GIOVANI E LAVORO PER NUTRIRE LA SPERANZA - SUSSIDIO LITURGICO E PASTORALE PER PREPARARE E VIVERE
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UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO della Conferenza Episcopale Italiana GIOVANI E LAVORO PER NUTRIRE LA SPERANZA SUSSIDIO LITURGICO E PASTORALE PER PREPARARE E VIVERE IL 1° MAGGIO 2023
MESSAGGIO DEI VESCOVI PER LA FESTA DEI LAVORATORI 1° MAGGIO 2023 I dati sull’occupazione in Italia mettono in luce un fatto assai preoccupante: circa un quarto della popolazione giovanile del nostro Paese non trova lavoro, so- prattutto nel Mezzogiorno. Il quadro ci deve interrogare su quanto la nostra società, le nostre istituzioni, le nostre comunità investono per dare prospettive di presente e di futuro ai giovani. Essi pagano anche il conto di un modello culturale che non promuove a sufficienza la formazione, fatica ad accompagnarli nei passi decisivi della vita e non riesce a offrire motivi di speranza. Come sottolinea papa France- sco nell’esortazione apostolica Christus vivit: «Il mondo del lavoro è un ambito in cui i giovani sperimentano forme di esclusione ed emarginazione. La prima e più grave è la disoccupazione giovanile, che in alcuni Paesi raggiunge livelli esorbitanti. Oltre a renderli poveri, la mancanza di lavoro recide nei giovani la capacità di so- gnare e di sperare e li priva della possibilità di dare un contributo allo sviluppo del- la società» (n. 270). Conosciamo molto bene l’impatto sulla vita ordinaria di tale si- tuazione: vengono rimandate le scelte di vita e si rimuove dall’orizzonte futuro la generazione di figli. La crisi demografica in corso nel nostro Paese aggrava la situazione. I giovani diventano sempre più marginali. Le giovani donne conoscono un ulteriore peggio- ramento delle opportunità lavorative e sociali. Preoccupa anche il numero elevato di giovani che lasciano il Sud, le Isole e le aree interne per cercare fortuna nelle aree metropolitane del Nord Italia o che addirittura abbandonano per sempre la terra di origine. Un’attenzione particolare merita la situazione di precarietà lavorati- va che vivono molti giovani: dove scarseggia la domanda di lavoro i giovani sono sottopagati, vedono frustrate le loro capacità e competenze e perciò interpellano la coscienza dei credenti in tutti gli ambiti lavorativi e professionali. Si avverte la fa- tica di far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro, per cui molte professionalità non trovano accoglienza nei giovani. Desta preoccupazione anche il tasso dei gio- vani che non studiano né lavorano (NEET), quelli che finiscono nelle reti della crimi- nalità, del gioco d’azzardo, del lavoro nero e sfruttato, del mondo della droga e dell’alcolismo.
Papa Francesco, in relazione al tema dei giovani, ha più volte parlato di un’«unzione», di un dono di grazia, manifestazione dell’intrinseca dignità della per- sona, fonte e strumento di gratuità. Senza il lavoro non viene infatti a mancare so- lamente una fonte di reddito - peraltro importantissima - ma i giovani disoccupati «crescono senza dignità, perché non sono “unti” dal lavoro che è quello che dà la dignità» (Visita pastorale a Genova, Incontro con il mondo del lavoro, 27 maggio 2017). Per porre rimedio a questa crisi epocale, nello spirito del Cammino sinodale, desideriamo condividere percorsi di vera dignità con tutti. Vorremmo che le co- munità cristiane fossero sempre più luoghi di incontro e di ascolto, soprattutto dei giovani e delle loro aspirazioni, dei loro sogni, come anche delle difficoltà che essi si trovano ad affrontare. Ci impegniamo a condividere la bellezza e la fatica del lavoro, la gioia di poterci prendere davvero cura gli uni degli altri, la fatica dei mo- menti in cui gli ostacoli rischiano di far perdere la speranza, i legami profondi di chi collabora al bene in uno sforzo comune. Sollecitiamo la politica nazionale e territo- riale a favorire l’occupazione giovanile e facciamo sì che il rapporto scuola-lavoro, garantito nella sua sicurezza, aiuti a frenare l’esodo e lo spopolamento, soprattutto nei territori con maggiore tasso di disoccupazione. Su questo cammino ci mettiamo in dialogo e in ascolto di quelle esperienze cariche di novità e di speranza, come Economy of Francesco, il Progetto Policoro, le cooperative sociali, le Fondazioni di Comunità, le buone pratiche in campo econo- mico, lavorativo e di microcredito, che sono state censite anche in occasione dell’ultima Settimana Sociale di Taranto. Ascoltare questi giovani ci aiuta ad incontrarli, assieme a tanti altri che hanno sicuramente molto da dire, ai quali ci offriamo come compagni di viaggio. Voglia- mo trovare il modo ed il tempo per sognare il loro stesso sogno di un’economia di pace e non di guerra; un’economia che si prende cura del creato, a servizio della persona, della famiglia e della vita; un’economia che sa prendersi cura di tutti e non lascia indietro nessuno. Desideriamo un’economia custode delle culture e delle tradizioni dei popoli, di tutte le specie viventi e delle risorse naturali della Ter- ra, «un’economia che combatte la miseria in tutte le sue forme, riduce le disegua- glianze e sa dire, con Gesù e con Francesco, “beati i poveri”» (Patto tra il Papa e i giovani di Economy of Francesco, Assisi 24 settembre 2022).
Oggi siamo chiamati a condividere passi e contributi di tanti, perché questa «economia di Vangelo» non rimanga solamente un sogno. Prendiamo sul serio le aspirazioni dei giovani, le loro critiche all’esistente ed i loro progetti di futuro. Portia- mo il nostro contributo ovunque si disegnino e si realizzino le politiche del lavoro, le contrattazioni collettive ed aziendali, le molteplici forme dell’imprenditorialità e del- la finanza. Una nuova visione dell’economia attenta al grido dei poveri e della Ter- ra, dei giovani che rischiano di essere «impoveriti» del loro futuro, trovi spazio nel mondo culturale ed accademico, e alimenti le prospettive della politica a tutti i li- velli. Valorizziamo anche i beni della Chiesa con lo scopo di favorire opportunità la- vorative per i giovani nella logica dell’ecologia integrale di Laudato sì. Scommettia- mo sulla capacità di futuro dei giovani. Abbiamo bisogno dell’alleanza tra l’econo- mia, la finanza, la politica, la cultura per costruire reti di accompagnamento per i giovani. Questi germogli saranno i segni sicuri di una nuova primavera fatta di relazioni buone tra le persone, di famiglie capaci di aprirsi alla vita con coraggiosa speran- za, di una società della solidarietà e della cura reciproca. Siamo certi che l’azione dello Spirito sta suscitando nel mondo germogli di novità grazie anche alle future generazioni. Si sta già realizzando sotto i nostri occhi la profezia di Gioele: «Diventeranno profeti i vostri figli e le vostre figlie» (Gl 3,1). Roma, 20 marzo 2023 Solennità di san Giuseppe LA COMMISSIONE EPISCOPALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO, LA GIUSTIZIA E LA PACE
PER VIVERE INSIEME IL 1° MAGGIO Indicazioni per le diocesi e le parrocchie Il tema del lavoro giovanile può essere affrontato dal punto di vista pastorale in vari modi. Suggeriamo comunque di organizzare momenti particolari e iniziative in sinergia con l’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile. Proponiamo una veglia di preghiera che potrebbe vedere coinvolti in particolare i giovani lavoratori o i giovani in cerca di lavoro. È importante, inoltre, poter coinvolgere gli Istituti di formazione professionale presenti sul territorio e nella diocesi (ENGIM, CIOFS-FP, CNOS-FAP, ENAIP, IAL, …). Non si dimentichi, infine, che il 1° maggio può essere l’occasione per promuovere ancora di più le attività del Progetto Policoro. Nelle pagine che seguono troverai diverso materiale utile per approfondire il tema e per pensare iniziative pastorali appropriate. Ringraziamo le ACLI e il prof. Gianfranco Zucca per la generosa disponibilità nell’offrirci i dati aggiornati e don Antonio Teodoro dell’ENGIM per le pagine sulla formazione professionale.
VEGLIA DI PREGHIERA «Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata». (Mt 20,6-7) INTRODUZIONE Questo sfogo di un utente su Twitter descrive bene da un lato la percezione del lavoro come una conquista se non addirittura un colpo di fortuna, dall’al- tro evidenzia il forte nesso che esiste fra la ricerca della felicità e la ricerca del lavoro. I dati confermano che oggi in Italia i giovani che ambiscono a ritrovare lo stesso sorriso di cui parla questo tweet vengono ostacolati dall’attuale con- testo storico-economico. Non trovare lavoro o addirittura smettere di cercar- lo, ferisce la legittima realizzazione personale ma anche l’intero tessuto rela- zionale del Paese. In occasione della festa di San Giuseppe lavoratore, vogliamo raccoglierci in preghiera per chiedere a Dio Padre la forza di riuscire a dire una parola di speranza non solo dentro la vita di chi lavora tra mille difficoltà ma anche dentro le sofferenze, le umiliazioni, le noie, le attese, le delusioni di chi aspetta il lavoro per troppo tempo e non è aiutato a costruirlo o a cercarlo con la sua creatività e capacità. Divenendo, così, una scatola bella fuori ma vuota dentro.
PRIMO MOMENTO UN VUOTO CHE SPAVENTA Ai partecipanti viene consegnata una scatolina vuota. CANTO Cel. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Tutti Amen. Cel. Il Signore sia con voi. Tutti E con il tuo spirito. Lettore: Sin da piccola la mia vita non è stata facile e la situazione non è mi- gliorata molto. Da due anni ormai, dopo aver completato un corso come estetista e onicotecnica ho iniziato a cercare lavoro, ovviamente senza suc- cesso. Scrivo “ovviamente” perché ormai nessuno dà la possibilità di fare esperienza, o ti dicono un no dopo il colloquio (chissà per quale motivo) o ri- chiedono per forza due anni di esperienza, io come faccio ad avere esperien- za se non mi permettete di lavorare? Ormai questa continua ricerca e questi continui no mi stanno demoralizzan- do, non posso nemmeno trasferirmi altrove per avere più “possibilità” perché a me servono proprio i soldi. Mi sono stancata delle continue delusioni, di deludere mia madre che ha un forte bisogno di me, di mia nonna che ha bisogno di cure e quindi soldi. Pur- troppo, la situazione economica non è delle migliori. Anche se volessi cercare altro come lavoro comunque richiede esperienza, o sono lontani e non ho la patente, vorrei in qualche modo svoltare pagina e migliorare la mia vita, ma purtroppo in Italia non danno possibilità soprattutto ai giovani e chi ne ha più bisogno, preferiscono pensare ad altro mentre ti guardano da capo a piedi e ti vedono solo come un giovane fannullone che preferisce stare a casa a non fare niente. Sto odiando la mia routine, non ho
nemmeno il coraggio di porre fine alla mia vita perché anche quello costa caro, non voglio arrendermi ma è difficile. (Cristina, 23 anni. Fonte: Fanpage.it) Attraverso una word cloud si chiede ai partecipanti di condividere la prima parola che l’ascolto di questa storia ha suscitato. Potrebbe essere utile dedicare un po' di tempo al confronto sulla parola più ripetuta. Guida: È importante sentire l’urgenza di evangelizzare il lavoro a partire dal reciproco appello che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale, dell’uomo. Chiediamoci: che messaggio ha il Vangelo da offrire ad un giovane in cerca di lavoro o sfiduciato nel cercarlo? Come lo può aiutare a sperimentare l’amore di Dio nella sua condizione, che speranza gli fa nascere in cuore? Che forza gli dà per non scoraggiarsi, per mantenere vivo il senso della sua dignità? In questo tempo sinodale, la Chiesa ascolta e si fa prossima di quei giovani che cedono alla tentazione di non voler immaginare il futuro e che si adatta- no a vivere di espedienti perché privati della speranza. È sempre vivo il rischio di passare dalla disoccupazione dal lavoro alla disoccupazione dalla vita e per questo motivo bisogna far maturare nei giovani la consapevolezza che, in questa fase della loro vita, Dio sta dalla loro parte. Quando sperimentano il senso del limite, la fame di giustizia, la proiezione verso un mondo migliore che sfugge di mano, Dio sta dalla loro parte. Dio tiene alti i desideri, non per- mette l’adattamento al ribasso, apre gli occhi alla speranza, aguzza la fanta- sia e dà un giusto valore alle cose. Invochiamo il dono dello Spirito per aiutarci a vedere oltre il vuoto che ci portiamo dentro, oltre il vuoto che il mondo ci mette dentro il cuore.
INVOCAZIONE ALLO SPIRITO Tutti Oggi, o Dio, noi ti preghiamo: mandaci il tuo Spirito! Solista Sia per noi un fuoco ardente e luminoso, illumini il nostro vuoto e lo riempia una volta ancora con il Tuo amore. Tutti Oggi, o Dio, noi ti preghiamo: mandaci il tuo Spirito! Solista Sia per noi una parola soave, consoli e tranquillizzi la nostra trepidazione per futuro. Tutti Oggi, o Dio, noi ti preghiamo: mandaci il tuo Spirito! Solista Sia per noi una brezza forte, che spinga le nostre aspirazioni verso nuovi orizzonti. Tutti Oggi, o Dio, noi ti preghiamo: mandaci il tuo Spirito! Cel. Preghiamo. O Signore della nostra vita e della nostra storia, il tuo Spirito ci faccia toccare con mano che l'antica missione che ci hai affidato di essere, attraverso il lavoro, custodi e collaboratori della tua creazione può ancora trasformare il mondo in questi tempi difficili. Tutti Amen.
SECONDO MOMENTO UNA PAROLA CHE SOSTIENE ACCLAMAZIONE AL VANGELO Durante il canto viene introdotto il libro dei vangeli e portato all’ambone. VANGELO (Mt 20,1-16) Cel. Dal Vangelo secondo Matteo Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al gior- no e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide al- tri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: "Andate anche voi nella vi- gna; quello che è giusto ve lo darò". Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?". Gli risposero: "Perché nessuno ci ha presi a giornata". Ed egli disse loro: "Andate anche voi nella vigna". Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i lavora- tori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi". Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arriva- rono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicen- do: "Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo". Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?". Così gli ulti- mi saranno primi e i primi, ultimi".
Lettore Dal Discorso di Papa Francesco agli imprenditori Come sarebbe diversa la nostra vita se imparassimo davvero, giorno per giorno, a lavorare, a pensare, a costruire insieme! […] Nel complesso mondo dell’impresa, “fare insieme” significa investi- re in progetti che sappiano coinvolgere soggetti spesso dimenticati o trascu- rati. Tra questi, anzitutto, le famiglie, focolai di umanità, in cui l’esperienza del lavoro, il sacrificio che lo alimenta e i frutti che ne derivano trovano senso e valore. E, insieme con le famiglie, non possiamo dimenticare le categorie più deboli e marginalizzate, come gli anziani, che potrebbero ancora esprimere risorse ed energie per una collaborazione attiva, eppure vengono troppo spesso scartati come inutili e improduttivi. E che dire poi di tutti quei potenziali lavoratori, specialmente dei giovani, che, prigionieri della precarietà o di lunghi periodi di disoccupazione, non vengono interpellati da una richiesta di lavoro che dia loro, oltre a un onesto salario, anche quella dignità di cui a volte si sentono privati? […] “Fare insieme” vuol dire, infatti, impostare il lavoro non sul genio solitario di un individuo, ma sulla collaborazione di molti. Significa, in altri termini, “fare rete” per valorizzare i doni di tutti, senza però trascurare l’unicità irripetibile di cia- scuno. Al centro di ogni impresa vi sia dunque l’uomo: non quello astratto, ideale, teorico, ma quello concreto, con i suoi sogni, le sue necessità, le sue speranze, le sue fatiche. Questa attenzione alla persona concreta comporta una serie di scelte impor- tanti: significa dare a ciascuno il suo, strappando madri e padri di famiglia dall’angoscia di non poter dare un futuro e nemmeno un presente ai propri figli; significa saper dirigere, ma anche saper ascoltare, condividendo con umiltà e fiducia progetti e idee; significa fare in modo che il lavoro crei altro lavoro, la responsabilità crei altra responsabilità, la speranza crei altra spe- ranza, soprattutto per le giovani generazioni, che oggi ne hanno più che mai bisogno. (Discorso di Papa Francesco agli imprenditori riuniti in Confindustria, Aula Paolo VI, 27.02.2016)
RIFLESSIONE DEL CELEBRANTE CANTO SEGNO Mentre si canta viene distribuito ai partecipanti un foglietto con su scritto il versetto “Gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi” (Mt 20,16) Guida Abbiamo ricevuto un versetto della Parola appena ascoltata. Siamo invitati a mettere questo foglietto nella scatolina che abbiamo ricevuto all’ini- zio della veglia. La Parola riempie la nostra vita, dona una speranza nuova, ci fa sentire la vicinanza di Dio aiutandoci a vedere le cose in una prospettiva diversa. Quando nessuno “ci prende a giornata”, quando sentiamo di essere ultimi nelle graduatorie che il mondo ha stilato, siamo certi di essere, invece, i primi nel cuore di Dio. Tutti Mio Signore e mio Salvatore, mi sento sicuro fra le tue braccia. Se tu mi custodisci non ho nulla da temere, ma se tu mi abbandoni, non ho più nulla da sperare. Non so che cosa mi capiterà fino a quando morirò, non so nulla del futuro, ma mi affido a te. Ti prego di darmi ciò che è bene per me; ti prego di togliermi tutto ciò che può mettere in pericolo la mia salvezza. Non ti prego di farmi ricco, non ti prego di farmi molto povero, ma mi rimetto a te interamente perché tu sai ciò di cui ho bisogno, e che io stesso ignoro. Se tu permetti sofferenze o dispiaceri, concedimi la grazia di sopportarli; preservami dall’egoismo e dall’impazienza.
Se tu mi doni salute e successo in questo mondo, fa' che sia sempre vigilante, affinché questi doni insidiosi non mi portino lontano da te. Tu che sei morto per me sulla croce, proprio per me colpevole come sono, concedimi di conoscerti, di credere in te, di amarti, di servirti, di lavorare sempre perché aumenti la tua gloria; concedimi di vivere per te e con te, di dare buon esempio a tutti coloro che mi stanno intorno. Concedimi di morire nel momento e nel modo che tu vorrai: tutto si compia alla tua maggior gloria e per la mia eterna salvezza. (J. H. Newman) TERZO MOMENTO UNA LUCE CHE COLMA Ad ogni partecipante viene consegnata una tea light da mettere nella scatolina vuota Lettore Vorremmo che le comunità cristiane fossero sempre più luoghi di in- contro e di ascolto, soprattutto dei giovani e delle loro aspirazioni, dei loro so- gni, come anche delle difficoltà che essi si trovano ad affrontare. Ci impe- gniamo a condividere la bellezza e la fatica del lavoro, la gioia di poterci prendere davvero cura gli uni degli altri, la fatica dei momenti in cui gli osta- coli rischiano di far perdere la speranza, i legami profondi di chi collabora al bene in uno sforzo comune. [...] Su questo cammino ci mettiamo in dialogo e in ascolto di quelle esperienze cariche di novità e di speranza, come Economy of Francesco, il Progetto Poli- coro, le cooperative sociali, le Fondazioni di Comunità, le buone pratiche in campo economico, lavorativo e di microcredito, che sono state censite anche in occasione dell’ultima Settimana Sociale di Taranto.
Ascoltare questi giovani ci aiuta ad incontrarli, assieme a tanti altri che hanno sicuramente molto da dire, ai quali ci offriamo come compagni di viaggio. Vogliamo trovare il modo ed il tempo per sognare il loro stesso sogno di un’e- conomia di pace e non di guerra; un’economia che si prende cura del creato, a servizio della persona, della famiglia e della vita; un’economia che sa pren- dersi cura di tutti e non lascia indietro nessuno [...]. Scommettiamo sulla capacità di futuro dei giovani [...]. Questi germogli sa- ranno i segni sicuri di una nuova primavera fatta di relazioni buone tra le per- sone, di famiglie capaci di aprirsi alla vita con coraggiosa speranza, di una società della solidarietà e della cura reciproca. (Dal Messaggio dei Vescovi per la Festa dei Lavoratori – 1 maggio 2023) Guida Fin dal principio, il fuoco è segno della presenza e della laboriosità umana sulla terra ma è anche la metafora che meglio può esprimere le sfre- nate ambizioni dell’uomo prometeico. Nella Bibbia, invece, la luce è una delle forme privilegiate della manifestazione di Dio; da Abramo a Mosè, da Elia a Giovanni Battista. Gesù ha detto di essere la «luce del mondo» (Gv 8,12) e il profeta Isaia aveva profetizzato questa luce: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce» (9, 1). La missione di Gesù è illuminare ma è anche la missione degli apostoli. Paolo lo disse al re Agrippa: «Sono stato elet- to per illuminare, per portare questa luce – che non è mia, è di un altro – ma per portare la luce» (cfr At 26,18). Se la missione di Gesù è portare la luce del Padre, la missione degli apostoli è portare la luce di Gesù. La Chiesa italiana porta avanti da diversi anni alcune iniziative, come ad esempio il Progetto Po- licoro, che diventano esperienze di luce per tanti giovani che si affacciano sul mondo del lavoro. La comunità cristiana è chiamata a mantenere accesa la fiamma della speranza nel cuore dei giovani perché il mondo, in particolare quello dei giovani e del lavoro, non resti nelle tenebre dell’incertezza e della disperazione.
Tutti La luce del Signore abiterà la nostra terra. Coro maschile Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza. Coro femminile Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con fiducia. Coro maschile Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra. Amore e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno. Coro femminile Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo. Certo, il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto; Coro maschile Giustizia camminerà davanti a lui: i suoi passi tracceranno il cammino. Tutti La luce del Signore abiterà la nostra terra.
Cel. Guidati dallo Spirito di Gesù e illuminati dalla sapienza del Vangelo, osiamo dire: Tutti Padre nostro... Cel. Si benedetto, Dio Padre onnipotente: tu in principio hai creato la luce e hai acceso nell'uomo, fatto a tua immagine, la scintilla del tuo amore; con una colonna luminosa hai guidato il tuo popolo errante nel deserto verso la terra promessa; nella pienezza dei tempi hai mandato il tuo Figlio a portare nelle nostre tenebre l'ardente luce della verità e della grazia, e dopo la sua gloriosa ascensione hai effuso la fiamma del tuo Spirito sulla Chiesa nascente. Fa che diveniamo portatori di luce e costruttori di un mondo rinnovato nel tuo amore. Per Cristo nostro Signore. Tutti Amen. Il celebrante accende una candela al cero pasquale e passa tra i partecipanti per accendere le tea light. Nel frattempo, si può ascoltare la canzone “Luce” di M. Mengoni oppure eseguire un canto. CANTO
BENEDIZIONE E CONGEDO Cel. La festa odierna ci unisce a Cristo divino lavoratore in un vincolo di solidarietà con tutti gli uomini che in ogni parte della terra faticano e sperano. Emergono alla coscienza sociale le istanze pressanti del nostro tempo: un po- sto per tutti al banchetto della vita; una remunerazione adeguata ai bisogni dei singoli e delle famiglie; la dignità e la sicurezza del lavoro; il necessario equilibrio fra il progresso tecnologico e la salvaguardia dell'uomo e dell'am- biente; l'attenzione primaria alle nuove generazioni che si affacciano ai vari campi di impegno e di vita. Il primo maggio è una giornata di responsabile assunzione di diritti e doveri sotto lo sguardo di Dio, creatore e padre di tutti gli uomini. La luce della candelina, sostenuta dalla Parola di Dio, ora riempie uno spazio che prima era vuoto. Tuttavia la candelina si consumerà e quella luce rischia sempre di spegnersi. Per questo chiediamo al Signore di benedire il nostro impegno ad annunciare ai giovani una speranza concreta che si nutre di creatività, di proiezione nel futuro, di sviluppo delle capacità e dell’esercizio di quei valori che mettono la persona al centro di ogni sistema economico. La luce dell’amore di Dio possa sempre mantenersi accesa nelle vite dei nostri giovani. Cel. Il Signore sia con voi. Tutti E con il tuo Spirito. Cel. Dio nostro Padre, che ci ha riuniti per celebrare oggi la festa di san Giuseppe lavoratore, vi benedica, vi protegga, e vi confermi nella sua pace. Tutti Amen.
Cel. Cristo Signore, che ha manifestato in san Giuseppe la forza rinnovatrice della Pasqua, vi renda autentici testimoni del suo Vangelo. Tutti Amen. Cel. Lo Spirito Santo, che in San Giuseppe ci ha offerto un segno di solidarietà fraterna, vi renda capaci di attuare una vera comunione di fede e di amore nella sua Chiesa. Tutti Amen. Cel. E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio + e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Tutti Amen. Cel. Andate in pace. Tutti Rendiamo grazie a Dio. CANTO
IL MAGISTERO Dall’esortazione apostolica postsinodale Christus vivit di Papa Francesco 268 I Vescovi degli Stati Uniti d’America hanno rilevato con chiarezza che la gioventù, una volta raggiunta la maggior età, «segna spesso l’ingresso di una per- sona nel mondo del lavoro. “Cosa fai per vivere?” è un argomento costante di con- versazione, perché il lavoro è una parte molto importante della loro vita. Per i gio- vani adulti, questa esperienza è molto fluida perché passano da un lavoro all'altro e anche da una carriera all’altra. Il lavoro può definire l’uso del tempo e può deter- minare cosa possono fare o acquistare. Può anche determinare la qualità e la quantità del tempo libero. Il lavoro definisce e influenza l’identità e il concetto di sé di un giovane adulto ed è un luogo fondamentale dove si sviluppano le amicizie e altre relazioni, perché di solito non si lavora da soli. I giovani, uomini e donne, parla- no del lavoro come adempimento di una funzione e come qualcosa che fornisce un significato. Permette ai giovani adulti di soddisfare le loro necessità pratiche, nonché – cosa ancora più importante – di cercare il senso e la realizzazione dei lo- ro sogni e delle loro visioni. Anche se il lavoro potrebbe non aiutarli a realizzare i lo- ro sogni, è importante per i giovani-adulti coltivare una visione, imparare a lavora- re in un modo veramente personale e soddisfacente per la loro vita, e continuare a discernere la chiamata di Dio». 269 Invito i giovani a non aspettarsi di vivere senza lavorare, dipendendo dall’aiuto degli altri. Questo non va bene, perché «il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di rea- lizzazione personale. In questo senso, aiutare i poveri con il denaro dev’essere sem- pre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze». Ne consegue che «la spiritualità cristiana, insieme con lo stupore contemplativo per le creature che tro- viamo in san Francesco d’Assisi, ha sviluppato anche una ricca e sana compren- sione del lavoro, come possiamo riscontrare, per esempio, nella vita del beato Charles de Foucauld e dei suoi discepoli». 270 Il Sinodo ha sottolineato che il mondo del lavoro è un ambito in cui i gio- vani «sperimentano forme di esclusione ed emarginazione. La prima e più grave è la disoccupazione giovanile, che in alcuni Paesi raggiunge livelli esorbitanti.
Oltre a renderli poveri, la mancanza di lavoro recide nei giovani la capacità di sognare e di sperare e li priva della possibilità di dare un contributo allo sviluppo della società. In molti Paesi questa situazione dipende dal fatto che alcune fasce di popolazione giovanile sono sprovviste di adeguate capacità professionali, anche a causa dei deficit del sistema educativo e formativo. Spesso la precarietà occupa- zionale che affligge i giovani risponde agli interessi economici che sfruttano il lavo- ro». 271 È una questione molto delicata che la politica deve considerare come una problematica prioritaria, in particolare oggi che la velocità degli sviluppi tec- nologici, insieme all’ossessione per la riduzione del costo del lavoro, può portare rapidamente a sostituire innumerevoli posti di lavoro con macchinari. Si tratta di una questione fondamentale della società, perché il lavoro per un giovane non è semplicemente un’attività finalizzata a produrre un reddito. È un’espressione della dignità umana, è un cammino di maturazione e di inserimento sociale, è uno sti- molo costante a crescere in termini di responsabilità e di creatività, è una protezio- ne contro la tendenza all’individualismo e alla comodità, ed è anche dar gloria a Dio attraverso lo sviluppo delle proprie capacità. 272 Non sempre un giovane ha la possibilità di decidere a che cosa dedicare i suoi sforzi, per quali compiti spendere le sue energie e la sua capacità di innova- zione. Perché, al di là dei propri desideri e molto al di là delle proprie capacità e del discernimento che una persona può maturare, ci sono i duri limiti della realtà. È ve- ro che non puoi vivere senza lavorare e che a volte dovrai accettare quello che trovi, ma non rinunciare mai ai tuoi sogni, non seppellire mai definitivamente una vocazione, non darti mai per vinto. Continua sempre a cercare, come minimo, mo- dalità parziali o imperfette di vivere ciò che nel tuo discernimento riconosci come un’autentica vocazione. 273 Quando uno scopre che Dio lo chiama a qualcosa, che è fatto per que- sto – può essere l’infermieristica, la falegnameria, la comunicazione, l’ingegneria, l’insegnamento, l’arte o qualsiasi altro lavoro – allora sarà capace di far sbocciare le sue migliori capacità di sacrificio, generosità e dedizione. Sapere che non si fan- no le cose tanto per farle, ma con un significato, come risposta a una chiamata che risuona nel più profondo del proprio essere per dare qualcosa agli altri, fa sì che queste attività offrano al proprio cuore un’esperienza speciale di pienezza. Questo è ciò che diceva l’antico libro biblico del Qoèlet: «Mi sono accorto che nulla c’è di meglio per l’uomo che godere delle sue opere» (3,22). Per approfondire si può leggere anche: Discorso ai giovani di Economy of Francesco, Assisi, 24 settembre 2022 Discorso ai giovani del Progetto Policoro, udienza del 5 giugno 2021
I DATI La condizione occupazionale dei giovani in Italia di Gianfranco Zucca IREF - Istituto di Ricerche Educative e Formative - Roma Per i nati dopo il 1990, la cosiddetta Generazione Z, l’inserimento nel mercato del lavoro è stato condizionato da una serie di fattori strutturali. Si tratta di caratte- ristiche ormai stabili dell’assetto economico italiano per il superamento delle quali non funzionano interventi settoriali sulla fiscalità del lavoro, le norme sui contratti, l’assetto del sistema educativo, ma servono misure sistemiche. È sufficiente mette- re uno accanto all’altro alcuni indicatori. Rispetto al sistema formativo, l’Italia ha due problemi: il primo è il tasso di ab- bandono scolastico. In Italia, nella fascia 18-24 anni, il 13,1% non ha completato il ci- clo di istruzione secondaria superiore. Il dato è riferito al 2020 e comparato con quello del 2014 fa registrare un miglioramento dei valori dell’indicatore: cinque anni fa gli early school leavers erano il 15%. In questi anni l’Italia è riuscita ad avvicinare l’obiettivo della strategia Europa 2020, fissato al 10% di abbandono scolastico, tut- tavia c’è da notare che tale obiettivo è ancora abbastanza distante dalla situazio- ne di paesi che consideriamo nostri pari: siamo stati bravi, ma il compito era co- munque alla nostra portata e continuiamo a essere tra gli ultimi della classe. Un secondo indicatore quasi sempre citato assieme all’abbandono scolastico, è il tasso di NEET ovvero la percentuale di giovani 18-24 anno che oltre a non stu- diare più nemmeno lavorano. Su questo numero sono anni che si scrivono e dico- no fiumi di parole. Tuttavia, corre l’obbligo di far notare che ci si sta riferendo a una misura statistica armonizzata a livello europeo che rispetto alla situazione italiana presenta più di un problema. La definizione operativa precisa, proposta dall’Istituto Toniolo, sarebbe difatti un’altra: i NEET sono giovani senza segnali amministrativi di istruzione e lavoro, ciò non equivale a dire che non facciano nulla tutto il giorno. Non è difatti un caso che il tasso di NEET su scala regionale presenti una correlazio- ne elevata con l’economia sommersa. In Italia il collegamento tra abbandono sco- lastico e lavoro nero è una realtà che in troppi dimenticano.
Tornando al sistema formativo, l’altro ritardo strutturale dell’Italia riguarda la percentuale di giovani che ottengono un titolo di studio terziario. Il livello di istruzio- ne è in crescita costante in tutta l'area dell'OCSE, in particolare a livello terziario e tra gli adulti più giovani. Tra il 2000 e il 2021, la percentuale di giovani tra i 25 e i 34 anni con un livello di istruzione terziaria è aumentata in media di 21 punti percen- tuali. Anche in Italia la quota è aumentata, sebbene a un ritmo più lento, di 18 punti percentuali (dal 10% nel 2000 al 21% nel 2011 e al 28% nel 2021). L'Italia rimane uno dei 12 Paesi dell'OCSE in cui l'istruzione terziaria è ancora meno diffusa rispetto all'istru- zione secondaria superiore o post-secondaria non terziaria in termini di livello più alto di titolo di studio conseguito dalle persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni. C’è poi la questione della saturazione di alcuni settori professionali. Nel nostro paese, si registra la percentuale più alta in Europa di laureati in Arts & Humanities (16,3% contro una media UE del 10,3%), parallelamente, la percentuale di laureati in Information and Communication Technologies è dell’1%, a fronte di un valore euro- peo del 3,6% e punte superiori al 5% in Croazia, Romania e Danimarca. In questo scenario, le caratteristiche del mercato del lavoro italiano penalizza- no i giovani. Senza riportare i ben noti dati sulla disoccupazione giovanile per com- prendere la portata della trasformazione intercorsa negli ultimi 10 anni è sufficiente osservare la quota di giovani che hanno un lavoro di 40 ore settimanali. Si tratta di un indicatore poco discusso anche se rappresenta al meglio le difficoltà dei gio- vani nell’ottenere un lavoro “normale” (Tabella 1). 2011 2020 Diff. Sesso Classi di età 40 h settimanali Totale occupati % full- 40 h settimanali Totale occupati % full- 2020/2011 timers timers N (.000) N (.000) N (.000) N (.000) 15-24 anni 397 698 56,9 292 627 46,6 -10,3 M 25-34 anni 1.414 2.717 52 1.029 2.268 45,4 -6,7 Totale 1.811 3.415 53 1.321 2.895 45,6 -7,4 15-24 anni 167 452 36,9 110 362 30,4 -6,6 F 25-34 anni 674 2.022 33,3 444 1.650 26,9 -6,4 Totale 841 2.474 34 554 2.012 27,5 -6,5 15-24 anni 564 1.149 49,1 402 989 40,6 -8,4 Totale 25-34 anni 2.088 4.739 44,1 1.472 3.918 37,6 -6,5 Totale 2.652 5.888 45 1.874 4.907 38,2 -6,9 Tabella 1 – Giovani 15-34 anni con un impiego di 40 ore settimanali: confronto 2011-2020 Fonte: elaborazioni IREF su dati ISTAT (www.dati-giovani.istat.it)
In dieci anni la percentuale di full-timers è scesa dal 45% al 38,2%, in altre pa- role i giovani che hanno un lavoro a tempo pieno sono poco più di 2 milioni e mez- zo, ossia poco più del 21% della coorte di riferimento. I giovani che hanno un lavoro “normale”, come lo intendiamo noi adulti, sono una minoranza; gli altri sono quelli che con un eufemismo potremmo definire mid-siders, ne dentro ne fuori dal mer- cato del lavoro; aggrappati a un part-time, a uno stage o a un tirocinio, a contrat- to a progetto, a una consulenza in mono-committenza, a due o più micro-lavori. La ricerca comparativa ha messo in evidenza che tra i giovani italiani comincia a manifestarsi con proporzioni rilevanti un fenomeno che pensavamo fosse tipico solo delle economie ultra-liberali. La in-work poverty riguarda le persone che no- nostante abbiano un lavoro non riescono a superare la soglia di povertà relativa: in Italia le stime convergono sulla percentuale del 12%; all’interno di questo sotto- gruppo ci sono ovviamente molti giovani. Come evidenzia un rapporto Inps del 2019: 4,3 milioni di rapporti di lavoro su 14 milioni (il 28%) prevedono un salario inferiore ai 9 euro lordi l’ora, al di sotto delle soglie minime di retribuzione oraria. La situazione, quindi, era già grave prima del coronavirus, ma la pandemia ha pericolosamente allargato la platea dei giovani finiti in ginocchio. Secondo l’Indagine straordinaria sulle famiglie italiane, realizzata dalla Banca d’Italia a fine primavera 2020 (Tab. 2), il 60% dei 18-34enni intervistati dichiara una diminuzione del proprio reddito, anche tenendo conto di eventuali sostegni pubblici ricevuti. All’interno di questo gruppo, il 21,2% afferma di aver perso più del 50% del proprio reddito mensile. In conseguenza dell’emergenza Covid-19 e includendo anche eventuali strumenti di sostegno, % com’è variato il reddito del suo nucleo familiare negli ultimi due mesi? Si è ridotto più del 50% 21,2 Si è ridotto tra il 25 e il 50% 19,5 Si è ridotto di meno del 25% 19,4 È rimasto invariato 37,7 È aumentato 2,2 Totale 100,0 Tabella 2 - Le conseguenze dell’emergenza Covid-19 sul reddito dei giovani (18-34 anni)
LE PROPOSTE Giovani e Lavoro: Il Progetto Policoro Il Progetto Policoro è un progetto promosso dalla Conferenza Episcopale Ita- liana che pone al centro della propria attenzione pastorale il tema Giovani, Vange- lo e Lavoro. Il progetto si propone di evangelizzare il mondo del lavoro, promuovendo una nuova cultura del lavoro, animando le comunità territoriali e accompagnando i giovani nella ricerca e nella realizzazione della propria vocazione lavorativa. La buona notizia del Vangelo diviene profezia per coloro che si sono rasse- gnati e hanno perso la speranza, lavorano a nero e in condizioni di sfruttamento, accettano il posto fisso come unico orizzonte, ma anche per coloro intendono farsi promotori di iniziative di imprenditoria giovanile in un’ottica di sussidiarietà, solida- rietà e legalità. La comunità cristiana attraverso il progetto, si china sui giovani disoccupati, sui Neet e si pone accanto a quanti sognano in grande decidendo di mettersi in gioco in prima persona. Il Progetto Policoro sogna di organizzare la speranza lad- dove si rischia di passare “dalla disoccupazione della vita alla disoccupazione del lavoro”, annunciando come Pietro: “Non possiedo né argento, né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina” (At 3,6). Don Mario Operti, ideatore del progetto, convinto che la Chiesa dovesse stare dentro il problema della disoccupazione giovanile con sollecitudine e amore, il 14 dicembre del 1995 invitò i direttori nazionali e quelli delle diocesi del Sud degli uffici di Pastorale sociale e del lavoro, di Pastorale Giovanile e della Caritas a Policoro, città in provincia di Matera. Nel tempo il progetto si è diffuso anche in diocesi del centro e del nord dell’Ita- lia. Oggi il progetto è presente in 119 diocesi italiane. Il Progetto Policoro anima le comunità territoriali attraverso le equipe diocesa- ne, che oltre le tre pastorali sopra citate, possano contare sulla collaborazione de- gli enti e delle associazioni della filiera del progetto (Gioc, Mlac, Acli, Confcoopera- tive, Coldiretti, Cisl, fondazione Tertio Millennio ETS, Agesci, Libera, Salesiani per il So- ciale, Banca Etica, Confartigianato). L’animazione di comunità del progetto Policoro è fin dalle sue origini un laboratorio di sinodalità.
Da 27 anni, gli animatori di comunità del Progetto Policoro, giovani formati an- nualmente alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa, si fanno compagni di stra- da di altri giovani, incontrandoli nelle parrocchie, negli uffici diocesani, nelle scuole, nelle università, negli spazi associativi e sociali. Gli animatori di comunità accom- pagnano i giovani che incontrano nel realizzazione del curriculum vitae, nel fare il bilancio delle competenze, nella ricerca attiva del lavoro, nel cogliere opportunità lavorative e formative, nell’accesso a bandi e politiche attive del lavoro, nel redige- re business plan, nella realizzazione di cooperative e realtà imprenditoriali. Gesti Concreti del progetto Policoro sono le centinaia di iniziative imprendito- riali e cooperative nate grazie all’azione del progetto, che creano opportunità di la- voro dignitoso e testimoniano che è possibile superare rassegnazione e fatalismo, in una relazione feconda e generativa con il territorio che abitano.
LE PROPOSTE LA FORMAZIONE PROFESSIONALE: Il potere educativo del lavoro per i giovani di don Antonio Teodoro Lucente csj In una società in cui velocemente cambiano professioni ed economie, come possono i giovani immaginare il loro futuro lavorativo? Quali strumenti possiamo fornire ai ragazzi, attraverso i percorsi di formazione professionale, perché possano affrontare il domani con sicurezza e con le giuste competenze per essere buoni la- voratori e onesti cittadini? La sfida per gli enti formativi è innanzitutto quella di riuscire a comprendere cosa c’è nel cuore dei giovani che frequentano i percorsi di formazione professio- nale: è sempre meno facile capire cosa pensano perché pretendiamo di interpre- tare la loro realtà con i paradigmi del passato. È necessario levare dai nostri occhi quei pregiudizi e quei filtri del passato che ci fanno guardare quegli stessi giovani pensandoli come repliche della nostra giovinezza, credendo che il passato possa essere l’unica chiave di lettura del presente e del futuro. Questo ci induce molto spesso a pensare che alcune delle persone che si rivolgono ai nostri percorsi di formazione o di inserimento lavorativo non abbiano un’occupazione perché, in realtà, sono solo svogliati. Contrariamente da quanto comunemente immaginiamo, invece, le nuove ge- nerazioni tendono ad attribuire al lavoro una grande importanza: difendono la sua dignità e remunerazione, non accettano dequalificazione professionale o precarie- tà e non si arrendono ad abusi e ricatti, in nome della qualità del lavoro, oggi con- siderata parte integrante della qualità della vita. Se la scelta del lavoro dei giovani non è più basata esclusivamente sulla retribuzione attesa, è la leva valoriale ad at- trarre le nuove generazioni verso un’impresa. In questo scenario, come enti di formazione, ponte tra allievi e imprese, abbia- mo il dovere di accompagnare i giovani della formazione professionale educan- doli a ragionare sui valori del lavoro oltre all’aspetto economico: far riscoprire la bellezza di un lavoro ben fatto per e con gli altri, la scoperta di come il lavoro ci mette in dialogo con gli altri.
Ed è così che il lavoro torna ad essere una sfida educativa, un’opportunità in cui gli enti formativi diventano spazi di educazione ai valori per accompagnare i giovani nel lungo percorso del lavoro, aiutandoli a rileggere le esperienze vissute in una chiave di «revisione di vita». Vedere, valutare, agire sono gli elementi chiave per osservare e vivere l'esperienza lavorativa affinché si trasformi in opportunità di protagonismo dove far "germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacità, la sua iniziativa, le sue forze". Se il “lavoro è una dimensione irrinunciabile della vita sociale, perché non solo è un modo di guadagnarsi il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale” 1, per stabilire relazioni sane, per esprimere sé stessi, per condividere doni, per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo, allora la «revisione di vita» diventa lo stile di una pastorale per i giovani la- voratori e per i giovani della formazione professionale che li aiuta a rileggere la realtà attraverso la lente dei valori del Vangelo. Con il radicarsi del sistema duale e con il progressivo aumento dei contratti di apprendistato formativo, il formatore non ha più il solo compito di trasferire le pro- prie conoscenze agli allievi, ma deve essere in grado di far crescere le competenze dei singoli accompagnando le persone lungo tutto l’arco della vita nella rilettura dei valori presenti nella propria esperienza lavorativa (che sarà sempre più dina- mica, con cambi e passaggi da un lavoro all’altro). Diventa una figura chiave che tiene traccia dei percorsi dei ragazzi, che li facilita, li sostiene e li monitora. Ma per far crescere un buon lavoratore non basta il ripensamento interno dell’ente e della figura del formatore. Occorre fare rete con gli altri soggetti della comunità educante, in cui il mondo delle imprese deve necessariamente entrare a farne parte. L'apprendistato può essere la chiave per combattere lo skill mismatch e al tempo stesso rendere partecipi le imprese nel ruolo educativo dei giovani e dare un nuovo significato alla responsabilità sociale delle nostre imprese. È compito dell’ente formativo selezionare le imprese capaci di far vivere un’e- sperienza di crescita ai giovani attraverso l’inserimento lavorativo. Il supporto di imprese «attente ai giovani» che condividono l’adesione ad un progetto valoriale più ampio, diventa una opportunità di crescita personale, una forma di educazione ai valori che solo un contesto lavorativo può dare. La comunità educante si tra- sforma quindi con l’ingresso delle imprese e dei loro tutor aziendali, figure profes- sionali adeguatamente formate per avere uno sguardo attento all’educazione dei giovani e divenire, per loro, veri e propri mentor. 1. Enciclica Fratelli Tutti
La partita del lavoro per i giovani si gioca sul campo della comunità educante dove gli enti di formazione si mettono a loro servizio per accompagnarli dal punto di vista valoriale anche attraverso la “revisione di vita” come strumento per valuta- re le esperienze di apprendistato e di inserimento lavorativo. Gli enti formativi gio- cano un ruolo anche nella selezione delle imprese capaci di far crescere i giovani e tanto motivate da investire nella formazione della figura del mentor-tutor azien- dale. Un gioco di squadra che ha un punto fermo, il "valore della persona al lavoro" come fulcro delle riflessioni e delle possibili strategie future per dare l'opportunità ai nostri giovani di vivere da protagonisti il "potere" educativo del lavoro.
Articoli di Avvenire su Giovani e Lavoro Lavoro temporaneo. Ecco le professioni con più opportunità nel 2023 in Avvenire, mercoledì 11 gennaio 2023 di Maurizio Carucci Tre anni dopo la pandemia, nonostante i timori per una recessione, le offerte non mancheranno, specialmente nella logistica, nell'assistenza ai clienti e nella ri- storazione. Mentre il dibattito attorno al lavoro è incentrato su settimana corta, fine del reddito di cittadinanza e ripercussioni della temuta recessione sull’occupazione, le prospettive di chi sta cercando sono, per il 2023, tra luci e ombre. I dati Istat ci di- cono che gli occupati sono in leggero calo (a novembre -27mila occupati) e cre- scono anche gli inattivi; i salari sono fermi da 30 anni e la produttività del lavoro è tra le più basse d’Europa. Le forti oscillazioni dell’attività economica registrate in questi tre anni di pandemia, tuttavia, hanno determinato problemi di scarsità di manodopera che sussistono ancora oggi e non mancano, quindi, opportunità di inserimento. Jobtech, l’Agenzia per il lavoro di nuova generazione, ha analizzato gli annunci in somministrazione nel mondo del retail, della logistica, del call center, dell'hospitality e dell'Horeca scoprendo quali sono le cinque professioni con più opportunità di lavoro in somministrazione per il 2023: 1. Addetti al customer service: il servizio clienti è ormai riconosciuto come leva di fidelizzazione del cliente e chi si occupa di customer support è diventato una ri- sorsa strategica, un vero e proprio advisor capace di interagire in maniera perso- nalizzata, di fornire suggerimenti e soluzioni, di far sentire il cliente curato e capito. Questa rinnovata consapevolezza ha dato nuova spinta al settore: sono sempre di più, oggi, gli annunci relativi a lavori nel customer care o nelle inside sales; alcuni di questi, oltretutto, sono gestiti completamente da casa e in full remote working.
2. Sales assistant: dopo anni di crisi per i punti vendita, con aperture e chiusure a singhiozzo, per commesse e commessi ci sono nuove opportunità di inserimento su tutto il territorio nazionale. Ad offrirle sono principalmente le catene di abbiglia- mento, la Gdo e la Gds. 3. Autisti e spedizionieri: in Italia il mercato delle aziende che si occupano di lo- gistica è in piena salute, grazie all’esplosione dell’e-commerce degli ultimi anni. Dietro questo enorme giro di affari si nasconde un mondo complesso che non può fare a meno del lavoro sia di risorse poco qualificate, sia di quelle più specializzate. Nel 2023 ci saranno opportunità di inserimento, in particolare, per autisti e spedi- zionieri, oltre che per figure maggiormente specializzate, come gli addetti al con- trollo qualità. 4. Camerieri: se la pandemia ha stravolto il comparto Horeca, producendo un drastico turnover della forza lavoro, quella a cui abbiamo assistito nel corso dell’anno è stata una forte spinta alle assunzioni di camerieri, barman, chef e piz- zaioli, che ha rivelato come il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro sia ormai un fenomeno strutturale del comparto. Le opportunità di lavoro non man- cheranno nemmeno nel 2023, soprattutto per professionisti con esperienza, a cui i datori di lavoro devono però garantire tutele, diritti e adeguata retribuzione. 5. Operai metalmeccanici: la ricerca di personale tecnico con le competenze richieste dall’industria 4.0 è uno dei principali nodi da sciogliere per il futuro delle imprese metalmeccaniche, che non hanno ben gestito il ricambio generazionale e corrono oggi ai ripari, assumendo personale anche da formare parzialmente pur di coprire le carenze di personale. Chi sta cercando occupazione in questo settore avrà ottime chance di trovarla.
Il lavoro in somministrazione rappresenta spesso il punto di partenza, o di ri- partenza, per molti lavoratori - spiega Paolo Andreozzi, fondatore di Jobtech – ed è una buona notizia che per loro il mercato offra numerose opportunità di inseri- mento. Il lavoro del futuro dovrà essere ibrido (in parte remoto e in parte in pre- senza), trasparente per ciò che riguarda retribuzioni, tutele e mansioni e rispettoso del benessere mentale del dipendente. Sono questi gli elementi che soprattutto i più giovani non vogliono mettere in discussione e chi offre lavoro deve tenerlo be- ne a mente se si vuole colmare davvero il mismatch tra domanda e offerta (ricordiamo che per il 41% delle imprese italiane trovare dipendenti, nel 2022, è sta- to difficile se non impossibile). La ricerca di personale, oggi, è particolarmente attiva, ma l’outlook sul Pil è an- cora negativo: è proprio in questo scenario di incertezza che Jobtech vuole lascia- re il segno, offrendo opportunità trasparenti e giuste alle persone, e mettendo a disposizione delle aziende i servizi, la consulenza e la tecnologia per sviluppare al meglio i talenti». «Oltre 300 assunzioni all'anno per tre anni, dal 2023 al 2025 compreso, fino a raggiungere un organico di 1.500 persone per garantire più sicurezza nelle stazioni italiane, sui treni e nelle aree ferroviarie. È il piano sulla scrivania del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini che è in costante contat- to con il gruppo Fs e con il Viminale con l'obiettivo di supportare le forze dell'ordine irrobustendo il numero degli addetti alla sicurezza». Lo indicano fonti del ministero. Si punta a «innalzare il livello di tranquillità negli hub di Milano, Firenze, Roma e Napoli con l'obiettivo di rafforzare i controlli anche negli hub di prossima attivazio- ne (tra il 2023 e il 2026) a Venezia, Torino e Bari e nei vari presidi territoriali esistenti o che saranno inaugurati a breve: si tratta di uffici che garantiscono servizi al pub- blico e sono localizzati a Torino, Milano, Genova, Verona, Venezia, Bologna, Firenze, Ancona, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo. In un orizzonte più a lungo termine ci sarà il taglio del nastro anche a Trento, Trieste, Perugia, Pescara, Caglia- ri.
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