L'Australia alla Biennale di Venezia 2009 Presentazione del Commissario - Australia Venice Biennale 2009

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L'Australia alla Biennale di Venezia 2009 Presentazione del Commissario - Australia Venice Biennale 2009
L’Australia alla Biennale di Venezia 2009
Presentazione del Commissario
Doug Hall AM, Commissario della delegazione australiana alla Biennale di Venezia 2009

Quando è tornato dal New South Wales occidentale, all’inizio del 2009, Shaun Gladwell ha
portato con sé immagini che costituivano un’estensione delle sue opere ospitate
all’esposizione Pensa con i sensi – Senti con la mente alla Biennale di Venezia 2007. Per la
Biennale di Venezia 2009 Shaun è l’artista che al Padiglione Australia rappresenta il nostro
paese. L’attenzione di Shaun per il paesaggio, e per gli spazi urbani, è una riprova
dell’importanza del senso del luogo nella nostra arte nazionale. Ma la sua sete di conoscenza
e il suo particolare interesse per il ruolo della cultura della propria generazione (sia le idee sia i
protagonisti) nella vita contemporanea, danno un’idea della portata della sua immaginazione.
Shaun ha trasformato il padiglione in un quadro personale che esplora il suo particolare senso
dell’allegoria, del luogo e dello spazio; ma questo senso dell’allegoria investe l’artista stesso, il
quale ne diventa quindi un elemento essenziale ai fini del suo significato simbolico.
Venezia è un evento importante per l’arte australiana contemporanea, poiché rappresenta una
fonte d’ispirazione in cui la nostra introspezione culturale, ciò a cui attribuiamo valore, è visto
in un contesto internazionale e dedicato ogni due anni a un pubblico entusiasta.
Ancora una volta, come negli ultimi anni, la presenza dell’Australia a Venezia va ben oltre il
suo padiglione. La vicina Ludoteca è il secondo luogo dove si svolge l’evento e ciascuno degli
artisti che vi espone ha realizzato opere, in modi molto differenti, che sono permeate da
influenze al tempo stesso personali, culturali e ambientali.
L’enorme installazione di Claire Healy e Sean Cordeiro occupa tutta la cappella della
Ludoteca, il suo monumentalismo e la sua immobilità sono come un memento mori
nell’alludere alla transitorietà e alla provvisorietà. L’opera di Vernon Ah Kee affronta temi della
politica sociale e culturale contemporanea, temi di esclusione della popolazione indigena, ma
la moderna rappresentazione di questa esclusione è analizzata attraverso simboli emblematici
rappresentativi della cultura bianca australiana. Osservando l’istallazione di Ken Yonetani non
si può che pensare alla bellezza della natura e provare compassione per la sua vulnerabilità.
Quattro artisti molto diversi tra loro dimostrano il sostegno della nostra comunità artistica a un
modo ormai consolidato di sostenere la cultura australiana in un contesto internazionale. Ciò è
dimostrato dalla calda accoglienza e dal particolare interesse critico per l’arte australiana; un
fenomeno che interessa anche l’architettura, la letteratura, il cinema e la musica. Come nel
caso degli altri partecipanti alla Biennale, questa attenzione positiva si esprime in un contesto
in cui la vanità e il nazionalismo sono messi da parte e in cui svolge un ruolo fondamentale il
valore che attribuiamo ai nostri artisti.
La partecipazione dell’Australia alla Biennale riflette la natura del sostegno dato alle arti da
varie parti, governo, associazioni, singoli individui e associazioni filantropiche, ciascuna delle
quali mostra un eccezionale impegno senza escludere le altre.

Desidero esprimere la più profonda gratitudine per il generoso sostegno finanziario dei
numerosi partner pubblici e privati. Inoltre ringrazio di cuore gli artisti, Tania Doropoulos
(project manager di Shaun Gladwell) e Felicity Fenner (curatrice di Once Removed) per la
dedizione e l’impegno dimostrato nel presentare le mostre australiane alla Biennale di Venezia
2009.
L'Australia alla Biennale di Venezia 2009 Presentazione del Commissario - Australia Venice Biennale 2009
Biografia di Doug Hall AM

Doug Hall AM, considerato uno dei principali esperti d’arte australiani, è il Commissario
dell’Australia alla Biennale di Venezia 2009. Dal 1987 al 2007 è stato direttore della
Queensland Art Gallery di Brisbane, in Australia. Ha fatto parte di varie organizzazioni culturali
statali e federali, tra cui l’Australia Council for the Arts, del quale è stato membro e in cui ha
presieduto la commissione per le arti visive. Hall ha inoltre fatto parte dell’Australia
International Cultural Council (AICC). Attualmente fa parte del comitato esecutivo
dell’Australia-Thailand Institute, dell’Asia Art Council, del Guggenheim Museum di New York
ed è direttore della Deutscher and Hackett, un’importante casa d’aste australiana che opera a
Melbourne e Sydney. Continua inoltre la propria attività accademica e altre attività di
consulenza nella regione dell’Australasia. Sotto la sua direzione, la Queensland Art Gallery ha
rivolto ancora maggiore attenzione al contesto artistico internazionale e ha sviluppato un forte
interesse per l’Asia, in particolare grazie all’iniziativa di Hall, l’Asia-Pacific Triennial of
Contemporary Art. Hall ha concepito l’idea di una Gallery of Modern Art e ne ha coordinato la
realizzazione; la galleria è stata inaugurata nel dicembre 2006 e in termini di dimensioni è oltre
il doppio di quella precedente. Nel 1999 gli è stata conferita la laurea honoris causa in filosofia
per il contributo apportato alle arti visive nel Queensland. Nel giugno 2001 gli è stato conferito
l’Order of Australia (AM) e nel 2006 la Francia lo ha nominato Chevalier dans l‘Ordre des Arts
et Lettres.
Shaun Gladwell rappresenta l’Australia alla Biennale di Venezia
Alla 53. Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia, l’innovativo artista
Shaun Gladwell guida un’eccezionale vetrina di quattro tra gli artisti più promettenti
del paese.

La Binnale di Venezia, la più antica e una delle più prestigiose esposizioni di arte
contemporanea, si terrà quest’anno dal 7 giugno al 22 novembre. L’Australia sarà
rappresentata da una serie di opere di videoarte di Shuan Gladwell e da Once Removed,
una mostra di installazioni di quattro artisti all’inizio della propria carriera.

Shaun Gladwell presenterà il suo accattivante progetto MADDESTMAXIMVS nel Padiglione
Australia, nei Giardini della Biennale. MADDESTMAXIMVS è un’affascinante suite di cinque
video legati da una tematica comune ai quali si uniscono elementi scultorei e fotografici, il
tutto ispirato al paesaggio dell’entroterra australiano e ai film della trilogia Mad Max.

Le sue emozionanti opere fondono la cultura urbana contemporanea e il vissuto personale
dell’artista attraverso iI video, la pittura, la scultura e la performance. Gladwell è stato uno
dei tre artisti australiani ad essere selezionati per prendere parte all’esposizione Pensa con i
sensi – Senti con la mente alla Biennale di Venezia 2007. Le sue opere sono state ospitate
in importanti esposizioni a livello nazionale e internazionale, tra cui le biennali di San Paolo,
Busan, Taipei e Sydney e la triennale di Yokohama. Ha inoltre partecipato a programmi di
“Artist in Residence” in Europa, Asia e nelle Americhe e ha ottenuto una borsa di studio
dell’Australian Council nel 2006.

Alla Biennale di Venezia l’Australia sarà inoltre rappresentata da quattro artisti all’inizio della
propria carriere con la mostra Once Removed alla Ludoteca, nell’area del Castello. Curata
da Felicity Fenner, Once Removed presenta una serie di installazioni accomunate dai temi
dell’identità aborigena, dell’ambiente e dello sradicamento. Le opere presentate sono: Cant
Chant (Wegrewhere), dell’artista aborigeno Vernon Ah Kee, Sweet Barrier Reef, dell’artista
giapponese residente in Australia Ken Yonetani e Life Span, di Claire Healy e Sean
Cordeiro.

Doug Hall AM, commissario della delegazione australiana alla Biennale di Venezia, ha
affermato che il paese a dato tutto se stesso per questo evento.

“Alla Biennale di Venezia 2009 l’Australia presenterà alcuni dei migliori artisti emersi nello
scorso decennio sulla scena artistica contemporanea del paese. I loro stili così diversi
(urbano, indigeno, politico, culturale) mostrano aspetti del paese forse sconosciuti a molti tra
il pubblico internazionale. Sono questi gli stili che rappresentano il nuovo volto dell’arte
contemporanea australiana,” ha affermato Doug Hall.

L’Australia Council for the Arts gestisce e finanzia la rappresentazione australiana da oltre
30 anni. Rappresentanti per l’Australia in passato sono stati tra gli altri Sydney Nolan
(1954), Imants Tillers (1986), Arthur Boyd (1988), Judy Watson, Emily Kame Kngwarreye
(1997), Howard Arkley (1999), Patricia Piccinini (2003), Ricky Swallow (2005), Susan
Norrie, Daniel von Sturmer e Callum Morton (2007).

Contatto per i media a Venezia: lgrossmann@goldmannpr.de
Ulteriori informazioni su www.australiavenicebiennale.com.au/
Immagini ad alta risoluzione sono disponibili su
www.australiavenicebiennale.com.au/mediadocs.html
Once Removed
di Felicity Fenner, curatrice di Once Removed

Once Removed è una mostra di tre installazioni incentrate su vari aspetti del concetto di luogo
e sulla difficile condizione di chi vive lo sradicamento. Nell’interpretare vari aspetti
dell’ambiente e della cultura australiani, ma anche dell’ex convento che ospita la mostra,
queste opere rivelano i differenti approcci al concetto di luogo e di sradicamento da parte di
giovani artisti australiani appartenenti a diversi background etnici.

La sradicamento di singoli individui, comunità e interi gruppi etnici è un fenomeno globale,
mentre a tutti è nota la sensazione che si prova quando ci si sente fuori posto. In quanto
emigrante, immigrato o indigeno, ciascuno degli artisti che espone in Once Removed ha
vissuto lo sradicamento culturale. La famiglia di Sean Cordeiro è originaria di Singapore e sia
Cordeiro sia Claire Healy vivono in giro per il mondo e al momento lavorano tra Sydney e
Berlino. Vernon Ah Kee, un aborigeno australiano di lontane origini cinesi, vive a Brisbane,
una città a maggioranza anglo-celtica dove ha vissuto gli aspetti peggiori della migrazione, il
razzismo e l’ostracismo. Ken Yonetani è immigrato appena sei anni fa dal Giappone in
Australia con una scarsa conoscenza dell’inglese e vive ora nelle montagne a ovest di
Sydney. Le varie esperienze del concetto di “altro” vissute da questi artisti forniscono una
visione che è alla base delle storie raccontate da queste installazioni.

Situata nel Sud Pacifico, tra l’Indonesia e la Nuova Zelanda, l’Australia non potrebbe essere
più lontana da quella cultura europea su cui è stata fondata. Fino a poco tempo fa molti
australiani mostravano purtroppo uno scarso interesse per le culture aborigene, e per quelle
asiatiche e del Pacifico. Tuttavia negli ultimi vent’anni una riconsiderazione, a livello politico,
del posto dell’Australia nel mondo ha fatto crescere notevolmente l’interesse del pubblico
nazionale e internazionale per l’arte aborigena e ha quindi generato una nuova volontà del
paese di avvicinarsi alle culture dei vicini paesi dell’Asia e del Pacifico. Eventi artistici
fondamentali nati in questo periodo, come la Asia Pacific Triennial, hanno esplorato l’arte
aborigena e non indigena nel contesto delle attuali pratiche che caratterizzano le arti visive
della regione, stimolando un dialogo che ispira gran parte dell’arte australiana
contemporanea. Processi di riconsiderazione di questo tipo si sono verificati in tutto il mondo,
in considerazione del fatto che l’attenzione dei curatori artistici e del pubblico si è spostato
dall’arte tradizionale all’arte delle culture non occidentali. L’attuale cultura artistica australiana
si è rivelata fondamentale nel quadro di questo cambiamento; in questo senso hanno svolto
un ruolo di primo piano artisti quali Vernon Ah Kee e Ken Yonetani, le cui opere nascono da e
analizzano le eredità rispettivamente aborigene e asiatiche.

L’espressione “once removed” (parentela di secondo grado) oltre a indicare il concetto di una
parentela con un’altra generazione, evoca un’idea di lontananza, di distanza, di diversità
rispetto alla norma. Nel contesto delle opere di Healy e Cordeiro, l’espressione si riferisce ai
concetti di allontanamento e di rinascita, all’esperienza di chi si trasferisce da un posto a un
altro mettendo in valigia, spostando e ricontestualizzando gli oggetti della vita quotidiana,
oggetti che hanno un significato personale ed evocano memorie. Nel progetto di Ah Kee
l’espressione “once removed” si riferisce in modo evidente al fenomeno postcoloniale dello
sradicamento in massa della popolazione aborigena (in particolare alla Generazione rubata di
bambini aborigeni), ma esprime allo stesso tempo il senso di distacco dell’artista da una
società che continua a escludere i gruppi indigeni e altri gruppi etnici dagli aspetti simbolici
della vita culturale australiana. Il progetto di Yonetani esplora il distacco tra l’essere umano e il
mondo naturale ponendo l’accento sul pericolo di un’esistenza che si compiace di essere
“once removed” dalla natura.

Il contrasto tra la disposizione formale degli elementi e il senso di caos è un accorgimento
impiegato dagli artisti di Once Removed con l’intento di dare un senso al distacco e allo
sradicamento. Le sculture di zucchero allestite con estrema accuratezza da Yonetani sono
rese in un linguaggio che intende di descrivere le dannose conseguenze dall’allontanamento
dell’uomo dal mondo naturale. Dal punto di vista estetico la sua pratica artistica ha origine
nella cultura asiatica, in particolare da quelle tradizioni culturali, come il giardino zen
giapponese, che mettono in mostra una natura organizzata secondo un ordine. Anche se la
distanza tra le sculture potrebbe ispirare un senso di serenità, l’installazione evoca un
paesaggio post-apocalittico in cui tutto è di un bianco accecante e privo di vita. In questa
installazione gli eccessi della vita sono legati indissolubilmente all’autodistruzione e alla morte.
Sweet Barrier Reef, ad esempio, mostra le disastrose conseguenze dell’uso dell’ambiente
naturale come discarica dell’industria consumistica.

Le storie e le scritte a muro di Vernon Ah Kee, incentrate sul surfing, nascono dalla stessa
necessità di creare un ordine dall’evidente disperazione, nel suo caso un pessimismo causato
dall’oppressione razziale. Allontanandosi dalle familiari tradizioni visive dell’arte aborigena e
adottando invece un lessico concettuale pervaso da un amaro umorismo, Ah Kee scarta
l’ipotesi di quel tipo di categorizzazione culturale che separa l’arte aborigena da quella non
indigena. La rabbia per lo sradicamento degli aborigeni australiani e degli abitanti delle isole
nello Stretto di Torres è qui espressa chiaramente con testi a muro in bianco e nero e con
cortometraggi su surfisti aborigeni che rivendicano la spiaggia, uno scenario surreale da fiaba
nel contesto di un’Australia moderna nota in tutto il mondo per una cultura della spiaggia
dominata dall’uomo bianco.

Le installazioni di Ah Kee e Yonetani esplorano temi della vita socio-politica australiana la cui
importanza va ben oltre i confini nazionali. Al contrario, l’installazione di Healy e Cordeiro, Life
Span, realizzata per l’occasione, raccoglie i sogni, le paure e i desideri del mondo in un pila
perfettamente ordinata che è stato concepita e disposta in modo da contrapporsi all’arte e
all’architettura caratteristiche della cornice religiosa veneziana in cui è inserita. Questo
monolito torreggiante contiene 195.774 videocassette, la cui durata complessiva è di 66,1
anni, la durata media della vita dell’uomo. Il contenuto di questo monumento fatto di
videocassette riflette sulla condizione umana, sul significato della vita e sulla mortalità.
L’istallazione sovrasta in modo sproporzionato la piccola chiesa e alla dottrina religiosa
sostituisce il film come strumento per trovare la quiete e l’appagamento spirituale. Il contrasto
tra i video e la chiesa ha lo scopo di accentuare l’importanza sia dell’opera sia della chiesa e
la pila di videocassette, dispositivi ormai obsoleti, è una perfetta metafora non solo del forzato
confezionamento di esperienze ed emozioni che caratterizza la società, ma anche della
fondamentale transitorietà della vita stessa.

Prese tutte insieme, queste opere criticano il vorace consumismo della società e la
mercificazione di oggetti, luoghi e persone. Lo sradicamento a cui fa riferimento il tema di
ciascuno di questi lavori echeggia nell’incongruo contesto dell’esposizione, a volte attraverso
imprevisti paralleli con la città stessa. L’acqua, ad esempio, è un tema fondamentale nelle
opere di Ah Kee e Yonetani. Ah Kee propone l’improbabile restituzione della spiaggia e della
sua cultura agli abitanti originari dell’Australia, mentre le scogliere di zucchero di Yonetani
evocano la distruzione dell’ambiente marino causata dall’attività umana. Entrambe le opere
richiamano alla condizione di Venezia, una città dove l’ambiente è minacciato dal turismo e
dalla sua utopica ricerca di un posto che scompare velocemente. Nell’insieme, l’aspetto
fantastico delle opere di Once Removed invitano ad abbandonare lo scetticismo, proprio come
fa Venezia, perché le cose non sono come sembrano. Elemento essenziale di queste opere
sono le allusioni, invisibili e impenetrabili, che si celano sotto la superficie.

Felicity Fenner è la curatrice della Ivan Dougherty Gallery, College of Fine Arts,
University of New South Wales, Sydney.

Biografia di Vernon Ah Kee

Vernon Ah Kee (1967, Brisbane) è un artista appartenente a una delle nuove generazioni di
aborigeni e vive e lavora a Brisbane, nel Queensland. Nato nel North Queensland, appartiene
alle popolazioni Kuku Yalandji, Waanji, Yidindji e Gugu Yimithirr. Vernon ha studiato arte in
età matura: si è laureato al Queensland College of Art nel 1998 e ha vinto un dottorato in Arti
visive nel 2002, specializzandosi nel disegno e nella serigrafia. Le sue opere esplorano la
cultura australiana, indigena e non indigena, nella società contemporanea. Usando testi, video
e disegni, Vernon descrive le atrocità razziali del passato e il modo in cui riecheggiano nel
presente.

La prima mostra di Vernon è stata ospitata dalla Bellas Milani Gallery di Brisbane, nel 2002, e
da allora le sue opere sono esposte in questa galleria ogni anno. Nel 2004 le sue opere sono
state esposte nella mostra Spirit & Vision: Aboriginal Art alla Kunsthaus Klostenburg, in
Austria. Ha poi partecipato a esposizioni di gruppo tra cui: Raised by Wolves, alla Art Gallery
of Western Australia e Culture Warriors: National Indigenous Art Triennial, alla National
Gallery of Australia (entrambe nel 2007). Le opere di Vernon hanno inoltre partecipato alla
mostra Face Value della Ivan Dougherty Gallery, che ha toccato varie città australiane nel
2006 e nel 2007.

Biografia di Ken Yonetani

Ken Yonetani (1971, Tokyo) è un artista giapponese che vive in Australia, famoso per le sue
installazioni scultoree in ceramica e altri materiali fragili. Le sue opere traggono ispirazione
dalle tradizioni del patrimonio culturale giapponese, affrontando il tema della crisi ambientale
che interessa molte parti del mondo. Ken si è laureato in economia a Tokyo e per tre anni ha
lavorato nel mercato valutario di Tokyo. Nel 2000 ha intrapreso una nuova carriera: ha
studiato ceramica per tre anni presso il maestro Toshio Kinjo, figlio maggiore di Jiro Kinjo,
National Living Treasure del Giappone (patrimonio nazionale vivente), si è trasferito in
Australia nel 2003 e nel 2005 ha conseguito un master di primo livello in arte alla Australian
National University’s School of Art.

Ken ha partecipato a varie mostre di gruppo in Australia, quali Asian Traffic alla Gallery 4° di
Sydney, nel 2004 e Handle with Care: 2008 Adelaide Biennial of Australian Art ad Adelaide.
Ha anche fatto mostre personali in tutta l’Australia: CSIRO Discovery a Canberra nel 2003,
Artspace, Sydney; West Space, Melbourne e alla Government House di Sydney nel 2005. Ha
ottenuto borse di studio dall’Australia Council, dal NSW Ministry for the Arts, dalla National
Association of Visual Arts (NAVA), dall’Arts ACT, dall’Australian National University e dalla
Japan Foundation. Ken vive e lavora nel suggestivo distretto di Blue Mountains, nel New
South Wales.
Per saperne di più: http://kenyonetani.com

Biografia di Healy e Sean Cordeiro

Claire Healy (1971, Melbourne) e Sean Cordeiro (1974, Sydney) si sono diplomati in arte dieci
anni fa entrambi con i massimi voti in belle arti. Nel 2002, durante l’ultimo anno del master di
primo livello in Belle Arti al College of Fine Arts della University of New South Wales, hanno
iniziato la loro collaborazione artistica. Unendo le proprie idee di casa, stabilità e
accumulazione, Healy e Cordeiro realizzano a sculture e installazioni che riutilizzano,
trasformano e contengono i beni di consumo e i detriti della vita moderna.

Vivono entrambi a Berlino e trascorrono parte dell’anno in Australia. Dopo loro prima mostra
alla Artspace di Sydney, Claire e Sean hanno vissuto e lavorato in varie parti del mondo e
hanno vinto la borse di studio Helen Lempriere Travelling Arts, Künstlerhaus Bethanien
Residency (Berlino) e Anne and Gordon Samstag. Le loro opere sono state esposte alla Art
Gallery del New South Wales e alla Gallery of Modern Art del Queensland e sono state
ospitate in molte mostre a livello mondiale.

Per saperne di più: http://www.claireandsean.com

Vernon Ah Kee è rappresentato dalla Milani Gallery www.milanigallery.com.au
Ken Yonetani è rappresentato dalla Diane Tanzer Gallery www.diannetanzergallery.net.au
Claire Healy e Sean Cordeiro sono rappresentati dalla Gallery Barry Keldoulis
www.gbk.com.au
Shaun Gladwell - MADDESTMAXIMVS
di Blair French, direttore esecutivo dell’Artspace Visual Arts Centre, Sydney

MADDESTMAXIMVS, di Shaun Gladwell, al Padiglione Australia della Biennale di Venezia
2009, accosta le caratteristiche installazioni video al rallentatore, che ritraggono figure nell’atto
di realizzare virtuosismi con il corpo, a opere di scultura e a interventi nella struttura stessa del
padiglione. Il risultato di questo accostamento è un progetto molto ricco dal punto di vista
dell’esperienza visiva e dell’interazione tra elementi diversi. Realizzato nell’arco di tempo di
due anni, MADDESTMAXIMVS segna un cambiamento di rotta rispetto all’interesse originario
dell’artista per gli ambienti urbani, essendo incentrato su un’esplorazione artistica e personale
dei limiti e delle possibilità del rapporto dell’uomo con l’entroterra australiano. Nel contempo
MADDESTMAXIMVS guarda a diverse esperienze del concetto di tempo e di essere, in
particolare analizzando il rapporto del corpo umano con l’ambiente circostante.

Le prime mostre di videoarte di Gladwell presentavano lavori che mostrano l’artista alla ricerca
di punti adatti tra le strade di Sydney per andare sullo skateboard, oppure intento a eseguire
esercizi sullo skateboard (come il kickflip) a Bondi Beach e “surfando” il muro di acqua della
nuova piscina e piazza pubblica nel centro di Sydney. Nello stesso periodo (2000) Gladwell ha
anche girato il famoso Storm Sequence, in cui l’artista è ripreso al rallentatore, quasi come in
un balletto, impegnato in esercizi di freestyle con lo skateboard sul litorale della città, mentre
nuvole nere di tempesta si addensano in cielo e l’oceano si agita e si infrange contro la costa
(l’artista l’ha poi definito un video che “ritrae la turbolenza”).

Nei primi lavori di Gladwell erano già evidenti alcuni elementi essenziali che si sono poi
sviluppati attraverso la pratica artistica. Aspetto fondamentale è che queste prime opere
mostravano (o assumevano il punto di vista di) figure intente a eseguire performance in spazi
pubblici all’aperto, che da una parte stravolgono le funzioni e convenzioni sociali e
architettoniche di quegli spazi e dall’altra esprimono con il corpo le proprie esperienze dello
spazio. Questa tendenza è proseguita fino al decennio scorso e ha visto l’autore impegnato
con vari performer non solo in Australia, ma anche in Brasile, Europa, Giappone, Corea e
Nuova Zelanda, con l’intento di mostrare attività associate in parte con l’adolescenza e la
cultura di strada.

Il rigore concettuale e il formalismo visivo dei video di Gladwell hanno fatto sì che essi non
fossero mai una semplice esaltazione delle pratiche della cultura urbana di strada, quali lo
skateboarding o il ciclismo BMX, la break-dance, la capoeira, il taekwondo e altri. Sin
dall’inizio Gladwell ha evitato le convenzioni del montaggio frenetico con il tipico taglio in asse
(jump cut) associato alla comune rappresentazione di queste attività. Nei suoi esperimenti
artistici ha usato invece il rallentatore e sottofondi musicali ambient per rallentare il tempo e
concentrarsi sul dettaglio visivo dei corpi in movimento e per mostrare le sottili sfumature e i
caratteri essenziali delle attività dei suoi performer. Questi accorgimenti danno vita ancora
oggi a rappresentazioni poetiche, ipnotiche e meditative che permettono di leggere queste
stesse attività nelle chiavi più disparate.
In un breve arco di tempo le videoinstallazioni di Gladwell si sono raffinate, diventando studi
scultorei sia sull’esperienza del corpo sia sulla fisica della gravità, sul movimento, in
particolare sull’energia centrifuga, e sul tempo ciclico. Senza dubbio questa circolarità formale,
un senso del corpo in continuo movimento, è divenuto un tema centrale dei video di Gladwell
ed è rappresentata con una nuova intensità nel progetto MADDESTMAXIMVS, in cui l’artista
sposta la propria attenzione nell’evocativo entroterra australiano, affrontando una serie di
vecchi temi relativi ai concetti di territorio, luogo e spazio nella cultura australiana.

Iniziato ufficialmente nel 2007, il progetto MADDESTMAXIMVS prende spunto da varie fonti,
dai dipinti sulla “siccità” di Sydney Nolan alla trilogia cinematografica Mad Max di George
Miller. Si tratta di un progetto ancora in corso per il quale Gladwell concepisce, realizza ed
espone varie opere in forme diverse (tra cui fotografie, installazioni scultoree, litografie e
disegni, ma anche video). L’installazione di Gladwell al Padiglione Australia presenta vari
lavori. Interceptor Surf Sequence (2009) è un video a due canali realizzato di recente:
proiettato su una delle due superfici di uno schermo sospeso, l’opera unisce a tutti gli effetti i
due livelli del padiglione. Apology to Roadkill (1–6) (2007–2009) ritrae un motociclista con un
casco nero che si ferma per osservare e cullare teneramente le carcasse di canguri grigi. A
questi due video si uniscono interventi scultorei nella struttura stessa del padiglione: la
motocicletta di Apology to Roadkill (1–6), piantata nel muro esterno del padiglione a creare
una protuberanza conficcata nello strato interno della superficie, e una riproduzione
“scultorea” a grandezza naturale e funzionante, realizzata per l’occasione, della famosa
macchina V8 “Interceptor” guidata da “Max”, il personaggio interpretato da Mel Gibson nei film
Mad Max 1 e 2.

Il progetto al Padiglione Venezia è completato da un’opera video multicanale – Centred
Pataphysical Suite (2009) – costituita da una torre di monitor, ciascuno dei quali mostra
l’immagine di un performer che si esibisce sul posto nella propria disciplina (skateboard,
break-dance, danza classica, ciclismo BMX), da un’opera scultorea che inserisce una filmato
“live” in tempo reale su un monitor posto nella superficie interna di uno scheletro umano che
ruota (Endoscopic Vanitas, 2009) e dal lavoro più recente del progetto ancora in corso Planet
and Stars Sequence, che comprende sia il filmato (Planet and Stars Sequence: Barrier
Highway, 2009) sia un pezzo (Absolute Event Horizon, 2009) di un dipinto a spray realizzato
dall’artista in ginocchio sul ciglio di un’autostrada nell’entroterra australiano.

Ciascuno di questi lavori costituisce un’importante opera a sé e tutti condividono lo spazio del
padiglione, che l’autore usa come contenitore scultoreo, trasmettendo un’idea coerente e
tuttavia fortemente associativa di un luogo che è lontano anni luce dai Giardini. In questo
contesto, nessuna delle opere domina sull’altra, ma Interceptor Surf Sequence, che va
osservata da entrambi i lati, obbligando il pubblico a tornare indietro e ad avvicinarsi e a girare
intorno all’installazione più di una volta, e per la sua collocazione al centro del padiglione,
rimarrà senza dubbio nella memoria del pubblico,

In questa installazione una telecamera segue la V8 Inerceptor nera, parcheggiata fuori dal
padiglione, su una lunga strada non asfaltata in una vasta pianura dell’entroterra australiano.
In una scena il cielo immenso diventa di un nero primordiale per l’avvicinarsi di un temporale.
Il caldo, e in particolare la terra che si solleva, distorcono la vista. Una figura vestita di nero e
con un casco in testa esce dal finestrino mentre la macchina è ancora in movimento, sale
lentamente sul tetto della macchina e si alza in piedi. Il rallentatore accentua ogni sfumatura
dei suoi movimenti, trasformando un’azione teoricamente pericolosa in uno studio formale del
     virtuosismo del corpo, laddove il corpo stesso contiene e bilancia le forze elementari della
     velocità e della gravita che lo spingono ancora più in profondità nell’entroterra australiano.

Biografia di Shaun Gladwell

     L’opera di Shaun Gladwell fonde criticamente vissuto personale, memoria e fenomeni culturali
     contemporanei attraverso la performance, il video, la pittura e la scultura.

     Nato nel 1972, Shaun si è laureato in Belle Arti al Sydney College of the Arts e ha frequentato
     un master di primo livello in Belle Arti al College of Fine Arts di Sydney. Dalla fine degli studi
     ha esposto le proprie opere in molte occasioni, acquistando grande notorietà a livello
     nazionale e internazionale.

     Le sue mostre personali comprendono allestimenti all’Institute of Modern Art di Brisbane, al
     Perth Institute of Contemporary Art e alle Sherman Galleries di Sydney. Mostre personali di
     Shaun sono state organizzate anche in Francia, in Norvegia e negli USA.

     L’artista è stato rappresentato alla Biennale di Sydney 2008, alle Biennali del 2006 di Busan,
     in Corea del Sud, e di San Paolo, in Brasile, nonché alla Yokohama Triennale del 2005, in
     Giappone. Le sue opere sono state esposte in Australia e nel mondo nell’ambito di Vanishing
     Point, un progetto della Experimenta (Melbourne), e di Art Connexions, un’iniziativa del
     Goethe Institut.

     Shaun è stato uno degli artisti australiani di primo piano a essere selezionati per partecipare a
     Pensa con i sensi Senti con la mente, l’esposizione curata da Robert Storr alla Biennale di
     Venezia del 2007.

     Nel 2006 ha partecipato al programma “Artist in Residence” del Tokyo Wonder Site, a Shibuya
     in Giappone, e nel 2001 a quello dell’Australia Council’s Cité Internationale des Arts, a Parigi.
     Nello stesso anno ha vinto la Samstag Scholarship per studiare al Goldsmith’s College di
     Londra.

     Opere di Shaun fanno parte di collezioni di istituzioni quali la National Gallery of Australia di
     Canberra e il Museum of Contemporary Art di Sydney, ma anche di collezioni private in
     Australia, negli USA e in Gran Bretagna.

     L’arte di Shaun arte unisce il suo vissuto personale alla storia dell’arte e alla cultura e
     tecnologia contemporanee. Le sue opere mostrano spesso realtà urbane, concentrandosi
     soprattutto sugli spazi pubblici cittadini e riprendendo i movimenti di skateborder, ciclisti BMX
     e breakdancer.

     Nel 2006 Shaun ha ottenuto una borsa di studio per dall’Australia Council per concepire e
     realizzare cinque grandi opere per varie biennali e commissioni internazionali.
Cronologia

1972 – nasce a Sydney, Australia
1996 – Laurea in Belle Arti (con il massimo dei voti), Sydney College of the Arts
2001 – Master in belle arti (Ricerca), College of Fine Arts, University of New South Wales,
Sydney
2001–02 – Ricercatore associato, Goldsmiths College, University of London, UK

Per saperne di più: http://www.shaungladwell.com

Shaun Gladwell è rappresentato dalla Anna Schwartz Gallery www.annaschwartzgallery.com
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