IL RUGBY UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ - FLAVIO PROTA III C

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IL RUGBY UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ - FLAVIO PROTA III C
Istituto Comprensivo Santagata – 5° C.D.
                        Portici

              IL RUGBY
UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE,
          STORIA E SOCIETÀ

                           di
                  FLAVIO PROTA
                         III C

                   Esame Scuola Media
                      a.s. 2016/2017
IL RUGBY UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ - FLAVIO PROTA III C
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ
                                                 Flavio Prota III C

                                             Ringraziamenti

  Ho letto più volte che gli autori di un libro dedicano il proprio
  lavoro a qualcuno o qualcosa che li ha ispirati. Anche io
  desidero fare la mia prima dedica, in verità più di una…

  grazie innanzitutto a tutta la mia famiglia che mi sostiene in
  ogni mia azione e mi da fiducia ogni istante, ogni giorno della
  mia vita

  grazie ai miei docenti, che mi hanno insegnato tanto in questi
  anni senza perdere mai (quasi mai!) la pazienza

  grazie ai miei allenatori: Emanuele, Salvatore, Vincenzo, Luca,
  Antonio, Lucia, per avermi insegnato la tecnica e avermi
  trasmesso la passione per il Rugby

  grazie alla Società Amatori Rugby Torre del Greco per
  continuare a sostenere i sani principi del Rugby nonostante tutti
  gli ostacoli che incontra sul nostro territorio

  grazie a tutti i miei compagni di squadra della U14 per avermi
  accettato come capitano

  grazie a tutti i miei amici senza i quali non potrei trascorrere un
  giorno senza andare a cercarli

  e….

  grazie a chi ho dimenticato di ringraziare solo perché è la
  prima volta che faccio una cosa del genere!
IL RUGBY UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ - FLAVIO PROTA III C
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ
                                                                                     Flavio Prota III C

INDICE

 1. ORIGINE DEL GIOCO: COME E DOVE È NATO IL RUGBY

 2. LA FILOSOFIA DEL RUGBY COME MESSAGGIO SOCIALE: UNITI OLTRE LE DIFFERENZE

 3. UNO SPORT CHE PARLA INGLESE: PLAY RUGBY AND LEARN ENGLISH

 4. LA SOCIETÀ INGLESE DELL’800 E LA DIFFUSIONE DEL RUGBY NEL MONDO

 5. NAZIONI DOVE IL RUGBY E’ SPORT NAZIONALE: IRLANDA, SUD AFRICA, NUOVA ZELANDA

 6. GLI INNI NAZIONALI: TESTI E MUSICHE CHE FANNO RISORGERE I POPOLI

 7. LA LETTERATURA ITALIANA NEL PERIODO POST RISORGIMENTALE: ITALO SVEVO (1861‐1928)

 8. L'EVOLUZIONE NATURALE DI CHARLES DARWIN INFLUENZA SCIENZA, ECONOMIA E
     LETTERATURA

 9. LA PREMIERE GUERRE MONDIALE: LA FRANCE DEVIENT LA PREMIERE PUISSANCE
    POLITIQUE ET MILITAIRE DE L’EUROPE

 10. RUGBY E AVANGUARDIA CUBISTA: “LES JOUEURS DE FOOT‐BALL” DI ALBERT GLEIZES

 11. RUGBY, SPORT PER PESI MASSIMI? UN MITO DA SFATARE: TECNOLOGIA, SOCIETA’ E MODE
     ALIMENATRI
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IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ
                                                                                          Flavio Prota III C

PERCHE’ UN LAVORO SUL RUGBY?                             passione che ancora mi accompagna. Giorno
                                                         dopo giorno, però, questo sport mi ha
                                                         coinvolto sempre più, grazie alla pazienza
                                                         degli allenatori e dei sani principi che
                                    Il Rugby fa
                                                         l’intero ambiente mi ha trasmesso.
                                    parte della
                                    mia       vita       In questi anni ho conosciuto tanti ragazzi, ho
                                    dall’età di 10       vinto e perso tante partite, ho giocato in
                                    anni e da            tanti tornei incrociando ragazzi di paesi,
                                    allora non           culture e razze diverse: non ho mai avuto
                                    posso      più       paura di toccarli, sfidarli, gioire al di la del
                                    farne        a       risultato e soprattutto condividere il piacere
                                           meno:         finale del terzo tempo. Il sacrificio di
l’adrenalina della partita, i lividi sul corpo, le       conciliare la pratica sportiva con lo studio mi
emozioni, i pianti e l’abbraccio finale con              ha fortificato e sta contribuendo alla mia
l’avversario mi hanno dato e tuttora mi ha               maturità: sto facendo tesoro delle mie
danno emozioni incredibili.                              esperienze, crescere sportivamente significa
                                                         anche crescere come persona e il ruolo
Dal 2011 gioco con l’Amatori Rugby Torre
                                                         educativo che svolge la scuola può e deve a
del Greco, una delle poche società
                                                         mio avviso essere completato dal ruolo
rugbistiche fondate in Campania, più antica
                                                         formativo dello sport. I ragazzi che vengono
ancora della blasonata Benevento Rugby. Lo
                                                         educati ai principi del Rugby – e di tutti gli
scorso anno la mia Società ha celebrato il suo
                                                         sport in generale, ovviamente – possono
primo 50°: fare sport nel nostro territorio,
                                                         crescere senza avere paura di chi è diverso e
soprattutto uno sport “minore” come il
                                                         senza questa paura non ci sarà più bisogno
Rugby, significa accettare sfide, costi e
                                                         di inventarci guerre in futuro. Senza guerre
avventure che solo una forte passione può
                                                         tutti i popoli saranno liberi; senza guerre
dare la forza di sopportare. Per mia fortuna e
                                                         tutti i popoli potranno condividere le proprie
per fortuna di tutti gli appassionati di questo
                                                         conoscenze senza timore; senza guerre si
sport, in tutti questi anni ci sono stati Soci e
                                                         potrà viaggiare e apprezzare i valori che
Presidenti tenaci che hanno portato avanti
                                                         accomunano tutti gli esseri umani; senza
l’Amatori Rugby Torre del Greco,
                                                         guerre non ci saranno più armi; senza guerre
nonostante enormi difficoltà organizzative
                                                         ci sarà la possibilità di condividere il proprio
ed economiche: a tutt’oggi siamo circa
                                                         cibo, così come si fa al termine di una partita
duecento atleti, suddivisi nelle varie
                                                         di Rugby… al di la
categorie (dalla Under 8 alla Seniores) e
                                                         del risultato, al di
l’obiettivo per i prossimi anni è quello di
                                                         là delle vittorie, al
crescere.
                                                         di       la     delle
Inizialmente, mi sono avvicinato a questo                sconfitte, al di la
sport grazie alla passione di mio padre: in              delle differenze!
realtà, avrei voluto giocare a calcio, una
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IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ
                                                                                          Flavio Prota III C

COM’È ARTICOLATO IL LAVORO?

In questo lavoro svilupperò le relazioni tra il          Gli inni nazionali raccolgono lo spirito di
gioco del Rugby nel mondo e la cultura, la               fierezza di un popolo: il nostro, Fratelli
geografia e la storia dei popoli studiata in             d’Italia, fu scritto e musicato in pieno
questi anni. Parto da una brevissima                     Risorgimento per esaltare lo spirito fiero dei
descrizione dello sport (EDUCAZIONE                      popoli italici che sognavano una unità sotto
FISICA),      dei     suoi      valori     sociali       un’unica bandiera, senza dominatori
(CITTADINANZA E RELIGIONE), delle sue                    stranieri. Nell’anno dell’Unità d’Italia, nacque
origini anglosassoni che mi consentiranno un             uno dei più noti rappresentanti della nostra
successivo approfondimento in lingua inglese             Letteratura,      Italo   Svevo       (ITALIANO),
(INGLESE) ciò mi permetterà di analizzare le             interessato ai principi del Darwinismo Sociale
principali dinamiche del colonialismo                    (SCIENZE) secondo cui la società a tutti i suoi
(STORIA), in particolare quello britannico,              livelli è dominata da un antagonismo
inerente lo sviluppo del Rugby nel mondo.                spietato tra gli individui, i gruppi, le classi e le
Questo approccio mi permetterà di                        leggi che la regolano sono quelle della
descrivere geograficamente (GEOGRAFIA) i                 sopraffazione del più forte sul più debole e
principali paesi dell’Emisfero Nord Isole                l'interesse individuale. Tale antagonismo in
Britanniche e dell’Emisfero Sud Sud Africa e             quegli anni fu causa di una guerra che
Nuova Zelanda nei quali il Rugby è lo sport              coinvolse, per la prima volta nella storia
nazionale. Ho scelto l’Irlanda perché è una              dell’uomo, il mondo globale e che rilanciò la
dimostrazione di come lo Sport, ed il Rugby              Francia come una delle principali potenze
in particolare, vada oltre ogni differenza               economiche e militari (FRANCESE). Proseguo
politica, religiosa o razziale: seppur divisa in         il mio lavoro parlando del cubismo (ARTE)
Irlanda del Nord ed EIRE, in occasione delle             movimento d’avanguardia nato nei primi
partite ufficiali di Rugby le due Nazioni si             decenni del XX secolo; termino sfatando un
uniscono in un’unica squadra nazionale.                  falso mito, il Rugby come sport per pesi
L’altro paese che ho scelto, la Nuova                    massimi: la tecnologia nell’alimentazione
Zelanda, è la nazione famosa per i suoi All              moderna (TECNOLOGIA) se da un lato ha
Blacks, i giocatori vestiti di nero, e per la loro       apportato notevoli vantaggi al genere
Haka, danza di guerra divenuto una sorta di              umano, dall’altro rappresenta una grave
vero e proprio inno nazionale (MUSICA).                  minaccia per la qualità non sempre eccelsa e
                                                         lo spreco del cibo nelle società avanzate.
IL RUGBY UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ - FLAVIO PROTA III C
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ
                                                 Flavio Prota III C
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IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ
                                                                                       Flavio Prota III C

ORIGINE DEL GIOCO: COME E DOVE È                      impedendole di “caricare”. Ad assegnare a
                                                      Ellis la paternità di questa disciplina sportiva
NATO IL RUGBY
                                                      e a fare accogliere l’ipotesi che il Rugby fosse
                                                      nato a Rugby concorsero diversi elementi:
                                                      nel 1834 entrò nella scuola della piccola città
Nel XIX secolo in moltissimi college inglesi il       un certo Thomas Hughes, il quale, in una
gioco del pallone era assai in voga, benché si        lettera scritta nel marzo 1895, ricorda tra gli
differenziasse da college a college secondo           altri episodi una partita giocata a Rugby con
l’uso che si faceva delle mani e dei piedi. In        una netta predominanza dell’uso delle mani.
molti predominava l’handling game, ossia              In precedenza, nel 1829, era inoltre stato
del portare la palla con le mani, in altri il         nominato direttore della scuola il
dribbling game, ovvero la possibilità di              pedagogista Thomas Arnold, il quale aveva
toccare la palla solo con i piedi, benché non         promosso a tal punto il gioco fra i suoi
vi fossero regole precise in nessuna delle due        studenti che questi non poterono
tipologie di gioco. Entrambe tuttavia erano           dimenticarlo una volta giunti all’università, e
caratterizzate in principio da una grande             cercarono di diffonderlo fra gli altri studenti.
violenza durante le gare, e spesso era
assente anche l’arbitro.                              La fortuna di annoverare tra gli studenti di
                                                      Rugby un artigiano molto abile nel rivestire
Il 1° novembre 1823 accadde un fatto, allora          di cuoio la vescica di maiale di forma
insignificante, che doveva dare però inizio           ovoidale, che, riempita di paglia o di fieno, si
alla disciplina sportiva del Rugby moderno:           usava come pallone. Quell’artigiano si
mentre giocava con i compagni nel prato               chiamava William Gilbert e dal 1800 divenne
della Public School di Rugby (una cittadina           il fornitore ufficiale dei palloni della scuola di
del Warwickshire, nell’Inghilterra centrale),         Rugby. Ancora oggi, i palloni ufficiali delle
l’irlandese William Webb Ellis, con gran              gare internazionali sono di marca Gilbert.
dispregio delle regole allora in vigore, prese
la palla tra le braccia e corse in avanti             Il 28 Agosto 1845 sempre nella scuola di
determinando così l’origine di una delle              Rugby fu redatto, da parte degli studenti, il
caratteristiche essenziali e distintive del           primo codice dell’handling game. Negli anni
gioco del Rugby.                                      seguenti molte altre scuole provvidero a
                                                      darsi un proprio regolamento, cosicché quasi
L’atto rivoluzionario compiuto dal giovane            ogni college finì per avere un modo diverso
irlandese, contrariamente a quanto si crede,          di condurre il gioco. Il 26 settembre 1836 i
non consistette nel prendere la palla tra le          rappresentanti di undici tra club civili e
mani, ma nel “correre avanti” con questa              scuole si riunirono alla Freemason’s Tavern
dopo averla raccolta. A quel tempo, infatti, a        e, dopo un’accesa discussione, elencarono
Rugby e in molte altre scuole delle contee            alcuni capisaldi di un nuovo regolamento.
inglesi, era in voga un gioco che prevedeva la        Regolamento che limitò sia la primordiale
possibilità, per il giocatore che fosse entrato       violenza che lo aveva caratterizzato,
in possesso della palla con le mani, di correre       abolendo anche gli ultimi cinque minuti di
all’indietro, azione che bloccava la difesa           hallelujah (pestaggio generale), sia
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IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ
                                                                                      Flavio Prota III C

il numero dei giocatori che passò a quindici.        eretico di Ellis.
Si registrarono più tardi diversi modi di
                                                     Leggenda o realtà, piace credere che il gesto
praticare Rugby, ma la spinta evolutiva
                                                     di Webb Ellis abbia gettato il seme di un
determinante fu l’affermarsi del gioco “alla
                                                     nuovo gioco, anche se forse la sua genesi
mano”.
                                                     potrebbe essere stata poi frutto di un
Questa è una delle numerose verità sulla             travaglio durato ancora qualche decennio.
nascita del Rugby. Oggi inoltre molti                Non sembra comunque casuale che esista
dubitano su quello che accadde quel                  una determinata logica secondo cui questo
novembre del 1823 considerando il fatto più          gioco trovi le sue origini in un atto di sfida
una leggenda che un avvenimento vero e               coraggiosa. Dalle battaglie dei legionari si era
proprio, nonostante le documentazioni di un          arrivati così ad un nuovo gioco, praticato
giornalista, Matthew Bloxam, che pubblicò            inizialmente      dai      soli     gentlemen
un articolo sul “Meteor”, il giornale della          dell’aristocrazia inglese e nel quale
Public School di Rugby, nel quale riportò le         primeggiavano la lealtà e il coraggio, fisico e
testimonianze molto vaghe di una studente            morale.
che sosteneva di aver assistito al gesto
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IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ
                                                                                         Flavio Prota III C

LA FILOSOFIA DEL RUGBY COME MESSAGGIO DI SOCIALE:

UNITI OLTRE LE DIFFERENZE

Lo sport al di là del gioco

                                  Non è casuale che Thomas Arnold, direttore della Public School of
                                  Rugby, dove si dice sia nato il Rugby, abbia visto nell’handling
                                  game (antenato del Rugby) qualcosa di fortemente formativo per i
                                  giovani gentlemen della sua scuola, utile inoltre per distoglierli
                                  dalle cattive abitudini dei ragazzi di allora. Arnold non sbagliava, il
                                  Rugby infatti è uno degli sport più educativi perché educa alla
                                  socialità, intesa sia come appartenenza ad un gruppo (la squadra),
sia come rispetto dei ruoli (il capitano, l’allenatore, l’arbitro).

Si può definire il Rugby una metafora della vita perché dentro vi è tutto:

‐ rispetto, dei compagni, degli avversari, dell’arbitro, nonostante il fatto che sia uno sport di
contatto e che quindi moltiplichi le occasioni di confronto

‐ altruismo e sacrificio, per la squadra, per i nostri amici, ed ha nel
sostegno un proprio principio di gioco che è la realtà della vita: non
possiamo pensare a noi stessi, ma dobbiamo aiutare chi ci è vicino

‐ coraggio, di mettere la testa la dove una persona normale non vi
metterebbe nemmeno un piede, di lanciarsi, tuffarsi, cadere,
affrontare uno più grosso di noi

‐ orgoglio, di rappresentare qualcuno, qualcosa, di giocare uno sport
così nobile

‐ disciplina, l’adeguarsi alle decisioni dell’arbitro, che è
incontestabile, mantenere un atteggiamento consono allo spirito dello sport, razionali in ciò che si
fa

‐ onore, rialzandosi dopo un placcaggio subito, non simulando ma dissimulando un infortunio
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IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ
                                                                                       Flavio Prota III C

E’ questo il Rugby, una disciplina sportiva           durante una partita di Rugby allo stadio, ad
formativa sotto ogni punto di vista e che             una festa. E la festa prosegue anche fuori
riesce, anche nell’era del professionismo e           dallo stadio, durante il così detto «terzo
dei soldi, a mantenere vivi quei valori che poi       tempo», dove i giocatori delle due squadre
si materializzano in tanti comportamenti              passano dal “confronto” sul campo al sedersi
concreti. Un esempio è il pubblico che assiste        ad un medesimo tavolo, condividendo il
alle partite in stadi da 80.000 persone senza         pasto assieme, e dove i tifosi delle differenti
recinzioni, senza barriere tra le opposte             squadre si incontrano, parlano, scambiano
tifoserie ma dove tutti si mischiano. Un              battute e momenti di gioia. L’incontro di
pubblico formato da giovani, bambini, donne           culture differenti durante il terzo tempo è in
e famiglie che non hanno paura di recarsi allo        assoluto l’immagine più rappresentativa
stadio con la maglia o la bandiera della              dello spirito amichevole del Rugby.
propria squadra ma che sanno di andare ad
una festa, perché è a questo che si assiste
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UNO SPORT CHE PARLA INGLESE: PLAY RUGBY AND LEARN ENGLISH

Rugby and foundation of early clubs

                                                     Rugby is a game played with an oval ball by
                                                     two teams of 15 players (in Rugby Union
                                                     play) or 13 players (in Rugby League play).
                                                     Both Rugby union and Rugby league have
                                                     their origins in the style of football played at
                                                     Rugby School in England. According to the
                                                     legend, in 1823 William Webb Ellis, a pupil at
                                                     Rugby School, defied the conventions of the
                                                     day (that the ball may only be kicked
forward) to pick up the ball and run with it in a game, thus creating the distinct handling game of
Rugby football. This “historical” basis of the game was well established by the early 1900s. While
it is known that Webb Ellis was a student at Rugby School at the time, there is no direct evidence
of this event, though it was cited by the Old Rugbeian Society in an 1897 report on the origins of
the game. Nevertheless, Rugby School, whose name has been given to the sport, was pivotal in
the development of Rugby football, and the first rules of the game that became Rugby union
football were established there in 1845.

By the late 19th century, the issue over broken time (broken‐time payments compensated players
for the time they missed from work due to their Rugby playing commitments) in Rugby had
become important, particularly in the North of England, where a larger working class played
Rugby compared to the south, thus their work and injuries they received whilst playing came into
conflict with the rules of amateurism.

The modern era

Rugby is now a popular sport in many countries of the world, with clubs and national teams found
in places as diverse as Japan, Côte d’Ivoire, Georgia, Uruguay, and Spain. Rugby among women is
one of the world’s fastest‐growing sports. At the turn of the 21st century, the International Rugby
Board (IRB; founded in 1886 as the International Rugby Football Board), headquartered in Dublin,
boasted more than 100 affiliated national unions, though at the top level the sport was still
dominated by the traditional Rugby powers of Australia, England, France, Ireland, New Zealand,
Scotland, South Africa, Wales and, recently, even Italy has a special consideration among the
strongest teams. In the latter part of the 20th century, Rugby was affected by the growing
influence of commercialism and television. The development (and success) of World Cup
competitions was a particular spur to the enormous growth of Rugby football in the decades
leading into the 21st century. In Rugby league, television became crucial to the wider promotion
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of the game. Despite professionalization, at grassroots levels Rugby retains a strong social and
cultural atmosphere where play on the field is only a part of the experience. Rugby players are
notorious for heavy drinking and singing sessions, particularly when on tour. Moreover, in Rugby‐
playing countries, success on the field often translates into success in professional life, as Rugby
clubs and associations form the basis for strong local, national, and international social networks.
To adherents Rugby is known as “the game they play in heaven,” or “the greatest game”

The Six Nations Championship

The Six Nations Championship is an
annual international Rugby union
competition between the teams of
England, France, Ireland, Italy,
Scotland and Wales. The current
champions are England, having won
the 2017 tournament. The Six
Nations is the successor to the Home Nations Championship, played between teams from
England, Ireland, Scotland and Wales, which was the first international Rugby union tournament.
With the addition of France, this became the Five Nations Championship, which in turn became
the Six Nations Championship with the addition of Italy (2000). The winners of the Six Nations
Championship are sometimes unofficially referred to in the media as the European Champions or
Northern Hemisphere Champions.

England hold the record for outright wins of the Home Nations, Five Nations and Six Nations
tournaments, with 28 titles, although Wales follow closely with 26 outright wins with the addition
of 12 shared victories to England's 10. Since the Six Nations era started in 2000, only Italy and
Scotland have failed to win the Six Nations title, although Scotland were the last outright winners
of the Five Nations.

Played annually, the format of the Championship is simple: each team plays every other team
once, with home ground advantage alternating from one year to the next. If a team wins all its
games, they are said to have won a 'Grand Slam'. Also, the team that finishes at the bottom of
the league table is said to have "won" the Wooden Spoon, although no actual trophy is given to
the team. A team which has lost all five matches is said to have been “whitewashed”. Since the
inaugural Six Nations tournament in 2000, only England and Ireland have avoided the Wooden
Spoon award. Unfortunately, Italy are the holders of the most Wooden Spoon awards in the Six
Nations era with eleven, and have been whitewashed six times.
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                                                                                       Flavio Prota III C

LA SOCIETÀ INGLESE DELL’800 E LA DIFFUSIONE DEL RUGBY NEL MONDO

Il Colonialismo britannico

                                             Il Rugby nasce in Inghilterra nel periodo della
                                             rivoluzione industriale che si sviluppò dopo
                                             l’introduzione della macchina a vapore (1789) e che
                                             riguardava soprattutto il settore tessile e
                                             metallurgico, ma che comportò una rapida
                                             evoluzione di tutta la società inglese con lo sviluppo
                                             di grandi fabbriche, con un aumento della
                                             popolazione, lo spostamento di contadini poveri dalle
                                             campagne alle città a vivere nelle periferie spesso in
                                             condizioni disumane. L’Età Vittoriana (1837‐1901)
                                             divenne nota per lo sfruttamento del lavoro minorile
                                             in fabbriche, miniere e come spazzacamini. Charles
                                             Dickens, uno tra i più grandi novellisti dell’età
                                             vittoriana, per esempio, lavorò all’età di 12 anni in
                                             una fabbrica di lucidi da scarpe, essendo la sua
                                             famiglia in prigione per debiti. La società inglese
                                             evolveva rapidamente anche se intorno al 1860 circa
                                             la metà dei bambini d’età compresa tra 5 e 15 anni
                                             frequentava una scuola.

                                          La ricerca di mercati e di materie prime come ferro,
carbone, lana, cotone e petrolio da parte dell’industria diede una forte spinta all’espansione
verso i paesi extraeuropei.

Nei secoli XVI, XVII e fino a metà Ottocento le spedizioni navali di Spagna, Portogallo, Olanda,
Francia e Inghilterra avevano completato le scoperte geografiche e gli scontri tra le flotte avevano
stabilito i primati di Inghilterra e Francia e portato alla definizione delle zone di influenza sulle
nuove terre in Asia, in Africa e in America.

Ma con il rafforzarsi delle economie europee si preparava un mutamento qualitativo della
penetrazione occidentale soprattutto in Asia e in Africa che passava dal commercio al dominio,
cioè ad un controllo direttamente o indirettamente politico del mondo, un passaggio dal
colonialismo all’imperialismo. Il vecchio colonialismo degli esploratori lasciò il posto ad una
spartizione del mondo tra le grandi potenze del tempo: con la conferenza di Berlino del 1884 si
diede il via alla corsa alle colonie e iniziò il periodo dell’imperialismo coloniale sostenuto
soprattutto                 da                Inghilterra               e                Francia.
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La penetrazione degli eserciti inglesi nelle varie colonie e poi dei coloni attratti dalla scoperta
dell’oro, o in cerca di lavoro in seguito alla grande depressione economica successiva al 1870, o a
causa delle carestie verificatesi in Scozia e in Irlanda, portarono nelle regioni occupate anche la
cultura inglese e – per quanto ci riguarda ‐ il gioco del Rugby.

La penetrazione coloniale era sostenuta dall’illusione europea della superiorità politica, culturale
e biologica della razza bianca. E spesso questo alimentò il razzismo e tensioni tra gli occupanti e i
nativi, che ebbe evoluzioni diverse nei vari paesi. Con ripercussioni in vari campi, anche in quello
sportivo e del Rugby che diventò a volte il segno dell’integrazione e della pacificazione, a volte
invece segno di separazione e distinzione razzista.

Ma l’età dell’imperialismo coloniale tra ‘800 e ‘900 segnò anche la fine dell’eurocentrismo perché
con lo sviluppo progressivo dei popoli e la conquista dell’indipendenza i nuovi paesi affermarono
la loro identità, le loro istituzioni, la loro cultura, il loro orgoglio nazionale distinguendosi anche
nello sport e nel Rugby in particolare.

Il Commonwealth e i dominions

Oggi rimangono tracce del vecchio
imperialismo inglese in una importante
istituzione come il “Commonwealth of
Nations” (letteralmente “bene comune”).
L’espressione fu impiegata ufficialmente
nello statuto di Westminster del 1931
                                                       come lingua ufficiale l’inglese e, dopo tante
definendolo come “gruppo di comunità che
                                                       guerre, contribuisce all’avanzamento della
si autogovernano, composto dalla Gran
                                                       democrazia, dei diritti umani e di uno
Bretagna e dai Dominions”.
                                                       sviluppo economico e sociale sostenibile. Sua
Il termine “dominion” risale al XVII secolo e          Maestà la Regina Elisabetta II è Capo del
originariamente       indicava       qualsiasi         Commonwealth ed è riconosciuta come
possedimento oltremare del monarca                     “simbolo della libera associazione” dagli
britannico. In seguito il termine dominion             appartenenti all’associazione stessa. Fra le
cambiò significati in diversi atti ufficiali           altre cose, Sua Maestà partecipa ai Vertici
indicava una delle comunità autonome                   biennali ed ai Giochi ogni quattro anni.
dell’Impero Britannico.
                                                       Tra gli stati aderenti oggi al Commonwealth il
Il Commowealth odierno è una associazione              gioco del Rugby si è particolarmente
libera di 53 stati indipendenti che sono stati         sviluppato in Australia, Nuova Zelanda e
sotto il dominio della Gran Bretagna o hanno           Sudafrica, che nel campo del Rugby danno
avuto legami con altri paesi associati. Adotta         del filo da torcere alla vecchia Inghilterra.
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NAZIONI DOVE IL RUGBY E’ SPORT NAZIONALE: IRLANDA, NUOVA ZELANDA

IRLANDA

                                                                           Nella     storia     dell’isola,
                                                                           tormentata da conflitti
                                                                           anche violenti tra nord e
                                                                           sud, è significativo che uno
                                                                           sport di combattimento
                                                                           come il Rugby riesca ad
                                                                           unire tutti gli irlandesi in un
                                                                           solo spirito sportivo.

                                                                        L’Irlanda è un’isola divisa in
                                                                        due parti: l’Irlanda del Nord
                                                                        (1,7 milioni di abitanti,
                                                                        capitale Belfast) che è una
                                                                        delle 4 nazioni del Regno
                                                                        Unito e la Repubblica
                                                                        indipendente di Irlanda (dal
                                                                        1937) 4,2 milioni di
                                                                        abitanti, capitale Dublino.
                                                                        La Repubblica Irlandese o
                                                                        Eire (nome derivato da una
                                                                        divinità E’riu che aiutò i
                                                                        gaelici nella conquista
                                                                        dell’isola) ha sempre avuto
un forte spirito autonomista: fino al 1922 l’Irlanda faceva parte del Regno Unito, ma ci fu sempre
un forte movimento indipendentista.

Nel 1919 i parlamentari Irlandesi del partito indipendentista (Sinn Fein) rifiutarono di sedere nel
parlamento Inglese e formarono un governo irlandese autonomo. Scoppiò un’aspra guerra di
indipendenza che durò fino al 1921 quando fu negoziato un trattato che stabilì la divisione in
Irlanda del Nord (protestante, sotto il Regno Unito) e l’Irlanda del Sud, cattolica, con un
parlamento indipendente, ma facente parte come “dominion” del Commonwealth britannico e
quindi con il riconoscimento del Re d’Inghilterra come capo formale dello stato. Successivamente,
con la Costituzione del 1937 e un atto del parlamento del 1949 la Repubblica Irlandese si staccò
definitivamente dall’Inghilterra e dal Commonwealth.
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                                                                                         Flavio Prota III C

La divisione dell’Irlanda continuò a produrre           L’Irlanda del Nord non
tensioni nel Nord dove la maggioranza                   ha       una    propria
protestante (discendente da coloni inglesi)             bandiera e non ha un
voleva restare unita all’Inghilterra, mentre la         inno nazionale, mentre
minoranza cattolica, discendente dagli                  l’Irlanda del sud ha il
antichi irlandesi, voleva l’indipendenza. Nel           tricolore       (verde,
1970 iniziò una guerriglia del movimento                bianco e arancio). Le
indipendentista IRA contro la polizia e                 due Irlande sono divise
l’esercito inglese. Ci furono tensioni                  in tutto, ma non nel
violentissime che culminarono nella strage              Rugby: dal 1875 c’è
compiuta dai paracadutisti inglesi contro i             una unica nazionale, con un unico simbolo (il
                                                        trifoglio verde) e un unico inno composto
                                                        appositamente nel 1995 (“Ireland’s Call”) che
                                                        viene cantato insieme da tutti gli spettatori,
                                                        senza distinzione di nazionalità. Con il
                                                        passare degli anni il gioco del Rugby è
                                                        diventato segno di ricomposizione di un
manifestanti cattolici il 30 gennaio 1972 nel           popolo lacerato da conflitti sanguinosi.
“Bloody Sunday” che fece 14 morti e molti
feriti.

Il Territorio

Il territorio dell'isola presenta al centro una vasta e uniforme pianura, rialzata ai bordi da rilievi di
modesta altezza. Essi non costituiscono un profilo continuo e compatto, perchè in ampi tratti
consentono alla pianura di giungere fino al mare. La cima più alta dell'isola supera di poco i 1000
metri, altre catene di una certa rilevanza sono a est i Monti Wicklow, e a nord i rilievi del
Donegali. Le coste sono basse, lineari e compatte dove la pianura giunge fino al mare, mentre sul
versante occidentale dell'isola sono alte, rocciose e articolate. In molti tratti sono contornate da
piccole isole; le maggiori delle quali formano le Issole Aran, situate di fronte alla costa
occidentale, al largo della Baia di Galway. I fiumi sono numerosi, caratterizzati da un corso
piuttosto breve e da un regime regolare, assicurato dalla omogenea distribuzione delle piogge nel
corso dell'anno. Il fiume principale è lo Shannon, che attraversa l'intera isola e sfocia
nell'Atlantico, sulla costa occidentale, con un profondo estuario. Spesso i fiumi si espandono,
riempiendo depressioni glaciali, e danno origine ai bacini lacustri, tipici del territorio irlandese, i
più estesi sono il Lough Corrib, il Lough Derg e il Lough Ree. L'isola è caratterizzata da un clima di
tipo oceanico, con inverni miti ed estati fresche; le precipitazioni sono abbondanti e distribuite in
tutto l'arco dell'anno.
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                                                                                       Flavio Prota III C

.

                                                                       NUOVA ZELANDA

                                                                       La Nuova Zelanda è uno stato
                                                                       dell’Oceania formato da due
                                                                       isole principali (Isola del Nord
                                                                       e Isola del Sud) e da
                                                                       numerose isole minori. Conta
                                                                       oggi circa 4 milioni di abitanti,
                                                                       l’82% dei quali sono bianchi di
                                                                       origine inglese e scozzese e il
                                                                       14% maori; la capitale è
                                                                       Wellington.

                                                                    I primi insediamenti umani
                                                                    risalgono     a     popolazioni
                                                                    polinesiane      che      vi   si
                                                                    insediarono tra il 1000 e il
                                                                    1.300 dc. I primi europei a
visitare l’arcipelago furono gli olandesi con una spedizione guidata da Abel Tasman nel 1642,
molti membri della spedizione olandese furono uccisi dai maori. Ma fu dopo il viaggio di James
Cook (1768‐1771) e il suo sbarco in Nuova Zelanda nel 1769 che che si aprirono i rapporti con
queste isole. Il governo britannico, contrastando le mire espansionistiche francesi riuscì a imporre
la sovranità britannica e dal 1788 al 1840 la Nuova Zelanda fece formalmente parte del Nuovo
Galles del Sud, uno stato fondato dagli inglesi nel 1788 nella parte orientale del continente
australiano.

A partire dal 1840 consistenti ondate di coloni europei giunsero in Nuova Zelanda. Nel 1854
venne insediato il primo parlamento neozelandese che conquistò una progressiva autonomia dal
Regno Unito. I maori, inizialmente, si mostrarono desiderosi di commerciare con con i bianchi e,
proprio grazie a questo tipo di attività, diverse tribù riuscirono ad arricchirsi. La situazione
cominciò però a peggiorare quando, di fronte alla crescita degli insediamenti dei bianchi
(stimolata dalla scoperta dell’oro, avvenuta nel 1861), i maori cominciarono a temere di perdere il
controllo della loro terra. Tali contrasti portarono alle cosiddette guerre maori, combattute tra
negli anni ‘60 e ‘70 dell’Ottocento. Ma in seguito i contrasti si attenuarono e i governi che si
succedettero diedero alla Nuova Zelanda una delle più avanzate legislazioni sociali del tempo.

Nel 1893 la Nuova Zelanda si distinse come il primo paese al mondo a riconoscere il diritto di voto
alle donne. Nei decenni successivi la Nuova Zelanda restò sempre un membro fedele dell’Impero
Britannico partecipando con propri contingenti alle guerre degli inglesi, come la seconda guerra
boera in Sudafrica.
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                                                                                               Flavio Prota III C

Nel 1907 acquisì lo status di “dominion” e divenne completamente indipendente dalla Gran
Bretagna nel 1947. Dopo la seconda guerra mondiale i maori intensificarono i loro trasferimenti
verso le città in cerca di occupazione e ci fu un risveglio della loro cultura originaria.

Territorio

La Nuova Zelanda, situata agli antipodi dell’Italia, è situata circa 2.000 km a sud dell’Australia, e
rappresenta la seconda isola dell’Oceania per estensione e per importanza economica. E’ bagnata
a est dall’Oceano Pacifico e ad ovest dal Mar di Tasmania. Il suo territorio è estremamente vario e
presenta numerose attrazioni come spiagge, foreste, montagne, vulcani, laghi e fiumi.

La principale catena montuosa è quella delle Alpi Neozelandesi, situate nell’Isola del sud, dove si
trova la maggiore vetta del paese, il Monte Cook, che è alto oltre 3.700 m. Nell’Isola del nord si
trovano invece numerosi geyser e vulcani ancora attivi. La Nuova Zelanda ha inoltre molti fiumi
(tra cui il più lungo è il Waikato) e laghi (il maggiore è il Taupo). La maggiore attrazione turistica
del paese è rappresentata appunto dalle bellezze naturalistiche, infatti la Nuova Zelanda vanta un
grande patrimonio forestale ed animale, custodito gelosamente nei numerosi parchi nazionali,
come il Monte Cook National Park, aree protette e parchi marittimi.

La flora è estremamente varia e presenta molte specie autoctone come il weta gigante, il kauri , il
tuatara e il kukapo, accanto a vaste foreste e ad una vasta gamma di fiori. Tra gli animali si
ricordano il koala, il moa, il kiwi e i cervi, gli animali da allevamento e numerose razze di uccelli.
Discorso a parte meritano gli abitanti del mare, la Nuova Zelanda ospita infatti nelle sue pescose
acque numerose specie di pesci come tonni, squali, delfini e balene. La Nuova Zelanda ha un
clima caratterizzato stagioni opposte rispetto all’Italia, caratterizzate da estati calde ma non
afose, sicuramente il periodo migliore per visitare il paese, ed inverni freddi e piovosi. Il clima
varia inoltre in funzione della latitudine e dell’altezza, ad esempio la zona delle Alpi Neozelandesi
ha inverni decisamente rigidi ed estati brevi.

All Blacks

A differenza di quanto avvenne in Sudafrica, per il tipo      Nel 1905 la Nuova
di sviluppo e le politiche sociali condotte, i maori si       Zelanda disputò la
integrarono nella società e quindi anche nello sport,         prima            tournèe
introducendo in particolare nel gioco del Rugby gran          nell’emisfero nord nel
parte del loro spirito.                                       1905 e si presentarono
                                                              con una divisa tutta
La diffusione del Rugby in Nuova Zelanda va di pari           nera, con una felce
passo con l’emigrazione inglese e scozzese e si               argentata, e da allora
intreccia con le vicende storiche. La prima gara              nacque il soprannome “All Blacks” divenuti famosi,
internazionale risale al 1884 con il Nuovo Galles del         negli anni, per le loro vittorie e per il rituale dell’Haka,
Sud, e il primo test match risale al 1903.                    che rappresenta un vero e proprio inno di identità
                                                              nazionale.
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                                                                                               Flavio Prota III C

Haka ‐ Tradizione e orgoglio di un                              Evidentemente impressionò moltissimo, al
popolo                                                          punto che venne scambiata proprio per una
                                                                danza di guerra. È proprio in quell’occasione
La Haka è quella danza rituale che i giocatori                  che si pensa che, tra le tante haka della
della nazionale Neozelandese, gli All Blacks,                   tradizione maori, sia stata eseguita proprio
eseguono prima di ogni partita, dopo gli inni                   la ka mate,ossia la danza che gli All Blacks
ufficiali. Girano molte informazioni sbagliate                  fanno ancora oggi.
su quella che comunemente è considerata
una danza di guerra. In realtà il termine haka                  Secondo la leggenda è stata composta
significa semplicemente ‘danza’, e non                          intorno al 1820 dal Re Te Rauparaha, capo
‘danza di guerra’. Fu eseguita per la prima                     della tribù degli Ngati Toa. Narra della
volta dalla squadra nazionale dei Nativi della                  rocambolesca fuga dai nemici lanciati al suo
Nuova Zelanda (New Zeland Native Team)                          inseguimento, nel corso del quale, per
nel tour in Inghilterra nel 1888‐89.                            salvarsi la vita, si nascose nel fondo di un
                                                                pozzo, da cui poi riemerse sano e salvo.

Prima della haka colui che la conduce, di discendenza maori, ricorda ai suoi il giusto
atteggiamento da tenere, urlando le seguenti parole:

Ringa pakia Uma tiraha Turi whatia Hope whai ake
Waewae takahia kia kino
Batti le mani sulle coscie
Sbuffa col petto, Fletti le ginocchia
Lascia che i fianchi le vadano dietro
Batti i piedi più forte che puoi

Al termine di questa incitazione inizia la vera e propria haka che nel Rugby è appunto la ka mate:

3Ka mate! Ka mate! Ka ora! Ka ora! Ka mate! Ka mate! Ka ora! Ka ora!
Tenei te tangata puhuru huru Nana nei i tiki mai Whakawhiti te ra
A upa..ne! ka upa..ne! A upane kaupane whiti te era! Hi!
Io muoio! Io muoio! Io vivo! Io vivo! Io muoio! Io muoio! Io vivo! Io vivo! Questo è l’uomo peloso
Che ha convinto il sole
A splendere ancora
Un passo… in su! Altro passo… in su! Un passo in su, un altro Il Sole splende! Hi!
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                                                                                               Flavio Prota III C

GLI INNI NAZIONALI: TESTI E MUSICHE CHE FANNO RISORGERE I POPOLI

Il concetto moderno di inno nazionale è legato a quello di “nazione” che si afferma nella seconda
metà del Settecento e che nasce dal rivolgimento politico e sociale determinato dalla Rivoluzione
francese. Nel nuovo contesto, l’inno nazionale esprime simbolicamente l’unità di un popolo
raccolto attorno a una bandiera e teoricamente manifesta in musica le caratteristiche, la storia, la
cultura, i sentimenti, la cultura di una comunità di cittadini. Questo tipo di musica viene eseguito
nei momenti di maggiore solennità, dedicato a mettere in scena lo spirito e l’orgoglio patriottico
di una nazione; pertanto, ci si aspetterebbe di sentire delle differenze musicali notevoli e
rappresentative della tradizione nazionale. Al contrario, colpisce il fatto che le musiche degli inni
nazionali sembrino incredibilmente tutte uguali. Per esempio, anche gli inni di composizione più
recente, creati o adottati dalle nazioni africane e asiatiche post‐coloniali, suonano
paradossalmente simili a quelli che siamo abituati ad ascoltare da secoli. Sebbene gli inni
nazionali facciano parte di generi diversi, come marce, fanfare, in pratica sono eseguiti secondo le
stesse modalità per produrre un alto grado di omogeneità, usando per esempio insiemi di ottoni e
percussioni al fine di dare rilievo alla solennità.

Rimane affascinante la storia di questo genere musicale che segue di pari passo quella del
nazionalismo: partendo nel XVIII secolo con l’Illuminismo, proseguendo con il Nazionalismo
romantico del XIX secolo (soprattutto in Europa e in America Latina) e con l’espansione coloniale
tra la fine dell’Ottocento e la Prima Guerra Mondiale, giungendo alla fase post‐coloniale che va
dalla seconda metà del Novecento fino ad oggi

                                                              fervente patriota che aveva combattuto a fianco di
Inno di Mameli, un canto per il Risorgimento
                                                              Garibaldi. Mameli, in uno scontro con i francesi, morì
Italiano
                                                              per la ferita ad una gamba, a 22 anni non ancora
                                                              compiuti. Goffredo Mameli aveva scritto la poesia che
Il suo titolo è Canto degli Italiani, ma è conosciuto da
                                                              poi sarebbe diventata Inno nazionale in maniera
tutti come Inno di Mameli. L’inno nazionale d’Italia
                                                              spontanea, appassionata, ed infatti il suo
deve la sua nascita ad uno studente ed entusiasta
                                                              componimento fu subito considerato il più adatto a
patriota appena ventenne di Genova, Goffredo
                                                              rappresentare l’Italia del Risorgimento, fervente e
Mameli. Il testo venne composto nel 1847 con il titolo
                                                              avida di libertà.
“Fratelli d’Italia“, proprio le prime parole del testo.
Successivamente, a Torino, Michele Novaro, anche lui          Negli anni del Fascismo “Il canto degli italiani” fu
genovese, trasformò in musica le parole scritte,              messo un po’ da parte: i fascisti preferivano che si
componendo la melodia che oggi tutti conosciamo.              intonassero le marce da loro realizzate. Solo
                                                              nell’ottobre del 1946 l’inno di Mameli fu dichiarato
L’Inno di Mameli è stato realizzato in pieno clima
                                                              ufficialmente Inno nazionale “provvisorio” della
risorgimentale, in perfetto stile patriottico: l’Italia
                                                              Repubblica italiana e, curiosamente, per quanto la
cominciava la dura battaglia che di lì a poco l’avrebbe
                                                              melodia sia ormai famosa e apprezzata in tutto il
condotta nel 1860 alla definitiva unificazione. Anche
                                                              mondo, l’inno “Fratelli d’Italia” è ancora considerato
l’autore dell’Inno, Goffredo Mameli, era un giovane e
                                                              tale
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                                                                                        Flavio Prota III C

LA LETTERATURA ITALIANA NEL PERIODO POST RISORGIMENTALE

ITALO SVEVO (1861‐1928)

Vita e opere

Oltre che uno dei nostri più autorevoli romanzieri di statura europea, Italo Svevo è il capostipite
di quella letteratura triestina che fu straordinariamente feconda nell’Italia di fine Ottocento e
inizio Novecento. Aron Hector Schmitz ‐ poi noto con lo pseudonimo di Italo Svevo ‐ nasce a
Trieste il 19 dicembre 1861. Dopo aver lavorato alla Unionbank triestina dal 1881, Svevo sposa
nel 1896 Livia Veneziani ed entra nella fabbrica di vernici sottomarine del suocero nel 1899,
iniziando una carriera di industriale che lo porterà in molti paesi europei. Nel frattempo pubblica,
a sue spese, il romanzo, “Senilità”, ignorato dalla critica. Il romanzo più famoso è, “La coscienza di
Zeno”, il dato nuovo rispetto alla produzione precedente è costituito dal riferimento all’indagine
psicoanalitica freudiana. La celebrità giunge molto tardi e la fama è purtroppo assaporata solo per
breve tempo da Svevo: il 13 settembre 1928 fu stroncato da un incidente d’auto.

Le influenze di Darwin

Svevo risente dell'influenza delle correnti filosofiche e culturali del tempo, in particolare è
fondamentale l’influenza di Darwin, da cui derivano il concetto di lotta per l’esistenza, l’interesse
per le leggi della selezione naturale e l’idea centrale dell’inettitudine dell’uomo, che Svevo vede,
con radicale pessimismo, inevitabilmente costretto a una ricerca senza sbocchi e senza speranza.

Le teorie di Darwin sono per Svevo il modello per l’interpretazione dei rapporti tra singolo e
società anche attraverso la ripresa del “darwinismo sociale

Ne “La coscienza di Zeno” uno dei personaggi, Guido, dopo aver perso ingenti somme di denaro a
causa di investimenti sbagliati in Borsa, inizia a lamentarsi con Zeno (il protagonista del romanzo)
del suo stato, che lo rende a suo dire “l’essere più disgraziato al mondo”. Zeno non accetta questa
definizione, si rifiuta di provare compassione per il suo amico caduto in disgrazia e inizia la breve
riflessione sulla capacità degli esseri viventi, e soprattutto degli uomini, di lamentarsi senza scopo
della propria condizione.

Dopo la separazione degli elementi e la creazione degli organismi Dio aveva donato l’anima a tutti
gli esseri viventi. Lentamente l’anima morì negli animali, che non provarono più il malcontento e
si adattarono a lottare per la conservazione e la procreazione. Negli uomini invece l’anima non
morì. L’uomo aveva solo le mani e le gambe, tuttavia era “male armato” per sopravvivere solo
con il suo fisico alla selezione della natura. Non era come certi animali che hanno sviluppato
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                                                                                        Flavio Prota III C

zanne, artigli e corna sul proprio corpo per difendersi e attaccare, come gli uccelli che per sfuggire
ai predatori hanno imparato a volare, o agli altri animali che hanno sviluppato una folta pelliccia
per difendersi dal freddo. Questa capacità di adattamento dell’organismo sviluppata dagli animali
ha permesso loro, sempre secondo la favola di Svevo, di lasciare morire l’anima, e di conseguenza
ogni sentimento di insofferenza. E a Svevo viene ovviamente da chiedersi come l’uomo abbia
potuto sopravvivere in uno stato di evidente inferiorità rispetto agli altri esseri viventi, nudo e
senza la possibilità fisica di attaccare o difendersi. Svevo individua proprio nel malcontento
dell’anima ciò che ha spinto l’uomo a sopravvivere nonostante il suo stato. Svevo riconosce
insomma nel malcontento umano uno stimolo a progredire. Questo conferma l’idea di come
Svevo in realtà abbia rielaborato le teorie darwiniane a tal punto da discostarsi da esse:
sopravvissuto per caso, l’uomo inaugura un’altra fase della sua esistenza nel momento in cui
scopre la capacità di influire nel mondo circostante attraverso la tecnica, cosa che lo differenzia
radicalmente da tutti gli altri esseri viventi. Non più teso al perfezionamento dell’organismo, egli
si prodiga nella creazione di “ordigni” (Svevo utilizzerà spesso questo termine per definire i mezzi
tecnici creati dall’uomo, o qualsiasi cosa integrata nel corpo umano ma biologicamente estranea)
posti al di fuori di sé, bloccando in questo modo lo sviluppo di nuove caratteristiche fisiche.

Costruendo i suoi “ordigni” l’uomo arrestò la propria evoluzione. Lo sviluppo della tecnica, quindi,
avviene a discapito dell’evoluzione umana, e nella lotta per la supremazia tra l’uomo e la tecnica,
l’uomo preferisce, per pigrizia, debolezza, o forse per furbizia, lasciare che la tecnica si sviluppi al
posto suo.

E’ incredibile leggere nelle sue parole una profezia che per fortuna non si è ancora avverata,
nonostante le minacce che USA e URSS si scambiarono durante la Guerra Fredda, nel
quarantennio 1950‐1990, quando lo sviluppo della tecnologia nucleare apparve come ultimo
passo verso l’estinzione definitiva della nostra specie:

    (…) Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel
     segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto
     al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed
     un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al
     centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà
     un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà
     nei cieli priva di ogni essere umano.
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                                                                                        Flavio Prota III C

CHARLES DARWIN: TEORIA DELL'EVOLUZIONE

                                                      Charles Darwin nasce nel 1809 a Shrewsbury,
                                                      in Inghilterra, da una famiglia agiata di
                                                      tradizioni liberali. Suo nonno era stato un
                                                      noto medico e aveva sostenuto teorie
                                                      originali in campo biologico. Il giovane Charles
                                                      viene inviato prima a studiare medicina a
                                                      Edimburgo, poi pensa di intraprendere la
                                                      carriera ecclesiastica e studia teologia a
                                                      Cambridge, dove però scopre la passione per
                                                      lo studio delle scienze naturali.

                                                      Agli inizi dell'Ottocento, come già detto,
                                                      serpeggiava una grande curiosità verso la
natura e le forme di vita più caratteristiche (specialmente quelle esotiche ), pertanto non era
insolito che durante i grandi viaggi di colonizzazione o le spedizioni degli esploratori del tempo,
alcuni studiosi affiancassero gli equipaggi per osservare le stranezze naturali di posti molto lontani
da casa.

Ecco perché Darwin nel 1831 prese parte alla spedizione della nave Beagle come naturalista senza
stipendio. Rimane imbarcato per cinque anni, compiendo un gran numero di osservazioni sulla
flora, la fauna e le formazioni geologiche di terre molto diverse e lontane fra loro.

Al suo ritorno, Darwin aveva taccuini e libri pieni di appunti di infinite forme di vita vegetale e
animale; in particolare era stato incuriosito dalle particolari specie che abitavano l'arcipelago
delle Galapagos, al largo dell'Ecuador (iguane, tartarughe e, soprattutto, uccelil). Cinque anni
dopo il suo ritorno, nel 1839, pubblica un resoconto di quest'avventura con il titolo “Viaggio di un
naturalista intorno al mondo”e ricava dalle sue osservazioni molte pubblicazioni scientifiche che
gli assicurano una notevole fama. Dal 1842 si ritira nel Kent per elaborare metodicamente tutte le
informazioni, raccolte nei suoi taccuini di viaggio, sulle differenze presenti nelle varie specie;
quelle riscontrate, a esempio, tra i famosi fringuelli delle isole Galàpagos gli permettono di
formulare la teoria dell'evoluzione delle specie viventi, resa pubblica nel 1859, con il suo libro più
famoso: “Sull'origine delle specie” La prima edizione si esaurisce in un solo giorno e l'opera
suscita, allo stesso tempo, reazioni di entusiasmo o di violenta opposizione. Darwin pubblica in
seguito altre opere per precisare meglio le sue concezioni evoluzionistiche e la teoria della
selezione naturale. Muore a Down nel 1882.

L’Evoluzionismo

L’idea principale che si pone a Darwin è quello dell'enorme varietà di caratteristiche diverse che si
presentano all'interno di ciascuna specie, come ha ben constatato alle isole Galàpagos: nelle
diverse isole vivono specie notevolmente differenti di fringuelli che originariamente dovevano
essere derivati da una specie comune. Dalla considerazione di casi come questo, Darwin
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comprende che certi fenomeni si possono spiegare soltanto se si considera la specie animale
come il risultato di una serie continua di trasformazioni e di adattamenti. Già in precedenza si
erano sostenute teorie sull'evoluzione delle specie animali e vegetali, ma l'originalità di Darwin
consiste nell'introduzione di alcuni concetti innovativi.

In primo luogo egli dà una grande importanza, anche positiva, al concetto (peraltro già accettato
dai biologi) di "lotta per l'esistenza", affermando che essa porta alla selezione di quegli individui
che presentano caratteristiche più adatte all'ambiente in cui vivono. Egli applica quindi al mondo
naturale i concetti che aveva già studiato nell'ambito della selezione artificiale delle razze di
animali domestici. I cambiamenti evolutivi delle varie specie sono dovuti al meccanismo della
selezione naturale, che si applica sui diversi caratteri che gli individui presentano. Darwin
introduce anche il concetto di variazione casuale, secondo cui i caratteri di una specie cambiano
perché fra i singoli individui appaiono, casualmente, delle variazioni: sono queste variazioni a
essere selezionate dall'ambiente che lascia sopravvivere le più adatte e sopprime quelle che non
portano vantaggio alla vita della specie.

Nei campioni di animali e vegetali che Darwin
riportò dai suoi viaggi, il naturalista osservò
forti somiglianze tra i fossili e le forme viventi
di una stessa area , in particolare per ciò che
riguardava le tartarughe e gli uccelli delle
Isole Galapagos. Partendo da questa
intuizione, Darwin notò che in ogni
popolazione ci sono delle differenze tra i vari
organismi, e che alcune di esse sono
ereditabili e consentono agli individui
portatori di generare più discendenti di altri.
Questo concetto di " variazione " tra le specie,
portò Darwin a sostenere che i mutamenti
ereditari favorevoli allo sviluppo e alla vita
dell'animale in questione (ovvero quelle
caratteristiche che lo aiutano nella riproduzione o nel procurarsi il cibo) tendono a diventare
sempre più frequenti nel corso delle generazioni .

Darwin chiama questo processo "selezione naturale" e ‐ secondo tale teoria ‐ non è il più forte
quello che prospera nelle generazione, ma quello che che si adatta meglio al suo ambiente .

Dopo ulteriori approfondimenti, la conclusione strabiliante fu che tutti gli esseri viventi, uomo
compreso, sono sottoposti, nel succedersi delle generazioni, a lenti ma continui cambiamenti,
chiamati evoluzione. Con questa teoria, spiegata ne "L'Origine della specie" , pubblicato nel 1859,
Darwin affermò che ogni forma di vita è soggetta ad una lenta ma graduale trasformazione della
propria specie.

Queste idee, che troveranno riscontro decenni dopo con le teorie sull'ereditarietà di Mendel e la
scoperta della genetica, modificarono profondamente la prospettiva della scienza dello studio
della natura, che da quel giorno non sarà più la stessa.
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LA PREMIERE GUERRE MONDIALE: LA FRANCE DEVIENT LA PREMIERE PUISSANCE
POLITIQUE ET MILITAIRE DE L’EUROPE
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RUGBY E AVANGUARDIA CUBISTA

“LES JOUEURS DE FOOT‐BALL” DI ALBERT GLEIZES

                                                     Albert Gleizes (Parigi, 8 dicembre 1881 –
                                                     Avignone, 24 giugno 1953) fu un esponente
                                                     del cubismo, il movimento d’avanguardia che,
                                                     alla fine del primo decennio del Novecento,
                                                     segnò una svolta radicale nell’arte europea.
                                                     Riassumiamo       brevemente       le    sue
                                                     caratteristiche.

                                                    Dal Rinascimento all’Ottocento la pittura
                                                    occidentale        è     stata    soprattutto
                                                    “naturalistica”, ossia basata sugli stessi
                                                    meccanismi della visione ottica. I pittori
                                                    usavano un linguaggio figurativo che
                                                    riproduceva la realtà così come essa appare
                                                    sia quando imitavano la realtà (in ritratti,
                                                    paesaggi, scene di vita quotidiana, episodi
                                                    storici, ecc.), sia quando inventavano scene
fantastiche con esseri soprannaturali. Nella Parigi della fine del primo decennio del Novecento,
Pablo Picasso e Georges Braque ruppero l’unità tridimensionale degli oggetti e combinarono
diversi frammenti di realtà in una autonoma architettura di forme, totalmente indipendente dalla
passiva imitazione del mondo esterno. In sostanza, con Picasso e Braque la pittura divenne una
creazione libera, dotata di una propria, autonoma bellezza.

Cosa vuol dire moltiplicare i punti di vista? E       vedere solo tre lati di un                   dado
rompere l’unita tridimensionale degli                 contemporaneamente.     Pertanto,              se
oggetti? Prendiamo, ad esempio, un normale            seguissimo la comune
dado da gioco. Tutti sappiamo che ha sei              esperienza      visiva,
facciate numerate da uno a sei                        avremmo
                                                      un’immagine      come
Cosa succederebbe se volessimo dipingerlo
                                                      questa.
seguendo la prospettiva tradizionale con
punto di vista unico? Nella realtà, possiamo
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