L'"Elegia delle cose perdute" al Pasolini
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L’“Elegia delle cose perdute” al Pasolini Torna la danza negli spazi della Sala Pasolini a Salerno. E torna con una due giorni che rientra nella programmazione di “Incontri”, la rassegna curata per la direzione artistica da Antonella Iannone. organizzata dall’Associazione Campania Danza e realizzata in collaborazione con Bimed e con il sostegno della Regione Campania e patrocinio del Comune di Salerno, del Comune di Vallo della Lucania e del Comune di Gioi Cilento. La rassegna è tra i progetti italiani ad aver ottenuto l’importante riconoscimento del MiC che sostiene l’iniziativa. Sabato sera (6 novembre 2021) alle ore 21.00) la compagnia Zerogrammi presenterà “Elegia delle cose perdute”, coreografia di Stefano Mazzotta. Il progetto coreografico è una riscrittura del romanzo “I Poveri” dello scrittore e storico portoghese Raul Brandao. Nell’indagine intorno al topos dell’esilio, questa creazione racconta, oltre il suo significato geografico, la condizione morale che riguardi chiunque possa sentirsi estraneo al mondo in cui vive, collocandolo in uno stato di sospensione tra passato e futuro, speranza e nostalgia. Con Zerogrammi nascono creazioni che accolgono suggestioni e ispirazioni dai mondi più diversi. Letteratura e filosofia, tradizione e quotidianità sono gli ingredienti usati per dar vita a spettacoli originali e taglienti, ironici e intensi, lavori contraddistinti da un’accurata operazione di sottrazione. Domenica (7 novembre) saranno due le coreografie proposte. Il palcoscenico sarà sempre quello della Sala Pasolini, con inizio alle ore 18.30. Si comincia con la compagnia di Teatrisospesi che presenterà “Orlando” concept e regia coreografica di Serena Bergamasco. Con ironia e delicatezza s’intraprenderà un viaggio seguendo le “cartografie” dell’Orlando Furioso di Ariosto, i percorsi dettati spesso dal caso, giocando, perdendosi e divertendosi nelle infinite rotte e sconfinamenti, dentro e fuori i topos
ariosteschi; del resto, nell’Orlando, l’ironia, la casualità e il gioco sono sempre presenti e capaci di tessere le fila di un arazzo ricco di intrecci fra personaggi di tradizioni e culture anche diversissime tra loro. Da qui lo scambio dei ruoli, l’empatia, la componente ironica sottesa in tutto il poema. Su tutti la figura nuova per eccellenza: la donna, forse mai narrata in questo modo prima di allora, che capovolge il topos del paladino e della fragile principessa senza la platealità dell’impossibile. Seguirà la compagnia ArtGarage “Body Things Xxy. Charapter 2” che presenterà la coreografia di Macia Del Prete ispirata al racconto “Cinismo” di Sergio Bizzio e all’adattamento coreografico di Lucia Puenzo. Il lavoro rappresenta un’analisi delle fluttuazioni di genere attraverso un’introspettiva sulla realtà del genere nelle persone intersessuali. Lo spartito coreografico si snocciola attraverso una narrazione fragile e difficile incentrata sulla percezione intima e “diversa” di un soggetto non binario mediante le prime esperienze sentimentali e sessuali, tra la confusione che tutto ciò può creare e la pressione psicofisica che ess* subisce nel dover operare una scelta sul proprio corpo. Un quadro crudo di pulsioni e emozioni. Una spirale di compromessi da accettare e domande a cui trovare risposta concretamente con il corpo ma concettualmente con la mente ed il cuore. Il prossimo appuntamento in cartellone è il 17 novembre quando al Teatro Ghirelli (ore 21.00) ci sarà in apertura Movimento Danza con “Polvere” firmato alla coreografia da Gabriella Stazio e subito dopo C&C con “A peso morto” coreografia di Carlo Massari, fotogrammi di una periferia senza tempo e identità. Caratteri, una volta protagonisti, oggi disadattati privi di una funzione sociale, comparse passive, astanti in attesa di cadere in una voragine identitaria che ne cancellerà definitivamente la memoria per dare spazio al nulla.
Johann Sebastian Bach vs Ludwig van Beethoven Continua in crescendo la prima edizione di Salerno Classica, ideata dalle Associazioni Gestione Musica e PianoSolo, un progetto articolato che ha visto le associazioni concorrere e ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo nella sezione Nuove Istanze 2021, con il progetto “Celebrazione, Tradizione, Innovazione”, 15 concerti che coinvolgono oltre il comune di Salerno, che ha sostenuto la kermesse, anche le città di Benevento, Amalfi e Brienza. Il terzo appuntamento di Salerno Classica, è stato fissato per questa sera, nella chiesa di San Benedetto, alle ore 20,30 (Ingresso tra i 7 e gli 8 euro, a seconda delle riduzioni), e saluterà il taglio del nastro della XIII edizione del Festival Internazionale PianoSolo, ideato e firmato da Paolo Francese. Il direttore artistico ha scelto quale titolo della prima serata “Incontri di Stili”, affidandola al sentire musicale della pianista Moira Michelini, che si cimenterà con il concerto per pianoforte e orchestra di Johann Sebastian Bach Concerto in Re minore, BVW 1052 e Marco Vergini, che suonerà al posto della Anna D’Errico, purtroppo, in quarantena preventiva impostale per essere stata a contatto con un presunto caso di covid, il quale eseguirà il concerto per pianoforte e orchestra n. 2 op. 19 in Si bemolle maggiore di Ludwig van Beethoven nella trascrizione per ensemble d’archi. Infatti, entrambi i concerti vedranno la partecipazione dell’Ensemble Lirico Italiano, in quintetto, con Annalaura Tortora e Ilario Ruopolo al violino, Mattia Cucillato alla viola, Francesco D’Arcangelo al cello e Luigi Lamberti al contrabbasso. Degli otto concerti superstiti pervenuti fino a noi, il primo Concerto in Re minore BWV 1052, certamente il
più compiuto ed eseguito, è utilizzato per i primi due tempi nella Cantata Wir müssen durch viel Trübsal BWV 146, e per il terzo tempo nella Cantata Ich habe meine Zuversicht BWV 188, e sembra provenire dal Concerto per violino BWV 1052a: la versione originale potrebbe essere per viola d’amore, o addirittura per viola da gamba o viola di bordone. A quanto è dato sapere, la fonte più antica del concerto risale al 1734 e il fatto che essa comprenda le parti dell’orchestra di mano di Carl Philipp Emanuel induce a supporre che essa fu approntata per un’esecuzione con lo stesso Carl Philipp Emanuel come solista alla tastiera (questa versione è nota con il numero di catalogo BWV 1052a). L’intero concerto è costruito intorno a un registro espressivo severo, scuro e introspettivo reso tanto più evidente dalle tonalità minori; al re minore d’impianto dei movimenti mossi corrisponde infatti il sol minore del tempo lento centrale. L’eco di Vivaldi, dal quale Bach iniziò ad assimilare negli anni di Weimar il concerto italiano attraverso le trascrizioni per tastiera soprattutto dall’Estro armonico, risuona nella vigoria ritmica dei ritornelli dei movimenti mossi. E tuttavia, com’è tipico di Bach, il modello strutturale vivaldiano è ripensato così da sfumare il più possibile o addirittura cancellare la distinzione funzionale tra ritornelli orchestrali tematici da un lato ed episodi solistici figurali dall’altro in virtù di una fitta integrazione e coesione tra le diverse sezioni e di una continua trama contrappuntistica. Inoltre, i movimenti mossi sono improntati a una grande forma ternaria col da capo in cui la parte centrale è sviluppata così da valorizzare l’estro virtuosistico e una condotta imprevedibile nel gioco concertante tra solista e orchestra. Il movimento lento si basa su un basso ostinato, trattato liberamente, sul quale lo strumento a tastiera dipana una linea melodica florida e riccamente ornamentata, articolata in quattro episodi. Risale al 1794 la stesura del Concerto in si bemolle maggiore di L.van Beethoven. Il compositore aveva ventiquattro anni, ma da tempo stava lavorando in profondità sulle risorse espressive del pianoforte; fu lui il primo compositore ad archiviare
definitivamente in cantina clavicembali, clavicordi e spinette. Fin da giovanissimo aveva manifestato una grande attenzione per le tecniche costruttive, che proprio in quegli anni stavano contribuendo ad aumentare la sonorità e la versatilità dello strumento. «Si può far cantare il pianoforte», scrisse proprio intorno al 1794, alludendo a una ricerca timbrica che si può toccare con mano in ogni pagina delle sue prime sonate per pianoforte. Non a caso questo concerto, dopo essere stato eseguito per la prima volta il 29 marzo del 1795 al Burgtheater di Vienna con Beethoven al pianoforte, fu rimaneggiato fino al 1801. L’esposizione del Concerto in si bemolle rivela la stessa esigenza di rinnovamento formale, che si legge anche nelle coeve sonate op. 10. Nel momento in cui ci si aspetterebbe l’apparizione del secondo soggetto, l’orchestra improvvisamente modula verso un ambito totalmente inaspettato, iniziando ad elaborare alcuni spunti del primo tema; proprio come se la forma fosse già approdata alla sezione dedicata allo sviluppo. L’intervento del pianoforte è altrettanto ricco di ambiguità: a presentarsi è un nuovo tema, mai citato nel corso dell’introduzione orchestrale. L’idea era già stata sperimentata da Mozart nel Concerto in re minore KV 466, lavoro che lascia alcune tracce anche nel dialogo tra solista e insieme orchestrale. Mentre nessuna eco settecentesca prende forma nella cadenza solistica, scritta dallo stesso Beethoven nel 1809, quasi quindici anni dopo la prima stesura del Concerto. La voglia di far cantare il pianoforte emerge nel secondo movimento, dove si fa largo un tema lineare e rassicurante come una parola materna; ma al centro della scena non c’è solo il pianoforte, perché l’orchestra assume un ruolo dialogante, capace di dare spessore emotivo alle riflessioni del solista: nell’apparizione del flauto che chiude il movimento si avvertono già i toni bucolici della Sinfonia Pastorale. La prima versione del Concerto in si bemolle terminava con un Rondò dal sapore spiccatamente mozartiano, che Beethoven decise di sostituire in un secondo momento (il brano apparve come pezzo sciolto nel 1825 in una versione
rimaneggiata da Carl Czerny). Il movimento che venne pubblicato nel 1801 si allinea meglio alla fisionomia degli altri finali beethoveniani: un tema tutto ironia si combina con una serie di episodi estremamente variegati che non disdegnano alcune inflessioni zingaresche. A Nocera arrivano i supereroi Un Comune in subbuglio: dove si fermeranno i supereroi? Per il momento girano poche e stringate informazioni. Quello che è certo è che da lunedì 8 a domenica 14 novembre, alcuni attori, conosciutissimi dal pubblico per essere stati tra i protagonisti delle serie Tv più famose, nonché per aver partecipato agli ultimi capitoli del film campione di incassi Avengers, saranno presenti a Nocera Inferiore, in una location segreta, per girare il secondo Teaser della Serie Tv, Witch Legacy, che andrà in onda in tutto il mondo sulle principali piattaforme. Gli appassionati del genere riusciranno a strappare un selfie ai loro beniamini? Witch Legacy è il progetto più innovativo italiano, che si discosta notevolmente dalle tradizionali produzioni Italiane: niente ospedali, né camorra, né polizia. Parliamo di una produzione da più di 200 milioni di dollari, sviluppata per la prima volta in Italia, a differenza dei grandi colossi come Marvel e Warner che hanno le loro origini oltre oceano. Non è soltanto una semplice serie tv, ma può rappresentare l’innovazione produttiva del mercato italiano del cinema, che fino ad ora non si era mai spinto fino a questo punto. «Come produttore principale mi sembrava giusto poter effettuare il battesimo figurativo della serie nei nostri territori, i quali durante le riprese del 2022 saranno anche protagonisti di alcune scene, che saranno girate in provincia di Salerno», anticipa il produttore e ideatore Edoardo Lombardi General Manager di Ema
Entertainment. La serie sarà girata tra Malta e l’Italia; dopo la prima stagione “Le origini”, si svilupperà in altre quattro già programmate, in cui vedremo in azione la nuovissima Lega degli Eroi. La storia, che esplora l’eterno conflitto tra forze del bene e del male, con una narrazione che si muove fra passato e presente, andrà in onda nel 2023 e prevede una lavorazione totale di circa 24 mesi: le riprese sono già partite all’inizio del 2021. Storia e mitologia si fondono e come in ogni prodotto fantasy, creature fatate e incantesimi si scontrano con le lotte per il potere. Supereroi e ambientazioni medioevali si alternano al presente. La protagonista sarà la giovanissima Giada Gentilini, al debutto sul grande schermo, che vestirà i panni di Sara Kennet, destinata a ereditare i potenti poteri da strega, che le permetteranno di lottare con la Lega degli Eroi contro le forze del male per salvare il mondo. Ma al suo fianco ci saranno anche nomi del calibro di Clark Gregg, l’agente Phil Coulson in The Avengers del 2012, per sette stagioni di Agents of S.H.I.E.L.D. su ABC insieme con Chloe Bennet, anche lui agente della serie americana. Lani Minelli, famosa doppiatrice americana anche di alcuni dei più importanti video game al mondo, presterà la sua voce. «Inizialmente era stato concepito come un fumetto, The Witch, poi si è pensato di realizzare un film e infine si è fatta strada l’esigenza di creare un prodotto seriale a lungo termine, da poter collocare, in una ipotetica scala di valori, immediatamente dopo i colossi della Marvel e della DC a cui si ispira. Si è formata una squadra composta da professionalità di ogni paese, che offre un contributo unico alla serie, rendendola di estrema qualità e competitiva sotto molti punti di vista», aggiunge Lombardi. La serie si avvale dei più moderni sistemi di produzione, effetti visivi digitali e CGI, nel DNA del regista Paolo Bertola che da oltre 30 anni alterna il suo lavoro dietro la macchina da presa a quello della progettazione degli effetti visivi digitali. E così in Witch Legacy gli effetti visivi digitali saranno una delle componenti più affascinanti e importanti dell’intero processo di produzione.
Quarta Biennale d’arte contemporanea di Salerno “Lunatica” è il titolo della 4° Biennale di Arte Contemporanea di Salerno perché ogni artista, come la luna, ha un lato oscuro che non mostra mai. La rassegna apre i battenti oggi alle ore 18.30 presso Palazzo Fruscione nel cuore del centro storico di Salerno e vede la partecipazione di 233 artisti, tra provenienti da ogni parte del mondo. Quest’anno viene dedicata una sala al maestro Bartolomeo Gatto, scomparso di recente. Le opere selezionate, tutte inedite e rappresentative della pittura di Gatto, esaltano la natura e cristallizzano l’attimo che diventa eterno. Masse colorate dalla luce, pervase di vita, ci chiedono aiuto per conservare la purezza del loro ambiente. Raccontano storie di passione, di gelosia, di amicizia. Sentimenti forti e chiari. Paesaggi dove l’uomo è stato volutamente dimenticato, resta solo un ancestrale ricordo nella forma antropomorfa di qualche roccia. La pittura di Gatto si evolve: si abbandona la staticità con frammenti di rocce, spigolosi, morbidi, ondeggianti e diretti, che vanno alla conquista di nuovi spazi. Dinamiche forme di colore che corrono lungo la superficie della tela, in un movimento sinuoso e vibrante. Ogni tanto una luna, ma talvolta anche due, si affaccia in una valle desolata. Quel pianeta ci ribalta la prospettiva: quella è la terra su cui vivono gli uomini che diventano spettatori di quei mondi colorati.
Età Romantica: al via la XIII Stagione Concertistica della OFC! Oggi al Teatro S. Alfonso di Pagani si terrà il Concerto Inaugurale della XIII Stagione Concertistica della Orchestra Filarmonica Campana, intitolata “L’Avvenire”. Si chiama Età Romantica, con la direzione del maestro Giulio Marazia e il primo violino di Giuseppe Carotenuto, ed è un evento speciale per la Filarmonica: il Concerto Commemorativo per i 15 anni di attività. Sarà l’occasione per riscoprire questa straordinaria realtà musicale campana e italiana, attiva ormai da anni in Italia e all’estero. L’OFC, con la direzione artistica e musicale del maestro Marazia, procede in una intensa attività musicale, sostenuta dal Ministero della Cultura, dalla Regione Campania e dalla Città di Pagani, oltre che da sponsor privati e mecenati; dal 2021 è membro di MeD (Sistema Musica e Danza per la Campania). La musica classica, per sua natura, riunisce l’eredità del passato e il respiro del presente, riconsegnando il tutto all’avvenire, come recita il titolo della XIII Stagione. Questa edizione vuole indagare questo movimento, questa tensione e il primo appuntamento Età Romantica offre già spunti interessanti su come Tchaikovsky imparava da Mozart e su come Brahms rifletteva su Beethoven. Salerno protagonista ad Aestetica, il salone
mediterraneo dei professionisti Quella di quest’anno non sarà una fiera come tutte le altre. Aestetica, il salone mediterraneo dei professionisti della bellezza, del benessere e dell’acconciatura in programma dal 6 all’8 novembre 2021 alla Mostra d’Oltremare di Napoli, segna il ritorno dei contatti in presenza, delle relazioni tra imprenditori e pubblico di riferimento in cui la stretta di mano ed i sorrisi torneranno ad essere protagonisti. L’edizione 2021 di Aestetica è attesa non solo per la presentazione delle novità del mercato ma anche, e soprattutto, perché apre il cuore di imprenditori e clienti alla speranza di ritornare punti di riferimento della promozione della bellezza. A questo evento, saranno presenti anche tantissimi salernitani titolari di aziende, centri estetici, parrucchieri e professionisti del mondo della bellezza. Tra le 190 aziende provenienti da ogni parte del mondo che animeranno la XXIV edizione di Aestetica ci sarà Decomedical, l’azienda salernitana che da oltre 30 anni progetta e produce apparecchiature per l’estetica professionale, dispositivi per la medicina estetica e sanificatori. Lorenzo De Cola, amministratore di Decomedical, vive questo ritorno agli eventi un po’ come un primo giorno di scuola. «Sarà strano, dopo due anni in cui tutto è stato chiuso, in cui sono mancati i contatti, ritrovarsi dove ci eravamo lasciati. Però, proprio ciò che è accaduto in questo intervallo di tempo renderà il momento della fiera più bello e particolare». Quanto è importante per un’azienda come Decomedical la partecipazione a questo tipo di manifestazioni? «Le fiere ed i saloni dell’estetica hanno sempre avuto un ruolo centrale nella nostra comunicazione e diffusione del brand. Questa che si svolge in Campania ha un suo pubblico di nicchia al quale però guardiamo con grande attenzione». Con quale spirito, oltre alla sensazione di rinascita post
pandemia, vi presentate ad Aestetica? «Siamo tra le aziende italiane del settore più conosciute al mondo e come tali ci presenteremo al pubblico con un grande spazio espositivo, come da tradizione. Un po’ giochiamo in casa, contribuiamo a dare lustro alla fiera, tenuto conto che siamo l’unica azienda in Campania che produce per intero i suoi macchinari» Insomma, Decomedical risponde un po’ alla vecchia logica “dal produttore al consumatore”. E ‘così? «Assolutamente sì. Noi siamo forse gli unici che produciamo nei nostri stabilimenti in provincia di Salerno sia la parte hardware che quella software di tutte le apparecchiature che immettiamo sul mercato. Questo ci consente di essere autonomi nelle scelte e negli interventi che di volta in vota andiamo ad effettuare per migliorare le prestazioni dei nostri prodotti. Possiamo innovare e modificare in qualsiasi momento, con la forza che vi viene dal non essere soggetti a nessuno». Quali sono le novità che bisognerà aspettarsi dalla presenza di Decomedical ad Aestetica? «L’intero ventaglio delle nostre macchine resta al centro della proposta. Ma le novità che illustreremo in particolare in fiera sono due. Endoshaper, un’apparecchiatura per massaggio endodermico corpo e viso più performante rispetto al modello precedente e con maggiori performance in generale. E il Decolaser, uno dei prodotti più richiesti, che abbiamo potenziato con un’area di lavoro raddoppiata che permette una epilazione più veloce. Ma abbiamo rafforzato soprattutto la parte del raffreddamento, che rende più delicata l’esperienza ma anche più efficace. Oltre a proteggere e far durare più a lungo la macchina». Dopo Napoli, quali saranno gli appuntamenti futuri di Decomedical? «A fine novembre saremo in Argentina a Mar de la Plata, Buenos Aires. Qui si svolge uno degli eventi riferimento per tutto il settore. Ci torniamo dopo due anni. Lo faremo forti delle innovazioni tecnologiche che abbiamo apportato ai nostri prodotti».
Oltre seimila commercialisti al focus sull’esperto negoziatore Sono oltre seimila i commercialisti che da tutta Italia prendono parte al corso “L’esperto negoziatore della crisi d’impresa”, della durata di n. 55 ore, organizzato dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Matera con l’associazione “Adr e Crisi”, presieduta da Antonino Trommino. L’iniziativa risponde con immediatezza alle esigenze della categoria – dichiara Eustachio Quintano, presidente dell’Odcec di Matera- che, ancora una volta, è chiamata a seguire percorsi abilitanti per svolgere attività che sono già nel bagaglio di competenze che i commercialisti posseggono. L’esigenza di potere conseguire il requisito per l’iscrizione nell’elenco degli Esperti Negoziatori della crisi d’impresa, istituito presso le Camere di Commercio, è sentita dall’intera categoria, come dimostra non solo il numero degli iscritti al corso, ma soprattutto i 55 Ordini che hanno aderito all’evento. Gli ordini territoriali continuano alacremente a lavorare per gli iscritti – afferma Elbano de Nuccio, numero uno dell’Odcec di Bari – nonostante il delicato momento che la governance nazionale sta attraversando. I colleghi hanno bisogno di “dialogo, ascolto e concretezza” ed è questo che, anche con l’organizzazione di questo evento “corale”, abbiamo dimostrato di essere in grado di fare. Dobbiamo continuare ad affermare con orgoglio il ruolo fondamentale che i commercialisti devono avere nella fase di ripresa economica del Paese e sviluppare il dialogo con il Governo per poter contribuire, con le competenze tecniche che ci appartengo, al processo di riforme di cui il sistema economico necessita.
L’evento – conclude Quintano – è il frutto di un lavoro sinergico, pertanto un dovuto ringraziamento va all’Associazione “Adr e Crisi”, alla società Opd Servizi che gratuitamente ha messo a disposizione la piattaforma informatica per realizzare l’evento e agli ordini di Agrigento, Alessandria, Aosta, Asti, Avezzano, Barcellona Pozzo di Gotto, Bari, Brescia, Brindisi, Cagliari, Caltagirone, Caltanissetta, Campobasso, Cassino, Catanzaro, Civitavecchia, Cosenza, Cremona, Crotone, Enna, Fermo, Frosinone, Gela, Grosseto, Isernia, Lamezia Terme, Larino, Locri, Lucca, Macerata e Camerino, Milano, Monza e Brianza, Napoli Nord, Nocera Inferiore, Novara, Nuoro, Oristano, Palmi, Patti, Pavia, Perugia, Pesaro e Urbino, Ragusa, Reggio Calabria, Sassari, Savona, Taranto, Terni, Tivoli, Trani, Trapani, Verbania, Vercelli, Vibo Valentia che hanno aderito all’iniziativa. A Luigi Snichelotto il premio della Fondazione Portici Campus “per l’impegno civile e culturale” Il prestigioso riconoscimento della Fondazione Portici Campus è stato assegnato al Dottor Luigi Snichelotto, imprenditore, partner McDonald’s per le province di Salerno e Potenza, presidente dell’associazione del terzo settore AssoMiMe (associazione Mezzogiorno Italia Mediterraneo Europa), “per l’impegno civile, sociale e culturale a sostegno della Fondazione”. Il conferimento si è svolto ieri mattina, giovedì 4 novembre 2021, nella suggestiva cornice della Sala del
Galoppatoio del Palazzo Reale di Portici, sede del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II, in occasione dell’evento che ha aperto la Xᵃ edizione di “Portici Meta del Turismo Scientifico in Campania”. Emozionante la motivazione a sostegno del conferimento, che cita le parole di Albert Schweitzer: “Il primo passo nell’evoluzione dell’etica è un senso di solidarietà con altri esseri umani. È il tempo degli uomini che scandisce la svolta alla cittadinanza ed è la memoria e l’esempio dei nostri padri che traccia il sentiero, forgia la volontà ed alimenta la solidarietà”. “Siamo felici ed onorati di partecipare ad eventi di natura altamente scientifica per uno sviluppo sostenibile, sia per l’evoluzione dell’alimentazione umana che per la salvaguardia degli ecosistemi – esordisce Luigi Snichelotto – Ringrazio il Dott. Bruno Provitera, Direttore Generale della Fondazione Portici Campus, il Dott. Vincenzo Cuomo, Sindaco di Portici, il Prof. Danilo Ercolini, Direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e quanti sostengono e partecipano in questo importante ‘Distretto Scientifico’ e rendono possibile l’annuale evento che si è tenuto questa mattina nel Galoppatoio reale della Reggia di Portici”. Un momento di confronto scientifico in una sala affollata dai giovani studenti degli istituti superiori di Portici. “Un’occasione straordinaria per immaginare nuovi scenari e ricadute economiche per il futuro dell’area del Mediterraneo”, continua Luigi Snichelotto, stretto in un legame fortissimo con la città di Portici. Il turismo scientifico è una novità che si sta affermando a Portici, tanto da poter ipotizzare per il futuro lo sviluppo della Borsa di questo segmento turistico che si incastra nell’area vesuviana e nella linea di costa già ricca di attrattive ambientali, storiche e architettoniche, offrendo una opportunità concreta di sviluppo.
Da Salerno a Barcellona, il successo di Luca Galdi Una compagnia teatrale di un salernitano alla conquista dei palcoscenici di Barcellona. Si tratta della “Compagnia teatrale italiana di Barcellona”, fondata e diretta dal salernitano Luca Galdi. Reduce dalla seconda edizione del Festival del Teatro italiano di Barcellona, organizzato magistralmente da Sandro Dieli, la “Compagnia” ha riscosso un enorme successo facendo registrare il sold out e raccogliendo moltissimi riconoscimenti portando in scena la commedia “Galantuomini si nasce”: “E’ stato fantastico rivedere i teatri pieni al 100% , per di più per uno spettacolo in italiano”, ha commentato il direttore Luca Galdi. Dal 28 al 31 Ottobre, oltre 400 persone hanno assistito a spettacoli in lingua italiana, testimoniando che il made in Italy all’estero funziona in tutti i settori: “Quando Sandro Dieli mi propose di far parte del festival mi sembrava un miraggio lontano, adesso non vediamo l’ora di partire con la terza edizione– commenta Galdi-. Abbiamo riscontrato un grandissimo successo nella comunità italiana, ma non solo. C’erano anche moltissimi spagnoli a vederci. Devo ringraziare tutte le attrici e gli attori della compagnia, Sandro Dieli per averci invitato, il maestro Francesco Sinacori che cura la formazione dei nostri laboratori (la Compagnia teatrale italiana ne organizza 2 ogni settimana, ndr), la grafica Michela Capparelli e la fotografa, salernitana anche lei, Federica Zampognaro”. Il festival si è svolto al teatro Golems e ha visto esibirsi anche, lo stesso Sandro Dieli, il maestro Diego Spitaleri e uno spettacolo di Stand Up Comedy “Il primo interamente in italiano- commenta Galdi -. Anche qui Sandro ha creduto nell’idea di portare in scena questo format tanto forte nei paesi anglosassoni, ed è
stato un successo. Grazie ai comici Marco Morgante, Andrea Farina, Wendy e Fred Ricamas per aver partecipato. Grazie anche al Kamoma Spritz bar di Diego Martone che ci ha dato un appoggio essenziale”. Testa al 2022 dunque, “La prossima edizione sarà ancora più grande”. “L’Acquario” di Claudio Grattacaso al Genovesi Al centro della scena – il claustrofobico studio di uno scrittore, ingombro di libri che precludono il contatto con la realtà circostante – campeggia un acquario, i cui abitanti, come in un meccanismo di scatole cinesi, simbolicamente riproducono le dinamiche psicologiche ed emotive dei tre protagonisti. È questa l’immagine descritta dal regista, Marcello Andria, con la quale si presenterà al pubblico “L’Acquario”, lo spettacolo di Claudio Grattacaso in programma sabato 6 novembre (ore 21.15) e domenica 7 novembre (ore 19) al Teatro Genovesi a Salerno. In scena Felice Avella nel ruolo di Donato, Ernesto Fava che sarà Sandro ed Enzo Tota che interpreterà Elio. La direzione di scena è di Angela Guerra; le scene di Luca Capogrosso, il progetto grafico Giulio Iannece; le musiche originali sono di Marco De Simone. Il testo dello spettacolo ha ricevuto la menzione speciale alla quarta edizione del Premio Nazionale Teatrale Achille Campanile “Campaniliana”. “Valicata da tempo la soglia che separa l’età dei progetti dall’età dei bilanci, anche i tre vecchi amici che animano la vicenda – Elio, Donato e Sandro – si cimentano in un insidioso gioco al massacro, che mette a nudo insicurezze, paure, debolezze, fallimenti. Il loro rapporto, logorato dagli anni e dalla consuetudine, ha accumulato un fondo di reciproca insofferenza, di dubbi e
rancori, di doppiezza e risentimento: una miscela corrosiva che d’un tratto deflagra in un dialogo serrato, dai toni ora aggressivi e beffardi, ora lievi e nostalgici – scrive Marcello Andria nelle note di regia – Elementari strategie di difesa inducono di continuo i tre uomini a mutare alleanze, rovesciando il tavolo appena se ne presenta l’opportunità pur di distogliere l’attenzione da sé, pur di salvare almeno un brandello di personale dignità. L’ironia degenera più volte nello scherno, l’insinuazione in affronto, la commiserazione in disprezzo. Le parole graffiano, feriscono, lasciano cicatrici che non si rimargineranno mai del tutto; eppure producono un effetto catartico, liberano l’emotività, aprono imprevisti squarci di quella comunicazione autentica che negli anni era venuta meno. Tre solitudini, in fondo, che alla fine si abbarbicano l’una all’altra e, dopo essersi dilaniate senza esclusione di colpi, proprio come i pesci dell’acquario, ritornano al punto di partenza del loro insensato e tragicomico percorso”. In chiusura Andria fa un chiaro riferimento all’allestimento: “Assecondando le inflessioni agrodolci e il frizzante ritmo della scrittura, sottolineati anche dal commento musicale, l’allestimento punta senza mezzi termini a coinvolgere e a divertire, mettendo in scena una girandola di caratteri, umori, situazioni”.
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