La Rete Seminario Pio XII - Faenza - "Sentinella quanto resta della notte?"
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«Sognare...» Siamo entrati nel vivo della celebrazione del Sinodo, tempo prezioso per la nostra diocesi e anche per la nostra comunità. Ci sentiamo invitati a guardare al mondo dei giovani, rimanendo in mezzo a loro per camminare incontro al Signore. Con loro ci sentiamo chiamati a dare risposte alle grandi domande della vita e ad alzare la testa di fronte alle paure che questo tempo fa sorgere in noi. Per fare questo abbiamo voluto riflettere su quanto sia importante sognare, affinché la Speranza prenda forma nei nostri cuori e nelle nostre menti. La Speranza che è Cristo ci porti a “consumarci” per lui e per il suo popolo! • ... con i giovani p. 4 • ... in fraternità p. 6 • ... come formatore dei giovani p. 8 • ... in seminario p. 10 • ... dei nostri pastori p. 12 • ... ad ogni età p. 14 Le citazioni presenti nei box correlati ad ogni articolo sono tratte dall’omelia del cardinal Bassetti per la Messa di apertura del Sinodo diocesano dei giovani e dal libro “Siamo nati e non moriremo mai più” sulla storia di Chiara Corbella Petrillo. Sommario 2
I sogni vanno presi sul serio! Dobbiamo tener conto che Dio non parla solo nella preghiera, ma anche nella notte! Quanti uomini e donne sono stati ispirati dal Signore nei sogni! Erano i loro desideri pro- fondi che prendevano forma e si incrociavano con i desideri di Dio. “Benedico il Signore che mi ha dato consiglio anche di notte il mio cuore mi istruisce” (Sal 15,7) Noi siamo sempre davanti a Dio e con Dio, e Dio è sempre con noi e in noi, anche nella notte, quando siamo a casa, dentro noi stessi, quando dalla frammentazione del giorno ci raccogliamo nell’unità, quando il nostro cuore si appoggia e si immerge nella grazia del sonno e Dio non deve sfondare nessuna porta per parlare vicino al nostro orecchio. A volte si sogna anche ad occhi aperti, si desiderano cose belle, impossibili. E se questi nostri sogni si assomigliassero ai sogni di Dio? Se questi nostri sogni si assomigliano ai sogni di Dio… allora lo Spirito Santo raccolga e trasformi le molte forze che sonnecchiano in noi, e venga recuperato alla nostra vita re- ale quel regno di immagini che rendono feconda la nostra anima che con ansia desidera prendere corpo e fiorire nel nostro impegno. Allora, giù dal letto! Una lavata profonda ma veloce, abiti belli ma che non impediscano il movimento e fuori, a costruire insieme il Sogno di Dio… che è anche il nostro sogno. don Michele Morandi, Rettore 3
/// ... con i giovani Protagonisti del cambiamento Francesca è un’educatrice del gruppo superiori delle parrocchie di Marzeno, Rivalta e Sarna. Ha partecipato al campo itinerante diocesano della scorsa estate insieme con i suoi ragazzi. Ci racconta qualcosa di questa esperienza conclusasi a Roma con Papa Francesco. Le parole del cardinal Bassetti “cari giovani non gettate al vento questa splendida esperienza del Sinodo. Un’occasione unica che non va persa” esprimono il punto di partenza per il campo diocesano che è stato effettuato dal 7 al 12 agosto 2018. Il sinodo è stato per la nostra diocesi un’occasione di comunione e condivisio- ne tra le varie parrocchie. Un evento unico nel quale le varie realtà, di paese e di città si sono unite e sono diventate un’unica interessante comunità con la quale trascorrere fatiche e gioie. Il campo è stato suddiviso in due parti, la prima di cammino, partendo da Fusignano e raggiungendo Modigliana e la seconda a Roma, dove il Papa ha incontrato i giovani d’Italia. cesco, ogni incontro ed ogni esperienza L’idea del camminare insieme è sempre una buona idea. Permette di parlare, è un’occasione da non perdere e questo ascoltare, osservare, conoscere e scoprire luoghi e persone. Nella fatica si campo itinerante ne è stato la conferma. gusta il silenzio e si apprezza una buona compagnia. La bellezza del cammino La presenza di tanti giovani, davanti al insieme a qualcuno implica l’andare a fondo, poiché dopo aver parlato “del più Papa e per le strade di Roma durante la e del meno” si inizia a scavare, si ha modo di aprirsi e accogliere l’altro e in notte bianca è stata una bellissima testi- ogni modo ci si arricchisce. Credo che ogni persona che ha percorso un tratto monianza di una presenza viva di Cristo, di strada con qualcuno che non conosceva, abbia lasciato un po’ di sé e abbia che c’è e vive tra noi e si riflette nella con- preso qualcosa di buono dalle parole di qualcun altro. divisione, nella carità, nelle esperienze di Percorrere una strada, infatti, significa anche “essere protagonisti del cam- vita quotidiana che vengono vissute con biamento.. e non confondere la felicità con il divano” come dice papa Fran- fede e amore. 4
«Scoprirsi amati è il centro di tutta la nostra esistenza. Solo riempiti di questo amore totale e folle possiamo crescere e amare a nostra volta. C’è una gradualità nei nostri cammini, segno di un’infinita tenerezza da parte di Dio». Dal libro su Chiara Corbella Petrillo /// Foto di gruppo campo itinerante diocesano. Durante il campo diocesano, oltre all’in- Francesco “non siamo venuti al mondo per vegetare, ma per lasciare un’im- contro di altri giovani ci sono state varie pronta” ed è proprio con questo cammino che abbiamo avuto la possibilità di occasioni e spunti di riflessione, guidati intraprendere un cammino spirituale e comunitario, senza restare chiusi nel dai sacerdoti che ci hanno accompagnato nostro piccolo mondo, ma aprendoci a nuovi incontri ed esperienze. e da coloro che avevano organizzato l’e- Concludo ringraziando Colui che ha permesso tutto questo e coloro che hanno sperienza. Questi sono stati preziosi per messo a disposizione tempo ed energie per fare in modo che tutto fosse “pen- andare a fondo, per guadare le nostre vite sato” ed infine un grazie alla provvidenza che ha permesso che tutto andasse e cercare di trovare un senso al nostro per il meglio e arrivassimo a Roma stanchi, ma ricolmi di gioia. “andare”, una guida nel nostro “vagare” e un’impronta nel nostro “camminare”. Francesca Geminiani Proprio perché come ci ha ricordato Papa 5
/// ... in fraternità Sogno, incubo, oppure... Martina è una ragazza che ha vissuto un anno nella comunità di giovani presso il seminario vescovile Pio XII. In questo articolo racconta come la vita comunitaria sia luogo che aiuta a sognare. Siamo spesso abituati a ragionare per antinomie: bianco o nero, bello o brutto, uguale o diverso. Ma a volte per cogliere alcuni messaggi più profondi abbiamo bisogno di ri- percorrere la storia delle parole che spesso ci troviamo a pronunciare. Basti pensare alla parola SOGNO e al suo contrario. La maggioranza di noi credo direbbe INCUBO. Partendo dall’etimologia, il termine sogno, che deriva dalla parola sonno, si contraddistingue come un’attività mentale che si svolge durante il sonno. Il sogno è quindi un’attività. Il contrario dell’attività è l’inattività, la stasi. In medicina la stasi è descritta come un ristagno, un rallentamento, una ri- tenzione. Ed è proprio qui che volevo arrivare. Il contrario di SOGNO è STASI. Da giovani, cristiani, queste parole che evocano immobilità e mancanza di sti- moli ci devono scuotere; ci devono ricordare le parole di Papa Francesco che ci invitano a “non vivacchiare”, ripetute anche dal Card. Bassetti nell’omelia di apertura del Sinodo Diocesano dei giovani. Avere dei sogni ci muove, ci mette in cammino e ci porta più vicini al Signore. Mi piace vedere la Fraternità Diocesana, una realtà nata da appena un anno all’interno dei locali del Seminario Vescovile di Faenza, come un luogo in cui i sogni vengono presi sul serio, all’interno della quale essi diventano motore e obiettivo del discernimento sulla propria vita che sta alla base di questa esperienza annuale per giovani della diocesi. 6
Vivere in fraternità spinge a non rimanere lontani dalla tentazione di “vivacchiare”, «Non è forse anche il bloccati all’interno delle stasi della pro- di rimanere in stasi. grido di tanti giovani pria vita, spinge a fare scelte profonde e Questo cammino ci porta a scegliere chi consapevoli, a vivere la vita cristiana con vogliamo essere in questo mondo, come sfiduciati: “Quanto impegno quotidiano e costante. vogliamo agire, a guardare diritta negli manca all’alba, quanto Recitare le lodi al mattino, partecipare occhi la nostra vocazione e iniziare a par- resta ancora della notte?” alla messa del lunedì sera e scrivere la larle, a farci amicizia. Si, questo è soprattutto preghiera condivisa, fare tutti insieme le Vivere un percorso di fraternità porta a pulizie delle stanze, aprire le porte della cedere parti di sé per aprirsi all’altro e il grido di voi giovani, fraternità agli altri giovani e partecipare a Dio Padre e a fare i conti con le pro- perché ognuno di voi agli incontri di formazione spirituale è ciò prie stasi, con le proprie “incrostazioni”, resta una domanda che può portare un ragazzo o una ragazza diventando protagonisti della nostra vita, aperta ed è portatore a prendere sul serio la propria vita cristia- essendo consapevoli di non essere soli in na e a sognare e sognarsi in movimento, questo mondo. Non resta quindi che tor- di un sogno di felicità e nare a sognare, mettersi in cammino e pienezza di vita». riscoprirsi sotto ad una nuova Luce. /// La fraternità giovani anno 2018-19. Ti aspettiamo in fraternità!. Dall’omelia del Cardinal Bassetti Martina Tarlazzi /// La fraternità giovani anno 2017-18. 7
/// ...come formatore di giovani Poche storie, qua c’è da sognare Don Mattia Gallegati è vicedirettore della comunità propedeutica interdio- cesana della Romagna. In queste righe ricorda la preziosità dei sogni nelle vite dei giovani a lui affidati. Subito appena diventato prete, neanche due anni fa, nella mia nuova vita di presbitero si è presentata l’importanza di sognare. Vi spie- go il perché partendo dal fatto che stiamo vivendo un tempo particolare. Siamo nel bel mezzo di un cambiamento d’epoca e, come in tutte le fasi di passaggio, ci sono delle difficoltà e non si sa bene che pesci pigliare. Anche la Chiesa è toccata da questo smarrimento. Occorre, quindi, sognare per immaginarsi cosa ci sarà dopo e agire di conseguenza: costruire già ora, posando le prime pietre, ciò che desideriamo per il futuro. A mio avviso il sogno non deve essere, però, troppo dettagliato. Per prima cosa, perché rischiamo di rimanere schiacciati o delusi da un’immagine per- fetta di come le cose dovrebbero andare. Secondo, se abbiamo un’idea in testa troppo nitida rischiamo di non cogliere segni belli e significativi che - solo perché non corrispondono alle nostre aspettative - rischieranno di non essere visti. Sognare, sì, ma con in testa un sogno aperto, per riuscire a scorgere anche ciò che va oltre i nostri migliori sogni. Per quel che mi riguarda, tutto ciò significa lavorare per la Chiesa di doma- ni, sognando una Chiesa vivace e missionaria, capace di portare un respiro diverso. Mi riferisco a un modo di guardare alla realtà che si smarca da una visione delle cose in cui tutto è ricondotto a merce, a denaro, a tecnologia, e in cui ogni cosa si misura sulla scala del benessere e del numero di consen- si. Intendo, cioè, una Chiesa che aiuta le persone a rimanere ancorati alla verità di loro stessi, a ciò che sono nel più profondo, cioè creature amate da Dio. Creature che sono come morte se non arriva loro almeno qualche bri- 8
/// La comunità propedeutica in una serata di «Insegnare la nostalgia gruppo. del mare”, cioè di Dio, è il compito di noi, generazione adulta». Dall’omelia del Cardinal Bassetti /// (in basso) Dicembre 2018, la comunità propedeutica in visita a sant’Adriano da Don Anselmo. ciola del cibo che il Signore ci dona con la sua parola; creature spente se non c’è nessuno che porti loro almeno un pallido riflesso della luce prorompente della gratuità del vangelo; creature smarrite senza almeno un po’ del calore della verità che ci ha rivelato il Signore Gesù, a dare senso a una vita che altrimenti sembrerebbe solo un’esistenza anonima tra le altre sette miliardi del pianeta. Venendo alla vita di tutti i giorni, cerco di sognare nel mio quoti- diano lavoro con i giovani, in particolare quelli della Comunità propedeutica di Romagna della quale sono vice-responsabile. In concreto, significa sognare la crescita di quel giovane, immaginare un futuro in cui quel ragazzo sarà fiorito nei tanti aspetti su cui lavora, pregare perché quel che sto cercando di tramettere sia reso fecondo dallo Spirito Santo. Non è facile. Alle volte invece che sognatori, ci si sente piuttosto degli illusi. Oppure, invece che riuscire a vedere piccoli passi di maturazione, sembra realizzarsi l’incubo di persone immobili, che non danno alcun segno di cam- biamento. Ma il sogno non va dimenticato nel cassetto. Bisogna continuare a desiderare il bene dell’altro e sopratutto tenere viva la fede. Gesù è in mezzo a noi, fino alla fine del mondo, ed è lui che educa, volendoci crescere a sua somiglianza: uomini e donne divini, chiamati all’amore e all’eternità. Con la sua grazia, le cadute e i difetti, miei e degli altri, possono trasformarsi da ostacoli che rallentano il cammino, in occasioni per stringerci maggiormente tra di noi e a Lui. Questo è più che un sogno, è una realtà a cui dare tutta la fiducia per essere un educatore credente veramente, cioè che si affida a un /// Preghiera Altro, al lavoro a fianco a te. Sì, ci voglio provare. don Mattia Gallegati 9
/// ... in Seminario Come quando eravamo bambini Marco Donati è un seminarista al sesto anno di formazione. Ci parla di come l’aspetto del sogno lo ha accompagnato per tutta la vita fino ad oggi. Quando ero bambino spesso pensavo a cosa avrei fatto una volta diventato grande e sognavo di fare il giocatore di hockey, il geometra, il pianista, il meccanico e il pompiere, tutti obiettivi che al solo pensiero mi stampavano il sorriso sulla faccia e mi davano una gioia incredibile, avevo solo l’imbarazzo della scelta. Nella mia testa non c’era nessun impedimento alla realizzazione dei miei sogni, se non quell’ accet- tabile attesa di crescere, che però rendeva ancora più desiderabile la meta finale. Questo è quello che generalmente capita ai bambini, perché loro non pongono limiti ai sogni, anzi, non sanno proprio che cosa siano i limiti; a loro basta immaginare; nella mente di un bambino il sogno è molto più grande e attraente della realtà e di tutti i limiti che questa comporta. Quindi spazio ai sogni, e alla fantasia! Col passar del tempo alcuni sogni se ne vanno, altri restano e altri ancora nascono. Ma non potendoli realizzare tutti siamo costretti a fare delle scelte e quindi ci sforziamo di capire quali siano quelli che più desideriamo e per i quali vale la pena spendersi e spendere la vita fino in fondo. Ma che cosa accomuna i sogni di tutti? Credo che il denominatore comune sia il desiderio di felicità. Ciò che cambia è il modo di raggiungerla, e ognuno deve trovare il proprio. In questi 7 anni di seminario il Signore ha continuato ad alimentare in me il sogno di essere suo, fiducioso che solo in questo modo arriverò anch’io a godere di quella felicità piena a cui tutti aspiriamo. Il sogno di essere per Dio, 10
e quindi anche per gli altri. Non sono un attraenti e entusiasmanti e non ci portano «Dice l’autore de “Il fenomeno, né sono più bravo degli altri e a quella famosa felicità che nel profondo piccolo principe”, se non non ho delle doti particolari per le quali mi desideriamo. sento adatto a diventare prete ma questo Anche da grandi, qualche volta, abbiamo l’avete letto vi invito a è ciò che il Signore mi ha messo nel cuore bisogno di tornare a sognare come quan- farlo, che se uno vuol e confido nel fatto che mi darà la forza e do eravamo bambini, sfidando i limiti e le il coraggio per stare dove lui mi manda e paure che ci si presentano davanti e con- costruire una nave, dove mi manderà. fidando nel Signore che come nessun’al- prima di raccogliere il Tante volte, noi grandi, rischiamo di far- tro può aiutarci a realizzare i nostri sogni, legno e di distribuire i ci frenare da tante paure e i nostri sogni se glielo permettiamo. più belli (che inevitabilmente richiedono Buon cammino e non smettete di sognare compiti, bisogna sappia anche più sacrifici) li lasciamo da parte in grande! comunicare agli uomini la ripiegando con sogni più “alla nostra por- tata”, ma che alla fine sono anche meno Marco Donati nostalgia del mare, cioè di Dio, dell’infinito». Dall’omelia del Cardinal Bassetti /// Alcuni seminaristi e amici durante il gioco organizzato per la giornata del seminario. /// Propedeuti e seminaristi faentini a Gamogna. 11
/// ... dei nostri pastori La biblioteca Card. Cicognani… è aperta a tutti Giovanni Gardini è vicedirettore del museo diocesano e vicebibliotecario della biblioteca “Cardinal Cicognani” presso il Seminario Pio XII. Ci presenta come dai sogni dei nostri pastori sia nata la biblioteca e sia oggi una grande opportunità per i nostri giovani. Il 1 febbraio 1973 don Giovanni Lucchesi, pri- e pronta alle sfide della contemporaneità e con lucidità, oltre ad un sano realismo, mo direttore della biblioteca Card. Gaetano Cicognani, affidava alla decisione guardasse al futuro anche quando esso del Vescovo di Faenza un Codicillo da aggiungersi agli Statuti della fondazio- avrebbe messo alla prova le vocazioni sa- ne. Questo breve testo iniziava puntualizzando come lo scopo primario della cerdotali e le stesse istituzioni ecclesiali. biblioteca fosse quello di «fornire un valido mezzo di lavoro ad insegnanti ed Da quel lontano 1947 a oggi, dall’anno alunni dei corsi di Filosofia e di Teologia nel Seminario Pio XII di Faenza», ma in cui questa biblioteca sorse, rinnova- subito dopo affermava che questa preziosa istituzione «per esplicita volontà ta, sui fondi di quella del vecchio semi- del Fondatore – il Card. Cicognani – è aperta a tutti, onde essere per tutti un nario di Piazza XI febbraio sino alla sua incentivo allo studio delle scienze religiose e per i sacerdoti uno stimolo ad riapertura avvenuta nell’ottobre del 2018 approfondire gli studi sacri». Lucchesi, inoltre, intuiva che questo patrimonio a seguito dei lavori di adeguamento dei librario non poteva essere legato esclusivamente al Seminario e affermava locali, di strada ne è stata percorsa e che anche qualora venissero a mancare «le scuole di Liceo o di Teologia – o molte persone si sono succedute; eppu- tutte le scuole di qualsiasi grado» essa sarebbe dovuta restare ugualmente re, quasi, non si avverte il peso degli anni «attiva ed efficiente». Lucchesi, grande uomo di cultura e fine studioso, non perché ogni biblioteca è, per sua natura, poteva non comprendere l’immenso potenziale di questa biblioteca e come protesa al futuro. La recente riapertura essa dovesse in qualche modo aprirsi al mondo, per essere strumento di al pubblico della biblioteca Cicognani, in- conoscenza e di incontro tra le generazioni. Questi due passaggi suggeriti fatti, per usare le parole di Mons. Mario da Lucchesi furono accolti e diventarono, di fatto, il primo e il secondo arti- Toso, «rappresenta non solo un obiettivo colo dello Statuto perché questa biblioteca fosse fattivamente aperta a tutti che si realizza in vista del rilancio dell’at- 12
bisogno reale. Nei magazzini continua il «L‘ amore ti consuma ma riordino dei fondi librari, la catalogazio- ne è stata riavviata, gli utenti iniziano a è bello morire consumati riaffacciarsi alla porta della biblioteca, proprio come una candela numerosi sono i volontari che offrono il loro tempo, tutti elementi che sono se- che si spegne solo quando gno di speranza perché sempre di più la ha raggiunto il suo Biblioteca Cicognani sia… aperta a tutti. scopo. Se starai amando In più, credo proprio che non sia negati- vo avere bisogno. È vero, comporta una veramente te ne accorgerai mancanza, ma si tratta di un buon segno: dal fatto che nulla ti è apertura, ricerca; premessa necessa- ria per l’incontro con l’altro e la risposta appartiene veramente /// 1955, una delle sale della biblioteca alle domande (infatti chi ha già tutto non perché tutto è un dono». “Cardinal Cicognani”. desidera nulla). Basta cercare. Alla fine, ecco, quello “spazio vuoto” diventa pos- Dal libro su sibilità; un’altra qualità di queste nostre Chiara Corbella Petrillo tività pastorale e pedagogica, ma anche generazioni. il ripristino di un luogo di incontro della Giovanni Gardini comunità ecclesiale e civile, in un terri- torio, che è crocevia di persone, di idee, di religioni, di ethos (…). Vuole essere, in particolare, luogo di vita, mediante stu- dio, confronto culturale, elaborazione di una nuova progettualità sociale, che si nutre delle radici della sapienza umana e cristiana e guarda verso il futuro. La Biblioteca deve divenire sempre di più laboratorio di nuovo pensiero, occasione di dialogo culturale e religioso, a favore della convivenza civile ed ecclesiale». A seguito della riapertura le vuote sale della Biblioteca hanno iniziato a popolar- si di giovani che vengono qui a studiare, segno che l’intuizione di uno spazio di studio aperto alle nuove generazioni ha intercettato un desiderio, oltre che un /// Giovani presso la sala di lettura della biblioteca “Cardinal Cicognani”. 13
/// ... ad ogni età I progetti di una vita Enrico Argnani è un ex allievo del Seminario Vescovile Pio XII. Ci invita a “sognare alto” in ogni stagione della vita. Quando si parla di sogni, che è come dire imma- ginare, desiderare, fare progetti anche al di là del reale e del contesto del tuo vissuto, viene naturale che ci si riferisca soprattutto alla giovane età e ancor di più alla adolescenza che sta aprendosi ad un mondo nuovo, imprevisto e imprevedibile in cui l’immaginazione ha la parte principale se non altro come uno spazio privato e gelosamente custodito. Ebbene forse la collocazione dei “sogni” in una determinata età della vita, non è esatta o quantomeno non del tutto veritiera, perché sognare e fare progetti penso non abbia età e in ogni stadio della vita questa facoltà non solo si rivela tipica dell’essere umano, ma nonostante il crescere dell’età, resta una “finestra” che può aiutare a “sognare alto”. Io che ho già varie stagioni alle spalle, devo confessare che forse uno dei momenti meno pesanti è proprio quello in cui ancora riesco a immaginare progetti e prospettive da sogno, che forse non si realizzeranno mai. Come Ex Allievo, ripensando a quello che negli anni del Seminario, quando adolescente mi preparavo via via a superare le difficoltà scolastiche come alunno delle scuole medie poi del ginnasio, con delle prospettive che richie- devano scelte di vita importanti, lo scenario dei sogni era diverso e per cer- ti versi più ampio e variegato, però devo riconoscere che essi avevano una forza e una valenza molto forte ed entusiasmante. Quanti sogni con slanci anche utopistici ci passavano per la testa sia come singoli, sia come grup- pi. Ricordo ad esempio che negli anni del Concilio Vaticano II si condivideva l’ansia di quella ventata di novità in modo quasi unanime, quando si ipotizza- 14
vano “aperture” e innovazioni impensate, la nostra immaginazione si faceva quasi «Ma ripensando bene, certezza che molto sarebbe cambiato se “Inquieti sognatori” non nella sostanza, almeno nella forma dovremmo essere di ciò che ci circondava come ad esempio prima di tutto noi nella Liturgia e nell’apertura al mondo. generazione adulta Non tutto era già chiaro (anzi per anni non quando ci accorgiamo lo sarebbe stato neanche per gli “addet- ti ai lavori”) ma nell’aria si percepivano di non essere capaci di grandi e inaspettate novità. In questo custodire più i vostri contesto “sognare” era quasi d’obbligo e sogni. Non dovremmo anche nei confronti e negli scambi di idee noi genitori, catechisti, fra amici o con i “superiori”, non manca- educatori e sacerdoti vano le ipotesi più varie. Furono anni di sogni condivisi un po’ da tutti, soprattutto essere i vostri in ambito ecclesiastico e laicale. Saranno primi compagni di poi gli anni a venire che ci faranno me- cammino?» glio capire che non sempre i sogni sono destinati a realizzarsi completamente, ma Dall’omelia pur sempre restano segnali che in fondo del Cardinal Bassetti in fondo hanno germi di verità e stimoli per incoraggiare. Noi negli anni sessanta abbiamo veramente vissuto una età certo non facile, ma per molti versi unica per la Chiesa e per il mondo. Tornando ad oggi, mi rendo conto che, in una fase della mia vita che volge al tra- monto, anche i sogni, pur facendosi più rari e con minore slancio di prospettive, restano una risorsa che il Buon Dio ci ha messo a fianco, per far sì che il nostro animo in qualche modo resti giovane e anzi nella maturità, sappia continuare a “vivere e non vivacchiare” continuando a /// In alto: la cappella del Seminario Pio XII. sognare e a sperare in “cieli nuovi e terra nuova”. /// In basso: lezione di alcuni ex Enrico Argnani allievi del Seminario Pio XII. 15
«Io, se dovessi ricominciare tutto da capo, farei di nuovo il prete!». Più di una volta ho sentito pronunciare questa frase a don Roberto, e sempre, nel dirla, sul suo viso si stampava uno di quei sorrisi che negli anni del suo mi- nistero – tanti, ma mai abbastanza – ha regalato a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di incontrarlo. Forse è per questo motivo che, ogni volta che nella mente emerge il ricordo di uno dei momenti passati insieme a lui, an- che sul mio volto nasce immancabilmente un sorriso. È un modo attraverso il quale mi piace pensare che, anche da lassù, il suo ministero stia continuando. Sì perché, in fon- do, don Roberto stava bene quando vedeva star bene gli altri. Sorrideva perché sapeva che il suo sorriso era con- tagioso, e questo ti fregava sempre, perché era impossi- bile non ricambiarlo, anche se nella tua giornata qualcosa era andato storto. Grazie don Roberto per tutto quello che ci hai donato di te stesso. Prega sempre per noi che siamo stati i tuoi seminaristi, o meglio, come dicevi tu, «i tuoi ragazzi», perché anche noi, possiamo, come te, arrivare un giorno a dire: «io, se do- /// Don Roberto all’ambone vessi ricominciare tutto da capo, farei di nuovo il prete!». durante la Messa di consacrazione dell’altare della don Massimo Geminiani cappella del Seminario Pio XII. 16
COMUNITÀ PROPEDEUTICA RESIDENZIALE INTERDIOCESANA DI ROMAGNA COMUNITÀ PROPEDEUTICA RESIDENZIALE INTERDIOCESANA DI ROMAGNA Da diversi anni il nostro Seminario ospita la “Propedeutica”, una comunità che accoglie giovani di alcune diocesi romagnole (oltre alla nostra, PANTONI LOGO Forlì-Bertinoro, Imola, Ravenna-Cervia, Cesena-Sarsina e San Marino-Montefeltro). Questa comunità ha come obiettivo l’accompagnamento nel PANTONE PANTONE PANTONE PANTONE PANTONE 4655 C discernimento 7581 C 2612 C vocazionale 7656 C e la 361 C crescita C: 8 umana C: 0 e spirituale. C: 69 C: 45 C: 77 M: 41 M: 64 M: 50 M: 90 M: 0 Y: 51 Y: 57 Y: 70 Y: 0 Y: 100 K : 20 K : 66 K : 60 K:4 K:0 FONT: C: 69 /// La Comunità Propedeutica di Romagna. BinaryITC Light M: 50 Y: 57 K : 66 /// 21 ottobre 2018, Emanuele Casadio e Marco Fusini sono istituiti accoliti. SEMINARIO VESCOVILE Rettore Don Michele Morandi Economo Dott. Pierluigi Versari COMUNITÀ PROPEDEUTICA Responsabile Don Michele Morandi Vice-Responsabile Don Mattia Gallegati Direttore Spirituale Don Ottorino Rizzi 17
È SUCCESSO NEGLI ///3 ///1 ///2 Il Seminario Vescovile Pio XII è un ente autonomo, con un’amministrazione distinta da quella della Diocesi di Faenza- Modigliana. Le spese per la formazione dei seminaristi e propedeuti includono varie voci quali pasti, utenze, studio, attività pedagogiche, uscite culturali, ecc. Non chiedendo alcuna retta ai seminaristi (che andrebbe ulteriormente a gravare sulle famiglie, già impegnate nel sostentamento del figlio), qualsiasi aiuto risulta pertanto prezioso. Anche quest’anno noi seminaristi e propedeuti abbiamo organizzato una Lotteria per cercare di contribuire, seppur in minima parte, a quanto il Seminario ci continua a offrire. I biglietti possono essere acquistati presso tutti noi, presso giovani di diverse parrocchie e presso la redazione de Il Piccolo. L’estrazione avverrà il 3 giugno presso il nostro seminario. Ogni piccola offerta ha per noi un grande significato. CHI DESIDERA CONTRIBUIRE CON UNA DONAZIONE PUÒ FARE UN VERSAMENTO SUL CONTO DEL SEMINARIO VESCOVILE PIO XII: IT61 F 05034 23702 000000003122
I U LT I M I D O DIC I M E S ///3 O Padre, la Chiesa di Faenza-Modigliana desidera riflettere il volto del tuo Figlio Gesù che con amore fissò lo sguardo sul giovane in ricerca. Con i giovani vogliamo percorrere le vie della misericordia, per i giovani vogliamo indicare strade di speranza, nei giovani desideriamo accendere la gioia della fede. Manda il tuo Spirito a guidare i nostri cuori ///4 affinché ogni nostro passo sia fatto insieme, verso il tuo Regno che viene. Amen. ///1 28 ottobre 2018, riapertura biblioteca Cardinal Cicognani. ///2 30 settembre 2018, apertura Sinodo diocesano dei giovani. ///3 25 marzo 2018, i personaggi del Gioco organizzato per la Giornata del Seminario. ///4 12 agosto 2018, gruppo giovani della Diocesi in pellegrinaggio a Roma. 19
QUANTI SIAMO, A CHE PUNTO SIAMO La nostra Diocesi di Faenza-Modigliana ha attualmente 5 seminaristi presso il Pontificio Seminario Regionale Flaminio “Benedetto XV” di Bologna (2 al secon- do anno di teologia, 2 al quinto anno e 1 in stage pastorale), 1 giovane in ac- compagnamento vocazionale presso la fraternità giovani e 4 giovani che sono in discernimento vocazionale presso la Comunità Propedeutica di Romagna con sede a Faenza assieme ad altri 4 giovani delle diocesi di Imola, Ravenna-Cervia, san Marino-Montefeltro e Sulmona-Valva. tipografiavalgimigli faenza SEMINARIO VESCOVILE PIO XII Viale Stradone, 30 (ingresso da Via degli Insorti, 5-6) 48018 Faenza (RA) Tel: 0546 25040 info@seminariofaenza.it www.seminariofaenza.it 20
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