La Rete Seminario Pio XII - Faenza - "Sentinella quanto resta della notte?"

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La Rete Seminario Pio XII - Faenza - "Sentinella quanto resta della notte?"
La Rete
   Seminario Pio XII - Faenza
            · Dal 1954 - Anno LXV ·

“Sentinella quanto1 resta della notte?”
La Rete Seminario Pio XII - Faenza - "Sentinella quanto resta della notte?"
«Sognare...»
Siamo entrati nel vivo della celebrazione del Sinodo, tempo prezioso per la nostra diocesi e anche per la nostra
comunità. Ci sentiamo invitati a guardare al mondo dei giovani, rimanendo in mezzo a loro per camminare incontro
al Signore. Con loro ci sentiamo chiamati a dare risposte alle grandi domande della vita e ad alzare la testa di fronte
alle paure che questo tempo fa sorgere in noi. Per fare questo abbiamo voluto riflettere su quanto sia importante
sognare, affinché la Speranza prenda forma nei nostri cuori e nelle nostre menti. La Speranza che è Cristo ci porti a
“consumarci” per lui e per il suo popolo!

• ... con i giovani                                                                                                             p. 4

• ... in fraternità                                                                                                             p. 6
• ... come formatore dei giovani                                                                                                p. 8
• ... in seminario                                                                                                              p. 10
• ... dei nostri pastori                                                                                                        p. 12
• ... ad ogni età                                                                                                               p. 14

Le citazioni presenti nei box correlati ad ogni articolo sono tratte dall’omelia del cardinal Bassetti per la Messa di apertura del Sinodo
diocesano dei giovani e dal libro “Siamo nati e non moriremo mai più” sulla storia di Chiara Corbella Petrillo.

Sommario

                                                                    2
La Rete Seminario Pio XII - Faenza - "Sentinella quanto resta della notte?"
I sogni vanno presi sul serio!
Dobbiamo tener conto che Dio non parla solo nella preghiera, ma anche nella notte!
Quanti uomini e donne sono stati ispirati dal Signore nei sogni! Erano i loro desideri pro-
fondi che prendevano forma e si incrociavano con i desideri di Dio.
“Benedico il Signore che mi ha dato consiglio anche di notte il mio cuore mi istruisce”
(Sal 15,7)
Noi siamo sempre davanti a Dio e con Dio, e Dio è sempre con noi e in noi, anche nella
notte, quando siamo a casa, dentro noi stessi, quando dalla frammentazione del giorno
ci raccogliamo nell’unità, quando il nostro cuore si appoggia e si immerge nella grazia
del sonno e Dio non deve sfondare nessuna porta per parlare vicino al nostro orecchio.
A volte si sogna anche ad occhi aperti, si desiderano cose belle, impossibili.
E se questi nostri sogni si assomigliassero ai sogni di Dio?
Se questi nostri sogni si assomigliano ai sogni di Dio… allora lo Spirito Santo raccolga e
trasformi le molte forze che sonnecchiano in noi, e venga recuperato alla nostra vita re-
ale quel regno di immagini che rendono feconda la nostra anima che con ansia desidera
prendere corpo e fiorire nel nostro impegno.
Allora, giù dal letto! Una lavata profonda ma veloce, abiti belli ma che non impediscano
il movimento e fuori, a costruire insieme il Sogno di Dio… che è anche il nostro sogno.

                                                     don Michele Morandi, Rettore

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La Rete Seminario Pio XII - Faenza - "Sentinella quanto resta della notte?"
///   ... con i giovani
      Protagonisti del cambiamento
Francesca è un’educatrice del gruppo superiori
delle parrocchie di Marzeno, Rivalta e Sarna.
Ha partecipato al campo itinerante diocesano
della scorsa estate insieme con i suoi ragazzi.
Ci racconta qualcosa di questa esperienza
conclusasi a Roma con Papa Francesco.

Le parole del cardinal Bassetti “cari giovani non gettate al
vento questa splendida esperienza del Sinodo. Un’occasione unica che non
va persa” esprimono il punto di partenza per il campo diocesano che è stato
effettuato dal 7 al 12 agosto 2018.
Il sinodo è stato per la nostra diocesi un’occasione di comunione e condivisio-
ne tra le varie parrocchie. Un evento unico nel quale le varie realtà, di paese
e di città si sono unite e sono diventate un’unica interessante comunità con la
quale trascorrere fatiche e gioie.
Il campo è stato suddiviso in due parti, la prima di cammino, partendo da
Fusignano e raggiungendo Modigliana e la seconda a Roma, dove il Papa ha
incontrato i giovani d’Italia.                                                     cesco, ogni incontro ed ogni esperienza
L’idea del camminare insieme è sempre una buona idea. Permette di parlare,         è un’occasione da non perdere e questo
ascoltare, osservare, conoscere e scoprire luoghi e persone. Nella fatica si       campo itinerante ne è stato la conferma.
gusta il silenzio e si apprezza una buona compagnia. La bellezza del cammino       La presenza di tanti giovani, davanti al
insieme a qualcuno implica l’andare a fondo, poiché dopo aver parlato “del più     Papa e per le strade di Roma durante la
e del meno” si inizia a scavare, si ha modo di aprirsi e accogliere l’altro e in   notte bianca è stata una bellissima testi-
ogni modo ci si arricchisce. Credo che ogni persona che ha percorso un tratto      monianza di una presenza viva di Cristo,
di strada con qualcuno che non conosceva, abbia lasciato un po’ di sé e abbia      che c’è e vive tra noi e si riflette nella con-
preso qualcosa di buono dalle parole di qualcun altro.                             divisione, nella carità, nelle esperienze di
Percorrere una strada, infatti, significa anche “essere protagonisti del cam-      vita quotidiana che vengono vissute con
biamento.. e non confondere la felicità con il divano” come dice papa Fran-        fede e amore.

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La Rete Seminario Pio XII - Faenza - "Sentinella quanto resta della notte?"
«Scoprirsi amati è il
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                                                                                               esistenza. Solo riempiti
                                                                                               di questo amore totale e
                                                                                               folle possiamo crescere
                                                                                               e amare a nostra volta.
                                                                                               C’è una gradualità nei
                                                                                               nostri cammini, segno
                                                                                               di un’infinita tenerezza
                                                                                               da parte di Dio».

                                                                                               Dal libro su Chiara
                                                                                               Corbella Petrillo

                                                                                         /// Foto di gruppo campo itinerante
                                                                                         diocesano.

Durante il campo diocesano, oltre all’in-     Francesco “non siamo venuti al mondo per vegetare, ma per lasciare un’im-
contro di altri giovani ci sono state varie   pronta” ed è proprio con questo cammino che abbiamo avuto la possibilità di
occasioni e spunti di riflessione, guidati    intraprendere un cammino spirituale e comunitario, senza restare chiusi nel
dai sacerdoti che ci hanno accompagnato       nostro piccolo mondo, ma aprendoci a nuovi incontri ed esperienze.
e da coloro che avevano organizzato l’e-      Concludo ringraziando Colui che ha permesso tutto questo e coloro che hanno
sperienza. Questi sono stati preziosi per     messo a disposizione tempo ed energie per fare in modo che tutto fosse “pen-
andare a fondo, per guadare le nostre vite    sato” ed infine un grazie alla provvidenza che ha permesso che tutto andasse
e cercare di trovare un senso al nostro       per il meglio e arrivassimo a Roma stanchi, ma ricolmi di gioia.
“andare”, una guida nel nostro “vagare”
e un’impronta nel nostro “camminare”.                                                                  Francesca Geminiani
Proprio perché come ci ha ricordato Papa

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La Rete Seminario Pio XII - Faenza - "Sentinella quanto resta della notte?"
///   ... in fraternità
      Sogno, incubo, oppure...
Martina è una ragazza che ha vissuto un anno nella comunità
di giovani presso il seminario vescovile Pio XII. In questo
articolo racconta come la vita comunitaria sia luogo che aiuta
a sognare.

Siamo spesso abituati                                                    a ragionare
per antinomie: bianco o nero, bello o brutto, uguale o diverso.
Ma a volte per cogliere alcuni messaggi più profondi abbiamo bisogno di ri-
percorrere la storia delle parole che spesso ci troviamo a pronunciare.
Basti pensare alla parola SOGNO e al suo contrario. La maggioranza di noi
credo direbbe INCUBO.
Partendo dall’etimologia, il termine sogno, che deriva dalla parola sonno, si
contraddistingue come un’attività mentale che si svolge durante il sonno.
Il sogno è quindi un’attività. Il contrario dell’attività è l’inattività, la stasi.
In medicina la stasi è descritta come un ristagno, un rallentamento, una ri-
tenzione.
Ed è proprio qui che volevo arrivare. Il contrario di SOGNO è STASI.
Da giovani, cristiani, queste parole che evocano immobilità e mancanza di sti-
moli ci devono scuotere; ci devono ricordare le parole di Papa Francesco che
ci invitano a “non vivacchiare”, ripetute anche dal Card. Bassetti nell’omelia
di apertura del Sinodo Diocesano dei giovani.
Avere dei sogni ci muove, ci mette in cammino e ci porta più vicini al Signore.
Mi piace vedere la Fraternità Diocesana, una realtà nata da appena un anno
all’interno dei locali del Seminario Vescovile di Faenza, come un luogo in cui
i sogni vengono presi sul serio, all’interno della quale essi diventano motore
e obiettivo del discernimento sulla propria vita che sta alla base di questa
esperienza annuale per giovani della diocesi.

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La Rete Seminario Pio XII - Faenza - "Sentinella quanto resta della notte?"
Vivere in fraternità spinge a non rimanere      lontani dalla tentazione di “vivacchiare”,         «Non è forse anche il
bloccati all’interno delle stasi della pro-     di rimanere in stasi.                              grido di tanti giovani
pria vita, spinge a fare scelte profonde e      Questo cammino ci porta a scegliere chi
consapevoli, a vivere la vita cristiana con     vogliamo essere in questo mondo, come              sfiduciati: “Quanto
impegno quotidiano e costante.                  vogliamo agire, a guardare diritta negli           manca all’alba, quanto
Recitare le lodi al mattino, partecipare        occhi la nostra vocazione e iniziare a par-        resta ancora della notte?”
alla messa del lunedì sera e scrivere la        larle, a farci amicizia.                           Si, questo è soprattutto
preghiera condivisa, fare tutti insieme le      Vivere un percorso di fraternità porta a
pulizie delle stanze, aprire le porte della     cedere parti di sé per aprirsi all’altro e         il grido di voi giovani,
fraternità agli altri giovani e partecipare     a Dio Padre e a fare i conti con le pro-           perché ognuno di voi
agli incontri di formazione spirituale è ciò    prie stasi, con le proprie “incrostazioni”,        resta una domanda
che può portare un ragazzo o una ragazza        diventando protagonisti della nostra vita,         aperta ed è portatore
a prendere sul serio la propria vita cristia-   essendo consapevoli di non essere soli in
na e a sognare e sognarsi in movimento,         questo mondo. Non resta quindi che tor-            di un sogno di felicità e
                                                nare a sognare, mettersi in cammino e              pienezza di vita».
                                                riscoprirsi sotto ad una nuova Luce.
      /// La fraternità giovani anno 2018-19.   Ti aspettiamo in fraternità!.                      Dall’omelia
                                                                                                   del Cardinal Bassetti
                                                                          Martina Tarlazzi

                                                                                              /// La fraternità giovani anno 2017-18.

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La Rete Seminario Pio XII - Faenza - "Sentinella quanto resta della notte?"
///   ...come formatore di giovani
      Poche storie, qua c’è da sognare
Don Mattia Gallegati è vicedirettore della comunità propedeutica interdio-
cesana della Romagna. In queste righe ricorda la preziosità dei sogni nelle
vite dei giovani a lui affidati.

Subito                 appena diventato prete, neanche due anni fa, nella mia
nuova vita di presbitero si è presentata l’importanza di sognare. Vi spie-
go il perché partendo dal fatto che stiamo vivendo un tempo particolare.
Siamo nel bel mezzo di un cambiamento d’epoca e, come in tutte le fasi di
passaggio, ci sono delle difficoltà e non si sa bene che pesci pigliare. Anche
la Chiesa è toccata da questo smarrimento. Occorre, quindi, sognare per
immaginarsi cosa ci sarà dopo e agire di conseguenza: costruire già ora,
posando le prime pietre, ciò che desideriamo per il futuro.
A mio avviso il sogno non deve essere, però, troppo dettagliato. Per prima
cosa, perché rischiamo di rimanere schiacciati o delusi da un’immagine per-
fetta di come le cose dovrebbero andare. Secondo, se abbiamo un’idea in
testa troppo nitida rischiamo di non cogliere segni belli e significativi che
- solo perché non corrispondono alle nostre aspettative - rischieranno di
non essere visti. Sognare, sì, ma con in testa un sogno aperto, per riuscire a
scorgere anche ciò che va oltre i nostri migliori sogni.
Per quel che mi riguarda, tutto ciò significa lavorare per la Chiesa di doma-
ni, sognando una Chiesa vivace e missionaria, capace di portare un respiro
diverso. Mi riferisco a un modo di guardare alla realtà che si smarca da una
visione delle cose in cui tutto è ricondotto a merce, a denaro, a tecnologia, e
in cui ogni cosa si misura sulla scala del benessere e del numero di consen-
si. Intendo, cioè, una Chiesa che aiuta le persone a rimanere ancorati alla
verità di loro stessi, a ciò che sono nel più profondo, cioè creature amate da
Dio. Creature che sono come morte se non arriva loro almeno qualche bri-

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La Rete Seminario Pio XII - Faenza - "Sentinella quanto resta della notte?"
/// La comunità propedeutica in una serata di     «Insegnare la nostalgia
                gruppo.
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                                                                  è il compito di noi,
                                                                  generazione adulta».

                                                                  Dall’omelia
                                                                  del Cardinal Bassetti

                /// (in basso) Dicembre 2018, la comunità
                propedeutica in visita a sant’Adriano da Don
                Anselmo.

                ciola del cibo che il Signore ci dona con la sua parola; creature spente se non
                c’è nessuno che porti loro almeno un pallido riflesso della luce prorompente
                della gratuità del vangelo; creature smarrite senza almeno un po’ del calore
                della verità che ci ha rivelato il Signore Gesù, a dare senso a una vita che
                altrimenti sembrerebbe solo un’esistenza anonima tra le altre sette miliardi
                del pianeta. Venendo alla vita di tutti i giorni, cerco di sognare nel mio quoti-
                diano lavoro con i giovani, in particolare quelli della Comunità propedeutica di
                Romagna della quale sono vice-responsabile. In concreto, significa sognare
                la crescita di quel giovane, immaginare un futuro in cui quel ragazzo sarà
                fiorito nei tanti aspetti su cui lavora, pregare perché quel che sto cercando di
                tramettere sia reso fecondo dallo Spirito Santo.
                Non è facile. Alle volte invece che sognatori, ci si sente piuttosto degli illusi.
                Oppure, invece che riuscire a vedere piccoli passi di maturazione, sembra
                realizzarsi l’incubo di persone immobili, che non danno alcun segno di cam-
                biamento. Ma il sogno non va dimenticato nel cassetto. Bisogna continuare a
                desiderare il bene dell’altro e sopratutto tenere viva la fede. Gesù è in mezzo
                a noi, fino alla fine del mondo, ed è lui che educa, volendoci crescere a sua
                somiglianza: uomini e donne divini, chiamati all’amore e all’eternità. Con la
                sua grazia, le cadute e i difetti, miei e degli altri, possono trasformarsi da
                ostacoli che rallentano il cammino, in occasioni per stringerci maggiormente
                tra di noi e a Lui. Questo è più che un sogno, è una realtà a cui dare tutta la
                fiducia per essere un educatore credente veramente, cioè che si affida a un
/// Preghiera
                Altro, al lavoro a fianco a te. Sì, ci voglio provare.
                                                                             don Mattia Gallegati

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La Rete Seminario Pio XII - Faenza - "Sentinella quanto resta della notte?"
///   ... in Seminario
      Come quando eravamo bambini
Marco Donati è un seminarista al sesto anno di formazione.
Ci parla di come l’aspetto del sogno lo ha accompagnato per
tutta la vita fino ad oggi.

Quando ero bambino spesso pensavo
a cosa avrei fatto una volta diventato grande e sognavo di fare il giocatore
di hockey, il geometra, il pianista, il meccanico e il pompiere, tutti obiettivi
che al solo pensiero mi stampavano il sorriso sulla faccia e mi davano una
gioia incredibile, avevo solo l’imbarazzo della scelta. Nella mia testa non c’era
nessun impedimento alla realizzazione dei miei sogni, se non quell’ accet-
tabile attesa di crescere, che però rendeva ancora più desiderabile la meta
finale. Questo è quello che generalmente capita ai bambini, perché loro non
pongono limiti ai sogni, anzi, non sanno proprio che cosa siano i limiti; a loro
basta immaginare; nella mente di un bambino il sogno è molto più grande e
attraente della realtà e di tutti i limiti che questa comporta. Quindi spazio ai
sogni, e alla fantasia!
Col passar del tempo alcuni sogni se ne vanno, altri restano e altri ancora
nascono. Ma non potendoli realizzare tutti siamo costretti a fare delle scelte
e quindi ci sforziamo di capire quali siano quelli che più desideriamo e per
i quali vale la pena spendersi e spendere la vita fino in fondo. Ma che cosa
accomuna i sogni di tutti? Credo che il denominatore comune sia il desiderio
di felicità. Ciò che cambia è il modo di raggiungerla, e ognuno deve trovare il
proprio.
In questi 7 anni di seminario il Signore ha continuato ad alimentare in me il
sogno di essere suo, fiducioso che solo in questo modo arriverò anch’io a
godere di quella felicità piena a cui tutti aspiriamo. Il sogno di essere per Dio,

                                                                10
e quindi anche per gli altri. Non sono un       attraenti e entusiasmanti e non ci portano            «Dice l’autore de “Il
fenomeno, né sono più bravo degli altri e       a quella famosa felicità che nel profondo
                                                                                                      piccolo principe”, se non
non ho delle doti particolari per le quali mi   desideriamo.
sento adatto a diventare prete ma questo        Anche da grandi, qualche volta, abbiamo               l’avete letto vi invito a
è ciò che il Signore mi ha messo nel cuore      bisogno di tornare a sognare come quan-               farlo, che se uno vuol
e confido nel fatto che mi darà la forza e      do eravamo bambini, sfidando i limiti e le
il coraggio per stare dove lui mi manda e       paure che ci si presentano davanti e con-             costruire una nave,
dove mi manderà.                                fidando nel Signore che come nessun’al-               prima di raccogliere il
Tante volte, noi grandi, rischiamo di far-      tro può aiutarci a realizzare i nostri sogni,
                                                                                                      legno e di distribuire i
ci frenare da tante paure e i nostri sogni      se glielo permettiamo.
più belli (che inevitabilmente richiedono       Buon cammino e non smettete di sognare                compiti, bisogna sappia
anche più sacrifici) li lasciamo da parte       in grande!                                            comunicare agli uomini la
ripiegando con sogni più “alla nostra por-
tata”, ma che alla fine sono anche meno                                       Marco Donati            nostalgia del mare, cioè di
                                                                                                      Dio, dell’infinito».

                                                                                                      Dall’omelia
                                                                                                      del Cardinal Bassetti

                                                                                                /// Alcuni seminaristi e amici durante
                                                                                                il gioco organizzato per la giornata del
                                                                                                seminario.

                                                                                                /// Propedeuti e seminaristi faentini a
                                                                                                Gamogna.

                                                               11
///   ... dei nostri pastori
      La biblioteca Card. Cicognani…
      è aperta a tutti
Giovanni Gardini è vicedirettore del museo
diocesano e vicebibliotecario della biblioteca
“Cardinal Cicognani” presso il Seminario Pio
XII. Ci presenta come dai sogni dei nostri pastori
sia nata la biblioteca e sia oggi una grande
opportunità per i nostri giovani.

Il 1 febbraio 1973 don Giovanni Lucchesi, pri-                                     e pronta alle sfide della contemporaneità
                                                                                   e con lucidità, oltre ad un sano realismo,
mo direttore della biblioteca Card. Gaetano Cicognani, affidava alla decisione     guardasse al futuro anche quando esso
del Vescovo di Faenza un Codicillo da aggiungersi agli Statuti della fondazio-     avrebbe messo alla prova le vocazioni sa-
ne. Questo breve testo iniziava puntualizzando come lo scopo primario della        cerdotali e le stesse istituzioni ecclesiali.
biblioteca fosse quello di «fornire un valido mezzo di lavoro ad insegnanti ed     Da quel lontano 1947 a oggi, dall’anno
alunni dei corsi di Filosofia e di Teologia nel Seminario Pio XII di Faenza», ma   in cui questa biblioteca sorse, rinnova-
subito dopo affermava che questa preziosa istituzione «per esplicita volontà       ta, sui fondi di quella del vecchio semi-
del Fondatore – il Card. Cicognani – è aperta a tutti, onde essere per tutti un    nario di Piazza XI febbraio sino alla sua
incentivo allo studio delle scienze religiose e per i sacerdoti uno stimolo ad     riapertura avvenuta nell’ottobre del 2018
approfondire gli studi sacri». Lucchesi, inoltre, intuiva che questo patrimonio    a seguito dei lavori di adeguamento dei
librario non poteva essere legato esclusivamente al Seminario e affermava          locali, di strada ne è stata percorsa e
che anche qualora venissero a mancare «le scuole di Liceo o di Teologia – o        molte persone si sono succedute; eppu-
tutte le scuole di qualsiasi grado» essa sarebbe dovuta restare ugualmente         re, quasi, non si avverte il peso degli anni
«attiva ed efficiente». Lucchesi, grande uomo di cultura e fine studioso, non      perché ogni biblioteca è, per sua natura,
poteva non comprendere l’immenso potenziale di questa biblioteca e come            protesa al futuro. La recente riapertura
essa dovesse in qualche modo aprirsi al mondo, per essere strumento di             al pubblico della biblioteca Cicognani, in-
conoscenza e di incontro tra le generazioni. Questi due passaggi suggeriti         fatti, per usare le parole di Mons. Mario
da Lucchesi furono accolti e diventarono, di fatto, il primo e il secondo arti-    Toso, «rappresenta non solo un obiettivo
colo dello Statuto perché questa biblioteca fosse fattivamente aperta a tutti      che si realizza in vista del rilancio dell’at-

                                                              12
bisogno reale. Nei magazzini continua il
                                                                                                          «L‘ amore ti consuma ma
                                               riordino dei fondi librari, la catalogazio-
                                               ne è stata riavviata, gli utenti iniziano a                è bello morire consumati
                                               riaffacciarsi alla porta della biblioteca,                 proprio come una candela
                                               numerosi sono i volontari che offrono il
                                               loro tempo, tutti elementi che sono se-                    che si spegne solo quando
                                               gno di speranza perché sempre di più la                    ha raggiunto il suo
                                               Biblioteca Cicognani sia… aperta a tutti.
                                                                                                          scopo. Se starai amando
                                               In più, credo proprio che non sia negati-
                                               vo avere bisogno. È vero, comporta una                     veramente te ne accorgerai
                                               mancanza, ma si tratta di un buon segno:                   dal fatto che nulla ti
                                               è apertura, ricerca; premessa necessa-
                                               ria per l’incontro con l’altro e la risposta               appartiene veramente
/// 1955, una delle sale della biblioteca      alle domande (infatti chi ha già tutto non                 perché tutto è un dono».
“Cardinal Cicognani”.                          desidera nulla). Basta cercare. Alla fine,
                                               ecco, quello “spazio vuoto” diventa pos-                   Dal libro su
                                               sibilità; un’altra qualità di queste nostre                Chiara Corbella Petrillo
tività pastorale e pedagogica, ma anche        generazioni.
il ripristino di un luogo di incontro della                                Giovanni Gardini
comunità ecclesiale e civile, in un terri-
torio, che è crocevia di persone, di idee,
di religioni, di ethos (…). Vuole essere, in
particolare, luogo di vita, mediante stu-
dio, confronto culturale, elaborazione di
una nuova progettualità sociale, che si
nutre delle radici della sapienza umana
e cristiana e guarda verso il futuro. La
Biblioteca deve divenire sempre di più
laboratorio di nuovo pensiero, occasione
di dialogo culturale e religioso, a favore
della convivenza civile ed ecclesiale».
A seguito della riapertura le vuote sale
della Biblioteca hanno iniziato a popolar-
si di giovani che vengono qui a studiare,
segno che l’intuizione di uno spazio di
studio aperto alle nuove generazioni ha
intercettato un desiderio, oltre che un        /// Giovani presso la sala di lettura della biblioteca “Cardinal Cicognani”.

                                                               13
///   ... ad ogni età
      I progetti di una vita
Enrico Argnani è un ex allievo del Seminario
Vescovile Pio XII. Ci invita a “sognare alto” in
ogni stagione della vita.

Quando si parla di sogni, che è come dire imma-
ginare, desiderare, fare progetti anche al di là del reale e del contesto del tuo
vissuto, viene naturale che ci si riferisca soprattutto alla giovane età e ancor
di più alla adolescenza che sta aprendosi ad un mondo nuovo, imprevisto e
imprevedibile in cui l’immaginazione ha la parte principale se non altro come
uno spazio privato e gelosamente custodito. Ebbene forse la collocazione dei
“sogni” in una determinata età della vita, non è esatta o quantomeno non del
tutto veritiera, perché sognare e fare progetti penso non abbia età e in ogni
stadio della vita questa facoltà non solo si rivela tipica dell’essere umano,
ma nonostante il crescere dell’età, resta una “finestra” che può aiutare a
“sognare alto”.
Io che ho già varie stagioni alle spalle, devo confessare che forse uno dei
momenti meno pesanti è proprio quello in cui ancora riesco a immaginare
progetti e prospettive da sogno, che forse non si realizzeranno mai.
Come Ex Allievo, ripensando a quello che negli anni del Seminario, quando
adolescente mi preparavo via via a superare le difficoltà scolastiche come
alunno delle scuole medie poi del ginnasio, con delle prospettive che richie-
devano scelte di vita importanti, lo scenario dei sogni era diverso e per cer-
ti versi più ampio e variegato, però devo riconoscere che essi avevano una
forza e una valenza molto forte ed entusiasmante. Quanti sogni con slanci
anche utopistici ci passavano per la testa sia come singoli, sia come grup-
pi. Ricordo ad esempio che negli anni del Concilio Vaticano II si condivideva
l’ansia di quella ventata di novità in modo quasi unanime, quando si ipotizza-

                                                               14
vano “aperture” e innovazioni impensate,
la nostra immaginazione si faceva quasi
                                               «Ma ripensando bene,
certezza che molto sarebbe cambiato se         “Inquieti sognatori”
non nella sostanza, almeno nella forma         dovremmo essere
di ciò che ci circondava come ad esempio       prima di tutto noi
nella Liturgia e nell’apertura al mondo.       generazione adulta
Non tutto era già chiaro (anzi per anni non
                                               quando ci accorgiamo
lo sarebbe stato neanche per gli “addet-
ti ai lavori”) ma nell’aria si percepivano     di non essere capaci di
grandi e inaspettate novità. In questo         custodire più i vostri
contesto “sognare” era quasi d’obbligo e       sogni. Non dovremmo
anche nei confronti e negli scambi di idee     noi genitori, catechisti,
fra amici o con i “superiori”, non manca-      educatori e sacerdoti
vano le ipotesi più varie. Furono anni di
sogni condivisi un po’ da tutti, soprattutto
                                               essere i vostri
in ambito ecclesiastico e laicale. Saranno     primi compagni di
poi gli anni a venire che ci faranno me-       cammino?»
glio capire che non sempre i sogni sono
destinati a realizzarsi completamente, ma      Dall’omelia
pur sempre restano segnali che in fondo        del Cardinal Bassetti
in fondo hanno germi di verità e stimoli
per incoraggiare. Noi negli anni sessanta
abbiamo veramente vissuto una età certo
non facile, ma per molti versi unica per la
Chiesa e per il mondo.
Tornando ad oggi, mi rendo conto che, in
una fase della mia vita che volge al tra-
monto, anche i sogni, pur facendosi più
rari e con minore slancio di prospettive,
restano una risorsa che il Buon Dio ci ha
messo a fianco, per far sì che il nostro
animo in qualche modo resti giovane e
anzi nella maturità, sappia continuare a
“vivere e non vivacchiare” continuando a       /// In alto: la cappella del
                                               Seminario Pio XII.
sognare e a sperare in “cieli nuovi e terra
nuova”.                                        /// In basso: lezione di alcuni ex
                             Enrico Argnani    allievi del Seminario Pio XII.

              15
«Io, se dovessi ricominciare tutto da capo, farei di nuovo
il prete!». Più di una volta ho sentito pronunciare questa
frase a don Roberto, e sempre, nel dirla, sul suo viso si
stampava uno di quei sorrisi che negli anni del suo mi-
nistero – tanti, ma mai abbastanza – ha regalato a tutti
quelli che hanno avuto la fortuna di incontrarlo. Forse è
per questo motivo che, ogni volta che nella mente emerge
il ricordo di uno dei momenti passati insieme a lui, an-
che sul mio volto nasce immancabilmente un sorriso. È un
modo attraverso il quale mi piace pensare che, anche da
lassù, il suo ministero stia continuando. Sì perché, in fon-
do, don Roberto stava bene quando vedeva star bene gli
altri. Sorrideva perché sapeva che il suo sorriso era con-
tagioso, e questo ti fregava sempre, perché era impossi-
bile non ricambiarlo, anche se nella tua giornata qualcosa
era andato storto.
Grazie don Roberto per tutto quello che ci hai donato di
te stesso.
Prega sempre per noi che siamo stati i tuoi seminaristi, o
meglio, come dicevi tu, «i tuoi ragazzi», perché anche noi,
possiamo, come te, arrivare un giorno a dire: «io, se do-
                                                                       /// Don Roberto all’ambone
vessi ricominciare tutto da capo, farei di nuovo il prete!».
                                                                                durante la Messa di
                                                                     consacrazione dell’altare della
                                   don Massimo Geminiani            cappella del Seminario Pio XII.

                                                               16
COMUNITÀ PROPEDEUTICA RESIDENZIALE
                                                      INTERDIOCESANA DI ROMAGNA
        COMUNITÀ PROPEDEUTICA RESIDENZIALE
           INTERDIOCESANA DI ROMAGNA

                   Da diversi anni il nostro Seminario ospita
                   la “Propedeutica”, una comunità che
                   accoglie giovani di alcune diocesi romagnole
                   (oltre alla   nostra,
                            PANTONI LOGO    Forlì-Bertinoro, Imola,
                   Ravenna-Cervia, Cesena-Sarsina e San
                   Marino-Montefeltro). Questa comunità ha
                   come obiettivo l’accompagnamento nel
PANTONE           PANTONE     PANTONE      PANTONE    PANTONE
4655 C             discernimento
                  7581 C      2612 C     vocazionale
                                           7656 C      e la
                                                      361 C crescita

     C: 8
                   umana
                       C: 0
                             e spirituale.
                                   C: 69        C: 45      C: 77
     M: 41           M: 64       M: 50             M: 90   M: 0
     Y: 51           Y: 57       Y: 70             Y: 0    Y: 100
     K : 20          K : 66      K : 60            K:4     K:0

FONT:                                     C: 69
                                                                           /// La Comunità Propedeutica di Romagna.
BinaryITC Light                           M: 50
                                          Y: 57
                                          K : 66

                              /// 21 ottobre 2018, Emanuele Casadio
                                 e Marco Fusini sono istituiti accoliti.

                    SEMINARIO VESCOVILE
                    Rettore Don Michele Morandi
                    Economo Dott. Pierluigi Versari

                    COMUNITÀ PROPEDEUTICA
                    Responsabile Don Michele Morandi
                    Vice-Responsabile Don Mattia Gallegati
                    Direttore Spirituale Don Ottorino Rizzi

                                                                                         17
È SUCCESSO NEGLI
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  ///1

  ///2

Il Seminario Vescovile Pio XII è un ente autonomo, con
un’amministrazione distinta da quella della Diocesi di Faenza-
Modigliana. Le spese per la formazione dei seminaristi e propedeuti
includono varie voci quali pasti, utenze, studio, attività pedagogiche,
uscite culturali, ecc. Non chiedendo alcuna retta ai seminaristi (che
andrebbe ulteriormente a gravare sulle famiglie, già impegnate nel
sostentamento del figlio), qualsiasi aiuto risulta pertanto prezioso.
Anche quest’anno noi seminaristi e propedeuti abbiamo organizzato
una Lotteria per cercare di contribuire, seppur in minima parte, a
quanto il Seminario ci continua a offrire. I biglietti possono essere
acquistati presso tutti noi, presso giovani di diverse parrocchie e
presso la redazione de Il Piccolo. L’estrazione avverrà il 3 giugno
presso il nostro seminario. Ogni piccola offerta ha per noi un grande
significato.
CHI DESIDERA CONTRIBUIRE CON UNA DONAZIONE PUÒ FARE UN
VERSAMENTO SUL CONTO DEL SEMINARIO VESCOVILE PIO XII:
IT61 F 05034 23702 000000003122
I
U LT I M I D O DIC I M E S
                               ///3

                                      O Padre,
                                      la Chiesa di Faenza-Modigliana
                                      desidera riflettere il volto del tuo Figlio
                                      Gesù che con amore fissò lo sguardo
                                      sul giovane in ricerca.

                                      Con i giovani vogliamo
                                      percorrere le vie della misericordia,
                                      per i giovani vogliamo
                                      indicare strade di speranza,
                                      nei giovani desideriamo
                                      accendere la gioia della fede.

                                      Manda il tuo Spirito a guidare i nostri cuori
                               ///4
                                      affinché ogni nostro passo sia fatto insieme,
                                      verso il tuo Regno che viene.
                                      Amen.

                                      ///1
                                      28 ottobre 2018, riapertura biblioteca Cardinal Cicognani.
                                      ///2
                                      30 settembre 2018, apertura Sinodo diocesano dei giovani.
                                      ///3
                                      25 marzo 2018, i personaggi del Gioco organizzato per la
                                      Giornata del Seminario.
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                                      12 agosto 2018, gruppo giovani della Diocesi in pellegrinaggio
                                      a Roma.

                                          19
QUANTI SIAMO,
                                            A CHE PUNTO SIAMO
                                            La nostra Diocesi di Faenza-Modigliana
                                            ha attualmente 5 seminaristi presso il
                                            Pontificio Seminario Regionale Flaminio
                                            “Benedetto XV” di Bologna (2 al secon-
                                            do anno di teologia, 2 al quinto anno e
                                            1 in stage pastorale), 1 giovane in ac-
                                            compagnamento vocazionale presso la
                                            fraternità giovani e 4 giovani che sono
                                            in discernimento vocazionale presso la
                                            Comunità Propedeutica di Romagna con
                                            sede a Faenza assieme ad altri 4 giovani
                                            delle diocesi di Imola, Ravenna-Cervia,
                                            san Marino-Montefeltro e Sulmona-Valva.

                                                                                       tipografiavalgimigli faenza
SEMINARIO VESCOVILE PIO XII
Viale Stradone, 30
(ingresso da Via degli Insorti, 5-6)
48018 Faenza (RA)
Tel: 0546 25040
info@seminariofaenza.it

www.seminariofaenza.it                 20
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