Introduzione al romanzo del Novecento - Gino Tellini (dopo Verga e D'Annunzio: Svevo, Pirandello, Tozzi) - Formazione Loescher

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Introduzione al romanzo del Novecento - Gino Tellini (dopo Verga e D'Annunzio: Svevo, Pirandello, Tozzi) - Formazione Loescher
Introduzione
 al romanzo
del Novecento
(dopo Verga e D’Annunzio:
→ Svevo, Pirandello, Tozzi)

     Gino Tellini
Introduzione al romanzo del Novecento - Gino Tellini (dopo Verga e D'Annunzio: Svevo, Pirandello, Tozzi) - Formazione Loescher
SOMMARIO

● Smarrimento dell’io (3-30)

  ● Nuova cultura(31-45)

      ● Freud (46-62)
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Smarrimento
  dell’io
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Punto di partenza:

● cos’è il verismo? (anni Settanta e Ottanta)
● crisi del cosiddetto verismo (fine anni Ottanta)
● il dopo-Verga, il dopo gli anni Ottanta: 1889 Mastro-
don Gesualdo e Il piacere

● L’Italia cambia: da carducciana (anni Settanta e
Ottanta) diviene dannunziana (fine anni Ottanta
dell’800 – anni Trenta del 900): non c’è mai stata
un’Italia verghiana, né sveviana, né pirandelliana…
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Giovanni Verga
               siciliano,
               1840-1922

Giosue
Carducci,
toscano,                     Gabriele D’Annunzio,
1835-1907                         abruzzese,
                                   1863-1938
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QUALE ROMANZO?
Alla crisi postunitaria
● Verga risponde con
                                    Giovanni
un’indagine disincantata              Verga
della caduta dei valori             siciliano,
ideali risorgimentali.              1840-1922

● D’Annunzio con
proposta di nuovi valori:
energico vitalismo
estetizzante e
superomistico.              Gabriele
Due posizioni antitetiche   D’Annunzio,
                            abruzzese, 1863-1938
(Verga isolato nella
cultura ufficiale)
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QUALE ROMANZO?
                                                             Italo
                                                            Svevo,
La strada più autentica                                   triestino,
verso il 900 è aperta da                                  1861-1928

nuovi narratori come
Svevo, Pirandello, Tozzi:
essi indagano nelle ombre                           Luigi Pirandello,
                                                    siciliano, 1867-
della coscienza comune,                             1936
senza avere in tasca ricette
risolutive;
ascoltano la voce della
propria solitudine
interiore.
                               Federigo Tozzi,
                               toscano, 1883-1920
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QUALE ROMANZO?

Il fatto è che questi autori
avvertono la necessità di
andare oltre la denuncia
storico-sociale (di Verga), per
andare in profondità, e di
rifiutare la poetica
estetizzante (di
D’Annunzio), perché la
sentono come risposta
suggestiva ma artefatta e
inautentica ai problemi della
nuova Italia, come forma
seducente di edonismo
evasivo, di incantato                  Una vita,
                                  1892, con data 1893
abbellimento della realtà.
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QUALE ROMANZO?

Questi autori (Svevo,
Pirandello, Tozzi) si sono
proposti una prospettiva
disincantata (come Verga) e
introspettiva (condotta
all’interno dell’io).
Si sono imposti una
scrittura antiesornativa,          L’esclusa di Pirandello,
senza badare al consenso               in «La Tribuna»,
del pubblico che difatti (per   Roma, 29 giugno-16 agosto 1901

lo più) li ha ignorati.
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PROTAGONISTI NELL’OMBRA

Di Svevo, che pubblica Una
vita nel 1892, ci si avvede a
fatica intorno al 1925 (l’anno
dell’Omaggio montaliano e
degli Ossi di seppia), ma il
ventenne Guido Piovene è
liquidatorio nell’articolo
Narratori apparso in «La
Parola e il Libro» del
settembre-ottobre 1927, salvo     Eugenio Montale
poi ricredersi con il pezzo          (1896-1981)
Italo Svevo in «La Fiera
Letteraria» del 18 luglio 1946.
PROTAGONISTI NELL’OMBRA

Pirandello è ancora
valutato nel 1914, nel
bilancio tracciato da Le
lettere di Renato Serra,
non altro che un
bozzettista curioso.
                           Renato Serra, 1884-
                                  1915
PROTAGONISTI NELL’OMBRA

Tozzi muore trentasettenne
nel 1920 nell’indifferenza
generale, quando
l’imminente marcia su
Roma annuncia i fasti del
Duce e delle sue parate.
 Non splende, né nell’Italia di
 fine secolo né in quella tra le
   due guerre, una stagione
    propizia alle diagnosi
       lucide, critiche,
                                   Con gli occhi chiusi,
        disincantate..             Milano, Treves, 1919
AREE MARGINALI

Con questi scrittori continua,
come già in ambito
postunitario, e anzi si
accentua, il primato delle
aree marginali. Sono
inascoltati e periferici:
Trieste, la Sicilia, la Toscana
arcaica e antipuristica delle
crete senesi.
Luoghi decentrati di
bilinguismo da cui meglio è
consentito affrancarsi dagli
istituti espressivi codificati, o
più agevole tentare di
aggirarne gli ostacoli.
CENTRI NAZIONALI

I centri nazionali (la Roma
dannunziana, poi la
Milano futurista e la
Firenze vociana) sono o
cassa di risonanza
dell’ufficialità
estetizzante o tribuna di
un’avanguardia
costituzionalmente
antinarrativa.
INTERESSE PER VERGA

Polemici verso D’Annunzio, i
romanzieri nuovi hanno
considerato con rispetto
quanto di meglio potevano
offrire i modelli del realismo
ottocentesco, specie Verga.        Busto di Verga
                                 nel Giardino Bellini
                                      a Catania
INTERESSE PER VERGA

Lo sconosciuto Svevo
ventottenne è stato tra i primi
a segnalare con ammirazione, il
17 dicembre 1889, dalle colonne
del quotidiano triestino
«L’Indipendente», l’uscita del
Mastro-don Gesualdo.
E ne ha apprezzato non il
fascino esotico della
patinatura arcaica (secondo i
canoni dell’utilizzazione
verghiana del primo
D’Annunzio), ma la forza          Mastro-don Gesualdo,
dello straniamento critico.        1889, con data 1890
INTERESSE PER VERGA

Pirandello ha festeggiato nel
1920 l’ottantesimo
compleanno di Verga, con
pagine memorabili che sono
un attestato di solidarietà
per il «tormentato» maestro
dell’antiretorica, della
«naturalezza [...]
prodigiosa», dello stile
«necessario», modernamente
attualizzato al di là
dell’etichetta convenuta e           Verga, ritratto a penna
fasulla di cronista del vero.   dal catanese Antonino Gandolfo
                                           (1841-1910)
INTERESSE PER VERGA

Il vociano Renato
Serra nel 1914
riconosce all’autore dei
Malavoglia, in anni di
frammentismo
antinarrativo, la
rispettosa dignità del
classico da museo
(per effetto
carducciano).                 Le lettere (1914),
                           ristampa vociana, 1920
cit. da Renato Serra

«Qualcuno è lontano, in
luogo glorioso da cui non lo
vorremo disturbare:
Verga», il quale «nessuno
osa disprezzare, ma
nessuno più cerca, perché
la sua arte e la sua forza
schietta non hanno
niente di comune con la
nostra accidia» (Le lettere,   «La Voce», Firenze,
1914).                             (1908-1916)
INTERESSE PER VERGA

La replica a Serra
viene da Federigo
Tozzi, con l’articolo
Giovanni Verga e
noi, nel «Messaggero
della Domenica» del     Federigo Tozzi, 1883-1920
17 novembre 1918:
cit. da Federigo Tozzi

«Non contentiamoci di
sapere che Giovanni
Verga esiste e che è
grande: procuriamoci le
occasioni di ritrovarlo in
mezzo a noi» (Giovanni
Verga e noi, nel
«Messaggero della
Domenica» del 17
novembre 1918).
                             Copertina della princeps
                             di Con gli occhi chiusi (1919)
VERSO NUOVE CONOSCENZE

Il recupero della
lezione verghiana è in
funzione di una svolta
(che non significa
approfondimento).
Serve da antefatto
                          Luigi Pirandello,
necessario, da base           1867-1936
giusta di partenza per
sondaggi
introspettivi.
VERSO NUOVE
     CONOSCENZE

Il nuovo personaggio
del romanzo moderno
è spaesato e
malsicuro, incerto di
sé, delle sue relazioni
con gli altri e con il
mondo che gli sta         Italo Svevo,
intorno: l’antieroe         1861-1928
della normalità
quotidiana.
Rispetto al romanzo classico
ottocentesco cambiano molte cose:

● lo spazio perde la determinatezza
geografica e ambientale, per
diventare luogo elettivo ed
emblematico, riflesso esterno di
privati moti affettivi.

● il tempo del racconto non segue la
scansione del calendario, ma
asseconda i ritmi soggettivi del
personaggio, le accelerazioni e i
rallentamenti della sua vita
interiore.

● al rapporto di causa ed effetto, che
lega la serie degli accadimenti          Albert Einstein
secondo una progressione                    1879-1955
logicamente consequenziaria,
subentra un meccanismo di
associazioni alogiche, inattese e
repentine.
VERSO NUOVE CONOSCENZE

L’obiettivo del nuovo
romanzo non tende alla
panoramica globale del
mondo, bensì si concentra
sul primo piano dell’io,
per metterne a nudo le
ansie, le inquietudini, i
sogni inconfessati, i       Giorgio de Chirico, Piazza Italia, 1913,
                            Art Gallery of Ontario,
trasalimenti, i             Toronto, Canada
soprassalti
dell’inconscio.
VERSO NUOVE CONOSCENZE

Si vuole indagare
nell’«imo del proprio
essere» (Svevo, Pagine di
diario, 1899), si vuole
perlustrare nella «nudità
arida» della vita
(Pirandello, L’umorismo,      Giorgio Morandi, Vasi e
                              bottiglia, 1948,
1908). Il terreno d’analisi   Ca’ Pesaro, Galleria d’Arte
si restringe e ciò che si     Moderna, Venezia
perde in estensione si
acquista in profondità.
STRUTTURA APERTA

Dalla struttura chiusa
del racconto, che sigilla
con compiutezza la storia
rappresentata, si passa a
una struttura aperta che
può lasciare inconclusa
la vicenda, disponibile a
una pluralità di
soluzioni possibili
(esemplare Con gli occhi
chiusi di Tozzi, 1919)      Giorgio Morandi, Autoritratto, 1925,
                               Galleria degli Uffizi, Firenze
Romanzo che pone
        domande

Di un romanzo, si tratta, non
destinato a quietare il lettore,
a soddisfare le sue domande,
a prospettargli canoni certi di
giudizio, a confezionargli
trame avvincenti, a
suggerirgli modelli esemplari o
evasioni o miraggi, ma ad
accrescere, con lo strumento        Vincent van Gogh, Ramo di
riflessivo del dubbio, la sua         mandorlo in fiore, 1890,
                                   Amsterdam, Van Gogh Museum
«comprensione della vita»
(Montale, Italo Svevo nel
centenario della nascita, 1963).
Giudizio di Montale
         su Svevo

«Leggete tutto Svevo [...],
non rimpiangerete il
tempo perduto; vi rimarrà
il sentimento di aver
compiuto un’esperienza
necessaria, di aver
accresciuto la vostra
comprensione della vita».
NUOVA PERCEZIONE DELLA
             REALTÀ

Questo nuovo io che si guarda
allo specchio, in Svevo,
Pirandello, Tozzi, è figlio della
nuova cultura europea di fine
secolo, che non solo ha messo in
forse il princìpio di oggettività
della conoscenza
naturalistica, ma ha modificato
la percezione stessa della
realtà, naturale e umana.            Vincent van Gogh,
                                     Autoritratto, 1888,
                                    Amsterdam, Van Gogh
                                          Museum
Nuova cultura.
NUOVA CULTURA

Occorre distinguere tra
anti-positivismo e post-
positivismo.

Il romanzo di D’Annunzio
si basa sulla critica della
scienza come anti-
positivismo, come mistica
dell’ineffabile e
dell’irrazionale, come
militanza vitalistica e
                              Mussolini e D’Annunzio
primato dell’azione.
NUOVA CULTURA

Invece il nuovo romanzo di
Svevo, Pirandello, Tozzi
muove dal rinnovamento dei
tradizionali parametri
razionalistici che si viene
attuando tra i due secoli con la
crisi che travolge la nozione
                                   David Hilbert (1862-1943),
stessa di una razionalità             matematico tedesco,
sistematica e totalizzante e               professore
ottimistica.                       all’Università di Gottinga
NUOVA CULTURA

Il pensiero negativo, la
«morte di Dio», il
relativismo gnoseologico di
Nietzsche (che sono altra
cosa dal superomismo filtrato
da D’Annunzio), la rilettura
del pessimismo antidealistico
di Schopenhauer,
l’intuizionismo di Bergson…     Henri Bergson
                                (1859-1941)
NUOVA CULTURA

… l’indagine dell’inconscio aperta
dalle nuove frontiere della
psicologia e della psichiatria
(da Bénédict Augustin Morel a
Jean-Martin Charchot a Alfred
Binet, dal flusso di coscienza di
William James a Freud),
come gli analoghi progressi
raggiunti dalle scienze
matematiche, fisiche e storico-
sociali, elaborano l’idea di un
mondo che ha perduto il suo          William James (1842-1910),
                                     fratello maggiore di Henry
centro di riferimento.                          James
Una sorta di nuova rivoluzione                (1843-1916)
copernicana.
NUOVA CULTURA

Si dissolve l’unità della
persona, se ne mette in
dubbio la possibilità stessa
di padroneggiare le
proprie pulsioni.
Emerge dall’ombra un
magma di tensioni, di
progetti, di bisogni che
costituiscono l’essenza
                               Carlo Carrà, Antigrazioso, 1916,
profonda                       Milano, Museo del Novecento
dell’esperienza umana.
NUOVA CULTURA

Dal regno delle
certezze verificabili,
si è passati nel
labirinto delle
ipotesi, della
provvisorietà, del       Pablo Picasso (1881-1973),
                              Autoritratto,
dubbio.                    Collocazione ignota
NUOVA CULTURA

Si spalanca un orizzonte
inquietante, che i nuovi
romanzieri vogliono non
evocare con le suggestioni
del mistero, ma percorrere
razionalmente, con il
ricorso alla psicologia
scientifica, con l’ausilio di
una ragione più duttile di
quella positiva, non
deterministica ma                      Pablo Picasso,
analitica, nonché               Ritratto di Dora Maar (1937),
                                   Museo Picasso, Parigi
consapevole dei propri
limiti.
CONSAPEVOLEZZA DEI LIMITI

Bellissimo articolo di Montale, Stile e tradizione, in «Il
Baretti», TO, II, 1, 15 gennaio 1925:

«Lo stile, il famoso stile totale che non ci hanno dato i
poeti dell’ultima illustre triade [Carducci, Pascoli,
D’Annunzio], malati di furori giacobini, superomismo,
messianismo ed altre bacature, ci potrà forse venire da
disincantati savi e avveduti, coscienti dei limiti e
amanti in umiltà dell’arte loro più che del rifar la gente.
In tempi che sembrano contrassegnati dall’immediata
utilizzazione della cultura, […] lo stile ci verrà dal buon
costume».

(E. Montale, Stile e tradizione (1925), in Auto da fé.
Cronache in due tempi, Milano, Il Saggiatore, 1966, pp.
16-19).
NUOVA CULTURA

Di qui l’importanza
dell’apprendistato
naturalistico di Svevo,
Pirandello, Tozzi e il loro
rispetto verso la lezione di
Verga, di contro alla linea
Fogazzaro, Bourget,            Il parigino Joris Karl
Huysmans, D’Annunzio.                Huysmans
                                     (1848-1907)
NUOVA CULTURA

Il nuovo io romanzesco
è sgomentato dinanzi
all’indecifrabilità del
reale e di se stesso. Sente
labile e sfuggente la sua
presenza nel mondo.
Vede sgretolarsi il tessuto
delle sue relazioni private e
pubbliche.
                                Carlo Carrà, Il pino sul mare, 1921
                                   Milano, Collezione privata
SONDAGGIO CRITICO

L’autore non assume (non può
assumere) la prospettiva del
narratore onnisciente che
mette a posto le cose, bensì si
riserva il ruolo
dell’interrogazione
investigativa, del sondaggio
critico o ironico o sarcastico.
Segue da vicino il personaggio di
cui condivide i timori e le
angosce, ma di cui non
asseconda e anzi denuncia gli
alibi psicologici, gli autoinganni,   Carlo Carrà, Manichino, 1917,
                                       Roma, Collezione privata
le mistificazioni, le velleità.
SONDAGGIO CRITICO

Il rapporto tra voce narrante e
protagonista è serrato,
dialogico, inquisitorio, fino a
disvelare il volto segreto e più
vulnerabile del personaggio:
per fargli cadere la
«maschera» (Pirandello),
per mettere a nudo l’intricata
matassa della sua vita
interiore, per osservarlo
                                         Carlo Carrà,
camminare «col teschio             Gentiluomo ubriaco, 1916,
scoperchiato» (Svevo).                Milano, Museo del
                                          Novecento
SONDAGGIO CRITICO

Ecco allora che il nuovo
romanzo si presenta come
autobiografia mediata e
trasposta: scavo pertinace
entro la stessa dimensione
sociale e umana dello
scrittore, autentico e
spietato viaggio
autoanalitico (vale per
Svevo e per Tozzi, ma
anche Il fu Mattia Pascal è
                              Amedeo Modigliani, Pierrot, 1915,
in prima persona).            Milano, Museo del Novecento
SONDAGGIO CRITICO

I personaggi più noti che il
lettore incontra in questa
perlustrazione del moderno sono
gli inetti velleitari di Svevo,
piccoli borghesi dalla coscienza
sporca; sono le creature
dissociate di Pirandello, spesso
corrotte, irretite nella solitudine,
protese alla vana ricerca di
un’impossibile felicità; sono gli
allucinati e visionari
personaggi di Tozzi, pronti a
sprigionare una feroce carica
distruttiva e autodistruttiva.
Freud
LO SCOPRITORE
       DELL’INCONSCIO?

Nella cerimonia per il suo 70°
compleanno (1926), salutato da
un oratore come «lo
scopritore dell’inconscio»,
Freud rifiuta questa qualifica:
«Poeti e filosofi hanno scoperto
l’inconscio prima di me. Quel
che io ho scoperto è il metodo
scientifico con cui poterlo
analizzare» (cit. in LIONEL
TRILLING, La letteratura e le
idee, 1940, trad it. Torino,       Sigmund Freud
Einaudi, 1962, p. 5).                 (1856-1939)
INTERESSE DI FREUD PER LA POESIA

Lo psichiatra austriaco, che di
poesia si è sempre nutrito («[i
poeti] sono soliti sapere una
quantità di cose tra cielo e terra che
la nostra filosofia neppure
sospetta», scrive in Delirio e sogni
nella «Gradiva» di W. Jensen, 1907), ha
fornito agli scrittori un formidabile
strumento d’esplorazione e d’analisi:
«Letterariamente Freud è certo più
interessante [che clinicamente].
Magari avessi fatto io una cura con
lui. Il mio romanzo [la Coscienza di
Zeno] sarebbe risultato più intero»
(Italo Svevo a Valerio Jahier, Trieste, 27   Sigmund Freud
dicembre 1927, in Epistolario, Milano,          (1856-1939)
dall’Oglio, 1966, p. 859).
IN CRISI L’IDENTITÀ DELL’IO

Prima della psicanalisi, il romanziere
sapeva d’avventurarsi in un territorio
inesplorato: hic sunt leones. Dopo la
psicanalisi, sa di entrare in una
riserva di caccia, ma sempre
imprevedibile come un campo minato.

L’allargamento dei confini conoscitivi,
entro questa zona sconosciuta
sottratta al mistero, non è una
rivoluzione di poco conto: mette in
crisi l’identità dell’io così come è
stata codificata dalla razionalità          Sigmund Freud
classica e spezza le fondamentali              (1856-1939)
certezze che la riflessione filosofica ha
elaborato dall’epoca di Cartesio.
IL TARLO DEL DUBBIO
Il tarlo del dubbio investe non più
soltanto le cose, ma la coscienza che le
percepisce.
L’io si scopre in balìa di forze che non
può dominare: deve prendere atto di
essere un gomitolo di impulsi oscuri, tra
loro in conflitto.
Siamo alla terza «mortificazione»
inflitta alla «megalomania dell’uomo»,
dopo la prima che è associata al nome di
Copernico («Copernico, Copernico […]
ha rovinato l’umanità,
irrimediabilmente», esclama il
pirandelliano Mattia Pascal,
Premessa [seconda] filosofica) e la
seconda introdotta da Darwin:               Luigi Pirandello
                                              (1867-1936)
Terza mortificazione

cit. di Freud:

«la terza e più scottante,
mortificazione, la megalomania
dell’uomo è destinata a subirla
da parte dell’odierna indagine
psicologica, la quale tende a
dimostrare all’Io che non solo
egli non è padrone in casa
propria, ma deve fare
assegnamento su scarse notizie
riguardo a quello che avviene
inconsciamente nella sua vita
psichica» (SIGMUND FREUD,
Lezione 18, in Introduzione       Sigmund Freud
alla psicoanalisi, Torino,           (1856-1939)
Boringhieri, 1969, p. 258).
ROMANZO DEL NOVECENTO

I narratori nuovi pongono al
centro delle loro opere proprio
un «Io» che «non è padrone in
casa propria»:
da Pirandello a Svevo, da
Tozzi a Palazzeschi da
Landolfi a Savinio, da
Moravia a Gadda.
ROMANZO DEL NOVECENTO

Siano o non siano lettori
appassionati di Freud, questi autori,
pur nella tenace ostilità della
nostra cultura idealistica e
cattolica verso la cosiddetta
«pseudoscienza» psicanalitica
(«repugnante alla chiarezza, alla
purezza, alla eleganza, al decoro
dell’anima e della mente latina»:
CARLO EMILIO GADDA, Psicanalisi e
letteratura, 1946, in I viaggi la
morte, Milano, Garzanti, 1958, p.
35), popolano le loro opere di
                                        I viaggi la morte,
protagonisti che testimoniano per       Milano, Garzanti,
segni evidenti il freudiano ritorno     1958
del rimosso e del represso.
MOMENTO GIUSTO

La psicanalisi certo non
ha scoperto l’«immenso
reame dell’inconscio»
(Saba, Scorciatoia 150)
né i suoi conflitti, è
però nata nel momento
storicamente giusto per
prendere atto dei          Alberto Savinio,
                           L’isola dei giocattoli, 1930
meccanismi della           Collezione privata
rimozione e delle sue
cause;
MOMENTO GIUSTO

è nata nel momento
storicamente giusto per
studiare sul lettino
dell’analista una tipologia
psicologica che tra i due
secoli s’incontra sempre più
frequente nelle pagine di
romanzo, con personaggi
privi d’identità e
d’integrazione: soggetti con
                                  Giorgio De Chirico,
debolissime difese dinanzi        Bagnante, 1930,
ai dissidi e alle sofferenze di   Museo Casa Siviero, Firenze
un’interiorità sconvolta.
CONFLITTO DENTRO L’IO

Se nel romanzo ottocentesco
l’io (specie in zona
scapigliata e verista) è in
conflitto con la solida realtà del
conformismo borghese, agli
esordi del Novecento il
conflitto si trasferisce
all’interno dell’io, con
l’affioramento del rimosso
alle soglie della coscienza,
che diventa un terremotato
campo di scontro o di
battaglia.                           Felice Casorati, Maschere, 1921
ACQUAI E GABINETTI

Alberto Savinio ha osservato
che, nella «Casa, la Vita», Freud
«si occupò dei servizi (cucina,
lavanderia, acquai, dispense,
gabinetti, caldaia e apparecchi di
riscaldamento, aspirapolvere,
ecc.), cioè a dire delle parti che
l’ospite, soprattutto se di
riguardo, non vede; e ignorò la
parte di rappresentanza, salotti,
sala da pranzo, ingresso
padronale, ecc.» (ALBERTO
SAVINIO, Contro il fanatismo, in     Felice Casorati,
«La Lettura», 24 agosto 1946).       Mela spaccata, 1938
NARRATIVA DA GIORNO FERIALE

Sembrerebbe un
riconoscimento limitativo, in
linea con le tante polemiche
idealistiche contro il
materialismo «sudicio»
dell’indagine psicanalitica.
Ma non è così. In effetti, nel
nuovo secolo (come già talvolta
nell’800), quella più autentica   Alberto Savinio,
non è la narrativa «di            Il tempio maledetto,
rappresentanza», ma la            1931,
                                  Collezione privata
narrativa da giorno feriale,
addetta «ai servizi», alle
cantine, al dietroscena
dell’esistenza.
«LO STAGNARO DELLA VITA»

Non per esaltare i cunicoli del
sottosuolo, ma per conoscerli e (se
possibile) saperli amministrare.
«Ottimo operaio, Freud. Lo
stagnaro della vita. Laborioso e
paziente [...], lo scienziato atteso,
lo scienziato necessario di
un’epoca che ha scoperto che
l’uomo non è creazione di Dio ma
creazione di se stesso. [...] Freud è
l’antropologo di un’epoca che ha
rotto i ponti tra sé e il beau idéal»
(ALBERTO SAVINIO, Contro il             Alberto Savinio, L’oratore, 1932,
fanatismo, in «La Lettura», 24                Collezione privata
agosto 1946).
NON DESTINO, MA PULSIONI

Dai processi della vita
psichica il caso è abolito e la
terribile ineluttabilità del
destino classico ha assunto
le più terrene sembianze di
istinti e pulsioni, non resi
però meno angoscianti e
temibili dal fatto di essere
                                  Casa «La vita», Milano,
razionalmente                        Bompiani, 1943,
inventariabili.                    poi Milano, Adelphi,
                                           1988
OTTIMISMO E SGOMENTO

L’ottimismo conoscitivo
di Freud, la sua
positivistica fiducia nel
potere del progresso
scientifico, il suo
impegno di medico
dedito a curare
efficacemente i propri
pazienti non attenuano
lo sgomento di fronte alla   Alberto Savinio,
                             L'Annunciazione, 1932,
violenza cieca               Milano, Civiche Raccolte d'Arte,
dell’irrazionale.            Collezione Boschi Di Stefano
Fine
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