogo per tutti i riti   Vangelo e muoiono lì”. «C’era un              La vicinanza sacerdotale: bravi sa-
pasquali a causa della pandemia di
                                             vescovo – ha raccontato – che la              cerdoti! Oggi li ricordo nel mio cuo-
Covid-19.
                                             prima cosa che faceva quando ar-              re e sull’altare».
«Oggi vorrei essere vicino ai sacerdo-
ti, a tutti i sacerdoti – ha detto France-
sco –. Non posso lasciar passare il
Giovedì santo senza ricordare i sa-                                           Ricordati di destinare il 5x1000 a
cerdoti, che offrono la vita per il Si-                                  FONDAZIONE NIGRIZIA ONLUS
gnore, i sacerdoti che sono dei ser-                           al momento di fare la dichiarazione dei redditi (mod 730).
vitori…Con i medici, con gli infermieri                        Metti la tua firma nel primo riquadro, e scrivi il codice fiscale
sono i santi della porta accanto, sa-
cerdoti che sapendolo hanno dato la
                                                                                    93216840236
vita». Riferendosi al tema del servizio

                                                                 7
La creatività dell'amore - Fondazione Nigrizia
Attualità

MESE DI MAGGIO,
MESE DI MARIA

Maria, nostra
compagna
di viaggio
Invochiamo Maria nostra
madre perché madre
di Gesù, con parole e                      eravamo bambini, e che forse un
                                           giorno abbiamo in parte svenduto
                                                                                        lo chiediamo per il mondo intero, per-
                                                                                        ché la solidarietà tra i popoli non sia
preghiere di don Tonino                    per una miserabile porzione di len-          vissuta più come uno dei tanti impe-
Bello, messaggero                          ticchie. Tu, mendicante dello Spirito,       gni morali, ma venga riscoperta come
                                           riempi le nostre anfore di olio desti-       l’unico imperativo etico su cui fondare
d’amore umiltà e                           nato a bruciare dinanzi a Dio: ne ab-        l’umana convivenza. E i poveri pos-
generosità                                 biamo già fatto ardere troppo davanti        sano assidersi, con pari dignità, alla
                                           agli idoli del deserto. Facci capaci di      mensa di tutti. E la pace diventi tra-

S
       anta Maria, Vergine del me-         abbandoni sovrumani in Lui. Tempe-           guardo dei nostri impegni quotidiani.
       riggio, donaci l’ebbrezza della     ra le nostre superbie carnali. Fa’ che
                                                                                        Santa Maria, Vergine della notte, noi
       luce. Stiamo fin troppo speri-      la luce della fede, anche quando as-
                                           sume accenti di denuncia profetica,          t’imploriamo di starci vicino quando
mentando lo spegnersi delle nostre                                                      incombe il dolore, e irrompe la prova,
lanterne, e il declinare delle ideologie   non ci renda arroganti o presuntuosi,
                                           ma ci doni il gaudio della tolleranza        e sibila il vento della disperazione, e
di potenza, e l’allungarsi delle ombre                                                  sovrastano sulla nostra esistenza il
crepuscolari sugli angusti sentieri del-   e della comprensione. Soprattutto,
                                           però, liberaci dalla tragedia che il no-     cielo nero degli affanni o il freddo del-
la terra, per non sentire la nostalgia                                                  le delusioni, o l’ala severa della mor-
del sole meridiano. Strappaci dalla        stro credere in Dio rimanga estraneo
                                           alle scelte concrete di ogni momento         te. Liberaci dai brividi delle tenebre.
desolazione dello smarrimento e ispi-                                                   Nell’ora del nostro Calvario, tu, che hai
raci l’umiltà della ricerca. Abbevera      sia pubbliche che private, e corra il
                                           rischio di non diventare mai carne e         sperimentato l’eclisse del sole, stendi
la nostra arsura di grazia nel cavo                                                     il tuo manto su di noi, sicché, fasciati
della tua mano. Riportaci alla fede        sangue sull’altare della ferialità.
                                                                                        dal tuo respiro, ci sia più sopportabile
che un’altra Madre, povera e buona         Santa Maria, Vergine della sera, Ma-         la lunga attesa della libertà. Allegge-
come te, ci ha trasmesso quando            dre dell’ora in cui si fa ritorno a casa,    risci con carezze di madre la soffe-
                                           e si assapora la gioia di sentirsi accolti   renza dei malati. Riempi di presenze
                                           da qualcuno, e si vive la letizia indi-      amiche e discrete il tempo amaro di
                                           cibile di sedersi a cena con gli altri,      chi è solo. Spegni i focolai di nostal-
                                           facci il regalo della comunione. Te lo       gia nel cuore dei naviganti, e offri loro
                                           chiediamo per la nostra Chiesa, che          la spalla perché vi poggino il capo.
                                           non sembra estranea neanch’essa              Preserva da ogni male i nostri cari che
                                           alle lusinghe della frammentazione,          faticano in terre lontane e conforta, col
                                           del parrocchialismo, e della chiusura        baleno struggente degli occhi, chi ha
                                           nei perimetri segnati dall’ombra del         perso la fiducia nella vita. Ripeti an-
                                           campanile. Te lo chiediamo per la no-        cora oggi la canzone del Magnifìcat,
                                           stra città, che spesso lo spirito di parte   e annuncia straripamenti di giustizia
                                           riduce così tanto a terra contesa, che       a tutti gli oppressi della terra. Non ci
                                           a volte sembra diventata terra di nes-
                                                                                        lasciare soli nella notte a salmodiare
                                           suno. Te lo chiediamo per le nostre
                                                                                        le nostre paure. Anzi, se nei momenti
                                           famiglie, perché il dialogo, l’amore
                                                                                        dell’oscurità ti metterai vicino a noi e
                                           crocifisso, e la fruizione serena degli
                                                                                        ci sussurrerai che anche tu, Vergine
                                           affetti domestici, le rendano luogo pri-
                                                                                        dell’avvento, stai aspettando la luce,
                                           vilegiato di crescita cristiana e civile.
                                                                                        le sorgenti del pianto si dissecche-
       Abbonamento                         Te lo chiediamo per tutti noi, perché,
                                                                                        ranno sul nostro volto. E sveglieremo
                                           lontani dalle scomuniche dell’egoi-
        Euro 35,00                         smo e dell’isolamento, possiamo sta-
                                                                                        insieme l’aurora. Così sia.
  abbonamenti@fondazionenigrizia.it        re sempre dalla parte della vita, là         (Tratto da don Tonino Bello, Maria don-
                                           dove essa nasce, cresce e muore. Te          na dei nostri giorni, Edizioni San Paolo)

                                                               8
La creatività dell'amore - Fondazione Nigrizia
I Missionari Comboniani in Italia
BARI                                 LECCE                              ROMA (Eur)
Via Giulio Petroni, 101              Via per Maglie, km. 5              Via Luigi Lilio, 80
70124 Bari                           73020 Cavallino (LE)               00142 Roma
tel. 080 5010499                     tel. 0832 612561                   tel. 06 519451
combobari@yahoo.it                   combonianilecce@gmail.com          curiamccj@comboni.org
ccp. 245704                          ccp. 13692736                      ccp. 568014

BOLOGNA                                                                 ROMA (San Pancrazio)
                                     LIMONE
Via dello Scalo, 10/5                                                   Via San Pancrazio, 17/B
40131 Bologna                        Via Campaldo, 18
                                                                        00152 Roma
tel. 051 432013                      25010 Limone sul Garda (BS)
                                                                        tel. 06 8992730
segreteriamccj@gmail.com             tel. 0365 954091
                                                                        combonisanpancrazio@gmail.com
ccp. 23973407                        combonianilimone@yahoo.it
                                                                        ccp. 11893005
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BRESCIA
                                                                        TRENTO
Viale Venezia, 112                   LUCCA
                                                                        Via delle Missioni Africane, 13
25123 Brescia                        Via del Fosso, 184
tel. 030 3760245                                                        38121 Trento
                                     55100 Lucca                        tel. 0461 980130
combrescia@virgilio.it               tel. 0583 492619
ccp. 14485254                                                           comboniani.trento@gmail.com
                                     combonilucca@gmail.com             ccp. 12974382
                                     ccp. 11856556
CASAVATORE
Via A. Locatelli, 8                                                     TROIA
80020 Casavatore (NA)                MILANO                             Corso Regina Margherita, 9
tel. 081 7312873                     Centro “P. Giuseppe Ambrosoli”     71029 Troia (FG)
combocasavatore@hotmail.it           Largo Missionari Comboniani, 1-3   tel. 0881 970057
ccp. 308809                          20161 Milano                       combonitro@libero.it
                                     CAA: tel. 02 6456486               ccp. 12031712
                                     combonianimilano@gmail.com
CASTEL D’AZZANO
                                     Rettoria: tel. 02 66220535
Centro ammalati e anziani                                               VENEGONO
“Fr. Alfredo Fiorini”                ccp. 12962205
                                                                        Via della Missione, 12
Via Oppi, 29                                                            21040 Venegono Superiore (VA)
37060 Castel d’Azzano (VR)           PADOVA                             tel. 0331 865010
tel. 045 8521511                     Via S. Giovanni di Verdara, 139    mccjvenegono2014@gmail.com
vr.caa@comboniani.org
                                     35137 Padova                       ccp. 550210
                                     tel. 049 8751506
CASTEL VOLTURNO                      combonipadova@gmail.com
Via Matilde Serao, 8                                                    VERONA Casa Madre
                                     gimpadova@giovaniemissione.it
81030 Castel Volturno (CE)                                              Vicolo Pozzo, 1
                                     ccp. 149351
tel. 0823 851390                                                        37129 Verona
combonianicastelvolturno@gmail.com                                      tel. 045 8092100
ccp. 19884808                        PALERMO                            casamadre@comboniani.org
                                     Parrocchia Santa Lucia             ccp. 16433377
CORDENONS                            Via Enrico Albanese, 2
Vial di Romans, 135                  90139 Palermo                      VERONA C.C.M.
33084 Cordenons (PN)                 tel. 091 303042                    Vicolo Pozzo, 1
tel. 0434 932111                     combonipa@gmail.com                37129 Verona
comboni.cordenons@gmail.com          ccp. 1000764975                    tel. 045 8092271
ccp. 11728599                                                           amministrazione@fondazionenigrizia.it
                                     PESARO                             ccp. 10486371
FIRENZE                              Via Angelo Custode, 18
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                                                      9
La creatività dell'amore - Fondazione Nigrizia
Attualità

Africa-Italia:
                                                                                      più sole ad affrontare una dura quo-
                                                                                      tidianità di isolamento e di povertà
                                                                                      di relazioni: per questo ci stiamo atti-

un’unica umanità                                                                      vando con la rete dei nostri volontari
                                                                                      e gruppi sul territorio.
                                                                                      Continuiamo a sostenere i molti
Da una mail del 14 marzo 2020 di don Dante Carraro                                    medici rientrati che stanno ope-
presidente del CUAMM al rientro da un suo viaggio in                                  rando ora negli ospedali del nostro
                                                                                      paese con la stessa passione e
Sud Sudan                                                                             competenza vissute in Africa. Sen-
                                                                                      tiamo il dovere di portare un aiuto
                                                                                      concreto, selezionando una struttura
                                                                                      sanitaria particolarmente bisognosa
                                                                                      e per questa attivarci e supportarla.
                                                                                      E poi in Africa, là dove sempre scar-
                                                                                      seggiano mezzi, assistenza, per-
                                                                                      sonale. Ci sono ancora pochi casi
                                                                                      accertati di Covid-19, ma sono desti-
                                                                                      nati a crescere e bisogna essere pre-
                                                                                      parati. È di stamattina la notizia del
                                                                                      primo caso sospetto ricoverato all’o-
                                                                                      spedale di Wolisso, in Etiopia. L’al-
                                                                                      lerta dei nostri operatori è massima.
                                                                                      Bisogna far di tutto per proteggere il
Don Dante Carraro, direttore del CUAMM                                                personale e contenere l’epidemia.
                                                                                      Il rischio di non riuscire a farlo è al-
                                                                                      tissimo perché i sistemi sanitari
Carissimi,                                 maniamo) ho aggiunto, guardandolo          sono estremamente fragili e non
un’esplosione di gioia, di vita, di fe-    negli occhi e sentendone forte la re-      è possibile garantire cure intensi-
sta. Non riesco a togliermi dall’animo     sponsabilità.                              ve ai pazienti colpiti, non ci sono
questi sentimenti, sebbene sia diffi-      La salute è davvero “vita” fisica e        reparti attrezzati! Per questo stiamo
cile tenerli insieme al senso di pro-      interiore, energia e gioia. Quando         distribuendo materiale di protezione
fondo straniamento che tutti viviamo       manca ti senti “morto”, stanco, triste.    nei 23 ospedali in cui siamo presenti
in Italia in queste ore. Sono atterrato    La salute è creatività, voglia, movi-      (guanti, gel alcolico, maschere pro-
da poco a Roma di rientro, via Addis       mento. Quando manca ci si ferma,           tettive, camici, lenzuola), predispo-
Abeba, dal Sud Sudan.                      non c’è più sviluppo e crescita.           nendo piani di contenimento, forman-
Sono stato in alcuni dei nostri luoghi     Rientrando in Italia, con le città de-     do i tanti operatori sanitari, anche
di lavoro, gli ospedali di Rumbek e        serte e gli ospedali di alcune nostre      nelle comunità, alle norme igieniche
Yirol. Tanta gratitudine per il grande     regioni in enorme sofferenza, ho per-      e di protezione, collaborando con i
e faticoso lavoro che i nostri volontari   cepito forte questo stato d’animo. Il      governi nazionali nel predisporre
fanno, assieme ai colleghi locali. Ma      “coronavirus” ha infettato il nostro       linee guida e procedure idonee al
dove le emozioni mi hanno travolto è       paese e siamo ammalati, costretti al       contenimento dell’epidemia.
stato in uno dei luoghi più lontani e      riposo, protetti nelle case, obbligati a   Francesco Canova, fondatore del
dimenticati del Paese. Nyal, 40.000        fermarci. Negozi chiusi, attività bloc-    Cuamm nel gennaio del 1946 si tro-
persone, nello Stato di Unity.             cate, uffici e incontri sospesi. I più     vava, di passaggio, alla stazione di
La gente del posto era tutta lì, ad        deboli cedono e l’economia crolla.         Caserta e, spaventato dalle distru-
aspettare il nostro arrivo. C’era tut-     La vita è un filo di lana, il confine      zioni che vedeva intorno, chiese al
ta la comunità raccolta per “ce-           tra una parte e l’altra del mondo è        capostazione se tutta l’Italia fosse
lebrare” la nuova sala operatoria          labile, sottile. Trovarsi “di qua” o “di   così. E da quel “piccolo uomo mal-
annessa al modesto centro sanita-          là” è questione di un attimo. L’uma-       vestito” si sentì rispondere: “Anche
rio. Non ce n’era mai stata una prima      nità è una sola. Per questo il nostro      peggio, figlio mio, anche peggio. Ma
d’ora. Adesso finalmente le mamme          sguardo, che resta concentrato in          non te la prendere, vedrai che ci ti-
possono partorire senza la paura di        Africa come lo è da 70 anni, oggi          reremo su presto: parola di Genna-
perdere la vita.                           vuole essere attento anche al nostro       rino!” (Simpatia e testimonianza cri-
Il capo comunità ci ha ringraziato e       paese, partecipe al momento diffici-       stiana, Messaggero, Padova 1983).
ci ha chiesto di non abbandonarli.         le e duro che sta affrontando. Così,       In questo momento difficile, in Italia e
Ho risposto che per noi il “con” è         in Italia, vogliamo essere vicini alle     in Africa, dobbiamo coltivare la fidu-
come un patto di sangue. “When we          persone anziane che temono per la          cia del cuore e la tenacia dell’operare!
start, we stay” (quando iniziamo, ri-      loro salute e che si trovano ancora                                     don Dante

                                                             10
Testimonianza

VISITA MISSIONARIA NEI SEMINARI ITALIANI                                                che animava lo slancio missiona-
                                                                                        rio era la plantatio ecclesiae, cioè

Preti missionari                                                                        fondare la Chiesa;
                                                                                     • gli anni 60 sono stati animati dall’e-
                                                                                        sigenza di liberare gli oppressi
Missionari ad gentes dei diversi istituti missionari                                    dalla povertà e dall’ignoranza co-
                                                                                        struendo scuole e ospedali e com-
italiani visitano regolarmente, e a turno, i seminari                                   battendo le varie forme di sfrutta-
della Penisola. Per i comboniani, il visitatore è padre                                 mento postcoloniale, e quindi si
                                                                                        sottolineava molto la promozione
Giorgio Padovan. Ecco come un seminarista del                                           umana;
Pontificio seminario regionale pugliese “Pio XI”, sito                               • a ttualmente, il missionario che
a Molfetta, racconta l’incontro                                                         parte in missione lo fa per ... con-
                                                                                        vertire sé stesso, nella consape-
                                                                                        volezza che chi muove le fila della

N
         ei primi giorni di marzo, nel     il magistero di papa Francesco, in           storia è Dio. “Non sono gli uomini
         contesto della tradizionale       particolare l’esortazione apostolica         che portano Dio alla gente, ma
         collaborazione tra i Seminari     Querida Amazonia ed Evangelii                è Dio che porta noi dai fratelli e
maggiori e le Pontificie opere mis-        gaudium. In modo particolare, come           dalle sorelle!” – ha ripetuto spes-
sionarie (Pom), abbiamo ricevuto la        sappiamo, papa Francesco insiste             so padre Giorgio.
visita di padre Giorgio Padovan dei        molto sull’idea che la sequela del        • Missione oggi è soprattutto rin-
Missionari comboniani che per 25           cristiano non è un evento statico ma         novare la nostra Chiesa perché
anni è stato missionario in Brasile e      dinamico, che rende i discepoli del          sia sempre più in uscita, decen-
Amazzonia. Ci ha parlato della sua         Signore uomini e donne in continua           trata, tra i poveri, serva e povera,
vicenda tramite i simboli della mis-       conversione e in perenne stato di            samaritana e Maddalena, cioè
sione: wipala, la sciarpa della pace       missione: una Chiesa in uscita!              missionaria, qui e nel mondo.
che rappresenta i colori dei popoli;       Padre Giorgio, durante i giorni tra-
un vaso contenente la terra dell’A-        scorsi in seminario, dove ha incon-       Nei vari incontri avuti, in cui padre
mazzonia offerta dai popoli indigeni       trato la comunità nel suo insieme         Giorgio condivideva l’orario della
a papa Francesco durante il sinodo         ma anche i singoli gruppi e, in modo      comunità, presiedendo l’Eucaristia,
dell’ottobre scorso; le fitas, ossia una   più specifico, i ragazzi del GAMIS,       ci ha portato la testimonianza della
specie di braccialetti/benedizione         ha raccontato le fasi della missione,     vita di padre Ezechiele Ramin marti-
presi al Santuario di Nossa Senhora        che cosa ha significato, nel corso        re della pace e della carità, mostran-
Aparecida in Brasile; un libro sulla       del tempo, essere missionari:             doci un video. Di padre Ezechiele è
vita del missionario martire combo-        • nei primi anni del XX secolo, l’idea   in corso il processo di beatificazione.
niano padre Ezechiele Ramin.                  di fondo della missione era battez-    Scopo della visita di padre Giorgio
La sua testimonianza e questi sim-            zare e salvare anime;                  è di aiutare noi seminaristi maggiori
boli sono stati collegati attraverso       • a metà del secolo, la prospettiva      a diventare preti e parroci missiona-
                                                                                     ri, qui in Italia e nel mondo, se Dio
                                                                                     vorrà. Ci ha intrattenuto anche sulla
 Seminario di Molfetta. Padre Giorgio,                                               proposta di organizzare “l’Erasmus
 il celebrante principale, con gli                                                   dei seminaristi”, cioè lo studio di un
 animatori del seminario e seminaristi                                               anno di teologia in un paese del sud
                                                                                     del mondo, tra i poveri. Ciò potrebbe
                                                                                     rivelarsi una ricchezza per noi, per le
                                                                                     nostre diocesi e parrocchie.
                                                                                     Nella celebrazione dell’Eucaristia
                                                                                     conclusiva della visita, padre Giorgio
                                                                                     ci ha ricordato che al centro della par-
                                                                                     rocchia non c’è il prete, ma Gesù e
                                                                                     la comunità: il contrario di una Chiesa
                                                                                     ministeriale è una chiesa clericale. Ha
                                                                                     terminato augurandoci un buon cam-
                                                                                     mino di conversione e di missione.
                                                                                     Grazie di cuore, padre Giorgio, per
                                                                                     il tuo entusiasmo e la passione mis-
                                                                                     sionaria che, ne sono certo, ci hanno
                                                                                     contagiati.
                                                                                     a nome dei 130 seminaristi,
                                                                                                                   Francesco

                                                             11
Attualità

CORONAVIRUS E BAMBINI                                                                si sono sentiti rivolgere dai propri figli
                                                                                     in Paesi lacerati dalla guerra, da ter-

Cultura dell’incontro
                                                                                     ribili malattie o disastri naturali che
                                                                                     però, nonostante i tanti e accorati
                                                                                     appelli di papa Francesco, ci sem-
                                                                                     bravano forse troppo distanti per oc-
Alle prese con l’inedita condizione di isolamento, i                                 cuparcene più di tanto.
bambini ci hanno insegnato quanto la creatività e la                                 Ora è successo che anche i bam-
                                                                                     bini dei Paesi “più fortunati” si sono
tenerezza possano aiutarci ad affrontare l’emergenza                                 trovati a vivere una situazione simile
sanitaria, facendoci riconoscere più uniti e più                                     (e tuttavia meno traumatica) di tanti
solidali                                                                             loro coetanei in altre nazioni. Ma il
                                                                                     virus non ha intaccato la riserva di
                                                                                     creatività dei bambini. E straordi-
                                                                                     nario e commovente è stato vedere

S
       ono mesi ormai che i genitori      e “sospesi” a causa dell’emergenza         che tanti di loro hanno manifestato
       italiani si sentono chiedere dai   sanitaria dovuta al contagio da Co-        solidarietà verso i propri coetanei,
       loro figli: «Quando riapriranno    ronavirus.                                 solidarietà che esprime autentica-
le scuole?». Ne conosciamo ormai          Non eravamo abituati a questa do-          mente la dimensione della “fratel-
la risposta: a settembre. Ma questa       manda in questa parte del mondo…           lanza umana”, del sentirsi davvero
domanda se la sentono porre ormai         ma è proprio questo il drammatico          tutti figli dello stesso Padre e dun-
da tanto tempo anche altri genitori       interrogativo che milioni di genitori (i   que tutti veramente fratelli e sorelle
nel mondo colmo di bambini sorpresi       siriani per esempio), negli ultimi anni    gli uni degli altri.

                                                            12
Bello il video della scolaresca
di bambini dello Zambia, paese                                                      ANNO 93 - N. 1076 - € 3,00
                                                          POSTE ITALIANE S.P.A. SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO

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                                                                   (CONVERTITO IN LEGGE IL 27/02/2004 N. 46)
                                                                         ARTICOLO 1, COMMA 1, DCB VERONA

dell’Africa australe, che, guidati
                                                                             numero 10
                                                                           ottobre 2019

dalla loro insegnante, ricordano e
                                                                                                                 PM-Il piccolo missionario
ci ricordano che “l’Italia è una na-
zione fortissima che ha superato           Alice
                                           nel computer
                                                                                                                            € 25,00
tantissimi ostacoli nella storia” e
                                           delle
                                           meraviglie                                    URO
                                                                                  BRUPAG
                                                                                           ne!
                                                                                  a Corleo

che, perciò, “ce la farà” anche que-                                                                                    con Mondiario
sta volta.
E così, il dialogo intergenerazionale                                                                                       € 30,00
ha scoperto nuove forme di espres-         Le capre
sione al tempo del Coronavirus.            felici di Agitu
                                                                                                                  abbonamenti@fondazionenigrizia.it
Come è noto, all’Angelus di dome-
nica 22 marzo, il Papa aveva esor-
tato a rispondere alla pandemia del
virus “con l’universalità della pre-       Beatificazione di
ghiera, della compassione, della
tenerezza”. Quest’ultima contrad-
                                           padre Giuseppe Ambrosoli in Uganda
distingue proprio l’atteggiamento,
“lo stile” dei bambini in particolare
verso i nonni, le persone più fragili
                                           L  a beatificazione di padre Giuseppe Ambrosoli è prevista per il 22 novem-
                                              bre, festa di Cristo Re, a Kalongo (Uganda), sempre che lo permetta la
                                           pandemia di coronavirus che ha colpito il pianeta. È stata già presentata a
oggi a causa del Covid-19. Costret-        papa Francesco la disponibilità del cardinale sardo Giovanni Angelo Bec-
ti a star loro lontani per proteggerli,    ciu, prefetto della Congregazione dei santi, a recarsi a Kalongo a rappre-
uno dei paradossi vissuti negli ulti-      sentarlo nella cerimonia di beatificazione.
mi mesi, i bambini non hanno rinun-        Siamo tutti invitati a cogliere il significato missionario di questa beatificazio-
ciato però a comunicare con loro, a        ne che avviene in missione come ultima espressione della missionarietà:
condividere esperienze e sentimenti        lo scambio di doni tra Chiese sorelle e quasi una identificazione in cui cre-
anche aiutandosi con le potenzialità       dibilmente un missionario, nel nostro caso il prossimo beato Ambrosoli, è
                                           glorificato in mezzo ai “suoi” di Kalongo.
offerte dalla tecnologia informatica.
                                           Per ora non cessiamo di invocarlo in un momento così preoccupante dell’u-
Anche questa, in fondo, è “cultura
                                           manità, lui che ha affrontato la malattia con illuminata determinazione, ma
dell’incontro”. Un incontro tra radici
                                           soprattutto con fede e carità soprannaturali.
e futuro che il virus non ha potuto
spezzare.                                                                                                        Consiglio generale dei comboniani
                         Silvia Ferrante

                                                                      13
Attualità

“Ricambio la vostra
                                                                                        regalare la frutta e la verdura: «Mi
                                                                                        sentivo in debito con questa terra
                                                                                        che mi ha dato e mi sta dando tan-

accoglienza”                                                                            to – risponde –. Gli italiani e i ber-
                                                                                        gamaschi mi hanno sempre voluto
                                                                                        bene e per questo volevo ringraziarli
Così Sameh Ayad, il fruttivendolo egiziano,                                             in qualche modo. Visto il momento
                                                                                        difficile che stiamo passando, con
che regalava i suoi prodotti                                                            questo maledetto Covid, spero che
                                                                                        il mio gesto possa aiutare le perso-

N
        el grigiore che a marzo av-           di chi ne avesse bisogno. «Dieci          ne a stare un po’ meglio».
        volgeva Bergamo provincia             anni fa mi avete accolto, ora voglio      Al giornalista Mauro Paloschi dell’E-
        e un po’ tutta la Lombardia,          dirvi grazie – si legge sul cartello      co di Bergamo, che ci ha fatto co-
un bel gesto ha sorpreso tanti di noi.        appeso all’esterno del suo esercizio      noscere questo bel esempio e che
Nel periodo di emergenza corona-              nel centro del paese della Bassa –.       gli chiede come i suoi clienti hanno
virus, un bel gesto è spuntato, ac-           Andrà tutto bene! Se avete bisogno        accolto l’iniziativa: «Bene, sono mol-
compagnato dai colori della frutta di         prendete gratis la frutta e la verdura    to felici – risponde –. Mi ringraziano
Sameh Ayad, fruttivendolo egiziano            che trovate su questo tavolo».            tanto e in poche ore tutti i prodotti fi-
di 34 anni, che ha deciso di regalare         Sameh è giunto in Italia da solo nel      niscono. Mi fa molto piacere. Ho ini-
i prodotti del suo negozio di Cano-           2010, come tanti altri suoi connazio-     ziato da un paio di giorni e credo che
nica d’Adda, un comune italiano di            nali, senza un lavoro. Cercava fortu-     andrò avanti fino a quando finirà que-
4550 abitanti circa della provincia           na: «Ho iniziato facendo il pizzaiolo     sta emergenza. Speriamo presto».
di Bergamo, nella pianura tra l’isola         sempre qui a Canonica – racconta il       Ma Sameh ha forse ancora un so-
bergamasca e la Gera d’Adda, alla             34enne –. Poi sei anni fa ho comin-       gno da realizzare? «Sì – risponde –.
confluenza tra i fiumi Adda e Brem-           ciato a fare il commesso in un ne-        Vorrei riuscire a far arrivare in Italia
bo, a circa 17 chilometri a sudovest          gozio di frutta a Fara Gera d’Adda.       mia moglie e le mie tre figlie. Ab-
di Bergamo.                                   Dopo aver imparato bene la profes-        biamo avviato le pratiche. Ora il
Un tavolo colmo di arance, ananas,            sione, e la lingua, ho deciso di aprire   momento non è dei migliori, ma ci
mele, zucchine, melanzane e pomo-             un’attività mia. Ed eccomi qui».          auguriamo che quel giorno arrivi il
dori, a disposizione gratuitamente            A chi gli chiede com’è nata l’idea di     prima possibile».

Canonica d’Adda (Bergamo). Sameh il fruttivendolo egiziano

                                                                14
Vita comboniana

LE PALME A YANONGE                                                                      Oggi, domenica delle Palme. Tra noi
                                                                                        i simboli sono molto belli e sentiti, e
(REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)                                                      quindi da tempo preparavamo i can-

Chiesa domestica
                                                                                        ti per la grande partecipazione della
                                                                                        gente. E invece niente, cioè quasi.
                                                                                        Abbiamo posto, all’esterno, delle pal-

che prega                                                                               me come segno, ma tutti a prega-
                                                                                        re in casa. In chiesa eravamo
                                                                                        solo noi comboniani e le suore
Dal Congo, padre Vittorio Farronato ci racconta                                         congolesi. Ma abbiamo cele-
                                                                                        brato come rappresentanti di
la festa delle Palme in tempo di coronavirus                                            tutta la gente, in loro nome.
                                                                                        Una celebrazione viva, inten-
                                                                                        sa: le suore hanno cantato i
                                                                                        canti africani della liturgia del-
                                                                                        le Palme, che sono molto belli.
                                                                                        Eccoci tutti invitati a vivere davvero
                                                                                        come “chiesa domestica” che pre-
                                                                                        ga insieme in casa. I libri sono rari,
                                                                                        anche la Bibbia in lingua locale lo
                                                                                        è, eppure gli animatori di comunità
                                                                                        sono invitati a leggerne un breve
                                                                                        brano, quello del giorno, e a ese-
                                                                                        guire un canto. Non ci sono incontri,
                                                                                        ma i catechisti passano a visitare e
                                                                                        incoraggiare.
                                                                                        Il vecchio Simeone aveva profetizza-
                                                                                        to a Maria che quel bambino, Gesù,
                                                                                        sarebbe stato causa di divisione e
                                                                                        che i segreti del cuore sarebbero
                                                                                        svelati. Questa mancanza di cele-
                                                                                        brazioni liturgiche può generare in-
                                                                                        differenza, ma i più si pongono
                                                                                        con sincerità e umiltà davanti
                                                                                        al Signore.
                                                                                        Al termine dell’Eucaristia celebrata
                                                                                        a chiesa vuota, sono andato a visi-
                                                                                        tare i malati in ospedale; con calma
Rd Congo. Padre Vittorio celebra l’eucaristia                                           e semplicità, si possono dire cose
                                                                                        che hanno senso. Desideravo
                                                                                        mostrare che Dio si ricorda di
Cari amici,                                     dell’incontro del vescovo con tutti i   ciascuno di noi, non abbando-
siamo distanti eppure vicini. “Il luogo         parroci. Ero l’unico bianco. Abbiamo    na nessuno e ci è vicino.
del nostro incontro è il Signore”, scri-        discusso di come coscientizzare la      Stiamo preparando piccolo mate-
veva dall’Africa san Daniele Combo-             gente, e come vivere questo tempo       riale come pedagogia alla preghie-
ni. Tanti mi dicono la loro inquietu-           senza incontri di formazione e senza    ra. Incoraggiamo i lavori ordinari di
dine per noi. Vorrei dirvi: “Tranquilli,        celebrazioni. Rientrando, ho buttato    sviluppo locale. Qui è il tempo della
tutto calmo”. C’è invece inquietudi-            giù un messaggio a tutti i villaggi e   semina. La vita va avanti, sperando
ne. La gente dei villaggi non capisce           alle comunità di base. Ho visitato i    serenità. Appena usciti da ebola,
bene che vento tira. E sulle ali dei            villaggi per incontrarne i responsa-    nessuno ha voglia di cominciare col
venti le forze del male si abbattono            bili. Abbiamo letto le norme di pro-    virus. Dio sa che i poveri sono stan-
invisibili.                                     tezione. Il male gironzola come         chi di soffrire. Preghiamo perché
Per ora nessun caso a Yanonge                   leone ruggente in cerca di chi          come la chioccia coi pulcini, egli ci
(la mia missione sul fiume Congo)               divorare. E se il leopardo entra nel    protegga all’ombra delle sue ali.
né a Kisangani. Chiaro, pochissimi              pollaio, chi protegge le galline?       Ricordiamoci a vicenda. Il cammino
controlli, il coronavirus sembra una            Abbiamo guardato insieme come vi-       di Pasqua comporta Passione e Vita
malattia dei bianchi. In realtà tutti si        vere le domeniche a venire e questa     vittoriosa. Un caro saluto,
rendono conto della fragilità.                  settimana santa, con tanta fede e       Palme 2020
Sono stato a Kisangani in occasione             con poca liturgia.                                      padre Vittorio Farronato

                                                                 15
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