Introduzione al romanzo del Novecento - Gino Tellini (dopo Verga e D'Annunzio: Svevo, Pirandello, Tozzi) - Formazione Loescher
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Introduzione al romanzo del Novecento (dopo Verga e D’Annunzio: → Svevo, Pirandello, Tozzi) Gino Tellini
Punto di partenza: ● cos’è il verismo? (anni Settanta e Ottanta) ● crisi del cosiddetto verismo (fine anni Ottanta) ● il dopo-Verga, il dopo gli anni Ottanta: 1889 Mastro- don Gesualdo e Il piacere ● L’Italia cambia: da carducciana (anni Settanta e Ottanta) diviene dannunziana (fine anni Ottanta dell’800 – anni Trenta del 900): non c’è mai stata un’Italia verghiana, né sveviana, né pirandelliana…
Giovanni Verga siciliano, 1840-1922 Giosue Carducci, toscano, Gabriele D’Annunzio, 1835-1907 abruzzese, 1863-1938
QUALE ROMANZO? Alla crisi postunitaria ● Verga risponde con Giovanni un’indagine disincantata Verga della caduta dei valori siciliano, ideali risorgimentali. 1840-1922 ● D’Annunzio con proposta di nuovi valori: energico vitalismo estetizzante e superomistico. Gabriele Due posizioni antitetiche D’Annunzio, abruzzese, 1863-1938 (Verga isolato nella cultura ufficiale)
QUALE ROMANZO? Italo Svevo, La strada più autentica triestino, verso il 900 è aperta da 1861-1928 nuovi narratori come Svevo, Pirandello, Tozzi: essi indagano nelle ombre Luigi Pirandello, siciliano, 1867- della coscienza comune, 1936 senza avere in tasca ricette risolutive; ascoltano la voce della propria solitudine interiore. Federigo Tozzi, toscano, 1883-1920
QUALE ROMANZO? Il fatto è che questi autori avvertono la necessità di andare oltre la denuncia storico-sociale (di Verga), per andare in profondità, e di rifiutare la poetica estetizzante (di D’Annunzio), perché la sentono come risposta suggestiva ma artefatta e inautentica ai problemi della nuova Italia, come forma seducente di edonismo evasivo, di incantato Una vita, 1892, con data 1893 abbellimento della realtà.
QUALE ROMANZO? Questi autori (Svevo, Pirandello, Tozzi) si sono proposti una prospettiva disincantata (come Verga) e introspettiva (condotta all’interno dell’io). Si sono imposti una scrittura antiesornativa, L’esclusa di Pirandello, senza badare al consenso in «La Tribuna», del pubblico che difatti (per Roma, 29 giugno-16 agosto 1901 lo più) li ha ignorati.
PROTAGONISTI NELL’OMBRA Di Svevo, che pubblica Una vita nel 1892, ci si avvede a fatica intorno al 1925 (l’anno dell’Omaggio montaliano e degli Ossi di seppia), ma il ventenne Guido Piovene è liquidatorio nell’articolo Narratori apparso in «La Parola e il Libro» del settembre-ottobre 1927, salvo Eugenio Montale poi ricredersi con il pezzo (1896-1981) Italo Svevo in «La Fiera Letteraria» del 18 luglio 1946.
PROTAGONISTI NELL’OMBRA Pirandello è ancora valutato nel 1914, nel bilancio tracciato da Le lettere di Renato Serra, non altro che un bozzettista curioso. Renato Serra, 1884- 1915
PROTAGONISTI NELL’OMBRA Tozzi muore trentasettenne nel 1920 nell’indifferenza generale, quando l’imminente marcia su Roma annuncia i fasti del Duce e delle sue parate. Non splende, né nell’Italia di fine secolo né in quella tra le due guerre, una stagione propizia alle diagnosi lucide, critiche, Con gli occhi chiusi, disincantate.. Milano, Treves, 1919
AREE MARGINALI Con questi scrittori continua, come già in ambito postunitario, e anzi si accentua, il primato delle aree marginali. Sono inascoltati e periferici: Trieste, la Sicilia, la Toscana arcaica e antipuristica delle crete senesi. Luoghi decentrati di bilinguismo da cui meglio è consentito affrancarsi dagli istituti espressivi codificati, o più agevole tentare di aggirarne gli ostacoli.
CENTRI NAZIONALI I centri nazionali (la Roma dannunziana, poi la Milano futurista e la Firenze vociana) sono o cassa di risonanza dell’ufficialità estetizzante o tribuna di un’avanguardia costituzionalmente antinarrativa.
INTERESSE PER VERGA Polemici verso D’Annunzio, i romanzieri nuovi hanno considerato con rispetto quanto di meglio potevano offrire i modelli del realismo ottocentesco, specie Verga. Busto di Verga nel Giardino Bellini a Catania
INTERESSE PER VERGA Lo sconosciuto Svevo ventottenne è stato tra i primi a segnalare con ammirazione, il 17 dicembre 1889, dalle colonne del quotidiano triestino «L’Indipendente», l’uscita del Mastro-don Gesualdo. E ne ha apprezzato non il fascino esotico della patinatura arcaica (secondo i canoni dell’utilizzazione verghiana del primo D’Annunzio), ma la forza Mastro-don Gesualdo, dello straniamento critico. 1889, con data 1890
INTERESSE PER VERGA Pirandello ha festeggiato nel 1920 l’ottantesimo compleanno di Verga, con pagine memorabili che sono un attestato di solidarietà per il «tormentato» maestro dell’antiretorica, della «naturalezza [...] prodigiosa», dello stile «necessario», modernamente attualizzato al di là dell’etichetta convenuta e Verga, ritratto a penna fasulla di cronista del vero. dal catanese Antonino Gandolfo (1841-1910)
INTERESSE PER VERGA Il vociano Renato Serra nel 1914 riconosce all’autore dei Malavoglia, in anni di frammentismo antinarrativo, la rispettosa dignità del classico da museo (per effetto carducciano). Le lettere (1914), ristampa vociana, 1920
cit. da Renato Serra «Qualcuno è lontano, in luogo glorioso da cui non lo vorremo disturbare: Verga», il quale «nessuno osa disprezzare, ma nessuno più cerca, perché la sua arte e la sua forza schietta non hanno niente di comune con la nostra accidia» (Le lettere, «La Voce», Firenze, 1914). (1908-1916)
INTERESSE PER VERGA La replica a Serra viene da Federigo Tozzi, con l’articolo Giovanni Verga e noi, nel «Messaggero della Domenica» del Federigo Tozzi, 1883-1920 17 novembre 1918:
cit. da Federigo Tozzi «Non contentiamoci di sapere che Giovanni Verga esiste e che è grande: procuriamoci le occasioni di ritrovarlo in mezzo a noi» (Giovanni Verga e noi, nel «Messaggero della Domenica» del 17 novembre 1918). Copertina della princeps di Con gli occhi chiusi (1919)
VERSO NUOVE CONOSCENZE Il recupero della lezione verghiana è in funzione di una svolta (che non significa approfondimento). Serve da antefatto Luigi Pirandello, necessario, da base 1867-1936 giusta di partenza per sondaggi introspettivi.
VERSO NUOVE CONOSCENZE Il nuovo personaggio del romanzo moderno è spaesato e malsicuro, incerto di sé, delle sue relazioni con gli altri e con il mondo che gli sta Italo Svevo, intorno: l’antieroe 1861-1928 della normalità quotidiana.
Rispetto al romanzo classico ottocentesco cambiano molte cose: ● lo spazio perde la determinatezza geografica e ambientale, per diventare luogo elettivo ed emblematico, riflesso esterno di privati moti affettivi. ● il tempo del racconto non segue la scansione del calendario, ma asseconda i ritmi soggettivi del personaggio, le accelerazioni e i rallentamenti della sua vita interiore. ● al rapporto di causa ed effetto, che lega la serie degli accadimenti Albert Einstein secondo una progressione 1879-1955 logicamente consequenziaria, subentra un meccanismo di associazioni alogiche, inattese e repentine.
VERSO NUOVE CONOSCENZE L’obiettivo del nuovo romanzo non tende alla panoramica globale del mondo, bensì si concentra sul primo piano dell’io, per metterne a nudo le ansie, le inquietudini, i sogni inconfessati, i Giorgio de Chirico, Piazza Italia, 1913, Art Gallery of Ontario, trasalimenti, i Toronto, Canada soprassalti dell’inconscio.
VERSO NUOVE CONOSCENZE Si vuole indagare nell’«imo del proprio essere» (Svevo, Pagine di diario, 1899), si vuole perlustrare nella «nudità arida» della vita (Pirandello, L’umorismo, Giorgio Morandi, Vasi e bottiglia, 1948, 1908). Il terreno d’analisi Ca’ Pesaro, Galleria d’Arte si restringe e ciò che si Moderna, Venezia perde in estensione si acquista in profondità.
STRUTTURA APERTA Dalla struttura chiusa del racconto, che sigilla con compiutezza la storia rappresentata, si passa a una struttura aperta che può lasciare inconclusa la vicenda, disponibile a una pluralità di soluzioni possibili (esemplare Con gli occhi chiusi di Tozzi, 1919) Giorgio Morandi, Autoritratto, 1925, Galleria degli Uffizi, Firenze
Romanzo che pone domande Di un romanzo, si tratta, non destinato a quietare il lettore, a soddisfare le sue domande, a prospettargli canoni certi di giudizio, a confezionargli trame avvincenti, a suggerirgli modelli esemplari o evasioni o miraggi, ma ad accrescere, con lo strumento Vincent van Gogh, Ramo di riflessivo del dubbio, la sua mandorlo in fiore, 1890, Amsterdam, Van Gogh Museum «comprensione della vita» (Montale, Italo Svevo nel centenario della nascita, 1963).
Giudizio di Montale su Svevo «Leggete tutto Svevo [...], non rimpiangerete il tempo perduto; vi rimarrà il sentimento di aver compiuto un’esperienza necessaria, di aver accresciuto la vostra comprensione della vita».
NUOVA PERCEZIONE DELLA REALTÀ Questo nuovo io che si guarda allo specchio, in Svevo, Pirandello, Tozzi, è figlio della nuova cultura europea di fine secolo, che non solo ha messo in forse il princìpio di oggettività della conoscenza naturalistica, ma ha modificato la percezione stessa della realtà, naturale e umana. Vincent van Gogh, Autoritratto, 1888, Amsterdam, Van Gogh Museum
Nuova cultura.
NUOVA CULTURA Occorre distinguere tra anti-positivismo e post- positivismo. Il romanzo di D’Annunzio si basa sulla critica della scienza come anti- positivismo, come mistica dell’ineffabile e dell’irrazionale, come militanza vitalistica e Mussolini e D’Annunzio primato dell’azione.
NUOVA CULTURA Invece il nuovo romanzo di Svevo, Pirandello, Tozzi muove dal rinnovamento dei tradizionali parametri razionalistici che si viene attuando tra i due secoli con la crisi che travolge la nozione David Hilbert (1862-1943), stessa di una razionalità matematico tedesco, sistematica e totalizzante e professore ottimistica. all’Università di Gottinga
NUOVA CULTURA Il pensiero negativo, la «morte di Dio», il relativismo gnoseologico di Nietzsche (che sono altra cosa dal superomismo filtrato da D’Annunzio), la rilettura del pessimismo antidealistico di Schopenhauer, l’intuizionismo di Bergson… Henri Bergson (1859-1941)
NUOVA CULTURA … l’indagine dell’inconscio aperta dalle nuove frontiere della psicologia e della psichiatria (da Bénédict Augustin Morel a Jean-Martin Charchot a Alfred Binet, dal flusso di coscienza di William James a Freud), come gli analoghi progressi raggiunti dalle scienze matematiche, fisiche e storico- sociali, elaborano l’idea di un mondo che ha perduto il suo William James (1842-1910), fratello maggiore di Henry centro di riferimento. James Una sorta di nuova rivoluzione (1843-1916) copernicana.
NUOVA CULTURA Si dissolve l’unità della persona, se ne mette in dubbio la possibilità stessa di padroneggiare le proprie pulsioni. Emerge dall’ombra un magma di tensioni, di progetti, di bisogni che costituiscono l’essenza Carlo Carrà, Antigrazioso, 1916, profonda Milano, Museo del Novecento dell’esperienza umana.
NUOVA CULTURA Dal regno delle certezze verificabili, si è passati nel labirinto delle ipotesi, della provvisorietà, del Pablo Picasso (1881-1973), Autoritratto, dubbio. Collocazione ignota
NUOVA CULTURA Si spalanca un orizzonte inquietante, che i nuovi romanzieri vogliono non evocare con le suggestioni del mistero, ma percorrere razionalmente, con il ricorso alla psicologia scientifica, con l’ausilio di una ragione più duttile di quella positiva, non deterministica ma Pablo Picasso, analitica, nonché Ritratto di Dora Maar (1937), Museo Picasso, Parigi consapevole dei propri limiti.
CONSAPEVOLEZZA DEI LIMITI Bellissimo articolo di Montale, Stile e tradizione, in «Il Baretti», TO, II, 1, 15 gennaio 1925: «Lo stile, il famoso stile totale che non ci hanno dato i poeti dell’ultima illustre triade [Carducci, Pascoli, D’Annunzio], malati di furori giacobini, superomismo, messianismo ed altre bacature, ci potrà forse venire da disincantati savi e avveduti, coscienti dei limiti e amanti in umiltà dell’arte loro più che del rifar la gente. In tempi che sembrano contrassegnati dall’immediata utilizzazione della cultura, […] lo stile ci verrà dal buon costume». (E. Montale, Stile e tradizione (1925), in Auto da fé. Cronache in due tempi, Milano, Il Saggiatore, 1966, pp. 16-19).
NUOVA CULTURA Di qui l’importanza dell’apprendistato naturalistico di Svevo, Pirandello, Tozzi e il loro rispetto verso la lezione di Verga, di contro alla linea Fogazzaro, Bourget, Il parigino Joris Karl Huysmans, D’Annunzio. Huysmans (1848-1907)
NUOVA CULTURA Il nuovo io romanzesco è sgomentato dinanzi all’indecifrabilità del reale e di se stesso. Sente labile e sfuggente la sua presenza nel mondo. Vede sgretolarsi il tessuto delle sue relazioni private e pubbliche. Carlo Carrà, Il pino sul mare, 1921 Milano, Collezione privata
SONDAGGIO CRITICO L’autore non assume (non può assumere) la prospettiva del narratore onnisciente che mette a posto le cose, bensì si riserva il ruolo dell’interrogazione investigativa, del sondaggio critico o ironico o sarcastico. Segue da vicino il personaggio di cui condivide i timori e le angosce, ma di cui non asseconda e anzi denuncia gli alibi psicologici, gli autoinganni, Carlo Carrà, Manichino, 1917, Roma, Collezione privata le mistificazioni, le velleità.
SONDAGGIO CRITICO Il rapporto tra voce narrante e protagonista è serrato, dialogico, inquisitorio, fino a disvelare il volto segreto e più vulnerabile del personaggio: per fargli cadere la «maschera» (Pirandello), per mettere a nudo l’intricata matassa della sua vita interiore, per osservarlo Carlo Carrà, camminare «col teschio Gentiluomo ubriaco, 1916, scoperchiato» (Svevo). Milano, Museo del Novecento
SONDAGGIO CRITICO Ecco allora che il nuovo romanzo si presenta come autobiografia mediata e trasposta: scavo pertinace entro la stessa dimensione sociale e umana dello scrittore, autentico e spietato viaggio autoanalitico (vale per Svevo e per Tozzi, ma anche Il fu Mattia Pascal è Amedeo Modigliani, Pierrot, 1915, in prima persona). Milano, Museo del Novecento
SONDAGGIO CRITICO I personaggi più noti che il lettore incontra in questa perlustrazione del moderno sono gli inetti velleitari di Svevo, piccoli borghesi dalla coscienza sporca; sono le creature dissociate di Pirandello, spesso corrotte, irretite nella solitudine, protese alla vana ricerca di un’impossibile felicità; sono gli allucinati e visionari personaggi di Tozzi, pronti a sprigionare una feroce carica distruttiva e autodistruttiva.
Freud
LO SCOPRITORE DELL’INCONSCIO? Nella cerimonia per il suo 70° compleanno (1926), salutato da un oratore come «lo scopritore dell’inconscio», Freud rifiuta questa qualifica: «Poeti e filosofi hanno scoperto l’inconscio prima di me. Quel che io ho scoperto è il metodo scientifico con cui poterlo analizzare» (cit. in LIONEL TRILLING, La letteratura e le idee, 1940, trad it. Torino, Sigmund Freud Einaudi, 1962, p. 5). (1856-1939)
INTERESSE DI FREUD PER LA POESIA Lo psichiatra austriaco, che di poesia si è sempre nutrito («[i poeti] sono soliti sapere una quantità di cose tra cielo e terra che la nostra filosofia neppure sospetta», scrive in Delirio e sogni nella «Gradiva» di W. Jensen, 1907), ha fornito agli scrittori un formidabile strumento d’esplorazione e d’analisi: «Letterariamente Freud è certo più interessante [che clinicamente]. Magari avessi fatto io una cura con lui. Il mio romanzo [la Coscienza di Zeno] sarebbe risultato più intero» (Italo Svevo a Valerio Jahier, Trieste, 27 Sigmund Freud dicembre 1927, in Epistolario, Milano, (1856-1939) dall’Oglio, 1966, p. 859).
IN CRISI L’IDENTITÀ DELL’IO Prima della psicanalisi, il romanziere sapeva d’avventurarsi in un territorio inesplorato: hic sunt leones. Dopo la psicanalisi, sa di entrare in una riserva di caccia, ma sempre imprevedibile come un campo minato. L’allargamento dei confini conoscitivi, entro questa zona sconosciuta sottratta al mistero, non è una rivoluzione di poco conto: mette in crisi l’identità dell’io così come è stata codificata dalla razionalità Sigmund Freud classica e spezza le fondamentali (1856-1939) certezze che la riflessione filosofica ha elaborato dall’epoca di Cartesio.
IL TARLO DEL DUBBIO Il tarlo del dubbio investe non più soltanto le cose, ma la coscienza che le percepisce. L’io si scopre in balìa di forze che non può dominare: deve prendere atto di essere un gomitolo di impulsi oscuri, tra loro in conflitto. Siamo alla terza «mortificazione» inflitta alla «megalomania dell’uomo», dopo la prima che è associata al nome di Copernico («Copernico, Copernico […] ha rovinato l’umanità, irrimediabilmente», esclama il pirandelliano Mattia Pascal, Premessa [seconda] filosofica) e la seconda introdotta da Darwin: Luigi Pirandello (1867-1936)
Terza mortificazione cit. di Freud: «la terza e più scottante, mortificazione, la megalomania dell’uomo è destinata a subirla da parte dell’odierna indagine psicologica, la quale tende a dimostrare all’Io che non solo egli non è padrone in casa propria, ma deve fare assegnamento su scarse notizie riguardo a quello che avviene inconsciamente nella sua vita psichica» (SIGMUND FREUD, Lezione 18, in Introduzione Sigmund Freud alla psicoanalisi, Torino, (1856-1939) Boringhieri, 1969, p. 258).
ROMANZO DEL NOVECENTO I narratori nuovi pongono al centro delle loro opere proprio un «Io» che «non è padrone in casa propria»: da Pirandello a Svevo, da Tozzi a Palazzeschi da Landolfi a Savinio, da Moravia a Gadda.
ROMANZO DEL NOVECENTO Siano o non siano lettori appassionati di Freud, questi autori, pur nella tenace ostilità della nostra cultura idealistica e cattolica verso la cosiddetta «pseudoscienza» psicanalitica («repugnante alla chiarezza, alla purezza, alla eleganza, al decoro dell’anima e della mente latina»: CARLO EMILIO GADDA, Psicanalisi e letteratura, 1946, in I viaggi la morte, Milano, Garzanti, 1958, p. 35), popolano le loro opere di I viaggi la morte, protagonisti che testimoniano per Milano, Garzanti, segni evidenti il freudiano ritorno 1958 del rimosso e del represso.
MOMENTO GIUSTO La psicanalisi certo non ha scoperto l’«immenso reame dell’inconscio» (Saba, Scorciatoia 150) né i suoi conflitti, è però nata nel momento storicamente giusto per prendere atto dei Alberto Savinio, L’isola dei giocattoli, 1930 meccanismi della Collezione privata rimozione e delle sue cause;
MOMENTO GIUSTO è nata nel momento storicamente giusto per studiare sul lettino dell’analista una tipologia psicologica che tra i due secoli s’incontra sempre più frequente nelle pagine di romanzo, con personaggi privi d’identità e d’integrazione: soggetti con Giorgio De Chirico, debolissime difese dinanzi Bagnante, 1930, ai dissidi e alle sofferenze di Museo Casa Siviero, Firenze un’interiorità sconvolta.
CONFLITTO DENTRO L’IO Se nel romanzo ottocentesco l’io (specie in zona scapigliata e verista) è in conflitto con la solida realtà del conformismo borghese, agli esordi del Novecento il conflitto si trasferisce all’interno dell’io, con l’affioramento del rimosso alle soglie della coscienza, che diventa un terremotato campo di scontro o di battaglia. Felice Casorati, Maschere, 1921
ACQUAI E GABINETTI Alberto Savinio ha osservato che, nella «Casa, la Vita», Freud «si occupò dei servizi (cucina, lavanderia, acquai, dispense, gabinetti, caldaia e apparecchi di riscaldamento, aspirapolvere, ecc.), cioè a dire delle parti che l’ospite, soprattutto se di riguardo, non vede; e ignorò la parte di rappresentanza, salotti, sala da pranzo, ingresso padronale, ecc.» (ALBERTO SAVINIO, Contro il fanatismo, in Felice Casorati, «La Lettura», 24 agosto 1946). Mela spaccata, 1938
NARRATIVA DA GIORNO FERIALE Sembrerebbe un riconoscimento limitativo, in linea con le tante polemiche idealistiche contro il materialismo «sudicio» dell’indagine psicanalitica. Ma non è così. In effetti, nel nuovo secolo (come già talvolta nell’800), quella più autentica Alberto Savinio, non è la narrativa «di Il tempio maledetto, rappresentanza», ma la 1931, Collezione privata narrativa da giorno feriale, addetta «ai servizi», alle cantine, al dietroscena dell’esistenza.
«LO STAGNARO DELLA VITA» Non per esaltare i cunicoli del sottosuolo, ma per conoscerli e (se possibile) saperli amministrare. «Ottimo operaio, Freud. Lo stagnaro della vita. Laborioso e paziente [...], lo scienziato atteso, lo scienziato necessario di un’epoca che ha scoperto che l’uomo non è creazione di Dio ma creazione di se stesso. [...] Freud è l’antropologo di un’epoca che ha rotto i ponti tra sé e il beau idéal» (ALBERTO SAVINIO, Contro il Alberto Savinio, L’oratore, 1932, fanatismo, in «La Lettura», 24 Collezione privata agosto 1946).
NON DESTINO, MA PULSIONI Dai processi della vita psichica il caso è abolito e la terribile ineluttabilità del destino classico ha assunto le più terrene sembianze di istinti e pulsioni, non resi però meno angoscianti e temibili dal fatto di essere Casa «La vita», Milano, razionalmente Bompiani, 1943, inventariabili. poi Milano, Adelphi, 1988
OTTIMISMO E SGOMENTO L’ottimismo conoscitivo di Freud, la sua positivistica fiducia nel potere del progresso scientifico, il suo impegno di medico dedito a curare efficacemente i propri pazienti non attenuano lo sgomento di fronte alla Alberto Savinio, L'Annunciazione, 1932, violenza cieca Milano, Civiche Raccolte d'Arte, dell’irrazionale. Collezione Boschi Di Stefano
Fine
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