Castel del Monte, la capitale dei pastori - Comune di Castel del Monte (Provincia de L'Aquila) - Gran Sasso Living

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Comune di Castel del Monte (Provincia de L’Aquila)

                 Castel del Monte, la capitale dei pastori

COME SI RAGGIUNGE

In auto
Autostrada A24 Roma-L'Aquila: uscire a L'Aquila Est, prendere la SS 17 in direzione Pescara; a
Barisciano girare a sinistra e proseguire per S. Stefano di Sessanio e Calascio.
A25 Pescara-Roma: uscire al casello di Bussi, imboccare la SS 153 in direzione L'Aquila; a
Capestrano svoltare a destra e proseguire verso Ofena e Villa S.Lucia.

In treno
Stazione FS di L’Aquila, poi bus per Castel del Monte.

DISTANZE IN KM
Roma km 150, Teramo km 70, Pescara km 90, L’Aquila km 44

ALTITUDINE
1346 m s.l.m.

ABITANTI
562.

PATRONO
S. Donato, 6 - 7 agosto.

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                          Dipartimento Turismo, Cultura e Paesaggio
LO SPIRITO DEL LUOGO
Il nome
Il toponimo Castellum de Montis rende chiaramente l’idea di centro fortificato incastonato tra le
montagne.

Lo stemma
Rappresenta la torre del paese cinta dalle mura, posta su cinque colli (le alture che circondano il
borgo, visibili dalla valle del Tirino) o, secondo altri, sulle cinque antiche porte d’ingresso. Lo
stemma risale al 1435 ed è scolpito nella Chiesa Matrice.

La storia
XI sec. a.C., sono databili a quest’epoca i più antichi reperti della necropoli italica scoperta nella
piana a sud del borgo.
IV sec. a.C., la conquista romana porta alla costruzione, nella piana posta a mezzogiorno
dell’odierno abitato, di un pagus chiamato Città delle Tre Corone forse per via di una triplice
fortificazione.
XI sec., l’antico villaggio, abbandonato per sfuggire alle scorrerie dei barbari, viene sostituito con
l’attuale Ricetto, la parte più antica di Castel del Monte che si sviluppa intorno al castello.
1223, una bolla pontificia riporta per la prima volta il nome di Castellum de Monte.
1298, i conti di Acquaviva prendono possesso del borgo che nel 1474 entrerà a far parte dei
domini di Alessandro Sforza per poi passare ai Piccolomini.
1501, le truppe aquilane legate alla Spagna penetrano nel borgo e lo saccheggiano perché rimasto
fedele alla Francia.
1579, i Piccolomini cedono Castel del Monte e le terre circostanti ai Medici, i signori di Firenze, che
lo governeranno in modo accorto e illuminato fino al 1743.
1743-1861, il territorio passa ai Borboni, re delle Due Sicilie.
1861, anche con l’Unità d’Italia, le porte del borgo vengono sbarrate la sera, al suonare
dell’Angelus: il motivo, ora, è la paura dei briganti presenti in zona fino agli ultimi decenni del
secolo.

Il genius loci
Gli anziani raccontavano di cavalli dalle criniere misteriosamente intrecciate o di riti sotto i
porticati per allontanare gli spiriti. Il mondo pastorale deflagrato sotto la spinta della modernità,
cerca oggi di salvare i suoi antichi silenzi riflessi nella pietra meravigliosa di portali, stipiti, finestre,
“vignali”, archi di collegamento. Aggredita da plafoniere in plastica e rappezzi di cemento, la pietra
del Gran Sasso cavata e modellata da un manipolo di pastori, cerca un motivo per resistere. E lo
trova in una diversa disposizione mentale degli abitanti, in una nuova transumanza che impone di
abbandonare l’arido pascolo della volgarità dilagante. Sotto un cielo terso che d’inverno fa da
cornice al bianco paesaggio, il borgo col suo tessuto urbano straordinariamente compatto,
modellato sul terreno scosceso, appare come un miraggio - così come l’altipiano a monte del
paese: steppa barbarica, deserto di neve o scenario western (Sergio Leone vi girava i suoi film),
Campo Imperatore è di una bellezza che non sembra appartenere alle nostre latitudini.

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La memoria degli uomini
Su un portale di via Duca degli Abruzzi un’iscrizione avverte che ci troviamo di fronte alla Casa
Comunale. E’ solo intorno alla fine del Settecento che l’Università della Terra (così allora si
chiamava il Comune) si dota di una propria sede. Prima, i governanti si riunivano all’aperto, alla
presenza di tutto il popolo. La mancanza di un luogo in cui tenere le carte comportava problemi
per l’esazione delle tasse,

come ci informa il libro dei Parlamenti custodito nell’archivio comunale. Fu così che il 1° luglio
1770 si decise di costruire una Casa dove conservare “recive di cassa, libri di catasti, conti,
bastardelli et ogni altra, talché i libri de’ conti et altre scritture”.

Il personaggio
Francesco Giuliani (1890-1970) è stato la memoria vivente del borgo: pastore, poeta e scultore del
legno, leggeva l’Orlando furioso e la Gerusalemme liberata durante i lunghi e noiosi periodi di
custodia del gregge e della transumanza. Nei suoi diari ha annotato storia, tradizioni e costumi
della comunità di Castel del Monte la quale, per non dimenticarlo, gli ha dedicato il Teatro
Comunale.

La curiosità
Il centro storico è caratterizzato da una serie di passaggi coperti – gli sporti (porte o portici) – su
cui si sviluppano due o più piani abitati. Creati per guadagnare spazio in altezza, sono stati
protagonisti fino a pochi decenni fa di un rito particolare, detto dei nove sporti. Quando un
bambino stava male e neanche il medico riusciva a guarirlo, si dava la colpa alle streghe. Per
liberarlo dal maleficio, la madre, la comare e altre donne del vicinato facevano nove (o sette) notti
di veglia, passate le quali prendevano i panni del malato e andavano in processione per le strade
del paese. Le donne dovevano attraversare nella stessa notte nove sporti senza rivolgere parola ad
alcuno e recitando preghiere. Giunte a un crocevia buttavano i panni a terra, li battevano con
bastoni e li bruciavano. Così le streghe uscivano dal corpo del bambino. Qualche guarigione
casuale rafforzava la credenza.

DA VEDERE
I caratteristici passaggi ad arco sotto le abitazioni

Sospeso tra le vette del Gran Sasso e la valle del Tirino, un miracolo di pietra prende forma sotto i
nostri occhi: è Castel del Monte, annunciato dalla possente torre campanaria. La durata dei ricordi,
qui, è più dolce che altrove e si materializza, appena entrati nel borgo, in quei mirabili pezzi di
architettura popolare che sono gli antichi portali, le finestre, i “vignali” (le scale esterne), gli archi
di passaggio. La compattezza dell’abitato, legata a questioni difensive, esigeva per la forte
pendenza del terreno il modello della casa-torre. Le abitazioni, disposte sulle direttrici parallele
alle curve di livello (le strade principali) intersecate da vie di collegamento ripide e tortuose, si
saldano le une alle altre attraverso archi e volte (gli “sporti”).

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La visita al paese antico può iniziare da Porta S. Rocco che un tempo faceva parte della cinta
difensiva, ancora visibile. All’ingresso dell’abitato sorge la chiesa di S. Rocco, eretta dopo la peste
del 1656 con una facciata “a vela” rettangolare. In via Duca degli Abruzzi si incontra uno dei tre
antichi forni in cui i castellani venivano a cuocere il pane. Lungo la salita si trova il Palazzo del
Governatore, costruito tra XV e XVI secolo su una superficie che occupava l’intero isolato. Gli
smembramenti di proprietà ne rendono oggi ardua la lettura: da notare la struttura impostata su
grandi archi, il bellissimo portale del 1559 e le due bifore ornamentali. Anche del vicino Palazzo
Colelli, in via del Codacchio, è difficile

oggi riconoscere l’antica grandezza, che sopravvive solo nel loggiato, nel torrione e nel ricordo
delle cento stanze.
Giunti a Porta di S. Maria, ci si ferma nell’omonima via per guardare il panorama e, in basso, la
chiesetta della Madonna delle Grazie, unica sopravvissuta, insieme a quella di S. Donato, delle
numerose chiese che sorgevano fuori le mura. Si arriva in breve alla Madonna del Suffragio,
risalente alla prima metà del XV secolo e ricca di barocche decorazioni in stucco. Da ammirare, qui,
l’altare maggiore alto 12 m, un capolavoro in legno scolpito e dorato che conserva al centro una
statua della Vergine vestita come le castellane del tempo. Pregevoli sono anche l’organo dorato
del 1508 e il dipinto del fiorentino Bernardino di Lorenzo (1585) in un altare laterale. Splendida,
dalla piazza della chiesa, la vista su monti e valli, sul piano di S. Marco e Rocca Calascio. Piazzetta
delle Mura, la sola alberata del vecchio borgo, riporta al tempo in cui le donne erano padrone del
paese e venivano qui ad asciugare il grano, fare il bucato o chiacchierare, mentre i loro uomini
erano lontani per la transumanza.
Proseguendo verso la parte alta, per le vie S. Maria e Clemente, ci si imbatte in una bella sequenza
di “sporti”, che sono come delle gallerie che corrono nelle viscere del borgo. Le leggende fiorite
sugli sporti si spiegano con il loro fascino arcano, frutto di una sapienza costruttiva che sfruttava le
pendenze del terreno e vi modellava le abitazioni, scavalcando la roccia o edificando su di essa.
Oltrepassato un altro forno e il vecchio fondaco, si penetra nel cuore dell’abitato dove sorge la
chiesa di S. Caterina, dall’aspetto dimesso. Oltrepassata la Casa Comunale, si entra, in fondo a via
Duca degli Abruzzi, nel Ricetto, il villaggio originario, rimasto chiuso su se stesso là dove sorgeva il
cortile del castello munito di torre, oggi parte integrante della Chiesa Matrice. Lo stretto passaggio
verso il campanile reca uno splendido portale, mentre ad attirare l’attenzione uscendo dalla Porta
del Ricetto verso la chiesa, è la muraglia difensiva trasformata in abitazioni. La Chiesa Matrice,
dedicata a S. Marco, ha un accesso solo laterale e si presenta all’interno con una profusione di stili
e materiali non priva di fascino: altari in legno, in marmo e in pietra, fregi rinascimentali, stucchi
barocchi, sculture lignee e angeli di gesso. Colpisce sul fonte battesimale l’organo in legno dorato
del XVI secolo. Dopo una sosta alla Taverna Matrice, si conclude la visita a Porta S. Ubaldo. Il
piazzale antistante è punto d’incrocio di venti che d’inverno lo liberano dalla neve, per cui il
viaggiatore che entra nel borgo da questa porta ha l’impressione di approdare a un rifugio sicuro,
mentre chi ne esce si sente spiacevolmente esposto alle intemperie.

Salendo da Castel del Monte verso la montagna, si scoprono gli immensi spazi di Campo
Imperatore, che appare, a quota 1600 m, come una prateria senza confini dove lo sguardo si perde
in un mare d’erba o di neve.

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Interessante, infine, la zona archeologica di Colle S. Marco, con i resti tuttora evidenti di un
insediamento (strutture di case, stalle, recinti di orti) risalente all’anno Mille, prima che gli antichi
abitanti si rifugiassero nel Ricetto per dar vita all’attuale paese.

PIACERI E SAPORI
Il prodotto del borgo
Luogo di snodo di antichi tratturi e transumanze, sul versante aquilano del Gran Sasso, Castel del
Monte conserva una produzione ovina di qualità, dal pecorino ottenuto da latte rigorosamente
crudo alla ricotta, dal raro “marcetto” - squisita crema piccante di formaggio pecorino fermentato
- alla “chiaranese”, carne di pecora cotta lentamente in grossi recipienti secondo l’uso dei pastori.

Il piatto del borgo
Comunità chiusa e per secoli dedita alla pastorizia e all’attività agricola, quella di Castel del Monte
ha saputo sviluppare una cucina fantasiosa fondata su ingredienti semplici e poveri come
l'economia del paese. Ecco quindi una grande varietà di paste "ammassate" in varie forme -
strangolapreti, surge sfunnete, laganelle, ciafrichiglie, taccuzzelle - a base di farina e acqua. Per
preparare saporite minestre la pasta viene unita con patate, legumi e verdure; tra queste ultime, i
volacri che si raccolgono a primavera in montagna danno vita a un’originale ricetta.
Le donne castellane sono inoltre abili nella preparazione dei dolci, che vengono offerti quando si
ricevono visite: crespeglie, calciuniglie, mustaccioglie, néule, nocciatterrati, cicerecchiole.

Altri motivi di apprezzamento
Il borgo è completamente inserito nel Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, uno
straordinario ambiente montano appenninico di boschi, faggete, piani carsici, pascoli in quota,
rupi, ghiaioni, cime innevate. Superato il valico di Capo di Serra, si apre allo sguardo la vasta piana
(26 km) di Campo Imperatore, base ideale per passeggiate a cavallo e in mountain bike, per lo sci
di fondo e per escursioni in quota. Dalle vette, la vista spazia su panorami infiniti che vanno a
perdersi nel mare Adriatico. Ma il Parco è anche storia e cultura. Nei dintorni di Castel del Monte
sono da visitare S. Stefano di Sessanio, già inserito nei Borghi più belli d’Italia, Rocca Calascio,
capolavoro di arte militare a quota 1460 m, Bominaco con le sue due splendide chiese romaniche
(da vedere la tribuna a lato dell’altare in S. Maria Assunta e gli affreschi duecenteschi in S.
Pellegrino) e infine l’isolata chiesetta di S. Pietro ad Oratorium, costruita nel secolo VIII da
Desiderio, re longobardo, sulle sponde del fiume Tirino.

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MUSEO CIVICO ETNOGRAFICO DI CASTEL DEL MONTE
Il nostro è un museo comunale, convenzionato con la regione Abruzzo, diffuso all'interno del
Borgo, composto da 5 case antiche che ripropongono la vita e la tradizione di un tempo qui a
Castel del Monte. I musei da visitare sono: La Casa Antica, L'Arte della Lana, Il Forno del Ballo, La
Pastorizia e il Lavoro nei Campi; a Novembre speriamo di aprirne una nuova.

Il Museo Civico Etnografico di Castel del Monte è un museo diffuso all'interno del borgo composto
da 5 stazioni.

1) Il Forno del Ballo è un forno sociale del paese utilizzato da tutti i cittadini con continuità almeno
fino al 1921, data del'arrivo dell'acqua diretta in paese, dove ognuno andava a cuocere la sua
quota di pane per l'auto-sostentamento; si chiama " Del Ballo", perchè le donne intonavano fuori il
forno canti e balli della tradizione popolare castellana. E' stato comunque usato dai meno abbienti
fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale.

2) L'Arte della Lana: è il museo dedicato alla cultura della lana, cosi importante a Castel del Monte,
da far si che la famiglia dei Medici impiantasse qui un palazzo con un loro delegato e che , per
quasi 200 anni, requisissero tutta la lana per commerciarla al Nord Italia; all'interno ci sono abiti
tipici e coperte tipiche fatte in lana, con colori derivati dalle tinture della stessa, ma il pezzo più
importante è il telaio a pedale e i vari fusi.

3) La Casa Antica: è una abitazione nobile di castel del Monte, lasciataci dal notaio Guido Sulli fra
le due guerre ed è un museo che , con i suoi oggetti, ha l'intenzione di riproporre lo stile di vita di
una famiglia nobile castellana. E' composta da 5 stanze: la cucina con il camino e la tavola , 2
stanze da letto, un ripostiglio e la stalla, all'interno della quale abbiamo allestito una mostra
fotografica che racconta il passato del paese.

4) Il Lavoro nei Campi: è il museo che racconta il lavoro del campo nella tradizione castellana; ci
sono due aratri, i barili, tutti gli attrezzi per la mietitura ed è ( per pezzi presenti) il più completo di
tutti i musei.

5) La Pastorizia: è il museo che racconta la storia della transumanza,con un quadro di Francesco
Giuliani, poeta pastore castellano più tutti gli oggetti che servivano per gli apleggi.
Ci sono gli indumenti tipici dei pastori ( Cappa, ombrello e stivale, le forbici per tosare , gli uncini, i
barili per la mungitura e le ceste per il formaggio ricotta,le forbici da tosatura, campane e
campanacci per le bestie, collari da difesa del cane pastore abruzzese e , inoltre , uno "stazzo", il
recinto che veniva costruito ogni notte per ricoverare le bestie in cammino.

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E' possibile effettuare la visita, che è completamente gratuita, secondo i seguenti orari:

Sabato e Domenica: 10:00- 13:00 - 15:00- 18:00

Ad Agosto siamo aperti tutti i giorni negli stessi orari. E' comunque sempre possibile visitare il
museo anche fuori dagli orari prestabiliti, su prenotazione.

Siamo su Fb con la pagina "Punto Informativo Comune di Castel del Monte" il cui indirizzo web
è https://www.facebook.com/p.i.67023/

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