L'"Elegia delle cose perdute" al Pasolini

Pagina creata da Gianluca Colella
 
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L’“Elegia delle cose perdute”
al Pasolini
Torna la danza negli spazi della Sala Pasolini a Salerno. E
torna con una due giorni che rientra nella programmazione di
“Incontri”, la rassegna curata per la direzione artistica da
Antonella Iannone. organizzata dall’Associazione Campania
Danza e realizzata in collaborazione con Bimed e con il
sostegno della Regione Campania e patrocinio del Comune di
Salerno, del Comune di Vallo della Lucania e del Comune di
Gioi Cilento. La rassegna è tra i progetti italiani ad aver
ottenuto l’importante riconoscimento del MiC che sostiene
l’iniziativa. Sabato sera (6 novembre 2021) alle ore 21.00) la
compagnia Zerogrammi presenterà “Elegia delle cose perdute”,
coreografia di Stefano Mazzotta. Il progetto coreografico è
una riscrittura del romanzo “I Poveri” dello scrittore e
storico portoghese Raul Brandao. Nell’indagine intorno al
topos dell’esilio, questa creazione racconta, oltre il suo
significato geografico, la condizione morale che riguardi
chiunque possa sentirsi estraneo al mondo in cui vive,
collocandolo in uno stato di sospensione tra passato e futuro,
speranza e nostalgia. Con Zerogrammi nascono creazioni che
accolgono suggestioni e ispirazioni dai mondi più diversi.
Letteratura e filosofia, tradizione e quotidianità sono gli
ingredienti usati per dar vita a spettacoli originali e
taglienti, ironici e intensi, lavori contraddistinti da
un’accurata operazione di sottrazione. Domenica (7 novembre)
saranno due le coreografie proposte. Il palcoscenico sarà
sempre quello della Sala Pasolini, con inizio alle ore 18.30.
Si comincia con la compagnia di Teatrisospesi che presenterà
“Orlando” concept e regia coreografica di Serena Bergamasco.
Con ironia e delicatezza s’intraprenderà un viaggio seguendo
le “cartografie” dell’Orlando Furioso di Ariosto, i percorsi
dettati spesso dal caso, giocando, perdendosi e divertendosi
nelle infinite rotte e sconfinamenti, dentro e fuori i topos
ariosteschi; del resto, nell’Orlando, l’ironia, la casualità e
il gioco sono sempre presenti e capaci di tessere le fila di
un arazzo ricco di intrecci fra personaggi di tradizioni e
culture anche diversissime tra loro. Da qui lo scambio dei
ruoli, l’empatia, la componente ironica sottesa in tutto il
poema. Su tutti la figura nuova per eccellenza: la donna,
forse mai narrata in questo modo prima di allora, che
capovolge il topos del paladino e della fragile principessa
senza la platealità dell’impossibile. Seguirà la compagnia
ArtGarage “Body Things Xxy. Charapter 2” che presenterà la
coreografia di Macia Del Prete ispirata al racconto “Cinismo”
di Sergio Bizzio e all’adattamento coreografico di Lucia
Puenzo. Il lavoro rappresenta un’analisi delle fluttuazioni di
genere attraverso un’introspettiva sulla realtà del genere
nelle persone intersessuali. Lo spartito coreografico si
snocciola attraverso una narrazione fragile e difficile
incentrata sulla percezione intima e “diversa” di un soggetto
non binario mediante le prime esperienze sentimentali e
sessuali, tra la confusione che tutto ciò può creare e la
pressione psicofisica che ess* subisce nel dover operare una
scelta sul proprio corpo. Un quadro crudo di pulsioni e
emozioni. Una spirale di compromessi da accettare e domande a
cui trovare risposta concretamente con il corpo ma
concettualmente con la mente ed il cuore. Il prossimo
appuntamento in cartellone è il 17 novembre quando al Teatro
Ghirelli (ore 21.00) ci sarà in apertura Movimento Danza con
“Polvere” firmato alla coreografia da Gabriella Stazio e
subito dopo C&C con “A peso morto” coreografia di Carlo
Massari, fotogrammi di una periferia senza tempo e identità.
Caratteri, una volta protagonisti, oggi disadattati privi di
una funzione sociale, comparse passive, astanti in attesa di
cadere in una voragine identitaria che ne cancellerà
definitivamente la memoria per dare spazio al nulla.
Johann Sebastian Bach                                    vs
Ludwig van Beethoven
Continua in crescendo la prima edizione di Salerno Classica,
ideata dalle Associazioni Gestione Musica e PianoSolo, un
progetto articolato che ha visto le associazioni concorrere e
ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo
nella sezione Nuove Istanze 2021, con il progetto
“Celebrazione, Tradizione, Innovazione”, 15 concerti che
coinvolgono oltre il comune di Salerno, che ha sostenuto la
kermesse, anche le città di Benevento, Amalfi e Brienza. Il
terzo appuntamento di Salerno Classica, è stato fissato per
questa sera, nella chiesa di San Benedetto, alle ore 20,30
(Ingresso tra i 7 e gli 8 euro, a seconda delle riduzioni), e
saluterà il taglio del nastro della XIII edizione del Festival
Internazionale PianoSolo, ideato e firmato da Paolo Francese.
Il direttore artistico ha scelto quale titolo della prima
serata “Incontri di Stili”, affidandola al sentire musicale
della pianista Moira Michelini, che si cimenterà con il
concerto per pianoforte e orchestra di Johann Sebastian Bach
Concerto in Re minore, BVW 1052 e Marco Vergini, che suonerà
al posto della Anna D’Errico, purtroppo, in quarantena
preventiva impostale per essere stata a contatto con un
presunto caso di covid, il quale eseguirà il concerto per
pianoforte e orchestra n. 2 op. 19 in Si bemolle maggiore di
Ludwig van Beethoven nella trascrizione per ensemble d’archi.
Infatti, entrambi i concerti vedranno la partecipazione
dell’Ensemble Lirico Italiano, in quintetto, con Annalaura
Tortora e Ilario Ruopolo al violino, Mattia Cucillato alla
viola, Francesco D’Arcangelo al cello e Luigi Lamberti al
contrabbasso. Degli otto concerti superstiti pervenuti fino a
noi, il primo Concerto in Re minore BWV 1052, certamente il
più compiuto ed eseguito, è utilizzato per i primi due tempi
nella Cantata Wir müssen durch viel Trübsal BWV 146, e per il
terzo tempo nella Cantata Ich habe meine Zuversicht BWV 188, e
sembra provenire dal Concerto per violino BWV 1052a: la
versione originale potrebbe essere per viola d’amore, o
addirittura per viola da gamba o viola di bordone. A quanto è
dato sapere, la fonte più antica del concerto risale al 1734 e
il fatto che essa comprenda le parti dell’orchestra di mano di
Carl Philipp Emanuel induce a supporre che essa fu approntata
per un’esecuzione con lo stesso Carl Philipp Emanuel come
solista alla tastiera (questa versione è nota con il numero di
catalogo BWV 1052a). L’intero concerto è costruito intorno a
un registro espressivo severo, scuro e introspettivo reso
tanto più evidente dalle tonalità minori; al re minore
d’impianto dei movimenti mossi corrisponde infatti il sol
minore del tempo lento centrale. L’eco di Vivaldi, dal quale
Bach iniziò ad assimilare negli anni di Weimar il concerto
italiano attraverso le trascrizioni per tastiera soprattutto
dall’Estro armonico, risuona nella vigoria ritmica dei
ritornelli dei movimenti mossi. E tuttavia, com’è tipico di
Bach, il modello strutturale vivaldiano è ripensato così da
sfumare il più possibile o addirittura cancellare la
distinzione funzionale tra ritornelli orchestrali tematici da
un lato ed episodi solistici figurali dall’altro in virtù di
una fitta integrazione e coesione tra le diverse sezioni e di
una continua trama contrappuntistica. Inoltre, i movimenti
mossi sono improntati a una grande forma ternaria col da capo
in cui la parte centrale è sviluppata così da valorizzare
l’estro virtuosistico e una condotta imprevedibile nel gioco
concertante tra solista e orchestra. Il movimento lento si
basa su un basso ostinato, trattato liberamente, sul quale lo
strumento a tastiera dipana una linea melodica florida e
riccamente ornamentata, articolata in quattro episodi. Risale
al 1794 la stesura del Concerto in si bemolle maggiore di
L.van Beethoven. Il compositore aveva ventiquattro anni, ma da
tempo stava lavorando in profondità sulle risorse espressive
del pianoforte; fu lui il primo compositore ad archiviare
definitivamente in cantina clavicembali, clavicordi e
spinette. Fin da giovanissimo aveva manifestato una grande
attenzione per le tecniche costruttive, che proprio in quegli
anni stavano contribuendo ad aumentare la sonorità e la
versatilità dello strumento. «Si può far cantare il
pianoforte», scrisse proprio intorno al 1794, alludendo a una
ricerca timbrica che si può toccare con mano in ogni pagina
delle sue prime sonate per pianoforte. Non a caso questo
concerto, dopo essere stato eseguito per la prima volta il 29
marzo del 1795 al Burgtheater di Vienna con Beethoven al
pianoforte, fu rimaneggiato fino al 1801. L’esposizione del
Concerto in si bemolle rivela la stessa esigenza di
rinnovamento formale, che si legge anche nelle coeve sonate
op. 10. Nel momento in cui ci si aspetterebbe l’apparizione
del secondo soggetto, l’orchestra improvvisamente modula verso
un ambito totalmente inaspettato, iniziando ad elaborare
alcuni spunti del primo tema; proprio come se la forma fosse
già approdata alla sezione dedicata allo sviluppo.
L’intervento del pianoforte è altrettanto ricco di ambiguità:
a presentarsi è un nuovo tema, mai citato nel           corso
dell’introduzione orchestrale. L’idea era già           stata
sperimentata da Mozart nel Concerto in re minore KV 466,
lavoro che lascia alcune tracce anche nel dialogo tra solista
e insieme orchestrale. Mentre nessuna eco settecentesca prende
forma nella cadenza solistica, scritta dallo stesso Beethoven
nel 1809, quasi quindici anni dopo la prima stesura del
Concerto. La voglia di far cantare il pianoforte emerge nel
secondo movimento, dove si fa largo un tema lineare e
rassicurante come una parola materna; ma al centro della scena
non c’è solo il pianoforte, perché l’orchestra assume un ruolo
dialogante, capace di dare spessore emotivo alle riflessioni
del solista: nell’apparizione del flauto che chiude il
movimento si avvertono già i toni bucolici della Sinfonia
Pastorale. La prima versione del Concerto in si bemolle
terminava con un Rondò dal sapore spiccatamente mozartiano,
che Beethoven decise di sostituire in un secondo momento (il
brano apparve come pezzo sciolto nel 1825 in una versione
rimaneggiata da Carl Czerny). Il movimento che venne
pubblicato nel 1801 si allinea meglio alla fisionomia degli
altri finali beethoveniani: un tema tutto ironia si combina
con una serie di episodi estremamente variegati che non
disdegnano alcune inflessioni zingaresche.

A Nocera arrivano i supereroi
Un Comune in subbuglio: dove si fermeranno i supereroi? Per il
momento girano poche e stringate informazioni. Quello che è
certo è che da lunedì 8 a domenica 14 novembre, alcuni attori,
conosciutissimi dal pubblico per essere stati tra i
protagonisti delle serie Tv più famose, nonché per aver
partecipato agli ultimi capitoli del film campione di incassi
Avengers, saranno presenti a Nocera Inferiore, in una location
segreta, per girare il secondo Teaser della Serie Tv, Witch
Legacy, che andrà in onda in tutto il mondo sulle principali
piattaforme. Gli appassionati del genere riusciranno a
strappare un selfie ai loro beniamini? Witch Legacy è il
progetto più innovativo italiano, che si discosta notevolmente
dalle tradizionali produzioni Italiane: niente ospedali, né
camorra, né polizia. Parliamo di una produzione da più di 200
milioni di dollari, sviluppata per la prima volta in Italia, a
differenza dei grandi colossi come Marvel e Warner che hanno
le loro origini oltre oceano. Non è soltanto una semplice
serie tv, ma può rappresentare l’innovazione produttiva del
mercato italiano del cinema, che fino ad ora non si era mai
spinto fino a questo punto. «Come produttore principale mi
sembrava giusto poter effettuare il battesimo figurativo della
serie nei nostri territori, i quali durante le riprese del
2022 saranno anche protagonisti di alcune scene, che saranno
girate in provincia di Salerno», anticipa il produttore e
ideatore Edoardo Lombardi General Manager di Ema
Entertainment. La serie sarà girata tra Malta e l’Italia; dopo
la prima stagione “Le origini”, si svilupperà in altre quattro
già programmate, in cui vedremo in azione la nuovissima Lega
degli Eroi. La storia, che esplora l’eterno conflitto tra
forze del bene e del male, con una narrazione che si muove fra
passato e presente, andrà in onda nel 2023 e prevede una
lavorazione totale di circa 24 mesi: le riprese sono già
partite all’inizio del 2021. Storia e mitologia si fondono e
come in ogni prodotto fantasy, creature fatate e incantesimi
si scontrano con le lotte per il potere. Supereroi e
ambientazioni medioevali si alternano al presente. La
protagonista sarà la giovanissima Giada Gentilini, al debutto
sul grande schermo, che vestirà i panni di Sara Kennet,
destinata a ereditare i potenti poteri da strega, che le
permetteranno di lottare con la Lega degli Eroi contro le
forze del male per salvare il mondo. Ma al suo fianco ci
saranno anche nomi del calibro di Clark Gregg, l’agente Phil
Coulson in The Avengers del 2012, per sette stagioni di Agents
of S.H.I.E.L.D. su ABC insieme con Chloe Bennet, anche lui
agente della serie americana. Lani Minelli, famosa doppiatrice
americana anche di alcuni dei più importanti video game al
mondo, presterà la sua voce. «Inizialmente era stato concepito
come un fumetto, The Witch, poi si è pensato di realizzare un
film e infine si è fatta strada l’esigenza di creare un
prodotto seriale a lungo termine, da poter collocare, in una
ipotetica scala di valori, immediatamente dopo i colossi della
Marvel e della DC a cui si ispira. Si è formata una squadra
composta da professionalità di ogni paese, che offre un
contributo unico alla serie, rendendola di estrema qualità e
competitiva sotto molti punti di vista», aggiunge Lombardi. La
serie si avvale dei più moderni sistemi di produzione, effetti
visivi digitali e CGI, nel DNA del regista Paolo Bertola che
da oltre 30 anni alterna il suo lavoro dietro la macchina da
presa a quello della progettazione degli effetti visivi
digitali. E così in Witch Legacy gli effetti visivi digitali
saranno una delle componenti più affascinanti e importanti
dell’intero processo di produzione.
Quarta    Biennale   d’arte
contemporanea di Salerno
“Lunatica” è il titolo della 4° Biennale di Arte Contemporanea
di Salerno perché ogni artista, come la luna, ha un lato
oscuro che non mostra mai. La rassegna apre i battenti oggi
alle ore 18.30 presso Palazzo Fruscione nel cuore del centro
storico di Salerno e vede la partecipazione di 233 artisti,
tra provenienti da ogni parte del mondo. Quest’anno viene
dedicata una sala al maestro Bartolomeo Gatto, scomparso di
recente. Le opere selezionate, tutte inedite e rappresentative
della pittura di Gatto, esaltano la natura e cristallizzano
l’attimo che diventa eterno. Masse colorate dalla luce,
pervase di vita, ci chiedono aiuto per conservare la purezza
del loro ambiente. Raccontano storie di passione, di gelosia,
di amicizia. Sentimenti forti e chiari. Paesaggi dove l’uomo è
stato volutamente dimenticato, resta solo un ancestrale
ricordo nella forma antropomorfa di qualche roccia. La pittura
di Gatto si evolve: si abbandona la staticità con frammenti di
rocce, spigolosi, morbidi, ondeggianti e diretti, che vanno
alla conquista di nuovi spazi. Dinamiche forme di colore che
corrono lungo la superficie della tela, in un movimento
sinuoso e vibrante. Ogni tanto una luna, ma talvolta anche
due, si affaccia in una valle desolata. Quel pianeta ci
ribalta la prospettiva: quella è la terra su cui vivono gli
uomini che diventano spettatori di quei mondi colorati.
Età Romantica: al via la XIII
Stagione Concertistica della
OFC!
Oggi al Teatro S. Alfonso di Pagani si terrà il Concerto
Inaugurale della XIII Stagione Concertistica della Orchestra
Filarmonica Campana, intitolata “L’Avvenire”. Si chiama Età
Romantica, con la direzione del maestro Giulio Marazia e il
primo violino di Giuseppe Carotenuto, ed è un evento speciale
per la Filarmonica: il Concerto Commemorativo per i 15 anni di
attività. Sarà l’occasione per riscoprire questa straordinaria
realtà musicale campana e italiana, attiva ormai da anni in
Italia e all’estero. L’OFC, con la direzione artistica e
musicale del maestro Marazia, procede in una intensa attività
musicale, sostenuta dal Ministero della Cultura, dalla Regione
Campania e dalla Città di Pagani, oltre che da sponsor privati
e mecenati; dal 2021 è membro di MeD (Sistema Musica e Danza
per la Campania). La musica classica, per sua natura, riunisce
l’eredità del passato e il respiro del presente, riconsegnando
il tutto all’avvenire, come recita il titolo della XIII
Stagione. Questa edizione vuole indagare questo movimento,
questa tensione e il primo appuntamento Età Romantica offre
già spunti interessanti su come Tchaikovsky imparava da Mozart
e su come Brahms rifletteva su Beethoven.

Salerno   protagonista   ad
Aestetica,    il     salone
mediterraneo                                           dei
professionisti
Quella di quest’anno non sarà una fiera come tutte le altre.
Aestetica, il salone mediterraneo dei professionisti della
bellezza, del benessere e dell’acconciatura in programma dal 6
all’8 novembre 2021 alla Mostra d’Oltremare di Napoli, segna
il ritorno dei contatti in presenza, delle relazioni tra
imprenditori e pubblico di riferimento in cui la stretta di
mano ed i sorrisi torneranno ad essere protagonisti.
L’edizione 2021 di Aestetica è attesa non solo per la
presentazione delle novità del mercato ma anche, e
soprattutto, perché apre il cuore di imprenditori e clienti
alla speranza di ritornare punti di riferimento della
promozione della bellezza. A questo evento, saranno presenti
anche tantissimi salernitani titolari di aziende, centri
estetici, parrucchieri e professionisti del mondo della
bellezza. Tra le 190 aziende provenienti da ogni parte del
mondo che animeranno la XXIV edizione di Aestetica ci sarà
Decomedical, l’azienda salernitana che da oltre 30 anni
progetta e produce apparecchiature per l’estetica
professionale, dispositivi per la medicina estetica e
sanificatori. Lorenzo De Cola, amministratore di Decomedical,
vive questo ritorno agli eventi un po’ come un primo giorno di
scuola. «Sarà strano, dopo due anni in cui tutto è stato
chiuso, in cui sono mancati i contatti, ritrovarsi dove ci
eravamo lasciati. Però, proprio ciò che è accaduto in questo
intervallo di tempo renderà il momento della fiera più bello e
particolare». Quanto è importante per un’azienda come
Decomedical la partecipazione a questo tipo di manifestazioni?
«Le fiere ed i saloni dell’estetica hanno sempre avuto un
ruolo centrale nella nostra comunicazione e diffusione del
brand. Questa che si svolge in Campania ha un suo pubblico di
nicchia al quale però guardiamo con grande attenzione». Con
quale spirito, oltre alla sensazione di rinascita post
pandemia, vi presentate ad Aestetica? «Siamo tra le aziende
italiane del settore più conosciute al mondo e come tali ci
presenteremo al pubblico con un grande spazio espositivo, come
da tradizione. Un po’ giochiamo in casa, contribuiamo a dare
lustro alla fiera, tenuto conto che siamo l’unica azienda in
Campania che produce per intero i suoi macchinari» Insomma,
Decomedical risponde un po’ alla vecchia logica “dal
produttore al consumatore”. E ‘così? «Assolutamente sì. Noi
siamo forse gli unici che produciamo nei nostri stabilimenti
in provincia di Salerno sia la parte hardware che quella
software di tutte le apparecchiature che immettiamo sul
mercato. Questo ci consente di essere autonomi nelle scelte e
negli interventi che di volta in vota andiamo ad effettuare
per migliorare le prestazioni dei nostri prodotti. Possiamo
innovare e modificare in qualsiasi momento, con la forza che
vi viene dal non essere soggetti a nessuno». Quali sono le
novità che bisognerà aspettarsi dalla presenza di Decomedical
ad Aestetica? «L’intero ventaglio delle nostre macchine resta
al centro della proposta. Ma le novità che illustreremo in
particolare in fiera sono due. Endoshaper, un’apparecchiatura
per massaggio endodermico corpo e viso più performante
rispetto al modello precedente e con maggiori performance in
generale. E il Decolaser, uno dei prodotti più richiesti, che
abbiamo potenziato con un’area di lavoro raddoppiata che
permette una epilazione più veloce. Ma abbiamo rafforzato
soprattutto la parte del raffreddamento, che rende più
delicata l’esperienza ma anche più efficace. Oltre a
proteggere e far durare più a lungo la macchina». Dopo Napoli,
quali saranno gli appuntamenti futuri di Decomedical? «A fine
novembre saremo in Argentina a Mar de la Plata, Buenos Aires.
Qui si svolge uno degli eventi riferimento per tutto il
settore. Ci torniamo dopo due anni. Lo faremo forti delle
innovazioni tecnologiche che abbiamo apportato ai nostri
prodotti».
Oltre seimila commercialisti
al    focus    sull’esperto
negoziatore
Sono oltre seimila i commercialisti che da tutta Italia
prendono parte al corso “L’esperto negoziatore della crisi
d’impresa”, della durata di n. 55 ore, organizzato dall’Ordine
dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Matera
con l’associazione “Adr e Crisi”, presieduta da Antonino
Trommino. L’iniziativa risponde con immediatezza alle esigenze
della categoria – dichiara Eustachio Quintano, presidente
dell’Odcec di Matera- che, ancora una volta, è chiamata a
seguire percorsi abilitanti per svolgere attività che sono già
nel bagaglio di competenze che i commercialisti posseggono.
L’esigenza di potere conseguire il requisito per l’iscrizione
nell’elenco degli Esperti Negoziatori della crisi d’impresa,
istituito presso le Camere di Commercio, è sentita dall’intera
categoria, come dimostra non solo il numero degli iscritti al
corso, ma soprattutto i 55 Ordini che hanno aderito
all’evento. Gli ordini territoriali continuano alacremente a
lavorare per gli iscritti – afferma Elbano de Nuccio, numero
uno dell’Odcec di Bari – nonostante il delicato momento che la
governance nazionale sta attraversando. I colleghi hanno
bisogno di “dialogo, ascolto e concretezza” ed è questo che,
anche con l’organizzazione di questo evento “corale”, abbiamo
dimostrato di essere in grado di fare. Dobbiamo continuare ad
affermare con orgoglio il ruolo fondamentale che i
commercialisti devono avere nella fase di ripresa economica
del Paese e sviluppare il dialogo con il Governo per poter
contribuire, con le competenze tecniche che ci appartengo, al
processo di riforme di cui il sistema economico necessita.
L’evento – conclude Quintano – è il frutto di un lavoro
sinergico,    pertanto    un   dovuto    ringraziamento     va
all’Associazione “Adr e Crisi”, alla società Opd Servizi che
gratuitamente ha messo a disposizione la piattaforma
informatica per realizzare l’evento e agli ordini di
Agrigento, Alessandria, Aosta, Asti, Avezzano, Barcellona
Pozzo di Gotto, Bari, Brescia, Brindisi, Cagliari,
Caltagirone, Caltanissetta, Campobasso, Cassino, Catanzaro,
Civitavecchia, Cosenza, Cremona, Crotone, Enna, Fermo,
Frosinone, Gela, Grosseto, Isernia, Lamezia Terme, Larino,
Locri, Lucca, Macerata e Camerino, Milano, Monza e Brianza,
Napoli Nord, Nocera Inferiore, Novara, Nuoro, Oristano, Palmi,
Patti, Pavia, Perugia, Pesaro e Urbino, Ragusa, Reggio
Calabria, Sassari, Savona, Taranto, Terni, Tivoli, Trani,
Trapani, Verbania, Vercelli, Vibo Valentia che hanno aderito
all’iniziativa.

A Luigi Snichelotto il premio
della   Fondazione   Portici
Campus “per l’impegno civile
e culturale”
Il prestigioso riconoscimento della Fondazione Portici Campus
è stato assegnato al Dottor Luigi Snichelotto, imprenditore,
partner McDonald’s per le province di Salerno e Potenza,
presidente dell’associazione del terzo settore AssoMiMe
(associazione Mezzogiorno Italia Mediterraneo Europa), “per
l’impegno civile, sociale e culturale a sostegno della
Fondazione”. Il conferimento si è svolto ieri mattina, giovedì
4 novembre 2021, nella suggestiva cornice della Sala del
Galoppatoio del Palazzo Reale di Portici, sede del
Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II, in
occasione dell’evento che ha aperto la Xᵃ edizione di “Portici
Meta del Turismo Scientifico in Campania”. Emozionante la
motivazione a sostegno del conferimento, che cita le parole di
Albert Schweitzer: “Il primo passo nell’evoluzione dell’etica
è un senso di solidarietà con altri esseri umani. È il tempo
degli uomini che scandisce la svolta alla cittadinanza ed è la
memoria e l’esempio dei nostri padri che traccia il sentiero,
forgia la volontà ed alimenta la solidarietà”. “Siamo felici
ed onorati di partecipare ad eventi di natura altamente
scientifica per uno sviluppo sostenibile, sia per l’evoluzione
dell’alimentazione umana che per la salvaguardia degli
ecosistemi – esordisce Luigi Snichelotto – Ringrazio il Dott.
Bruno Provitera, Direttore Generale della Fondazione Portici
Campus, il Dott. Vincenzo Cuomo, Sindaco di Portici, il Prof.
Danilo Ercolini, Direttore del Dipartimento di Agraria
dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e quanti
sostengono e partecipano in questo importante ‘Distretto
Scientifico’ e rendono possibile l’annuale evento che si è
tenuto questa mattina nel Galoppatoio reale della Reggia di
Portici”. Un momento di confronto scientifico in una sala
affollata dai giovani studenti degli istituti superiori di
Portici. “Un’occasione straordinaria per immaginare nuovi
scenari e ricadute economiche per il futuro dell’area del
Mediterraneo”, continua Luigi Snichelotto, stretto in un
legame fortissimo con la città di Portici. Il turismo
scientifico è una novità che si sta affermando a Portici,
tanto da poter ipotizzare per il futuro lo sviluppo della
Borsa di questo segmento turistico che si incastra nell’area
vesuviana e nella linea di costa già ricca di attrattive
ambientali, storiche e architettoniche, offrendo una
opportunità concreta di sviluppo.
Da Salerno a Barcellona, il
successo di Luca Galdi
Una compagnia teatrale di un salernitano alla conquista dei
palcoscenici di Barcellona. Si tratta della “Compagnia
teatrale italiana di Barcellona”, fondata e diretta dal
salernitano Luca Galdi. Reduce dalla seconda edizione del
Festival del Teatro italiano di Barcellona, organizzato
magistralmente da Sandro Dieli, la “Compagnia” ha riscosso un
enorme successo facendo registrare il sold out e raccogliendo
moltissimi riconoscimenti portando in scena la commedia
“Galantuomini si nasce”: “E’ stato fantastico rivedere i
teatri pieni al 100% , per di più per uno spettacolo in
italiano”, ha commentato il direttore Luca Galdi. Dal 28 al 31
Ottobre, oltre 400 persone hanno assistito a spettacoli in
lingua italiana, testimoniando che il made in Italy all’estero
funziona in tutti i settori: “Quando Sandro Dieli mi propose
di far parte del festival mi sembrava un miraggio lontano,
adesso non vediamo l’ora di partire con la terza edizione–
commenta Galdi-. Abbiamo riscontrato un grandissimo successo
nella comunità italiana, ma non solo. C’erano anche moltissimi
spagnoli a vederci. Devo ringraziare tutte le attrici e gli
attori della compagnia, Sandro Dieli per averci invitato, il
maestro Francesco Sinacori che cura la formazione dei nostri
laboratori (la Compagnia teatrale italiana ne organizza 2 ogni
settimana, ndr), la grafica Michela Capparelli e la fotografa,
salernitana anche lei, Federica Zampognaro”. Il festival si è
svolto al teatro Golems e ha visto esibirsi anche, lo stesso
Sandro Dieli, il maestro Diego Spitaleri e uno spettacolo di
Stand Up Comedy “Il primo interamente in italiano- commenta
Galdi -. Anche qui Sandro ha creduto nell’idea di portare in
scena questo format tanto forte nei paesi anglosassoni, ed è
stato un successo. Grazie ai comici Marco Morgante, Andrea
Farina, Wendy e Fred Ricamas per aver partecipato. Grazie
anche al Kamoma Spritz bar di Diego Martone che ci ha dato un
appoggio essenziale”. Testa al 2022 dunque, “La prossima
edizione sarà ancora più grande”.

“L’Acquario”   di    Claudio
Grattacaso al Genovesi
Al centro della scena – il claustrofobico studio di uno
scrittore, ingombro di libri che precludono il contatto con la
realtà circostante – campeggia un acquario, i cui abitanti,
come in un meccanismo di scatole cinesi, simbolicamente
riproducono le dinamiche psicologiche ed emotive dei tre
protagonisti. È questa l’immagine descritta dal regista,
Marcello Andria, con la quale si presenterà al pubblico
“L’Acquario”, lo spettacolo di Claudio Grattacaso in programma
sabato 6 novembre (ore 21.15) e domenica 7 novembre (ore 19)
al Teatro Genovesi a Salerno. In scena Felice Avella nel ruolo
di Donato, Ernesto Fava che sarà Sandro ed Enzo Tota che
interpreterà Elio. La direzione di scena è di Angela Guerra;
le scene di Luca Capogrosso, il progetto grafico Giulio
Iannece; le musiche originali sono di Marco De Simone. Il
testo dello spettacolo ha ricevuto la menzione speciale alla
quarta edizione del Premio Nazionale Teatrale Achille
Campanile “Campaniliana”. “Valicata da tempo la soglia che
separa l’età dei progetti dall’età dei bilanci, anche i tre
vecchi amici che animano la vicenda – Elio, Donato e Sandro –
si cimentano in un insidioso gioco al massacro, che mette a
nudo insicurezze, paure, debolezze, fallimenti. Il loro
rapporto, logorato dagli anni e dalla consuetudine, ha
accumulato un fondo di reciproca insofferenza, di dubbi e
rancori, di doppiezza e risentimento: una miscela corrosiva
che d’un tratto deflagra in un dialogo serrato, dai toni ora
aggressivi e beffardi, ora lievi e nostalgici – scrive
Marcello Andria nelle note di regia – Elementari strategie di
difesa inducono di continuo i tre uomini a mutare alleanze,
rovesciando il tavolo appena se ne presenta l’opportunità pur
di distogliere l’attenzione da sé, pur di salvare almeno un
brandello di personale dignità. L’ironia degenera più volte
nello scherno, l’insinuazione in affronto, la commiserazione
in disprezzo. Le parole graffiano, feriscono, lasciano
cicatrici che non si rimargineranno mai del tutto; eppure
producono un effetto catartico, liberano l’emotività, aprono
imprevisti squarci di quella comunicazione autentica che negli
anni era venuta meno. Tre solitudini, in fondo, che alla fine
si abbarbicano l’una all’altra e, dopo essersi dilaniate senza
esclusione di colpi, proprio come i pesci dell’acquario,
ritornano al punto di partenza del loro insensato e
tragicomico percorso”. In chiusura Andria fa un chiaro
riferimento all’allestimento: “Assecondando le inflessioni
agrodolci e il frizzante ritmo della scrittura, sottolineati
anche dal commento musicale, l’allestimento punta senza mezzi
termini a coinvolgere e a divertire, mettendo in scena una
girandola di caratteri, umori, situazioni”.
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