La Copertina d'Artista - Ottobre 2016 - Smart Marketing

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La Copertina d'Artista - Ottobre 2016 - Smart Marketing
La Copertina d’Artista – Ottobre 2016

Raffaello Castellano (151)

Un manifesto, un telegramma, una vera e propria icona fa da
copertina al nostro 30esimo numero di Smart Marketing. Il
messaggio è chiaro, quasi cristallino, nella sua immediatezza, come
solo un’opera pop sa essere.

Vediamo nella metà superiore tre leader politici che il martellamento mediatico ha reso ormai
familiari: da destra riconosciamo un iroso Donald Trump, al centro una decisa Angela Merkel e, a
sinistra, un’accigliata Hillary Clinton. I due candidati alla presidenza americana stanno litigando e la
Merkel pare quasi in posa per uno spot elettorale, ma è la metà inferiore dell’opera a colpirci ancora
di più.

Vediamo tre bidoni metallici che nella forma ricordano la Campbell Soup di Andy Warhol e nei colori
di sfondo il pacchetto di sigarette della Marlboro; ma è quello disegnato sopra ai fusti che è
infinitamente più interessante, il volto, anzi meglio, la testa di una ragazza dall’espressione
terrorizzata, ed insieme rassegnata, ci osserva mentre un rivolo nero, non di sangue, ma di un altro
liquido, gli scorre sulla guancia. Sul bidone centrale, una grossa iscrizione ci chiarisce ancor meglio
la natura del liquido e il messaggio generale dell’opera: “Oil & Money no Humanity”.
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l’artista di questo numero di Smart
Marketing.

L’opera ci attrae e ci respinge nello stesso tempo, il suo messaggio ci arriva in faccia, forte e sonoro,
come uno schiaffo; tutto in quest’opera è collocato per crearci un senso di disagio, di nervosismo,
quasi di rabbia. Proviamo disagio davanti alla rabbia dei due contendenti alla presidenza americana:
essi litigano, ma i loro toni esacerbati, le loro urla sono quasi udibili. Proviamo nervosismo davanti al
dito puntato della Merkel, che pare scimmiottare i manifesti di propaganda statunitensi per il
reclutamento dello Zio Sam. Ora come allora, veniamo chiamati al sacrificio, al dovere di stato,
all’abnegazione per un alto e non ben definito ideale europeo. Proviamo rabbia e disagio per quella
donna raffigurata sui bidoni di petrolio, anzi, per la sua testa che pare tagliata sul patibolo degli
interessi internazionali. Soprattutto una cosa ci procura disagio: quel rivolo di sangue/petrolio che le
cola dalla bocca, sappiamo che sgocciolando sul pavimento si sta addensando in una pozza, è come
un torrente in piena, melmoso e putrescente, ci travolgerà con il suoi flutti. La donna pare
osservarci, anzi, il suo sguardo suona come una condanna, perché in un mondo di consumatori
compulsivi, come noi siamo, nessuno di noi, è esente da colpe e responsabilità.

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ilico su tela.
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Una dichiarazione d’intenti, un manifesto artistico/politico, delle intenzioni e delle passioni che si
agitano nel cuore e nell’animo dell’artista Miguel Gomez, al secolo Michele Loiacono, classe 1962,
che fin da piccolissimo, ha la fortuna di frequentare gli atelier di Pablo Picasso, Bernard Buffet e
Salvador Dalì. Frequenta il Liceo artistico di Bari e dopo un pellegrinaggio artistico per le strade
d’Europa, rientra in patria e frequenta l’Accademia di Torino. Sulla scena artistica dal 1978, quando
a Bari vince il premio per L’artista più giovane d’Italia, Miguel Gomez sperimenta tecniche e
materiali diversi, come l’incisione che lo porterà, dal 1987 al 1994, a collaborare con artisti quali
Emilio Greco, Aligi Sassu, Renzo Vespignani ed Enrico Baj.

Dal 1994 si dedica alla ricerca di nuove espressioni artistiche e dal 2009, oltre che con la pittura,
Miguel Gomez si esprime attraverso la body art, la performance art, la video art e le installazioni.
Nel 2013 inizia la collaborazione, producendo un video art e performance, con l’artista Vincenzo Lo
Sasso (artista che ha fatto parte della factory di Andy Warhol), partecipando con il video art “The
creature of birth and sorrow”, alla mostra “I fiori dell’aglio”. Sempre nel 2013 collabora, con una sua
performance di body art, alla mostra antologica del M° William Tode, ultimo artista vivente del
gruppo dei neorealisti ed ex direttore dell’Ufficio Studi del museo degli Uffizi di Firenze. Curatore di
eventi internazionali quali Women in…Art, Xchange, attualmente è art director per le arti visive e
performative di Artoteca Vallisa, Santa Teresa dei Maschi-Bari, art director di Notti Sacre d’Arte,
presidente dell’A.P.S Federico II Eventi e direttore artistico di Bibart, Biennale Internazionale d’Arte
di Bari città Metropolitana.

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, acrilico su tela.

Dal 1978 ad oggi ha esposto in oltre 70 mostre in Australia, USA, Grecia, Francia, Inghilterra,
Germania, Olanda, Croazia ed Italia.

Ultime mostre:

2016

Personale “Mater et Filius”, Palazzo Vescovile di Lucera (FG);

Personale di pittura “Women’s”, Calleria Ce.Ma.Ci, Matera;
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2015

Videoart “La Creazione”, Cattedrale di Barletta;

Videoart “La Creazione”, Duomo di Cerignola, Cattedrale di Troia, Cattedrale di San Sabino Bari;

Videoart “Tango del amor sin palabras”, Buje-Croazia;

Video art “Neiala”, Polo Museale di Ascoli Satriano (FG);

Arte Notte video art “Women”, Piazza San Rocco Cerignola;

Performance su “Homo homini virus”, con Antonio Bilo Canella, Daniele Casolinio e Ilaria Palomba,
per il compleanno di Nero Gallery presso il Brancaleone, Roma;

Personale “Women’s”, Club Mad;

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Video Art “Poema della Croce”, per concerto della Polifonica Biagio Grimaldi sulle musiche della
“Via Crucis” di Franz Liszt;

Performance “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” con Ilaria Paolmba, Daniele Casolino, Closer Roma;

2014

Performance ‘Io sono un’opera d’arte’ con Ilaria Paolmba, Art Gallery under the road Bari;

Personale ‘Madonne’, Chiesa di Santa Teresa dei Maschi Bari;

Personale ‘Madonne’, Cattedrale San Pietro Apostolo Cerignola (FG);

Personale ‘Madonne’, polo museale Ascoli Satriano (FG);
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Personale ‘Women’s’, Home Gallery ‘Find me’, Policoro (MT);

“Pollination London Biennale” Londra (GB).

Per informazioni e per contattare l’artista Miguel
Gomez: miguelgomez.paint@gmail.com

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi
alla selezione della seconda edizione di questa interessante iniziativa scrivendo
alla nostra redazione: redazione@smarknews.it

Lo Specchietto Retrovisore. Cosa ci dice lo
spread sopra quota 300pb?
Lo spread sopra quota 300pb è ancora lontano dalla soglia critica dei 400 punti base,
eppure è un differenziale che fotografa benissimo la situazione italiana. Al grido del “me ne
frego”, sbraitato da convinti euroscettici e da pappagalli poco informati ma amanti dei proclami da
“macho”, risponde la verità vera del responso dei mercati. Il comportamento in salita dei rendimenti
dei Titoli di Stato italiani con l’insediamento del nuovo governo gialloverde e la repentina impennata
a seguito del DEF (Documento di Economia e Finanza) non lasciano spazio alla bontà delle misure
che il nuovo governo intende mettere in atto. E’ una bocciatura che anticipa il downgrade ormai
certo delle agenzie di rating e che soprattutto non accenna rientrare su livelli più accettabili.

Il deficit all’1.6% per il quale il Ministro del Tesoro Tria sarebbe stato integerrimo nel far
rispettare all’attuale governo non rappresenta di per se una soglia insuperabile. Cosi come
se il DEF avesse previsto un ricorso al deficit entro la soglia del 2%, probabilmente le sorti
per l’Italia non sarebbero mutate, almeno nel lungo termine. Già perché questo governo che si
è autoproclamato del cambiamento, non è riuscito a convincere gli investitori che, alla fine,
presentano un conto. Lo spread in rialzo è esattamente il conto che l’Italia, a conduzione populista,
deve pagare. Non convincono il reddito e la pensione di cittadinanza in quanto gli stanziamenti sono
esigui rispetto alla risoluzione del problema povertà in Italia e al tempo stesso restano eccessivi e
privi di coperture strutturali. A conti fatti, saranno insufficienti a soddisfare l’intero elettorato dei
5Stelle e con altissima probabilità saranno ad appannaggio dei furbetti del lavoro in nero. Quanto
alla parziale rivisitazione della riforma Fornero sulle pensioni, la quota 100 accentua ancora una
volta lo scontro generazionale tra chi una pensione la sta raggiungendo e chi una pensione non
l’avrà mai nell’accezione del termine a noi conosciuto. Resta la pace fiscale, un travestimento
dell’ennesimo condono e pochissimi investimenti per lo sviluppo. Gli operatori i mercato bocciano
esattamente la qualità della manovra, il ricorso al debito per spese improduttive e l’assenza di una
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chiara visione che porti le imprese italiane ad essere più produttive. Pensando a quanto partorito dai
due partiti più populisti che abbiamo in Italia, utilizzerei la seguente definizione: un trasferimento
nel tempo e tra parti sociali di ricchezza. Tra chi produce verso chi è improduttivo o ancor peggio
“furbo” fiscalmente e tra chi attualmente ha un lavoro o una pensione sovvenzionato dalle future
generazioni.

Tralasciando per il momento la crescita del prodotto interno lordo, che qualora risultasse superiore
alle attese come si auspicano i fautori della manovra, dovrebbe abbassare il rapporto Debito/Pil mi
soffermerei soprattutto sulla produttività italiana. Molto più interessante guardare alla
produttività del Bel Paese, ovvero alla misura della crescita del valore aggiunto dovuta alla
conoscenza, al progresso tecnico e all’efficienza. A come le imprese riescono a sfruttare
capitale economico e capitale umano all’interno del sistema organizzativo, essere infine
competitivi nel panorama internazionale. Dall’ultimo “Compendio degli indicatori sulla
produttività”, pubblicato dall’OCSE, emerge un’istantanea che racconta un’Italia lenta nel
progredire perché ferma dal punto di vista della produttività. Guardiamo qualche numero prima e
poi proviamo a capirne le cause e magari a lanciarci verso qualche aspettativa dal sapore
avveniristico.

Tra il 2010 e il 2016 l’Italia ha visto una produttività, intesa come prodotto interno lordo per ora
lavorata, aumentata solo dello 0.14% medio annuo. La classifica è pietosa perché ad aver fatto
peggio troviamo solo la Grecia che ha segnato un valor medio del -1.09% per lo stesso periodo e che
ha dovuto far fronte ad un periodo di stretta finanziaria senza eguali. Ma la situazione andando
indietro nel tempo non muta, anzi è addirittura peggiore. Nel periodo 2001-2007 l’Italia si colloca
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all’ultimo posto sui 40 Paesi industrializzati presi in esame con un negativo -0.01%.

E per quale motivo questo governo del cambiamento dovrebbe invertire la rotta? Un costo
del debito più elevato di certo si ripercuote sul costo di finanziamento delle aziende oltre che dei
privati. Lo stesso sistema bancario si ritrova nella condizione di limitare l’accesso al credito e
aumentare il costo dei prestiti. Dal punto di vista dell’efficienza tecnologica poi, un elemento su cui
si potrebbe far molto per incrementare la produttività delle imprese, non traspare nulla nel DEF.
Scuole e sistema universitario non sono i principali fruitori dell’incremento del debito. Si investe
pochissimo in tecnologia ma è anche vero che si promette uno snellimento delle funzioni
amministrative che in linea teorica dovrebbe fungere da catalizzatore positivo. Potrebbe solo questo
però non essere sufficiente ad un Paese come l’Italia che ha visto crescere solo lavori poco produttivi
legati per lo più al turismo. Inoltre le paghe di alcuni settori a basso livello di produttività hanno
difatti portato al ribasso la media nazionale dei salari.

Al momento lo spread sopra i 300 punti base ci segnala che il paziente ha la febbre. E’ un
rapido indicatore, un allarme che ci segnala che siamo malati e che in chiave prospettica ci
avviciniamo all’inverno senza coprirci con cautela. Cresciamo poco, lo facciamo con gran
fatica e ci portiamo sul groppone un debito elevato con l’aggravante di non volerlo ridurre.
La cura che si sta per mettere in pratica potrebbe non ridurre la febbre, alimentando purtroppo
alcuni dei fattori che sono causa principale del divario tra noi e gli altri Paesi industrializzati. Il
sistema Italia perde capitale economico, anche solo per il semplice fatto che questa manovra ha un
costo oltre che allontanando gli investimenti esteri, ma allontana anche capitale umano, non
attraendo i giovani emigranti e che hanno fatto esperienza all’estero e ponendo le condizioni
affinché il trend in atto continui imperterrito.

                                                                   Christian Zorico: LinkedIn Profile

Social Media Strategies, l'evento per i
professionisti del social media marketing
Un evento completamente dedicato ai social media ed al social media marketing. Questo è il
“Social Media Strategies” un evento verticale che si pone l’obiettivo di mettere in luce le ultime
novità relative ai social media, con un focus specifico sul social del momento – Instagram – senza
però dimenticare Facebook e le varie strategie – Video e Visual e Content & Strategy – ad essi
collegati.

  Il 6 e 7 novembre il Palacongressi di Rimini accoglierà nuovamente il Social Media Strategies,
  l’evento per i professionisti del Social Media Marketing firmato Search On Media Group. Giunto
  alla sua 6^ edizione e dopo gli oltre 1200 partecipanti nella due giorni dello scorso anno,
  l’appuntamento si ripresenta ricco di novità.
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La formazione professionale di qualità, fulcro dell’evento, sarà declinata tra 10 sale tematiche e gli
interventi formativi di oltre 60 relatori esperti. L’offerta di quest’anno, ampia e variegata,
presenta grandi novità per stare al passo con i principali e più recenti trend del settore: tra le 10
sale formative in programma, infatti, una sala sarà interamente dedicata a Instagram, per
analizzare a fondo quella che è stata una vera e propria “esplosione” di questa piattaforma social,
mentre la sala Comunicazione e Brand, darà conto del miglioramento percepito nella gestione
delle strategie comunicative attuate da brand piccoli e grandi attraverso i social media.

A queste, si aggiungono le sale Facebook, Video e Visual e Content & Strategy, già presenti nel
2017 e riproposte anche quest’anno grazie ai feedback positivi dei partecipanti alla precedente
edizione.

Gli speech in programma saranno inoltre distinti in livello “base” e “avanzato” per permettere a
social media manager, blogger, freelance e studenti di intraprendere liberamente il proprio percorso
di formazione e di aggiornamento, a seconda del grado di conoscenza delle diverse tematiche
trattate.

Un percorso adatto anche ai giornalisti pubblicisti e professionisti che, potranno iscriversi
gratuitamente al Social Media Strategies attraverso la piattaforma SiGef e ricevere crediti
formativi.

Al Social Media Strategies non mancherà, infine, l’Area Espositiva dedicata agli operatori e ai key
player del settore, che incoraggerà ulteriormente i preziosi momenti di networking e di confronto tra
i partecipanti, le agenzie e le aziende del mondo digitale.

Le iniziative e la Sala Plenaria
All’interno dell’evento spazio anche alle professioni digitali: per il secondo anno consecutivo, infatti,
il Web Marketing Festival - partner dell’evento – realizza il servizio di recruitment per le
professioni digitali attraverso la piattaforma Digital Job Placement, che permetterà ad aziende con
posizioni lavorative aperte e professionisti del digitale in cerca di occupazione di incontrarsi ed
effettuare colloqui conoscitivi durante l’evento.

Per queste ragioni noi di Smart Marketing siamo felici di essere media partner del “Social Media
Strategies” (6 e 7 novembre al Palacongressi di Rimini), l’evento per i professionisti del Social Media
Marketing firmato Search On Media Group.

MARKETERs Festival, un evento per fare
formazione e networking
In un settore quale quello del marketing (digitale) e della comunicazione, fortemente
improntato sull’innovazione e sulla formazione continua, non possiamo non apprezzare gli
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eventi che, in tal senso, cercano di diffondere le informazioni, creare valore e fare rete tra
professionisti del settore, appassionati della materia e mondo produttivo.

È il caso del “MARKETERs Festival – formazione e networking” che si terrà il 24 novembre al
Centro Congressi Fiera di Vicenza, dalle 09:30 alle 18:30.

Dopo il successo dell’edizione 2017 che ha visto la presenza di oltre 650 partecipanti, il 24
Novembre si terrà la terza edizione del MARKETERs Festival, una giornata di formazione
interamente dedicata a digital marketing, digital sales, brand management,
imprenditorialità, comunicazione e soft skills. Il tutto in una nuova e importante location: il
Centro Congressi Fiera di Vicenza che accoglie nel corso dell’anno importanti eventi a livello
nazionale.

Il MARKETERs Festival si rivolge a professionisti e appassionati che vivono il marketing in prima
linea, con passione e dedizione. È un evento pensato per chi crede nell’importanza
dell’aggiornamento continuo e del confronto e per chi vuole conoscere di persona i protagonisti del
marketing digitale di oggi e di domani.

Quest’anno le tematiche seguiranno nove filoni verticali che si svilupperanno tramite sessioni
plenarie, workshop con formatori di fama nazionale e case history aziendali raccontate da manager
di esperienza. Un’occasione unica per aggiornarsi su argomenti chiave i marketer di oggi: Digital
Strategy, Ecommerce, Digital Sales, Digital Soft Skills, Brand Positioning e Content
Marketing.

Due le novità più importanti di questa edizione 2018, oltre al
cambio di location:
■   la prima è la presenza di una nuova formula per la plenaria che vedrà il susseguirsi diverse tavole
    rotonde nel corso della giornata da professionisti e manager che si confronteranno sulle
    tematiche più calde dell’ultimo anno in ambito digital e business;
■   un percorso verticale sulle Digital Soft Skills che si pone l’obiettivo di approfondire il tema del
    Neuromarketing nelle diverse sfaccettature di questa complessa e affascinante materia.

Ampio spazio durante l’evento sarà dato anche ai momenti di networking, durante i quali sarà
possibile conoscere importanti realtà e talenti appartenenti al digital business e non solo, e creare
nuove sinergie tra persone che condividono lo stesso approccio al mondo del lavoro.

Il MARKETERs Festival è organizzato da MARKETERs Academy, una realtà digital based gestita da
un team di millennial impiegati in alcune delle migliori agenzie, aziende e multinazionali Italiane e
straniere. MARKETERs Academy organizza corsi di formazione ed eventi per aggiornare, ispirare e
formare sui temi più rilevanti per chi lavora nel marketing e fa impresa.

ll progetto è stato accolto positivamente anche da alcuni tra i più riconosciuti esponenti della
formazione nel nostro territorio (e non solo): il MARKETERs Festival è infatti organizzato con il
patrocinio di Società Italiana Marketing e Università IUSVE.

Per queste ragioni, Smart Marketing è felice di essere media partner dell’evento “MARKETERs
Festival – formazione e networking” che si terrà il 24 novembre al Centro Congressi Fiera di
Vicenza, dalle 09:30 alle 18:30.
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5 NOVITA’ CINEMATOGRAFICHE (E NON)
DA GUARDARE IN AUTUNNO
E’ vero l’estate è finita e forse ancora non eravamo pronti, ma qualcosa per consolarsi spunta in ogni
stagione, soprattutto se si tratta di cinema.

E allora ecco 5 novita’ cinematografiche (e non) da guardare in autunno, per non farsi
abbattere dal primo freddo.

1.   “Opera senza autore”
2.   “Maniac”
3.   “L’amica geniale”
4.   “L’uomo che uccise Don Chisciotte”
5.   “The house that Jack built”

■   “Opera senza autore”: il regista Henckel von Donnersmarck narra una storia ricca di suspense,
    che si svolge nel corso di tre decenni durante il dopoguerra tedesco, sul significato dell’arte e sulla
    ricerca dell’identità artistica. Liberamente ispirato alla vita del pittore tedesco Gerhard Richter;

■   “Maniac”: è la miniserie di 10 episodi targata Netflix, scritta e diretta da Cary Fukunaga, che si
    preannuncia già un successo. Rifacimento americano dell’omonima serie televisiva norvegese, è
    ambientata in un mondo distopico a metà tra anni ’80 e futuro, con protagonisti due estranei, che
    provano una misteriosa sperimentazione farmaceutica che promette miracoli;

■   “L’amica geniale”: serie TV di Saverio Costanzo, tratta dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante,
    approda dapprima al cinema, evento Nexo Digital, 1-2-3 ottobre i primi due episodi, più avanti,
    invece, si potrà vedere in televisione sulla Rai. E’ la storia di due bambine cresciute nella Napoli
    anni cinquanta, in un quartiere difficile di periferia, ma il destino le farà rincontrare anche da
    adulte;

■   “L’uomo che uccise Don Chisciotte”: è il primo dei due tanto attesi ritorni cinematografici del
    momento. Terry Gilliam torna con la sua opera infinita, finalmente completata, uno dei più
    clamorosi casi di “development hell” (film bloccato per anni) nella storia del cinema, con otto
    tentativi di realizzazione nell’arco di un ventennio. La pellicola, che vede protagonista Toby, un
    giovane regista pubblicitario cinico e disilluso, è liberamente ispirata al “Don Chisciotte della
    Mancia” di Miguel de Cervantes;

■   “The house that Jack built”: è il ritorno del folle visionario crudo, e quant’altro, regista danese
    Lars von Trier, con quest’opera che è già stata accolta con diverse proteste a causa dell’eccessiva
violenza. Protagonista Matt Dillon nei panni di uno dei serial killer più spietati della storia, Jack lo
 Squartatore, durante i suoi cinque omicidi, ambientati nell’arco di dodici anni.

Forse quest’ultimo film non lo vedremo quest’autunno, perché la data di uscita in Italia, in realtà, è
ancora da definire, ma per le cose importanti vale sempre la pena aspettare.

Il caso Ronaldo: il Brand CR7, accuse di
violenze e rischi reputazionali.
Ronaldo fa sempre parlare di sé. Ormai anche, se non soprattutto, aldilà del campo.

Tutti i media (tradizionali e non) hanno ripreso in questi giorni la notizia delle presunte violenze
sessuali che vedrebbero come protagonista (in negativo) proprio il campione portoghese.

Non volendo per ovvi motivi entrare nel merito del caso della presunta violenza, è invece
interessante esaminare cosa è accaduto a livello mediatico proprio in riferimento a questa
vicenda.

Perché quando si parla di Ronaldo, non si parla di un semplice giocatore ma di un brand – o per
enfatizzare, una sorta di azienda – che si interfaccia con altri brand, altre aziende e, soprattutto,
milioni di persone.

Diverse sono state le reazioni dei suoi sponsor.
Nike e EA Sports hanno preso formalmente le distanze e si sono dette preoccupate
dell’accaduto.
Yamamay e Juventus, invece, si sono schierati con il giocatore.

In situazioni come questa le reazioni dei social spostano molto l’ago della bilancia. Semplificando, le
persone in rete “decretano” se una persona/brand sia nel “giusto” o meno.

Questo significa avere un ritorno positivo o negativo in termini di reputazione che
plausibilmente, altro non è, l’unico vero valore realmente spendibile oggi dalle aziende.

  Per approfondire:

  ■   Questione di branding

Bene, in altri casi (come ad esempio è stato per la passata edizione del Grande Fratello) i social
hanno reagito violentemente contro il brand abbassando quindi di molto l’appeal commerciale.
Il “Caso Ronaldo” e le reazioni dei social.
L’analisi dei social sul “caso Ronaldo” invece parla di una storia diversa: il sentiment è restato e
resta tutto sommato positivo. Con i suoi (tanti) follower schierati con CR7.

In definitiva, questo vuol dire che a meno di una sentenza contro Ronaldo, difficilmente il brand
CR7 risentirà della questione.

Il “Caso Ronaldo” resta un caso studio molto interessante da seguire e continuare ad analizzare.

Per approfondire l’argomento clicca qui.

Le opportunità del marketing digitale.
L’intervista a Eleonora Rocca.
Il marketing, così come la comunicazione, sono discipline in continua evoluzione. E lo sono per
almeno due motivi.
Il primo: sono discipline che “vivono” a stretto contatto con le persone le quali, per definizione, sono
mutevoli; il secondo: sono discipline fortemente orientate all’innovazione.

Se si parla di innovazione in riferimento al marketing ed alla comunicazione non si può non
parlare di uno dei più importanti cambiamenti tecnologici avvenuti negli ultimi anni: il digitale.

Il digitale ha dato a queste discipline la possibilità di amplificare enormemente la portata delle
loro azioni e di poter sviluppare opportunità di business che precedentemente, con i mezzi che si
avevano a disposizione anche solo dieci anni fa, non potevano essere percorse.

Certamente l’online ed il digitale non nascono dieci anni fa, ma quello che ha dato davvero nuova
linfa al marketing digitale è stato l’avvento sul mercato degli smartphone (il primo Iphone nasce
nel 2007). Si può azzardare a dire, in qualche modo, che il vero marketing digitale nasca proprio
in quel momento.

  Per approfondire:

  ■   Gli italiani e i social media: perché li utilizzano, l’impatto della pubblicità e degli Influencer.
  ■   Rivoluzione digitale: le opportunità sono a portata di click!
  ■   Tutti i numeri dell’industria digitale in Italia nel 2017

Lo dico perché, se vi ricordare l’incipit dell’articolo, uno (se non il primo) dei pilastri del marketing
(digitale e non) è di natura “esterna” al marketing stesso: le persone. Nulla come gli smartphone ha
infatti cambiato il modo di vivere delle persone toccando prima, e mutando poi, ogni aspetto della
loro vita. Qualsiasi aspetto, nessuno escluso.

  Così il sociologo e filosofo Marshall McLuhan: “Le società sono sempre state modellate più dal
  tipo dei media con cui gli uomini comunicano che dal contenuto della comunicazione”.

Pensiamo, ad esempio, a come prenotiamo le nostre vacanze, a come eseguiamo le operazioni
bancarie, a come guardiamo i film e le serie tv, a come ascoltiamo la musica. L’elenco, capite bene, è
praticamente infinito. Non tocca quindi solo il “cosa” facciamo, ma anche il “come” lo facciamo.
In sostanza, si parla di nuovi modi di pensare e di vivere.
Non è un caso che l’attenzione verso il marketing digitale sia quindi cresciuta negli ultimi
anni e, con esso, anche il valore economico di questo settore.
Ma c’è ancora tanta strada da fare perché, come sappiamo, c’è sempre della ritrosia nei confronti
del cambiamento.

Per questo motivo, e per spiegare meglio le opportunità che mette a disposizione il marketing
digitale, abbiamo voluto intervistare Eleonora Rocca – marketing manager, imprenditrice, digital
strategy consultant e blogger – che nel 2014 ​fonda​ ​il​ ​Mashable​ ​Social​ ​Media​ ​Day​ ​Italia (l’edizione di
quest’anno è ormai prossima: 18-19-20 ottobre presso lo IULM Open Space a Milano), una delle
manifestazioni più importanti al mondo dedicate alla rivoluzione digitale e all’innovazione.

   Con oltre 30 milioni di pagine visualizzate al mese, Mashable si classifica come uno dei siti web
   di tecnologia più popolari e influenti al mondo. Quello che non tutti sanno è che nel 2010
   organizza negli USA il primo Mashable Social Media Day, evento di approfondimento
   sull’impatto del digital marketing e dei social media sulla comunicazione. Da questa
   esperienza, Eleonora Rocca decide di portare in Italia nel 2014 Mashable​ ​Social​ ​Media​
   ​Day​ ​Italia che negli anni ha riscosso un grande successo, non solo tra gli addetti ai lavori ma
   anche tra gli appassionati alla materia.

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, marketing manager, imprenditrice, digital
strategy consultant, blogger e fondatrice,
nel 2014,​ del​ ​Mashable​ ​Social​ ​Media​ ​Day​
​Italia

D: Ormai è innegabile che stiamo vivendo quella che in molti definiscono la “Rivoluzione
digitale”. Nel 2017 l’industria digitale in Italia ha toccato gli 80 miliardi di euro,
comprensivo di tutto l’indotto. Dal tuo punto di vista quali possono essere i possibili
sviluppi? Vedi un settore in particolare che possa esserne maggiormente influenzato?

R: A mio avviso i possibili sviluppi devono essere la reale e strategica applicazione delle strategie di
marketing digitale e il reale investimento delle aziende nel generare domanda utilizzando tutte le
leve del marketing mix ma con particolare attenzione al marketing digitale. Quello che secondo me
sta avvenendo negli ultimi anni è la crescita dell’attenzione in merito a questi temi, la voglia di
imparare, di saperne di più, di esplorare nuove strade e allargare gli orizzonti. Tuttavia ritengo che
in Italia ci sia ancora molta resistenza al cambiamento e anche poca effettiva consapevolezza del
reale potenziale di questi strumenti. Penso che il marketing digitale possa e debba essere applicato a
tutti i settori, specie a quelli che hanno come obiettivo l’internazionalizzazione perché, attraverso
l’utilizzo del marketing digitale, diventa molto più semplice aprirsi a mercati lontani ma con un
potere di spesa molto più ampio.

D: Rispetto anche a pochi anni fa ho riscontrato che tra gli operatori del settore ci sia una
enorme consapevolezza e maturità sulle reali possibilità del digitale nello sviluppo del
business. Di contro, ho la sensazione che l’imprenditoria italiana (le PMI ma non solo)
ancora non sia totalmente aperta al digitale e che lo guardi ancora con sospetto. Cosa
pensi a riguardo? E, se confermi l’inciso, cosa si potrebbe fare per agevolare una maggiore
apertura al digitale?

R: Come dicevo anche prima, sono totalmente d’accordo con questo tuo punto di vista. Penso che
una maggiore apertura al digitale possa essere agevolata dalla scelta dei giusti professionisti con i
quali sviluppare queste strategie. Se un’azienda rischia investendo su strategie completamente
nuove ma con l’aiuto di persone competenti, potrà godere di buoni risultati e di conseguenza
condividere e diffondere il proprio pensiero con altri professionisti e aziende del settore, generando
una consapevolezza positiva rispetto agli strumenti e alle tecnologie di ultima generazione.

  Per approfondire:

  ■   L’Italia e l’offerta turistica digitale: tutto quello che non facciamo per attrarre il turista 2.0
  ■   E-commerce, piattaforme social, influencer ecco come le grandi Griffe influenzano i tuoi acquisti
  ■   Come creare il brand personale e promuoverlo sui social media

D: Nel report “The Future of Jobs 2018″ del World Economic Forum si evince che entro il
2025 il 52% delle attività lavorative attuali sarà gestito da robot, in sostanza il doppio di
quanto avviene oggi. Sappiamo quanto la formazione continua sia fondamentale per
restare al passo con i cambiamenti tecnologici; secondo la tua esperienza quale sarebbe il
percorso che un giovane, ma non esclusivamente tale, dovrebbe seguire per intercettare
questi cambiamenti nel mondo del lavoro?

R: Penso che i lavori ad alto contenuto strategico e creativo, non potranno mai essere sostituiti dalle
macchine, di conseguenza se si punta ad essere altamente formati e specializzati penso che non si
corra alcun rischio. Per stare al passo con il futuro, in generale, ai giovani consiglio di viaggiare
molto, di guardare alla Germania, all’Inghilterra, alla Cina, agli Emirati Arabi e agli Stati Uniti, in
quanto il mondo là fuori è molto diverso dall’Italia e le opportunità di crescita o anche solo di
imparare cose nuove sono davvero tante.
Training Film – Batman Begins (2005)
Sei un multimiliardario, eppure sei vestito come uno straccione e ti trovi rinchiuso in una prigione
del Bhutan in Asia meridionale.

Ti hanno arrestato per i tuoi traffici illeciti e capiamo che hai un caratteraccio e sei ben addestrato
alle tecniche di combattimento corpo a corpo.

Sei introverso e taciturno e questo ci dice che hai sofferto e che dentro di te ci sono mostri ed incubi
che ti tormentano.

Un’ultima cosa, ti chiami Bruce Wayne e presto, ma non ancora, diventerai Batman.

Quello riassunto qui sopra è l’incipit di uno dei film sull’uomo pipistrello, di maggior successo di
sempre: stiamo parlando di “Batman Begins”, diretto nel 2005 dal talentuoso regista Christopher
Nolan e che vede nei panni di Bruce Wayne/Batman il camaleontico e carismatico Christian Bale.

Il film narra di come Batman sia diventato Batman e di quanto siano importanti gli incontri e le sfide
che il protagonista incontra lungo il suo cammino prima di diventare ciò che è.

Allora scopriamo che il suo maestro nella Setta delle Ombre, Henri Ducard (il duttile e sempre bravo
Liam Neeson), è l’uomo che gli cambierà la vita.

Conosciamo anche il suo amorevole e fidato maggiordomo Alfred Pennyworth (l’intenso e
straordinario Michael Caine), che diverrà la vera spalla del futuro eroe.

Faremo la conoscenza del capitano James Gordon (Gary Oldman), del responsabile della sezione
tecnologica della Wayne Enterprises, Lucius Fox (Morgan Freeman), che fornirà a Batman tutti i
suoi favolosi gadget e il sostituto procuratore di Gotham City, nonché amica d’infanzia di Bruce
Wayne, Rachel Dawes (Katie Holmes).

Il film rientra nella categoria dei Training Film, perché rappresenta una sorta di romanzo di
formazione dell’eroe e un eroe ha molte similitudini con un imprenditore. Il film in ultima analisi ci
dice che non esistono sfide insormontabili, che la tecnologia, se sappiamo sfruttarla, ci dà una
marcia in più e che abbiamo bisogno di una squadra intorno a noi che sappia supportarci.

Questa sera, lunedì 1 ottobre, alle ore 21:10, sul 20 Mediaset, canale 20 del digitale terrestre, non
perdete il film “Batman Begins” (2005) di Christopher Nolan, con Christian Bale, Liam Neeson,
Michael Caine, Gary Oldman e Morgan Freeman.

La Copertina d’Artista – La Scheda
Un lungo, intenso ed avvolgente abbraccio è il tema della Copertina d’Artista di questo settembre
2018 che, come sapete, si intitola “#ripartItalia”. La scelta dell’artista, al secolo Vito Stramaglia,
pittore barese, è netta, chiara, inequivocabile: per ripartire abbiamo bisogno dell’amore. L’immagine
è sfocata, rarefatta, non è chiaro neanche il sesso, né l’età dei due soggetti ritratti, l’unica cosa che
percepiamo è appunto il gesto caldo e rassicurante dell’abbraccio, come a dire che l’amore, quello
vero, non si preoccupa di cose superflue ma è universale, materno e inclusivo. L’amore per
ripartire…, non possiamo che essere d’accordo con l’artista, anche perché, come recita il titolo
dell’opera, “Il Buio non aspetta”!
#ripartItalia - L'editoriale di Ivan Zorico

Esistono due tipi di persone.
Quelle che si piangono addosso e
quelle che si danno da fare.

Le prime passano tutto il loro tempo a dedicarsi alla commiserazioni di se stessi, a inveire
contro il sistema e a trovare esempi negativi che confermino le loro idee.

Le seconde passano tutto il loro tempo a dedicarsi alla propria crescita personale e
professionale, a cercare di individuare delle opportunità e a trarre ispirazione da quelle persone
che sono riuscite nel loro campo di pertinenza.

Le prime sono ferme da anni ad aspettare che passi il fatidico treno.
Le seconde quel treno lo rincorrono e, se è il caso, partecipano addirittura alla sua costruzione.

È evidente che, in questo dualismo, mi ponga totalmente a favore “delle seconde”.
Non perché così come le ho presentate sembrano più “fighe”, ma perché hanno deciso di
ricercare la propria felicità e fanno di tutto per raggiungerla.

Non sono dei fenomeni. Non sono degli extraterrestri. E non hanno nemmeno i super poteri. Sono
persone normalissime, ma si riconoscono subito. Sono evidenti.
Hanno degli obiettivi definiti e sono concentrati sul come ottenerli. E questo dona loro una luce
particolare. Intensa.
Non dico che vivono fuori dal mondo e fuori dal contesto.
Per carità, in una situazione economica e sociale come quella nella quale stiamo vivendo ormai da
anni, è normale poter avere qualche momento di sconforto. Non sempre quello che si cerca di fare
va poi come si vorrebbe e non sempre gli sforzi fatti vengono ripagati esattamente come
meriterebbero.
Ma ci provano e continuano a provarci sempre e comunque. E questo, per me, è sintomo di grande
forza interiore.

I più affezionati al nostro mensile sanno bene che il numero
di settembre è da sempre dedicato alle opportunità.
Più in particolare, a quelle opportunità che si possono cogliere in Italia e che possono rilanciare il
nostro Paese: #ripartItalia.

Un numero pensato e dedicato a quelle persone che tutti i giorni cercano di fare il proprio lavoro al
meglio e che cercano un senso alla loro vita dedicandosi anima e corpo ai propri progetti, senza
ovviamente dimenticare di vivere la vita e le emozioni che da.

Un numero quindi dedicato alle “seconde persone” di cui
parlavo pocanzi, direte voi?
Assolutamente sì. Ma non propriamente.
Perché quelle persone magari necessitano di spunti di riflessione o nuove idee (che in questo sito di
notizie spero troveranno) ma certamente non hanno bisogno di grandi stimoli esterni, dato che
hanno già un motore interiore che li spinge dove vogliono.
Mentre sì, “le prime persone”, hanno invece bisogno della spinta a buttarsi, a lasciarsi andare e a
liberarsi delle loro paure che, come possiamo immaginare, sono le loro peggiori nemiche.

Il mio auspicio è che dopo aver letto queste parole (e gli articoli pubblicati in questo numero, ma
fidatevi anche nel sito più in generale) queste persone decidano di iniziare. Iniziare a inoltrare un Cv
dopo tanto tempo, ad aggiornare e migliorare il proprio profilo LinkedIn o anche solo a porsi delle
domande dirette.
Perché molto spesso in una giusta domanda c’è già una giusta risposta. Basta solo sapersela porre. E
soprattutto rispondere, agendo!

                                                                                              Ivan Zorico

#ripartItalia – L’Editoriale di Raffaello
Castellano
È stato un rientro “strano” quello da quest’estate 2018, mentre
scrivo questo editoriale (27 settembre), il sole, il caldo e
soprattutto il dolce far niente, non vogliono ancora
abbandonarci, anzi, sembra siano ancora più insediati dentro di
noi.

Eppure il mondo intorno a noi ha acquisito un ritmo tutto nuovo, una marcia in più, una spiccata
velocità. Innanzitutto sono riaperte le scuole, molte piccole e medie imprese hanno riaperto i
cancelli, sono cambiati i palinsesti televisivi, gli orari dei negozi, le giornate si sono accorciate e il
buio arriva prima, perfino il Governo “pare” essersi svegliato ed infatti questi sono i giorni cruciali
per l’approvazione del DEF (Documento di Economia e Finanza), che tanto sta spaventando i mercati
e l’Unione Europea.

Insomma tutto intorno a noi gira più velocemente e, diciamolo, caoticamente, tanto da farci venire
voglia di abbandonare le nostre scrivanie e i nostri lavori per tornare di nuovo in spiaggia sotto
l’ombrellone o in montagna per una nuova escursione.

A dispetto di chi dice che non esistono più le stagioni e le mezze stagioni, noi che intanto siamo
tornati al lavoro, a scuola, a casa, alle nostre vecchie routine, noi sì che lo avvertiamo il cambio di
stagione. Il mondo intorno a noi ha ricominciato a correre e noi stentiamo, non dico a raggiungerlo,
ma addirittura a ripartire. Siamo fermi al palo, con i doveri e gli impegni che ci sovrastano e la
nostra mente ancora in vacanza.

Ma c’è una cosa che voglio dirvi: questo disagio, questa sottile ansia che si fa strada dentro di noi,
questa stanchezza cronica che ci è caduta addosso, come una vecchia coperta, insieme ai primi
malanni di stagione, non sono una punizione per la nostra estate brava, non appartengono solo a noi
ed inoltre, sono del tutto normali.

Anche se il tempo, il calendario, le stagioni stesse sono, in definitiva, delle convenzioni che ci siamo
dati per organizzare la nostre vite, in realtà, quando sono state create, i nostri antenati hanno
osservato ed imparato dalla natura. Il Sole per primo ci ha educato, regolando, attraverso gli ormoni,
i nostri cicli circadiani di sonno e veglia, proprio sulle 24 ore. Il freddo, il caldo, la luce irradiata
dal Sole, le fasi lunari, le maree, hanno condizionato i primi inventori dei calendari astronomici, che
cercavano, solo, il periodo migliore per la semina ed il raccolto.

Insomma, benché noi “moderni umani 3.0”, perennemente collegati ad internet e chinati senza
speranza sui nostri innumerevoli schermi sempre accesi di giorno e di notte, anche noi siamo esseri
viventi, apparteniamo a questa Terra e sottostiamo alle regole inventate da Madre Natura, molto
prima che Steve Jobs, Bill Gates, Mark Zuckerberg e compagnia bella, ne inventassero di nuove
espressamente per noi.

Quindi, se in ufficio ancora non riusciamo a recuperare il passo che avevamo prima delle vacanze, se
stentiamo ad alzarci presto la mattina e a addormentarci altrettanto presto la sera, se siamo ancora
un po’ svampiti, assonati e svogliati, non facciamone una tragedia; tempo due settimane ed il nostro
corpo e la nostra mente, si saranno abituati al cambio di ritmo e noi torneremo alle nostre solite
routine.

Ma, senza voler scimmiottare un manuale di self – help, voglio darvi almeno un consiglio, non prima
di avervi fatto una domanda: chi l’ha detto che tornare alle vecchie routine sia la cosa migliore per
noi?

Noi dovremmo abbracciare questo torpore autunnale, dovremmo ringraziare per quest’ansia di
stagione, dovremmo amare questa partenza ritardata, perché il nostro corpo, prima della nostra
mente, sa cosa è giusto per noi e forse il suo rallentare è una strategia per indurci a riflettere sulle
nostre scelte, sulle nostre priorità, sulla nostra vita. Noi potremmo pure sbagliare, ma il nostro
corpo di certo non sbaglia.

Lo aveva già detto Friedrich Nietzsche:

  “Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza”.

E dopo aver riflettuto? Ecco il momento del consiglio: approfittate di questa incertezza che vi
pervade e provate a fare cose nuove per dare una “sveglia diversa” alla vostra vita. Iscrivetevi ad un
corso di cucina, se non siete mai stati in grado di cucinare neanche due uova al tegamino, voi pigri
andate in palestra ed uscite più spesso, voi iperattivi leggete un libro e rimanete a casa, voi paurosi
fate pirobazia o paracadutismo. Insomma, approfittate del momento presente, del qui ed ora, per
imboccare e sperimentare tutti quei sentieri e quei bivi che vi siete lasciati alle spalle, perché ciò
che davvero ci frena, e non per due o tre settimane, è l’essere legati ed affezionati, senza speranza,
alle nostre routine, alle nostre zone di comfort.

Se vogliamo che il nostro Paese riparta veramente, per primi dobbiamo cambiare noi, non importa se
passo, strada, itinerario, purché si cambi, perché se continueremo a fare le solite cose, otterremo i
soliti risultati.

Buona vita e buona lettura a tutti voi.

                                                                              Raffaello Castellano

Fare impresa non è una cosa da uomini: le
donne Millennials ribaltano finalmente le
convenzioni.
Quando si parla di lavoro, purtroppo, in Italia abbiamo poco di cui vantarci. Picchi di disoccupazione
vergognosi, divari di opportunità esagerati tra regioni e in particolare tra nord e sud, troppo lavoro
in nero, riforme che non sempre aiutano i lavoratori e così via. Altro vanto che non possiamo
permetterci è quello della parità di genere in ambito imprenditoriale, ma pian piano qualcosa
inizia a muoversi e a farci sperare.

I Millennials, a suon di startup, idee innovative, capacità di reinventarsi o inventarsi del tutto,
stanno mostrando alle generazioni precedenti che si sopravvive anche senza il posto fisso, che le
opportunità bisogna crearsele e non aspettarle…e dunque sono le donne millennials che iniziano a
porre le basi per la vera crescita dell’imprenditoria femminile italiana.

Secondo i dati dell’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere e InfoCamere, le
imprese rosa, ovvero quelle a conduzione femminile, nel nostro paese crescono di anno in
anno.

Lo scorso anno le imprese create da donne sono state 10 mila in più rispetto al precedente,
e ben 30 mila in più rispetto a tre anni prima. Una crescita che si concentra in particolare in Sicilia,
Lazio, Campania e Lombardia.

Per quanto riguarda i settori, sono quello turistico e quello dei servizi ad avere maggiori numeri. Il
settore dell’innovazione e del digitale, poi, è uno di quelli in cui sempre più donne decidono di
investire e avviare la propria attività. La rivoluzione tecnologica e digitale rappresenta una
grande opportunità per le donne, soprattutto grazie alla flessibilità e allo smart working, che
permettono di gestire più liberamente le proprie attività e conciliare il lavoro con numerose altre
esigenze.
Entrando nello specifico sono soprattutto le giovani donne under 35 a decidere di lanciare il
proprio business. Complice dell’imprenditorialità femminile crescente è sicuramente la situazione
economica attuale e le opportunità di lavoro che scarseggiano e che spingono le donne più
intraprendenti a muoversi autonomamente, ad auto-impiegarsi.

Tutto ciò è possibile grazie anche alle numerose opportunità che oggi agevolano soprattutto le idee
di impresa femminili e giovanili, come i finanziamenti agevolati, i contributi a fondo perduto, il
fondo di garanzia o il micro credito.

Esistono poi bandi e opportunità dedicati a determinate zone geografiche, come il recente bando
Resto al sud di Invitalia a favore del Mezzogiorno (rivolto non solo alle donne ma a tutti gli under
35 residenti in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia che
vogliono avviare una nuova impresa) o i bandi che si rivolgono a settori specifici come
Smart&Start, ideato in particolare per le startup innovative. [Per tenersi aggiornati sulle
opportunità basta tenere d’occhio il sito della propria regione, quello del ministero delle pari
opportunità e ancora il sito Invitalia e la Gazzetta Ufficiale.]

Purtroppo nel tempo ci siamo abituati all’idea che l’imprenditore sia uomo, ci stupiamo
quasi quando troviamo un business creato da una donna, tanto da trasformarlo in case history da
raccontare o in curiosa storia di successo. Capita di pensare così anche a noi donne. Non è
discriminazione, è abitudine, e ci vorrà un po’ di tempo e qualche generazione per invertire la rotta.

Nell’imprenditoria, in Italia, la parità di genere è sempre stato solo un miraggio, e anche oggi, in cui
sembra che le cose stiano cambiando, le imprese femminili rappresentano ancora soltanto
circa il 20% del totale del tessuto produttivo nazionale.

Come anticipato, le giovani donne stanno cercando di invertire la tendenza, infatti secondo
Unioncamere il 29% delle attività di under 35 ha oggi una donna al comando e
complessivamente sono 154 mila le donne al di sotto dei 35 anni che sono a capo di una impresa in
Italia: una ogni 12 aziende femminili. Umbria e Friuli Venezia Giulia sono le regioni con un
maggior tasso di femminilizzazione delle imprese giovanili.

Inoltre in Italia sono in crescita anche le imprese femminili create da donne straniere
immigrate nel nostro paese. Nell’ultimo anno le attività avviate da donne con passaporto
straniero sono, infatti, aumentate del +3,7%. Anche in questo caso si tratta di imprese guidate
soprattutto da under 35.

Altro dato interessante da sottolineare è che le giovani donne under 35 iniziano lanciare le proprie
attività anche in settori tradizionalmente maschili come quello finanziario e assicurativo,
immobiliare, sportivo e quelle scientifico e tecnico. La Tecnologia non è una cosa da uomini, e lo
ha evidenziato anche Booking.com, che ha appena lanciato Technology Playmaker Awards 2019, la
seconda edizione di un premio internazionale con l’obiettivo di riconoscere e premiare le donne che
sono state capaci di trasformare o avere un impatto su business, settori e comunità grazie all’uso
della tecnologia. L’iniziativa è stata lanciata con il claim “We know women are making an incredible
impact in technology everyday, and we want to celebrate their successes” ed possibile candidarsi in
tutto il mondo, per 7 diverse categorie, entro il 22 Dicembre 2018.

I vantaggi della digitalizzazione e il
voucher per le aziende offerto dal MISE
Oggi la tecnologia è un elemento che domina la nostra vita lavorativa e personale e oggetti e servizi
ci vengono sempre più spesso offerti in forma digitalizzata. Inoltre nascono ogni giorno tool,
software e app pensati per aiutarci nella quotidianità e la conseguenza immediata è che il termine
digitalizzazione è oggi familiare a tutti, indipendentemente dall’età.

Cosa significa davvero Digital Trasformation
Con questo termine si è soliti indicare oggi un processo di cambiamento e trasformazione
digitale che ha l’obiettivo di portare online non solo l’azienda ma tutti i processi di lavoro.

Viviamo oggi in un contesto in cui mercati e aziende sono sempre più de-materializzati ed è quindi
importante saper creare modelli di business e strategie di marketing adeguate dando vita a un
dialogo costante con i clienti esistenti e potenziali.

Nella mia esperienza da consulente digitale ho visto che cambiare strategie è una necessità ed è lo
stesso cliente a chiederlo: a causa della trasformazione digitale grandi aziende del passato hanno
vissuto momenti di grande crisi, basta pensare alla fine di Kodak, altre hanno sviluppato nuovi
settori di business o creato apposite app.

Ecco un interessante approfondimento sulla app economy.
Digitalizzare le imprese è però un processo complesso e costoso con ricadute sensibili sull’attività
e strategia aziendale che vanno misurate con appositi KPI. Le aree coinvolte sono essenzialmente
tre:

■   Customer experience
■   Processi operativi
■   Modelli di business

Tanti però i vantaggi della Digital Trasformation: servizi più semplici, processi più snelli e
riduzione degli errori manuali, integrazione degli stakeholder e maggiore efficienza a costi
sensibilmente inferiori rispetto alla gestione analogica delle stesse attività.

Ricreare nelle grandi aziende una logica di collaborazione e condivisione non è certo semplice dato
che la innovazione digitale coinvolge anche i processi organizzativi interni al sistema azienda. Non
solo: bisogna ripensare prodotti e servizi, la loro promozione e comunicazione coniugando online e
offline.

Il voucher digitalizzazione: la proroga e come ottenerlo
In data 3 agosto 2018 il MISE ha prorogato il termine per presentare le spese progettuali per
interventi di digitalizzazione dei processi aziendali da parte delle aziende assegnatarie del voucher
digitalizzazione.

In data 20 giugno era stato pubblicato l’elenco delle aziende assegnatarie e l’importo del voucher
prenotato, ma come funziona il progetto?

Il voucher consiste in un’agevolazione per le PMI dal valore non superiore ai 10.000 euro
complessivi che si può utiizzare per acquisire servizi specialistici oppure hardware e software per il
miglioramento tecnologico. Comprende anche l’acquisto di soluzioni ecommerce e la formazione
interna in campo ICT.

Il termine per l’ultimazione delle spese è stato prorogato dal MISE alla data de 14 marzo 2019,
come si legge nel relativo comunicato:

“Il termine per l’ultimazione delle spese connesse agli interventi di digitalizzazione dei processi
aziendali e di ammodernamento tecnologico delle imprese assegnatarie del Voucher di cui al decreto
interministeriale 23 settembre 2014, indicato all’articolo 5, comma 1, lettera b), del decreto
direttoriale 24 ottobre 2017 citato nelle premesse, come modificato dal decreto direttoriale 14
marzo 2018, è prorogato al 14 dicembre 2018. A seguito della proroga di cui al comma 1, fermo
restando il termine iniziale per la presentazione delle richieste di erogazione del Voucher, fissato dal
decreto direttoriale 29 marzo 2018 a partire dal 14 settembre 2018, il termine finale per la
presentazione delle richieste di erogazione è prorogato al 14 marzo 2019”.

Per accedere all’erogazione del voucher va fatta richiesta per via telematica e solo il rappresentante
legale dell’impresa avrà accesso alla procedura.

Pubblicato online l’elenco delle imprese e gli importi per le spese

Qui sono disponibili ulteriori informazioni.
Il MISE ha pubblicato online l’elenco delle imprese assegnatarie del voucher e l’importo per ognuna
di esse a termine dei controlli amministrativi su tutte le domande prenotate.

E per concludere un video sull’importanza della trasformazione tecnologica per le imprese.

Dal meteorite agli zombie: continua la
saga del Buondì Motta, firmata Saatchi &
Saatchi
E’ passato un anno circa da quando lo spot del Buondì Motta faceva parlare di sé. La storia vedeva
sterminata una famiglia intera (compresa di postino) da un meteorite, caduto come punizione per
non aver creduto all’esistenza di una merendina che coniughi leggerezza e golosità. Da quel
momento schiere di consumatori si scatenano perché indignati dal vedere cotanta
“violenza” in uno spot per merendine: prima la mamma, poi il papà, poi il postino, tutti morti
davanti a una bambina (sorridente, per giunta). Sicuramente a nulla sarà servito cercare di spiegare
l’ironia della pubblicità, realizzata, peraltro, da una delle più importanti agenzie pubblicitarie al
mondo, la Saatchi & Saatchi; inutile sarà stato il tentativo di dimostrare che altra è la violenza che
i bambini guardano e assimilano ogni giorno dalla televisione e dai videogiochi.

L’azienda milanese, allora, rincara la dose e ci serve un finale epico, come ultimo episodio della saga
dell’asteroide. Un’ultima possibilità per convincere il consumatore offeso? Una provocazione? Non
lo sappiamo, ma sappiamo che il risultato è esilarante, pieno di ironia, intelligenza e leggerezza,
insomma, da fine del mondo.

Ma veniamo ad oggi.
Pensavamo che ormai fosse tutto concluso, invece, c’è ancora qualcosa da dire. La nostra famiglia,
forse la stessa sterminata (con aggiunta di fratello), forse un’altra, si sveglia, ma non è il solito
nucleo familiare allegro e sorridente (stile Mulino Bianco di una volta), bensì una famiglia di
zombie, che ha finito le merendine.

Chi appena sveglio, infatti, non si sente un morto vivente: prima del caffè, prima di connettere,
prima di accettare che sia lunedì, prima del Buondì. Il claim recita:

  “Buondì Motta. La colazione golosa e leggera che può rimetterti al mondo”.

Staremo a vedere, allora, come proseguirà la saga più divertente e golosa del momento.
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