I venerdì della chimica italiana

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I venerdì della chimica italiana
I  venerdì                   della           chimica
italiana
La Società chimica italiana (Sci) organizza in diretta
streaming, dal proprio canale YouTube, “I Venerdì della Sci”
seminari dedicati ai vincitori delle Medaglie Sci per il 2020.
Il prossimo incontro, dal titolo “Dal bianco al nero, il
viaggio di un chimico inorganico tra gli allotropi di un
elemento affascinante”, sarà tenuto il 12 febbraio da Maurizio
Peruzzini, già direttore del Dipartimento di scienze chimiche
e tecnologie dei materiali del (Dsctm) del Cnr, premiato con
la prestigiosa Medaglia Stanislao Cannizzaro che viene
assegnata     a scienziati che abbiano contribuito con
l’originalità delle loro attività scientifiche all’ampliamento
delle conoscenze chimiche fondamentali a livello
internazionale. Il premio viene conferito a Peruzzini come
riconoscimento alle ricerche eccezionali condotte nello
sviluppo della chimica del fosforo e dei materiali 2D di cui è
punto di riferimento nazionale e mondiale da quarant’anni.
Proprio per studiare il fosforo elementare o meglio la sua
forma bidimensionale, il fosforene, parente del grafene, ma
formato solo da atomi di fosforo, Peruzzini ha ottenuto
l’Advanced Grant dello European Research Council (ERC) per il
progetto PHOSFUN che può essere ‘applicato’ in vari campi,
dalla sensoristica alla medicina.

Il programma prosegue con Massimo Trotta (26 febbraio) con “I
nuovi mezzi di comunicazione di massa stanno cambiando il
mondo della scienza?”, Medaglia Marotta; Benedetta Mennucci,
(12 marzo) vincitrice della Medaglia Pisani che interverrà con
“Dalle molecole alla funzione biologica: una sfida possibile
per la chimica computazionale?”. Il 26 marzo Giovanni Battista
Appendino, Medaglia Piria, conclude il ciclo di incontri con
“Perché si studiano (ancora) i composti naturali”. L’inizio
dei seminari è alle ore 15,00, la durata è di 30 minuti
I venerdì della chimica italiana
seguiti da discussione. Nello scorso mese di gennaio sono
state assegnate altre due medaglie: la Bertini a Federico
Bella e la Illuminati a Michele Antonio Floriano.

Ogni tre anni la Sci, che riunisce oltre 3.500 soci
accomunati   dall’interesse per la scienza chimica e dalla
volontà di contribuire alla crescita economica e culturale del
paese, conferisce la medaglia Cannizzaro, che quest’anno, per
la prima volta, va ad uno scienziato del Cnr. (Foto di Michal
Jarmoluk da Pixabay)

www.soc.chim.it

www.youtube.com/c/societachimicaitaliana2020

Associazione Culturale                                   Le
Mamme di Pomezia

Conoscere Pomezia Attraverso                              Le
Associazioni E I Comitati                                 Di
Quartiere Del Territorio
Pomezia News ha pensato di dare spazio alla conoscenza delle
tantissime associazioni e comitati di quartiere esistenti nel
territorio di Pomezia.

Il loro contributo, su base volontaria e senza scopo di lucro,
arricchisce di valore la città incrementando il senso di
comunità, migliorando e favorendo la crescita armonica di un
positivo tessuto sociale indispensabile affinché una città non
sia solo un luogo dove dormire.
I venerdì della chimica italiana
Questa settimana vi presentiamo l’associazione Le Mamme di
Pomezia attraverso una breve intervista alla quale ha
gentilmente risposto Silvia Macchioni in qualità di
presidente.

   1. Quando è nata l’Associazione Le Mamme di Pomezia e quali
      sono gli obiettivi che vi siete preposti?
      L’Associazione nasce tra la fine del 2012 e gli inizi
      del 2013 da un gruppo di mamme durante un corso preparto
      con l’idea e l’obiettivo di creare una realtà nuova sul
      territorio, una realtà fatta da mamme per le mamme.

     Di quanti membri è formata l’Associazione Le Mamme di
     Pomezia?
     I soci iscritti attualmente sono 76

     In che modo un cittadino può entrare a far parte
     dell’Associazione Le Mamme di Pomezia?
     Per far parte dell’Associazione basta iscriversi
     versando una quota annuale di 15 euro. Con la tessera si
     ha diritto a diversi sconti negli esercizi commerciali
     pometini che hanno stipulato convenzione con noi.

     Quale, tra i progetti che avete realizzato finora, vi
     rappresenta di più?
     Non c’è un solo progetto che possa rappresentarci… Di
     sicuro il supporto che la nostra Associazione fornisce
     alle famiglie, un supporto inteso in più ampie
     prospettive, quindi non solo quello materiale. Siamo
     Mamme e ci siamo rese conto, nel corso degli anni di
I venerdì della chimica italiana
rappresentare sul territorio di Pomezia un valido punto
di riferimento per la realtà familiare. Mosse da questa
consapevolezza, è stato naturale accogliere le varie
richieste, che sono giunte in forma implicita ed
esplicita, dalle nostre socie e non, che ci avvicinasse
in qualche modo alle esigenze familiari. Da qui sono
nati altri progetti di ugual importanza, parliamo di
quelli di promozione culturale o di lettura, come il
Bookcrossing e il club del libro, piuttosto che le
attività dedicate all’infanzia, e quindi i vari
laboratori e letture animate organizzate nel corso del
tempo, e le collaborazioni per gli eventi con il comune
e altre realtà associative territoriali”.
I venerdì della chimica italiana
I venerdì della chimica italiana
Quali piattaforme social utilizzate per comunicare le
vostre iniziative?
Le nostre iniziative vengono divulgate soprattutto
attraverso Facebook con la nostra pagina e gruppo, ma
anche    tramite     il    sito         ed     e-mail
lemammedipomezia@gmail.com.

Qual è il progetto al quale state lavorando ora?
Causa Covid purtroppo abbiamo dovuto sospendere molte
nostre attività, ma stiamo lavorando ad alcuni eventi
online, con il patrocinio del Comune di Pomezia, e
continuiamo a sostenere le nostre famiglie sperando di
poter tornare presto alla normalità.
I venerdì della chimica italiana
Se vuoi far conoscere la tua associazione o Comitato di
Quartiere scrivi a redazione@pomezianews.it

Trony apre Pomezia un nuovo
punto vendita

Con 1200 mq e un parcheggio di 1100
posti è ubicato in via Pontina km
27,800

Milano, 8 febbraio 2021 – Apre oggi un nuovo punto vendita
Trony a Pomezia, all’interno del centro commerciale Parco 51.
Nel nuovo store, che si trova a circa 10 minuti da Roma, in
via Pontina, uscita via Naro, lavoreranno 14 addetti alla
vendita.

Nel punto vendita di Pomezia, che conterà oltre 6.000
referenze, saranno installati 7 schermi 65’’ touch, per
un’esperienza di acquisto virtuale con un catalogo elettronico
con più di 15.000 prodotti disponibili.

Con l’inaugurazione di questo negozio prosegue il progetto di
sviluppo del socio COPRE spa, che con questa nuova apertura
conta oggi 70 punti vendita Trony.
I venerdì della chimica italiana
In Italia, Trony porta il numero complessivo dei propri punti
vendita a 166, cui si aggiungono 24 Mini Trony, per un totale
di 190 negozi.

I negozi Trony sono aree accoglienti e confortevoli, luoghi di
shopping in cui muoversi in libertà, concepiti per la
soddisfazione di bisogni concreti e precisi della clientela.
Il concept store è caratterizzato da un’immagine giovane,
chiara, dinamica e immediatamente riconoscibile.

Tra i vari servizi offre consegna a domicilio, installazione
elettrodomestici, preventivi e molto altro ancora. Tra i
reparti attivi, tutti quelli compresi nelle categorie del
format Trony: informatica e game, primo reparto che si
incontra all’ingresso, piccoli e grandi elettrodomestici, più
un’offerta completa per le sezioni audio/video, accessori,
climatizzatori.

Anche questa nuova apertura sarà comunicata a livello locale e
sul sito

COMUNICATO STAMPA
I venerdì della chimica italiana
Museo Archeologico Lavinium
di Pomezia
Martedì e Giovedì visite guidate

Questa settimana non perdete l’occasione di scoprire il Museo
Archeologico Lavinium e la sua Area Archeologica! Sarà
possibile visitare ogni martedì e giovedì, con la nostra
guida, i XIII Altari e l’Heroon di Enea, con prenotazione
obbligatoria.

Inoltre potrete trovare nel reparto Bookshop tanti nuovi
gadget pensati appositamente per voi.

Nuovi orari Museo (almeno fino al 5 marzo, salvo nuove
disposizioni)

LUN. 10:00-13:00 / 15:00-18:00
dal MAR. al VEN. 09:00-13:00 / 15:00-18:00
SAB. e DOM. Chiuso
I venerdì della chimica italiana
COMUNICATO STAMPA

Pomezia diventa “Una città da
favola”

Pomezia vista con gli occhi dei
bambini

Pomezia si posiziona tra le prime 10 Città aderenti al
progetto “Una Città da favola”, riservato ai Comuni d’Italia
designati della qualifica “Città che legge” dal Centro per il
Libro e la Lettura del Mibact.
“Una Città da favola” dà la possibilità a bambini e ragazzi di
50 Comuni d’Italia, designati dalla qualifica “Città che
legge”, di scrivere un libro. Nasceranno filastrocche, favole
e fiabe ambientate nei luoghi caratteristici di ogni
territorio tra principesse, castelli e boschi incantati.

I giovani protagonisti di Pomezia saranno docenti e studenti
delle scuole dell’infanzia comunali Maria Immacolata,
Sant’Andrea Uberto, San Francesco D’assisi e Gianni Rodari,
degli istituti comprensivi Enea, Pestalozzi, De Andrè, Orazio,
Via della Tecnica e del circolo didattico Matteotti.

“Abbiamo partecipato con entusiasmo al progetto ‘Città da
favola’ – ha spiegato l’Assessore Miriam Delvecchio –
coinvolgendo materne comunali e istituti comprensivi del
territorio. L’adesione è stata unanime ed è per noi motivo di
orgoglio. Pomezia ha un centro storico di impianto
razionalista, un importante polmone verde grazie alla Riserva
naturale della Sughereta e la sua frazione di Torvaianica è
cullata da un meraviglioso litorale dove è presente una
riserva marina. Insomma, una Città da favola: siamo proprio
curiosi di vedere come i nostri bambini, attraverso l’uso
della fantasia, disegneranno e descriveranno i luoghi
caratteristici della nostra Città”.

“Pomezia è una Città giovane e moderna – ha dichiarato il
Sindaco Adriano Zuccalà – ricca di servizi, con una spiccata
attenzione alla sostenibilità ambientale e alle nuove
tecnologie. Una Città fatta di giovani, che trovano nella
cultura e nelle iniziative che mettiamo a punto durante l’anno
il giusto collante per la costruzione di un senso di comunità
e aggregazione. Le attività dedicate alla lettura sono molto
apprezzate, basti pensare che l’ampliamento degli orari e dei
servizi della biblioteca ha portato all’aumento del 40% delle
presenze”.
COMUNICATO STAMPA

SILVIA SALIANI E GIULIANA
FARBO NOMINATE ALLA GUIDA
DEGLI STABILIMENTI PRODUTTIVI
DI P&G A GATTATICO E POMEZIA
A FRANCESCA SAGRAMORA
IL “PREMIO MINERVA DONNA D’ECCELLENZA” DI FEDERMANAGER

4 febbraio 2020 – Per la prima volta nella storia della
Procter & Gamble in Italia, la direzione degli stabilimenti di
produzione è tutta al femminile. Merito di Silvia Saliani e
Giuliana Farbo, nominate alla direzione rispettivamente degli
impianti di Gattatico (Reggio Emilia) e Pomezia (Roma). Due
nomine che rinforzano ancora di più l’impegno di P&G nella
parità di genere sottolineando come la competenza e
professionalità debbano essere i criteri alla base di ogni
scelta.

A dimostrarlo, anche gli attestati che arrivano dall’esterno
come il “Premio Minerva Donna d’Eccellenza 2020” promosso da
Federmanager assegnato a Francesca Sagramora, Vice Presidente
Risorse Umane P&G Italia, un riconoscimento dell’impegno
dell’azienda nel favorire policy aziendali ed un ambiente di
lavoro sempre più inclusivo, privo di stereotipi e pregiudizi
e unicamente teso alla valorizzazione di tutti i dipendenti.

«Mi congratulo a nome di tutta l’azienda con Silvia, Giuliana
e Francesca – commenta Paolo Grue, Presidente e Amministratore
Delegato della Procter & Gamble in Italia. Silvia e Giuliana
sono due grandi professioniste che sono state in grado di
farsi strada in un settore, quello della “produzione”,
ritenuto solitamente “maschile”, dimostrando ancora una volta,
che non esistono ruoli solo per gli uomini o solo per le
donne. Congratulazioni anche a Francesca per l’importante
riconoscimento ricevuto, a prova della sua grande
professionalità che l’ha portata, già da qualche anno, ad
assumere il ruolo di leader nella gestione delle risorse umane
per il Sud Europa. Avere tre leader di grandi capacità come
Silvia, Giuliana e Francesca in posizioni così strategiche –
conclude Grue – oltre che dimostrare il nostro impegno nella
valorizzazione dei talenti, senza alcuna distinzione di
genere, sono certo che avrà un impatto positivo sul nostro
business. Sappiamo infatti quanto sia fondamentale assicurare
una maggiore presenza di donne in posizioni di leadership per
assicurare all’Italia una crescita economica responsabile,
sostenibile e paritaria».

                Paolo Grue, Presidente e
                Amministratore   Delegato
                della Procter & Gamble in
                Italia

La lotta al Gender Gap vede da tempo in prima linea Procter &
Gamble, che oggi annovera il 46% di donne nel proprio organico
manageriale in tutto il mondo. Un impegno che nasce
internamente all’azienda, con policy e progetti volti a
rompere gli stereotipi. Come “Share The Care”, introdotto
oltre un anno fa: un congedo parentale di otto settimane
consecutive retribuito al 100% per i neo papà, che intende
restituire alla coppia, anche se non sposata o dello stesso
sesso, la libertà di scegliere come vivere l’arrivo di un
figlio. Un impegno che si riflette anche verso l’esterno con
la comunicazione, affrontando il tema delle discriminazioni di
genere attraverso l’utilizzo dei propri marchi e con
iniziative, come “Future Female Leaders”, che mirano ad
avvicinare le studentesse laureande o neolaureate al mondo del
lavoro in settori, come ad esempio quello commerciale,
ritenuti tradizionalmente ed erroneamente “maschili”. O ancora
sostenendo Valore D e il programma “Inspiring Girls”, per
portare nelle scuole la testimonianza di donne manager P&G.

Proprio come Francesca Sagramora, Vice Presidente Risorse
Umane di Procter & Gamble Italia, recentemente insignita del
Premio Minerva Donna d’Eccellenza 2020, con cui Federmanager,
attraverso una giuria di top manager, rappresentanti delle
istituzioni, del mondo accademico e delle parti sociali,
premia ogni anno donne manager in grado di conciliare impegno
professionale e famiglia con risultati decisivi nel mondo
dell’industria.

«Ho sempre avuto chiare le mie priorità, a livello familiare e
professionale, e ho fatto scelte che potessero conciliare e
garantire l’equilibrio che mi ero prefissata. Scelte rese
possibili soprattutto grazie alla condivisione delle
responsabilità familiari con il mio partner – che ha usufruito
per esempio per ben due volte      del congedo parentale per
alternarci nella cura dei nostri figli – e grazie ad
un’azienda che mi ha sempre supportato, garantendomi
flessibilità e ascolto» dichiara Francesca Sagramora Vice
Presidente Risorse Umane P&G Italia.

                    Francesca Sagramora
                    Vice     Presidente
                    Risorse Umane P&G
                    Italia.

Scelte di equilbrio tra famiglia e professione che sono state
possibili anche per Silvia Saliani e Giuliano Farbo, ora
pronte ad accogliere con entusiasmo la grande sfida del
comando dei poli produttivi di P&G a Gattatico e Pomezia.

Silvia Saliani, classe ‘76, romana di origini Sardo-Pugliesi,
una laurea in Ingegneria Meccanica e un temperamento
competitivo che ha dimostrato in tutti gli ambiti della sua
carriera sportiva e professionale. Entra in P&G nel 2001 come
Process Engineer sulle linee del Dash in Polvere dello
Stabilimento di Pomezia. Ricopre vari ruoli in Product Supply
a livello regionale e globale: Operation Manager a Pomezia,
Europe Business Planner di Fairy Brand a Ginevra, a capo del
team di Market Planning negli uffici di Roma, per poi passare
al ruolo di Global Innovation Leader per Fairy/Dawn/Cascade di
nuovo a Ginevra. Ora, allo Stabilimento di Gattatico, hub
europeo per i Detergenti per la Casa come Viakal e Mastro
Lindo, affronta una nuova sfida con un obiettivo chiaro:
posizionare lo stabilimento nell’eccellenza dei processi
produttivi per soddisfare la crescente richiesta di prodotti
sicuri e in linea con gli obiettivi di sostenibilità
ambientale.

                    Silvia Saliani, nuova
                    Plant Director dello
                    stabilimento P&G di
                    Gattatico.

«Diventare Direttore dello stabilimento di Gattatico, per me,
è come tornare a casa. Sono partita dall’Italia, qui ho messo
le basi della mia carriera e qui, sono orgogliosa di fare
ritorno, con nuove competenze e responsabilità. Fiera di poter
contribuire concretamente allo sviluppo di un impianto
produttivo italiano che oggi come mai prima è chiamato a
soddisfare la domanda di prodotti legati alla pulizia e
all’igiene delle superfici in tutta Europa come i nostri
Viakal e Mastro Lindo. Una sfida a cui sono felice di poter
rispondere, lavorando con persone che hanno una passione
infinita e una straordinaria professionalità» commenta Silvia
Saliani, nuova Plant Director dello stabilimento P&G di
Gattatico.

Giuliana Farbo, palermitana, appassionata di corsa e di
cucina, è entrata in P&G a 22 anni dedicandosi da subito
all’Information Technology. Di base a Roma, ha ricoperto negli
anni diversi incarichi in europei e mondiali. Subito dopo la
maternità, assume il ruolo di Responsabile Information
Technology per la divisione Cura dei tessuti e della casa per
l’Europa proprio dallo stabilimento di Pomezia, di cui ora è
al vertice, per ricoprire successivamente ruoli sia europei
che globali con responsabilità sempre crescente includendo
anche l’area dei Global Business Services.

                Giuliana Farbo, nuova Plant
                Director dello stabilimento
                P&G di Pomezia.

«Pomezia è un luogo in cui ho lasciato il cuore. Tornare qui
oggi come Direttore dello Stabilimento è una grande emozione:
sono entusiasta di poter portare la mia esperienza digitale al
servizio di uno impianto produttivo che ha fortissime
potenzialità di sviluppo nella transizione verso il paradigma
4.0. Un’esperienza che affronterò con umiltà, entusiasmo e
tanta voglia di ascoltare ed imparare, sapendo di poter
contare, su una organizzazione di enorme valore, per rendere
Pomezia un gioiello produttivo di respiro internazionale»
dichiara Giuliana Farbo, nuova Plant Director dello
stabilimento P&G di Pomezia.

COMUNICATO STAMPA

“UN MESE,                 UN      PIATTO,              UNA
STORIA…”
FEBBRAIO

FRAPPE

Le frappe come tutti noi sappiamo, sono i tipici dolci del
Carnevale; vengono anche chiamate cenci, chiacchiere, bugie.
Quasi ogni regione ha un nome diverso per questi golosi
dolcetti, ma la ricetta è più o meno la stessa.

Quando arrivava il Carnevale a casa mia le frappe, o cenci
perché mia madre era toscana, si facevano seguendo
scrupolosamente la ricetta del Talismano della Felicità. Lei
impastava gli ingredienti e poi appoggiava canovacci un po’
dappertutto perché, una volta steso l’impasto, con la rotella
dentata ritagliava la sfoglia e preparava fiocchetti e
girandole, c’era bisogno quindi di spazio dove appoggiarle
prima di friggerle. Una volta cotte spolverava i fiocchetti di
zucchero a velo per me e mia sorella, e le girandole con il
miele per mio padre, a casa sua in Abruzzo si facevano così.

Le frappe necessitano almeno un paio d’ore per essere
preparate, ma il loro profumo e la loro fragranza meritano
tutto il nostro tempo e la nostra dedizione, ne vale
assolutamente la pena.

INGREDIENTI:

per 500 gr. di frappe

     farina 500 gr.
     strutto 30 gr.
     tuorli d’uovo 2
     1 uovo intero
     un pizzico di sale
     un cucchiaio di zucchero
     vino bianco
     strutto per friggere

PROCEDIMENTO:

Formate una fontana con la farina sulla spianatoia, al centro
mettete tutti gli altri ingredienti e impastate aiutandovi con
il vino bianco, fino ad ottenere una pasta morbida e liscia.
Fate una palla e avvolgetela con della pellicola, lasciate
riposare almeno mezz’ora a temperatura ambiente.

Stendete l’impasto in una sfoglia molto sottile aiutandovi con
un po’ di farina, utilizzando poi una rotella dentata
ritagliate delle strisce e formate fiocchi o girandole.
Appoggiate le forme ottenute su piani infarinati, vassoi o
canovacci e aspettate che lo strutto diventi caldo a
sufficienza. Per verificare la giusta temperatura fate la
prova con un pezzetto di impasto.

Friggete le frappe finchè diventano dorate, e appoggiatele su
un vassoio coperto di carta assorbente. Quando i dolci saranno
pronti, aspettate che si freddino un pò e “conditeli” con lo
zucchero a velo o il miele. Le frappe si conservano qualche
giorno ben coperte con un foglio di alluminio o messe in una
scatola di latta per mantenerne intatta la fragranza.
Il corpo, uno spazio sacro
“La Terapia Polivagale è nata dalla mia esigenza di trovare un
nuovo metodo, nell’ambito delle psicoterapie, che permettesse
di affrontare in modo efficace e più rapido traumi, emozioni
bloccate e tutto l’ampio spettro dei disturbi psicosomatici
che, fino alla creazione di questo nuovo metodo, affrontavo
con le tecniche del modello Psicofisiologico clinico
integrato, e la Psicoterapia breve strategica unita all’ipnosi
che già andavano ad intervenire sul decimo nervo cranico: il
nervo Vago. Così si legge nelle pagine di “Libera-Azione
attraverso la crisi. La Terapia Polivagale“ libro di Silvia
Trucco edito Golem, da poco uscito nelle librerie. L’autrice è
psicoterapeuta, psicofisiologa, ipnoterapeuta che con questo
approccio terapeutico unisce formazione e ricerca sul campo su
se stessa e sugli altri. Da vent’anni lavora sul concetto di
individuo come unica unità psicofisica, in cui psiche e soma
sono in un rapporto circolare come nelle tradizioni più
antiche, da quella greca a quella cinese, che nel suo lavoro
integra con la più attuale ricerca neuropsicofisiologica. Dopo
anni di sperimentazione su centinaia di pazienti l’autrice ha
brevettato la Terapia Polivagale che affonda le sue radici
nelle teorie dei neurofisiologi Stephen W. Porges, che mette
al centro del sua Teoria Polivagale l’esperienza psicologia, e
del sistema di David Becali, che enfatizza le manifestazioni
fisiche nel corpo con il suo sistema denominato Tension and
Trauma Releasing Exercises (TRE).

Il metodo lavora sul rapporto tra corpo e mente. Ha ottenuto
dati clinici che ne sottolineano l’efficacia nei problemi
relazionali, ansie, attacchi di panico, depressioni e disturbi
neurovegetativi trattati di solito con terapie lunghe. “La
persona ha l’opportunità di sciogliere le tensioni che
bloccano le emozioni attraverso il corpo, e far uscire il
vissuto bloccato, che la spinge in automatico a diventare
autonoma, indipendente dal processo” sostiene Trucco.
“L’incontro con il metodo TRE mi ha dato l’imput per agire a
livello corporeo in modo ancor più viscerale, in quanto
attinge dalla Bioenergetica, dal Tai Chi e da altre pratiche
orientali che attraverso esercizi muscolari evocano nel corpo
un tremore neurogeno (fase di induzione al tremore neurogeno
all’interno del mio metodo), che consente di rilasciare le
tensioni accumulate nel corpo e che rappresentano la causa del
mantenimento di blocchi emotivi”. La terapia brevettata da
Silvia Trucco nasce quindi dall’integrazione di tecniche e
approcci che privilegiano la storia del paziente e il suo
rapporto con il terapeuta in un contesto in cui tutte le
percezioni si integrano in uno spazio sacro: il corpo. Nello
scorrere delle pagine emerge come questo metodo sia centrato
sull’importanza di una rivoluzione nella persona, un reset,
una ‘Crisi’ legata al timore di ‘lasciarsi andare’, concetto
che occuperà un intero capitolo nel volume. Nel libro si parla
di tecnica e di applicazione clinica in cui vengono raccontate
20 storie che, nel rispetto della privacy di ogni paziente,
sono il risultato di più casi riuniti per assonance rispetto
al materiale clinico reale, che testimoniano un’attività
terapeutica orientata all’indissolubilità tra psiche e soma.
 Nel 2015 Silvia Trucco ha fondato a Roma Centro Mentecorpo
dove propone attività multidisciplinari e terapie per il
benessere     della   persona.     (www.silviatrucco.com;
info@centromentecorpo.com)

titolo: Libera-Azione attraverso      la   crisi.   La   Terapia
Polivagale
categoria: Manuale di psicologia
autrice: Silvia Trucco
editore: Golem
pagine: 168
prezzo: € 18.00

Perché           Febbraio              si       chiama
così?

Febbre, maschere e mascherine
Nel calendario romano più antico, febbraio era l’ultimo mese
dell’anno, che iniziava a marzo, momento di risveglio della
natura e degli uomini al suono delle armi del dio Marte.

Febbraio era dunque dedicato alla purificazione e alla
preparazione di un nuovo ciclo, di un nuovo inizio.

In verità, l’origine del suo nome non è poi tanto nascosta…
Ebbene sì: come in un gioco, possiamo rinvenire facilmente tra
le sue lettere la parola febbre!

Occorre premettere che nell’antica Roma ogni aspetto della
vita, anche il più piccolo, era sotto la protezione di una
specifica divinità: ci sono quindi decine e decine di culti
per noi quasi sconosciuti ma molto praticati dal popolo. Ad
esempio, la dea Numeria tutelava e contava i mesi della
gravidanza,    la dea Edula aveva in custodia le carni
commestibili e la loro conservazione, il dio Redicolo
proteggeva il ritorno dai viaggi.

E veniamo così alla dea Febbre, in latino Februa o Febris, che
origina probabilmente da Februus, un dio antichissimo etrusco-
italico ed è legata alla purificazione dalle febbri, in
particolare da quelle malariche.

                Febbraio – Mosaico dal Museo
                Archeologico di Sousse

In virtù della potenza purificatrice che si attribuiva al
fenomeno della febbre, si è concretizzato nel nome Februarius
il legame con questa fase dell’anno, segnata da una serie di
riti e di feste molto caratteristiche.

Una festa in particolare merita la nostra attenzione: il 15
febbraio si festeggiavano nell’antica Roma i Lupercalia, una
solennità celebrata dai Luperci, giovani e giovanissimi romani
consacrati, di solito abbigliati con pelli di lupo, in onore
della Lupa che aveva allattato i gemelli Romolo e Remo.

                   Frammento di rilievo con
                   Luperci     dal   Museo
                   Nazionale Romano

Nel corso della festa essi si raccoglievano nel Lupercale, una
grotta ai piedi del colle Palatino, dove sacrificavano un gran
numero di capre, tagliavano le pelli in lunghe strisce, dette
februa, e poi si slanciavano seminudi in una folle corsa
agitando queste fruste e colpendo tutti coloro che
incontravano.

Le donne desiderose di gravidanza si esponevano ai colpi,
certe del potere del rito, che propiziava la fecondazione.

Nella   fase   finale   dell’Impero   romano,   quando   ormai   il
Cristianesimo dominava, vari vescovi tentarono di sopprimere
l’antica consuetudine pagana, ma nulla si poteva contro la
tenacia dei Senatori, i quali attribuivano le pestilenze e
ogni altro danno al fatto che si trascurasse la festa dei
Lupercalia. La solennità era talmente radicata nella vita
dell’antica Roma che si perpetuò anche nei secoli tardi, fino
all’anno 468.

Infine pare che il rito sia stato abolito dal papa Gelasio ma
tuttora lo si può riconoscere probabilmente nella processione
con le candele del giorno della Candelora, il 2 febbraio.

L’evocazione di tali riti ancestrali dal fascino unico ci
conducono a considerare legami insospettati tra la febbre e
l’infiammazione rossa e calda lasciata dai colpi di februa, le
strisce di capra usate come fruste.

E’ poi molto suggestivo pensare alla nostra modernità e al
fatto che proprio a febbraio soprattutto capita di venir colti
dalle influenze di stagione e da quelle purificanti sudate al
caldo del letto.

A proposito: quanta nostalgia per… la solita influenza!

Oggi, immersi come siamo nell’atmosfera pandemica, viviamo
mille inibizioni che ci precludono gli abbracci e ci impongono
le mascherine.

Mascherine e maschere di Carnevale…

Febbraio è anche il mese delle tipiche atmosfere
carnevalesche, che oggi possiamo godere a metà.

Ed emerge, forte più che mai, un desiderio di purificazione,
di guarigione sociale, di annientamento del virus, per tornare
a danzare scatenati, liberi e senza maschera.

Dott.ssa Maria Cristina Zitelli

Noi, animali sociali,                                     ai
tempi della pandemia
In questo periodo di secondo lockdown se ne parla tanto: tra
colleghi, amici, familiari, conoscenti, al supermercato o dal
benzinaio. Non ce la facciamo più, siamo stanchi, stufi. La
percezione di quest’emergenza sanitaria oramai, dopo un anno,
ci ha logorati, sfilacciati, sfiniti.       All’inizio, noi,
animali sociali, abbiamo modificato, giocoforza, le nostre
vite, dal lavoro agli affetti, alle relazioni sociali. Ognuno
ha ‘dato’, si è sforzato, ma ora quasi non ci riconosciamo
più, vogliamo riappropriarci della nostra quotidianità. Sono
giunti poi i colori legati alle varie regioni a crearci altra
insicurezza e disorientamento: giallo, arancione, rosso. E
allora si arranca, si fa fatica a tenere il passo, si comincia
a pensare che venga meno la libertà personale anche facendo i
conti con una instabilità di governo che non fa che aumentare
confusione, paura e smarrimento. Questa condizione psico-
fisica viene definita dall’Organizzazione mondiale della
sanità (Oms) Pandemic Fatigue, “la tendenza a sentirsi
demotivati nel seguire i comportamenti raccomandati per
proteggere sé stessi e gli altri dal virus Sars-CoV-2”. Stress
da pandemia che porta ansia, stanchezza, stress emotivo nel
seguire i comportamenti suggeriti per combattere l’emergenza e
che sta affaticando tutto il mondo. “La Pandemic Fatigue non è
una condizione fisica, ma appunto una condizione mentale che
porta i soggetti di una condizione straordinaria, come la
crisi attuale, a reazioni che vanno dalla depressione e
chiusura in sé stessi fino al rifiuto delle misure in favore
della disinformazione” afferma Hans Kluge, direttore Oms per
la regione europea durante un recente incontro sul
coronavirus. ”Ne soffre oltre il 60% dei cittadini di Stati
che hanno implementato regole restrittive ed è un problema
generalizzato su cui l’Oms si sta concentrando per trovare
sempre nuove soluzioni creative per sentirsi vicini agli altri
e provare felicità”. I sintomi, così come elencati dall’Oms,
sono vari: dall’ansia alla rabbia, dalla tristezza alla
rassegnazione, dalla passività alla negazione del problema e,
ovviamente, possono variare da persona a persona. “Prima di
tutto è fondamentale accettare il fatto che si possa essere
stanchi, spossati e demotivati. È una risposta normale
dell’organismo e della mente, che come autodifesa si settano
in uno stato cronico di stress” spiega Marco Vitiello
psicologo del lavoro e delle organizzazioni, coordinatore per
l’Ordine degli psicologi del Lazio della sezione ‘Lavoro’
(fonte Sanità Informazione). “Prima che questa condizione
cronica faccia insorgere disturbi legati all’ansia,
comportando anche un abbassamento delle difese immunitarie,
meglio accettare la situazione e studiare una strategia di
evasione, tra le mura domestiche, puntando al rilassamento.
Bisogna crearsi delle piccole progettualità. Inseguire nuovi
spunti e tornare ad avere una propensione per il futuro”. Tra
le varie ricerche sul tema, di recente è stato pubblicato
sulla rivista Plosone “Cognitive and mental health changes and
their vulnerability factors related to Covid-19 lockdown in
Italy”, un’indagine condotta dai ricercatori dell’Università
di Padova, in collaborazione con l’Irccs Santa Lucia di Roma,
che ha studiato gli effetti del lockdown sul funzionamento
delle proprie abilità mentali nella quotidianità come memoria,
attenzione, concentrazione.
“Durante la fase finale del primo lockdown in Italia (dal 29
aprile al 17 maggio 2020) hanno partecipato all’indagine
online 1215 individui ed è emerso come il lockdown abbia avuto
un significativo impatto sul funzionamento cognitivo
percepito, oltre che sul benessere psicologico” spiega Giorgia
Cona, coordinatrice della ricerca, del Dipartimento di
psicologia generale dell’Università di Padova e del Padua
Neuroscience Center (Fonte Università di Padova). Donne, under
45, e disoccupati hanno risentito maggiormente di questo
peggioramento nelle abilità cognitive. La situazione nazionale
è ancora complessa su tutti i fronti, politico, economico,
sociale e sanitario. In attesa che arrivino presto iniziative
socio sanitarie, da una migliore gestione delle cure a quella
dei vaccini per tutti, che si riflettano positivamente sul
benessere psico-fisico dei cittadini, noi che possiamo fare?
Gli esperti ci dicono di proseguire con le misure sanitarie
come mascherina, lavaggio mani e distanziamento, ma anche di
seguitare a dare spazio a passatempi e passioni come cucina,
bricolage, scrittura creativa, yoga e meditazione,
passeggiate, sport (quello consentito dai decreti), e a tutto
ciò che ci fa star bene. Qualora le difficoltà divenissero più
‘faticose’, il suggerimento è quello di contattare il medico
di base e/o professionisti del settore. (Foto di Gerd Altmann
da Pixabay)
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