IL RISORTO ENTRA NELLA VITA DI OGNI GIORNO - Parrocchia ...
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Luglio 2021 IL RISORTO ENTRA NELLA VITA DI OGNI GIORNO Esplosione di luce, colori, avvento atteso di vita è la primavera che giunta in punta di piedi ha preso il posto di frate inverno-mi- te. I giorni sono corsi come note gioiose di una grande sinfonia. La quaresima tempo forte dello spirito è riuscita a scuoterci dal proverbiale torpore che spesso assopisce i figli di Abramo, padre della fede? A volte si avvertono annoiati sospiri conditi dal fa- stidio dell’essere invitati a guardare in alto verso Dio o a cercare dentro di sé la sua presenza. Si rinnova la Passione “non avete potuto vegliare neppure un’ora con me?”. Ci lamentiamo che lui non c’è e non accettia- mo di incontrarlo dove ci invita. Fuggiamo l’incontro per paura di essere additati come suoi amici. Che tristezza! Ci vergogniamo di essere amati; noi condannati spesso alla solitudine e al suicidio rifiutiamo di avere Dio come amico, volgiamo sfacciatamente le spalle al Padre che ha dato a noi e per noi la vita, al Signore dei nostri giorni! Quale stella illuminerà la nostra notte, se i nostri occhi si rifiutano di guardare il Dio del sole e delle stelle? Che cosa rende l’uomo così indisposto verso Dio? Perché tanta fatica ad accoglierlo, ad ascoltarlo, a conoscerlo, ad amarlo? Ma che dico? A lasciarci amare da Lui! Perché Dio altro non chiede all’uomo che di lasciarsi permeare dal suo amore per noi. La sua Parola pronunciata per la nostra creazione, per la nostra riconciliazione, per dare colore alla nostra esistenza, rimane scritta sulla Bibbia, ma ben pochi la potran- no leggere nella nostra vita perché non sia- mo capaci di ascoltarla, abbiamo paura del silenzio nel quale Lui ci parla. Pasqua è passaggio “dalla schiavitù alla li- berazione - dalla morte alla vita”, dall’inver- no dello spirito alla rinascita in Lui. Non ci fu mai inverno così ostinato che non cedes-
IL CASTELLO 2 se il passo alla primavera. Dal buio della nostra vita deve passare anche se ho paura di ciò che mi atten- lasciamoci inondare dalla luce che ci viene donata de oltre la curva. La morte e risurrezione di Cristo come condizione di vita nuova, di fede viva, speranza non mi possono lasciare alla finestra; l’indifferenza certa che rifiorisce in noi dal contatto con il Risor- non ha senso: o così, in ginocchio, o contro, decisa- to vivo e operante in mezzo a noi. La Pasqua sarà mente contro, disperatamente contro. possibile, sarà buona se trascorsa con Lui, altrimenti La Pasqua spartisce l’umanità: ci vaglia, ci butta alla avremo di nuovo resistito all’amore e rifiutata la felici- deriva o verso il porto. Se cade la certezza, la fede tà di risorgere a vita nuova. che Lui è risorto; cade anche la gioia, senza l’alleluia La gioia della terra, delle piante, dei fiori, delle erbe è cade anche la speranza. Alleluia! Che festa tremen- un’onda di gioia pasquale, lasciamoci travolgere. Se da è la tua Pasqua! Ma è il giorno, Signore, che è Egli è il Risorto, è vera la sua Parola, giusta la sua stato fatto da te per me. Alleluia! Alleluia! Alleluia! strada: se Egli è il Risorto io non ho ragione, nessuno don Franco Tortelli ha ragione contro di Lui. Pasqua deve trasformarmi, DANTE, POETA NELLA MISERICORDIA ne nuova e profonda, di cui il Poeta è consapevole quando ne parla come del ‘poema sacro / al quale ha posto mano e cielo e terra’”. “Con questa lettera apostolica – prosegue – desidero unire la mia voce a quella dei miei predecessori che hanno onorato e celebrato il Poeta, particolarmente in occasione degli anniversari della nascita o della morte, così da proporlo nuovamente all’attenzione della Chiesa, all’universalità dei fedeli, agli studiosi di letteratura, ai teologi, agli artisti”. Oltre a citarlo nella sua pri- ma enciclica, “Lumen Fidei”, Francesco ricorda di aver dedicato a Dante un messaggio per i 750 anni “Profeta di speranza e testimone della sete di infini- dalla nascita del Poeta, auspicando che “la figura to insita nel cuore dell’uomo”. Così il Papa definisce dell’Alighieri e la sua opera siano nuovamente com- Dante, nella lettera apostolica “Candor lucis aeter- prese e valorizzate”. Di qui la proposta di leggere la nae”, pubblicata in occasione del settimo centenario Commedia come “un grande itinerario, anzi come un della morte del sommo poeta. “In questa ricorrenza, vero pellegrinaggio, sia personale e interiore, sia co- pertanto, desidero unirmi anch’io al numeroso coro munitario, ecclesiale, sociale e storico, il paradigma di quanti vogliono onorare la sua memoria”, scrive di ogni autentico viaggio in cui l’umanità è chiamata Francesco, ricordando che “il 25 marzo, a Firenze, a lasciare quella che Dante definisce ‘l’aiuola che ci iniziava l’anno secondo il computo ab Incarnatione. fa tanto feroci’ (Par. XXII, 151) per giungere a una Tale data, vicina all’equinozio di primavera e nella nuova condizione, segnata dall’armonia, dalla pace, prospettiva pasquale, era associata sia alla creazio- dalla felicità”. Dante, quindi, come “profeta di speran- ne del mondo sia alla redenzione operata da Cristo za, annunciatore della possibilità del riscatto, della sulla croce, inizio della nuova creazione. Essa, per- liberazione, del cambiamento profondo di ogni uomo tanto, nella luce del Verbo incarnato, invita a contem- e donna, di tutta l’umanità”. Poeta che può “anche plare il disegno d’amore che è il cuore stesso e la oggi arricchire la mente e il cuore di tanti, soprattutto fonte ispiratrice dell’opera più celebre del Poeta, la giovani, che, accostandosi alla sua poesia in una ma- Divina Commedia”. “Non può dunque mancare, in niera per loro accessibile, riscontrano, da una par- questa circostanza, la voce della Chiesa che si as- te, inevitabilmente, tutta la lontananza dell’autore e socia all’unanime commemorazione dell’uomo e del del suo mondo; e tuttavia, dall’altra, avvertono una poeta Dante Alighieri”, spiega il Papa, secondo il sorprendente risonanza”, come lo ha definito il Santo quale “molto meglio di tanti altri, egli ha saputo espri- Padre il 10 ottobre 2020, ricevendo la delegazione mere, con la bellezza della poesia, la profondità del dell’arcidiocesi di Ravenna, in occasione dell’apertu- mistero di Dio e dell’amore. Il suo poema, altissima ra dell’Anno Dantesco. espressione del genio umano, è frutto di un’ispirazio- “L’opera di Dante è parte integrante della nostra cul-
IL 3 CASTELLO tura, ci rimanda alle radici cristiane dell’Europa e dell’Occidente, rappresenta il patrimonio di ideali e di valori che anche oggi la Chiesa e la società civile pro- pongono come base della convivenza umana, in cui possiamo e dobbiamo riconoscerci tutti fratelli”. Ne è convinto il Papa, che, nella lettera apostolica “Candor lucis aeternae”, cita “alcuni momenti ed eventi della sua esistenza, per i quali egli appare straordinaria- mente vicino a tanti nostri contemporanei e che sono essenziali per comprendere la sua opera”. “Alla città di Firenze, dove nacque nel 1265 e in cui si sposò con Gemma Donati generando quattro figli, fu dapprima legato da un forte senso di appartenenza che, però, a causa dei dissidi politici, nel tempo si trasformò in aperto contrasto”, ricorda Francesco: “Tuttavia, non venne mai meno in lui il desiderio di ritornarvi, non il Poeta, mentre denuncia la corruzione di alcuni set- solo per l’affetto che comunque continuò a nutrire tori della Chiesa, si fa portavoce di un rinnovamento per la sua città, ma soprattutto per essere incoronato profondo e invoca la Provvidenza perché lo favorisca poeta là dove aveva ricevuto il battesimo e la fede”. e lo renda possibile”, fa notare Francesco, secondo Guelfo di parte bianca, “si trova coinvolto nel conflitto il quale “Dante esule, pellegrino, fragile, ma ora forte tra Guelfi e Ghibellini, tra Guelfi bianchi e neri, e dopo della profonda e intima esperienza che lo ha trasfor- aver rivestito cariche pubbliche sempre più importan- mato, rinato grazie alla visione che dalle profondità ti, fino a diventare Priore, per le avverse vicende poli- degli inferi, dalla condizione umana più degradata, lo tiche, nel 1302, viene esiliato per due anni, interdetto ha innalzato alla visione stessa di Dio, si erge dunque dai pubblici uffici e condannato al pagamento di una a messaggero di una nuova esistenza, a profeta di multa”. “Dante rifiuta il verdetto a suo avviso ingiusto, una nuova umanità che anela alla pace e alla felicità”. e il giudizio nei suoi confronti si fa ancora più seve- “Dante sa leggere in profondità il cuore umano e in ro”, racconta il Papa: “Esilio perpetuo, confisca dei tutti, anche nelle figure più abiette e inquietanti, sa beni e condanna a morte in caso di ritorno in patria. scorgere una scintilla di desiderio per raggiungere Comincia così la dolorosa vicenda di Dante, il quale una qualche felicità, una pienezza di vita”. Lo scrive cerca invano di poter ritornare nella sua amata Firen- il Papa, nella lettera apostolica “Candor lucis aeter- ze, per la quale aveva combattuto con passione. Egli nae”, in cui fa notare che il sommo poeta “si ferma ad diventa così l’esule, il ‘pellegrino pensoso’, caduto in ascoltare le anime che incontra, dialoga con esse, una condizione di ‘dolorosa povertade’ che lo spinge le interroga per immedesimarsi e partecipare ai loro a cercare rifugio e protezione presso alcune signo- tormenti oppure alla loro beatitudine. Partendo dalla rie locali. Non accettando, poi, le umilianti condizioni propria condizione personale, si fa così interprete del di un’amnistia che gli avrebbe consentito il rientro a desiderio di ogni essere umano di proseguire il cam- Firenze, nel 1315 viene nuovamente condannato a mino finché non sia raggiunto l’approdo finale, non morte, questa volta insieme ai suoi figli adolescenti. si sia trovata la verità, la risposta ai perché dell’esi- L’ultima tappa del suo esilio fu Ravenna, dove venne stenza, finché, come già affermava Sant’Agostino, il accolto da Guido Novello da Polenta, e dove morì, di cuore non trovi riposo e pace in Dio”. ritorno da una missione a Venezia, all’età di 56 anni, “L’itinerario di Dante, particolarmente quello illustra- nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321”. La sua to nella Divina Commedia, è davvero il cammino del tomba, ancora oggi, è meta di innumerevoli visitatori desiderio, del bisogno profondo e interiore di cam- e ammiratori del Sommo Poeta, padre della lingua e biare la propria vita per poter raggiungere la felicità della letteratura italiana”. e così mostrarne la strada a chi si trova, come lui, “Nella missione profetica di Dante si inseriscono an- in una ‘selva oscura’ e ha smarrito ‘la diritta via’”, la che la denuncia e la critica nei confronti di quei cre- tesi del Papa, che definisce “significativo” il fatto che, denti, sia Pontefici sia semplici fedeli, che tradiscono “sin dalla prima tappa di questo percorso, la sua gui- l’adesione a Cristo e trasformano la Chiesa in uno da, il grande poeta latino Virgilio, gli indichi la meta strumento per i propri interessi, dimenticando lo spiri- a cui deve giungere, spronandolo a non cedere alla to delle Beatitudini e la carità verso i piccoli e i poveri paura e alla stanchezza”. “Si tratta di un cammino e idolatrando il potere e la ricchezza”. A farlo notare non illusorio o utopico ma realistico e possibile, in cui è il Papa, nella lettera apostolica “Candor lucis ae- tutti possono inserirsi, perché la misericordia di Dio ternae”, pubblicata oggi. “Ma attraverso le parole di offre sempre la possibilità di cambiare, di convertir- San Pier Damiani, di San Benedetto e di San Pietro, si, di ritrovarsi e ritrovare la via verso la felicità”, pre-
IL CASTELLO 4 cisa Francesco, osservando che molti episodi della afferma Beatrice”. Ma la libertà, ci ricorda l’Alighieri, Commedia “non solo mostrano l’infinita misericordia “non è fine a sé stessa, è condizione per ascendere di Dio, ma confermano che l’essere umano può sem- continuamente, e il percorso nei tre regni ci illustra pre scegliere, con la sua libertà, quale via seguire e plasticamente proprio questa ascesa, fino a toccare quale sorte meritare”. In questo modo, “Dante si fa il Cielo, a raggiungere la felicità piena. L’’alto disio’, paladino della dignità di ogni essere umano e della li- suscitato dalla libertà, non può estinguersi se non da- bertà come condizione fondamentale sia delle scelte vanti al traguardo, alla visione ultima e alla beatitudi- di vita sia della stessa fede. Il destino eterno dell’uo- ne” del Paradiso. “Il desiderio si fa poi anche preghie- mo – suggerisce Dante narrandoci le storie di tanti ra, supplica, intercessione, canto che accompagna personaggi, illustri o poco conosciuti – dipende dalle e segna l’itinerario dantesco, così come la preghiera sue scelte, dalla sua libertà: anche i gesti quotidiani liturgica scandisce le ore e i momenti della giornata”, e apparentemente insignificanti hanno una portata scrive il Papa a proposito della parafrasi dantesca del che va oltre il tempo, sono proiettati nella dimensione Padre Nostro, in cui il poeta “intreccia il testo evan- eterna. Il maggior dono di Dio all’uomo perché possa gelico con il vissuto personale, con le sue difficoltà e raggiungere la meta ultima è proprio la libertà, come sofferenze”. papa Francesco DIVINA COMMEDIA UNO DI NOI TRE SERATE CON LA POESIA DI PREGHIERA PER SAN GIUSEPPE DANTE ALIGHIERI SUL PIAZZALE DEL Giuseppe, tu che sei uno di noi, SANTUARIO tu che hai attraversato la lotta della fede, tu che sei stato messo Un progetto chronos3 alla prova dal primo momento, tu Ameli/Borsari/Renga con Manuel Renga che puoi capire i miei tormenti, Musiche dal vivo con Nadia Fracchiolla, cammina al mio fianco. Letissia Franchiolla Poco compreso, poco ricordato, Anche Chronos3 vuole ricordare i 700 silenzioso e fidato, anno dalla nascita del Sommo Poeta fin dall'annuncio dell'angelo Dante Alighieri, proponendo al pubblico lo hai ricevuto e trovato fede e stesso percorso che Dante stesso compie coraggio. Fedele a Dio e al suo nella sua Divina Commedia. mandato, hai preso su di te la Ogni serata sarà dedicata ad una delle tre custodia terrena del più grande Cantiche dantesche: Inferno, Purgatorio e dono all'umanità. Paradiso. Cammina al mio fianco, Giuseppe, I personaggi più intensi, i passaggi più lungo i sentieri della vita, per le delicati, i momenti più avventurosi verranno strade di questa terra, letti e saranno accompagnati da musica stanca e avvilita. dal vivo. Una lettura spettacolo divisa in tre Donami la tua fede totale, spettacoli della durata di circa un'ora per resistente anche nei silenzi di Dio. rendere omaggio, a nostro modo, al padre Pervadimi di quella fiducia in lui della nostra lingua, all'autore che più di tutti che travalica ogni evidenza ha ferito con la sua spada letteraria, alle terzine forse più famose del mondo. dei sensi. Sorreggimi quando le apparenze contraddicono il ● DIVINA COMMEDIA PARTE 1 patto di fede con il mio Creatore INFERNO Dom. 25 Luglio ore 20.45 e Signore. Ostacolano il mio abbandono totale alla sua volontà. ● DIVINA COMMEDIA PARTE 2 Sostienimi quando i dubbi mi PURGATORIO Dom. 8 Agosto ore 20.45 assalgono e le incertezze mi Grazie a due benefattori per il restauro della statua divorano. Cammina al mio fianco, ● DIVINA COMMEDIA PARTE 3 di S.Giuseppe Giuseppe. Sia lode a te, padre PARADISO Dom. 22 Agosto ore 20.45 Giugno 2021 terreno del figlio di Dio.
IL 5 CASTELLO LODARE DIO FA BENE ALLA SALUTE Forse qualche volta ci sarà capitato di chiederci per- Anche la Bibbia dà ragione al prete: “Fratelli, in ogni ché in chiesa lodiamo Dio. cosa rendete grazie: questa è infatti la volontà di Dio Cantiamo “Gloria a Dio nell’alto dei cieli”, celebriamo in Cristo Gesù verso di voi ” (1 Tess 5, 18). le “Lodi mattutine”, gli facciamo… un sacco di compli- Il Prefazio Comune IV, all’interno della Messa, ci aiu- menti. Chiedergli perdono… si capisce perché. ta a rispondere a queste domande difficili e, credo, Chiedergli un favore… mi pare che sia comprensibile. imbarazzanti: “Tu, o Dio, non hai bisogno della nostra Ma perché Dio bisogna lodarlo? Voi sapreste rispon- lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a ren- dere a questa domanda? Sarà che Dio ha bisogno di derti grazie; i nostri inni di benedizione non accresco- queste lodi? Oppure speriamo, dicendogli delle cose no la tua grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci belle, che lui ci “prenda in simpatia” e ci dia in cambio salva, per Cristo nostro Signore”. qualcosa? A cosa serve lodare? O meglio: a chi ser- Dio non ha bisogno che lo lodiamo, e certamente non ve lodare? La Messa, tra un po’, ci offrirà una prima diventa più Dio con le nostre Lodi. risposta, magari un po’ difficile da mettere in pratica: La gratitudine nel cuore dell’uomo, che si manifesta “È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e nell’atteggiamento della lode, del ringraziamento, fonte di salvezza rendere grazie, sempre e in ogni del “dire bene” di Dio (benedire), sono invece cose luogo, a te, Signore, Padre Santo, Dio Onnipotente importanti per l’uomo: esse gli ottengono una grazia ed eterno”. particolare, che lo salva, cioè lo rende sereno, con il Lodare Dio è una cosa buona: su questo credo che cuore in pace, lo mette in una relazione giusta con non abbiamo dubbi. Non combiniamo nulla di male Dio. Laddove l’indurimento del cuore, il rancore, la quando lo facciamo. È anche una cosa giusta; e pro- mancanza di perdono, l’incomprensione di ciò che babilmente fin qui ci possiamo arrivare pure. Se cre- Dio ha permesso e la durezza possono anche soma- diamo che Dio ci ha dato il dono più bello, la vita, pos- tizzarsi oltre che in malattia spirituale, anche in soffe- siamo forse arrivare ad accettare che dirgli “grazie” renza fisica, la lode porta gratitudine, serenità, pace, sia quanto meno un segno di buona educazione. E guarigione (spirituale e, a volte, anche fisica). va bene. Se diciamo che lodare è fonte di salvezza, Potremmo dire che l’uomo ha bisogno di lodare Dio. allora qui iniziano probabilmente i problemi. In che Quando riesce a farlo con tutto il cuore, perché ha senso la lode può salvarci? E da che cosa ci salva? capito che Dio lo ama infinitamente, ha compreso E, soprattutto, come è possibile lodare “sempre” e “in con il cuore che tutto ciò che accade non è frutto del ogni luogo”? Dobbiamo lodare anche quando ci cade caso ma di un piano benevolo che ha come fine la una tegola in testa, oppure quando ci troviamo in un nostra crescita e il nostro vero bene, allora inizia a luogo come il cimitero? “Sempre e in ogni luogo” ci sperimentare la salvezza: inizia a vivere con Lui in ripete, ogni domenica il prete nella Messa… un rapporto COMMEMORAZIONE DELLE VITTIME "COVID-19"
IL CASTELLO 6 S. ROCCO E IL COLERA DEL 1855 Dal 1736 i confratelli di S. Rocco (i Roccheri) di restaurare la sua chiesa e di restituirla al culto. ebbero finalmente la loro nuova chiesa, con Il comune si rivolse alla popolazione con questo tre altari, del santo titolare, di S. Giuseppe e di manifesto: “La devozione nata da tempo antichis- S. Francesco di Paola. Il Settecento passò senza simo e fra noi perpetuatasi verso il glorioso Santo particolari vicende. Ma, nel 1797, la confraternita Rocco, prova ad evidenza che i padri nostri co- cadde sotto la scure delle soppressioni napo- nobbero quanto si debba sperare nei meriti emi- leoniche. Il governo provvisorio bresciano sop- nentissimi di questo Santo presso l’Onnipotente presse le confraternite e i conventi: i confratelli di Iddio, massime in occasione di morbi pestilenzia- S. Rocco sparirono e la chiesa fu chiusa. Stes- li”. Il manifesto proseguiva invitando gli abitanti, sa sorte capitò ai Disciplini, alle confraternite del con l’arciprete, ad una pubblica manifestazione a S. Rosario e del Suffragio. Il cronista carpene- gloria di Dio e in onore di S. Rocco, restituendo al dolese Pancrazio Luigi Pasotti racconta quanto, culto la sua chiesa, senza eccessiva spesa, visto poi, accadde alla chiesa di S. Rocco, nell’800. il buono stato in cui si trovava. Perciò il comune Il 23 novembre 1800 arrivarono a Carpenedolo aprì una colletta, con offerte di qualsiasi genere 1.500 soldati francesi di cavalleria e fanteria, ai e nominò una apposita commissione per la rac- quali se ne aggiunsero altri fino a 10.000, che si colta: don Giuseppe Bolzoni, don Giuseppe Ter- fecero alloggiare forzatamente nelle case, fino a lera, Laffranco Marini, Domenico Rossini, Felice 200 nelle cascine più grandi; piazzarono le loro Cassa. Restaurata la chiesa, si voleva procede- munizioni sul monte Rocchetta e ammassarono re, d’accordo con l’arciprete e la fabbriceria, alla il fieno requisito nella chiesa di S. Rocco, ridu- debita officiatura. cendola a magazzino. Come mai il Comune si intromise in un affare di Arriviamo a metà secolo, quando nel 1855, a Car- carattere religioso, che era di competenza della penedolo, ritornò a infuriare il colera, dopo aver parrocchia? Perché presumeva che, in seguito fatto numerose vittime già nel 1836. Il 28 luglio alla soppressione della confraternita, la chie- 1855 il Comune, fece solenne voto a S. Rocco sa fosse passata al demanio, quindi soggetta a competenza civile. Ma non esisteva nessun do- cumento secondo cui il demanio aveva passato la chiesa al Comune. Tuttavia, sulla base di quel- la presunzione, e per il fatto che la parrocchia non faceva opposizione, il comune intervenne di propria iniziativa, come già aveva fatto nel 1819 con la chiesa dei Disciplini, quella volta, però, per demolirla. Nonostante il colera mietesse vittime, special- mente alla metà di agosto, portandosi via molti bambini, si cominciarono a pieno ritmo i restauri a S. Rocco. Il 5 settembre 1855 il pittore di Car- penedolo, Bortolo Marazzi, incominciò a dipinge- re la chiesa. Decorò la volta del presbiterio, at- torno ad un medaglione con un bassorilievo del Santo, a stucco, e appose una frase biblica: “Hic est fratrum amator”: Questi è il benefattore dei fratelli (II Macc 15, 14). Tanta era la devozione a S. Rocco che, al termi- ne dell’epidemia, la contrada di S. Pietro, che era stata particolarmente flagellata dal colera, tenne una celebrazione solenne per S. Rocco nella chiesa dei morti di S. Pietro (29 ottobre). Tutta la contrada, dalla piazza grande fino alla chiesetta, fu adornata di archi, festoni e luminarie di can- dele; la festa fu conclusa con un concerto della LA FACCIATA RESTAURATA DI S. ROCCO Società filarmonica.
IL 7 CASTELLO Il 2 novembre 1855 fu presa la pala di S. Rocco aiuto per la spesa. Il giorno dopo la fabbrice- dalla sagrestia della chiesa parrocchiale, dove, ria rispose al Comune che non sapeva come far dopo la soppressione della confraternita, era fronte a questa richiesta; anzi, essa aveva motivo stata portata per sicurezza, e fu trasportata nel- di protestare contro il comune per la questua che la sua chiesa, sull’altare maggiore, dove era già aveva intrapreso, perché questa recava “non in- un tempo. Il 17 novembre si riportarono anche differente discapito” alla parrocchiale. le pale di San Francesco di Paola e di San Giu- Quanto al trasporto dell’altare maggiore della seppe ai loro altari. Il falegname Bernardo Mar- chiesa del Suffragio a quella di S. Rocco, il par- chi intagliò la colomba da porre sotto la volta, in roco Brescianini non era per niente d’accordo: luogo della vecchia di stucco, che rappresenta infatti il 27 agosto scrisse alla fabbriceria che egli lo Spirito Santo. Il marmorino Corradini, nel luo- era venuto a sapere dal sacrista Cresceri che il go dove veniva posta la pala di S. Rocco, sul Comune aveva questa intenzione e aveva fatto muro, scrisse queste lettere: R. S. M. G. F. P. presente la “mostruosità” di avere mezzo altare RESTAURATA L’A. 1855. “Regnando Sua Ma- da una parte e mezzo dall’altra, ed aveva sug- està Giuseppe Francesco Primo”. Dal 22 al gerito di mantenere l’attuale altare a muro 27 novembre il pittore Marazzi fece nella chiesa di S. Rocco, in attesa l’imbiancatura alle pareti di tut- di tempi migliori per un più no- ta la chiesa e degli altari. Il bile lavoro. Ma, il comune 29 novembre il falegname aveva trasportato ugual- Angelo Scavezzoni col- mente l’altare del Suf- locò sul campanile di fragio in S. Rocco. Il S. Rocco una cam- parroco, poi, consi- panella comperata gliò alla fabbriceria a Verona, di pesi 8 di passare sotto e libbre 6 (circa 80 silenzio il fatto che kg). Aveva solo un il Comune avesse difetto, che il suono attivato la colletta, era simile a quel- anche se questo, lo della campanella secondo la legge, del Castello e, quin- spettava alla fabbri- di, si confondeva con ceria. Ma questa non quello; ma ora non si M I O si rassegnò e avvisò ED poteva più cambiare. AG I T ER l’autorità di sua compe- LIO B La chiesa restaurata fu ono- NE S P RES tenza, il subeconomo dei U L S O DE L rata da una solenne presenza, O FF I T T benefici vacanti di Montichiari, quella del vescovo di Brescia, Girola- sia riguardo alla colletta fatta dal co- mo Verzeri, che venne in visita pastorale a Car- mune, sia al traslocamento dell’altare. La fabbri- penedolo. Giunse in ferrovia a Ponte S. Marco, ceria aveva usato tolleranza verso l’operato del e da qui venne a Carpenedolo su un calesse del Comune, ma questi aveva continuato le questue. sig. Vincenzo Callegari. Fu salutato dalle autorità Si era verificata, quindi, una collisione tra Co- a Calcinato e a Montichiari e giunse a Carpene- mune e fabbriceria, per cui questa chiedeva al dolo alla sera dell’1 dicembre, accolto proprio in subeconomo opportuni provvedimenti. Il subeco- S. Rocco dall’arciprete e dalle autorità, e da qui nomo si rivolse all’autorità provinciale, Gaetano si diresse alla chiesa parrocchiale. Tutto, quindi, Baroffio. Questi cercò di tranquillizzare le cose giunse a buon fine, per la parte artistica e cele- e scrisse al subeconomo di Montichiari (20 no- brativa. vembre 1855) di invitare la fabbriceria a lasciar Ma, non fu del tutto così, per ciò che riguarda perdere la protesta, sia perché la questua era l’organizzazione, tra le autorità competenti a già avvenuta, con ricavo di lire 1.500, sia perché svolgere quest’opera. Il comune procedette di era auspicabile che la chiesa di S. Rocco ritor- propria iniziativa, chiamando a concorso il parro- nasse al culto. Tuttavia, stabilì che le chiavi delle co e la fabbriceria. Il 25 agosto 1855 scrisse alla cassette delle elemosine di S.Rocco dovevano fabbriceria dicendo che, d’accordo col parroco, essere custodite una dal parroco e l’altra dal- aveva deciso di traslocare dalla soppressa chie- la fabbriceria. Il 4 dicembre 1855 la fabbriceria sa del Suffragio l’altar maggiore per collocarlo in informò il Comune di non proseguire nella sua quella di S. Rocco, poiché quello era il desiderio protesta, auspicando che si portasse a perfetto del parroco; perciò chiedeva alla fabbriceria un compimento il restauro.
IL CASTELLO 8 E per il futuro? Il 12 aprile 1856 la fabbriceria in- aprile 1856, il Comune chiese alla fabbriceria gli formò il parroco che non intendeva assumersi l’o- atti fondativi della cappellania don Domenico Ga- nere dell’amministrazione della chiesa di S.Roc- lizzi, per poterne amministrare i redditi per la ce- co, perché era senza fondi. Quando, però, il 26 lebrazione della messa in S. Rocco, la fabbrice- ria rispose che tale amministrazione competeva a lei stessa. Quanto alle spese, poi, da sostene- re in occasione dell’inaugurazione dei restauri, al 16 agosto 1856, festa del Santo, la fabbriceria, il giorno prima, informò il Comune che non met- teva mano all’elemosine che si raccoglievano in quel giorno e, di conseguenza, non si riteneva in dovere di corrispondere il conveniente emolu- mento al sacerdote che teneva il panegirico: ciò spettava alla commissione che aveva raccolto le offerte in paese. Insomma, tra qualche polemi- ca, che avvengono sempre quando è in causa il maneggio di denaro anche per cose sacre, e che non ci si risparmiò neppure in tempo di colera, si riuscì, tuttavia, a riaprire al culto, almeno mo- mentaneamente, la chiesa di S. Rocco. Il Pasotti scrisse la cronaca dell’inaugurazione: “16 agosto 1856. Carpenedolo. Grande solennità nella chie- sa di S. Rocco, per la benedizione della stessa e per l’apertura pure della stessa. Il rev. arciprete don Camillo Brescianini la benedì dentro e fuori, presente la deputazione. Gran calca di popolo accorse a questa solennità fatta in soddisfazione del voto del 28 luglio 1855. Concorse anche la banda civile nostra. In seguito alla benedizione il prelodato rev. arciprete cantò solenne messa e, nel dopo pranzo, predica e vespri”. Mario Trebeschi PERCHÈ TEMERE LA CONFESSIONE SE... È l’appuntamento con l’Amore che si fa per- dono. È l’incontro appassionante tra la po- vertà che riceve e la ricchezza che dona; tra Dio che ci richiama alla sorgente d’ac- qua zampillante e noi che vaghiamo storditi nel deserto dei desideri. È il porto dove ap- proda la nostra barca scalcinata per essere rimessa a nuovo e tornare a solcare i mari ed affrontare tempeste. È nostalgia di pace che dirige il nostro vuoto al distributore di grazia che Dio lascia aperto notte e giorno. È l’amore di Dio che chiede comunione. È l’incontro con Cristo che segna l’appun- tamento con la parte migliore di te stesso. È la possibilità di mettere le radici della no- stra vita nel suo cuore. È far felice Dio! Don Franco, Urbino 31/07/1991
IL 9 CASTELLO COVID, COME SARÀ LA FEDE NEL MONDO DOPO LA PANDEMIA Abbiamo cambiato tante abitudini: il non poter stare insieme, il sorriso dietro una mascherina, il distanzia- mento; tutto è stato ridimensionato. Mi sono chiesto come ne è uscita la fede dei cattolici, il nostro cre- dere. Ci siamo forse smarriti, abbiamo preso paura, oppure ci siamo abbandonati nella braccia del “Dio Padre” che ha cura dei suoi figli? Ho provato a darmi una risposta e sono arrivato a questa conclusione: chi ama e crede in Gesù non teme le paure, non si lascia scoraggiare, ma raccoglie tutte le forze e ab- braccia la “Croce”, segno di riscatto per ogni uomo. Sono certo che uniti riusciremo a migliorarci. Da ormai un anno la pandemia da Covid 19 ha mo- Abbiamo tanto bisogno di sostenerci a vicenda, di dificato le nostre vite . Oggi è forte la speranza che i rincuorarci, di affidarci al Signore, per non lasciarci vaccini possano riportare in fretta il mondo alla nor- vincere dal male e dalla cattiveria, dall’egoismo che malità, è altresì evidente che vaccinare interi conti- porta a scelte meschine, dalle parole e dai sentimen- nenti è un’impresa difficile, a partire dalla disponibilità ti di paura, odio, vendetta. Noi cristiani possiamo e del vaccino e dall’organizzazione di quanto è neces- dobbiamo abbandonarci nelle mani di Dio per essere sario per somministrarlo. Abbiamo lasciato alle spalle tranquilli e sereni «come un bimbo svezzato in brac- un anno intriso di sofferenze, di paure, di ristrettezze cio a sua madre » (Salmo 131), e per essere testimoni economiche e in faccia al futuro ci aggrappiamo alla di speranza e di fiducia, portatori di luce nel buio del speranza. mondo. GRUPPO MISSIONARIO S.M.TERESA Ci siamo chiesti molte volte quanti sono oggi i mis- dal cuore di Dio che non cessa di battere per noi, di sionari italiani all’estero? Sono circa 7 mila, per di partecipare alle vicende che i suoi figli vivono, alle più appartenenti a ordini religiosi maschili sofferenze che affrontano e per questo continua e femminili e a questi si aggiunge un ad avere fiducia, a chiamarci a cercare in gran numero di missionari inviati da noi collaboratori della sua misericor- associazioni. ONG di ispirazio- dia. ne cristiana, senza contare le Condivisione, servizio, sono valori centinaia e centinaia di volon- familiari alle nostre orecchie cri- tari pendolari, ossia coloro stiane, come è ormai diventata che ogni anno dedicano un familiare la consapevolezza mese e più a servizio «vo- che la chiamata alla missione lontario» in appoggio a mis- è dentro di noi dal momento sionari di cui sono amici e del nostro Battesimo – viverlo sostenitori. I missionari sono con gesti concreti che partono distribuiti in tutti i continenti, da noi per arrivare agli altri. Un ma la presenza maggiore si grazie al nostro gruppo missiona- trova in America latina e in Afri- rio che dà sempre il massimo delle ca. In questo anno segnato dalla proprie forze e a tutti i collaboratori sofferenza e dalle sfide procurate esterni che si offrono con gesti di altrui- dalla pandemia da «Covid-19» il cammi- smo, di solidarietà e generosità per sostenere no missionario di tutta la Chiesa prosegue sempre questa causa missionaria nel mondo. Salutiamo la con la stessa determinazione, si sentono chiamati comunità con tanta riconoscenza.
IL CASTELLO 10 ANZIANI E PREGHIERA L’anziano non è un problema sociale. L’anziano è troppo poveri, troppo deboli, troppo vecchi, per un uomo, è una donna, è un cristiano, è un citta- aiutare gli altri, per vivere la solidarietà. Questo dino come il giovane e come l’adulto. è il segreto che gli anziani della Comunità hanno La prima caratteristica dell’amicizia della Comu- scoperto, anche quelli che stanno peggio, anche nità con gli anziani è prendere sul serio la loro quelli che si possono muovere di meno: sempre vita in tutte le dimensioni, compresa quella reli- in ogni momento della vita si può fare qualcosa giosa. per gli altri: anche una telefonata, una visita, un Per questo, nelle Comunità più mature si vive sorriso. un’amicizia con gli anziani, che pregano, cele- È la spiritualità di quella continua rinascita che brano la liturgia, comunicano il Vangelo ad altri, Gesù stesso indica all’anziano Nicodemo, in- vivono una vita fraterna scandita da riunioni e da vitandolo a non credersi arrivato e a rinnovarsi incontri personali e svolgono anche un servizio nello Spirito. Gli anziani nella Comunità danno di solidarietà con i più poveri. Esse seguono l’e- carne alla promessa della parola di Dio: “Nella sempio di Simeone e Anna, che nel tempio pre- vecchiaia daranno ancora frutti” (Ps 92,15). An- gano perché i loro occhi possano vedere la sal- che quando l’anziano fa l’esperienza dell’estrema vezza e le loro braccia sostenere la nuova vita debolezza, può essere testimone convincente che nasce nel mondo con Gesù (Lc 2, 25 – 38).. della pienezza che questa stagione della vita ri- Il Vangelo deve essere comunicato anche ai più serva, se fondata sulla “roccia” che è Cristo (Mt anziani. Anche l’anziano infatti è chiamato alla 7,24). Tutto il Vangelo dice che la vita non fini- conversione e alla speranza nel futuro. sce. La Pasqua lo grida forte: “Cristo è risorto dai Accolti nella Comunità gli anziani si sentono nuo- morti”. Ma se Cristo è risorto dai morti, la vita di vamente persone come tutti: vivono con intensità nessuno è finita. Davanti a tanti giovani che han- la propria fede, ritrovano il valore del tempo che no paura di crescere o a tanti adulti che vogliono hanno a disposizione, respingono i sensi di inuti- tornare bambini, gli anziani possono testimonia- lità, comprendono meglio il mondo contempora- re la fiducia nel futuro, possono aiutare gli altri neo, vivono la loro missione nella Chiesa e aiu- a non temere gli appuntamenti più difficili della tano gli altri. Gli anziani possono essere per tutti vita. Questa è la profezia vissuta dagli anziani: una testimonianza eloquente che non si è mai testimoniare alle generazioni più giovani l’amo- re di Dio, l’amore del Padre che non abbandona mai, che predilige il più debole. Gli anziani più deboli sono come le membra più fragili del cor- po della Chiesa. Ma nelle Scritture sono le parti più deboli o meno no- bili che vanno circondate di maggior onore e cura (I Cor 12,12 – 27). Il corpo fragile di un anziano non au- tosufficiente è come il corpo croci- fisso di Gesù. Stare vicini a questi anziani è stare sotto la croce. La potenza di Dio si rivela spesso in questa fase più senile segnata dai limiti del corpo e dalla difficoltà: Dio infatti ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti (I Cor 1, 27). Gli anziani, accompagnati dall’affet- to della Comunità, sebbene dipen- denti in tutto e in una condizione difficile dal punto di vista fisico, te- stimoniano come, anche questo sia
IL 11 CASTELLO un tempo pieno della loro vita. Una realtà di vita ne di successore di Pietro. Oggi sono decine di li invade nel profondo: è la “forza debole” di cui migliaia gli anziani che in ogni parte del mondo parla l’apostolo Paolo: “quando sono debole è al- reinseriti in un contesto comunitario riprendono lora che sono forte” (2Cor 12,10). Un esempio di a sperare e sono una forza, un’energia per tutto questa verità ci è venuto da Giovanni Paolo II, il corpo della Comunità e dell’intera Chiesa. Essi anche in ciò grande testimone per l’uomo di oggi. non dimenticano davanti al Signore quelli che vi- Egli ha vissuto la propria vecchiaia nella fede, vono una vita attiva, pericolosa, difficile, piena di con estrema naturalezza. Nella sua lettera rivolta fatica. Gli anziani con la loro preghiera proteg- agli anziani dice: “Nonostante le limitazioni con- gono e rafforzano tutto il corpo della Comunità servo il gusto della vita: è bello potersi spendere e della Chiesa. Potremmo dire che la parte degli fino alla fine“. La fragilità fisica non ha scalfito la anziani è la parte di Maria, quella che Gesù a passione con cui si è dedicato alla sua missio- Marta indicò come "la migliore". (Lc 10,38 -42) A LUGLIO LA GIORNATA MONDIALE DEI NONNI E DEGLI ANZIANI "I nonni, tante volte sono dimenticati e noi dimen- nonni e degli anziani rappresenta " il primo frut- tichiamo questa ricchezza di custodire le radici e to dell'Anno Famiglia Amoris Leatitia, un dono a di trasmettere. Per questo, ho deciso di istituire tutta la Chiesa destinato a rimanere negli anni", la Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, ha commentato il card. Kevin Farrell, prefetto del che si terrà in tutta la Chiesa ogni anno la quarta Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, per domenica di Luglio, in prossimità della ricorrenza il quale "la pastorale degli anziani è una priorità dei santi Gioacchino e Anna, i "nonni di Gesù". non più rinviabile, per ogni comunità cristiana". Ad annunciarlo è stato papa Francesco, all'Ange- "Nell'enciclica Fratelli tutti, il Santo Padre ci ricor- lus di domenica 31 gennaio. da che nessuno si salva da solo. In questa pro- "Lo Spirito Santo suscita ancora oggi negli an- spettiva - ha rilevato il card. Farrell - è necessario ziani, pensieri e parole di saggezza: la loro voce fare tesoro della ricchezza spirituale e umana che è preziosa perchè canta le lodi di Dio e custo- è stata tramandata attraverso le generazioni". disce le radici dei popoli", ha affermato il Pon- 2 Febbraio 2021 tefice sottolineando che "essi ci ricordano che la vecchiaia è un dono e che i nonni sono l'anello di congiunzione tra le gene- razioni, per trasmettere ai giovani esperienza di vita e di fede". "È importante che i nonni incontrino i nipoti e che i nipoti si incontrino coi nonni, perchè - come dice il profeta Gioele - i nonni da- vanti ai nipoti sogneranno, avranno illusioni, e i giovani, prendendo forza dai nonni, andranno avanti, profetizze- ranno", ha ribadito il Papa, che ha definito il 2 Febbra- io, giorno in cui si celebra la presentazione di Gesù al Tempio, " la festa dell'incon- tro dei nonni coi nipoti". La Giornata mondiale dei
IL CASTELLO 12 TESTIMONI DEL NOSTRO TEMPO SERVO DI DIO ENRICO MEDI PADRE DI FAMIGLIA, SCIENZIATO, GRANDE CRISTIANO, APOSTOLO DEL NOSTRO TEMPO. CARRIERA DI UN UOMO che i bambini. Pure gli avversari Era nato il 26 aprile 1911, a Porto politici restavano affascinati dalla Recanati, nelle Marche. Compiuti sua personalità; la scienza, sulle gli studi classici all’Istituto Massi- sue labbra, irradiava luce, la luce mo di Roma, si era laureato in Fi- di Dio. sica pura sotto la guida di Enrico Da dove gli veniva questo fascino, Fermi a 21 anni, nel 1932. Qua- questa capacità di “contagiare” gli si subito fu nominato assistente altri? Un giorno qualcuno gli do- dell’Istituto di Fisica all’Università mandò: «Professore c’è contrasto di Roma; conseguì la libera do- tra scienza e fede?». cenza in Fisica terrestre nel 1937 Rispose: «È come se tu mi do- e nel 1942 vinse la Cattedra di Fi- mandassi se c’è contrasto tra i pie- sica sperimentale presso l’Univer- di e la testa. I piedi camminano, la sità di Palermo. Nel 1949, diventò testa li guida sulla via da percorre- Direttore dell’Istituto Nazionale di re. I piedi sorreggono la testa e la Geofisica, poi titolare della Catte- testa guida nella luce il cammino dra di Fisica terrestre all’Università tentennante dell’uomo». di Roma. Una carriera brillante, lu- Ogni giorno, passava un lungo minosa, invidiabile. tempo a leggere la Sacra Scrittu- Ma non è tutto. Il 2 giugno 1946, ra e in ogni pagina dell’Antico e veniva eletto deputato all’Assem- dell’alta atmosfera, confermati poi del Nuovo Testamento vi trovava blea costituente, riconfermato fino dallo scienziato americano Van Gesù Cristo vivo. Meditava e pre- al 1953 alla prima legislatura della Allen. Formidabili i suoi studi e le gava con la fede semplice di un Repubblica, nelle liste della DC. soluzioni tecniche che diede alle bambino e la lucidità del grande Poi gli incarichi non si contano periodiche disastrose inondazioni uomo di scienza. Ogni giorno an- più: vicepresidente dell’Euratom del Polesine e in altre difficili situa- dava alla Santa Messa e si acco- con sede a Bruxelles, poi mem- zioni, in cui pose la sua scienza stava alla Comunione eucaristica bro del Consiglio Nazionale delle al servizio dell’umanità, e special- e Gesù diventava l’Amico divino Ricerche, del Consiglio Superiore mente della sofferenza umana. insostituibile, l’intimo della sua dei Lavori Pubblici, del Consiglio vita, la passione ardente della sua Nazionale dell’Economia e del La- L’INNAMORATO DI DIO anima, Colui che lo spingeva ad voro, capogruppo in Campidoglio Gli italiani – e non solo gli italiani amare e a donarsi senza tregua in per la DC, deputato per la terza – poterono ammirarlo la notte del posti di alta responsabilità. volta. 21 luglio 1969, quando l’astronau- Quando tornava dalla Messa, con Le scienze erano la sua passione. ta Armstrong sbarcò sulla Luna ed l’anima ricolma di Gesù, si racco- «Sono felice – diceva – di essermi Enrico Medi commentò con acume glieva ancora in silenzio e scrive- dedicato a questo settore per co- geniale e chiarezza eccezionale lo va le sue riflessioni sul Vangelo noscere e ammirare le meraviglie storico evento. Decine di milioni di ascoltato in ogni giorno. Ne sono profuse da Dio nell’immensità del ascoltatori rimasero inchiodati al nate pagine splendide, degne di creato». televisore a sentirlo e gli scienziati un autore spirituale, di un mistico. Eccezionali i suoi studi biologici della NASA lo ammirarono senza Grazie alla riflessione assidua sul- sulle materie che rigenerano le cel- fine. Da quella notte d’estate, ven- la Sacra Scrittura e alla meditazio- lule e sulle cure dei tessuti colpiti ne chiamato dal gran pubblico «lo ne sui grandi Maestri del Cattolice- da radiazioni atomiche. La prima scienziato della luna». simo, primo tra tutti san Tommaso tesi al mondo sul neutrone porta Enrico Medi amava immensamen- d’Aquino, era diventato un creden- la sua firma. Le prime esperienze te la scienza e si studiò di render- te eccezionale, ricco di una fede sul radar sono state fatte da lui. Fu la accessibile e simpatica a tutti. pensata (“fides cogitata”), grani- il primo a studiare i fasci ionizzanti Quando parlava, lo capivano an- tica. Qualcuno disse che era un
IL 13 CASTELLO fanatico. Medi rispondeva sereno dove doveva parlare, lo accolsero vento: tutto ciò che è stabile, fer- e lieto: «Credo in Dio come sul fat- a fischi e sassate, con un baccano mo, vivificante nella semente che to che cinque per otto fa quaran- indiavolato. Ma lui non ebbe paura Dio dona ai suoi figli. Noi cristiani ta. Allo stesso modo credo nella di proclamare la Verità, rischiando abbiamo questa semente: la gra- legge di Ohm: quando vedo un filo anche sulla sua pelle. La sua era zia di Dio. Il nostro tempo è tempo staccato, so che la corrente non una proclamazione felice, fasci- di meditazione e di preghiera. Un passa né potrà passare mai finché nosa, che nasceva dal cuore. Un potente, sicuro e soavissimo modo non si riattacca il filo. Se questo è giorno, un ateo, uscendo da una di pregare e di meditare insieme fanatismo religioso, sì, io sono un delle sue conferenze, disse a chi alla Chiesa, al Corpo mistico di fanatico». gli chiedeva di partecipare di nuo- Cristo, dal Cuore Immacolato di vo agli incontri con Enrico Medi: Maria, la nostra Madre Celeste, è L’APOSTOLATO DEL VANGELO «Non verrò più. Quell’uomo è terri- a noi venuto da secoli: il Rosario». «La forza di papà Enrico – scrisse bilmente contagioso!». La morte, quando giunse per lui, la figlia Maria Pia Medi – è sempre Le aule universitarie e civiche, le troppo presto, il 26 maggio 1974 stata la fede. In lui non c’è stato sale parrocchiali e le piazze, uomi- (40 anni fa) all’età di soli 63 anni, atteggiamento, gesto, insegna- ni dottissimi e influenti e gli umili non fu un trauma, ma il dolce an- mento, rapporto umano che non che egli prediligeva, sentirono, in dare incontro al Cristo, Luce e portasse la sua testimonianza di Italia e all’estero, la sua calda te- Amore che aveva cercato in conti- apostolato per la gloria di Dio. Per stimonianza di fede. nuazione come uomo di scienza e natura era soprattutto un mistico». Autore di studi scientifici autore- con la sua fede di fanciullo. Il gior- Quando parlava alle folle Enri- volissimi, l’ultimo libro (Un grande no dei funerali, quando la sua bara co Medi si trasfigurava, «parlava tesoro, Sei, Torino 1971), Enrico usciva dalla chiesa di Sant’Ignazio come se una voce interna parlas- Medi lo dedicò a commentare i in Roma, la folla poté sentire, in un se ed egli trasmettesse. Qualcuno Misteri del Rosario. Amava la Ma- brivido di emozione, la registrazio- parlava per lui, dentro di lui. Il filo donna con la semplicità e la fiducia ne dell’ultimo saluto del prof. Enri- logico, a un certo punto cedeva di un bambino tra le braccia della co Medi alla terra: «Così è la no- all’invasione del sentimento e al mamma. Ogni giorno era stato fe- stra vita, la vita nel cammino della colloquio con gli ascoltatori suc- dele al Rosario e si addormenta- Verità. Lavoriamo, cerchiamo, fati- cedeva il colloquio con un Altro; va stringendo tra le mani la coro- chiamo, versiamo lacrime, venia- allora parlava non agli ascoltatori, na. Diceva nel suo ultimo scritto: mo alla ricerca del Sole che è la ma a Gesù e alla Madonna, come «I cambiamenti profondi... hanno Verità...A un certo momento il Sole se fosse in chiesa e i suoi colloqui portato la desolazione nei cuori. folgoreggiante brucia illuminando dinanzi alle platee erano momenti Ma i germi profondi, fondamentali le nostre pupille. Con questa luce di vera elevazione» (L’Osservatore della vita non cambiano. Ciò che divina, con questa speranza, in Romano, 28 maggio 1974). è vero, buono, santo, resta, non questa attesa, amici, io vi saluto». Un giorno, in una borgata di Roma, muta con l’andare dei tempi e del Paolo Risso
IL CASTELLO 14 ONOROFICENZE DI CAVALIERE AL MERITO A DUE CARPENEDOLESI Il 2 Giugno alla presenza del Pre- dei loro famigliari tanto colpiti nella fetto di Brescia Attilio Visconti, sofferenza, collaborando per cer- il sindaco della città Emilio Del care di fronteggiare la dura situa- Bono e il magnifico rettore dell’U- zione.” Sono le parole condivise niversità di Brescia Maurizio Tira dalle due coordinatrici. “Il senso si è svolta la cerimonia di conse- civico ha prevalso su tutto, abbia- gna dell’onoreficenza di Cavaliere mo gioito con i pazienti per ogni dell’Ordine “Al merito della Re- segno di ripresa e sofferto per ogni pubblica Italiana” per numerosi perdita. Le normali attività sono bresciani tra cui operatori sanitari venute meno e grazie ai miei fami- che hanno contribuito, ciascuno gliari anche la gestione dei figli è per il proprio ruolo, ad affrontare la stata possibile in un periodo così pandemia da Covid-19. Tra i nuovi difficile”. Aggiunge Giacomina. Cavalieri due sono Carpenedolesi, “Un periodo intenso, fatto anche coordinatrici infermieristiche, di- di studio perché non si conosceva pendenti dell’ASST Spedali Civili di ancora il nemico invisibile, di im- GIACOMINA MARINI Brescia che espletano il loro ruo- pegno incondizionato, di confronto lo presso il Presidio Ospedaliero per effettuare scelte importanti per di Montichiari. Elena Desenzani, curare e contenere la diffusione coordinatore SITR e del Servizio della patologia a salvaguardia dei Infezioni ospedaliere della Dire- pazienti che sono sempre stati al zione Medica e Giacomina Mari- centro del nostro agire” aggiunge ni coordinatore dell’U.O Medicina Elena Desenzani“. Concludono le Generale. Nessuno durante que- premiate: “Ringraziamo emozio- sto periodo si è risparmiato e nella nate per il grande riconoscimento nostra Provincia, tanto colpita, gli personale, ma non solo, ricono- operatori sanitari hanno messo in scimento anche alla professione campo professionalità e dedizione, infermieristica che tanto ha dato e consapevoli che solo attraverso la sta ancora dando in questo perio- collaborazione e il lavoro di squa- do di ripresa attraverso l’impegno dra era possibile affrontare questo nelle Unità Operative Covid e nel- virus tanto aggressivo. “Abbiamo la somministrazione dei vaccini”. svolto il nostro lavoro con grande Vive congratulazioni alle due pre- senso di responsabilità, metten- miate anche da parte degli abbo- ELENA DESENZANI doci a disposizione dei pazienti e nati al bollettino. Mario Ferrari ADDIO A GIACOMO ONOFRIO IL BURATTINAIO AMICO DEI BIMBI «Lo spettacolo è finito, cala il sipario e scroscia- no gli applausi. L’uscita di scena di Giacomo Onofrio era forse preannunciata, ma il silenzio che lascia dietro di sè fa comunque…rumore: il celebre burattinaio si è spento a 69 anni. Ad onor del vero, da tempo l’uomo – carpene- dolese d’adozione - aveva abbandonato l’attività proprio a causa di una malattia alle corde vocali. Un nemico difficile da sconfiggere, questo, molto più di quelli apparsi nelle faide interpretate dai suoi personaggi di cartapesta. ONOFRIO INTENTO IN UNA DELLE SUE RAPPRESENTAZIONI
IL 15 CASTELLO STORIE DI CASA NOSTRA Tributiamo tutte le palme della gloria ai valorosi Tosoni, Volpatti, Zaniboni. concittadini che, in ogni campo dell’attività umana Alcune delle famiglie originarie sono estinte od emi- a ben far poser gl’ingegni. grate, ma in compenso quante altre son qui venute! Provennero dalla Svizzera e dal Genovesato, dalla Bassa Bresciana e dal Trentino, dal Parmigiano e dal Mantovano e dal Cremonese, qui si fermarono, si ac- climatarono e molte di esse trovarono anche fortuna. «Chi beve l’acqua della Fossa Magna, non parte più» dice un vecchio adagio popolare, tutto nostro. Tutti ora sono buoni carpenedolesi, buoni italiani e vivono in perfetta comunanza di affetti e di intenti. Ma, gli originari sono quelli sopra descritti. Come in moltissimi altri paesi, pure nel nostro, cer- te famiglie vengono chiamate con un soprannome, titolo che si tramanda di padre in figlio. Ne citeremo alcuni senza intenzione di offesa (absit iniuria verbis). Molti derivano da nomi antichi, da luoghi d’origine, altri da professioni esercitate; nessuno di essi tocca l’onore o l’amor proprio: 1.Bagnöl; 2.Beldenot; 3.Brentoch; 4.Bruntes; 5.Bu- releto; 6.Calemere; 7.Casel; 8.Capural; 9.Caüsì; 10.Checot; 11.Ciribì; 12.Cucco; 13.Diomeda; 14.Dio- nora; 15.Dürì; 16.Fascì; 17.Filisù; 18.Franzeschet; 19.Franza; 20.Gaardina; 21.Gaardinù; 22.Garofulì; ILLUSTRI CONCITTADINI 23.Gera; 24.Gerù; 25.Giumì; 26.Giurgì; 27.Gustinù; che meritano di essere onorati, conferendo il loro 28.Guttardì; 29.Liprànt; 30.Ludrì; 31.Marcànt; 32.Ma- nome ad una via o ad una piazza del paese: scèt; 33.Marchitì; 34.Mandulì; 35.Malvasù; 36.Muràt; MARC’ANTONIO GALIZZI, Generale dei Cappuccini. 37.Merlinèt; 38.Muntagnì; 39.Mumèt; 40.Pastùr; DIODATO LAFFRANCHI, Fondatore dell’Ospitale. 41.Pasturì; 42.Parèt; 43.Palassì; 44.Paternoster; GIOV. BATTISTA MELI, Dissodatore delle Lame, 45.Piligrì; 46.Piràs; 47.Russèt; 48.Rustiscel; 49.Sfuiet; pittore, sistematore delle vie campestri e delle 50.Sciaèt; 51.Sciupitì; 52.Supeler; 53.Usser; 54.Utel; Compartite d’acqua. 55.Trumbitì; 56.Zampeder. LORENZO ERCOLIANI, Letterato e professore. Alcune delle famiglie recanti uno di questi soprannomi sono scomparse dal paese per morte o emigrazione. GLI ORIGINARI E I SOPRANNOMI O padri antichi, ai vostri petti degno. Culto eran patria e libertà; verace. Vita agitava l’anima capace. G. Carducci Sono gli abitanti che risiedono in paese e appartengo- no a delle famiglie le quali nei secoli decorsi facevan parte dell’antico borgo e della successiva Comunità. Scorrendo le cronache, i documenti, i manoscritti ri- guardanti Carpenedolo, si rintracciano i loro nomi di casato e si possono così distinguere dai nomi di fa- miglie, qui immigrate più tardi, per es. in questo seco- lo, o in quello passato. Ecco i nostri originari: Accor- sini, Agogeri, Astori, Balardi, Barchi, Bettari, Betelli, Barone, Bozzola, Bonisoli, Boselli, Callegari, Casnici, Cassa, Corradini, Cornelli, Cresceri, Ferrari, Folloni, Fontanini, Laffranchi, Magri, Mancabelli, Marini, Meli, Mottana, Pari, Pasotti, Perini, Peratti, Pinelli, Roma- gnoli, Rodella, Scovoli, Tebaldini, Tessadri, Tononi,
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