Il prossimo balzo in avanti del Brasile - Andrea Goldstein e Giorgio Trebeschi
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Andrea Goldstein e Giorgio Trebeschi Il prossimo balzo in avanti del Brasile La frenata dell’economia brasiliana dopo il 2010 è una conse- guenza sia del mutato contesto internazionale sia dei problemi strutturali rimasti irrisolti durante la sua precedente crescita. 30 E che ora vanno affrontati, accantonando la politica di stimoli 2014 alla domanda e al credito e puntando invece ad accrescere la marzo produttività e il tasso di investimento, specialmente in alcuni settori strategici. 64 Aspenia Per quasi mezzo secolo il Brasile è stato l’unico vero paese emergente, con un tasso di crescita medio del 7% all’anno e punte “cinesi” oltre il 10% a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. All’alba degli anni Ottanta, il paese aveva da tempo superato lo status di economia povera (per quanto i poveri fossero ancora molto numerosi), ma poi la crisi del debito estero si è abbat- tuta spietatamente sull’economia brasiliana: conti pubblici in disordine, iperinflazione, scarsi investimenti privati e pubblici – in sintesi la crescita anemica della década perdida. È stato necessario un lungo processo di aggiustamento – fatto di “normaliz- zazione” monetaria e conti Andrea Goldstein, dell’OCSE, e Giorgio Trebeschi, pubblici in ordine grazie al della Banca d’Italia, sono autori del libro pubblicato Plano Real, e di riforme strut- nel 2012, L’economia del Brasile. 030-038-goldstein 64 ok.indd 30 01/03/14 14.14
turali come l’apertura commerciale, la ristrutturazione del settore bancario e le privatizzazioni – perché ripartisse il motore della crescita. Ne è stato artefice il presidente Fernando Henrique Cardoso, che ha anche saputo consolidare le istituzioni democratiche in un paese che tra il 1964 e il 1985 era vissuto sotto il giogo della dittatura militare, ancorché meno feroce che in Argentina e in Cile. Il modello di sviluppo ha continuato a fare affida- mento sul finanziamento esterno, ma laddove in precedenza si trattava d’in- debitamento, negli ultimi 15 anni sono stati gli investimenti esteri a soste- nere l’economia. I risultati li conosciamo: la crescita media annua è passata dal 2,2% nel periodo 1995-2003 al 4,4% nel 2004-2010, grossomodo i mandati del presidente Lula, proiettando nuovamente il Brasile nel novero delle economie più dinamiche al mondo. 31 2014 Poi tutto, o almeno molto, è cambiato nel breve spazio di un triennio. Il marzo Brasile, che era passato apparentemente indenne dalla crisi globale, tra il 2011 e il 2013 ha visto il tasso di crescita annuo crollare al di sotto del 2%. 64 Le lancette del tempo sembrano tornate indietro e riecheggia la domanda: Aspenia “ma il Brasile diventerà mai un paese ricco?”. Le tensioni sociali e politiche esplose nel giugno 2013 in occasione della Confederations Cup di calcio rischiano di riemergere durante la Coppa del Mondo, la prossima estate. Per capire dove sta andando l’economia brasiliana occorre guardare al re- cente passato, cercando di capire le ragioni alla base dell’accelerazione degli anni della presidenza Lula. Allora, ha giocato un ruolo fondamentale in primo luogo la maturazione dell’ampio processo di riforme avviato già nella prima metà degli anni Novanta, al quale, all’avvio del primo mandato, il governo Lula ha contribuito con alcuni interventi finalizzati a promuovere lo sviluppo del settore bancario (ad esempio con il cosiddetto crédito consi- gnado) e a rendere più snelle e certe le procedure concorsuali per le impre- se in crisi. Soprattutto, le maggiori risorse destinate a politiche sociali più 030-038-goldstein 64 ok.indd 31 01/03/14 14.14
attive – in particolare Bolsa Família, Minha Casa Minha Vida, e l’aumento del salario minimo – hanno accelerato l’integrazione dei segmenti medio- bassi della popolazione nel mondo del lavoro e dei consumi. La gestione economica dell’era Lula ha lasciato alla presidenza di Dilma Rousseff un’eredità sicuramente positiva (l’emersione della classe media e la migliore redistribuzione del reddito), ma anche una serie di squilibri ma- croeconomici. L’inflazione, in particolare, appare elevata rispetto agli stan- dard internazionali ed è causa e al contempo conseguenza del progressivo deterioramento dei conti pubblici e con l’estero. In secondo luogo, fino all’esplodere della crisi globale, le condizioni esterne si sono dimostrate favorevolissime. L’aumento del prezzo delle materie pri- 32 me esportate dal Brasile (in particolare soia e minerali ferrosi, commodities 2014 di cui la Cina è stata particolarmente vorace) ha fornito un costante afflusso marzo di valuta, garantendo l’equilibrio esterno anche in una fase di forte espan- sione della domanda interna (e quindi anche delle importazioni). L’abbon- 64 dante liquidità sui mercati finanziari internazionali, nonostante la crisi suc- Aspenia cessiva al crollo di Lehman Brothers, ha contribuito a mantenere distese le condizioni di finanziamento internazionale, alimentando anche la crescita del credito domestico. Negli ultimi anni il contesto esterno si è deteriorato per effetto delle tensio- ni generate dalla crisi del debito sovrano in Europa, del rallentamento della Cina e più recentemente dell’impatto negativo del tapering della Federal Reserve americana (il programma di riduzione di acquisti di titoli e conse- guente drenaggio di liquidità da parte della banca centrale statunitense) sulle condizioni finanziarie in Brasile. Infine, va ricordato che l’impostazione delle politiche economiche – che fino alla metà del decennio scorso era rimasta restrittiva per assecondare il pro- cesso di rientro dall’inflazione e di riduzione del debito pubblico – si è fatta 030-038-goldstein 64 ok.indd 32 01/03/14 14.14
via via più espansiva, soprattutto in risposta agli effetti della crisi interna- zionale del 2008. Il governo ha contribuito a finanziare l’economia reale attraverso ingenti apporti di capitale al Banco de Desenvolvimento Econômi- co e Social (bndes) e alle altre banche a capitale pubblico (Banco do Brasil e Caixa Econômica); intanto i vincoli di bilancio pubblico sono divenuti meno stringenti per continuare a sostenere la crescita dei consumi, soprat- tutto quelli di beni durevoli, e degli investimenti. L’ECONOMIA TORNA COI PIEDI PER TERRA: I NODI IRRISOLTI DELL’INFLAZIONE E DELLE INFRASTRUTTURE. Nel 2010, quan- do la crescita ha toccato il tasso record del 7,5%, la fantasia di alcuni ana- listi e imprenditori è arrivata a prefigurare un futuro da “tigre asiatica” per 33 2014 il Brasile. Alla luce del marcato rallentamento che è seguito, i brasiliani – marzo che sono dotati di indubbio senso dell’umorismo – hanno iniziato a parlare del voo de galinha (volo di gallina), già altre volte intrapreso dalla loro eco- 64 nomia. Il fallimento dell’impero petrolifero del magnate Eike Batista (il più Aspenia grande mai registrato in America Latina) è stato esemplificativo del “bagno di realtà” che l’economia brasiliana sta facendo. Soprattutto, sono molteplici i problemi strutturali aperti. Senza ovviamente avere la pretesa di farne un’analisi esaustiva, ecco i principali nodi che vanno risolti per far ripartire il paese. Il settore terziario impiega oltre 60 milioni di persone, più del triplo rispetto al settore industriale, e incide sul costo del lavoro e sulla competitività dell’industria. Il buon andamento dei servizi – protetti dalla concorrenza estera e favoriti dalle politiche governative di sostegno ai redditi (si pensi al consistente aumento del salario minimo) – ha sì ridotto il tasso di disoccupa- zione ai minimi storici, ma ha anche provocato pressioni al rialzo dei salari in tutta l’economia. In assenza di significativi aumenti di produttività, il costo 030-038-goldstein 64 ok.indd 33 01/03/14 14.14
del lavoro per unità di prodotto nell’industria è aumentato in misura sensibi- le (secondo l’ocse di oltre il 60% in termini relativi tra il 2004 e il 2010), indebolendone la competitività. L’ambiente del business continua inoltre a essere penalizzante: il Brasile langue nelle parti basse del “Easy of Doing Business” della Banca mondiale (al 116° posto su 189 paesi nel 2013) so- prattutto a causa del complesso e oneroso sistema tributario (160° posto). Questa dinamica ha alimentato un processo inflazionistico nel settore dei servizi che si è riflesso, anche attraverso gli elementi di indicizzazione an- cora presenti, nell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo, ancora oggi al di sopra dell’obiettivo del governo. Il forte afflusso di capitali sia di portafo- glio (definito dalla presidente Rousseff uno “tsunami monetario”, causato 34 dalle politiche monetarie eccessivamente accomodanti praticate dalle eco- 2014 nomie centrali) che per investimenti diretti, ha altresì determinato un ap- marzo prezzamento del cambio nominale che ha contribuito ulteriormente a inde- bolire le esportazioni. 64 Un altro problema strutturale ereditato dalla nuova amministrazione – e Aspenia tuttora irrisolto – riguarda l’arretratezza delle infrastrutture brasiliane. Se- condo la classifica di competitività del World Economic Forum (wef), il Brasile occupava nel 2013 il 114° posto a livello globale, con particolari carenze nelle infrastrutture di trasporto. Si stima che lo stock di investimen- ti in infrastrutture in Brasile sia tra i più bassi al mondo (16% del pil, ri- spetto al 58% in India, 76% in Cina e 87% in Sud Africa). Come indicato dall’Executive Opinion Survey del wef, le infrastrutture sono il secondo fat- tore tra i più problematici per “fare impresa” in Brasile (19,7%), preceden- do anche i problemi relativi al sistema tributario. Approfondendo la compo- sizione degli investimenti, si nota che il ritardo del Brasile si concentra nel settore delle costruzioni (edilizia residenziale e commerciale), oltre alle già citate infrastrutture. Gli investimenti in edilizia residenziale (3,5% del pil) 030-038-goldstein 64 ok.indd 34 01/03/14 14.14
appaiono modesti nel confronto internazionale: per esempio, risultano infe- riori a quelli effettuati in Spagna anche dopo la recente crisi. Per le altre tipologie di investimenti (in particolare in macchinari e mezzi di trasporto), il Brasile negli ultimi dieci anni appare in linea con la media mondiale (9,9% del pil, rispetto a 9,5%). Per raggiungere gli standard della Corea del Sud – dove trenta anni fa i li- velli delle infrastrutture erano peggiori di quelli odierni del Brasile – l’inve- stimento in infrastrutture dovrebbe essere compreso tra il 6% e l’8% del pil per altri vent’anni, mentre nell’ultimo anno in Brasile è stato del 2,3%. Agli attuali tassi d’investimento, la crescita potenziale del paese si colloca al massimo intorno al 3,5% per cento annuo. Solo con un tasso prossimo alla media mondiale (oltre il 23%, rispetto al 18% del Brasile), la crescita – a 35 2014 parità di dinamica della produttività – potrebbe raggiungere il 5% annuo. marzo COME E DA DOVE POTRÀ RIPARTIRE L’ECONOMIA BRASILIANA. 64 Durante la fase di accelerazione la domanda interna si è fortemente espan- Aspenia sa, soprattutto i consumi privati e la spesa pubblica; meno gli investimenti. Sul fronte della dotazione di capitale, il Brasile registra un tasso di investi- mento in relazione al prodotto tra i più bassi al mondo (si trova al 142° posto su 174 paesi analizzati dal World Economic Outlook dell’fmi). Dal lato dell’offerta ne hanno beneficiato soprattutto i settori produttori di beni non tradable e dei servizi, cioè quelli più al riparo dalla concorrenza estera e in grado di intercettare la crescente domanda di consumi prove- niente dalla nuova classe media emergente. Si tratta in particolare dell’in- termediazione finanziaria (cresciuta dell’8,9% all’anno tra il 2004 e il 2010), del commercio (5,8%) e dei servizi di pubblica utilità (4,8%). Tra i settori industriali si è registrata una buona dinamica dell’edilizia (5,2%) e, grazie alla forte domanda estera, dell’industria estrattiva (5%). 030-038-goldstein 64 ok.indd 35 01/03/14 14.14
Gli sviluppi recenti dell’economia brasiliana e il mutato contesto interna- zionale hanno posto al centro del dibattito i problemi strutturali legati alle strozzature dal lato dell’offerta. È ormai chiaro alla maggior parte degli os- servatori e degli economisti che ulteriori stimoli alla domanda e al credito – che sono diventati tanto di moda nel governo come risposta alla crisi in- ternazionale – non sarebbero in grado di accelerare il tasso di crescita ma si tradurrebbero, viceversa, in ulteriori pressioni inflazionistiche. La priorità è invece quella di accrescere la produttività e aumentare il tasso d’investi- mento. Da questo punto di vista i fronti su cui lavorare sono molteplici: il terreno è quello delle riforme strutturali, un termine certamente abusato e che va riempito di contenuti. 36 Nel caso brasiliano, in concreto, si va dalla necessità di accrescere i già 2014 citati investimenti in infrastrutture (per eliminare i numerosi colli di botti- marzo glia esistenti nella pipeline logistica), a quella di affrontare i nodi della rifor- ma tributaria (per semplificare gli adempimenti, ridurre la pressione fiscale 64 e rendere il sistema più equo), delle pensioni (per venire incontro ai muta- Aspenia menti demografici e accrescere la propensione al risparmio) e della pubbli- ca amministrazione (per modernizzarla e ridurre i rischi di corruzione). Non si devono poi dimenticare i necessari sforzi per migliorare il sistema dell’i- struzione, pilastro chiave per qualsiasi paese di reddito medio che ambisca a fare il salto nella categoria di paese avanzato. Proprio in quest’ultimo caso qualche progresso si intravvede già. I dati rela- tivi all’ultimo pisa (Programme for International Student Assessment) dell’ocse mostrano che – pur in un contesto in cui la performance brasiliana è complessivamente al di sotto della media ocse – i risultati in matematica sono ampiamente migliorati, facendo del Brasile il paese con il progresso più significativo in quella materia. Sviluppi positivi si sono registrati anche nelle scienze e nella lettura. 030-038-goldstein 64 ok.indd 36 01/03/14 14.14
Non è troppo difficile farsi un’idea di quali siano i settori che potranno trai- nare l’economia. Per accrescere il tasso d’investimento sul pil il paese do- vrebbe puntare sul settore dell’edilizia civile, in particolare quello delle infrastrutture, piuttosto che sullo stimolo alla produzione e acquisto di mac- chinari e mezzi di trasporto. Ed effettivamente, dal 2013 maggiore enfasi è stata data ai programmi volti ad accrescere l’investimento nell’edilizia po- polare (come Minha Casa Minha Vida) e nelle infrastrutture. Per quanto concerne questi ultimi, il governo ha recentemente lanciato un programma di concessioni ai privati per 235 miliardi di dollari (di cui la metà da effet- tuare nei prossimi cinque anni) così suddivisi: 121 miliardi per i trasporti; 74 miliardi nell’energia; 40 miliardi nel settore oil & gas. Per rendere più attraenti gli investimenti, il governo interverrà attraverso linee di credito 37 2014 erogate dal bndes. marzo Uno studio dell’ipea (l’Istituto di ricerca economica del governo) e della Commissione economica per l’America Latina (cepal) dell’onu mostra la 64 divaricazione che si è prodotta nel settore industriale tra il 1996 e il 2010. Aspenia Investimenti e aumenti di produttività si sono concentrati nell’estrazione di materie prime e nella produzione di beni intermedi (raffinazione del petro- lio, estrazione di minerali, metallurgia di base, fabbricazione del legno, del- la cellulosa e della carta), ma anche in alcuni segmenti della produzione di beni di consumo durevole e di capitale (fabbricazione di veicoli da traspor- to, automobili e aerei della compagnia embraer). Le perdite di produttività (e di investimenti) si sono invece concentrate nei settori produttori di beni di consumo non durevole (in particolare nell’alimentare e nel tessile). Nell’intento di diversificare e ammodernare la struttura dell’economia, il governo ha lanciato nel 2012 il “Programa Start-up Brasil”, mirato ad ap- poggiare le nuove imprese nei settori tecnologici più avanzati tramite incu- batori e acceleratori. Nonostante questo sforzo, è da attendersi che gli stessi 030-038-goldstein 64 ok.indd 37 01/03/14 14.14
settori che hanno registrato risultati positivi in anni recenti saranno ancora i cavalli di battaglia dell’economia brasiliana; soprattutto perché nell’eco- nomia nel suo complesso è stato il progresso tecnologico nei settori consoli- dati, piuttosto che la ricomposizione tra settori, a produrre i guadagni di produttività registrati negli ultimi dieci anni. È infine necessario inserire nel mix dei fattori strutturali anche l’agricoltura brasiliana, che continua a vivere un momento felice nonostante la recente flessione dei prezzi sui mercati internazionali. Nei primi nove mesi del 2013, il settore agricolo è cresciuto a un ritmo tre volte superiore rispetto alla media dell’economia (7,5%, rispetto a 2,4). Il segreto dell’agribusiness sta proprio negli aumenti di produttività: tra il 2008 e il 2013, a fronte di un 38 aumento dell’area coltivata del 7% la produzione è cresciuta del 30%. I 2014 margini rimangono immensi: il raccolto potrebbe ancora espandersi del marzo 50% nei prossimi dieci anni, portando il Brasile a contendere all’India il terzo posto tra i produttori agricoli mondiali (dopo Cina e Stati Uniti). Dietro 64 a questi progressi vi sono ingenti investimenti, sia privati sia pubblici, nelle Aspenia più avanzate tecnologie: trattori di ultima generazione che consentono di lavorare anche di notte, nuove tipologie di sementi adatte al clima brasilia- no e che consentono due raccolti all’anno, sistemi satellitari per decidere dove piantare ecc. È proprio dalla dinamicità del settore primario, e dai guadagni di efficienza in esso registrati grazie allo sforzo coordinato di set- tore pubblico e grandi imprese private, che l’intera economia brasiliana potrebbe prendere spunto per compiere il tanto ambito salto in avanti. 030-038-goldstein 64 ok.indd 38 01/03/14 14.14
Puoi anche leggere