IL RUGBY UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ - FLAVIO PROTA III C
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Istituto Comprensivo Santagata – 5° C.D. Portici IL RUGBY UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ di FLAVIO PROTA III C Esame Scuola Media a.s. 2016/2017
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C Ringraziamenti Ho letto più volte che gli autori di un libro dedicano il proprio lavoro a qualcuno o qualcosa che li ha ispirati. Anche io desidero fare la mia prima dedica, in verità più di una… grazie innanzitutto a tutta la mia famiglia che mi sostiene in ogni mia azione e mi da fiducia ogni istante, ogni giorno della mia vita grazie ai miei docenti, che mi hanno insegnato tanto in questi anni senza perdere mai (quasi mai!) la pazienza grazie ai miei allenatori: Emanuele, Salvatore, Vincenzo, Luca, Antonio, Lucia, per avermi insegnato la tecnica e avermi trasmesso la passione per il Rugby grazie alla Società Amatori Rugby Torre del Greco per continuare a sostenere i sani principi del Rugby nonostante tutti gli ostacoli che incontra sul nostro territorio grazie a tutti i miei compagni di squadra della U14 per avermi accettato come capitano grazie a tutti i miei amici senza i quali non potrei trascorrere un giorno senza andare a cercarli e…. grazie a chi ho dimenticato di ringraziare solo perché è la prima volta che faccio una cosa del genere!
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C INDICE 1. ORIGINE DEL GIOCO: COME E DOVE È NATO IL RUGBY 2. LA FILOSOFIA DEL RUGBY COME MESSAGGIO SOCIALE: UNITI OLTRE LE DIFFERENZE 3. UNO SPORT CHE PARLA INGLESE: PLAY RUGBY AND LEARN ENGLISH 4. LA SOCIETÀ INGLESE DELL’800 E LA DIFFUSIONE DEL RUGBY NEL MONDO 5. NAZIONI DOVE IL RUGBY E’ SPORT NAZIONALE: IRLANDA, SUD AFRICA, NUOVA ZELANDA 6. GLI INNI NAZIONALI: TESTI E MUSICHE CHE FANNO RISORGERE I POPOLI 7. LA LETTERATURA ITALIANA NEL PERIODO POST RISORGIMENTALE: ITALO SVEVO (1861‐1928) 8. L'EVOLUZIONE NATURALE DI CHARLES DARWIN INFLUENZA SCIENZA, ECONOMIA E LETTERATURA 9. LA PREMIERE GUERRE MONDIALE: LA FRANCE DEVIENT LA PREMIERE PUISSANCE POLITIQUE ET MILITAIRE DE L’EUROPE 10. RUGBY E AVANGUARDIA CUBISTA: “LES JOUEURS DE FOOT‐BALL” DI ALBERT GLEIZES 11. RUGBY, SPORT PER PESI MASSIMI? UN MITO DA SFATARE: TECNOLOGIA, SOCIETA’ E MODE ALIMENATRI
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C PERCHE’ UN LAVORO SUL RUGBY? passione che ancora mi accompagna. Giorno dopo giorno, però, questo sport mi ha coinvolto sempre più, grazie alla pazienza degli allenatori e dei sani principi che Il Rugby fa l’intero ambiente mi ha trasmesso. parte della mia vita In questi anni ho conosciuto tanti ragazzi, ho dall’età di 10 vinto e perso tante partite, ho giocato in anni e da tanti tornei incrociando ragazzi di paesi, allora non culture e razze diverse: non ho mai avuto posso più paura di toccarli, sfidarli, gioire al di la del farne a risultato e soprattutto condividere il piacere meno: finale del terzo tempo. Il sacrificio di l’adrenalina della partita, i lividi sul corpo, le conciliare la pratica sportiva con lo studio mi emozioni, i pianti e l’abbraccio finale con ha fortificato e sta contribuendo alla mia l’avversario mi hanno dato e tuttora mi ha maturità: sto facendo tesoro delle mie danno emozioni incredibili. esperienze, crescere sportivamente significa anche crescere come persona e il ruolo Dal 2011 gioco con l’Amatori Rugby Torre educativo che svolge la scuola può e deve a del Greco, una delle poche società mio avviso essere completato dal ruolo rugbistiche fondate in Campania, più antica formativo dello sport. I ragazzi che vengono ancora della blasonata Benevento Rugby. Lo educati ai principi del Rugby – e di tutti gli scorso anno la mia Società ha celebrato il suo sport in generale, ovviamente – possono primo 50°: fare sport nel nostro territorio, crescere senza avere paura di chi è diverso e soprattutto uno sport “minore” come il senza questa paura non ci sarà più bisogno Rugby, significa accettare sfide, costi e di inventarci guerre in futuro. Senza guerre avventure che solo una forte passione può tutti i popoli saranno liberi; senza guerre dare la forza di sopportare. Per mia fortuna e tutti i popoli potranno condividere le proprie per fortuna di tutti gli appassionati di questo conoscenze senza timore; senza guerre si sport, in tutti questi anni ci sono stati Soci e potrà viaggiare e apprezzare i valori che Presidenti tenaci che hanno portato avanti accomunano tutti gli esseri umani; senza l’Amatori Rugby Torre del Greco, guerre non ci saranno più armi; senza guerre nonostante enormi difficoltà organizzative ci sarà la possibilità di condividere il proprio ed economiche: a tutt’oggi siamo circa cibo, così come si fa al termine di una partita duecento atleti, suddivisi nelle varie di Rugby… al di la categorie (dalla Under 8 alla Seniores) e del risultato, al di l’obiettivo per i prossimi anni è quello di là delle vittorie, al crescere. di la delle Inizialmente, mi sono avvicinato a questo sconfitte, al di la sport grazie alla passione di mio padre: in delle differenze! realtà, avrei voluto giocare a calcio, una
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C COM’È ARTICOLATO IL LAVORO? In questo lavoro svilupperò le relazioni tra il Gli inni nazionali raccolgono lo spirito di gioco del Rugby nel mondo e la cultura, la fierezza di un popolo: il nostro, Fratelli geografia e la storia dei popoli studiata in d’Italia, fu scritto e musicato in pieno questi anni. Parto da una brevissima Risorgimento per esaltare lo spirito fiero dei descrizione dello sport (EDUCAZIONE popoli italici che sognavano una unità sotto FISICA), dei suoi valori sociali un’unica bandiera, senza dominatori (CITTADINANZA E RELIGIONE), delle sue stranieri. Nell’anno dell’Unità d’Italia, nacque origini anglosassoni che mi consentiranno un uno dei più noti rappresentanti della nostra successivo approfondimento in lingua inglese Letteratura, Italo Svevo (ITALIANO), (INGLESE) ciò mi permetterà di analizzare le interessato ai principi del Darwinismo Sociale principali dinamiche del colonialismo (SCIENZE) secondo cui la società a tutti i suoi (STORIA), in particolare quello britannico, livelli è dominata da un antagonismo inerente lo sviluppo del Rugby nel mondo. spietato tra gli individui, i gruppi, le classi e le Questo approccio mi permetterà di leggi che la regolano sono quelle della descrivere geograficamente (GEOGRAFIA) i sopraffazione del più forte sul più debole e principali paesi dell’Emisfero Nord Isole l'interesse individuale. Tale antagonismo in Britanniche e dell’Emisfero Sud Sud Africa e quegli anni fu causa di una guerra che Nuova Zelanda nei quali il Rugby è lo sport coinvolse, per la prima volta nella storia nazionale. Ho scelto l’Irlanda perché è una dell’uomo, il mondo globale e che rilanciò la dimostrazione di come lo Sport, ed il Rugby Francia come una delle principali potenze in particolare, vada oltre ogni differenza economiche e militari (FRANCESE). Proseguo politica, religiosa o razziale: seppur divisa in il mio lavoro parlando del cubismo (ARTE) Irlanda del Nord ed EIRE, in occasione delle movimento d’avanguardia nato nei primi partite ufficiali di Rugby le due Nazioni si decenni del XX secolo; termino sfatando un uniscono in un’unica squadra nazionale. falso mito, il Rugby come sport per pesi L’altro paese che ho scelto, la Nuova massimi: la tecnologia nell’alimentazione Zelanda, è la nazione famosa per i suoi All moderna (TECNOLOGIA) se da un lato ha Blacks, i giocatori vestiti di nero, e per la loro apportato notevoli vantaggi al genere Haka, danza di guerra divenuto una sorta di umano, dall’altro rappresenta una grave vero e proprio inno nazionale (MUSICA). minaccia per la qualità non sempre eccelsa e lo spreco del cibo nelle società avanzate.
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C ORIGINE DEL GIOCO: COME E DOVE È impedendole di “caricare”. Ad assegnare a Ellis la paternità di questa disciplina sportiva NATO IL RUGBY e a fare accogliere l’ipotesi che il Rugby fosse nato a Rugby concorsero diversi elementi: nel 1834 entrò nella scuola della piccola città Nel XIX secolo in moltissimi college inglesi il un certo Thomas Hughes, il quale, in una gioco del pallone era assai in voga, benché si lettera scritta nel marzo 1895, ricorda tra gli differenziasse da college a college secondo altri episodi una partita giocata a Rugby con l’uso che si faceva delle mani e dei piedi. In una netta predominanza dell’uso delle mani. molti predominava l’handling game, ossia In precedenza, nel 1829, era inoltre stato del portare la palla con le mani, in altri il nominato direttore della scuola il dribbling game, ovvero la possibilità di pedagogista Thomas Arnold, il quale aveva toccare la palla solo con i piedi, benché non promosso a tal punto il gioco fra i suoi vi fossero regole precise in nessuna delle due studenti che questi non poterono tipologie di gioco. Entrambe tuttavia erano dimenticarlo una volta giunti all’università, e caratterizzate in principio da una grande cercarono di diffonderlo fra gli altri studenti. violenza durante le gare, e spesso era assente anche l’arbitro. La fortuna di annoverare tra gli studenti di Rugby un artigiano molto abile nel rivestire Il 1° novembre 1823 accadde un fatto, allora di cuoio la vescica di maiale di forma insignificante, che doveva dare però inizio ovoidale, che, riempita di paglia o di fieno, si alla disciplina sportiva del Rugby moderno: usava come pallone. Quell’artigiano si mentre giocava con i compagni nel prato chiamava William Gilbert e dal 1800 divenne della Public School di Rugby (una cittadina il fornitore ufficiale dei palloni della scuola di del Warwickshire, nell’Inghilterra centrale), Rugby. Ancora oggi, i palloni ufficiali delle l’irlandese William Webb Ellis, con gran gare internazionali sono di marca Gilbert. dispregio delle regole allora in vigore, prese la palla tra le braccia e corse in avanti Il 28 Agosto 1845 sempre nella scuola di determinando così l’origine di una delle Rugby fu redatto, da parte degli studenti, il caratteristiche essenziali e distintive del primo codice dell’handling game. Negli anni gioco del Rugby. seguenti molte altre scuole provvidero a darsi un proprio regolamento, cosicché quasi L’atto rivoluzionario compiuto dal giovane ogni college finì per avere un modo diverso irlandese, contrariamente a quanto si crede, di condurre il gioco. Il 26 settembre 1836 i non consistette nel prendere la palla tra le rappresentanti di undici tra club civili e mani, ma nel “correre avanti” con questa scuole si riunirono alla Freemason’s Tavern dopo averla raccolta. A quel tempo, infatti, a e, dopo un’accesa discussione, elencarono Rugby e in molte altre scuole delle contee alcuni capisaldi di un nuovo regolamento. inglesi, era in voga un gioco che prevedeva la Regolamento che limitò sia la primordiale possibilità, per il giocatore che fosse entrato violenza che lo aveva caratterizzato, in possesso della palla con le mani, di correre abolendo anche gli ultimi cinque minuti di all’indietro, azione che bloccava la difesa hallelujah (pestaggio generale), sia
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C il numero dei giocatori che passò a quindici. eretico di Ellis. Si registrarono più tardi diversi modi di Leggenda o realtà, piace credere che il gesto praticare Rugby, ma la spinta evolutiva di Webb Ellis abbia gettato il seme di un determinante fu l’affermarsi del gioco “alla nuovo gioco, anche se forse la sua genesi mano”. potrebbe essere stata poi frutto di un Questa è una delle numerose verità sulla travaglio durato ancora qualche decennio. nascita del Rugby. Oggi inoltre molti Non sembra comunque casuale che esista dubitano su quello che accadde quel una determinata logica secondo cui questo novembre del 1823 considerando il fatto più gioco trovi le sue origini in un atto di sfida una leggenda che un avvenimento vero e coraggiosa. Dalle battaglie dei legionari si era proprio, nonostante le documentazioni di un arrivati così ad un nuovo gioco, praticato giornalista, Matthew Bloxam, che pubblicò inizialmente dai soli gentlemen un articolo sul “Meteor”, il giornale della dell’aristocrazia inglese e nel quale Public School di Rugby, nel quale riportò le primeggiavano la lealtà e il coraggio, fisico e testimonianze molto vaghe di una studente morale. che sosteneva di aver assistito al gesto
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C LA FILOSOFIA DEL RUGBY COME MESSAGGIO DI SOCIALE: UNITI OLTRE LE DIFFERENZE Lo sport al di là del gioco Non è casuale che Thomas Arnold, direttore della Public School of Rugby, dove si dice sia nato il Rugby, abbia visto nell’handling game (antenato del Rugby) qualcosa di fortemente formativo per i giovani gentlemen della sua scuola, utile inoltre per distoglierli dalle cattive abitudini dei ragazzi di allora. Arnold non sbagliava, il Rugby infatti è uno degli sport più educativi perché educa alla socialità, intesa sia come appartenenza ad un gruppo (la squadra), sia come rispetto dei ruoli (il capitano, l’allenatore, l’arbitro). Si può definire il Rugby una metafora della vita perché dentro vi è tutto: ‐ rispetto, dei compagni, degli avversari, dell’arbitro, nonostante il fatto che sia uno sport di contatto e che quindi moltiplichi le occasioni di confronto ‐ altruismo e sacrificio, per la squadra, per i nostri amici, ed ha nel sostegno un proprio principio di gioco che è la realtà della vita: non possiamo pensare a noi stessi, ma dobbiamo aiutare chi ci è vicino ‐ coraggio, di mettere la testa la dove una persona normale non vi metterebbe nemmeno un piede, di lanciarsi, tuffarsi, cadere, affrontare uno più grosso di noi ‐ orgoglio, di rappresentare qualcuno, qualcosa, di giocare uno sport così nobile ‐ disciplina, l’adeguarsi alle decisioni dell’arbitro, che è incontestabile, mantenere un atteggiamento consono allo spirito dello sport, razionali in ciò che si fa ‐ onore, rialzandosi dopo un placcaggio subito, non simulando ma dissimulando un infortunio
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C E’ questo il Rugby, una disciplina sportiva durante una partita di Rugby allo stadio, ad formativa sotto ogni punto di vista e che una festa. E la festa prosegue anche fuori riesce, anche nell’era del professionismo e dallo stadio, durante il così detto «terzo dei soldi, a mantenere vivi quei valori che poi tempo», dove i giocatori delle due squadre si materializzano in tanti comportamenti passano dal “confronto” sul campo al sedersi concreti. Un esempio è il pubblico che assiste ad un medesimo tavolo, condividendo il alle partite in stadi da 80.000 persone senza pasto assieme, e dove i tifosi delle differenti recinzioni, senza barriere tra le opposte squadre si incontrano, parlano, scambiano tifoserie ma dove tutti si mischiano. Un battute e momenti di gioia. L’incontro di pubblico formato da giovani, bambini, donne culture differenti durante il terzo tempo è in e famiglie che non hanno paura di recarsi allo assoluto l’immagine più rappresentativa stadio con la maglia o la bandiera della dello spirito amichevole del Rugby. propria squadra ma che sanno di andare ad una festa, perché è a questo che si assiste
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C UNO SPORT CHE PARLA INGLESE: PLAY RUGBY AND LEARN ENGLISH Rugby and foundation of early clubs Rugby is a game played with an oval ball by two teams of 15 players (in Rugby Union play) or 13 players (in Rugby League play). Both Rugby union and Rugby league have their origins in the style of football played at Rugby School in England. According to the legend, in 1823 William Webb Ellis, a pupil at Rugby School, defied the conventions of the day (that the ball may only be kicked forward) to pick up the ball and run with it in a game, thus creating the distinct handling game of Rugby football. This “historical” basis of the game was well established by the early 1900s. While it is known that Webb Ellis was a student at Rugby School at the time, there is no direct evidence of this event, though it was cited by the Old Rugbeian Society in an 1897 report on the origins of the game. Nevertheless, Rugby School, whose name has been given to the sport, was pivotal in the development of Rugby football, and the first rules of the game that became Rugby union football were established there in 1845. By the late 19th century, the issue over broken time (broken‐time payments compensated players for the time they missed from work due to their Rugby playing commitments) in Rugby had become important, particularly in the North of England, where a larger working class played Rugby compared to the south, thus their work and injuries they received whilst playing came into conflict with the rules of amateurism. The modern era Rugby is now a popular sport in many countries of the world, with clubs and national teams found in places as diverse as Japan, Côte d’Ivoire, Georgia, Uruguay, and Spain. Rugby among women is one of the world’s fastest‐growing sports. At the turn of the 21st century, the International Rugby Board (IRB; founded in 1886 as the International Rugby Football Board), headquartered in Dublin, boasted more than 100 affiliated national unions, though at the top level the sport was still dominated by the traditional Rugby powers of Australia, England, France, Ireland, New Zealand, Scotland, South Africa, Wales and, recently, even Italy has a special consideration among the strongest teams. In the latter part of the 20th century, Rugby was affected by the growing influence of commercialism and television. The development (and success) of World Cup competitions was a particular spur to the enormous growth of Rugby football in the decades leading into the 21st century. In Rugby league, television became crucial to the wider promotion
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C of the game. Despite professionalization, at grassroots levels Rugby retains a strong social and cultural atmosphere where play on the field is only a part of the experience. Rugby players are notorious for heavy drinking and singing sessions, particularly when on tour. Moreover, in Rugby‐ playing countries, success on the field often translates into success in professional life, as Rugby clubs and associations form the basis for strong local, national, and international social networks. To adherents Rugby is known as “the game they play in heaven,” or “the greatest game” The Six Nations Championship The Six Nations Championship is an annual international Rugby union competition between the teams of England, France, Ireland, Italy, Scotland and Wales. The current champions are England, having won the 2017 tournament. The Six Nations is the successor to the Home Nations Championship, played between teams from England, Ireland, Scotland and Wales, which was the first international Rugby union tournament. With the addition of France, this became the Five Nations Championship, which in turn became the Six Nations Championship with the addition of Italy (2000). The winners of the Six Nations Championship are sometimes unofficially referred to in the media as the European Champions or Northern Hemisphere Champions. England hold the record for outright wins of the Home Nations, Five Nations and Six Nations tournaments, with 28 titles, although Wales follow closely with 26 outright wins with the addition of 12 shared victories to England's 10. Since the Six Nations era started in 2000, only Italy and Scotland have failed to win the Six Nations title, although Scotland were the last outright winners of the Five Nations. Played annually, the format of the Championship is simple: each team plays every other team once, with home ground advantage alternating from one year to the next. If a team wins all its games, they are said to have won a 'Grand Slam'. Also, the team that finishes at the bottom of the league table is said to have "won" the Wooden Spoon, although no actual trophy is given to the team. A team which has lost all five matches is said to have been “whitewashed”. Since the inaugural Six Nations tournament in 2000, only England and Ireland have avoided the Wooden Spoon award. Unfortunately, Italy are the holders of the most Wooden Spoon awards in the Six Nations era with eleven, and have been whitewashed six times.
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C LA SOCIETÀ INGLESE DELL’800 E LA DIFFUSIONE DEL RUGBY NEL MONDO Il Colonialismo britannico Il Rugby nasce in Inghilterra nel periodo della rivoluzione industriale che si sviluppò dopo l’introduzione della macchina a vapore (1789) e che riguardava soprattutto il settore tessile e metallurgico, ma che comportò una rapida evoluzione di tutta la società inglese con lo sviluppo di grandi fabbriche, con un aumento della popolazione, lo spostamento di contadini poveri dalle campagne alle città a vivere nelle periferie spesso in condizioni disumane. L’Età Vittoriana (1837‐1901) divenne nota per lo sfruttamento del lavoro minorile in fabbriche, miniere e come spazzacamini. Charles Dickens, uno tra i più grandi novellisti dell’età vittoriana, per esempio, lavorò all’età di 12 anni in una fabbrica di lucidi da scarpe, essendo la sua famiglia in prigione per debiti. La società inglese evolveva rapidamente anche se intorno al 1860 circa la metà dei bambini d’età compresa tra 5 e 15 anni frequentava una scuola. La ricerca di mercati e di materie prime come ferro, carbone, lana, cotone e petrolio da parte dell’industria diede una forte spinta all’espansione verso i paesi extraeuropei. Nei secoli XVI, XVII e fino a metà Ottocento le spedizioni navali di Spagna, Portogallo, Olanda, Francia e Inghilterra avevano completato le scoperte geografiche e gli scontri tra le flotte avevano stabilito i primati di Inghilterra e Francia e portato alla definizione delle zone di influenza sulle nuove terre in Asia, in Africa e in America. Ma con il rafforzarsi delle economie europee si preparava un mutamento qualitativo della penetrazione occidentale soprattutto in Asia e in Africa che passava dal commercio al dominio, cioè ad un controllo direttamente o indirettamente politico del mondo, un passaggio dal colonialismo all’imperialismo. Il vecchio colonialismo degli esploratori lasciò il posto ad una spartizione del mondo tra le grandi potenze del tempo: con la conferenza di Berlino del 1884 si diede il via alla corsa alle colonie e iniziò il periodo dell’imperialismo coloniale sostenuto soprattutto da Inghilterra e Francia.
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C La penetrazione degli eserciti inglesi nelle varie colonie e poi dei coloni attratti dalla scoperta dell’oro, o in cerca di lavoro in seguito alla grande depressione economica successiva al 1870, o a causa delle carestie verificatesi in Scozia e in Irlanda, portarono nelle regioni occupate anche la cultura inglese e – per quanto ci riguarda ‐ il gioco del Rugby. La penetrazione coloniale era sostenuta dall’illusione europea della superiorità politica, culturale e biologica della razza bianca. E spesso questo alimentò il razzismo e tensioni tra gli occupanti e i nativi, che ebbe evoluzioni diverse nei vari paesi. Con ripercussioni in vari campi, anche in quello sportivo e del Rugby che diventò a volte il segno dell’integrazione e della pacificazione, a volte invece segno di separazione e distinzione razzista. Ma l’età dell’imperialismo coloniale tra ‘800 e ‘900 segnò anche la fine dell’eurocentrismo perché con lo sviluppo progressivo dei popoli e la conquista dell’indipendenza i nuovi paesi affermarono la loro identità, le loro istituzioni, la loro cultura, il loro orgoglio nazionale distinguendosi anche nello sport e nel Rugby in particolare. Il Commonwealth e i dominions Oggi rimangono tracce del vecchio imperialismo inglese in una importante istituzione come il “Commonwealth of Nations” (letteralmente “bene comune”). L’espressione fu impiegata ufficialmente nello statuto di Westminster del 1931 come lingua ufficiale l’inglese e, dopo tante definendolo come “gruppo di comunità che guerre, contribuisce all’avanzamento della si autogovernano, composto dalla Gran democrazia, dei diritti umani e di uno Bretagna e dai Dominions”. sviluppo economico e sociale sostenibile. Sua Il termine “dominion” risale al XVII secolo e Maestà la Regina Elisabetta II è Capo del originariamente indicava qualsiasi Commonwealth ed è riconosciuta come possedimento oltremare del monarca “simbolo della libera associazione” dagli britannico. In seguito il termine dominion appartenenti all’associazione stessa. Fra le cambiò significati in diversi atti ufficiali altre cose, Sua Maestà partecipa ai Vertici indicava una delle comunità autonome biennali ed ai Giochi ogni quattro anni. dell’Impero Britannico. Tra gli stati aderenti oggi al Commonwealth il Il Commowealth odierno è una associazione gioco del Rugby si è particolarmente libera di 53 stati indipendenti che sono stati sviluppato in Australia, Nuova Zelanda e sotto il dominio della Gran Bretagna o hanno Sudafrica, che nel campo del Rugby danno avuto legami con altri paesi associati. Adotta del filo da torcere alla vecchia Inghilterra.
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C NAZIONI DOVE IL RUGBY E’ SPORT NAZIONALE: IRLANDA, NUOVA ZELANDA IRLANDA Nella storia dell’isola, tormentata da conflitti anche violenti tra nord e sud, è significativo che uno sport di combattimento come il Rugby riesca ad unire tutti gli irlandesi in un solo spirito sportivo. L’Irlanda è un’isola divisa in due parti: l’Irlanda del Nord (1,7 milioni di abitanti, capitale Belfast) che è una delle 4 nazioni del Regno Unito e la Repubblica indipendente di Irlanda (dal 1937) 4,2 milioni di abitanti, capitale Dublino. La Repubblica Irlandese o Eire (nome derivato da una divinità E’riu che aiutò i gaelici nella conquista dell’isola) ha sempre avuto un forte spirito autonomista: fino al 1922 l’Irlanda faceva parte del Regno Unito, ma ci fu sempre un forte movimento indipendentista. Nel 1919 i parlamentari Irlandesi del partito indipendentista (Sinn Fein) rifiutarono di sedere nel parlamento Inglese e formarono un governo irlandese autonomo. Scoppiò un’aspra guerra di indipendenza che durò fino al 1921 quando fu negoziato un trattato che stabilì la divisione in Irlanda del Nord (protestante, sotto il Regno Unito) e l’Irlanda del Sud, cattolica, con un parlamento indipendente, ma facente parte come “dominion” del Commonwealth britannico e quindi con il riconoscimento del Re d’Inghilterra come capo formale dello stato. Successivamente, con la Costituzione del 1937 e un atto del parlamento del 1949 la Repubblica Irlandese si staccò definitivamente dall’Inghilterra e dal Commonwealth.
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C La divisione dell’Irlanda continuò a produrre L’Irlanda del Nord non tensioni nel Nord dove la maggioranza ha una propria protestante (discendente da coloni inglesi) bandiera e non ha un voleva restare unita all’Inghilterra, mentre la inno nazionale, mentre minoranza cattolica, discendente dagli l’Irlanda del sud ha il antichi irlandesi, voleva l’indipendenza. Nel tricolore (verde, 1970 iniziò una guerriglia del movimento bianco e arancio). Le indipendentista IRA contro la polizia e due Irlande sono divise l’esercito inglese. Ci furono tensioni in tutto, ma non nel violentissime che culminarono nella strage Rugby: dal 1875 c’è compiuta dai paracadutisti inglesi contro i una unica nazionale, con un unico simbolo (il trifoglio verde) e un unico inno composto appositamente nel 1995 (“Ireland’s Call”) che viene cantato insieme da tutti gli spettatori, senza distinzione di nazionalità. Con il passare degli anni il gioco del Rugby è diventato segno di ricomposizione di un manifestanti cattolici il 30 gennaio 1972 nel popolo lacerato da conflitti sanguinosi. “Bloody Sunday” che fece 14 morti e molti feriti. Il Territorio Il territorio dell'isola presenta al centro una vasta e uniforme pianura, rialzata ai bordi da rilievi di modesta altezza. Essi non costituiscono un profilo continuo e compatto, perchè in ampi tratti consentono alla pianura di giungere fino al mare. La cima più alta dell'isola supera di poco i 1000 metri, altre catene di una certa rilevanza sono a est i Monti Wicklow, e a nord i rilievi del Donegali. Le coste sono basse, lineari e compatte dove la pianura giunge fino al mare, mentre sul versante occidentale dell'isola sono alte, rocciose e articolate. In molti tratti sono contornate da piccole isole; le maggiori delle quali formano le Issole Aran, situate di fronte alla costa occidentale, al largo della Baia di Galway. I fiumi sono numerosi, caratterizzati da un corso piuttosto breve e da un regime regolare, assicurato dalla omogenea distribuzione delle piogge nel corso dell'anno. Il fiume principale è lo Shannon, che attraversa l'intera isola e sfocia nell'Atlantico, sulla costa occidentale, con un profondo estuario. Spesso i fiumi si espandono, riempiendo depressioni glaciali, e danno origine ai bacini lacustri, tipici del territorio irlandese, i più estesi sono il Lough Corrib, il Lough Derg e il Lough Ree. L'isola è caratterizzata da un clima di tipo oceanico, con inverni miti ed estati fresche; le precipitazioni sono abbondanti e distribuite in tutto l'arco dell'anno.
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C . NUOVA ZELANDA La Nuova Zelanda è uno stato dell’Oceania formato da due isole principali (Isola del Nord e Isola del Sud) e da numerose isole minori. Conta oggi circa 4 milioni di abitanti, l’82% dei quali sono bianchi di origine inglese e scozzese e il 14% maori; la capitale è Wellington. I primi insediamenti umani risalgono a popolazioni polinesiane che vi si insediarono tra il 1000 e il 1.300 dc. I primi europei a visitare l’arcipelago furono gli olandesi con una spedizione guidata da Abel Tasman nel 1642, molti membri della spedizione olandese furono uccisi dai maori. Ma fu dopo il viaggio di James Cook (1768‐1771) e il suo sbarco in Nuova Zelanda nel 1769 che che si aprirono i rapporti con queste isole. Il governo britannico, contrastando le mire espansionistiche francesi riuscì a imporre la sovranità britannica e dal 1788 al 1840 la Nuova Zelanda fece formalmente parte del Nuovo Galles del Sud, uno stato fondato dagli inglesi nel 1788 nella parte orientale del continente australiano. A partire dal 1840 consistenti ondate di coloni europei giunsero in Nuova Zelanda. Nel 1854 venne insediato il primo parlamento neozelandese che conquistò una progressiva autonomia dal Regno Unito. I maori, inizialmente, si mostrarono desiderosi di commerciare con con i bianchi e, proprio grazie a questo tipo di attività, diverse tribù riuscirono ad arricchirsi. La situazione cominciò però a peggiorare quando, di fronte alla crescita degli insediamenti dei bianchi (stimolata dalla scoperta dell’oro, avvenuta nel 1861), i maori cominciarono a temere di perdere il controllo della loro terra. Tali contrasti portarono alle cosiddette guerre maori, combattute tra negli anni ‘60 e ‘70 dell’Ottocento. Ma in seguito i contrasti si attenuarono e i governi che si succedettero diedero alla Nuova Zelanda una delle più avanzate legislazioni sociali del tempo. Nel 1893 la Nuova Zelanda si distinse come il primo paese al mondo a riconoscere il diritto di voto alle donne. Nei decenni successivi la Nuova Zelanda restò sempre un membro fedele dell’Impero Britannico partecipando con propri contingenti alle guerre degli inglesi, come la seconda guerra boera in Sudafrica.
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C Nel 1907 acquisì lo status di “dominion” e divenne completamente indipendente dalla Gran Bretagna nel 1947. Dopo la seconda guerra mondiale i maori intensificarono i loro trasferimenti verso le città in cerca di occupazione e ci fu un risveglio della loro cultura originaria. Territorio La Nuova Zelanda, situata agli antipodi dell’Italia, è situata circa 2.000 km a sud dell’Australia, e rappresenta la seconda isola dell’Oceania per estensione e per importanza economica. E’ bagnata a est dall’Oceano Pacifico e ad ovest dal Mar di Tasmania. Il suo territorio è estremamente vario e presenta numerose attrazioni come spiagge, foreste, montagne, vulcani, laghi e fiumi. La principale catena montuosa è quella delle Alpi Neozelandesi, situate nell’Isola del sud, dove si trova la maggiore vetta del paese, il Monte Cook, che è alto oltre 3.700 m. Nell’Isola del nord si trovano invece numerosi geyser e vulcani ancora attivi. La Nuova Zelanda ha inoltre molti fiumi (tra cui il più lungo è il Waikato) e laghi (il maggiore è il Taupo). La maggiore attrazione turistica del paese è rappresentata appunto dalle bellezze naturalistiche, infatti la Nuova Zelanda vanta un grande patrimonio forestale ed animale, custodito gelosamente nei numerosi parchi nazionali, come il Monte Cook National Park, aree protette e parchi marittimi. La flora è estremamente varia e presenta molte specie autoctone come il weta gigante, il kauri , il tuatara e il kukapo, accanto a vaste foreste e ad una vasta gamma di fiori. Tra gli animali si ricordano il koala, il moa, il kiwi e i cervi, gli animali da allevamento e numerose razze di uccelli. Discorso a parte meritano gli abitanti del mare, la Nuova Zelanda ospita infatti nelle sue pescose acque numerose specie di pesci come tonni, squali, delfini e balene. La Nuova Zelanda ha un clima caratterizzato stagioni opposte rispetto all’Italia, caratterizzate da estati calde ma non afose, sicuramente il periodo migliore per visitare il paese, ed inverni freddi e piovosi. Il clima varia inoltre in funzione della latitudine e dell’altezza, ad esempio la zona delle Alpi Neozelandesi ha inverni decisamente rigidi ed estati brevi. All Blacks A differenza di quanto avvenne in Sudafrica, per il tipo Nel 1905 la Nuova di sviluppo e le politiche sociali condotte, i maori si Zelanda disputò la integrarono nella società e quindi anche nello sport, prima tournèe introducendo in particolare nel gioco del Rugby gran nell’emisfero nord nel parte del loro spirito. 1905 e si presentarono con una divisa tutta La diffusione del Rugby in Nuova Zelanda va di pari nera, con una felce passo con l’emigrazione inglese e scozzese e si argentata, e da allora intreccia con le vicende storiche. La prima gara nacque il soprannome “All Blacks” divenuti famosi, internazionale risale al 1884 con il Nuovo Galles del negli anni, per le loro vittorie e per il rituale dell’Haka, Sud, e il primo test match risale al 1903. che rappresenta un vero e proprio inno di identità nazionale.
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C Haka ‐ Tradizione e orgoglio di un Evidentemente impressionò moltissimo, al popolo punto che venne scambiata proprio per una danza di guerra. È proprio in quell’occasione La Haka è quella danza rituale che i giocatori che si pensa che, tra le tante haka della della nazionale Neozelandese, gli All Blacks, tradizione maori, sia stata eseguita proprio eseguono prima di ogni partita, dopo gli inni la ka mate,ossia la danza che gli All Blacks ufficiali. Girano molte informazioni sbagliate fanno ancora oggi. su quella che comunemente è considerata una danza di guerra. In realtà il termine haka Secondo la leggenda è stata composta significa semplicemente ‘danza’, e non intorno al 1820 dal Re Te Rauparaha, capo ‘danza di guerra’. Fu eseguita per la prima della tribù degli Ngati Toa. Narra della volta dalla squadra nazionale dei Nativi della rocambolesca fuga dai nemici lanciati al suo Nuova Zelanda (New Zeland Native Team) inseguimento, nel corso del quale, per nel tour in Inghilterra nel 1888‐89. salvarsi la vita, si nascose nel fondo di un pozzo, da cui poi riemerse sano e salvo. Prima della haka colui che la conduce, di discendenza maori, ricorda ai suoi il giusto atteggiamento da tenere, urlando le seguenti parole: Ringa pakia Uma tiraha Turi whatia Hope whai ake Waewae takahia kia kino Batti le mani sulle coscie Sbuffa col petto, Fletti le ginocchia Lascia che i fianchi le vadano dietro Batti i piedi più forte che puoi Al termine di questa incitazione inizia la vera e propria haka che nel Rugby è appunto la ka mate: 3Ka mate! Ka mate! Ka ora! Ka ora! Ka mate! Ka mate! Ka ora! Ka ora! Tenei te tangata puhuru huru Nana nei i tiki mai Whakawhiti te ra A upa..ne! ka upa..ne! A upane kaupane whiti te era! Hi! Io muoio! Io muoio! Io vivo! Io vivo! Io muoio! Io muoio! Io vivo! Io vivo! Questo è l’uomo peloso Che ha convinto il sole A splendere ancora Un passo… in su! Altro passo… in su! Un passo in su, un altro Il Sole splende! Hi!
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C GLI INNI NAZIONALI: TESTI E MUSICHE CHE FANNO RISORGERE I POPOLI Il concetto moderno di inno nazionale è legato a quello di “nazione” che si afferma nella seconda metà del Settecento e che nasce dal rivolgimento politico e sociale determinato dalla Rivoluzione francese. Nel nuovo contesto, l’inno nazionale esprime simbolicamente l’unità di un popolo raccolto attorno a una bandiera e teoricamente manifesta in musica le caratteristiche, la storia, la cultura, i sentimenti, la cultura di una comunità di cittadini. Questo tipo di musica viene eseguito nei momenti di maggiore solennità, dedicato a mettere in scena lo spirito e l’orgoglio patriottico di una nazione; pertanto, ci si aspetterebbe di sentire delle differenze musicali notevoli e rappresentative della tradizione nazionale. Al contrario, colpisce il fatto che le musiche degli inni nazionali sembrino incredibilmente tutte uguali. Per esempio, anche gli inni di composizione più recente, creati o adottati dalle nazioni africane e asiatiche post‐coloniali, suonano paradossalmente simili a quelli che siamo abituati ad ascoltare da secoli. Sebbene gli inni nazionali facciano parte di generi diversi, come marce, fanfare, in pratica sono eseguiti secondo le stesse modalità per produrre un alto grado di omogeneità, usando per esempio insiemi di ottoni e percussioni al fine di dare rilievo alla solennità. Rimane affascinante la storia di questo genere musicale che segue di pari passo quella del nazionalismo: partendo nel XVIII secolo con l’Illuminismo, proseguendo con il Nazionalismo romantico del XIX secolo (soprattutto in Europa e in America Latina) e con l’espansione coloniale tra la fine dell’Ottocento e la Prima Guerra Mondiale, giungendo alla fase post‐coloniale che va dalla seconda metà del Novecento fino ad oggi fervente patriota che aveva combattuto a fianco di Inno di Mameli, un canto per il Risorgimento Garibaldi. Mameli, in uno scontro con i francesi, morì Italiano per la ferita ad una gamba, a 22 anni non ancora compiuti. Goffredo Mameli aveva scritto la poesia che Il suo titolo è Canto degli Italiani, ma è conosciuto da poi sarebbe diventata Inno nazionale in maniera tutti come Inno di Mameli. L’inno nazionale d’Italia spontanea, appassionata, ed infatti il suo deve la sua nascita ad uno studente ed entusiasta componimento fu subito considerato il più adatto a patriota appena ventenne di Genova, Goffredo rappresentare l’Italia del Risorgimento, fervente e Mameli. Il testo venne composto nel 1847 con il titolo avida di libertà. “Fratelli d’Italia“, proprio le prime parole del testo. Successivamente, a Torino, Michele Novaro, anche lui Negli anni del Fascismo “Il canto degli italiani” fu genovese, trasformò in musica le parole scritte, messo un po’ da parte: i fascisti preferivano che si componendo la melodia che oggi tutti conosciamo. intonassero le marce da loro realizzate. Solo nell’ottobre del 1946 l’inno di Mameli fu dichiarato L’Inno di Mameli è stato realizzato in pieno clima ufficialmente Inno nazionale “provvisorio” della risorgimentale, in perfetto stile patriottico: l’Italia Repubblica italiana e, curiosamente, per quanto la cominciava la dura battaglia che di lì a poco l’avrebbe melodia sia ormai famosa e apprezzata in tutto il condotta nel 1860 alla definitiva unificazione. Anche mondo, l’inno “Fratelli d’Italia” è ancora considerato l’autore dell’Inno, Goffredo Mameli, era un giovane e tale
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C LA LETTERATURA ITALIANA NEL PERIODO POST RISORGIMENTALE ITALO SVEVO (1861‐1928) Vita e opere Oltre che uno dei nostri più autorevoli romanzieri di statura europea, Italo Svevo è il capostipite di quella letteratura triestina che fu straordinariamente feconda nell’Italia di fine Ottocento e inizio Novecento. Aron Hector Schmitz ‐ poi noto con lo pseudonimo di Italo Svevo ‐ nasce a Trieste il 19 dicembre 1861. Dopo aver lavorato alla Unionbank triestina dal 1881, Svevo sposa nel 1896 Livia Veneziani ed entra nella fabbrica di vernici sottomarine del suocero nel 1899, iniziando una carriera di industriale che lo porterà in molti paesi europei. Nel frattempo pubblica, a sue spese, il romanzo, “Senilità”, ignorato dalla critica. Il romanzo più famoso è, “La coscienza di Zeno”, il dato nuovo rispetto alla produzione precedente è costituito dal riferimento all’indagine psicoanalitica freudiana. La celebrità giunge molto tardi e la fama è purtroppo assaporata solo per breve tempo da Svevo: il 13 settembre 1928 fu stroncato da un incidente d’auto. Le influenze di Darwin Svevo risente dell'influenza delle correnti filosofiche e culturali del tempo, in particolare è fondamentale l’influenza di Darwin, da cui derivano il concetto di lotta per l’esistenza, l’interesse per le leggi della selezione naturale e l’idea centrale dell’inettitudine dell’uomo, che Svevo vede, con radicale pessimismo, inevitabilmente costretto a una ricerca senza sbocchi e senza speranza. Le teorie di Darwin sono per Svevo il modello per l’interpretazione dei rapporti tra singolo e società anche attraverso la ripresa del “darwinismo sociale Ne “La coscienza di Zeno” uno dei personaggi, Guido, dopo aver perso ingenti somme di denaro a causa di investimenti sbagliati in Borsa, inizia a lamentarsi con Zeno (il protagonista del romanzo) del suo stato, che lo rende a suo dire “l’essere più disgraziato al mondo”. Zeno non accetta questa definizione, si rifiuta di provare compassione per il suo amico caduto in disgrazia e inizia la breve riflessione sulla capacità degli esseri viventi, e soprattutto degli uomini, di lamentarsi senza scopo della propria condizione. Dopo la separazione degli elementi e la creazione degli organismi Dio aveva donato l’anima a tutti gli esseri viventi. Lentamente l’anima morì negli animali, che non provarono più il malcontento e si adattarono a lottare per la conservazione e la procreazione. Negli uomini invece l’anima non morì. L’uomo aveva solo le mani e le gambe, tuttavia era “male armato” per sopravvivere solo con il suo fisico alla selezione della natura. Non era come certi animali che hanno sviluppato
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C zanne, artigli e corna sul proprio corpo per difendersi e attaccare, come gli uccelli che per sfuggire ai predatori hanno imparato a volare, o agli altri animali che hanno sviluppato una folta pelliccia per difendersi dal freddo. Questa capacità di adattamento dell’organismo sviluppata dagli animali ha permesso loro, sempre secondo la favola di Svevo, di lasciare morire l’anima, e di conseguenza ogni sentimento di insofferenza. E a Svevo viene ovviamente da chiedersi come l’uomo abbia potuto sopravvivere in uno stato di evidente inferiorità rispetto agli altri esseri viventi, nudo e senza la possibilità fisica di attaccare o difendersi. Svevo individua proprio nel malcontento dell’anima ciò che ha spinto l’uomo a sopravvivere nonostante il suo stato. Svevo riconosce insomma nel malcontento umano uno stimolo a progredire. Questo conferma l’idea di come Svevo in realtà abbia rielaborato le teorie darwiniane a tal punto da discostarsi da esse: sopravvissuto per caso, l’uomo inaugura un’altra fase della sua esistenza nel momento in cui scopre la capacità di influire nel mondo circostante attraverso la tecnica, cosa che lo differenzia radicalmente da tutti gli altri esseri viventi. Non più teso al perfezionamento dell’organismo, egli si prodiga nella creazione di “ordigni” (Svevo utilizzerà spesso questo termine per definire i mezzi tecnici creati dall’uomo, o qualsiasi cosa integrata nel corpo umano ma biologicamente estranea) posti al di fuori di sé, bloccando in questo modo lo sviluppo di nuove caratteristiche fisiche. Costruendo i suoi “ordigni” l’uomo arrestò la propria evoluzione. Lo sviluppo della tecnica, quindi, avviene a discapito dell’evoluzione umana, e nella lotta per la supremazia tra l’uomo e la tecnica, l’uomo preferisce, per pigrizia, debolezza, o forse per furbizia, lasciare che la tecnica si sviluppi al posto suo. E’ incredibile leggere nelle sue parole una profezia che per fortuna non si è ancora avverata, nonostante le minacce che USA e URSS si scambiarono durante la Guerra Fredda, nel quarantennio 1950‐1990, quando lo sviluppo della tecnologia nucleare apparve come ultimo passo verso l’estinzione definitiva della nostra specie: (…) Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di ogni essere umano.
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C CHARLES DARWIN: TEORIA DELL'EVOLUZIONE Charles Darwin nasce nel 1809 a Shrewsbury, in Inghilterra, da una famiglia agiata di tradizioni liberali. Suo nonno era stato un noto medico e aveva sostenuto teorie originali in campo biologico. Il giovane Charles viene inviato prima a studiare medicina a Edimburgo, poi pensa di intraprendere la carriera ecclesiastica e studia teologia a Cambridge, dove però scopre la passione per lo studio delle scienze naturali. Agli inizi dell'Ottocento, come già detto, serpeggiava una grande curiosità verso la natura e le forme di vita più caratteristiche (specialmente quelle esotiche ), pertanto non era insolito che durante i grandi viaggi di colonizzazione o le spedizioni degli esploratori del tempo, alcuni studiosi affiancassero gli equipaggi per osservare le stranezze naturali di posti molto lontani da casa. Ecco perché Darwin nel 1831 prese parte alla spedizione della nave Beagle come naturalista senza stipendio. Rimane imbarcato per cinque anni, compiendo un gran numero di osservazioni sulla flora, la fauna e le formazioni geologiche di terre molto diverse e lontane fra loro. Al suo ritorno, Darwin aveva taccuini e libri pieni di appunti di infinite forme di vita vegetale e animale; in particolare era stato incuriosito dalle particolari specie che abitavano l'arcipelago delle Galapagos, al largo dell'Ecuador (iguane, tartarughe e, soprattutto, uccelil). Cinque anni dopo il suo ritorno, nel 1839, pubblica un resoconto di quest'avventura con il titolo “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”e ricava dalle sue osservazioni molte pubblicazioni scientifiche che gli assicurano una notevole fama. Dal 1842 si ritira nel Kent per elaborare metodicamente tutte le informazioni, raccolte nei suoi taccuini di viaggio, sulle differenze presenti nelle varie specie; quelle riscontrate, a esempio, tra i famosi fringuelli delle isole Galàpagos gli permettono di formulare la teoria dell'evoluzione delle specie viventi, resa pubblica nel 1859, con il suo libro più famoso: “Sull'origine delle specie” La prima edizione si esaurisce in un solo giorno e l'opera suscita, allo stesso tempo, reazioni di entusiasmo o di violenta opposizione. Darwin pubblica in seguito altre opere per precisare meglio le sue concezioni evoluzionistiche e la teoria della selezione naturale. Muore a Down nel 1882. L’Evoluzionismo L’idea principale che si pone a Darwin è quello dell'enorme varietà di caratteristiche diverse che si presentano all'interno di ciascuna specie, come ha ben constatato alle isole Galàpagos: nelle diverse isole vivono specie notevolmente differenti di fringuelli che originariamente dovevano essere derivati da una specie comune. Dalla considerazione di casi come questo, Darwin
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C comprende che certi fenomeni si possono spiegare soltanto se si considera la specie animale come il risultato di una serie continua di trasformazioni e di adattamenti. Già in precedenza si erano sostenute teorie sull'evoluzione delle specie animali e vegetali, ma l'originalità di Darwin consiste nell'introduzione di alcuni concetti innovativi. In primo luogo egli dà una grande importanza, anche positiva, al concetto (peraltro già accettato dai biologi) di "lotta per l'esistenza", affermando che essa porta alla selezione di quegli individui che presentano caratteristiche più adatte all'ambiente in cui vivono. Egli applica quindi al mondo naturale i concetti che aveva già studiato nell'ambito della selezione artificiale delle razze di animali domestici. I cambiamenti evolutivi delle varie specie sono dovuti al meccanismo della selezione naturale, che si applica sui diversi caratteri che gli individui presentano. Darwin introduce anche il concetto di variazione casuale, secondo cui i caratteri di una specie cambiano perché fra i singoli individui appaiono, casualmente, delle variazioni: sono queste variazioni a essere selezionate dall'ambiente che lascia sopravvivere le più adatte e sopprime quelle che non portano vantaggio alla vita della specie. Nei campioni di animali e vegetali che Darwin riportò dai suoi viaggi, il naturalista osservò forti somiglianze tra i fossili e le forme viventi di una stessa area , in particolare per ciò che riguardava le tartarughe e gli uccelli delle Isole Galapagos. Partendo da questa intuizione, Darwin notò che in ogni popolazione ci sono delle differenze tra i vari organismi, e che alcune di esse sono ereditabili e consentono agli individui portatori di generare più discendenti di altri. Questo concetto di " variazione " tra le specie, portò Darwin a sostenere che i mutamenti ereditari favorevoli allo sviluppo e alla vita dell'animale in questione (ovvero quelle caratteristiche che lo aiutano nella riproduzione o nel procurarsi il cibo) tendono a diventare sempre più frequenti nel corso delle generazioni . Darwin chiama questo processo "selezione naturale" e ‐ secondo tale teoria ‐ non è il più forte quello che prospera nelle generazione, ma quello che che si adatta meglio al suo ambiente . Dopo ulteriori approfondimenti, la conclusione strabiliante fu che tutti gli esseri viventi, uomo compreso, sono sottoposti, nel succedersi delle generazioni, a lenti ma continui cambiamenti, chiamati evoluzione. Con questa teoria, spiegata ne "L'Origine della specie" , pubblicato nel 1859, Darwin affermò che ogni forma di vita è soggetta ad una lenta ma graduale trasformazione della propria specie. Queste idee, che troveranno riscontro decenni dopo con le teorie sull'ereditarietà di Mendel e la scoperta della genetica, modificarono profondamente la prospettiva della scienza dello studio della natura, che da quel giorno non sarà più la stessa.
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C LA PREMIERE GUERRE MONDIALE: LA FRANCE DEVIENT LA PREMIERE PUISSANCE POLITIQUE ET MILITAIRE DE L’EUROPE
IL RUGBY: UNA DISCIPLINA SPORTIVA TRA CULTURE, STORIA E SOCIETÀ Flavio Prota III C RUGBY E AVANGUARDIA CUBISTA “LES JOUEURS DE FOOT‐BALL” DI ALBERT GLEIZES Albert Gleizes (Parigi, 8 dicembre 1881 – Avignone, 24 giugno 1953) fu un esponente del cubismo, il movimento d’avanguardia che, alla fine del primo decennio del Novecento, segnò una svolta radicale nell’arte europea. Riassumiamo brevemente le sue caratteristiche. Dal Rinascimento all’Ottocento la pittura occidentale è stata soprattutto “naturalistica”, ossia basata sugli stessi meccanismi della visione ottica. I pittori usavano un linguaggio figurativo che riproduceva la realtà così come essa appare sia quando imitavano la realtà (in ritratti, paesaggi, scene di vita quotidiana, episodi storici, ecc.), sia quando inventavano scene fantastiche con esseri soprannaturali. Nella Parigi della fine del primo decennio del Novecento, Pablo Picasso e Georges Braque ruppero l’unità tridimensionale degli oggetti e combinarono diversi frammenti di realtà in una autonoma architettura di forme, totalmente indipendente dalla passiva imitazione del mondo esterno. In sostanza, con Picasso e Braque la pittura divenne una creazione libera, dotata di una propria, autonoma bellezza. Cosa vuol dire moltiplicare i punti di vista? E vedere solo tre lati di un dado rompere l’unita tridimensionale degli contemporaneamente. Pertanto, se oggetti? Prendiamo, ad esempio, un normale seguissimo la comune dado da gioco. Tutti sappiamo che ha sei esperienza visiva, facciate numerate da uno a sei avremmo un’immagine come Cosa succederebbe se volessimo dipingerlo questa. seguendo la prospettiva tradizionale con punto di vista unico? Nella realtà, possiamo
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