Giornata della pace, Papa Francesco: "Promuovere in lavoro - Diocesi di Cremona
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Giornata della pace, Papa Francesco: “Promuovere in tutto il mondo lavoro dignitoso” Dialogo fra le generazioni, educazione e lavoro: sono le tre vie per “dare vita ad un patto sociale, senza il quale ogni progetto di pace si rivela inconsistente”. Lo spiega il Papa, nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace, che si celebra il 1° gennaio prossimo. “Nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l’assordante rumore di guerre e conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale”, il primo quadro tratteggiato da Francesco, secondo il quale “c’è una ‘architettura’ della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un ‘artigianato’ della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona”. “Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico”, il primo appello: “a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati”. “Tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo”, la ricetta per uscire dalla pandemia, “crisi certamente dolorosa” ma nella quale “può esprimersi anche il meglio delle persone”, come dimostrano le numerose “testimonianze generose di compassione, di condivisione, di solidarietà” che provengono da ogni parte del mondo. “Dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi,
accordarsi e camminare insieme”, spiega il Papa tornando su un tema a lui caro: “Le grandi sfide sociali e i processi di pacificazione non possono fare a meno del dialogo tra i custodi della memoria – gli anziani – e quelli che portano avanti la storia – i giovani –; e neanche della disponibilità di ognuno a fare spazio all’altro, a non pretendere di occupare tutta la scena perseguendo i propri interessi immediati come se non ci fossero passato e futuro”. È proprio il dialogo intergenerazionale, per Bergoglio, “la forza motrice di una politica sana, che non si accontenta di amministrare l’esistente ‘con rattoppi o soluzioni veloci’, ma che si offre come forma eminente di amore per l’altro, nella ricerca di progetti condivisi e sostenibili”. “Senza le radici, come potrebbero gli alberi crescere e produrre frutti?”, si chiede Francesco affrontando il tema della cura della nostra casa comune. Di qui l’incoraggiamento ai “tanti giovani che si stanno impegnando per un mondo più giusto e attento a salvaguardare il creato, affidato alla nostra custodia”. “È opportuno e urgente che quanti hanno responsabilità di governo elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti”. Nel Messaggio il Papa torna ad affermare che “il perseguimento di un reale processo di disarmo internazionale non può che arrecare grandi benefici allo sviluppo di popoli e nazioni, liberando risorse finanziarie da impiegare in maniera più appropriata per la salute, la scuola, le infrastrutture, la cura del territorio e così via”. “Negli ultimi anni è sensibilmente diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l’istruzione e l’educazione, considerate spese piuttosto che investimenti”, denuncia
Francesco: “Le spese militari, invece, sono aumentate, superando il livello registrato al termine della ‘guerra fredda’, e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante”. Per invertire la rotta, è “necessario forgiare un nuovo paradigma culturale, attraverso un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature”. “Un patto che promuova l’educazione all’ecologia integrale, secondo un modello culturale di pace, di sviluppo e di sostenibilità, incentrato sulla fraternità e sull’alleanza tra l’essere umano e l’ambiente”, aggiunge il Papa. La parte finale del messaggio è dedicata alla questione del lavoro, che la pandemia da Covid-19 ha ulteriormente aggravato: “Milioni di attività economiche e produttive sono fallite; i lavoratori precari sono sempre più vulnerabili; molti di coloro che svolgono servizi essenziali sono ancor più nascosti alla coscienza pubblica e politica; l’istruzione a distanza ha in molti casi generato una regressione nell’apprendimento e nei percorsi scolastici”. Senza contare le “prospettive drammatiche” che si trovano di fronte i giovani in cerca di lavoro e i disoccupati. “In particolare, l’impatto della crisi sull’economia informale, che spesso coinvolge i lavoratori migranti, è stato devastante”, denuncia Francesco: “Molti di loro non sono riconosciuti dalle leggi nazionali, come se non esistessero; vivono in condizioni molto precarie per sé e per le loro famiglie, esposti a varie forme di schiavitù e privi di un sistema di welfare che li protegga”. “È più che mai urgente promuovere in tutto il mondo condizioni lavorative decenti e dignitose, orientate al bene comune e alla salvaguardia del creato”, l’appello di Francesco: su questo aspetto, per il Papa, “la politica è chiamata a svolgere un ruolo attivo, promuovendo un giusto
equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale. E tutti coloro che operano in questo campo, a partire dai lavoratori e dagli imprenditori cattolici, possono trovare sicuri orientamenti nella dottrina sociale della Chiesa”. “Dio benedice il futuro tenendoci per mano”. Il vescovo a S. Agostino nell’ultimo giorno dell’anno Il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto come da tradizione la santa Messa di ringraziamento giorno dell’anno nell’ultimo giorno dell’anno presso la chiesa di Sant’Agostino, a Cremona, caratterizzata dal canto finale del Te Deum. A concelebrare insieme al vescovo di Cremona erano presenti mons. Dante Lafranconi, il vescovo emerito, don Irvano Maglia, parroco dell’Unità pastorale, con gli altri sacerdoti dell’Unità pastorale. Nella sua omelia il Vescovo ha ripercorso il testo che da secoli la Chiesta canta con il Te Deum, invitando a riconoscere nella figura di Maria l’insegnamento «alla Chiesa ad essere altrettanto paziente e fedele nel fare memoria quotidiana delle promesse di Dio, a percepire il suo sguardo sugli avvenimenti». Nella sua omelia il Vescovo ha aperto con uno sguardo sull’anno che si sta per chiudere: «Il regno di Dio quest’anno è comunque cresciuto, compiendo la Parola di Gesù, anche nella notte del mondo e del male c’è un amore fragile, delicato e nascosto di Maria e Gesù, dei santi e dei pellegrini nella
Storia». L’attenzione di mons. Napolioni è andata quindi al bene che è stato condiviso: «Anche noi benediciamo Dio, come lui ci aiuta a benedire tutto ciò che è di positivo anche se è chiaro che potevano andare meglio tante cose: non dobbiamo darci delle medaglie ma ringraziare i fratelli e le sorelle perché ciò che ha addolcito un po’ la solitudine sono i sorrisi e l’incoraggiamento umile». «Dio benedice il futuro tenendoci per mano ed entrando in esso, ci incoraggia a non avere paura con la sua presenza – ha quindi proseguito il vescovo di Cremona aprendo lo sguardo sull’anno che si sta per aprire – noi dobbiamo preoccuparci e cambiare tante cose nel nostro stile di vita con la fiducia figliare in chi ci sarà sempre padre e fratello». Quindi l’omelia è proseguita concentrandosi su una preghiera francescana: «Questa è anche la benedizione antica che ci ripropone anche San Francesco, e con lui anche Santa Chiara che in una sua preghiera conclude con queste parole “siate sempre amanti di Dio e delle anime vostre e delle vostre sorelle, il Signore sia sempre con voi e faccia che voi siate sempre con lui”. Una bella preghiera perché va all’essenziale invitandoci ad essere amanti di Dio, un amore che va alla nostra anima e di chi ci vive accanto». In conclusione, l’augurio di Napolioni: «Per questo l’augurio che faccio a tutti voi, quello con cui Santa Chiara, che nulla spezzi la comunione con il Signore: che Lui sia sempre con noi è certo, ma che noi siamo sempre con lui non è detto. Sia questo l’unico grande proposito per l’anno che inizia, non mollare l’amicizia con Dio, ma anzi farla diventare un amore incandescente capace di farci affrontare ogni difficoltà». Con questo spirito è proseguita la celebrazione della Messa che si è conclusa proprio con il Te Deum, un canto di lode e di fiducia, forte dell’amore di Dio che ci conduce verso un
nuovo anno, con i suoi giorni, le sue prove, i gesti di generosità, le sue occasioni di gioia, di vita. Il Vescovo Napolioni ha presieduto a Bordolano il funerale di don Cesare Perucchi
Nel nebbioso pomeriggio di venerdì 31 dicembre, a Bordolano, si è tenuto il funerale di don Cesare Perucchi, in una chiesa parrocchiale colma dell’affetto dimostrato nella preghiera da alcune delle tante persone che hanno conosciuto il prete deceduto il 30 dicembre scorso all’età di 95 anni. Le esequie sono state presiedute dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, e concelebrate dal vescovo emerito mons. Dante Lafranconi, dal vicario generale don Massimo Calvi, dal vicario episcopale per il Clero don Gianpaolo Maccagni, dal parroco don Roberto Moroni insieme a diversi altri sacerdoti. Nelle parole del Vescovo durante l’omelia il ricordo di don Cesare: «Le letture di oggi, a partire dalla lettera di San Giovanni, si adattano bene a questa celebrazione – ha esordito monsignor Napolioni – si fa riferimento all’ultima ora, quale? L’ultima ora della vita? Dell’anno? Direi sarebbe sempre come l’ultimo giorno di scuola in un giorno di primavera dove i ragazzi escono di scuola contenti, è bello pensare così la nostra ultima ora terrena, come un grande inizio, specialmente
quando la vita è stata lunga e ricca come quella di don Cesare». Proseguendo il Vescovo ha voluto poi sottolineare come: «Don Cesare ha vissuto in diversi paesi, e soprattutto qui a Bordolano, dove ha voluto stare il più possibile, per ben 36 anni. Il Vangelo è quello che ci ha annunciato la nostra vera dignità, non solo per noi vescovi e sacerdoti, ma per tutti quanti: vivere, morire e risorgere da figli di Dio, figli nel Figlio. Voi avete avuto un parroco per decenni, una sicurezza che veniva data da una conoscenza prolungata, ora il mondo si è velocizzato, ma anche nel breve tempo che stiamo in una comunità dobbiamo abitarla: l’importante è avere una casa col cuore e il rapporto con Dio ci aiuta». Mons. Napolioni ha quindi terminato: «Quanta grazia abbiamo ricevuto da un parroco che è stato tanti anni in una comunità! Quanta grazia nelle parole durante la confessione, di quanta grazia abbiamo bisogno ancora oggi e quanta grazia può donarci dal cielo chi ci ha lasciato: credo che i preti che muoiono, come le mamme e come chi ha operato per la comunità civile, non siano mai disoccupati in cielo ma partecipino di quella pienezza di intercessione, di sostegno che nella comunione dei santi rende possibile il nostro camminare con fiducia». Al termine della celebrazione eucaristica, dopo l’aspersione con l’acqua santa, in ricordo del battesimo, e con il fumo dell’incenso in attesa della risurrezione dei morti, la salma è stata portata fuori dalla chiesa dove c’è stato l’ultimo saluto del Vescovo. Quindi il feretro è stato accompagnato in processione dal parroco e dai fedeli presenti presso il cimitero del paese dove è avvenuta la sepoltura.
Profilo biografico di don Perucchi Nato a Soresina, don Perucchi è stato ordinato sacerdote nel 1950 con una classe di ben 16 sacerdoti. Dopo un anno a Robecco d’Oglio, è stato per 12 anni, fino al 1963, vicario parrocchiale ad Antegnate. Dal 1963 al 1974 ha poi guidato come parroco la comunità di Alfiano, prima del suo trasferimento a Bordolano, che , dal suo ingresso, il 12 marzo 1974, è diventata la sua casa. Qui infatti si è fermato come sacerdote residente anche dopo il congedo per raggiunti limiti d’età, nel 2010, ed è rimasto fino al trasferimento alla Fondazione “La Pace” dove ha trascorso gli ultimi mesi della sua vita terrena. La Diocesi tra i “Cremonesi dell’anno 2021”. Il premio di “Mondo Padano” per il nuovo Museo C’è anche la Diocesi di Cremona tra i “Cremonesi dell’anno” premiati dal settimanale Mondo Padano. L’annuncio è stato dato dallo stesso periodico nell’ultima edizione del 2021, in edicola oggi. Alla Diocesi va il riconoscimento nella sezione
“Cultura” grazie all’apertura del nuovo Museo Diocesano, inaugurato alla vigilia della festa patronale di Sant’Omobono. «Anche se fa un po’ strano ben venga – ho commentato il Vescovo Napolioni intervistato da Mondo Padano – . Infatti, la Diocesi prima di essere un ente e chi ne è pro tempore responsabile, è un popolo, è l’insieme delle comunità cristiane che vivono le diverse dimensioni della fede, tra cui certo anche i suoi risvolti culturali. E se tutti si sentono “premiati” per il quotidiano impegno di cura del patrimonio ricevuto e di creatività culturale, spero ne siano tutti felici». Nelle parole del vescovo il ringraziamento per tutti quanti hanno reso possibile la realizzazione di un’idea che in Diocesi ha radici profonde (mons. Napolioni ricorda infatti come i primi passi del progetto fossero un’intuizione proposta dal suo predecessore e oggi vescovo emerito Lafranconi) e una riflessione sulla funzione che questa struttura assume nella vita della comunità cristiana: «Il Museo presenta il territorio (anche con lo splendido video conclusivo), ne collega tanti aspetti e momenti, con un percorso educativo che può avere diverse angolature. Svolge certamente un ruolo di custodia e promozione del patrimonio culturale religioso, indicando alle comunità criteri e metodiche per valorizzare anche localmente tanta bellezza che ci è stata consegnata». Sul settimanale anche un’intervista al cavaleri Giovanni Arvedi, che con la moglie Luciana, attraverso la fondazione “Arvedi Buschini” ha sostenuto e reso possibile l’apertura del Museo: «La nostra volontà – ha detto – è quella di rendere possibile alle persone e soprattutto ai giovani di ammirare e riflettere sul messaggio artistico e spirituale che queste opere comunicano». Insieme alla Diocesi, gli altri “Cremonesi dell’anno” per il 2021 sono il Prefetto Vito Gagliardi (attività pubblica), Nicolò Govoni (solidarietà), Fausto Desalu, Valentina Rodini, Marco Villa e Vanessa Ferrari (sport), con un premio alla memoria all’imprenditore Giacomo Spedini.
Dalle meraviglie del territorio a Lourdes. L’impegno di Ufficio Pellegrinaggi e Profilotours tra cultura e spiritualità A pochi giorni dall’annuncio del pellegrinaggio diocesano a Lourdes che sarà guidato dal Vescovo nel prossimo mese di aprile, “Chiesa di Casa” questa settimana ha incontrato in studio don Roberto Rota, incaricato diocesano per la pastorale del tempo libero e dei pellegrinaggi, oltre che presidente dell’agenzia turistica Profilotours, insieme a Osvaldo Bonfanti, membro del consiglio di amministrazione dell’agenzia turistica diocesana. Il dialogo, condotto da Riccardo Mancabelli, ha avuto inizio con la spiegazione, da parte di don Rota, della proposta diocesana che – pur nella consapevolezza dei condizionamenti legati all’andamento della pandemia – rappresenta un segnale della volontà di ripartenza di un settore tra i più penalizzati in questa congiuntura storica: «Dall’autunno scorso si sono ripresi i pellegrinaggi a Lourdes, proponiamo anche noi per tre giorni un’esperienza di pellegrinaggio, dal 25 al 27 aprile». L’incaricato diocesano ha spiegato come il pellegrinaggio sia un «mettersi in viaggio, lasciare da parte le proprie sicurezze e abitudini, mettersi in discussione dal punto di vista della della fede». In particolare, rispetto a Lourdes «la meta è in se stessa significativa, perché richiama quel valore di relazione con Dio che Maria media e prende per mano». Inoltre, Lourdes richiama anche «la fragilità umana, nel senso del
Mistero che è la vita dell’uomo in rapporto con Dio». La Profilotours torna così in prima linea, non solo come supporto all’ufficio pellegrinaggi, ma anche nell’organizzazione «viaggi culturali», come chiarisce Osvaldo Bonfanti: «C’è uno zoccolo duro che elabora proposte. Prima sono state fatte proposte nell’ambito europeo, poi abbiamo allargato lo sguardo». L’obiettivo è quello di proporre mete che tengano presenti le esigenze e le curiosità di tutti, senza dividere nettamente l’idea del viaggio da uno sguardo religioso. Così afferma don Rota, sottolineando che il titolo del programma di viaggi della Profilotours è «Orizzonti di fede», proprio perché si cerca di guardare agli aspetti culturali con l’occhio della fede. Durante questo periodo, particolarmente difficoltoso a causa della pandemia, sono stati proposti viaggio particolari, seppur a minore distanza, ad esempio: «Valencia e la Tuscia; poi abbiamo proposto altre cose in giornata, soprattutto verso il Veneto». In attesa dunque di tornare a viaggiare sulle grandi distanze, anche l’agenzia turistica diocesana ha riscoperto il valore di un turismo di prossimità, del contatto con i territori, della ricerca del bello che ci sta accanto. E non è dunque casuale che proprio l’agenzia sia oggi anche protagonista attiva della nuova sfida culturale e turistica del Polo culturale ed ecclesiale, che comprende Cattedrale, Battistero, Museo verticale del Torrazzo e – dallo scorso novembre – il Museo Diocesano, dove la stessa Profilotours ha la sua nuova sede. «È necessario – riflette don Roberto Rota – ribadire che per chi ha bisogno questa agenzia c’è», spiega don Rota e la Profilotours si rende disponibile per la valorizzazione del territorio, con la proposta di percorsi e pacchetti che valorizzino certamente il cuore culturale della Diocesi in città, ma anche le meraviglie sul territorio, come Sabbioneta o Soncino. L’agenzia turistica diocesana e l’Ufficio pellegrinaggi diventano così generatori di opportunità di
conoscenza e di approfondimento spirituale per parrocchie, associazioni e gruppi: «I destinatari provengono da realtà territoriali anche ai margini della città, ma che sanno di poter trovare la possibilità di giocare il proprio desiderio e la propria curiosità» continua l’incaricato diocesano. Anche nei prossimi mesi, pur rimanendo limitata la programmazione organica, si propongono mete interessanti, sia per viaggiatori che per pellegrini: dalla Giordania, a Napoli, fino ad una Sardegna insolita e alla Polonia di Giovanni Paolo II. Le celebrazioni con il Vescovo per fine 2021 e Giornata per la pace Si avvicina la conclusione dell’anno solare e come da tradizione anche la liturgia sottolinea il passaggio al nuovo anno con le celebrazioni del 31 dicembre e del 1 gennaio. Venerdì 31 dicembre, nel pomeriggio (ore 18) presso la chiesa di Sant’Agostino, a Cremona, la Messa di ringraziamento per l’anno trascorso. All’indomani, nella solennità di Maria Madre di Dio e Giornata mondiale per la pace, il vescovo presiederà l’Eucaristia in Cattedrale alle 18 (diretta sui canali web diocesani). Anche il 1° gennaio, così come ogni domenica, alle ore 11 in tv e sui social della diocesi sarà trasmessa la Messa dalla Cattedrale di Cremona. Giovedì 6 gennaio alle 11 il Vescovo sarà di nuovo in Cattedrale per il pontificale dell’Epifania (diretta tv e web) e alle 17 a San Sigismondo per la celebrazione del Vespro.
“Il mio presepe 2021”, pubblicate sui social le foto del contest. Vota con un “like” la tua preferita Sono state pubblicate sulla pagina Facebook della diocesi di Cremona le fotografie inviate dai gruppi, famiglie e singoli da tutte le zone della diocesi per partecipare al contest fotografico “Il mio presepe” che in questo 2021 giunge alla sua quarta edizione. Tanti gli scatti inviati da famiglie, parrocchie, gruppi e scuole che hanno condiviso il proprio modo di rappresentare la Natività in questo anno in cui ha acquisito un significato particolare la possibilità di condividere anche attraverso i canali digitali un piccolo segno della propria quotidianità in questi giorni di festa. Si apre dunque adesso la fase delle votazioni: è possibile votare fino alle ore 11 di lunedì 3 gennaio 2022 il proprio (o i propri) presepe preferito mettendo like all’immagine e invitando gli amici a farlo condividendola sul proprio profilo. Quest’anno è possibile votare i presepi delle due categorie: • GRUPPI (clicca QUI) • FAMIGLIE (clicca QUI) I presepi vincitori – quelli cioè che avranno ottenuto più mi piace sulla pagina Facebook della Diocesi di Cremona (uno per la categoria FAMIGLIA e uno per la categoria GRUPPO) – saranno
pubblicati su diocesidicremona.it e saranno protagonisti della puntata del Giorno del Signore in onda 9 e 10 gennaio Il regolamento Covid, ecco cosa cambia con l’entrata in vigore delle nuove norme A seguito dell’entrata in vigore delle nuove normative anticovid che da Natale hanno ampliato l’uso del super green pass e imposto nuove regole per l’uso delle mascherine, non mancano anche alcune novità rispetto alle attività di parrocchie e oratori. A tal proposito la Diocesi ha aggiornato la nota con le norme cui attenersi, in particolare modo nelle iniziative di questi giorni di festa in parrocchia e oratorio. In questo senso è da sottolineare l’obbligo di Green Pass Rafforzato per partecipare alle feste dell’ultimo dell’anno (se sono coinvolti anche adulti). Non serve il Green Pass Rafforzato, invece, per partecipare ai campi invernali, ma chi ne è sprovvisto non potrà consumare nemmeno una bevanda all’interno di locali pubblici diversi dalla casa o albergo sede del campo (come as esempio autogrill, rifugi di montagna, ristoranti e pizzerie…). Altra novità riguarda l’obbligo di mascherina FFP2 sui pullman per gli spostamenti di gruppo. La mascherina diventa ora obbligatoria sempre in oratorio, anche all’aperto, e quindi pure nel cortile dell’oratorio o sul sagrato.
Inoltre per chiunque abbia compiuto i 12 anni sarà necessario esibire il Green Pass Rafforzato per consumare cibo o bevande al bar dell’oratorio, anche se in piedi o al banco. Necessario al riguardo predisporre il necessario controllo. Scarica le indicazioni dettagliate per le attività parrocchiali (aggiornate al 27 dicembre) Indicazioni sintetiche Le modifiche rispetto alla versione del 04/12/2021 sono in rosso Norme generali Mascherine sempre obbligatorie sia all’aperto che al chiuso anche in zona bianca; igienizzazione frequente delle mani; pulizia degli ambienti e delle superfici; distanziamento interpersonale; registro delle presenze (da compilare e conservare ai fini del tracciamento dei contatti per ogni riunione e incontro e anche per la libera frequentazione del cortile dell’oratorio, non serve per il bar, ma serve per la sala giochi). Green Pass Base e Green Pass Rafforzato GP Base: certificazione verde ottenuta con vaccinazione da non oltre 9 mesi (dal 1 febbraio da non oltre 6 mesi), guarigione da non oltre 6 mesi o tampone negativo effettuato non oltre 72h (molecolare) o 48h (rapido).
GP Rafforzato: certificazione verde ottenuta con vaccinazione da non oltre 9 mesi (dal 1 febbraio da non oltre 6 mesi) oppure guarigione da non oltre 6 mesi. Il Green Pass viene verificato da uno o più incaricati attraverso l’applicazione ufficiale VerificaC19 aggiornata dopo l’entrata in vigore del Green Pass rafforzato. Serve il Green Pass Base a tutti i maggiorenni che svolgono un servizio parrocchiale (es. catechisti, baristi, animatori, educatori, allenatori, ministri straordinari dell’Eucarestia, cantori…) ai quali è chiesto di firmare l’autodichiarazione allegata da consegnare una volta sola. ai partecipanti adulti alle riunioni e convegni aperti a tutti Serve il Green Pass Rafforzato per la consumazione di cibi o bevande al tavolo o in piedi all’interno dei locali parrocchiali, sopra i 12 anni; per l’attività sportiva al chiuso, compreso l’utilizzo di spogliatoi; per il pubblico di cinema e teatri (è vietato consumare cibo durante lo spettacolo); al pubblico di gare sportive e spettacoli anche all’aperto. per le attività ricreative o di animazione per maggiorenni al chiuso (ad esempio, tornei di carte; tombola…) per la consumazione di un pasto al chiuso in occasione di un incontro di catechesi o animazione per maggiorenni (cena con i giovani o con le famiglie…) Non serve per le celebrazioni. Non serve per il semplice accesso all’oratorio.
Non serve per partecipare alla catechesi (è indifferente che si tratti di minorenni o maggiorenni). Non serve per i minorenni che partecipano alle attività di animazione, ricreative e per il gioco libero. Non serve per praticare sport all’aperto. Non serve per i partecipanti al doposcuola (i volontari dovranno produrre la dichiarazione necessaria per tutti i volontari). Non serve per la consumazione di un pasto al chiuso in occasione della catechesi o animazione dei minorenni (invece è necessario il Green Pass Rafforzato se si tratta di maggiorenni). Sarebbe bene evitare la consumazione di cibo se non indispensabile ai fini dell’attività. Per gli spostamenti Sui mezzi pubblici e pullman privati serve sempre indossare la mascherina FFP2 e non è sufficiente la mascherina chirurgica o di comunità (di stoffa). Serve il Green Pass Base per i mezzi pubblici o pullman privati se lo spostamento avviene all’interno di zone bianche o gialle. Serve il Green Pass Rafforzato per i mezzi pubblici o pullman privati se lo spostamento ha come punto di partenza e/o di arrivo una zona arancione. In zona rossa gli spostamenti sono consentiti esclusivamente per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute o per far rientro presso la propria residenza, abitazione, domicilio. Alla luce di quanto esposto, appare chiaro che le persone non vaccinate di età superiore ai 12 anni potranno partecipare a iniziative di un solo giorno o ad attività residenziali solo quando sia il territorio di partenza che quello di destinazione sono in zona bianca o gialla.
Documenti necessari Tutti i minorenni che partecipano ad una qualunque delle attività parrocchiali (ad esclusione delle celebrazioni) devono portare il documento di iscrizione firmato dai genitori (entrambi o uno che si assume la responsabilità della scelta per entrambi). Tale iscrizione generica alle “attività parrocchiali” è da portare una volta sola anche se si partecipa a più attività (ad es. se un ragazzo frequenta il catechismo e partecipa al corso di chitarra porterà il foglio firmato un volta sola). Tutti i maggiorenni che svolgono un servizio parrocchiale devono firmare una dichiarazione in cui, tra l’altro, dichiarano di essere in possesso di Green Pass. Ministri ordinati Valgono per i ministri ordinati (vescovi, presbiteri e diaconi) le stesse norme previste per gli operatori pastorali maggiorenni: per visitare i malati e partecipare alle attività educative e catechistiche devono possedere il Green Pass ovvero essere vaccinati contro il COVID-19 con una dose da almeno 14 giorni oppure essere guariti dall’infezione da SARS- CoV-2 da non oltre 180 giorni oppure avere l’esito negativo di un tampone (esame diagnostico per rilevare l’infezione da SARS-CoV-2) nei termini di tempo indicati dall’autorità civile. Per le celebrazioni eucaristiche e le confessioni, valgono le norme e le indicazioni già date in precedenza. La visita ai fedeli in pericolo di morte in caso di urgenza, qualora non sia possibile ottemperare a quanto stabilito, è comunque consentita. Adempimenti Identificare il referente covid parrocchiale
Esporre la segnaletica (Vedi modelli disponibili su www.diocesidicremona.it/sicurezzacovid) Stilare e dare pubblicazione del regolamento covid (Allegato 5) dell’Informativa e consenso ai fini privacy e riservatezza – Raccolta dati per le attività parrocchiali (Allegato 3) dell’Informativa ai fini privacy e riservatezza – Ingresso agli ambienti parrocchiali (Allegato 4) Progetto Bahia, dopo l’Avvento di fraternità la vicinanza si consolida nell’estate brasiliana La Diocesi di Cremona ha scelto di continuare a sostenere il Progetto Bahia, in Brasile, durante il tempo dell’Avvento che si è appena concluso, con la raccolta di offerte nelle parrocchie. L’obiettivo di questo progetto, però, non consiste solo nella raccolta di fondi. Infatti desidera incontrare anche la sensibilità della nostra Chiesa locale al fine di incrementare le relazioni tra persone, la conoscenza delle esperienze e delle fatiche che spesso accomunano tutte le comunità credenti. Per questo il Centro missionario diocesano, in accordo con la parrocchia di Jesus Cristo Ressuscitado in Salvador de Bahia, vuole dedicare uno spazio specifico ai sacerdoti e ai diaconi della nostra diocesi. Avendo avuto la disponibilità di don Davide Ferretti e dei missionari laici, è possibile avvicinare, per la prima volta
in presenza, o consolidare la conoscenza del progetto e della realtà missionaria brasiliana. I giorni successivi alle festività natalizie per il mondo brasiliano è già tempo di vacanze estive ed è il tempo propizio per quanti desiderassero partire per un’esperienza di missione breve, soprattutto presbiteri. Una piccola delegazione si sta già formando e il Centro missionario ha affidato quest’anno a don Andrea Lamperti Tornaghi, che già conosce il progetto, il ruolo di accompagnatore (partenza prevista per il 4 gennaio e rientro in Italia il 16 gennaio). Nel rispetto delle linee guida dei Ministeri italiani degli Esteri e della Salute, dopo aver consultato il Consolato brasiliano in Italia, si può partire. Quanti, tra il clero diocesano, desiderassero maggiori informazioni o addirittura fossero interessati ad affiancare don Lamperti Tornaghi, contattino l’incaricato diocesano per la Pastorale missionaria don Maurizio Ghilardi. L’occasione consentirà alla parrocchia brasiliana di iniziare a ricevere, brevi mano, i primi fondi raccolti insieme al materiale sportivo e didattico per le attività dei ragazzi donati da un’associazione sportiva. Il Centro missionario diocesano ricorda che anche per i giovani maggiorenni è possibile fare l’esperienza di missione breve in Brasile, per un periodo minimo di tre settimane e dopo un percorso di formazione. Per ogni delucidazione scrivere a missioni@diocesidicremona.it oppure donmauri68@gmail.com.
Il Vescovo nel giorno di Natale: «Cominciamo dal Bambino a ricostruire un mondo più umano» « “A chi è stato dato molto, molto verrà chiesto”. Credo che a noiitaliani, anzi, noi cremonesi verrà chiesto conto di come avremo goduto di tanta arte, nella vita. Ci abbiamo fatto l’abitudine, forse, a questo scrigno: la cattedrale, le altre chiese, le pitture, le sculture» Inizia guardando all’arte l’omelia che il vescovoAntonio Napolioni ha proposto durante la Messa nella solennità del Santo Natale, presieduta nella mattinata di sabato 25 dicembre in Cattedrale, alla presenza dei fedeli e dei Canonici del Capitolo della Cattedrale. Rischiamo di guardarle solo dal punto di vista storico, artistico, o culturale, queste opere d’arte; il Vescovo ricorda che, invece, «non stanno davanti a noi per distrarci, ma per generare una contemplazione, uno stupore, una gioia profonda, una commozione». Riferendosi ad una sua recente visita al nuovo Museo diocesano di Cremona, insieme ad una scolaresca, mons.Napolioni spiega che la cosa che più attirava i ragazzi «Era il divano. Ci si fiondavano. Forse anche noi abbiamo la “divanite” acuta, magari giustificata dalla paura del contagio. Ma non basta. Abbiamo fame e sete di bellezza incarnata. Potremmo essere anche oggi passivi ascoltatori del “discorso” di Natale. Dobbiamo avere delle domande davanti a qualcosa che stride». Prendendo, poi, come spunto l’Annunciazione del Boccaccino, esposta al museo diocesano, continua: «Perché Maria non guarda l’angelo che Le sta portando l’Annuncio? È distratta? Non le interessa? Ha paura? Non se ne accorge? Oppure, è tutta presa da ciò che si sta realizzando in lei!». Il paragone con un presepio conservato in una teca del museo offre al Vescovo lo spunto per
continuare la sua riflessione: «Il Verbo si è fatto carne. Carne di tutti. Carne umana. Perché non vedere in quel Bambino la sacralità della vita? – e continua – Quel bambino, quel grumo di cellule, quegli occhietti, quel bisogno di nutrimento e calore, quella solitudine è impronta della Sostanza e tutto sostiene con la Sua Parola potente. Vogliamo ricominciare da lui a ricostruire un mondo umano? Ci è dato questo giorno per avere un sussulto di verità nei nostri pensieri e nei nostri sentimenti! Concludo dicendovi che quella teca viene voglia di romperla, prendere in braccio il Bambino, di stringerlo, coprirlo, scaldarlo. Ma il problema non è quella teca di vetro: il problema sono le teche della nostra indifferenza, in cui noi costringiamo pezzi della nostra umanità, cassetti che non vogliamo riaprire, scheletri nell’armadio, conti in sospeso con parenti e amici». Infine, il vescovo Antonio ha concluso la predica rimarcando che: «Il Bambino che rinasce vuol far rinascere anche noi. La morte non ci farà paura se guarderemo il mondo, noi stessi e gli altri nella luce del Nascente». La celebrazione, animata dal Coro della Cattedrale, dall’organo e dal suono solenne della tromba, si è conclusa con la concessione dell’indulgenza plenaria e, infine, con l’augurio di mons. Napolioni «di dar vita a ciò che abbiamo ricevuto». Un augurio speciale è stato rivolto a seminaristi e fidanzati, «per questi doni che il Signore fa alla comunità attraverso i “sì” dei nostri giovani». Il vescovo nella notte di Natale: «Sono stato testimone del Nascente in una mappa di luoghi delicati ma traboccanti di speranza»
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