Il recupero della bellezza
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CULTURA E PROGETTO Un’attenta politica Il recupero di rinnovo urbano, che tenga in considerazione la della bellezza crescente domanda di abitazioni all’interno di borghi antichi ben restaurati. Una nuova Paolo Marconi* figura di architetto *Professore ordinario di Restauro dei monumenti presso la Facoltà di Architettura capace di entrare in dell'Università degli studi "Roma Tre" sintonia con contesti urbani e paesaggistici D preesistenti con la efinire la bellezza dei nostri 1300) e che venne da loro e dai nostri centri storici è da un lato stessi artisti raffigurata in infinite tele, qualità poetica dei (quello filosofico) difficile, ma tavole, affreschi e disegni aventi ad ogget- dall’altro (quello empirico) facile: essa è to campagne e città, boschi e borghi veri filologi certamente quella che piacque ai turisti montani o marini. Non tanto la cupa bel- e artisti stranieri nel corso del Grand lezza della catena montuosa delle Alpi na ci apparenta ancora, sotto l’aspetto Tour (un’usanza plurisecolare, che giunge che ci ha sempre separato dal resto del- dei vernacoli architettonici, a quelli del fino ai viaggi in Italia ed in Grecia dei l’Europa, in cui la presenza spontanea e grande Territorio della cultura edilizia grandi architetti Aspuld e Gropius negli folta degli abeti tra i picchi montani ci gotica fondata sull’uso del legno che sfu- anni 1920/30 ma che può farsi risalire accomuna ai paesaggi nordici e la pre- ma verso il Mar Baltico. Ma quella più all’istituzione del primo Giubileo del senza di popolazioni di cultura transalpi- propriamente “mediterranea” dei pae-
saggi collinari, coperti da foreste di quer- che si esercitava nelle botteghe terrene, ulteriormente in altezza, per ospitare i ce e faggi spontanei sulle sommità, ma al piano rialzato delle quali abitavano i pigionanti poveri, rendendo le strade coltivata in pianura ed in collina fin dal proprietari. Nelle città e nei borghi, quin- buie e ventose ed incrementando il tempo della colonizzazione romana ad di, tendenzialmente non vi era differenza rischio sismico in modo esponenziale. In olivi, vigne, castagni ed agrumi, i quali ulti- tra tipologie abitative residenziali mono- un secondo momento si è dato luogo mi infatti i viaggiatori tedeschi (tra i quali familiari, tutte orientate sull’associazione ad espansioni extraurbane informi e Goethe) trovavano già, appena usciti dal- delle case in serie per guadagnare spazio deformi, dopo aver intasato e sopraele- la gola che proviene da Rovereto, nei all’interno dei recinti murari e soprattut- vato anche i quar tieri intra moenia paesaggi del Lago di Garda (denominan- to adusate ad imitare (imitazione = meno densi (come i Rioni di Trastevere do l’Italia “il Paese dove fiorisce il limo- emulazione) i tipi abitativi, i tipi costruttivi o Monti a Roma). L’industrializzazione ne…”). Una bellezza “coltivata” da alme- e gli schemi viari dell’epoca romana, post-bellica ha fatto il resto, scoraggian- no due millenni dunque, non fatta esclu- spesso addirittura ricalcando le fonda- do l’agricoltura e l’allevamento (ciò che sivamente d’ingredienti naturali selvaggi menta delle numerose città e borghi di tanti Paesi civili non hanno fatto) e dun- quali le rocce o le abetaie. Una bellezza fondazione antica (e si veda il caso e- que snaturando i paesaggi agrari, non dolce come lo era quella che si trovava semplare di Como, come pure quelli di solo, ma anche favorendo, grazie al nuo- mano a mano che si procedeva verso il Brescia, di Ve- vo benessere economico, la Vil- Sud ove gli uliveti, le vigne, i castagneti e rona, di Firenze, lettopoli descritta da Cervellati: gli agrumi divenivano preponderanti, di Torino, ecc.). una marmaglia di residenze per- lasciando alla macchia, ai faggi, alle querce Com’è ridotta manenti monofamiliari oppure il dominio delle alture mag- di “seconde case” mescolate tra giori. Una bellezza regolariz- loro nel paesaggio, tendenzial- zata e riscattata da ogni mente autosufficienti (due piani parvenza selvaggia dal pas- fuori terra, garage, sala giuochi, saggio millenario dell’aratro piscinetta condominiale, il tutto e dai muretti a secco di là dove il caso aveva prodotto supporto alle vigne ed ai “buchi” nel tessuto fondiario castagneti, quale già appare preesistente) che hanno reso la nei pittori toscani e in particolare fruizione dei borghi e delle città senesi del ‘300. Una bellezza non più facoltativa da parte degli stessi selvaggia (da selva) dunque, ma colti- vecchi abitanti, ridotti a turisti vata (coltivata=colta), sulla quale i nella loro stessa città natale, e di borghi e le cittadine spiccavano con veda il caso di Nocera Umbra architetture che ricorrevano fin dall’al- dopo il terremoto. Quale reddi- to medio evo ai materiali lapidei ed ai to potranno realizzare, allo sco- laterizi, piuttosto che alle carpenterie di po di provvedere ad opere di rustico legno tipiche del Gotico alpino e adeguata manutenzione e di transalpino, vuoi per la mancanza delle oggi quella bellezza? Dalla metà dell’Ot- garbato rinnovo urbano (onde mante- immense abetaie, vuoi per la ricchezza tocento essi furono preda dell’incre- nersi degne dell’appellativo di “città d’ar- dovuta alla dolcezza del clima - e dun- mento demografico e dell’urbanesimo: te”) i borghi e le città che ancora non que all’abbondanza dei raccolti - ed all’in- man mano che la compagna si spopola- hanno acquisito tale appellativo pur traprendenza mercantile delle genti itali- va, borghi e città perdevano innanzi tut- meritandolo, una volta che i cittadini le che. Intraprendenza che faceva sì ad to la buona proporzione tra altezza e avranno definitivamente abbandonate? esempio che esse monopolizzassero fin larghezza delle case e delle strade. Infatti In un Paese che ha come esclusiva risor- dal ‘200 la lavorazione della lana del Gar- l’edilizia residenziale urbana, nata a sa naturale la sua bellezza e che quindi bo (del Maghreb) e altre manifatture e due/tre piani (eccezionalmente a quat- dovrebbe sfruttare razionalmente e par- colture pregiate legate al ciclo della seta tro/cinque piani; ma solo i palazzi gentili- camente tale risorsa, non ho dubbi, assie- (proveniente dalla Cina), a quello del zi, in città particolarmente importanti me a molti miei amici e colleghi, che il vetro, a quello del bronzo, degli argenti, come Firenze, Piacenza, Genova o secolo a venire debba fare una seria della maiolica, ecc., tutti mestieri tipica- Roma) e dunque di un’altezza comples- riflessione sul recupero della propria bel- mente urbani, assieme a quello del com- siva tale da consentire una buona insola- lezza paesaggistica e urbana, in termini di mercio di derrate e di merci esotiche zione degli edifici frontistanti, cresceva manutenzione e di recupero abitativo. Progetto&Pubblico 18/2005 Aprile • 21
CULTURA E PROGETTO Il recupero della bellezza dei grazie ad un progetto di riabilitazione di comodità di Villettopoli. La quale presen- centri urbani e delle loro case un villaggio ligure (Colletta di Castelbian- ta peraltro un grande vantaggio, ai fini A quel recupero della bellezza, insom- co, cfr. “Rassegna di Architettura e Urba- della rottamazione: come molti prodotti ma, cui alludono Benevolo e Cervellati1, nistica”, n° 88). Certo, vi saranno cittadi- industriali di questi ultimi decenni, è qua- dedicando peraltro le case recuperate a ne e borghi che, proseguendo peraltro il si “giunta alla scadenza” delle sue struttu- fruitori che non saranno più soltanto gli trend attuale, verranno diser tati ed re e dei suoi impianti, e dunque sarà più abitanti della generazione che le abban- abbandonati ai rovi, come ce ne sono conveniente demolirla piuttosto che donarono (dopo averne malamente sempre stati (andate a vedere la Civita restaurarla, in cambio di abitazioni ben abusato) in favore di Villettopoli, ma i di Bagnoregio, o Canale Monterano - restaurate nei centri storici, le quali loro figli ed eredi. Nonché i tanti altri - ricca perfino di due capolavori architet- peraltro furono costruite con grande specialmente pensionati (non solo italia- tonici di Bernini - abbandonati e diroc- perizia dai loro stessi destinatari e per ni, e il fenomeno è già in atto in tutto il cati anche loro fin dall’Ottocento) causa questo saranno ben più durature. nostro Paese, dalla Liguria al “Chiantishi- la rarefazione della natalità o le condizio- re” alla Val Nerina ai Monti Pollini, ma ni economico-sociali e logistiche mutate, La preparazione degli architetti non possiamo soffermarci ora su questo e si vada a vedere l’analogo abbandono dedicati alla tutela dei centri dato sociale ed economico peraltro ben in atto di Nocera Umbra e di tanti altri storici noto ai sociologhi ed agli urbanisti, che centri umbri e marchigiani, dopo l’ultimo A questo punto, la preparazione degli crescerà col crescere ormai inarrestabile terremoto. Ma ve ne saranno altri che architetti dediti alla tutela ed alla proget- della popolazione anziana, e sarà clamo- saranno invece avvantaggiati da una sag- tazione entro gli ambienti urbani e paesi- roso nei futuri anni ’30) - desiderosi di gia politica di rinnovo urbano, a condi- stici dovrà far sì che essi apprendano passare gli ultimi decenni di vita in zione beninteso che esso non faccia almeno l’abbiccì dell’edilizia urbana tradi- ambienti “a scala umana” migliori delle loro perdere la qualità di “città d’arte”, o zionale in termini non solo morfologici, situazioni urbane dove hanno passato la quantomeno di città o borghi muniti di ma anche tipologici, con l’appoggio di loro vita produttiva in condizioni carat- grande bellezza, o meglio: della loro bel- testi ancora in circolazione. Non solo le terizzate spesso dal caos veicolare, dalla lezza: quella che li distingueva ancora parole, insomma, ma anche la grammati- polluzione, dalla bruttezza acquisita con cent’anni fa e in buona parte li distingue ca e la sintassi del linguaggio edilizio urba- le trasformazioni edilizie, dalla rarefazio- ancora. Per converso, buona parte di Vil- no. E ciò può avvenire in un unico modo: ne e segmentazione dei rapporti sociali. lettopoli andrà “rottamata”, assieme a assegnando loro delle esercitazioni com- Ma non solo vecchi e disabili: ormai vi è tante indegne periferie, con opportuni positive nelle quali si dimostri la loro una domanda consistente di ciò anche incoraggiamenti anche economici (come conoscenza linguistica non solo, ma da par te di persone adulte che si si fa per le automobili, e qui ci attendia- anche la loro capacità di conoscere i con- sostengono col tele-lavoro le quali desi- mo un colpo d’ala dalle nostre Imprese tenuti abitativi e strutturali dell’edilizia tra- derino riunirsi in comunità che vivano edilizie: il recupero di Colletta di Castel- dizionale. In un campo nel quale il linguag- entro borghi antichi ben restaurati di bianco summenzionato, d’altra parte, è gio architettonico non sia una metafora, piccole dimensioni, con bella vista ed stato “inventato” da una piccola impresa ma una realtà conoscitiva e concettuale aria buona, come recentemente ha di Alessandria), per coloro che seguitano da affrontarsi con gli stessi strumenti potuto realizzare Giancarlo De Carlo, per inerzia a “godere” delle squallide didattici del linguaggio parlato e scritto. La restituzione ideale del progetto del- la Casa, che Raffaello progettò per sè in via Giulia, trae origine dai documen- ti conservati agli Uffizi (UA310-311) e realizzati da Bernardino della Volpaia, dopo la morte dell’artista. 22 • Progetto&Pubblico 18/2005 Aprile
E dunque insegnando loro ad affrontare il problema del recupero della bellezza anche nella prospettiva di una chirurgia estetica di essa, come dice Mario Fazio (grande protagonista di “Italia nostra” negli anni ‘60/70) in un suo libro recente, purtroppo ignorato dal mondo degli architetti2. Una chirurgia estetica che insegni a rifare un organo mutilato o degradato, ma anche il volto, se necessa- rio, accompagnandone il linguaggio for- male con la cura necessaria non solo per il recupero della funzionalità, ma anche affinché quell’organo, quel volto tornino a giocare un ruolo non dissonante nella sinfonia della configurazione umana. “Antico è bello” incalza altresì Fazio, e con ciò ci vuol rammentare che l’uso secolare e l’abitudine ci rendono cari alcuni topoi urbani, alcuni stilemi architet- tonici, piuttosto che altri troppo recenti. “La bellezza e l’empatia della Place des Vosges o della Piazza di Vigevano eserci- tano un’irresistibile attrattiva nei riguardi dei fruitori, cui è difficile paragonare quel rifiuto di comunicare - coniugato all’as- senza di spessore storico - che spira da tante, troppe realizzazioni contempora- nee…Queste ultime sembrano espri- mere inoltre un vero e proprio terrore del vernacolo, come etichetta infaman- te…”. La verità, prosegue Fazio,“è che la cultura “alta” ereditò acriticamente nel dopoguerra gli ostracismi del Movimen- Casape, recupero del centro storico. to Moderno verso l’architettura accade- mica: no alla decorazione e all’ornamen- decoro urbano, sentimento (la paura del comune, nel senso positivo del termine: to in nome della purezza, e continuò ad sentimentalismo), dignità”. Una chirurgia ad un’idea ricevuta e culturalmente tra- attribuire connotati spregiativi a parole estetica che assuma a canone estetico la mandata della bellezza dei siti e delle che oggi meritano di essere riscoperte bellezza dei luoghi: e qui davvero la bel- città. Una bellezza il cui canone non è più nel loro significato autentico: bellezza, lezza assume la consistenza di un luogo mutabile di quanto lo sia stato fino ad Dai documenti si evince anche l’inedita soluzione delle paraste giganti per questa tipologia. Lo studio è stato affrontato anche sotto l’aspetto costruttivo, nel rispetto delle tecnologie e dei materiali cinquecenteschi, senza trascurare lo studio degli impianti, atti a rendere più comoda la vita. Progetto&Pubblico 18/2005 Aprile • 23
CULTURA E PROGETTO oggi quello della bellezza muliebre, o del- mini il centro storico, e che quindi i nuovi moderne”.4 Il restauro architettonico è la bellezza virile, dai tempi dell’antica edifici costruiti o ricostruiti… dovranno dunque un’opera di interpretazione e di Grecia e di Roma: un canone semplice, venire progettati in uno stile architettoni- riedizione dei testi architettonici sopra- poiché fondato sulla regolarità dei linea- co compatibile con l’idea di verosimi- vissuti, del tutto analoga al lavoro del filo- menti, sulla simmetria di essi, sulla ripeti- glianza che ne hanno i cittadini; difficil- logo linguista, nel momento in cui egli zione “tipica” di certe modalità espressi- mente quello moderno”3. In quanto lin- passa alle interpolazioni, e cioè alle sosti- ve e di certi atteggiamenti. Sull’esistenza, guaggio, quello architettonico necessita tuzioni con nuovo materiale linguistico, di insomma, di modelli linguistici antichissimi dunque di un insegnamento sistematico eventuali parole o frasi cadute o cancel- ma tuttora efficaci. Modalità trasmesse (l’equivalente dell’uso di vocabolari, late o corrotte da precedenti editori. A da testi tuttora ben conservati, in quanto grammatiche, sintassi, raccolte antologi- questo punto l’autenticità del testo è fatti di pietra anziché di carta e dunque che e frasi idiomatiche, versioni da e per questione irrilevante, se confrontata all’e- tali da non consentirci di ignorarli, ed anzi una lingua ecc), così come le lingue curri- sigenza di ridare ai posteri un monumen- ci consente di studiarli come si studia culari, o le lingue classiche. E ciò, a mag- to/documento leggibile ed interpretabile ancora assiduamente nei Conservatori la gior ragione, in un Paese come il nostro, correttamente. Ha scritto Umberto Eco: Musica classica, nei Corsi di composizio- dove l’edilizia delle città “parla” ancora in “il gusto dell’autenticità a tutti i costi è il ne moderna. Una bellezza architettonica, buona parte il linguaggio volgare dei prodotto ideologico di una società mer- dunque, che assuma a base il linguaggio tempi di Dante, di Boccaccio, di Machia- cantile…privilegiare l’originale è come architettonico dei luoghi, in nome della velli ecc. o il latino medievale o rinasci- privilegiare la prima edizione di un libro loro riconoscibilità. Scrive Marco Roma- mentale dell’edilizia religiosa e nobiliare. anziché la seconda edizione: materia per no (notevole storico dell’urbanistica della librai antiquari, non per critici letterari”5. Facoltà di Genova), a proposito del trop- Il problema della compatibilità Come nelle facoltà di lettere, dunque, i po poco commentato esito negativo del lessicale col contesto corsi di lettere antiche sono compatibili Concorso per la Piazza degli Eremitani a Il problema della compatibilità lessicale ed integrati con quelli che devono servi- Padova, nel quale faceva par te della del linguaggio architettonico attuale col re alla preparazione dei futuri filologi, let- Commissione di giudizio: “…Dalla metà linguaggio del contesto urbano o edilizio terati o poeti, così nelle Facoltà di archi- del Novecento la parte nuova della città preesistente si pone nel momento del- tettura si dovrebbero insegnare le lingue è diventata chiaramente distinguibile da l’inserimento in essi di una nuova costru- architettoniche antiche e la filologia, ma quella antica perché tutta costruita in sti- zione, o di un’aggiunta o di un restauro. purtroppo ciò non avviene se non in le moderno, sicché il “centro storico” è Un perfetto parallelismo si verifica nel poche Facoltà, tra le quali la nostra. ora un oggetto fisico riconoscibile, un campo della filologia linguistica: sarebbe nuovo tema collettivo attraverso il quale impensabile, anzi pazzesco, “restituire” un Perché tale inerzia? i cittadini confrontano il rango delle frammento perduto di un’opera lettera- Perché noi architetti riteniamo, a torto, di rispettive città, in viaggi sempre più fre- ria o poetica antica o medievale usando essere un’èlite che non tiene conto delle quenti che li portano a vedere dovun- un linguaggio estraneo, così come sareb- esigenze del pubblico. Ha scritto recente- que in Europa centri storici a gara be impensabile sostituire un carburatore mente il grande Ernst H. Gombrich: “… restaurati e pedonalizzati. Al centro stori- Fiat con un carburatore Mercedes. D’al- spero di non suonare offensivo quando co, perché costituisca motivo di orgoglio tra parte, un autore davvero non sospet- sostengo che i cambiamenti nelle mode per la città, non si chiede che sia “autenti- tabile di nostalgie regressive come Bruno e negli umori intellettuali di queste élite co” ma solo che sia “verosimile”... La peti- Zevi è stato categorico, in materia di autodesignate (gli architetti, n.d.a.) non zione contro un nuovo fabbricato “conciliazione” tra antico e moderno: siano altro che piccole increspature sulla moderno nella piazza principale di Alba “Possiamo conciliare gli antichi valori lin- superficie della nostra epoca… ciò che ha raccolto duemila firme e quattromila- guistici con i nuovi? Dobbiamo risponde- noi chiamiamo cultura o civilizzazione cinquecento ne ha raccolto proprio a re no per due motivi: primo, perché in tal deriva dalla trasmissione delle acquisizio- Padova quella perché davanti agli Eremi- modo si potrà impedire le costruzioni di ni e dei costumi del passato. I termini che tani non venisse costruito nulla. La que- nuovi edifici nei tessuti storici, che vanno io sto utilizzando in questo momento stione non ammette dibattito e si riduce tutelati, secondo perché fuori dei tessuti hanno un’affinità provata con le radici del a constatare che l’opinione pubblica storici si consentirà di realizzare opere sanscrito (documentato da diversi mil- europea… ha tematizzato in questi ter- non solo nuove ma schiettamente lenni) e i caratteri che uso per scrivere a 24 • Progetto&Pubblico 18/2005 Aprile
mano o sulla tastiera risalgono ai romani, agli antichi greci e ai fenici. E’ solo l’igno- ranza che impedisce ai più di vedere come dipendiamo, nella comunicazione e nella vita sociale, dalla tradizione.Anche gli architetti si sono a volte resi colpevoli di questa ignoranza, fingendo di servire quell’“uomo del futuro” che non può esistere. Grazie alla scienza ed alla tecno- logia le nostre vite sono state travolte dalle novità e ciò ha provocato l’impres- sione fuorviante che il patrimonio che ci deriva dal passato sia irrilevante.”6.Inoltre, noi architetti, per tradizione degli studi di architettura (risalenti al fatidico 1921/22, anno di una delle tante rivoluzioni del XX secolo, quella fascista) ci riteniamo a torto impegnati in una gara insensata a produrre ogni volta oggetti unici ed irre- petibili in competizione tra loro e col contesto. Contro codesta vera e propria mania il grande designer E. Mari ha detto di recente: “… il problema (del decadi- mento delle attuali scuole di design, n.d.a.) è però quello della scuola di desi- gn (anche della scuola di architettura, aggiungerei, n.d.a.) dove non si studia il Poli, recupero del centro storico. latino, la storia, il greco, la poesia, che sono gli strumenti veri per la conoscenza straordinario di Saverio Muratori e di secolo) coi contesti urbani e paesistici ed il rapporto con la società. Oggi si Gianfranco Caniggia) la storia dell’abita- preesistenti. Architetti capaci di raggiun- chiede subito di fare dei progettini, non zione umana (equivalente al volgare par- gere una speciale finezza nell’interpreta- tanto di conoscere i testi, di studiare. C’è lato e scritto) e non solo le singole sto- zione e nella conseguente riedizione dei una sorta di cretinismo della creatività”7. rie dei palazzi o delle chiese (costruite testi architettonici, da conseguire con lo nel latino dell’epoca). A tale scopo, oltre studio, con l’esercitazione sul campo ma Cosa resta da fare a incoraggiare storici dell’architettura anche con la qualità poetica che deve Restano, dunque, da rinforzare gli studi che siano anche sagaci lettori delle strut- distinguere i veri filologi8. di storia dell’architettura, per quegli ture tipologiche ed architettoniche (e ne Note architetti che intendano applicar le loro sono comparsi alcuni che fanno assai 1. L. Benevolo: L’Italia da costruire – Un programma per il territorio energie al restauro del patrimonio o bene il loro lavoro: ad esempio, P.N. - Il recupero della bellezza, 1996, P.L. Cervellati, L’arte di curare le all’interpolazione dei loro testi in conte- Pagliara e R. Gargiani della Facoltà di città, 2000. sti preesistenti. Ma della storia utile alla Roma Tre), abbiamo anche l’obbligo di 2. M. Fazio, Passato e futuro delle città - Processo all’architettura contemporanea,2000, ma anche: I Centri storici italiani, 1976 e Il vita di Nietzsche, peraltro, non della sto- insegnare ai nostri allievi, con l’uso di una destino dei Centri storici, 1977. ria dell’architettura quale ramo della sto- didattica fatta anche di esercitazioni (noi 3. sul Concorso di Piazza degli Eremitani a Padova, in “La Repub- ria dell’arte come è insegnata in Italia. le chiamiamo “riprogettazioni”) compa- blica”, 03.02.2000. In Spagna, ad esempio, si studia la Storia rabili a quelle della filologia linguistica, a 4. B. Zevi, Leggere, scrivere, parlare architettura, 1997. della costruzione, e assai bene (con comporre architetture nuove e fram- 5. U. Eco,Trattato di semiotica generale, 1975, 1991. buoni risultati che stanno sotto gli occhi menti di architetture nuove in contesti 6. In “Lotus”, 1994, n° 81. 7. Da P.Vagheggi,“Cos’era il design prima del kitsch - intervista di tutti, ad esempio i restauri di R. preesistenti nella lingua dei nostri avi, se ad Enzo Mari che espone a Barcellona”, su “La Repubblica”, Moneo, e i suoi “presititi” dall’antico o vogliamo fornire architetti capaci di (02.08.1999). dal medioevo mudejar). E resta anche entrare in sintonia (concinnitas, diceva 8.Verdasi anche l’Introduzione alla terza edizione de Il restauro e da rinforzare (seguendo l’insegnamento Cicerone, e ripeteva L.B. Alberti nel XV l’architetto, di P.Marconi, Marsilio,Venezia, 2002. Progetto&Pubblico 18/2005 Aprile • 25
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