RAFFORZARE LE RELAZIONI TRA ITALIA E NUOVA ZELANDA: UN'OPPORTUNITÀ PER CRESCERE INSIEME - Olimpia Agency
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Position Paper RAFFORZARE LE RELAZIONI TRA ITALIA E NUOVA ZELANDA: UN’OPPORTUNITÀ PER CRESCERE INSIEME Forum “Appalti e fideiussioni” - Roma, 15 giugno 2017 Nonostante la distanza geografica, Italia e Nuova Zelanda vantano un solido legame che risale al recente passato e si è sviluppato nel tempo all’interno del quadro di relazioni politiche ed economiche con l’UE, oggi 3° partner commerciale della Nuova Zelanda. In tale contesto, esistono le condizioni per incrementare i flussi di import ed export tra i due Paesi: l’Italia è il 4° partner commerciale europeo della Nuova Zelanda (la bilancia commerciale è positiva e le esportazioni sono cresciute mediamente del 9% annuo dal 2010), ma si colloca in 25° posizione tra le destinazioni dell’export e in 13° posizione tra i mercati di importazione. I prodotti scambiati riflettono le punte di eccellenza produttiva dei due mercati: da un lato, pellame e filati (47%) e prodotti agroalimentari (22%) per la Nuova Zelanda; dall’altro, macchinari (32%) e mezzi di trasporto (13%) per l’Italia. Oltre alle filiere agroalimentare e della meccanica strumentale, su cui vantano importanti competenze tra loro complementari, Italia e Nuova Zelanda sono accomunati da forti affinità valoriali nel campo scientifico, sportivo e culturale. Ne sono una testimonianza la condivisione della passione per il rugby e per le competizioni internazionali di vela, così come i flussi via via crescenti di turisti che apprezzano, rispettivamente, la natura incontaminata del paesaggio neozelandese e il patrimonio artistico-culturale e l’offerta enogastronomica del Belpaese. La Nuova Zelanda, tra le economie sviluppate a maggior crescita, ha visto triplicare lo stock di Investimenti Diretti Esteri dal 2000 ad oggi: dopo l’Australia, l’UE è il suo 2° maggiore investitore (quasi 10 miliardi di Euro), mentre la presenza di imprese italiane è ancora limitata. Tuttavia, le politiche varate dal Governo puntano sull’attrazione di investitori esteri per rafforzare l’occupazione e spingere lo sviluppo economico. Grazie ad un ambiente competitivo (28° Paese nel Global Attractiveness Index 2016 di TEH-A e 1° a livello globale per facilità di fare business) e forte di un sistema finanziario solido e stabile, la Nuova Zelanda può rappresentare una meta d’interesse per le imprese italiane. Oltre alle sinergie sull’export del “Made in Italy” e sul Turismo, sono due gli ambiti dove si possono ricercare opportunità per promuovere la collaborazione tra le aziende dei due Paesi e favorire nuovi investimenti: Agroalimentare e Infrastrutture. Da un lato, le filiere lattiero-casearia e della lavorazione di carne e prodotti ittici si prestano ad un naturale dialogo con la filiera agroalimentare e delle macchine di trasformazione alimentare in cui l’Italia eccelle. Dall’altro, il Governo neozelandese prevede ingenti investimenti a sostegno della infrastrutturazione del Paese (più di 100 miliardi di Dollari neozelandesi nel decennio 2016-2025, soprattutto per interventi di urbanizzazione e la realizzazione o manutenzione delle reti di trasporto) e l’Italia potrebbe avere un ruolo nel contribuire a tale percorso di modernizzazione, grazie alle comprovate competenze delle sue imprese nei settori dell’edilizia, dell’ingegneria di grandi opere, dei trasporti e dell’energia. 1
Gli scambi commerciali tra Italia e Nuova Zelanda sono solidi ma possono aumentare 1. Pur essendo un piccolo Paese ai confini del mondo (4,82 milioni di abitanti su una superficie di 267.710 Km2 e un PIL nominale di 181,9 miliardi di Dollari nel 2016, meno di un decimo del valore italiano), la Nuova Zelanda appartiene al gruppo di economie sviluppate con i più alti tassi di crescita sin dal periodo post-crisi (variazione annua del PIL reale: +3,1% nel 2015, +4,0% nel 2016, +3,1% nel 2017e e +2,9% nel 2018e)1. 6,0% 4,0% 2,0% 0,0% -2,0% -4,0% -6,0% 2017e 2018e 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Nuova Zelanda Italia Figura 1. Variazione annua del PIL reale: confronto tra Nuova Zelanda e Italia (var. %), 2006- 2018e. Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati IMF, 2017 2. Con legami storici che risalgono al recente passato2, esistono le condizioni per sfruttare il potenziale di una maggiore collaborazione commerciale tra Italia e Nuova Zelanda, nell’ambito delle relazioni con l’Unione Europea. Infatti l’UE rappresenta il 3° partner commerciale per la Nuova Zelanda, con un interscambio commerciale pari a 8,8 miliardi di Euro: nel 2016 è il 2° mercato di importazione dietro alla Cina (17,9% del totale) e la 4° destinazione dell’export neozelandese dietro a Cina, Australia e USA (con il 9,7% del totale). Tuttavia, la Nuova Zelanda è la 50° destinazione delle esportazioni europee. 3. L’assenza di accordi specifici per gli operatori europei rende l’accesso al mercato neozelandese meno favorevole, anche per effetto di alcune restrizioni sulle importazioni (ad es. dazi all’importazione su prodotti agricoli e prodotti alimentari trasformati, ecc.). Dal 2015 sono iniziati i negoziati per un accordo di libero scambio tra UE e Nuova Zelanda (sostenuto anche dall’Italia) e a marzo 2017 si è conclusa la fase preparatoria. 1Fonte: IMF, “World Economic Outlook”, aprile 2017. 2 Da un lato, i primi flussi di immigrati italiani in Nuova Zelanda risalgono alla fine dell’Ottocento con un’accelerazione nel primo Novecento, prevalentemente da Toscana, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Campania, ma il fenomeno fu molto contenuto rispetto alla situazione di Australia o America. Dall’altro, le truppe neozelandesi ebbero un ruolo di rilievo nel movimento di liberazione del Paese durante la Seconda Guerra mondiale. 2
5 CAGR 2010-2016: 4 +9,5% export +3,3% import 3 Export 2 Import Bilancia commerciale 1 0 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 -1 Figura 2. Relazioni commerciali dell’Unione Europea con la Nuova Zelanda (miliardi di Euro e CAGR), 2006 - 2016. Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Commissione Europea, 2017 4. L’Italia è il 4° partner commerciale europeo della Nuova Zelanda nel 20163: 4° destinazione europea dell’export (dietro a Regno Unito, Germania e Paesi Bassi) ma appena 25° tra i Paesi destinatari a livello globale (0,8% del totale); 4° mercato di provenienza UE dell’import neozelandese (dopo Germania, Regno Unito e Francia) e 13° a livello globale (2,1% del totale). Il saldo commerciale è stabilmente positivo dal 2002. A sua volta, la Nuova Zelanda si posiziona nelle retrovie del commercio italiano a livello globale, risultando 80° mercato d’importazione (0,1%) e 79° destinazione delle nostre esportazioni (0,1%). 500 450 CAGR 2010-2016: +9,0% export 400 +3,4% import 350 300 Export 250 Import 200 Bilancia commerciale 150 100 50 0 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Figura 3. Relazioni commerciali dell’Italia con la Nuova Zelanda (milioni di Euro e CAGR), 2006 - 2016. Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Istat-Coeweb, 2017 5. Le merci scambiate riflettono le specializzazioni maggiormente caratterizzanti le produzioni manifatturiere ed agroalimentari delle due economie: 3 Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati New Zealand Statistics, 2017. 3
L’import dalla Nuova Zelanda verso l’Italia interessa principalmente pellame e filati (lana merino) destinati alla lavorazione dell’industria della moda (circa il 47% del totale), così come prodotti alimentari (carne lavorata) e ortofrutticoli (kiwi, terza meta europea dietro a Belgio e Spagna). L’Italia esporta verso la Nuova Zelanda macchinari per impiego generale o speciale (ad es., apparati elettrici, pompe e valvole idrauliche), mezzi di trasporto (autoveicoli e trattori), che rappresentano il 45% del totale. Import dalla Nuova Zelanda Export verso la Nuova Zelanda Prodotti tessili Macchinari 1,7% 8,5% Prodotti alimentari 22,2% Mezzi di trasporto 7,9% 31,8% Prodotti alimentari Prodotti dell'agricoltura 46,7% 15,1% 7,6% Art. in gomma e mat. plast. Sostanze e prodotti chimici 8,0% Apparecchi elettrici Computer, app. elettronici e ottici 8,1% 12,7% 21,7% 9,6% Metalli di base e prod. in metallo Altri Altri Figura 4. Principali prodotti scambiati tra Italia e Nuova Zelanda (valori %), 2016. Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Istat-Coeweb, 2017 6. A livello politico, occorre infine intensificare le relazioni istituzionali: le ultime visite di Stato dell’Italia risalgono al 2009, mentre esponenti del Governo neozelandese hanno effettuato visite ufficiali in Italia una volta all’anno tra 2010 e 2015, fino al 2016 quando si sono contate tre visite ufficiali. L’allora Primo Ministro neozelandese, John Key, ha incontrato l’allora Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, nel luglio 2016; il Ministro per il Commercio, Todd McClay, ha visitato l’Italia a maggio e novembre 2016. Italia e Nuova Zelanda hanno caratteristiche economico-culturali complementari 7. I due Paesi sono accomunati da specifico know-how nel settore agroalimentare: la Nuova Zelanda nell’allevamento di ovini per la produzione e lavorazione di carni e lane pregiate; l’Italia nella filiera integrata della lavorazione e trasformazione alimentare (465.000 occupati – quasi un quinto dell’occupazione manifatturiera - più di 6.850 imprese e 58,8 miliardi di Euro valore aggiunto). L’incidenza globale sull’export agroalimentare è rispettivamente dell’1,8% e del 3,4% nel 2015. 8. L’Italia detiene importanti competenze nella produzione e assemblaggio di mezzi di trasporto e nella meccanica strumentale, asset chiave per sostenere lo sviluppo dei comparti del tessile-abbigliamento, dell’alimentare e delle materie plastiche. 9. Forte è anche l’affinità sul fronte scientifico, sportivo e culturale: I due Paesi fanno parte del Governing Board del progetto internazionale Square Kilometer Array (SKA) e collaborano nella Ross Sea Region dell’Antartico (base italiana a Christchurch). 4
Le due squadre nazionali fanno parte dei principali team internazionali del rugby (gli All Blacks neozelandesi sono tra le squadre più titolate al mondo, mentre l’Italia è ammessa al Torneo delle Sei Nazioni, il più importante torneo internazionale di rugby a 15 dell'Emisfero Nord). La visibilità del settore cinematografico4 ha contribuito a fare conoscere le bellezze naturali del Paese. Favoriti da un regime visa-free, nel 2014 8.800 turisti italiani hanno visitato la Nuova Zelanda e oltre 15.100 neozelandesi hanno visitato l’Italia (terza per meta di preferenza in Europa, dopo Regno Unito e Francia). L’immagine che ciascuno dei due Paesi ha dell’altro è da sempre molto positiva: i turisti neozelandesi apprezzano il vasto patrimonio architettonico, artistico e culturale, la produzione enogastronomica e le ricchezze naturali; quelli italiani subiscono il fascino dei paesaggi naturali, della cultura polinesiana, delle manifestazioni sportive legate al rugby e alla partecipazione dell’Emirates Team New Zealand alla Coppa America. Attrarre Investimenti Diretti Esteri è centrale per lo sviluppo economico e sociale 10. Negli ultimi 15 anni lo stock totale di Investimenti Diretti Esteri (IDE) in Nuova Zelanda è quasi triplicato, passando da 24,1 (2000) a 66 miliardi di dollari (2015) – con un’incidenza del 38,6% sul PIL e la prevalenza di investimenti nel settore dei servizi (56% rispetto al 15% manifatturiero). 11. In tale scenario, si conferma il ruolo predominante dell’Australia che conta per il 51,6% dello stock degli IDE nel 2015, seguita a distanza significativa dagli USA (8,0%). Anche se le economie emergenti stanno aumentando la propria presenza, la Cina vale solo lo 0,7% del totale. L’UE è il 2° maggiore investitore della Nuova Zelanda (quasi 10 miliardi di Euro di IDE da parte delle imprese europee). 350 NZ: $66,0 mld 300 250 ITA: $335,3 mld 200 150 100 50 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Italia Nuova Zelanda Figura 5. Andamento dello stock di IDE in Italia e Nuova Zelanda (numero indice; 2000=100), 2000-2015. Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati IMF, 2017 4 Anche grazie alle grandi produzioni internazionali a partire dai primi anni 2000 come The Hobbit, Avatar, King Kong, Il Signore degli Anelli e Le cronache di Narnia. 5
12. Il nostro Paese riveste ancora una posizione ancora molto limitata, con appena 31 imprese a partecipazione italiana in Nuova Zelanda5, operanti in particolare nei settori dell’automazione meccanica, del tessile-abbigliamento e delle costruzioni. Lo stock di IDE netti al 2014 ammonta a 34 milioni di Euro in Italia e 18 milioni di Euro in Nuova Zelanda. 13. Esistono ampi spazi per investimenti in Nuova Zelanda da parte di operatori esteri: il Ministero dello Sviluppo Economico ha stimato che siano necessari tra i 160 e i 200 miliardi di Dollari neozelandesi per rafforzare le esportazioni, la crescita economica e il raggiungimento degli obiettivi di R&S6. Parte di queste risorse possono provenire da IDE nel Paese, rafforzando la crescita e l’occupazione. Il regime nazionale è relativamente aperto, con solo alcune restrizioni previste dall’Overseas Investment Act del 2005 per alcune tipologie di investimenti, su cui è necessaria l’approvazione ministeriale. 14. Il Global Attractiveness Index 2016, l’indicatore dell’attrattività elaborato da The European House - Ambrosetti7, classifica la Nuova Zelanda in 28° posizione su 144 Paesi (l’Italia è 14°) e ne evidenzia la sviluppata capacità di resilienza8. La Nuova Zelanda è inoltre 1° su 190 economie per facilità di fare business nel “Doing Business Report 2017” della Banca Mondiale e si posiziona ai primi posti su diversi altri indicatori: 1° nel Corruption Perception Index; 3° nell’Index of Economic Freedom; 13° nello Human Development Index. 15. In aggiunta, la Nuova Zelanda vanta un settore finanziario è molto stabile e affidabile, in quanto: Il sistema bancario è di ottima qualità e caratterizzato dalla presenza di 24 gruppi bancari registrati presso la Reserve Bank of New Zealand. Il settore assicurativo è sviluppato e ha maturato grande esperienza nell’assicurazione di disastri naturali, aspetto che purtroppo accomuna i due Paesi a causa dei rischi idrogeologici (ad es., a seguito del terremoto nella regione di Canterbury del 2010- 2011, le compagnie assicurative neozelandesi hanno iniettato oltre 19,4 miliardi di Dollari neozelandesi a sostegno dello sforzo di ricostruzione su un totale stimato di 32 miliardi di Dollari neozelandesi; a metà 2016, il tasso di ricostruzione era pari al 60%). La capitalizzazione di borsa delle imprese quotate è pari al 42,8% del PIL nazionale. 5 Fonte: Banca dati Reprint, dati aggiornati a fine 2015. 6 New Zealand Government, “International Investment for Growth”, 2015. 7 Il Global Attractiveness Index di The European House - Ambrosetti mappa 144 economie nel mondo valutate sulla base di 50 KPI ed è strutturato in un Indice di Posizionamento (IP) che misura il livello di attrattività di un Paese in comparazione agli altri, valutato su quattro attributi di “attrattività” (Apertura, Innovazione, Efficienza e Dotazione) e un Indice di Dinamicità e un Indice di Sostenibilità che, ad integrazione e completamento dell’Indice di Posizionamento, misurano rispettivamente la variazione del livello di attrattività nel breve periodo (ultimi 3 anni) e quanto il posizionamento di un dato territorio sia effettivamente sostenibile. Al fine di validarne la robustezza, l’indice è sottoposto ad un audit statistico indipendente da parte dal Joint Research Centre della Commissione Europea. 8 Intesa come capacità del Paese di reagire/assorbire shock e/o periodi di crisi o incertezza e di adattarsi positivamente ai cambiamenti adeguando le strutture e i modelli istituzionali, sociali ed economici. 6
Interessanti opportunità d’investimento per le imprese italiane risiedono nei settori dell’agroalimentare e delle infrastrutture in Nuova Zelanda 16. Oltre alla possibilità di rafforzare l’export di beni legati al “Made in Italy” e a sinergie nel settore turistico, Agroalimentare e Infrastrutture sono due ambiti di particolare attenzione per promuovere una più stretta collaborazione tra le aziende dei due Paesi e favorire nuovi investimenti. 17. I settori dell’agro-zootecnica e dell’industria alimentare hanno un peso rilevante nell’economia neozelandese. Il Paese presta particolare attenzione, anche attraverso il supporto di una legislazione adeguata, alla produzione di soluzioni scientifiche e pratiche ambientali innovative che garantiscano una gestione sostenibile delle risorse e alla sicurezza alimentare. 18. Le caratteristiche ambientali e meteorologiche della Nuova Zelanda rendono l’industria agroalimentare uno dei principali settori produttivi del Paese: La Nuova Zelanda eccelle nell’allevamento al pascolo di bovini, cervidi e ovini, le cui carni sono apprezzate in tutto il mondo (la carne rappresenta il 10% dell’export totale verso l’Italia)9. Il Paese si caratterizza anche per la filiera dei prodotti lattiero-caseari, con una posizione di leadership nella produzione di latte in polvere e UHT, caseina, siero e lattosio. 19. In questo scenario le relazioni tra Italia e Nuova Zelanda hanno un ampio potenziale. L’Italia è attualmente un importatore netto di prodotti agro-alimentari dalla Nuova Zelanda (import di 90,6 milioni di Euro rispetto a un export di 49,1 milioni di Euro nel 2016). Sul totale dei prodotti importati, l’Italia acquista della Nuova Zelanda principalmente prodotti di albero da frutta e carni ovine e caprine (entrambi con circa il 46% dell’import agricolo) e carne e prodotti ittici lavorati e conservati (pari all’81% e al 15% dell’import alimentare). 20. L’Italia detiene importanti primati nell’agricoltura: è il primo Paese europeo per valore aggiunto dell’agricoltura (32,2 miliardi di Euro nel 2015) e la sua produzione di prodotti alimentari e bevande certificati ammontano al 33% del totale globale. Così come la Nuova Zelanda, anche l’Italia pone molta attenzione sulla sicurezza dei propri prodotti e vanta del più basso tasso di emissione di sostanze chimiche per la produzione agricola tra tutti i Paesi europei10. Le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani rappresentano un decimo dell’export totale verso la Nuova Zelanda. In particolare, nel comparto agricolo, l’Italia esporta soprattutto prodotti da albero da frutto (53%) ed ortaggi e tuberose (28%), mentre il 48% dell’export alimentare riguarda prodotti della lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi, seguito da olii (20%). 9 Nel 2016 nel Paese erano presenti 6,6 milioni di mucche da latte, 27,6 milioni di pecore, 3,5 milioni di bovini e 835mila cervi su una popolazione di 4,8 milioni di abitanti. 10 30,4 milioni di tonnellate di emissioni di gas ad effetto serra (GHG) nel settore agricolo in Italia rispetto ai 78,9 della Francia e 66,1 della Germania nel 2014. Fonte: rielaborazione The European House – Ambrosetti su dati Eurostat, 2017. 7
21. L’esperienza e il successo dell’Italia maturati nel settore alimentare in termini di marketing, sistemi di produzione cooperativi e ricercatezza della qualità e sviluppo di filiere industriali collegate (ad es., macchinari per trasformazione alimentare e packaging) possono fare da volano per l’inizio di un percorso di rafforzamento delle relazioni tra l’Italia e la Nuova Zelanda. 22. Sul fronte infrastrutturale, per aumentare le prospettive di sviluppo economico del Paese, il Governo neozelandese ha incrementato i finanziamenti destinati agli investimenti per la creazione di infrastrutture in specifiche aree d'interesse strategico. Nel 2011 è stato varato il Piano Nazionale per le Infrastrutture, che delinea progetti di sviluppo in un arco temporale di 20 anni. Il Piano ha avviato nel 2016 più di 4.000 progetti infrastrutturali per una spesa complessiva di 125,5 miliardi di Dollari neozelandesi. La spesa è stata sostenuta dal Governo Centrale (43,1%), Governi Locali (43,5%) e settore privato (13,3%) principalmente nel settore sociale e nei settori del trasporto e dei servizi idrici. 23. Nel prossimo decennio (2016-2025) si attendono più di 100 miliardi di Dollari neozelandesi di investimenti in infrastrutture da parte del Governo centrale e dei Governi locali11. 24. Gli ambiti di maggiore interesse per le imprese italiane attive nelle costruzioni, nell’edilizia e nella progettazione e realizzazione di grandi opere infrastrutturali (come strade e ferrovie) sono legati a progetti futuri in tema di: urbanizzazione: reti di elettricità – incluso il settore della produzione di energia da fonti rinnovabili (es. eolico e geotermico) – servizi idrici, telecomunicazioni (es. ampliamento della banda larga e nuove cablature in fibra ottica) e reti di trasporto urbane (circa il 70% della popolazione neozelandese vive in centri urbani); reti infrastrutturali (tasso di crescita della spesa in infrastrutture pari al 4% annuo entro il 2025); ad es., vi sono importanti opportunità legate alla già citata ricostruzione di Christchurch (capitale dell’Isola del Sud e terza città del Paese), dopo il terremoto del febbraio 2011; ampliamento degli impianti per la ricettività turistica (centri di salute e benessere – ad es. terme, catene di resort/spa integrati e strutture per turismo medico - alberghi di lusso, campi da golf, centri per conferenze). 25. Il National Freight Demand Study (2014) del Ministero dei Trasporti ha stimato che il volume di trasporto delle merci aumenterà del 58% nei prossimi 30 anni, individuando quindi il bisogno di incrementare la capacità di tutti i mezzi di trasporto. In questo contesto, il Ministero ha deciso di stanziare 10 miliardi di Dollari neozelandesi nella manutenzione stradale nei prossimi 10 anni al fine di migliorare la qualità e la capacità della principale rete di trasporti nazionale. 26. L’Italia, grazie a player affermati a livello internazionale e dotati di esperienza e know- how nel campo dell’edilizia e dell’ingegnerizzazione di opere infrastrutturali complesse, nonché dei trasporti e delle reti dell’energia, potrà quindi offrire un valido contributo al raggiungimento degli obiettivi di modernizzazione della Nuova Zelanda nel prossimo futuro. 11 Si veda: The Treasury, “Ten-year capital intentions plan 2016”, ottobre 2016. 8
Puoi anche leggere