Il decalogo della comunicazione ambientale - Buone pratiche e consigli di sopravvivenza in un mondo in cui la sostenibilità è diventata "il nostro ...

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Il decalogo
della
comunicazione
ambientale
Buone pratiche e consigli di
sopravvivenza in un mondo in cui
la sostenibilità è diventata
“il nostro pane quotidiano”

A cura di Sergio Vazzoler
con la collaborazione di Micol Burighel
Il decalogo
della
comunicazione
ambientale
Buone pratiche e consigli di
sopravvivenza in un mondo in cui
la sostenibilità è diventata
“il nostro pane quotidiano”

2
Il comunicatore ambientale in azienda non           bile non conoscere. A questo aggiungiamo il
esiste oggi e forse mai esisterà: è un po’ una      fatto che il comunicatore deve essere un po’
figura mitologica. Al contrario, la comunica-       sociologo, un po’ antropologo, un po’ esper-
zione ambientale diventa centrale per qual-         to di marketing, senza tralasciare un minimo
siasi organizzazione e necessita di specifici       di conoscenza dell’arte e della cultura tout
“attrezzi del mestiere”. Ci affacciamo, infatti,    court. Ed è qui che entra prepotente il discor-
su un mondo in cui tutti, ma proprio tutti i        so ambientale. La crisi climatica, la sostenibi-
comunicatori dovranno avere competenze              lità ambientale, le conseguenze dell’inquina-
ambientali, conoscere in profondità e inter-        mento e dell’economia “lineare” non sono più
pretare la crisi climatica e l’abc dell’economia    temi in secondo – se non in terzo – piano ma
circolare, oltre a essere in grado di scrivere      fanno parte della cultura mainstream! Par-
progetti che corrispondano a finanziamen-           tendo dal fondo, il tema ambiente è arrivato
ti, opportunità, bandi, già oggi sempre più         in cima alla scala della notiziabilità: non c’è
orientati alla green economy.                       un Tg o un giornale in cui non si legga della
                                                    politica ambientale di Tizio e Caio, delle pro-
Questa ibridazione delle competenze rientra
                                                    teste delle giovani e dei giovani di Fridays for
in un processo di metamorfosi della figura
                                                    Future e dell’impegno dei governi di tutto il
del comunicatore in atto da anni, la “sindro-
                                                    mondo per salvaguardare il Pianeta (e chi ci
me del Barbiere di Siviglia”. Nel contesto
                                                    vive sopra). E, al di là della distanza tra nar-
comunicativo odierno, tipicamente post-mo-
                                                    razione e realtà e delle tante contraddizioni
derno – sovraffollato, pervasivo e dai confini
                                                    che oggi affollano il panorama “green”, chi co-
“liquidi” – il comunicatore è diventato ormai
                                                    munica non può ignorare questa inarrestabi-
il factotum della città: deve sapere di tutto un
                                                    le evoluzione.
po’ (“Qua la parrucca, presto la barba, presto il
biglietto”). Se nel primo decennio degli anni       Insomma, uno, nessuno e centomila: è que-
Duemila la transmedialità era solo una sfi-         sto il comunicatore ambientale. E a questa
da da cogliere, oggi è una realtà con la quale      figura un po’ ubiqua ma in rapida diffusione
facciamo i conti tutti i giorni. Tra piattaforme    è dedicato il decalogo che segue: una sorta di
social, podcast, grafiche interattive, video,       cassetta degli attrezzi utili a destreggiarsi tra
eventi, blog, influencer marketing, meme e          domande crescenti e, soprattutto, a evitare
gif, l’esperienza delle persone passa da un co-     risposte troppo generiche e potenzialmente
acervo di linguaggi e registri che non è possi-     pericolose.
La sostenibilità è
il nuovo ombelico
del mondo
Qualunque sia il settore in cui operano, i co-     un ripensamento radicale del nostro sistema
municatori dovranno raggiungere un livello         economico, produttivo e sociale e che, al con-
di competenza per lo meno adeguato e pos-          tempo, comporterà dei costi, tanto economi-
sibilmente avanzato rispetto alle tematiche        ci quanto sociali. Quello che stiamo vivendo
ambientali. Perché tutto sta convergendo lì:       è un autentico momento di crisi. E quando
la sostenibilità sta diventando l’ombelico del     dico crisi, mi riferisco all’accezione originaria
mondo. Lo rivendicano a gran voce le nuove         del termine, ben più profonda e multidimen-
generazioni, ce lo indicano le abitudini di con-   sionale dell’interpretazione negativa che con
sumo delle persone, lo pretende il mondo del-      il tempo ha preso piede. Il greco krisis non
la finanza, lo impongono le regole di compe-       indica solo una condizione avversa, ma si-
titività dei mercati, ce lo chiede l’Europa ma,    gnifica scelta, soluzione, interpretazione. Un
soprattutto, ce lo reclama il pianeta. Che sia     momento in cui si è chiamati a prendere una
l’impellenza del cambiamento, ora o mai più,       decisione, che oscilla fra i due poli di negativo
ad averci portato a questo punto di svolta? È      e positivo, prima e dopo. È qui che ci troviamo
molto probabile.                                   oggi, nello spazio vuoto e nel silenzio in cui
                                                   prende forma l’azione, nell’istante che prece-
Le molteplici spinte per la ricostruzione e la     de il tuffo dell’atleta alle Olimpiadi.
resilienza portano qui, a questa grande e im-
ponente transizione verso la sostenibilità.        Sapremo comunicare e raccontare questo
Dal PNRR a NextGenerationEU, dal Green             profondo cambiamento? Saremo in grado
New Deal al pacchetto di proposte climati-         di spiegare e motivare avvenimenti (e scon-
che Fit for 55, passando per l’Agenda 2030         volgimenti) della transizione ecologica all’o-
per lo Sviluppo Sostenibile, stella polare a cui   pinione pubblica? Riusciremo a trovare una
si torna sempre, per poi arrivare, last but not    narrazione convincente, che faccia presa
least, all’obiettivo di Carbon Neutrality fissa-   sull’immaginario comune?
to per il 2050. Non si può pensare di rimanere
ai margini di questo cambiamento, una vera         Perché la risposta a queste domande sia
metamorfosi che cambierà il nostro modo di         positiva, sarà necessario 1) conoscere le
vivere, pensare, comportarci, fare business. E     tematiche ambientali e 2) sapere come co-
questo ultimo punto vale per tutte le imprese:     municarle (aspetto per nulla scontato). Il
grandi, piccole e medie.                           decalogo della comunicazione ambientale
                                                   riunisce dieci buone pratiche e “consigli di
Siamo di fronte a una trasformazione che non       sopravvivenza” per la comunicazione del
possiamo
4         più rimandare ma che porta con sé        mondo che verrà.
#1 Se non parli ti cancello					pag 6

#2 Le tre C sul comò:complessità,
   contraddizioni, conflitto					pag 8

#3 A buon comunicatore molte domande		   pag 10

#4 Trasparenza is the new black				pag 12

#5 Il difficile è farla semplice 				pag 14

#6 Lavami ma senza bagnarmi				pag 16

#7 Ricordati che NON devi morire			 pag 18

#8 Insieme a te non ci sto più					pag 20

#9 Un hashtag non fa primavera				pag 22

#10 Oltre alla testa c’è di più					pag 24
#1

Se non parli
ti cancello

6
Stiamo assistendo a una vera e propria esplo-      tutto sulla propria politica ambientale. Per-
sione di interesse sui temi ambientali. La cur-    ché il mutismo su questi temi desta sospetti,
va dell’attenzione ha iniziato a crescere nel      alimenta dubbi, mette la pulce nell’orecchio.
periodo pre-pandemico, trascinata dall’effet-      Certo, non si può nemmeno comunicare quel-
to-Greta e oggi è trainata dalle sfide (e dalle    lo che non si fa e quello che non si è, perché
risorse) della transizione ecologica. Quindi il    si finirebbe dritti nel calderone di chi fa gre-
primo monito è: non si può non comunicare          enwashing. In ogni caso, non comunicare sui
su questi temi. Da una parte perché se non si      temi ambientali è addirittura peggio che co-
comunica non si esiste. D’altro canto, come ci     municare in modo ingannevole: la mancanza
dice bene anche il primo degli assiomi della       di comunicazione ambientale è oggi associa-
comunicazione di Watzlawick, è impossibile         ta a un valore di mercato inferiore1. Questo
non comunicare. Tacere è comunicare. Guar-         assioma, non è possibile non comunicare, vero
dare altrove è comunicare. Quando parliamo         per tutta la comunicazione e soprattutto per
di comunicazione, il silenzio ha lo stesso valo-   quella ambientale, rivela tutta la sua potenza
re di messaggio che hanno le parole. Anzi, farei   soprattutto nelle situazioni di crisi: quando
un passo in più e mi spingerei oltre. Quando in    si è coinvolti in un incidente ambientale, an-
ballo ci sono le tematiche ambientali, il silen-   nunciato o meno, e si tace o si preferisce glis-
zio è ben più rumoroso delle parole. Se si pen-    sare, si peggiora senza alcun dubbio l’impatto
sa di poter mantenere un profilo basso e non       sull’opinione pubblica. Soprattutto, si abdica
esporsi semplicemente non comunicando le           a qualsiasi possibilità di governare la narra-
tematiche ambientali, si rischia di commette-      zione che di quel disastro si farà. Noi potremo
re un grave errore. Perché, quando si parla di     anche stare in silenzio, ma intorno a noi le per-
ambiente, non si può non prendere una posi-        sone parleranno, cogiteranno, ipotizzeranno.
zione: non schierarsi significa disinteressarsi    Di fronte a un’opinione pubblica che è sempre
a questa battaglia, finendo automaticamente        più concitata, rumorosa e incontrollabile, non
nel fronte dei “cattivi”, di chi non ha a cuore    governare la propria comunicazione equivale
l’ambiente e non è sostenibile. Anche comuni-      a un suicidio simbolico. Quindi comunicate,
care un primo impegno embrionale – imper-          comunicate bene, comunicate sempre, anche
fetto e parziale – è meglio che sorvolare del      solo per motivare una scelta o una difficoltà.

1 Come rilevato dalla ricerca Does it pay to be a greenwasher or a brownwasher? (Testa, F,
Miroshnychenko, I, Barontini, R, Frey, M. Does it pay to be a greenwasher or a brownwasher?
Bus Strat Env. 2018; 27: 1104– 1116. https://doi.org/10.1002/bse.2058)
#2

Le tre C
sul comò:
complessità,
contraddizioni,
conflitto

8
I temi ambientali continuano a essere carat-        co ma che alla sostanza dei fatti rimangono
terizzati da una forte complessità, da pro-         minoranza. Invece si presta pochissima at-
fonde contraddizioni e da una elevata con-          tenzione alla maggioranza silenziosa, il folto
flittualità. Occorre saperlo e tenerlo sempre       gruppo dei cittadini che nei confronti di que-
ben presente prima di intraprendere qual-           sti temi sono semplicemente neutri o inde-
siasi attività di comunicazione ambientale,         cisi, che non conoscono e non si interessano
prevenendo frequenti quanto altamente               alla materia e che quindi avrebbero bisogno
probabili scivolate sul pavimento incerato.         di più informazioni, risposte e stimoli. In que-
Ultimo e più attuale tra una sfilza di eventi è     sta massa discreta si cela un enorme poten-
il dibattito intorno agli investimenti destinati    ziale che, però, rischia di andar perso, come il
alle energie rinnovabili del PNRR. Le rinno-        grano quando viene lasciato nei campi o rac-
vabili, viste un po’ come la panacea di tutti       colto troppo tardi. Gran parte dei nostri sfor-
i mali dell’epoca fossile, dovrebbero avere         zi comunicativi dovrebbe avere come target
– almeno in teoria – la strada spianata. E in-      primario questa maggioranza silente, che
vece esistono già importanti frizioni con ter-      poco o nulla sa delle tematiche ambientali e
ritori e comunità2: chi protesta per l’impatto      che pensa – per ingenuità, mancanza di infor-
ambientale delle centrali a biometano, chi si       mazioni, sovrastruttura ideologica – che i di-
oppone al “pugno in un occhio” dato al turi-        scorsi, le politiche, le decisioni sull’ambiente
smo nazionale dalle pale eoliche sulle colline      non la tocchino. Allora, una delle molteplici
o davanti alle coste, chi vuole tutelare le ter-    sfumature di complessità della comunicazio-
re coltivabili dalle distese di pannelli fotovol-   ne ambientale è proprio riuscire a intercet-
taici. E così le opere restano al palo insieme      tare i cittadini e le cittadine che fanno parte
alle loro contraddizioni. I temi ambientali         di questa fiumana che, parafrasando Verga,
non sono semplici, lineari e aggreganti, ma         potremmo chiamare fiumana del silenzio e
sono complessi, contradditori, divisivi. Per        che rischia di rivelarsi una forza inaspettata-
comunicare bene, occorre essere consape-            mente travolgente. E se questa forza (come
voli di queste caratteristiche. Qualsiasi tipo      spesso accade) dovesse incanalarsi nella
di comunicazione che non ne tenga conto è           direzione dei contro? Rischieremmo di ri-
inefficace. E in particolare è ancora sempre        manere vittime di un ostinato immobilismo.
troppo sbilanciata l’attenzione che si dedica       È importante iniziare a lavorare d’anticipo,
ai pro, che sostengono strenuamente le ra-          sollecitando gli animi degli indecisi e delle
gioni della crescita sostenibile, e ai contro,      indecise attraverso una comunicazione chia-
che del “no” hanno fatto la loro bandiera.          ra, trasparente ed esaustiva. Rispondere alle
Minoranze rumorose, certo, che riescono a           domande, ça va sans dire, è una buona pratica
catalizzare l’attenzione del dibattitto pubbli-     imprescindibile (vedi il punto 3).

2 Vedi l’articolo Non si vive di sole norme: per la transizione ecologica occorre scaldare i muscoli
del dibattito pubblico, Sergio Vazzoler, Talking Sustainability: https://www.talkingsustainability.
amapola.it/transizione-ecologica-dibattito-pubblico/
#3

A buon
comunicatore
molte
domande

10
La sostenibilità ambientale è legata a valori       punto 2), è necessario rispondere sempre in
quali l’etica, la sicurezza, la salute. Da questi   maniera onesta, completa e pertinente, ar-
valori derivano dubbi, domande, richieste di        rivando diretti al punto e dando un riscontro
approfondimento e rassicurazione, persino           su tutte le tematiche su cui si è chiamati ad
paure e ansie. Motivate o meno, pregiudiziali       argomentare. Per ritornare all’esempio già
o in buona fede, tutte queste istanze vanno         citato delle fonti rinnovabili, non ci basterà
prese in carico per mantenere aperta e ali-         sostenere che queste rappresentano la via
mentare la relazione con i propri interlocu-        maestra per la transizione ecologica ma, caso
tori, evitando che si interrompa. Rispondere        per caso, dovremo evidenziare e confrontare
alle domande significa anche saper ascolta-         le alternative in campo, dimostrando come
re e mettersi in discussione: quando in uno         si crea valore condiviso per il territorio. Così
scambio tra più soggetti viene a mancare            come, per passare alle scelte di consumo
questo elemento è la comunicazione stessa           quotidiane, non basta strombazzare quanto
che viene meno. Per dare vita a un autenti-         siamo virtuosi perché, ad esempio, abbiamo
co scambio comunicativo, il punto di vista          sostituito le confezioni in platica con quelle
dell’altro va preso in carico, riconosciuto, le-    in bioplastica: qualcuno ci chiederà senz’al-
gittimato e analizzato come una valida alter-       tro conto del perché abbiamo preferito la
nativa, assumendosi anche il rischio di poter       semplice sostituzione al ripensamento del
cambiare opinione. Le domande non devono            processo produttivo e distributivo in grado
fare paura: sono una possibilità di connessio-      di ridurre drasticamente gli imballi. A que-
ne, ci permettono di entrare in sintonia con        sto proposito torna utile “ripescare” la teoria
l’altra persona, e di guadagnarci la sua fiducia    Exit, Voice e Loyalty di Albert Hirschman. Le
(ovviamente dovremmo anche meritarce-               persone che fanno panno parte di un grup-
la…). Quando ci si trova di fronte a un quesito,    po e ne vengono deluse, hanno di fronte a sé
i consigli sono due: non evitarlo e non scivo-      due strade: ritirarsi dalla relazione, uscendo
lare nella tentazione di usare delle scorciato-     dall’organizzazione (Exit) oppure incanala-
ie. Dare delle risposte a “pappagallo”, pronte,     re la propria insoddisfazione nella protesta
veloci ma ahimè vuote e insignificanti, è una       (Voice). Ecco perché se riceviamo domande
tattica fallace che, benché inizialmente pos-       o critiche dovremmo essere felici: rispon-
sa sembrare vincente, si ritorcerà contro di        dendo nel merito saremo ancora in tempo
noi prima di quanto possiamo immaginare. A          di evitare l’interruzione della relazione e si
maggior ragione su temi complessi, contrad-         potrà testare la lealtà dei nostri interlocutori
ditori e divisivi come quelli ambientali (vedi      (Loyalty).
#4

Trasparenza
is the new
black

12
La trasparenza paga sempre, è un impera-         Consapevolezza e strumenti che, però, sono
tivo. Le scorciatoie su questi temi possono      sempre più diffusi nel grande pubblico. Lo di-
portare benefici nel breve termine, ma ri-       mostrano le ricerche: secondo il Future Con-
sulteranno inefficaci e controproducenti sul     sumer Index di EY3, la sostenibilità è sempre
medio-lungo termine. Per questo è fonda-         più una priorità per italiani e italiane. L’ele-
mentale trasmettere messaggi brevi, com-         mento più interessante e parlante che emer-
prensibili ed esaustivi per raggiungere gli      ge da questo studio, però, riguarda i fattori
obiettivi. Quando si parla di tematiche com-     che disincentivano i consumatori ad acqui-
plesse e articolate come quelle ambientali,      stare beni sostenibili. Ben prima del prezzo
spesso condite ai contorni da nozioni scien-     più alto, compaiono il marketing ingannevole
tifiche, la sindrome del docente universita-     e le informazioni fuorvianti. Cosa significa
rio e dell’ingegnere (con tutto l’affetto per    questo? Che le persone cercano e voglio-
queste categorie) è sempre dietro l’angolo,      no più informazioni e chiedono a gran voce
ed è pericolosissima. Al contrario, una buo-     che siano chiare, dettagliate e oneste. Que-
na pratica è comunicare in modo semplice e       ste istanze non vanno prese sottogamba: gli
accessibile, usando un linguaggio divulgativo    utenti, il pubblico, i consumatori, i cittadini
e inclusivo, che non tagli fuori nessuno e che   oggi hanno molti più strumenti per fare sen-
soprattutto non ometta nulla. E qui torniamo     tire la loro voce (e qui ritorniamo al punto 3).
sulla sacrosanta trasparenza. Le persone, i      Quello che una volta si teneva per sé oggi si
cittadini, i consumatori ormai sono in buo-      twitta, diventa una story sui social oppure un
na parte cintura nera in riconoscimento del      nuovo hashtag. Le persone sono sempre più
greenwashing. Che si tratti di un tentativo      sensibili e connesse, si sentono anche più in
di insabbiamento bello e buono, che sia una      diritto (e dovere) di dire la loro su operazioni
manovra per sviare l’attenzione da temi caldi    “finto-verdi”. Insomma, si può anche prova-
e poco sostenibili, che riguardi l’esagerazio-   re a fare greenwashing ma presto o tardi la
ne di pratiche green che in realtà impattano     prova del nove arriva: il confronto con i citta-
ben poco, il greenwashing è sempre meno          dini/consumatori. Allora, prima di andare in-
un’astuzia e sempre più un boomerang che         contro a quello che sui social si chiamerebbe
colpisce chi lo pratica. Con un distinguo im-    epic fail, con tutte le conseguenze a livello di
portante che i comunicatori ambientali de-       immagine, reputazione e competitività, forse
vono tenere ben presente: in molti casi chi      è meglio fare i conti fin da subito con i propri
cade in questa pratica lo fa non tanto per       limiti e i propri punti deboli, decidere di non
una cosciente volontà di ingannare, quanto       nasconderli e scegliere la strada – coraggiosa
per la mancanza di consapevolezza e stru-        senza dubbio – della trasparenza. È faticoso?
menti culturali nel campo della sostenibilità.   Sì, parecchio. Ma le alternative non esistono.

3 https://www.ey.com/it_it/news/2021-press-releases/08/ey-future-consumer-index
#5

Il difficile
è farla
semplice

14
Liberare il linguaggio da tecnicismi, acronimi     nologia è inefficace per due motivi: da una
e codici per addetti ai lavori: solo così sarà     parte, ostacola la comprensione di chi non
possibile far crescere empatia, vicinanza          è un addetto ai lavori4 (cioè la maggior par-
e motivazione. Sono queste le condizioni           te delle persone), dall’altra non coinvolge le
che possono indurre dei cambiamenti nei            persone e le allontana sempre di più, susci-
comportamenti dei singoli e di conseguenza         tando un misto di fastidio, insoddisfazione,
della collettività. Il campo della sostenibili-    noia. Per quanto riguarda il vocabolario che
tà e quello della comunicazione ambienta-          si sceglie, quindi, il consiglio è quello di usa-
le sono particolarmente zeppi di acronimi:         re solo i tecnicismi specifici, sciogliendoli e
dagli ESG (i fattori ambientali, sociali e di      spiegandoli, rinunciando invece a quelli che
governance) agli SDGs (gli obiettivi di Svi-       il linguista Luca Serianni chiama tecnicismi
luppo Sostenibile dell’Agenda 2030), dagli         collaterali, ossia quelle espressioni tipiche
standard GRI (la Global Reporting Initiati-        di un ambito settoriale che non sono legate
ve che sta alla base della rendicontazione         a necessità comunicative bensì all’occasione
sostenibile) agli RSU (i rifiuti solidi urbani),   di usare un registro più elevato. Insomma,
passando per il Nimby (la sindrome “Non nel        perché dire SDG se si può dire obiettivo so-
mio giardino” che blocca qualsiasi progetto        stenibile? Questa tentazione, il fascino pe-
di sviluppo sul territorio) e planando sulla       ricoloso del radical chic, va combattuta con
VIA (la Valutazione d’Impatto Ambientale).         convinzione. Attenzione, però: semplificare
Se non si ha dimestichezza con questo vo-          non significa banalizzare. Come trovare l’e-
cabolario, si rischia di sentirsi come degli       quilibrio? Rendendo più accessibili i conte-
alieni appena atterrati sulla Terra. Questo        nuti scientificamente fondati, riconducendo
solo per quanto riguarda le sigle. Ad accom-       questi temi, che sembrano distanti e difficili,
pagnare il tutto ci sono termini ed espressio-     a una dimensione più vicina al nostro inter-
ni scientifiche e settoriali: gas climalteranti,   locutore. Quindi, invece di dire quanti metri
matrice di materialità, impronta carbonica,        cubi di acqua si risparmiano con un prodotto
mitigazione e così via. L’effetto, per chi non     o una pratica sostenibile, proviamo a spiega-
conosce la materia, è straniante, quando non       re quante piscine olimpioniche si potrebbe-
frustrante e respingente. Comunicare i temi        ro riempire con la stessa quantità di liquido.
ambientali abusando di questo tipo di termi-       Dall’astratto al concreto in un attimo.

4 Per capire quanto incide la terminologia sulla comprensione delle tematiche climatiche:
Bruine de Bruin, W., Rabinovich, L., Weber, K. et al. Public understanding of climate change
terminology. Climatic Change 167, 37 (2021). https://doi.org/10.1007/s10584-021-03183-0
#6

Lavami
ma senza
bagnarmi

16
Dialogare, confrontarsi, ascoltare è impre-        senza nulla di concreto oppure mettono in
scindibile per capire, soddisfare e coinvolge-     campo azioni poco incisive, comode, fiacche,
re i nostri interlocutori. Responsabilizzarli e    che non comportano un particolare sforzo.
chiedere il loro aiuto è essenziale perché gli     Questo atteggiamento può essere sintetiz-
obiettivi sono così sfidanti che solo insieme      zato in un detto tedesco: lavami ma senza
si può pensare di raggiungerli. Insomma, do-       bagnarmi. Se vogliamo davvero comunicare
vremmo sentirci un po’ come membri di un           la portata della sfida ambientale e climati-
team di canottaggio oppure come giocatori di       ca, dovremo convincere i nostri interlocuto-
una squadra di tiro alla fune, indirizzati verso   ri a adottare comportamenti ben più faticosi
una meta comune. Per questo è necessario           dell’ormai consolidata raccolta differenziata.
stringere un patto e rinnovarlo costantemen-       E una comunicazione ambientale efficace può
te. La comunicazione ambientale non può            e deve dare un importante contributo nel de-
esaurirsi nel veicolare messaggi e contenuti:      terminare i cambiamenti auspicati in termine
impone, al contrario, di richiedere ai nostri      di mobilità intelligente, riduzione degli spre-
interlocutori azioni e comportamenti faticosi,     chi e scelte di consumo consapevoli. Cosa si-
destabilizzanti, che spesso comportano un si-      gnifica questo dal punto di vista pratico? A)
gnificativo costo economico e sociale. Finché      Spocchia e stizza sono le tue nemiche. Alcuni
si rimane nella sfera dei valori e degli ideali-   professionisti e specialisti inciampano a volte
smi, è semplice sposare una causa. Nessuno         nella sindrome dell’esperto, che si manifesta
– o quasi – oserebbe mai dirsi a favore dello      nella forma di risposte secche e infastidite,
sfruttamento delle persone, della distruzio-       mortificazioni gratuite e sarcasmo corrosivo
ne degli ecosistemi e dell’impoverimento si-       di fronte alle (legittime) domande (vedi punto
stematico delle risorse della Terra: sarebbe       3) di persone inesperte, poco virtuose o sem-
come dire che non si amano i cuccioli, un tabù     plicemente contradditorie. Questo natural-
che nemmeno i più coraggiosi infrangono. Ma        mente non fa che allontanarle ulteriormente.
cosa succede quando alle parole devono fare        B) I processi di facilitazione e ingaggio non
seguito le azioni? In buona percentuale nul-       sono sacrificabili: solo a persone coinvolte at-
la, perché spesso c’è una crepa profonda tra       tivamente e prese sul serio puoi chiedere un
ciò che è socialmente auspicabile (un mon-         cambiamento di comportamento, abitudini,
do e uno stile di vita più giusto, pulito, sano)   prospettive. Andare al di fuori della propria
e ciò che è personalmente accettabile (non         comfort zone è difficile. Si è disposti ad ac-
dover rinunciare alle proprie comodità). Se        cettare una richiesta di cambiamento solo se
ci mettiamo a spulciare un po’ di ricerche5,       coincide con i nostri valori e proviene da qual-
ci rendiamo conto che l’adesione ai principi       cuno che conosciamo, di cui ci fidiamo, con cui
della sostenibilità, sempre più esponenziale       abbiamo una relazione o che consideriamo
ed esplosiva sulla carta, nella realtà rimane      “vicino”. E un percorso di comunicazione fon-
superficiale ed epidermica. Le persone si di-      dato sull’ascolto, la facilitazione e l’ingaggio
cono sì favorevoli al cambiamento, ma il loro      fa proprio questo, pone le basi di una relazio-
impegno spesso si esaurisce in dichiarazioni       ne dialogica, aperta e trasparente.

5 Oltre al già citato Future Consumer Index, un recente Eurobarometro sul cambiamento
climatico rivela una tendenza di comportamento simile: https://europa.eu/eurobarometer/
surveys/detail/2273
#7

Ricordati
che NON
devi morire

18
La comunicazione ambientale deve esse-             critico, ma in grado di spostare il registro dal
re una comunicazione positiva. Attenzio-           tecnico all’evocativo, introducendo nella di-
ne, nessuna ambiguità o fraintendimento su         scussione sull’ambiente le categorie dei ge-
questo punto: è essenziale assicurare un’in-       nitori, dei figli e del futuro. E imperniato su
formazione completa ed esaustiva ma per            una call to action, una richiesta di azione che
rendere efficace la nostra comunicazione su        non è un semplice giudizio su ciò che è stato
questi temi è altrettanto decisivo fare ap-        fatto in passato, ma un ponte verso il futuro.
prezzare il vantaggio nell’adottare compor-        Far accettare questo invito all’azione è più
tamenti più sostenibili, rispettosi e attenti      semplice se al nostro interlocutore si pro-
alla salute dell’ambiente. La nostra realtà è      spettano i benefici di questa scelta. Lo diceva
plasmata (anche) dalle narrazioni e dai rac-       già Lucrezio e lo ripeteva Mary Poppins: con
conti e, purtroppo, quelli sulla crisi ambienta-   un po’ di zucchero la pillola va giù. Nel caso
le e climatica si sono rivelati finora ben poco    delle imprese far leva sulla competitività è
coinvolgenti e appassionanti6. La salute del       una strategia efficace che sicuramente può
Pianeta è un tema noioso e deprimente per i        far la differenza. A maggior ragione in questo
più, troppo tecnico per essere “sentito”, non      preciso momento, in cui, di fronte all’urgenza
proprio materiale con il quale costruire un’e-     di mettere a terra comportamenti e azioni di
pica condivisa in grado di scuotere gli animi.     protezione e tutela ambientale, la presenza
E la dimostrazione di questo percepito è che       di ingenti risorse per la transizione ecologica
spesso il cambiamento climatico è ancora           può diventare un utile stimolo per comuni-
vissuto come un problema distante, nel tem-        care al meglio quello sforzo. Naturalmente,
po e nello spazio, anche se poi distante non       una comunicazione ambientale positiva che
lo è per nulla. In parte, ci troviamo di fronte    sia davvero efficace non può prescindere da
all’esito di anni di comunicazione ambientale      una approfondita conoscenza dei desidera-
fatta di racconti che hanno creato solo rifiuto    ta di chi abbiamo di fronte, delle sue paure
e distanza: uno storytelling tutto al negativo,    e preoccupazioni (vedi punto 2), dei proget-
severo e giudicante, propenso a sottolineare       ti e obiettivi. Torniamo quindi alla centralità
solo quello che non si deve fare e quello che      dell’ascolto e alla importanza di saper impo-
non si deve essere. Non è un caso se, dopo         stare un dialogo aperto e trasparente con chi
tanto tempo, a mobilitare le masse è stato il      abbiamo di fronte (vedi punto 3 e 4): come
messaggio di un’adolescente come Greta             dice Marianella Sclavi7, “un buon ascoltatore
Thunberg: forse non positivo, sicuramente          è un esploratore di mondi possibili”.

6 Ne parla Jonathan Safran Foer nel suo libro Possiamo salvare il mondo, prima di cena.
7 Marianella Sclavi, Le sette regole dell’ascolto attivo: https://www.ascoltoattivo.net/le-7-regole/
#8

Insieme a te
non ci sto più

20
Per comunicare bene sui temi ambientali, è          che parlano più alla loro pancia che al loro
necessario tenere insieme comportamenti             intelletto. Per questo il tema della fiducia
individuali e collettivi, facendo sì che l’ado-     quando si parla di comunicazione ambien-
zione di buone pratiche a livello personale         tale non può essere preso sottogamba. Alle
possa rispecchiarsi in una cornice politica e       parole devono far seguito azioni concre-
sociale adeguata. Un esempio molto pratico.         te: ci deve essere coerenza tra comporta-
Nel momento in cui si deve supportare la nuo-       menti e messaggi veicolati. Una campagna
va mobilità green e si chiede alla cittadinanza     di sensibilizzazione che invita ad assumere
di usare di più i mezzi pubblici rispetto a quel-   comportamenti più sostenibili deve trovare
li privati, il cittadino deve trovare trasporti     corrispondenza nella dimensione collettiva,
adeguati e che rispondano alle sue esigenze         nel vedere tutti gli attori remare nella stessa
(e ai suoi desideri). Se questo non succede, il     direzione. E questo vale sia per le realtà pub-
patto tra cittadini, imprese e istituzioni viene    bliche che per le aziende private. Oggi esiste
incrinato. E una volta che quel rapporto di fi-     un livello di attenzione e sensibilità espo-
ducia inizia a creparsi, è difficilissimo tornare   nenziale a tutta una serie di fattori che fino
indietro e recuperare. La crisi della fiducia –     a poco tempo fa non venivano presi in con-
nelle istituzioni, nei media, nel giornalismo,      siderazione. Benché tutte le organizzazioni
nelle figure politiche e governative, nella cul-    si facciano promotrici di valori positivi come
tura scientifica – è ormai una delle cifre della    quelli legati alla sostenibilità, all’ambiente, al
nostra epoca: per accorgersene è sufficiente        benessere, alla salute, i comportamenti e gli
dare un’occhiata ai dati dell’Edelman Trust         atteggiamenti sono ancora una dimensione
Barometer, importante termometro della si-          poco presidiata: ma l’opinione pubblica or-
tuazione8 che da anni fotografa una dramma-         mai è in costante movimento e sempre più
tica caduta dei livelli di fiducia nella popola-    imprevedibile. Così, per ritornare all’esem-
zione (il fondo ancora non si vede). Alla base      pio precedente, se si chiede di lasciare a casa
della proliferazione delle fake news, molte         l’auto nelle giornate di polveri sottili alle
delle quali toccano le tematiche ambientali,        stelle e poi ci si mette a polemizzare tra Sin-
c’è proprio una crisi di fiducia nel giornalismo,   daco e Presidente della Regione sulle scelte
che ha dato vita a un autentico paradosso. Le       da compiere anziché collaborare allo stesso
persone non sanno più di chi fidarsi e, lascia-     tavolo, beh, il castello di fiducia crollerà e il
te senza alcuna bussola, si affidano a chi dif-     pastorello che grida al lupo resterà ben pre-
fonde disinformazione, credendo alle storie         sto solo mentre il gregge verrà sbranato…

8 Qui il link all’edizione 2021: https://www.edelman.com/sites/g/files/aatuss191/
files/2021-03/2021%20Edelman%20Trust%20Barometer.pdf
#9

Un hashtag
non fa
primavera

22
La comunicazione digital e sui social media       terlocutore, non significa rinunciare a soste-
è una grande opportunità per accorciare le        nere il proprio punto di vista: significa farlo
distanze e dare vita a un canale di ascolto e     con rispetto, misura, ascoltando in maniera
scambio costantemente presidiato. Anche           autentica le obiezioni altrui per poi replica-
se quelli ambientali sono temi complessi,         re nel merito. L’arroganza della ragione non
non si può pensare di non utilizzare questi       porta a nulla, anzi, porta a divisioni, incom-
canali, ormai sfruttati da tutti per tutto. Ma    prensioni e insanabili divergenze. B) Non
per farlo bene è importante trovare il giusto     sparire. Costruire un ecosistema social sano
tone of voice, motivare ogni scelta e non sot-    e senza polarizzazioni non significa ritirarsi
trarsi alla discussione. Non basta un hashtag     di fronte a uno scontro, ma semplicemente
“sostenibilità” per parlare di questi temi,       saperlo gestire e trasformare in un incontro.
ma si deve entrare nel merito e sostenere         I processi di disintermediazione mettono alla
il confronto. Il grande rischio è appiattire la   prova la diffusione del sapere e delle cono-
propria comunicazione e banalizzare una           scenze. Questa, però, è una sfida che va ac-
materia complessa come quella ambientale:         cettata, altrimenti vinceranno sempre e solo
anche qui è necessario trovare un punto di        quelli che giocano sulla pancia (vedi punto 8).
incontro tra linguaggio divulgativo, attenta      Bisogna mettersi il cuore in pace, prepararsi
presentazione dei dati e narrazione accatti-      a qualche mal di stomaco e “sporcarsi un po’
vante, cercando un compromesso tra il de-         le mani”, interagendo anche con chi, in real-
siderio di raggiungere una platea più ampia       tà, non ha alcun interesse a confrontarsi ma
e l’esigenza di farsi comprendere. Inoltre,       intende solo aizzare gli animi. Ebbene sì, oc-
quando si è sui social, per antonomasia un        corre prendere in carico e dare spazio anche
ambiente in continua evoluzione e metamor-        alle provocazioni. In chiusura, chi decide di
fosi, occorre fare attenzione ad alcuni mec-      attivare questi canali deve sapere che ci vo-
canismi di interazione. A) Come dicono Vera       gliono risorse, tempi e formazione dedicata:
Gheno e Bruno Mastroianni9, quando si             non ci si può improvvisare. Solo persone che
blasta si crea polarizzazione. E la polarizza-    sanno entrare nel merito sanno sostenere un
zione è una bestia difficile da governare, una    dialogo di buona qualità. E torniamo su uno
volta che è uscita dalla gabbia. Cercare di       dei punti fermi della comunicazione ambien-
disinnescare le discussioni, tra noi e i nostri   tale: la formazione, soprattutto per le PMI,
interlocutori, oppure tra interlocutore e in-     diventerà sempre più importante.

9 Nel libro Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello
#10

Oltre
alla testa
c’è di più

24
La consapevolezza non basta. Tutto quel-           miare energie. Spesso funzionano bene; in
lo che abbiamo detto finora è necessario           alcune situazioni invece portano alla nascita
ma non sufficiente: manca ancora un pezzo,         di pregiudizi e stereotipi che con il tempo si
che spesso è sottovalutato. Per utilizzare         incancreniscono e diventano sempre più dif-
al meglio i nostri strumenti comunicativi,         ficili da combattere. Questi percorsi menta-
dobbiamo essere consapevoli che le nostre          li esistono da sempre: l’essere umano non è
azioni non dipendono solo dalla razionalità.       mai stato interamente razionale, la scoperta
Nella nostra scelta di aderire o meno a una        della sua emotività non è una breaking news
richiesta di cambiamento, di identificarci         del ventunesimo secolo. E le tematiche am-
con determinati valori o di accogliere una         bientali, essendo legate ad argomenti come
narrazione rispetto un’altra, contano contin-      salute e sicurezza (rivedi punto 3), sono spes-
genze, emozioni, fattori ansiogeni. Questi         so questioni sensibili da maneggiare con at-
elementi rivestono un ruolo decisivo. Nell’e-      tenzione. Come inserire la comunicazione di
sperienza della realtà il dato scientifico, la     questi temi in un contesto stravolto dal do-
dimostrazione empirica, le evidenze e i fatti      minio dell’emotività? Una strategia vincente
passano spesso in secondo piano, schiaccia-        potrebbe essere allargare il campo della co-
ti dalle inclinazioni personali e soprattutto      municazione ambientale a competenze di-
dalle distorsioni cognitive ed emotive. Oltre      verse e trasversali che lavorano su queste di-
al sentire individuale, anche le tensioni e le     mensioni, coinvolgendo aree come le scienze
aspettative della società rivestono un ruolo       sociali e cognitive, i linguaggi artistici, altri
primario nel decidere in cosa credere. Entra-      tipi di comunicazione e comunicatori (penso
no nell’equazione temi come l’appartenenza         alle nuove generazioni, ai graffitari, ai social
a un gruppo, la conservazione della propria        designer, a chi progetta infografiche, al ga-
reputazione, la difesa di quella costruzione       ming, al mondo delle app). Questa alleanza
personale e sociale che è la propria identità. I   aiuterebbe a intercettare la parte empatica,
famosi bias e le meno conosciute euristiche10      emozionale, psicologica del comportamento
sono meccanismi cognitivi automatici che il        rivolto all’azione. E sappiamo quanto ce n’è
nostro cervello mette in campo per rispar-         bisogno!

10 Scorciatoie mentali che determinano la valutazione di un fenomeno basandosi su metodi
empirici e non di calcolo
L’undicesimo
capitolo
scriviamolo
insieme.
Dieci punti, dieci proposte, dieci strumenti
che, come ogni ferro del mestiere che si rispet-
ti, vanno mantenuti affilati. Questo testo non
ha nessuna pretesa di verità o di dottrina (se
avete letto con attenzione, una comunicazio-
ne ambientale efficace non è rigida e dogma-
tica, ma elastica e includente). Nasce dall’esi-
genza di condividere una serie di indicazioni e
stimoli che provengono dall’esperienza, dalle
conferme e dalle smentite vissute sul campo
in oltre vent’anni di attività e dalla passione
per una materia che finalmente riceve dopo
tanti anni la giusta attenzione. Nonostante
l’interesse sulle tematiche ambientali sia in
crescita da qualche anno, c’è ancora molto da
dire, indagare, sondare, sviscerare. Questo
decalogo è un primo passo che vuole e deve
essere arricchito, completato, definito, reso
sempre più strumento di lavoro. E ogni con-
tributo è fondamentale!

Insomma, citando Helen Keller, da soli possia-
mo fare così poco; insieme possiamo fare così
tanto.

Per domande, commenti, spunti e critiche,
contattateci qui:

sergio.vazzoler@amapola.it

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Coordinamento editoriale

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