INTO THE WILD Nelle terre selvagge - BarbaraBrunelli 5DLST Anno Scolastico 2013/2014 Esame di Stato
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Sono molte le persone che sentono il bisogno di fuggire dal contesto sociale, culturale e politico nel quale sono immersi. Tra i giovani c’è spesso un’enorme difficoltà nel riconoscersi nella società in cui viviamo, soprattutto nei valori che essa in un modo o in un altro ci trasmette. Pochi hanno tuttavia il coraggio di allontanarsi dalla loro solita routine quotidiana, che apparentemente sembra infondere sicurezza e solidità. Un ragazzo, artefice di un impresa del genere, è entrato nel cuore di tutti coloro che non riescono a rispecchiarsi in quella società tanto odiata. Si tratta di Christopher Johnson McCandless e, personalmente, la sua storia mi ha colpito moltissimo. Intorno a questo personaggio cosi anticonformista e idealista, puro e ingenuo, sono nate diverse storie e opinioni contrastanti. Comunque, sono stati in molti ad avere il bisogno di dover raccontare al mondo l’incredibile storia di questo giovane. Sean penn nel 2007 ha presentato l’adattamento cinematografico degli ultimi anni di vita di Christopher, intitolandolo “Into the wild”, tratto dal libro del giornalista Jon Krakauer “Nelle terre estreme”. Le vicende narrate nel film, così come nel libro, sono frutto di un grande assemblaggio di diversi documenti e fotografie rilasciate dal giovane, oltre che di interviste e incontri con la famiglia e con coloro i quali avevano dato ospitalità o semplicemente chiacchierato con il ragazzo. Christopher Johnson McCandless nasce il 12 febbraio del 1968 nel sud della California, da Walt McCandless e Wilhelmina Johnson. Conosciutisi al college, i genitori di Chris divennero presto molto facoltosi. Chris si laureò in storia e antropologia all’Università Emory di Atlanta, con una media molto elevata. Dopo di allora, i genitori non lo videro mai più. Christopher decise di allontanarsi da quella società così borghese, materialista e consumista che lo stava lentamente indirizzando esattamente verso quel tipo di vita che tutti si aspettavano da lui. Decise così di donare in beneficienza tutti i suoi risparmi, si allontanò da casa con cento dollari, uno zaino e la sua fidata Datsun gialla B210, auto da lui molto apprezzata. Chris iniziò così
il suo straordinario viaggio che lo portò ad attraversare una parte dell’America, partendo da Atlanta per poi attraversare l’intera West Coast. L’obiettivo di McCandless era semplice: raggiungere le terre incontaminate dell’Alaska, per purificarsi dalla mentalità volgare della società capitalista americana e per immergersi nella natura selvaggia. Il pessimismo del giovane deriva principalmente dal rapporto con i genitori. Abbiamo molte testimonianze che ci mostrano la condizione di bigamia di Walt McCandless, che lo costringeva a sostenere due famiglie e che divenne il primo motivo di scontro e discussione con la moglie. Chris non si riconosceva assolutamente nella figura paterna: ricco, borghese e infedele. Aggiungiamo poi la passività della madre, incapace di reagire a questa situazione opprimente. Chris vedeva solamente nella sorella minore Carine l’unica vera forma di affetto familiare, non a caso sarà l’unica persona della famiglia a conoscere il vero spirito del ragazzo, e che non si stupirà di fronte alla sua fuga.
ITALIANO, Luigi Pirandello La produzione di Luigi Pirandello testimonia la crisi delle certezze e dell’identità dell’io. Per lo scrittore siciliano non esiste una realtà oggettiva, in quanto ognuno di noi ha una propria visione della vita. Alla verità assoluta Pirandello sostituisce tante verità quante sono le persone coinvolte. Il fatto che ciascuno sia “chiuso” all’interno del proprio punto di vista impedisce di stabilire un’autentica comunicazione con gli altri: l’individuo si sente solo e alienato dal carattere fittizio dei rapporti umani, nei quali tutti indossano una maschera e recitano il ruolo impostogli dall’ipocrisia delle convenzioni sociali. Pirandello ha trasmesso la percezione di una realtà come illusione, come insignificanza dell'esistenza umana, come forma impossibile di una verità delle cose, ma, per non apparire tragico, ha usato, a sua volta, l'illusione dell'ironia, dell'umorismo, con cui far credere di poter sopportare tutte le assurdità del vivere quotidiano. Pirandello ha una concezione relativistica dell'uomo, che ne esclude una conoscenza scientifica. L'uomo è troppo assurdo per essere capito (mentre la natura è più semplice, inconsapevole, felice, anche se resta un paradiso perduto e rimpianto). Il borghese si dibatte fra ciò che sente dentro (sempre mutevole) e il rispetto che deve alle convenzioni sociali (sempre fisse e stereotipate). In un articolo del 1900 scrisse: « Il nostro spirito consiste di frammenti, o meglio, di elementi distinti, più o meno in rapporto tra loro, i quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento, così che ne risulti una nuova personalità, che pur fuori dalla coscienza dell'io normale, ha una propria coscienza a parte, indipendente, la quale si manifesta viva e in atto, oscurandosi la coscienza normale, o anche coesistendo con questa, nei casi di vero e proprio sdoppiamento dell'io. [...] Talché veramente può dirsi che due persone vivono, agiscono a un tempo, ciascuna per proprio conto, nel medesimo individuo. Con gli elementi del nostro io noi possiamo perciò comporre, costruire in noi stessi altri individui, altri esseri con propria coscienza, con propria intelligenza, vivi e in atto. » Paradossalmente, il solo modo per recuperare la propria identità è la follia, tema centrale in molte opere. Pirandello “inventa” addirittura una ricetta per la pazzia: dire sempre la verità, la nuda, cruda e tagliente verità, infischiandosene dei riguardi, delle maniere, delle ipocrisie e delle convenzioni sociali. Questo comportamento porterà presto all'isolamento da parte della società e, agli occhi degli altri, alla pazzia. Abbandonando le convenzioni sociali e morali l'uomo può ascoltare la propria interiorità e vivere nel mondo secondo le proprie leggi, cala la maschera e percepisce se stesso e gli altri senza dover creare un personaggio, è semplicemente persona. La "forma" o "apparenza" è l'involucro esteriore che noi ci siamo dati o in cui gli altri ci identificano; la "vita" invece è un flusso di continue sensazioni che spezza ogni forma. Noi crediamo di essere "forme stabili" (personalità definite): in realtà tutto ciò è solo
una maschera dietro cui sta la nostra vera vita, fondata sull'inconscio, cioè sull'istinto e sugli impulsi contraddittori. Parafrasando un titolo di un suo romanzo, si potrebbe dire che noi siamo "uno" (perché pretendiamo di avere una forma), "nessuno" (perché non abbiamo una personalità definita) e "centomila" (perché a seconda di chi ci guarda abbiamo un aspetto diverso). L'uomo, in definitiva, è soggetto al caso, che lo rende una marionetta, che gli impedisce di darsi una personalità. Ogni personaggio teatrale è immerso in una tragica solitudine che non consente alcuna vera comunicativa: sia perché il dialogo non ha lo scopo di far capire le cose o di risolvere i problemi, ma solo di confermare l'assurdità della vita; sia perché ogni tentativo di comprendersi reciprocamente è fondato sull'astrazione delle parole, che non riflettono più valori comuni, ma solo la comune alienazione. Troviamo un parallelismo tra il film e l’autore quando nel giovane McCandless esplode una grave insofferenza verso la maschera che la famiglia e la società gli impongono. Tutto ciò ricorda molto bene la visione della vita e del mondo di Pirandello. L’identità personale non è perciò da considerare come qualcosa di fisso e definito, poiché rappresenta solo una delle tante “maschere” che l’individuo vede impostasi da sé stesso o dalla società. In particolare, le principali fonti di questa limitazione individuale consistono nella famiglia e nel lavoro. L’autore stesso, reputa che il nucleo famigliare e il luogo lavorativo siano le peggiori “gabbie” della vita di un uomo. Pirandello non trova una via di fuga storica da questa realtà particolarmente opprimente e perciò non delinea alcuna società alternativa. Tuttavia l’autore intravede due opzioni prevalentemente irrazionali, consistenti nell’immaginazione e nella follia. All’interno della dimensione immaginativa Pirandello propone in alcune sue opere la tematica del viaggio, poiché induce all’evasione dagli schemi tradizionali. Qui ci ricolleghiamo a McCandless che prese la decisione di andarsene e di cambiare definitivamente identità, diventando Alexander Supertramp. FILOSOFIA, Arthur Schopenhauer Affermazioni come: “La vita è un pendolo che oscilla tra la noia e il dolore” hanno determinato la fama di Schopenhauer come “filosofo del pessimismo”. Si tratta però di un’immagine unilaterale: è vero che per Schopenhauer il mondo non ha senso ed è pieno di brutalità e sofferenza, ma è anche vero che uno degli scopi principali della sua filosofia è mostrare la via per combattere il male alla radice. Le basi culturali del filosofo tedesco vanno cercate: nella teoria platonica delle idee, intese come entità separate dall'esistenza umana, che è copia sbiadita di quelle; nel criticismo kantiano, di cui accetta tre categorie a priori (spazio, tempo e causalità), nonché l'impianto agnostico della prima Critica in direzione di un ateismo esplicito; nel materialismo meccanicistico dell'illuminismo;
in alcuni temi romantici: l'infinito, il dolore, l'irrazionalismo, il genio artistico, il valore della musica…; nelle filosofie orientali. Il punto di partenza della sua filosofia è la distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno. Essendo un irriducibile pessimista, Schopenhauer stravolge questa distinzione: facendo del fenomeno non una realtà esterna al soggetto, con una sua propria oggettività, ma solo una rappresentazione esistente nella coscienza soggettiva, data dai sensi, collegati tra loro mediante tre forme a priori di tipo kantiano (spazio, tempo, causalità), con tutta la carica emotiva che ciò può comportare ("la vita è sogno"), in quanto soggetto e oggetto non sono separabili o riducibili l'uno all'altro; e facendo del noumeno una volontà di vivere percepita dal soggetto come qualcosa d'irrazionale. Il noumeno o cosa in sé Schopenhauer lo definisce col termine di "volontà di vivere", un impulso irresistibile che spinge gli esseri umani ad esistere e ad agire, cercando di soddisfare i loro desideri. E' attraverso il corpo che ci rapportiamo al mondo. E nel corpo non c'è distinzione tra essere e dover essere: volere e azione coincidono, non sono in relazione causale. Il corpo è espressione di un volere che lo precede e che lo costringe a relazionarsi con il mondo secondo parametri che sfuggono all'uso della ragione. Il corpo non può non volere, poiché questa è la sua caratteristica istintiva, primordiale: l'unico modo per impedirglielo è quello di costringerlo con la ragione a non-volere. Il corpo è fatto di bisogni e desideri che chiedono continuamente d'essere soddisfatti. Vivere (o volere) significa desiderare qualcosa che non si ha. Nell'uomo questa cosa istintiva viene percepita secondo coscienza, per cui se il desiderio non viene appagato, la sofferenza è maggiore. Quando si desidera si soffre, perché si è in tensione; e quando si raggiunge lo scopo, si è soddisfatti, ma solo temporaneamente, poiché ben presto emergono nuovi bisogni o desideri e il ciclo si ripete. Se non vi sono nuovi desideri, subentra la noia. Quindi la vita non è che un pendolo che oscilla tra il dolore di non avere qualcosa e la noia di possederlo, passando attraverso il breve intervallo del piacere (che è quindi illusorio), sicché il male non sta solo nel mondo, ma anche nel principio che l'ha creato. Per quanto riguarda il genere umano, Schopenhauer è convinto che alla volontà non interessi affatto il singolo individuo, quanto piuttosto la specie, per cui il fine dell'amore è in realtà soltanto la riproduzione della specie. Il caso-limite è quello della mantide religiosa, che divora il maschio dopo l'accoppiamento. Ecco perché l'unico amore accettabile è quello asessuato della pietà. La sessualità viene percepita dagli umani con vergogna, perché per suo mezzo si crea un altro essere soggetto alla volontà, e quindi alla sofferenza eterna. Le vie di liberazione dal dolore vengono trattate nella terza e quarta parte del Mondo
come volontà e rappresentazione e sono di tre tipi: - arte, come forma di conoscenza libera e disinteressata da parte del genio, che, dimentico della propria individualità e lui stesso un po' folle, si rivolge alle idee (modelli eterni delle cose), contemplandole o intuendole, nel mentre le riproduce, come aspetti universali della realtà, a prescindere dalle esigenze pratiche (pulsionali) della volontà. Ma la contemplazione disinteressata del bello garantisce solo un conforto momentaneo, un piacere estetico passeggero. - compassione o pietà, come tentativo di vincere l'egoismo impegnandosi nel mondo a favore del prossimo, che patisce una sofferenza universale. Dalla moralità sorge la conoscenza più umana. La pietà o carità è superiore alla giustizia, poiché questa consiste nel non fare il male, mentre quella nel fare il bene; - ascesi, intesa come tentativo di estraniarsi totalmente dalla vita e da qualunque forma di desiderio e di piacere, mortificando se stessi, con umiltà, castità, povertà, digiuno, sacrifici d'ogni tipo. Non è prevista l'estasi, l'unione mistica con la divinità, ma il Nirvana, cioè l'esperienza del nulla. La morte è salutata con gioia, ma senza suicidio, perché sarebbe un atto individualistico e un rifiuto della vita, non della volontà: il problema non è come desiderare di non essere, ma come non desiderare. L’argomento filosofico riscontrabile nel viaggio di McCandless è proprio Schopenhauer. In quanto appartenente alla società americana dei primi anni ’90, emblema del capitalismo mondiale, la scelta di questo ragazzo diventa ancora più insolita. Come è a tutti noto, questo genere di sistema economico si basa principalmente sul possesso, sebbene tutto ciò appartenga ad un contesto storico ben diverso e lontano da quello di Schopenhauer, possono essere effettuati paragoni. Il desiderio, nella società capitalista, è alla base dell’esistenza. Ogni individuo tenta di ottenere ciò che vuole fermamente. Il filosofo tedesco ci insegna come il “desiderare” sia l’imperativo che assilla ogni individuo e ogni essere vivente assoggettato dalla “volontà di vivere”. Questa volontà è una furia cieca, e provoca negli esseri viventi il continuo desiderio di ciò che non si ha. Perciò Schopenhauer arriva ad elencare le tappe della strada che porta alla liberazione dal dolore, e dopo l’arte e l’etica della pietà giunge a parlare della via liberatoria più elevata e complessa: l’Ascesi. Il concetto ascetico racchiude in se’ la totale negazione della volontà di vivere. Essa consiste perciò nel totale rifiuto del desiderio, nell’annullamento di tutte le proprie brame. Per questo motivo Schopenhauer riconosce nella castità il primo passo della lunga via ascetica. Superato questo gradino, conseguiranno tutti quei piccoli passi che consistono nella rinuncia definitiva di tutti i piaceri e degli eccessi tramite il digiuno, la povertà e il sacrificio. Una volta abbandonato ogni desiderio, l’individuò potrà entrare nella dimensione del Nirvana, un “nulla” relativo, che rispetto al “nulla” di sofferenza del mondo diviene un “tutto”. E’ chiaro come la scelta ascetica sia pienamente condivisa da Christopher McCandless. L’abbandono di ogni lusso e piacere superfluo per dedicarsi ad un viaggio introspettivo e fisico accompagnato da povertà, castità e sacrificio porta il giovane alla ricerca del proprio Nirvana, inteso non come
una dimensione trascendente nella quale annullare se’ stesso, la propria identità e il proprio desiderio, ma come un metodo per concentrarsi unicamente sulla ricerca dei valori fondamentali che costituiscono l’obiettivo principale del giovane. INGLESE, Beat Generation The Beat writers were a small group of close friends first, and a movement later. The term "Beat Generation" gradually came to represent an entire period in time, but the entire original Beat Generation in literature was a small group of people. The core group consisted of Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Neal Cassady and William S. Burroughs, who met in the neighborhood surrounding Columbia University in uptown Manhattan in the mid-40's. They then migrated to San Francisco where they expanded their group consciousness by meeting Gary Snyder, Lawrence Ferlinghetti, Michael McClure, Philip Whalen and Lew Welch. Most of them struggled for years to get published, and it is inspiring to learn how they managed to keep each other from giving up hope when it seemed their writings would never be understood. Their moment of fame began with a legendary poetry reading at the Six Gallery in San Francisco. After the first wave of Beat writers became famous, a second wave followed. The "latter day beats" added some much needed cultural diversity, as well as an infusion of new ideas and talent, to the core of white male friends that were the "classic beats". The ranks of legendary Beat poets continues to slowly evolve; recently more attention has been paid to other talented writers who had gathered at the fringes of earlier Beat scenes. It is not likely that today's generation-defining machinery will ever again allocate so much "cultural influence" to such a small and odd group of individuals. Defining generations is big business these days, and you've got to look good on Total Request Live to even have a chance. The phrase "Beat Generation" was invented by Jack Kerouac in 1948. The phrase was introduced to the general public in 1952 when Kerouac's friend John Clellon Holmes wrote an article, 'This is the Beat Generation,' for the New York Times Magazine. “On the road” (by Kerouac) is the most representative book of the Beat Generation. This novel was a remarkable success, becoming a cult novel of the time. It exalted travel as a moment of introspection and a search of an alternative way of life. It’s based on the travels of Kerouac and his friends across America. It is considered a defining work of the postwar Beat and Counterculture generations, with its protagonists living life against a backdrop of jazz and poetry. We can compare the story of McCandless with the Beat generation because both rejected conventional society and want to find some more. They were characterized by a distinct position in protest against the conformist society of the Second World War: a generation tired, without the hope of being able to leave something to the contemporary world.
BIOLOGIA, Gli ecosistemi Un ecosistema è molto di più di un insieme di organismi animali e vegetali che coesistono in una stessa area; un sistema ecologico, infatti, è una serie complessa ed efficiente di relazioni e interazioni che hanno luogo tra i viventi e tra gli esseri viventi e l’ambiente abiotico (non vivente). Affinché un ecosistema funzioni occorre che si verifichino queste tre condizioni: 1) La presenza di una fonte energetica primaria (generalmente il Sole) che, attivando i processi di biosintesi, cioè di costruzione di molecole organiche complesse, renda disponibile l’energia in diverse forme; 2) la presenza di un flusso unidirezionale di energia dai produttori autotrofi (organismi generalmente foto sintetici) verso i consumatori eterotrofi (organismi che si nutrono di autotrofi o di altri eterotrofi); 3) lo svolgimento dei cicli biogeochimici, che preveda il passaggio di diversi elementi chimici dall’ambiente abiotico agli esseri viventi e poi di nuovo all’ambiente abiotico. Questi cicli avvengono grazie al ruolo svolto dagli organismi decompositori, che, demolendo le sostanze organiche le rendono nuovamente utilizzabili dagli organismi autotrofi. Il pianeta terra può essere considerato un unico ecosistema quando si compie un’analisi a livello globale di fattori come l’aumento complessivo di anidride carbonica, la diminuzione delle riserve d’acqua, il riscaldamento dell’atmosfera oppure il drastico calo di una popolazione di organismi. Alcuni ecosistemi si possono invece considerare modelli in scala ridotta, per esempio un orto, un acquario o anche uno scoglio affiorante al mare; dal punto di vista sperimentale, tuttavia, la maggior parte degli studi sugli ecosistemi e sulle relazioni tra le loro comunità è stata condotta su unità naturali più o meno autosufficienti, come un stagno, una palude, un bosco o una prateria. La vita sulla terra dipende dall’energia del Sole che rappresenta il fattore principale nella determinazione, per esempio, del clima, dei venti e del tempo atmosferico. Ogni giorno, anno dopo anno, una quantità enorme di energia solare arriva negli strati superiori dell’atmosfera terrestre: al tasso medio di 1,94 calorie per centimetro quadrato al minuto e si raggiunge un totale di circa 1,3 X 1024 calorie all’anno; questa quantità è detta costante solare. A causa della presenza dell’atmosfera, solo una parte dell’energia del sole raggiunge la superficie della terra e diventa disponibile per gli organismi viventi. Dell’energia solare diretta verso il nostro pianeta, infatti, circa il 30% viene riflesso indietro nello spazio dalle nubi e dal pluviscolo atmosferico che si trovano nella troposfera, ossia nello strato dell’atmosfera più vicino al suolo, e un
ulteriore 20% di energia viene assorbita dall’atmosfera stessa. Il rimanente 50% dell’energia solare raggiunge la superficie terrestre. Una piccola frazione di questa energia viene riflessa dalle superfici chiare, ma la maggior parte è assorbita. L’energia assorbita dagli oceani scalda la superficie delle acque facendo evaporare le molecole e mettendo in moto il ciclo dell’acqua, mentre l’energia solare assorbita dal terreno viene nuovamente irradiata dalla superficie sottoforma di raggi infrarossi, cioè di calore. Tutti i gas che compongono l’atmosfera sono trasparenti alla luce solare diretta verso la terra, ma il vapore acqueo e, soprattutto, l’anidride carbonica non lo sono verso i raggi infrarossi; di conseguenza, il calore viene trattenuto dall’atmosfera e produce un riscaldamento della superficie terrestre che prende il nome di effetto serra. E’ grazie all’effetto serra che il nostro pianeta ha raggiunto e mantenuto una temperatura globale compatibile con la nascita e lo sviluppo della vita. Il fattore più importante per la sopravvivenza e organizzazione degli ecosistemi è il flusso di energia che li attraversa. Dell’energia solare che raggiunge la superficie terrestre, soltanto una minima parte è convogliata verso i sistemi viventi; persino dove la vegetazione è abbondante solo una piccola percentuale di luce viene utilizzata dalla fotosintesi. La frazione di energia solare utilizzata dai sistemi viventi è comunque sufficiente a consentire la produzione dell’acqua a partire dall’anidride carbonica, e del materiale organico da pochi ioni minerali; il materiale organico è prodotto in diverse migliaia di grammi per metro quadrato di terreno coltivato o di foresta, raggiungendo un totale annuo sul pianeta di circa 120 miliardi di tonnellate. Questo materiale organico è alla base dell’esistenza di tutti gli organismi viventi, siano essi produttori o consumatori. Il passaggio di energia da un organismo a un altro avviene attraverso una catena alimentare, cioè una sequenza di organismi in relazione tra loro come prede e predatori: il primo è mangiato dal secondo, il secondo dal terzo e così via in una serie di livelli di nutrizione, o livelli trofici. In molti ecosistemi le catene alimentari sono interconnesse a formare reti alimentari complesse e altamente ramificate. Una rete alimentare può interessare più di 100 specie differenti, in cui i predatori catturano in genere più di una preda e ogni preda è sfruttata da molti predatori diversi. Possiamo parlare di ecosistemi quando pensiamo a Into the Wild poiché il film è basato sulla bellezza della natura, Christopher vuole vivere solamente al cospetto di essa fino a quasi divenirne parte, ma sarà proprio questo desiderio sfrenato a portarlo al declino.
BIBLIOGRAFIA ITALIANO ”LetterAutori – Percorsi ed esperienze letterarie, Il Secondo Ottocento e il Novecento” Panebianco, Gineprini, Seminara. Zanichelli FILOSOFIA “Filosofia culturale cittadinanza – Da Schopenhauer a oggi” a cura di Antonello La Vergata, Franco Trabattoni. La Nuova Italia INGLESE “With Rhymes and Reason – Fron the Origins to Modern Times” Cinzia Medaglia, Beverley Anne Young. Loescher BIOLOGIA “Invito alla biologia – Classificazione e fisiologia vegetale, ecologia” Helena Curtis, N. Sue Barnes. Sesta edizione a cura di Laura Gandola e Roberto Odone. Zanichelli SITOGRAFIA ITALIANO http://www.homolaicus.com/letteratura/pirandello.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Pirandello FILOSOFIA http://www.homolaicus.com/teorici/schopenhauer/schopenhauer2.htm INGLESE http://www.litkicks.com/BeatGen#.U5MyYCg5bIU http://digilander.libero.it/laBeatGeneration/intro/BEAT_GENERATION.htm http://www.oxforddictionaries.com/us/definition/american_english/beat-generation http://en.wikipedia.org/wiki/Beat_Generation
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