"Il mondo ha bisogno di padri" - Papa Francesco - Rivista della parrocchia di Bellinzago Lombardo - Comunità Pastorale Divina ...
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“Il mondo ha bisogno di padri” Papa Francesco marzo/aprile 2021 - Anno 54 il faro Rivista della parrocchia di Bellinzago Lombardo
sommario copertina 1_Anno di San Giuseppe..........................a cura di MT la parola del parroco 3_Con S.Giuseppe… … .............................don Matteo primo piano 5_Anno di San Giuseppe………................a cura di DB 6_Giuseppe padre amato.........................Davide Cerri 10_Giuseppe padre tenero......................a cura di DB 12_Giuseppe padre obbediente..............a cura di DB 13_Giuseppe padre accogliente..............a cura di DB 16_Giuseppe padre coraggio creativo......................... 20_Sacra famiglia............................a cura di MT&GG 22_Giuseppe padre lavoratore................a cura di DB 24_Giuseppe padre nell’ombra...............a cura di DB caritas parrocchiale 26_Emergenza lavorativa.............Caritas Parrocchiale pagina missionaria 27_Progetti missionari………………….......a cura di PG scuola materna parrocchiale 28_Rubrica: feedback……………..a cura delle Maestre comunità pastorale 30_Pasqua nella comunità.......................a cura di DB amministrazione comunale 32_Consiglio comunale 5 marzo…......Virginio Cavalli 33_Consiglio comunale 7 aprile.…......Virginio Cavalli Natura e dintorni 34_Indovina l’animale…....................a cura di MT&GG sport 35_Arcieri..............................Daniele Alessandro Folli quarta di copertina 36_Santa Pasqua 2021............................a cura di MT In coper na: par colare della Sacra Famiglia - Chiesa parrocchiale di Bellinzago Lombardo 2 il faro - marzo/aprile 2021
la parola del parroco Con S.Giuseppe… per conto di Dio “San Giuseppe era un carpentiere che ha lavorato onestamente per garantire il sostenta- mento della sua famiglia. Da lui Gesù ha imparato il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro. …Il lavoro diventa partecipazione all’opera stessa della salvezza … La persona che lavora, qualunque sia il suo compito, collabora con Dio stesso, diventa un po’ creatore del mondo che ci circonda.”, lettera Apostolica “Patris Corde”, n.6 Padre lavoratore. Agli inizi degli anni 2000, il nostro vesco- tenere la famiglia in tutte le necessità, ma vo mi destinò come prete in una parroc- anche nell’impegnare con frutto il proprio chia di Milano a sud della città. Un conte- tempo. Inedia e depressione portavano a sto molto diversificato per la provenienza perdere la stima in sé stessi e così a but- degli abitanti del quartiere - praticamente tarsi via nell’ozio se non poi nel delinque- da tutto il mondo - e per le sensibilità e re. Il quartiere poi non aiutava in un clima situazioni personali; accumunava una viva- generalmente degradato anche a livello cità che si sperimenta spesso laddove c’è strutturale e fisico. una diversità che arricchisce, ma anche un Al mio parroco venne l’idea di aiutare que- desiderio di riscatto e di rialzarsi di fronte sti uomini dando lavoro e si pensò di a problemi sociali, economici, familiari, crearne senza toglierlo ad altri: pulizia dei lavorativi. La crisi economica all’inizio de- marciapiedi e dei giardini, che nella zona gli anni duemila ha colpito sembravano dimenticati dal- un po’ tutti, ma i più fragi- la nettezza, cancellazione di li soprattutto. Abbiamo graffiti che imbrattavano le visto aumentare le richie- pareti di quasi tutti gli edifi- ste di aiuto, di tutti i gene- ci, cura e pulizia degli oratori ri: denaro, cibo, vestiti, e delle chiese del circonda- accoglienza, sostegno e rio. Partirono colloqui di as- accompagnamento nell’e- sunzione, progetti di attività ducazione - l’abbandono lavorative, pagamenti (allora scolastico era già dai primi in voucher), il tutto anche anni delle scuole medie – per educare alla legalità. Pic- e, non ultima, fortissima, coli contratti della durata la necessità e la richiesta che andava da una settimana di lavoro. a molti mesi, che rendevano In quegli anni ho toccato responsabili di una strada o con mano la verità dell’espressione: “il la- di un’aiuola da tener pulita, del muro della voro nobilita l’uomo”. Purtroppo l’ho ri- scuola che doveva esser splendente e non scoperta osservando spesso il suo contra- imbrattato. rio e che cioè la mancanza di lavoro fa per- Ho visto cambiare le persone, ho visto mu- dere la dignità all’uomo. Uomini, giovani, tare gli sguardi e persone rialzarsi dalla mariti, padri che non avevano più un im- prostrazione di chi, il più delle volte non piego, nel giro di pochi mesi passavano per colpa propria, stava perdendo la pro- dall’ingegnarsi nel cercare un’attività per pria dignità di uomo e di figlio di Dio in sostentarsi, dal darsi da fare, al giungere quanto suo collaboratore stretto. rapidamente a una situazione di sconforto L’associazione che nacque si chiama Alvea- e abbattimento riconoscendosi incapaci a re e la “mission” era l’attenzione alla digni- risolvere un frangente più grande di loro, tà dei lavoratori e il decoro del luogo in cui nel non potersi guadagnare il pane e man- si vive; poi è diventata molto di più per- il faro - marzo/aprile 2021 3
ché, per offrire un salario, la parrocchia ha Non è proprio ciò a cui siamo chiamati? chiesto ai parrocchiani, i quali hanno visto Diventare collaboratori di Dio, custodire e poveri, bisognosi, senzatetto, rom, vicini di costruire un mondo che ci è stato affidato? casa nelle situazioni più indecorose, diven- Il Signore invita i discepoli a vedere in Lui tare lavoratori dignitosi e responsabili lun- il volto del Padre a partire dalle sue OPERE go le strade e negli ambienti di tutti. Sono (Gv 14,11). San Giuseppe, che ricordiamo e giunti contributi da tanti, tantissimi (c’è festeggiamo come LAVORATORE, si è dato chi ha rinunciato a ricevere e a fare i doni da fare per collaborare con il Padre dei cie- di Natale per dare il corrispettivo a soste- li e ha custodito e mantenuto la sua picco- gno di chi lavora nell’Alveare), anche se le la famiglia, ha insegnato e iniziato Gesù a offerte non bastavano e non bastano mai. una professione, umile quanto si vuole, ma Dal 2012 si è giunti a migliaia di incontri, che introduce al mondo adulto, alla re- colloqui lavorativi e assunzioni; splendido sponsabilità su di sé e sugli altri, a operare vedere come, proprio come in un alveare, per conto di Dio. don Matteo gli uni hanno incominciato a preoccuparsi e a curarsi degli altri e la prima responsa- Per conoscere e approfondire: bilità e diventata non nei confronti di un http://www.associazionealveare.com/ lavoro ma di altre persone, poveri che si https://www.facebook.com/ son fatti accompagnatori di altri poveri. associazionealveare2012/ Essere apprezzati per il servizio svolto “La perdita del posto di lavoro non è solamente la perdita dello stipendio, ma più frequentemente ha dei risvolti ancor più drammatici: la disgregazione familiare, la perdita della propria autostima, lo smarrimento del proprio orizzonte, della propria esistenza, della propria dignità. Si può quindi comprendere che il lato economico, seppur necessario per una concretezza quotidiana, non è l’emergenza prima- ria” (Luca, coordinatore Associazione Alveare). L’Associazione Alveare aiuta le persone a ritrovare fiducia in sé stesse e ad essere apprezzate per il piccolo servizio svol- to per il bene comune e per il decoro urbano. Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14, 9.11) Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. 4 il faro - marzo/aprile 2021
primo piano Anno Giuseppino su “Il Faro” e nella comunità P apa Francesco ha indetto un anno spe- ciale di San Giuseppe, nel giorno in cui ricorrono i 150 anni del decreto, con il ne di sé nell'amore posto a servizio del Messia". Nella nostra comunità pastorale, nella ricorrenza del santo il 19 marzo, è quale il Beato Pio IX dichiarò San Giuseppe stato dato molto spazio alla figura di Giu- Patrono della Chiesa Cattolica. Il decreto seppe, con uno speciale in cui veniva pro- “Quemadmodum Deus” diceva: “La Chiesa posta la lettura della lettera apostolica con ebbe sempre in sommo onore e lodi il Bea- scorci sulla figura di San Giuseppe nell’ar- tissimo Giuseppe, dopo la Vergine Madre di te e nella tradizione delle nostre Chiese. Dio, sua sposa, e il suo intervento implorò L’invito è di rivederlo proposto online nei momenti difficili. Ora, poiché in questi all’indirizzo seguente: https:// tempi tristissimi la stessa Chiesa, da ogni www.youtube.com/watch? parte attaccata da nemici, è talmente op- v=Q71ZAhHZ_Fg (Con Cuore di Padre - Se- pressa dai più gravi mali, che uomini empi rata con San Giuseppe). Invece, prendendo pensarono avere finalmente le porte dell’in- spunto dalla lettera apostolica, l’idea è fermo prevalso contro di lei, perciò i Vene- quella di contestualizzare le paternità di rabili Vescovo dell’universo Orbe Cattolico Giuseppe nella quotidianità e nella con- inoltrarono al Sommo Pontefice le loro sup- temporaneità della vita di tutti i giorni. Di pliche chiedendo che si degnasse di costitui- ricercare nel vissuto del nostro paese e re San Giuseppe Patrono della Chiesa Cat- della nostra comunità pastorale, i tratti di tolica”. Era l’8 dicembre del 1870. Ora i paternità nelle esperienze di tanti uomini problemi della Chiesa dell’epoca erano si- e donne che condividono insieme questo curamenti differenti dagli attuali, ma da tratto del cammino della storia a Bellinza- questo, Papa Francesco, crea un paralleli- go e dintorni. Lasciandosi ispirare dalle smo. Il santo Padre ha pubblicato, infatti, esperienze, dai punti di vista, dagli appro- una lettera apostolica "Patris corde - Con fondimenti per comprendere con pienezza cuore di Padre", in cui co- me sfondo c'è la pandemia da Covid19 che - scrive Francesco - ci ha fatto com- prendere l'importanza delle persone comuni, quelle che, lontane dalla ribalta, esercitano ogni giorno pa- zienza e infondono speran- za, seminando correspon- sabilità. Proprio come San Giuseppe, "l'uomo che pas- sa inosservato, l'uomo della presenza quotidiana, di- screta e nascosta". Eppure, il suo è "un protagonismo senza pari nella storia della salvezza". San Giuseppe ha espresso concretamente la sua paternità "nell'aver fat- to della sua vita un'oblazio- il faro - marzo/aprile 2021 5
l’attualità della figura di Giuseppe. Papa zione di esercitare la paternità, dobbiamo Francesco individua sette tipi di paternità sempre ricordare che non è mai esercizio di riconducibili alla figura del santo carpen- possesso, ma “segno” che rinvia a una pa- tiere: padre amato, padre nella tenerezza, ternità più alta. In un certo senso, siamo padre nell’obbedienza, padre nell’acco- tutti sempre nella condizione di Giuseppe: glienza, padre dal coraggio creativo, padre ombra dell’unico Padre celeste, che «fa sor- lavoratore e padre nell’ombra. Per ognuna gere il sole sui cattivi e sui buoni, e fa pio- di queste declinazioni, si realizzeranno vere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45); e delle testimonianze o delle riflessioni per- ombra che segue il Figlio.” (Patris Corde). ché si possa inserire la figura di Giuseppe, E scopriremo modi inaspettati e sorpren- negli aspetti suggeriti dalla Patris Corde, denti di esercitare questa paternità nella nella quotidianità. Dice Papa Francesco: quotidiana esperienza della comunità cri- “Tutte le volte che ci troviamo nella condi- stiana in cui si è chiamati a vivere. DB Giuseppe, padre amato Giuseppe, amato dalla Chiesa e dalla Tradizione: aspetti biblici, storici e teologici C osa sappiamo, davvero, di Giuseppe? E, quindi, cosa possiamo imparare dal- la sua storia? che "Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo." (Mt 1,16), escludendo di fatto Giu- Per rispondere bisogna chiedersi anzitutto seppe, per spostare l'attenzione sulla gene- quali siano le fonti che parlano di lui. Ce ne razione "per opera dello Spirito Santo" (Mt sono tre principali e con grado di impor- 1,18). E comunque Giuseppe non viene tanza e di attendibilità diverso: i Vangeli di escluso dalla vicenda del Messia, anzi: nella Matteo e Luca (Marco e Giovanni non ne concezione giudaica del tempo, la paternità parlano direttamente); la letteratura apocri- pienamente riconosciuta era quella legale- fa dei primi secoli; gli scritti dei Padri della giuridica e non tanto quella biologica. Giu- Chiesa. A queste si potrebbero aggiungere seppe è chiamato proprio a questo: a rico- anche tutte le tradizioni di culto a san Giu- noscere giuridicamente quel figlio come seppe dal Medioevo in poi, che però sono proprio, risultando così padre a pieno tito- più che altro figlie del loro tempo e non lo (Mt 1,21). vere e proprie testimonianze storiche. Giuseppe può tutto questo perché è "uomo giusto" (Mt 1,19). Al tempo il concetto di I Vangeli giustizia, pur legato alla legge, non era di- Giuseppe compare sempre per riferimento sgiunto dalla misericordia, intesa forte- alle origini terrene di Gesù e la sua figura mente come compassione. Maria e Giusep- rimane come "sullo sfondo" dei racconti pe sono tra loro promessi sposi: non vivono dell'infanzia, dove in primo piano emerge ancora assieme, ma sono in quel periodo invece Maria. Tuttavia: il nome "Giuseppe", che noi oggi potremmo chiamare, con qual- in ebraico Yosif, deriva dal verbo aggiunge- che cautela, "fidanzamento". Stando alla re (hosif) e significa "aggiunto (da Dio)". E legge (Dt 22,20-21) Giuseppe avrebbe potu- già questo dice che la sua presenza non è to abbandonare Maria, scoperta incinta non vana, ma è come l'aggiunta di sale alla mi- di lui, alla mortale pena della lapidazione. nestra che insaporisce e rende gustoso il Ma il "giusto" non può abbandonare la mi- cibo. Questo si vede bene in Mt 1,16ss: Il sericordia e allora accoglie, dando retta alla Messia atteso, secondo le profezie doveva coscienza, che la Bibbia spesso racconta discendere per via paterna dal re Davide e, come visione in sogno di angeli. infatti, la genealogia di Matteo, pur storica- Non entro nello specifico dei racconti della mente poco attendibile, assolve allo scopo nascita di Gesù la cui incerta storicità non di mostrare ciò. Ma l'ultimo passaggio dice può essere illustrata nello spazio ridotto 6 il faro - marzo/aprile 2021
di questo articolo, anche se, per riferimen- sia, hanno avuto molta influenza nella de- to a Giuseppe, ne rimarcano la dedizione a vozione popolare e ancora oggi sono rite- Maria e al piccolo Gesù. Il primo successi- nuti per certi: che egli era anziano, che era vo dato storicamente più sicuro è la pre- vedovo e con figli a carico, che è stato scel- senza di Giuseppe, Maria e Gesù a Nazaret to quale sposo di Maria tramite il segno (Mt 2,23 ; Lc 2,4 ; Lc 2,39 ...), dove Giusep- miracoloso del bastone fiorito o dalla cui pe lavorava come "falegname". Di fatto la sommità si è librata una colomba... parola greca usata da Matteo (e anche da Rimane una certa validità in questi scritti Marco) e tradotta con "falegname", signifi- apocrifi, specie nei più antichi: il Protoe- ca propriamente "colui che lavora con ma- vangelo di Giacomo (II-III sec.), la Storia di teriale duro" come ad es: legno, pietra, cor- Giuseppe il falegname (IV sec.), il Vangelo no, etc. E Giuseppe avrebbe potuto benissi- dello pseudo-Matteo (VI sec.) perché sono mo, da Nazaret, lavorare a Sefforis, città testimoni di una devozione a san Giuseppe non molto distante e che in quel tempo che da quei primi secoli inizia ad essere Erode Antipa, Tetrarca della Galilea, stava patrimonio dei credenti. ricostruendo come capitale. Le notizie su Giuseppe che hanno una certa I Padri della Chiesa rilevanza storica si chiudono all'inizio della Ireneo di Lione (ca. 135-ca. 200), Giovanni missione pubblica di Gesù: in Mc 3,21-31 Crisostomo (ca. 347-407), Agostino (354- per far tacere Gesù, giudicato indemoniato, 430), Pietro Crisologo (ca. 380-450), solo vengono fatti intervenire "sua madre e i per citarne alcuni, indirettamente sosten- suoi fratelli" (Mc 3,31), non è citato il padre, gono la devozione a Giuseppe e dunque che pure, in una situazione simile, avrebbe contribuiscono a storicizzarla, perché nei potuto essere ben influente. Quindi si de- loro scritti, che spesso sono fatti per con- duce, abbastanza sicuramen- te, che Giuseppe fosse già “San Giuseppe e il bambino” morto quando Gesù ha ini- Guido Reni, 1635 ziato la sua predicazione. Gli scritti apocrifi "Apocrifo" significa nascosto. Originariamente indicava quei libri occultati perché si riteneva avessero contenuti troppo elevati per essere messi a disposizione di tutti. Comunque nei primi secoli della Chiesa, i testi apocrifi si moltiplicarono e i Padri della Chiesa, anche preoccupati di ciò, diedero una connotazio- ne negativa al termine e così quei testi difficilmente ven- nero considerati anche se continuarono a circolare. Og- gi la Chiesa cattolica intende "apocrifi" i libri giudaici o cristiani del medesimo pe- riodo biblico, che però non sono accettati come autenti- ca Scrittura. È tuttavia da questi testi che sono deriva- ti aspetti di Giuseppe, che pur essendo frutto di fanta- il faro - marzo/aprile 2021 7
futare le eresie nascenti, la sua figura è nale, ma in forza del solo matrimonio: cioè espressa in riferimento alla discendenza molto più congiunto a Cristo che se lo aves- davidica, e quindi per attestare la veridici- se adottato. E non è vero che Giuseppe non tà di Gesù come Messia; a Maria e alla di doveva essere chiamato padre di Cristo per lei maternità verginale, per attestare le il motivo che non lo aveva generato: infatti profezie riguardo all' "Emmanuele – Dio sarebbe stato padre anche di un estraneo, con noi" (Mt 1,23 ; Is 7,14) e alla custodia non nato dalla sua sposa, che però egli di Gesù affinché possa proseguire nella avesse adottato»". (Somma, III parte, arg missione a cui è chiamato. Scrive ad es. 28, art 1). Ireneo: "Perciò Giuseppe si lasciò persuade- Giustificata così autorevolmente la figura re senza esitazione, prese con sé Maria e, di Giuseppe, anche i papi contribuiscono a per tutto il tempo in cui si prese cura di Cri- fissare alcuni cardini storici: alla fine del sto, svolse il suo compito con gioia, accet- XV sec. Sisto IV (1471-1484) approvava la tando di fare un viaggio fino in Egitto, di festa fissandola al 19 marzo. Gregorio XV ritornare da lì e trasferirsi a Nazareth; per nel 1621 dichiarò la festa "di precetto". Ma cui quelli che non conoscevano le Scritture, è solo nel XIX sec. che san Giuseppe venne la promessa di Dio e l'economia di Cristo lo indicato al culto come Patrono: Pio IX nel chiamavano il padre del fanciullo." (Contro 1847, con il decreto della Sacra Congrega- le eresie, 23-1) zione dei Riti Inclytus Patriarcha Joseph (10 settembre 1847), estese a tutta la Chie- Il culto del Santo sa la festa del Patrocinio di San Giuseppe – (devo queste note anche all'articolo di Ro- inizialmente accordata solo ai Carmelitani berto Cutaia su "L'Osservatore Romano" di Francia e d’Italia nel 1680. Poi, nel 1870 del 17-03-21) lo proclamò Patrono della Chiesa universa- I primi indizi di un culto a San Giuseppe le al fine di ottenere, per i suoi meriti e la risalgono al VII sec.: è il Vescovo della Gal- sua intercessione, la misericordia di Dio lia Arculfo, che durante il suo pellegrinag- perché fossero allontanati tutti i mali che gio nella Terra Santa ne attesta la presenza affliggevano la Chiesa: siamo negli anni a Nazaret nel 670. Alcuni calendari copti, della cosiddetta "questione romana", cioè dei secc. VIII-IX testimoniano la festa del in quel periodo del Risorgimento che vede santo al 20 luglio, mentre il Menologio di il conflitto fra la Santa Sede e lo Stato uni- Basilio II, libro della fine del X sec. che rac- tario per la sovranità su Roma. E ancora coglie gli inni e le preghiere dedicate ai papa Leone XIII nella sua enciclica santi, la sposta al 25 dicembre in relazione Quamquam pluries del 15 agosto 1889 ri- con i Magi. badiva: "[…] per meglio rendere Iddio favo- Dall’Oriente, il culto a San Giuseppe venne revole alle nostre preci e perché Egli, suppli- portato in Occidente piuttosto tardi: una cato da più intercessori, porga più rapido e chiesa (forse la prima) era a lui dedicata a largo soccorso alla sua Chiesa, riteniamo Bologna nel 1129, è però solo nel sec. XIII che sia sommamente conveniente che il po- che viene attestata la data del 19 marzo polo cristiano si abitui a pregare con singo- per la sua festa. Nei secoli XIV-XV il culto lare devozione e animo fiducioso, insieme di San Giuseppe ebbe un notevole sviluppo alla Vergine Madre di Dio, il suo castissimo ad opera dei Francescani e dei Carmelitani sposo San Giuseppe […] Le ragioni per cui il che lo inserirono nel loro Breviario. Ed è beato Giuseppe deve essere patrono specia- ancora dai filosofi/teologi di questi tempi le della Chiesa, e la Chiesa ripromettersi che viene il rafforzamento della figura di moltissimo dalla tutela e dal patrocinio di san Giuseppe, coinvolto più profondamen- lui, nascono principalmente dal fatto che te nella vicenda di Cristo, anche se per- egli fu sposo di Maria e padre putativo di mangono i riferimenti visti per i Padri del- Gesù Cristo. Da qui derivarono tutta la sua la Chiesa. Dice ad es. Tommaso d'Aquino, grandezza, la grazia, la santità e la gloria." fra le sue innumerevoli citazioni: "come Fu invece Benedetto XV, nel Motu proprio spiega S. Agostino, Giuseppe viene detto Bonum sane (25 luglio 1920), a promuove- padre di Cristo per la stessa ragione per cui re la devozione a San Giuseppe come ri- è detto «sposo di Maria, senza unione car- medio ai problemi del dopoguerra e a 8 il faro - marzo/aprile 2021
chiedere di supplicarlo per i moribondi, Benedetto XVI e papa Francesco perché poiché “egli è ritenuto meritatamente il ben rintracciabili in altro modo. Vorrei pe- loro più efficace protettore, essendo spirato rò citare papa Giovanni Paolo II, perché ha con l’assistenza di Gesù e Maria”. La festa inserito la riflessione “sulla figura e la mis- del patrocinio di san Giuseppe fu invece sione di San Giuseppe nella vita di Cristo e spostata al 1° maggio da papa Pio XII nel della Chiesa” (Esortazione apostolica Re- 1955, che ne cambiò anche il titolo, e demptoris custos del 15 agosto 1989) nella quindi il motivo di venerazione, in «san complessiva questione teologica della re- Giuseppe operaio», rinnovando l'invito ad denzione, enunciata in un "trittico" siste- imitarne la laboriosità fatto alle associa- matico composto con altre due encicliche, zioni di lavoratori già nel 1945 e sottoli- la Redemptor hominis (4 marzo 1979) e la neando anche l'opera di ricostruzione che Redemptoris Mater (25 marzo 1987) e nel in dieci anni dalla fine dell'ultimo conflit- quale l' "aggiunto" Giuseppe viene indicato to, stava portando un po' ovunque nuova come colui che al mistero dell'incarnazio- prosperità. ne "«partecipò» come nessun'altra persona Vale la pena di citare anche la lettera apo- umana, ad eccezione di Maria, la madre stolica Le voci pubblicata da papa Giovanni del Verbo incarnato." (n°1) XXIII il 19 marzo 1961, nella quale, oltre a Allora cosa dire di san Giuseppe, il giusto, elencare i motivi di devozione proposti dai l' "aggiunto", lo sposo, il padre? Lascio la suoi predecessori, papa Roncalli affida a risposta, che è anche riassunto conclusivo san Giuseppe la protezione per il Concilio di questo scritto, alla sapienza della Scrit- Vaticano II. tura e all'accoglienza della Chiesa: Tralascio volutamente i contributi di papa La sapienza invece liberò dalle sofferenze coloro che la servivano. Per diritti sentieri ella guidò il giusto in fuga dall’ira del fra- tello, gli mostrò il regno di Dio e gli diede la conoscenza delle cose sante; lo fece pro- sperare nelle fatiche e rese fecondo il suo lavoro. Lo assistette contro l’ingordi- gia dei suoi oppressori e lo rese ricco; lo custodì dai ne- mici, lo protesse da chi lo insi- diava, gli assegnò la vittoria in una lotta dura, perché sa- pesse che più potente di tutto è la pietà. (Sap 10,9-12) Solennità di san Giuseppe, sposo della beata Vergine Ma- ria: uomo giusto, nato dalla stirpe di Davide, fece da pa- dre al Figlio di Dio Gesù Cri- sto, che volle essere chiamato figlio di Giuseppe ed essergli sottomesso come un figlio al padre. La Chiesa con speciale onore lo venera come patro- no, posto dal Signore a custo- dia della sua famiglia. (Martirologio Romano, LEV, “San Giuseppe falegname” 2004). Georges de La Tour, 1642 circa Davide Cerri il faro - marzo/aprile 2021 9
Giuseppe, padre tenero Accogliere la debolezza con tenerezza D obbiamo imparare ad accogliere la nostra debolezza con profonda tenerezza (…) ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca”. (Patris Corde, Papa Francesco). Si individua nella tenerezza del Padre, una delle caratteristiche fondamentali di Giuseppe. Approfondiamo questo tema nella quotidianità, trasferendo le impressioni, la professio- nalità, i carismi di chi da anni si dedica ad accudire con tenerezza la debolezza umana in una RSA. Intervistiamo e ringraziamo Annalisa Bergamini, 50 anni, che da 26 anni lavora presso l’istituto Mons. Biraghi delle suore Marcelline a Cernusco sul Naviglio come infer- miera professionale. Prima di tutto, in questi mesi davvero non è stato mai affrontato e gestito come complicati, qual è la situazione nelle RSA una possibile situazione e non sapevamo in questo momento? come comportarci; i sistemi di protezione Dopo la difficile situazione dei mesi di mar- erano pochi e irreperibili; molti Operatori zo e aprile, la situazione si è andata pro- si sono ammalati con l’obbligo poi di sot- gressivamente normalizzando senza avere toporsi a lunghi periodi di quarantena con più casi positivi negli Ospiti e Personale conseguenti ripercussioni sull’impegno di operante nella RSA. In questo momento tut- chi è rimasto a cui è stato chiesto un impe- ti gli ospiti sono stati vaccinati e così circa gno lavorativo più intenso e faticoso e tur- il 90% degli operatori sanitari e socioassi- nazioni più lunghe; si è avuta la necessità stenziali. Si mantiene lo screening per Ope- di realizzare interventi sugli spazi di de- ratori e Ospiti di un tampone al mese. genza e di vita degli Ospiti, sulle modalità Quali sono le dure sfide che avete dovu- di svolgimento del nostro lavoro, sulla ne- to affrontare in questi mesi? cessità di adottare nuovi protocolli e adat- Circa un anno fa abbiamo avuto il primo tarli alla realtà anche di Persone molto an- caso e da allora le sfide sono state tante, ziane e con problemi di cronicità e cogniti- soprattutto all’inizio, che si potrebbero vi che rendono più difficile l’isolamento, riassumere così: innanzitutto organizzati- l’approccio, la cura. Si è dovuto imparare e ve perché nelle RSA il tema del trattamen- studiare nuove procedure, modalità di te- to di malattie infettive e contagiose di que- rapia e di assistenza, poco consoni all’am- sto impatto come la pandemia COVID-19 biente delle RSA. In secondo luogo, ma non meno importante, particolarmente difficile è stato il dover cambiare le moda- lità di relazione con gli Ospiti, soprattutto con quelli più fragili con i quali la relazio- ne di contatto fisico e visivo sono fonda- mentali. In terzo luogo, gestire l’isolamen- to prolungato con le relazioni fra Ospiti e loro familiari. Col tempo la disponibilità dei tamponi ci ha permesso di curare i nostri Ospiti in modo mirato, isolando i casi posi- tivi dagli altri negativi. Gli Operatori sono progressivamente ritornati al lavoro e que- sto ci ha permesso di lavorare meglio secon- do i nostri normali canoni di assistenza. Sono stati mesi difficili, oltre al grazie doveroso per il tuo servizio, quali sono i sentimenti o le preoccupazioni che ti hanno accompagnato e ti accompagnano 10 il faro - marzo/aprile 2021
ancora? forze, alla solitudine, quale speranza, Sono stati mesi difficili. Da subito i parenti quale forza, quali virtù riesci a intravede- non sono più potuti entrare in struttura. re che magari ti sorprende? Eravamo tempestati di telefonate di fami- Lo sconforto c’è stato e c’è spesso. Una liari preoccupati, allarmati da tutte le noti- febbre, un peggioramento della malattia, zie che sentivano in televisione. Spesso un'amica che non c’è più…ma tra loro non queste telefonate ci lasciavano impotenti. subentra rabbia, astio, rimpianto, ma la Alla loro domanda: “ciao, come sta mia consapevolezza di aver vissuto, di aver mamma?” spesso la risposta era “ha feb- dato e quindi di ricevere dai loro cari, sem- bre, non mangia, desatura”. Non riusciva- pre. Lo capiscono da piccole cose come il mo a dare fiducia, speranza, perché anche pacchetto di biscotti, la crema, il maglion- noi non ne avevamo...lo sconforto all’inizio cino nuovo, un fiore, un regalo, la torta per era tanto, forse più della fatica. festeggiare tutte insieme il compleanno. In un luogo dove la debolezza fisica la fa A volte vorremmo controllare tutto, da da padrona, cosa ti colpisce? Quale forza giovani vogliamo decidere tutto. Quando o quale speranza ti sembra di scorgere si è anziani? Percepisci delle differenze? nonostante tutto? Quali sentimenti? Quali sguardi? Quali Siamo un bel gruppo. Sicuramente questo forze ti sembra di scorgere? periodo ci ha unito ancora di più. Ospiti, I nostri ospiti in questo lungo anno sono Operatori, infermieri, medici, fisioterapisti, stati coraggiosi, fiduciosi. Hanno avuto educatori siamo una grande famiglia. Ci paura di non farcela, che i loro familiari facciamo forza a vicenda, si scherza, si di- potessero stare male. Erano e sono preoc- scute, si gioca, si piange, ci si arrabbia…la cupati per ciò che sentono in televisione, il nostra speranza e soprattutto dei nostri lavoro che manca, i continui casi, i decessi, ospiti è di tornare al più presto alla norma- non vedono ancora una fine a questo lun- lità che per noi sarebbe solo quella di poter go tunnel pieno di incertezze. Il loro più far entrare i familiari con i quali c’è sempre grande desiderio ora è di poter riabbrac- stato un ottimo rapporto, complicità, sti- ciare i loro familiari. Tranne che per poche ma. Mai come ora sentiamo la responsabili- fortunate che sanno usare un telefonino tà che i parenti ci chiedono affidandoci i per le altre l’unico strumento che le mette loro cari. Rappresentiamo quella famiglia in relazione con la loro famiglia e un tablet che a loro manca tantissimo e dobbiamo con cui si fanno le videochiamate ed un prenderci cura di loro ancora meglio, anco- incontro mensile “in vivo” attraverso lo ra di più, esattamente come farebbe un schermo del vetro della finestra. Abbiamo familiare e come lui si aspetta da noi. due ospiti che quest’anno sono diventate La necessità di accettare l’impotenza, co- bisnonne ed il loro più grande desiderio è me ci si confronta con la propria debolez- abbracciare il loro nipotino. za nella cura degli altri che sono fragili e nelle “tue mani”? Ci prendiamo cura di loro, non curiamo solo la loro malattia. La differenza è fondamentale so- prattutto quando arriva quel momento in cui non c’è “più nul- la da fare”. Per noi c’è ancora tantissimo, cercando di valoriz- zare sempre quello che rimane, li accompagniamo verso “il fine vita”, alleviando ogni sofferenza, assicurando serenità, anche con la preghiera perché la vicinanza del Signore, in questi momenti, è tangibile. Di fronte all’abbandono delle il faro - marzo/aprile 2021 11
Giuseppe, padre obbediente Precetti e gerarchia oggi N ella Patris Corde, Papa Francesco presenta il carattere di obbedienza di Giuseppe al disegno di Dio rivelato attraverso i sogni raccontati nel Vangelo e alle prescrizioni della Legge. “Giuseppe seppe pronunciare il suo fiat, come Maria nell’Annunciazione e Ge- sù nel Getsemani (…) Nel nascondimento di Nazaret, alla scuola di Giuseppe, Gesù imparò a fare la volontà del Padre” (Patris Corde, paragrafo 3). Come contributo e approfondi- mento proponiamo lo sguardo del vicario Episcopale Mons. Elli nell’omelia pronunciata a Cambiago domenica 14 marzo: uno sguardo rinnovato sul precetto della messa dome- nicale e sulla gerarchia nella Chiesa. Un’obbedienza che si vive in una realtà di famiglia, pieni di speranza e di amore. D omenica: perché ritrovarsi insieme alla Messa Domenica è un momento importante, per- tutti, ci conosce tutti, ci ama tutti, siamo per lui dei figli e delle figlie amati. Ed è il più grande segno che abbiamo quello di ché, seppur con le distanze, viviamo un ricordare questo andando a Messa la do- momento di socialità. Noi uomini non sia- menica. Qualcuno chiede perché andare a mo fatti per stare da soli, poter davvero Messa la domenica? È lunga, magari c’è incontrare, seppur con tutte le attenzioni, quel prete lungo e pesante, ma non è me- tanti amici, tanti fratelli, tante sorelle, è glio stare a letto a dormire, meglio andare già una cosa bella di per sé, per cui grazie a sciare, giocare a pallone. Quello è più Gesù, grazie Padre per averci aperto la tua divertente, più bello. Beh, può essere, però casa, la casa di Dio, la chiesa. Ma è soprat- io penso che venire in questo luogo, e sen- tutto è la casa di tutti noi. Hanno fatto la tirci accolti, amati, sentire che Dio c’è, che chiesa così grande perché idealmente vuo- Dio è grande, buono, che ti vuole bene, che le dire che sia la casa di tutti, perché Dio non ti lascia solo e soprattutto ti ricorda vuole bene a tutti, perché Dio è il padre di che tu non sei solo, perché Dio ti è vicino ed è Padre. Ed è la prima cosa che dobbiamo insegnare ai nostri figli, sulla domenica e sul fatto che Dio c’è, che non si è soli. La fede. Chiesa: la gerarchia e il vescovo Perché oggi il vicario, oggi che non ci sono feste, cose importanti, in una domenica normale. Per dire che il rapporto con il Vescovo che io rappresento è un rapporto ordina- rio. A me pare che in questi ultimi decenni i media hanno in maniera esagerata sottolineato alcuni aspetti negativi, hanno un po' fatto passare l’idea che i vescovi e i cardinali sia- no gente lontana, che vivano in ap- partamenti da 800 metri quadrati che si fanno gli affari loro. I vescovi e i cardinali che conosco io, sono gente che quotidianamente cercano di donare speranza. Pensate al ve- Mons. Michele Elli scovo Mario, un uomo che se la “caccia” per portare quella speran- 12 il faro - marzo/aprile 2021
za, quella consolazione, quell’aiuto, quel- mamma erano perfetti? No! Ma gli volevo la parola di incoraggiamento. È un fratel- bene al mio papà e alla mia mamma? Tan- lo, tra fratelli a cui è stato chiesto di pren- tissimo! Ritorniamo a guardare ai sacer- dersi cura di tante altre persone. E fa doti, che non sono perfetti, con occhi di quello che può. Con semplicità, con umil- amore. La mia presenza oggi è per dire tà. Chi è il Vescovo? Innanzitutto, qualcu- che il Vescovo non è uno lontano. C’è no a cui guardare nell’ambito della fede e qualche problema, è vero, ma i problemi li con gli occhi del voler bene. A me piace affrontiamo con serietà, con impegno, sempre pensare la Chiesa, la parrocchia senza giustificare l’ingiustificabile. Ma come una famiglia. Il vescovo è come il non facciamoci portar via questa dimen- papà e la mamma. Il mio papà e la mia sione affettiva nella Chiesa. Giuseppe, padre accogliente... … nella vita di tutti i giorni Dice Papa Francesco: “Tante volte, nella nostra vita, accadono avvenimenti di cui non com- prendiamo il significato. La nostra prima reazione è spesso di delusione e ribellione. Giu- seppe lascia da parte i suoi ragionamenti per fare spazio a ciò che accade e, per quanto possa apparire ai suoi occhi misterioso, egli lo accoglie, se ne assume la responsabilità e si riconcilia con la propria storia”. (Patris Corde). Cerchiamo attorno a noi segni di questo stile spirituale di Giuseppe, sempre il Santo Padre: “La vita spirituale che Giuseppe ci mo- stra non è una via che spiega, ma una via che accoglie”. (Patris Corde) S i deve fare un esercizio. Provare a ricor- dare uomini e donne che si è incontra- to durante gli anni. Certo i più giovani, nel- zio di memoria, un aiuto potrebbe venire da alcune figure importanti: prendiamo ad esempio il beato Carlo Acutis. Ecco cosa lo sfogliare i ricordi, ci metteranno meno; dice la madre di Carlo legata alla malattia, quelli con qualche primavera in più, hanno leucemia fulminante, che ha colto Carlo in un lavoro un pelo più complesso. Magari giovanissima età: “La malattia è stata ful- poi non serve ricordare qualcuno, si po- minea, se ne è andato in tre giorni. Aveva trebbe trovare quello che si cerca diretta- preso un’influenza, poi la scoperta della mente nelle proprie esperienze quotidiane leucemia di tipo M3 che era silente e in tre di vita. L’esercizio è pensa- re a qualcuno che abbia Beato Carlo Acutis accolto con fede e serenità qualche avvenimento im- previsto e complesso. Perfi- no una malattia o una mor- te. O magari un evento ina- spettato e sorprendente. Ecco quella è uno dei tratti dell’accoglienza paterna che ci viene indicata da Pa- pa Francesco relativamente alla figura di Giuseppe. Di sicuro ognuno può trovare un sacco di esempi che di- mostrano questa fede acco- gliente e piene di speranza oltre ogni aspettativa e si- tuazione. In questo eserci- il faro - marzo/aprile 2021 13
Beata Chiara esempi di santi giovani alle prese con malattie complesse e che hanno porta- “Luce” Badano to loro alla morte e in definitiva anche alla santità. Non dimentichiamo il “lasciatemi andare alla casa del Pa- dre” di San Giovanni Paolo II. Un altro esempio molto lombardo è Santa Gianna Beretta Molla, scrivono di lei: “Amava tutte le cose belle che Dio ci ha donato. Mi è sempre sembrata una donna del tutto normale, ma la santità non è fatta solo da segni straordinari. È fatta soprattutto dell'adesione, quoti- diana, ai disegni imperscrutabili di Dio». Per salvare sé stessa, il passo ob- bligatorio sarebbe stato eliminare la prima, messa a termine da un inter- vento che avrebbe potuto eliminare il fibroma, messosi a crescere di pari passo alla gravidanza. Se dovete deci- dere tra me e il bambino, scegliete il bambino disse e così e così successe e giorni si è sviluppata. Avevamo fatto delle lei morì”. Un esempio di accoglienza sem- analisi qualche giorno prima ed erano per-pre lombardo è del servo di Dio Nerino fette. La diagnosi gli è stata comunicata e Cobianchi che nasce a Velezzo Lomellina il lui l’ha presa con molta serenità, non si è 25 giugno 1945. “Attivo in parrocchia, mai lamentato ed ha mantenuto il suo sor- sempre impegnato in raccolta di beni per i riso nonostante i forti dolori. Io credo che bisognosi di ogni paese decide durante un se lo aspettasse, due mesi prima di morirepellegrinaggio al santuario della Madonna si era filmato e aveva detto che quando della Guardia (Genova) di non raccogliere avrebbe pesato 70 kg sarebbe morto, così èpiù solo soldi e indumenti da inviare nei stato. Carlo si comportava come se avesse Paesi del Terzo Mondo, ma di recuperare chiaro che non sarebbe vissuto a lungo e tante sue affermazioni le San Giovanni Paolo II ho capite solo dopo la sua morte.”. Altra figura di santo giovane, colpi- ta da un osteosarcoma molto gio- vane è ad esempio Chiara Luce Ba- dano. Ecco una testimonianza dei genitori: “Chiara ha impiegato 25 minuti per dire il suo sì, ma poi non si è più voltata indietro”. Tanto fu il tempo in cui Chiara rimase in si- lenzio dopo aver scoperto della terribile malattia che le era capita- to di vivere. “Durante i mesi della malattia c’era in casa questa sere- nità soprannaturale: succedono co- se che non riesci bene a capire. Ma quel suo sì, ha fatto sì che quei due anni fossero davvero benedetti da Dio: Gesù ci ha fatto vivere una co- sa straordinaria, così straordinaria da non riuscire a spiegare.” Due 14 il faro - marzo/aprile 2021
Santa Gianna forse per essere pronti ad Beretta Molla accogliere come Giusep- pe, ripensare a queste figure che si sono incon- trate, aiuta a vivere nella quotidianità odierna que- sto tratto particolare. Dalla via Crucis della co- munità pastorale divina misericordia del Venerdì Santo si legge in una me- ditazione: “Prendere la croce non è un gesto di rassegnazione, ma un conformarsi, è un assu- mere quella forma che accoglie terra e cielo e abbraccia il mondo facen- do tutto confluire nel Suo cuore”. Essere padri persone, togliendole dalla strada e dall’indi- dell’accoglienza è davvero una sfida, ma genza. Così nel 1989 acquista una vecchiaquesto esercizio di ricordo, forse darà casa colonica in Cilavegna e ne decide lal’impressione di non essere soli in questo ristrutturazione per trasformarla in una impegnativo atteggiamento di fede, ma di Casa di Accoglienza dove poter ospitare essere accompagnati da uno o più cirenei giovani extracomunitari senza un tetto si- che possono accompagnare e sostenere curo. Furono mesi di intenso lavoro, ma ognuno di noi. anche di grandi soddisfazioni per Nerino DB che vedeva la sua casa crescere e a lavori non ancora ultimati il 15 novembre 1993 le porte della casa vengono spalancate per un gruppo di profughi bosniaci (erano quelli gli anni dei tragici avvenimenti accaduti in seguito allo smembramento della ex Ju- goslavia). Un’accoglienza vissuta in parrocchia e anche nella vita nell’accettare poi la sua malattia che lo portò all’incontro con il Padre nel 1998.” Un ulteriore esempio di accoglienza evangeli- ca totale, come quella di San Giuseppe. Ma l’esercizio da fare è quello di cercare nell’esperien- ze e negli incontri della propria vita, una serie di esempi di que- sto genere. Di sicuro a pensarci, ne verranno alla mente tanti. Magari, questi uomini e donne, non finiranno annoverati nel libro dei santi della Chiesa, ma sarà quella santità che illumina Servo di Dio Nerino Cobianchi e segna la vita di ognuno. Ecco, il faro - marzo/aprile 2021 15
Giuseppe, padre coraggio creativo Trasformare un problema in opportunità Dice Papa Francesco nella Patris Corde: “Ogni guarigione interiore è accogliere la propria storia, fare spazio anche a ciò che non abbiamo scelto […] serve aggiungere una caratteri- stica importante: il coraggio creativo […] anche la nostra vita sembra in balia dei poteri forti, ma il Vangelo ci dice che ciò che conta, Dio riesce sempre a salvarlo a condizione che usiamo lo stesso coraggio creativo di Giuseppe”. Questo coraggio cerchiamo di riviverlo nella quotidianità delle sfide educative nella catechesi e nella scuola e con il servizio di accoglienza che viviamo nella nostra comunità cristiana. La creatività e le sfide della “Non poter fare la catechesi in oratorio, CAD: catechesi a distanza non avere un contatto in presenza con loro, non riuscire a capire quando vogliono L ’incontro con Marinella, catechista nella nostra Comunità Pastorale, offre la possibilità di discutere le sfide e le oppor- esprimere un pensiero, una riflessione o una domanda, sicuramente limita tutta la nostra attività. Ma la sperimentazione di tunità della Catechesi a distanza che, in alcuni strumenti, di differenti modalità che questo tempo di pandemia, i nostri bambi- ci siamo inventati e l’applicazione di un po' ni e bambine stanno sperimentando. Come di tecnologia che abbiamo imparato ad ogni momento formativo, l’esperienza della usare e sfruttare, fanno immaginare di po- catechesi nel tempo dell’iniziazione cristia- ter utilizzare questi accorgimenti negli an- na implica una necessaria dose di creatività ni futuri, quando, speriamo, tutto il COVID e di fantasia innovativa, senza dimenticare sarà solo un brutto ricordo del passato”. la lunga tradizione che nei decenni passati La speranza di tornare ad avere quel con- ha proposto diverse formule. Proprio que- tatto educativo diretto in presenza fa par- sto aspetto, la testimonianza di Marinella te un po' dell’esigenza di ognuno, soprat- consente di allargare lo sguardo a quell’i- tutto per chi svolge un servizio come quel- spirazione creativa che è cuore dell’annun- lo di Marinella così prezioso e così umano: cio cristiano. trasmettere la passione per la fede, la “Sempre avuto ragazzi dalla terza elemen- tare alla seconda media. Quest’anno oltre alla catechesi a distanza, la novità è l’avere iniziato un nuovo ciclo a partire dalla se- conda elementare”. La sfida non era sem- plice e la tecnologia da imparare ad utiliz- zare e maneggiare richiede un certo impe- gno anche per catechiste di lunga espe- rienza come Marinella. “Ci siamo inventate, con don Matteo e don Paolo, una serie di attività che svolgiamo in remoto: leggere un racconto, ascoltare l’au- dio che viene proposto dal catechismo che abbiamo a disposizione, ascoltare i canti proposti… cercare in ogni modo di coinvol- gere i bambini per iniziare questo cammino che deve portare all’incontro con il Signore Gesù”. Questi nuovi modi di affrontare la cateche- si, anche se nella difficoltà della situazione pandemica, consegnano nuovi strumenti anche per il futuro. Dice sempre Marinella: 16 il faro - marzo/aprile 2021
Chiesa e il Vangelo. Anche per catechiste pazione dei fedeli in sicurezza e tranquilli- con esperienza, ecco che il coraggio creati- tà. Ma quello che, ad una prima occhiata, vo trasforma la situazione in una occasione aumentava le distanze tra fratelli e sorelle di annuncio: “In questi anni tanti sono i che partecipavano alla Messa, in realtà, cambiamenti che ho visto nei ragazzi e nel- forse, ha portato a nuove possibilità di re- le ragazze: sempre di più i bambini che non lazione e di legame. È il caso del servizio sanno fare il segno della croce. Alcuni bam- di accoglienza che, in tutte le tre parroc- bini ti pongono domande come: “Ma cos’è chie della Comunità Pastorale, è portato l’oratorio?”. Tanti non fanno esperienza in avanti con discrezione e serietà da tanti famiglia della fede, quindi non possiamo uomini e donne (non dimentichiamo anche smettere di annunciare, anche nei periodi chi sanifica al termine di ogni celebrazione complessi come quello che stiamo vivendo. gli arredi). I volontari non si limitano a Ecco perché, ad esempio, ci siamo inventati controllare che ci si sieda nei posti corret- di far conoscere le varie parti della chiesa ti, che tutti abbiano e indossino corretta- ai bambini di seconda, facendo delle foto mente la mascherina e che nessuno resti all’’ambone, all’altare… così, condividendo- in piedi durante la funzione liturgica. le con loro attraverso ZOOM è stato possibi- L’accoglienza non è solo un controllo. L’ac- li iniziare a fare una prima esperienza visi- coglienza è un servizio di comunità: riduce va nell’attesa poi di fare insieme in presen- le distanze, consente di interessarsi dell’al- za l’incontro con quei luoghi. tro, di salutare, di entrare nella logica del Non possiamo fermarci, dobbiamo conti- “prendersi cura dell’altro”. Ci vuole il co- nuamente pensare a qualcosa di nuovo”. raggio creativo di vivere una situazione Ecco la creatività che diventa un servizio come un’occasione di annuncio, di fratel- in questo tempo, sfruttando anche quello lanza e di contatto umano e relazionale, che l’attività dei bambini con gli strumenti più che mai importante in questi momenti. tecnologici consentono di realizzare. Interessarsi delle vicende, vedere che una Ringraziamo Marinella per la sua testimo- persona manca per un paio di settimane e nianza di creatività educativa nell’iniziazio- ri-accoglierlo chiedendo se stesse bene e ne cristiana e per il suo servizio nella co- se tutto fosse a posto. Accompagnare al munità pastorale più che mai prezioso e posto corretto, aiutare le anziane e gli an- importante. “È bene che le comunità si im- continua a pag.20 pegnino non solo nell’affrontare una nuova sfida culturale, ma anche nel corrispondere alle nuove generazioni con gli strumenti che sono ormai di uso comune nella didattica. È una priorità anche per la catechesi educare al buon uso di questi strumenti e ad una più profonda comprensione della cultura digita- le, aiutando a discernere gli aspetti positivi da quelli ambigui.” (Direttorio per la Cate- chesi, 2020, n. 216). La creatività e l’accoglienza: opportunità di incontro L a pandemia ha portato: le norme sul distanziamento sociale, la mascherina, la riduzione dei contatti umani e interper- sonali. Questo COVID ha allontanato gli uni dagli altri. La necessità di rispettare le norme richieste dal legislatore e dalle esi- genze sanitarie ha costretto anche le Chie- se ad organizzarsi per garantire la parteci- il faro - marzo/aprile 2021 17
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il faro - marzo/aprile 2021 “ITE AD JOSEPH” Altare della Sacra Famiglia 19 Chiesa parrocchiale di Bellinzago Lombardo
ziani con i foglietti, le offerte: insomma, sentirsi accolto (...) C’è una radice che cau- vedendolo alla luce della creatività co- sa tanti danni, che distrugge silenziosa- raggiosa giuseppina, un’occasione di co- mente tante vite: la solitudine! Ci separa struzione di rapporti, relazioni, fraterni- dagli altri, da Dio, dalla comunità. Ci rin- tà… ciò che rende umani e ciò che ren- chiude in noi stessi: perciò, quello che è de comunità. proprio della Chiesa, di questa madre, non Rileggendo un articolo di Avvenire del 20 è principalmente gestire cose, progetti, ma marzo 2020 si legge: “La prima domenica imparare a vivere la fraternità con gli al- con le Messe ritrovate è stata una festa di tri. È la fraternità accogliente la migliore popolo. Un po’ ridotta, a dire il vero. Infat- testimonianza che Dio è Padre, perché ‘da ti, il distanziamento fisico di almeno un questo tutti sapranno che siete miei disce- metro e mezzo da un fedele all’altro ha poli, se avete amore gli uni per gli altri'”. contingentato la capienza: in genere, uno (Omelia Papa Francesco, Ñu Guazú, ad o al massimo due persone in ogni panca.” Asunción, maggio 2015). Era tale un anno fa in cui si sperimentava da un lato l’entusiasmo di tornare in pre- La creatività e le sfide della senza in chiesa insieme, dall’altro il con- tingentamento, la distanza che rendeva DAD: scuola a distanza “strana” la situazione che comunque si accettava. Con il passare del tempo, tutto ciò è diventato “normalità” (o sarebbe più corretto dire abitudine)… ma il servizio P eggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”. Le parole pronunciate da Papa Francesco ormai quasi un anno fa che doveva indicare i posti in cui sedersi, quando, a seguito dell’allentamento delle si è trasformato diventando una occasione norme restrittive, ad alcuni fedeli fu con- di fraterna vicinanza e cordiale unione sentito di poter prendere parte alla Santa comunitaria. Ed è il coraggio creativo, in- Messa in San Pietro, erano un monito che dicato dalla figura di Giuseppe, che apre risuonava alle orecchie di molti di noi co- gli occhi su questo modo nuovo che ha me stimolante, eppure ad oggi è ancora trasformato una situazione nell’ennesima non di rado inascoltato. Da insegnante, opportunità per tutti. Dice Papa France- spesso, ti trovi ad affrontare situazioni sco: “Quante volte, dice Francesco, pensia- delicate, complesse, a livello individuale o mo la missione sulla base di progetti o pro- di gruppo. Ogni ragazzo o ragazza è un grammi. L’evangelizzazione mediante stra- mondo a sé, con una storia a sé, in una fase tegie, tattiche e manovre; invece “nella lo- di vita particolare, con un delicato equili- gica del Vangelo non si convince con le argomentazioni, le strategie, le tattiche, ma semplicemente imparando ad acco- gliere”. La Chiesa è la madre dal cuore aperto che sa acco- gliere, ricevere, spe- cialmente chi ha bi- sogno di maggiore cura, chi è in mag- giore difficoltà. La Chiesa è la casa dell’ospitalità. Quan- te ferite, quanta di- sperazione si può curare in una dimo- ra dove uno possa 20 il faro - marzo/aprile 2021
brio tra punti di forza e fragilità che ciascu- zione. È qualcosa di molto più profondo no di volta in volta cerca di trovare o di ri- e allarmante. costruire. Trasformare le criticità in oppor- Come, dunque, affrontare questa emergen- tunità di cambiamento è una sfida ed è la za? Di fronte a problemi così grandi, come chiave per poter aiutare ognuno a trovare la può realizzarsi nella quotidianità dell’epo- propria strada. ca della DAD quello che papa Francesco Questa crisi, tuttavia, è qualcosa di così definisce il “coraggio creativo del carpen- complicato da lasciare spiazzati anche noi tiere di Nazaret, il quale sa trasformare un adulti. Come convincere i ragazzi e le ra- problema in un’opportunità anteponendo gazze che anche, o forse soprattutto in sempre la fiducia nella Provvidenza”? La questa situazione pandemica si cela una questione, a ben vedere, non riguarda tan- opportunità proficua di crescita e matura- to, o perlomeno non solo, gli strumenti, i zione? Come riuscire a stimolarli, soste- mezzi e le modalità da mettere in campo. nerli, spronarli e guidarli a esplorare le Di spunti, in questo ambito, ce ne sono a proprie risorse senza averli fisicamente di bizzeffe e tutti noi tra corsi di formazione fronte a sé, senza poterli accogliere al mat- online, confronto tra colleghi e improvvi- tino, scambiare con loro un sorriso in cor- sazioni coronate o meno da successo, ab- tile, osservarli mentre lavorano stando al biamo ormai accumulato un bagaglio piut- loro fianco e, quando necessario, richia- tosto consistente. marli al dovere con quella pienezza di si- Ma tutte queste soluzioni pratiche perdo- gnificato che solo la presenza fisica può no di significato se non sono collocate aggiungere? all’interno di una cornice che le renda effi- Nel delineare il suo sistema preventivo caci, che permetta a chi ne sfrutta le po- Don Bosco, che qualcosa di educazione dei tenzialità di arrivare al cuore dei suoi ra- giovani ne sapeva, si premurava di ribadire gazzi e delle sue ragazze. E tale cornice che “si deve fare in modo che gli allievi rivoluzionaria, creativa, eppure così sem- non siano mai soli”, che gli educatori li plice da essere spesso data per scontata, è precedano, li accolgano e rimangano con la presenza. loro senza lasciarli inoccupati. Già, ma die- La “distanza” è entrata ormai nella nostra tro a uno schermo come si fa? quotidianità, abbinata spesso e in maniera “Luca, accendi la fotocamera!” “Prof, la agghiacciante con l’aggettivo “sociale”. Pen- sento a scatti…” “Marta, ti vedo smanetta- siamo un attimo all’abisso di significato re col cellulare mentre spiego! La pianti?!” che passa tra “mantenere la distanza di “Prof, non riesco a scaricare il file che mi sicurezza” e “mantenere il distanziamento ha inviato.” “Giovanni, ti vedo, ma non rie- sociale”, quasi che la prevenzione dal con- sco a sentirti.” Quante volte quotidiana- tagio, e quindi la salute, passi non tanto mente ci siamo trovati ad affrontare scam- dalla distanza fisica, quanto dal disgrega- bi di questo tipo, fino al più tecnico “Prof, mento della società e della socialità. Ecco sta laggando…”, quasi fossimo in un vi- quindi che in un “eccomi”, in un “io sono deogioco. qui per te” rivolto non banalmente a un Ma qui siamo solo in superficie: finché si volto su uno schermo, ma a un cuore che tratta di un problema tecnico, la cosa batte, a un cervello che cresce, a un’anima può essere risolta in qualche maniera. che si nutre di ispirazione, al futuro che è Più complicato è quando, sempre attra- ciascun ragazzo e ciascuna ragazza, lì sta verso il freddo schermo, vedi i ragazzi e la chiave del coraggio creativo. Il “come”, le ragazze che conosci, che hai visto cre- poi, può assumere forme diverse. In tempi scere, con i quali hai stabilito una rela- di isolamento, non solo fisico, avere il co- zione significativa diventare sempre più raggio di mettere in campo soluzioni crea- stanchi, demotivati, svogliati, addirittura tive si realizza nell’esserci, in una testimo- apatici. E lo sappiamo, non è solo que- nianza apparentemente semplice, ma che stione che a casa, davanti a un computer questa pandemia ha costretto a riempire o a un tablet, per tutti è molto più facile nuovamente di significato. “Eccomi, sono cedere alla tentazione di “esplorare” le qui per te!” risorse che la tecnologia mette a disposi- Alessandro Brambilla il faro - marzo/aprile 2021 21
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